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numero 51 - Anno 12 Sabato 21 Dicembre 2013

settimanale d’informazione regionale

Voce ai giovani Ancora tagliati fuori i laureati del programma Voucher www. mezzoeuro.it

Buon Natale e buon anno, ci vediamo il 4 gennaio

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Il legno storto

In un’Italia “sciapa e infelice” un Pd stagnante e un governo strabico Il ciclo che si è aperto con Matteo Renzi cui è stato tributato un grande successo venuto non tanto e non solo dagli iscritti al Pd quanto da “esterni” che tornano a sperare che veramente si “cambi verso”, preannuncia molte novità e contiene anche molti elementi Mezzoeuro di inciampo per quell’artefice di cambiamenti profondi Fondato da Franco Martelli quale vuole essere il sindaco di Firenze. Si deve tenere Ediratio particolarmente presente che gli intenti di Renzi, il suo Direttore responsabile Domenico Martelli dinamismo politico, cadono su di un terreno in cui Registrazione gli strumenti, Partito e Governo, necessari per operare le svolte Tribunale di Cosenza n°639 disegnate, sono entrambi da rendere idonei a produrre del 30/09/1999 rapidamente gli effetti desiderati. Il quadro sociale poi Redazione e amministrazione del Paese pone urgenze ed emergenze di grande portata ed è via Strada Statale 19 bis, 72 87100 Cosenza con esso soprattutto che deve misurarsi chi vuole frenare Responsabile settore economia gli insorgenti populismi da Grillo e, paradossalmente, ancora Oreste Parise a Berlusconi: le tensioni sociali generate dai “forconi” sono Progetto e realizzazione grafica già diverse da quelle della prima ondata sicula, hanno Maurizio Noto un carattere, come è stato scritto, «interclassista telefono 0984.408063 fax 0984.408063 e intergenerazionale, corporativo e protestatario, e-mail: ediratio@tiscali.it settentrionale e meridionale», vi si ritrovano tutti i prodotti Stampa sociali dell’impoverimento della crescita zero, di categorie in Stabilimento tipografico De Rose, Montalto (Cs) miseria schiacciate dalle tasse. L’Italia fotografata dal Censis Diffusione di De Rita contiene proprio tutto questo fuoco sotterraneo che Media Service di Francesco Arcidiaco schizza fuori a momenti minaccioso e inquietante, una roba telefono 0965.644464 fax 0965.630176 che non è più manco per Grillo, in cui rigurgiti di rabbia Internet relations N2B Rende tendono a cercare una rappresentanza anche nuova e diversa. Iscritto a: E comunque l’Italia di oggi è gonfia di “accidia, furbizia, Unione Stampa Periodica Italiana disabitudine al lavoro, immoralismo diffuso, evasione fiscale” dove “troppa gente non cresce, ma declina nella scala sociale” dando spazio ad uno “scontento rancoroso”; aspetti tutti questi di una “frantumazione che genera incertezza e rabbia” n. 12427 condizioni favorevoli ai populismi ed alla demagogia editore

Matteo Renzi ed Enrico Letta

di Franco Crispini

Da questi lati di forte decadimento del Paese, il giovane neosegretario del Pd non può distrarre lo sguardo, i suoi programmi mano mano che verranno maggiormente a dettagliarsi, a riempirsi di contenuti significativi, ne dovranno trarre tutto quello che può opportunamente sostanziare le politiche di un governo che continui ad avere l’appoggio del Pd. Tutto il resto, soldi ai Partiti, urgenza della riforma elettorale, non sono cose da poco, ma vogliono essere prove di una serietà e responsabilità quali precondizioni per rendersi credibili agli occhi di un Paese sfiduciato, ostile alla pessima politica che negli anni sta facendo stermini in questo Paese. Su Renzi, su quello che gli riuscirà di fare si sta concentrando, accesa dallo straordinario consenso ricevuto, una attesa grandissima, ma non mancano ragioni per essere cauti più che sulle sue tante doti personali, sulla non facile superabilità di ostacoli che via via si presenteranno a bloccare i tagli netti divenuti urgenti sui quali non si può fare alcuna marcia indietro. Chi e cosa tenterà di mettere il freno o varrà trasformare in una bolla di sapone un progetto di cambiamento radicale che va creando un fronte di opposizione caotico ma duro ad un personaggio politico che fa uscire di scena tanti attori di una recitazione senza più fiato, che va cadendo a pezzi da tutte le parti? Il Pd di cui attualmente può disporre Renzi è in gran parte da bonificare ed è da vedere se quella direzione a maggioranza renziana basterà a tenere a freno le visceri del Partito ed il ventre parlamentare: quali saranno le mosse decisive per piegare gli establishment locali soprattutto, per evitare che sia una morsa attorno al collo tutta quella mappa di renziani (la si può vedere su “Panorama”; in Calabria ve ne è qualcuno in quel contorno che è rimasto in primo piano in tutte le stagioni), per buttare fuori alle prime occasioni soggetti che hanno scalato (con dubbi metodi e meriti) le vette del Partito e che tenteranno di farsi ascoltare da Renzi stesso? Il meno che si può dire è che il Pd deve guarire da una stagnazione di idee, da un deficit anche etico, da cui è afflitto da troppo tempo ormai, e che quindi la terapia renziana deve essere drastica. E poi il governo Letta è l’altro punctum dolens: così come è, soffre di strabismo, da un lato deve guardare al neofondatore (di ridotte dimensioni), dall’altro non può ignorare il vecchio padrone, ora incarognito oppositore; e il Pd che è il maggiore azionista come deve comportarsi con tale strabismo? Il proposito di Renzi è di indurre Letta ed il suo governo a guardare da una sola parte dalla quale si ritrovano tutte le preoccupazioni per un Paese che non ha più fiato. È per questo groviglio di problemi che passano tutti gli slanci di Renzi di portarsi dietro un Partito rifondato per rimettere in sesto un Paese che ha perso i suoi orientamenti di sviluppo ed è arenato in una stabilità “cimiteriale”.


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Altra corsa, altro giro

Riecco Tonino C’era una volta, e forse sotto sotto c’è ancora, l’amore mai nato, forse l’odio a fasi alterne certamente la guerra strisciante tra il fratello senatore dei Gentile e il governatore Scopelliti. Non è necessario andare molto indietro nel tempo e non è nemmeno indispensabile spostarsi lontano con la mente. Basta dare un’occhiata a quello che accade ed è accaduto nei palazzi della sanità, tanto per dirne una. Soprattutto a Cosenza. Ora la “grande guerra”, fredda o calda a seconda delle esigenze, conosce una delle sue pause più insolite se è vero come è vero che ci sarebbe proprio Peppe Scopelliti dietro l’imminente ormai ingresso di Tonino Gentile nel governo Letta, il governo delle grandi e inusuali intese. Per lui un ruolo da viceministro o se si mette male da sottosegretario ma il messaggio politico uguale rimarrebbe. Angelino Alfano, collante della faccenda, avrebbe fatto il nome di Gentile a sua volta fattogli dall’amico del cuore e governatore della Calabria Peppe Scopelliti. Chi l’avrebbe mai detto solo un po’ di tempo a questa parte. Ma devono aver pesato non poco gli ultimi scossoni subiti dal centrodestra nello stato umorale del governatore, che viene descritto molto più “politico” di un tempo da chi ha l’abitudine di frequentarlo. Più tattico, meno impulsivo. Più stratega. E dev’essere stato uno di questi pensieri in larga scala ad avergli consigliato di rinsaldare, con tanto di peso specifico sul piatto, il rapporto con Tonino Gentile non tanto e non solo per pararsi le spalle definitivamente nella provincia a lui più lontana (geograficamente). Quanto perché gli ultimi ingressi importanti in Forza Italia, soprattutto a Cosenza dopo l’exploit iniziale di Catanzaro, potrebbero prima o poi rappresentare davvero una minaccia per il futuro degli assetti regionali. E così contribuendo a far arrivare più potere e visibilità a Gentile Scopelliti non solo “avanza” un favore ma nella provincia più difficile e più grande si sentirà un po’ più di casa a maggior ragione che a Catanzaro

i big sono andati quasi tutti su Berlusconi. Una sorta di pianificazione territoriale ancor più strategica a Cosenza dove nelle ultime ore i berlusconiani hanno schierato artiglierie pesanti. Il riferimento, ovviamente, dopo l’iniziale amore azzurro di Ennio Morrone e Giacomo Mancini, va a Jole Santelli e ai fratelli Occhiuto ospiti tutti e tre di recente proprio a casa del Cavaliere. Con un ruolo più prestigioso e importante di Gentile Scopelliti prova a dare più stabilità agli equilibri della sua giunta ma soprattutto prova a subire minori contraccolpi possibili da quella che si prefigura come un’invernata assai difficile per il centrodestra calabrese. Con la liquefazione dell’Udc e il contemporaneo

Angelino Alfano e Jole Santelli In alto, Tonino Gentile con Peppe Scopelliti

Il senatore del Nuovo centrodestra Gentile a breve entrerà nel governo probabilmente. Per lui un ruolo da viceministro o se va male da sottosegretario Potrebbe essere questa un'altra mossa di Scopelliti per rinsaldare e rafforzare la sua giunta regionale

rinvigorimento di Forza Italia Scopelliti passerà mesi difficili sotto i colpi dell’opposizione, più mediatica che in aula peraltro. E in questo momento, soprattutto in questo momento, tutto può consentirsi Scopelliti tranne che una sindrome da accerchiamento che finirebbe per svilirlo. Nessuno sa ancora chi tra alfaniani e berlusconiani di Calabria si mangerà le mani per la scelta che ha fatto. Nessuno può saperlo. Molto probabilmente però, questo è l’unico dato verosimile, non potranno pentirsi tutti così come non per tutti sarà la festa del domani. Da qui all’estate, o al massimo da qui al prossimo Natale, o vedremo sorridere Scopelliti in giro o Pino Galati. O Tonino Gentile o Jole Santelli. Non solo sono improponibili riconciliazioni su larga scala quanto, tornando dalle nostre parti, queste diventerebbero persino putride. Maleodoranti. Ormai Scopelliti e Gentile sono più prossimi a chiedere aiuto in aula a Principe e Adamo che a Morrone e Tallini. E i nemici e le guerre di un tempo non significano niente se non si fanno i conti con i nuovi equilibri.

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Mezzoeuro La rottamazione può attendere...

E allora perché non Minniti? Renzi trionfa e a suo modo lancia segnali forti di rottura ma i “renziani” di Calabria, incassata la vittoria per conto terzi, giocano invece a mascherare la conservazione E se restaurazione deve essere c’è un sottosegretario che brilla da molti anni ormai...

È il club del “9 dicembre” ma non ha niente a che fare con la costola moderata dei “forconi”. C’è poco di ribelle nei “nostri” di Calabria che il giorno dopo l’Immacolata, giorno del trionfo nazionale di Matteo Renzi, hanno iniziato a marcare il territorio come fanno solitamente i cani quando utilizzano la pipì per segnare i confini dell’aiuola. Ha iniziato Principe, ha proseguito appresso Magorno. Altro giro, altra “urina”. Ha ripreso Magorno, ha fiancheggiato Principe. E poi l’uno insieme all’altro spesso nello stesso giorno e nella stessa rotativa quotidiana. E quando è mancato uno dei due all’appello a “galleggiare”, di supporto, ecco un satellite ora giovane, ora meno giovane ma neanche vecchio, ora giovane vecchio e già pronto per la restaurazione, ora dal cilindro della concertazione sindacale. Oggetto del contendere, obiettivo recondito dell’inchiostro dei giornali da far pesare come piombo ogni santissima mattina, le postazioni di comando che subito dopo le feste diventeranno il miele per le api. Sullo sfondo neanche poi così lontano l’identikit del nuovo e primo segretario regionale del Pd della nuova era, quella renziana. Un incrocio più delicato del solito se teniamo conto che la Calabria esce da un commissariamento del partito che dura ormai da quattro anni. E poi, appena girato l’angolo, l’individuazione del percorso e delle strategie che devono condurre direttamente al candidato alla presidenza della Regione nel 2015. Posta pesante in gioco, mica uno scherzo. Poltrone di peso che s’incrociano maledettamente (nel senso che al segretario tocca la fiche di partenza nell’individuazione del candidato alla presidenza) e che si possono persino sovrap-

Da sinistra Marco Minniti, Sandro Principe Ernesto Magorno e Roberto Castagna

porre propedeuticamente (nessuno fin qui si esprime chiaramente circa la possibilità, o la necessità, che il nuovo segretario sia poi anche il candidato alla Regione). Senza contare che una nuova segreteria regionale del partito ha carte quantomeno più franche nella composizione delle liste per il Parlamento, per lo stesso consiglio regionale, per le poltrone di sindaco che in primavera torneranno a scaldarsi anche in perimetri di spessore come Reggio Calabria o Rende, tanto per dire. Con queste premesse e con questi punti in palio ci si deve scandalizzare assai poco se il club del “9 dicembre” non mangerà neanche il panettone per non perdere un minuto di tempo. È in corso anche nottetempo, e senza soluzioni di continuità, il gran ballo dei posizionamenti e dei riposizionamenti, delle mezze battute, dei veti e dei veleni. Ognuno, tra i “vincitori” o presunti tali, marca visita e cerca un posto al sole ma è indubbio che a dirigere le danze, con serialità progettuale e recondito disegno di potere bilaterale al seguito, siano Sandro Principe e Ernesto Magorno. Non sanno neanche loro probabilmente in quale ri-

spettiva postazione gli si scalderà meglio il cuore, è in fase di allestimento l’attacco finale. Ma è chiaro che dal giorno dopo l’Immacolata, dal 9 dicembre appunto, è toccato a questo asse di ferro iniziare a disegnare i confini “dell’aiuola”, proprio come fanno i cagnolini. E siccome sono abili a per niente sprovveduti riescono persino, o quantomeno ci provano, a simulare il possibile ricambio generazionale. A turno spunta un volto giovane, peraltro acerbo, fittiziamente prestato al gioco che non serve a nessuno se non appunto al “duo” di cui sopra. È nelle loro mani che deve restare il pallino e tutto il resto deve servire da corollario. Ora il punto è questo, inutile girarci attorno. Ernesto Magorno non ha probabilmente nulla che gli manca per approdare a ruoli di spessore dentro il partito o dentro una coalizione, che siano individuali o di squadra. Lo stesso dicasi, se non di più, per Sandro Principe che peraltro dopo aver incassato la nomina in direzione nazionale s’è sfilato da quella di capogruppo regionale (senza chiarire però, quantomeno a se stesso, se è andato via lui o piuttosto ha sentito aria di sfiducia nei suoi confronti magari in coincidenza con la


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La rottamazione può attendere... vi. Che non vuol dire per forza giovani o per forza fuori dal contesto stretto della politica. È il caso di Roberto Castagna per intenderci. Il leader della Uil s’è in qualche modo autocandidato alla segreteria regionale godendo pure di una discreta stampa di supporto. Niente da “sindacare” sul profilo e la statura etica del personaggio ma siamo sicuri che il Renzi che alla presentazione del libro di Vespa, dove ha chiaramente stabilito quanto consideri e come consideri le sigle sindacali e chi le ha rappresentate fin qui, apprezzerà? Renzi che vuol saltare il potere della rappresentanza candida alla segreteria in Calabria, una regione di confine e che esce da un lungo commissariamento, il leader di un sindacato? Se accade avremmo imparato una cosa nuova, inedita, del sindaco di Firenze. Pensare una cosa e farne un’altra. Difficilmente ci stupirà però in questo senso. E i giovani? Usati fin qui. Poggiati sulla giostra a uso e consumo dell’apparizione mediatica. Nomi da bruciare, da gestire come velo con dietro le spalle i vecchi marpioni. Nomi da sponsorizzare un giorno sì e uno no, in gran parte convenzionali, buoni solo per poi essere sfilati al momento opportuno. Ma di carne fresca e viva sul piatto, neanche a parlarne. Di ossigeno nuovo con idee nuove, non c’è traccia. Probabilmente il rinnovamento vero non è l’obiettivo finale di chi sta gestendo in franchising il marchio Renzi in Calabria. Gli serve da paravento, poi non più. Un beve giro di valzer, e poi ognuno ai propri posti di sempre. E chissà cosa dirà l’eterna amica-nemica di Toscana di Matteo Renzi e cioè Rosy Bindi a proposito della pratica Calabria. È probabile che un parere verrà chiesto anche a lei che dopotutto è deputato eletta da queste parti ed è soprattutto presidente della commissione Antimafia che qualcosa a che fare per solito con la Calabria ce l’ha. Se Renzi le chiede un consiglio non è dato sapere cosa dirà anche se un paio di previsioni si possono pure azzardare. Ma non ora.

chiusura di fine anno del bilancio del gruppo e dei rimborsi dei consiglieri). Dettagli. Anche piccanti ma dettagli. Resta il fatto, gioco delle poltrone “auto dimettenti” o meno, che anche a Principe non manca niente per assurgere a ruoli di prestigio e di guida, politica o amministrativa. Ma è proprio questo il semaforo lampeggiante a cui prestare massima attenzione. Nel momento in cui Renzi dà corso e seguito, quantomeno fino ad ora, a un rinnovamento complessivo dei quadri dirigenti politici e amministrativi sia nel partito che nei posti chiave in cui il partito comanda, in Calabria le lancette dell’orologio si congelano come nell’eterno presente hegeliano. Tutto si può dire di Magorno e Principe, persino che hanno amministrato bene laddove hanno operato, tranne che siano dei volti e dei profili più proiettati verso il futuro che non verso il passato. Magorno perché, oltre ad essere già deputato il che non è un dettaglio, è stato sindaco per diversi anni colorando col suo timbro, e a tinte varie, l’alto Tirreno cosentino. Non è un novello, ammesso che questo sia di per sé un valore. È stato peraltro e per diversi anni capogruppo del Pd in

consiglio provinciale, proprio quel consiglio il cui dominus è sempre rimasto Mario Oliverio. Se qualcuno riferisce a Renzi, documentandolo, come s’è mosso negli anni quel gruppo e quel consiglio, oltreché come è cresciuta (se è cresciuta) Diamante in due lustri, si proceda pure. Si accomodi Magorno. L’importante è che il leader nazionale sia consapevole di dove mette i piedi. Vale lo stesso per Sandro Principe. Se vuole, il sindaco di Firenze può trovare su internet tutte le movenze della stagione Loiero nella quale era tra gli assoluti protagonisti proprio Sandro Principe. Può farsi un’idea, giusto così. In verità, se ha tempo e voglia, Renzi può trovare anche altro su Principe ma difficilmente lo farà. Non serve. C’è insomma “traccia” nel passato di questa regione tanto di Ernesto Magorno quanto di Sandro Principe. Non è una colpa aver lasciato “tracce” ci mancherebbe. Ma ci sembrava che Renzi avesse in mente qualcosa d’altro per il suo partito che ha definitivamente conquistato dopo un paio di sberle di gavetta. Un progetto nuovo con contenuti nuovi ma soprattutto con volti nuo-

Ci sono tutte le condizioni insomma perché il Pd di Calabria del dopo Renzi si metta a giocare un po’ meno con se stesso e con gli elettori. Deve decidere, prima che decida Renzi magari. O rinnova davvero, ma davvero davvero e senza inganni il che non vuol dire più solo rottamare ma vuol dire magari che il deputato fa il deputato, il consigliere il consigliere e alle altre energie altri timoni di comando. O se si decide che la partita va chiusa in restaurazione solo tra deputati e consiglieri, in conservazione augurandosi che Renzi sia distratto da altro nel frattempo, che lo si faccia almeno nel migliore dei modi. E se il Pd deve farsi rappresentare al meglio in Calabria e dalla Calabria da un volto noto che si utilizzi perlomeno il nome più esposto, più esponibile e non da oggi, quello che le darebbe persino lustro e che peraltro ha davvero partecipato assai poco alla contesa congressuale conterranea. Diciamo un nome che difficilmente scontenterebbe qualcuno: Marco Minniti, sottosegretario “renziano” con delega ai Sevizi segreti. Alzi la mano nel Pd chi se la sente di trovare un titolo che non c’è nel curriculum di Minniti per guidare il partito della “restaurazione”. Non è vero che “o si cambia o si muore”. Sarebbe auspicabile certo ma non è l’unica soluzione sul tavolo. Esiste una via di mezzo e da queste parti la conosciamo bene, è la prevalente. “O si cambia o si va avanti così”. Non è detto che si va lontano ma morire è un’altra cosa. E se si deve tirare a campare nel modo più dignitoso possibile il nome forte e luccicante è quello di Marco Minniti. Gli altri sarebbero delle copie sbiadite. d.m.

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Guai a pensare che tutto sia immobile Ma qui il film non c’entra

Via col vento Mario Oliverio e Alfredo D’Attorre

E se Oliverio... Fin qui in pochi hanno riflettuto sul fatto che il presidente della Provincia di Cosenza, più che aver subito la grande esclusione dalla direzione nazionale, potrebbe averla meditata, se non proprio cercata Un modo come un altro, forse il migliore, per avanzare una fiches e per iniziare un percorso di riposizionamento Non è un virgolettato quello apparso su Gazzetta del Sud ma potrebbe rivelarsi come atteggiamento tra i più saggi quello di prenderlo per buono. Ha a che fare con Mario Oliverio, il presidente della Provincia di Cosenza, il grande escluso se ce n’è uno dalla direzione nazionale del Pd. Ma occhio alle apparenze però. Io non sono il leader dei cuperliani, avrebbe detto Oliverio senza dirlo però, nel senso che stiamo prendendo per buono il non virgolettato. Lo sono invece Alfredo D’Attorre e Nico Stumpo, loro sì presenti in direzione. Hai capito Oliverio. Può perdere qualche colpo, certo non i capelli nel senso che è un capitolo chiuso da tempo questo. Ma non la lucidità e meno che meno il sarcasmo. Sempre a prendere per buono il non virgolettato va anche detto che è arrivato 24ore dopo un altro, questi sì “detto”, di Enza Bruno Bossio, il deputato nonché componente l’assemblea e la direzione nazionali. Ovunque praticamente. Oliverio rimane il nostro leader, dice l’onorevole Bossio. Il leader dei cuperliani. L’intento “onorevole” è quello di consolare, di lenire le ferite, di mandare un abbraccio da donna a uomo e soprattutto da componente la direzione a non componente, da che lo era prima. Da qui, se risponde al vero il non virgolettato di

Gazzetta, la piccante e maliziosa risposta di Oliverio che in un colpo solo mette in mezzo le (false) consolazioni e le (vere) fregature ribattendo che è a D’Attorre e Stumpo che bisogna rivolgersi se si vuol chiedere tracce di leader cuperliani. D’Attorre e Stumpo, per chi non fosse pratico della materia, sono un lucano trapiantato a Salerno da una parte e un crotonese dall’altra che continuano a ruminare erba dal “prato” romano in quota Calabria conoscendo sì e non gli svincoli autostradali principali della regione. Stumpo si ricorda di mangiare il pecorino crotonese solo quando c’è qualcosa da spartire per territori e D’Attorre, dopo aver fottuto in quota Calabria un seggio parlamentare ai “nostri”, ora si prende pure un posto in direzione. Ma è assai noto negli ambienti di Largo del Nazareno quale sia il pensiero di Renzi a proposito di D’Attorre e soprattutto di Stumpo per cui si comincia a delineare il perché Mario Oliverio c’abbia tenuto a precisare, a Enza Bruno Bossio, che i leader cuperliani nonché i suoi leader in direzione sono proprio loro, D’Attorre e Stumpo. Tre colpi in una frase sola. All’onorevole Bossio Oliverio in pratica consiglia di cercare altrove riferimenti “a perdere”, dopotutto è sul profilo facebook di Bossio che sono apparsi incitamenti al voto per Cuperlo e non su quello di Oliverio. A D’Attorre e Stumpo, il presidente della Provincia, precisa che nella ripartizione per correnti sono loro che debbono rispondere, in quota Calabria, a chi ha perso il congresso. E rammenta ancora a tutti i naviganti di ogni ordine e grado che di questi tempi se si vuol rimanere ai margini del futuro una cosa sola si deve fare: ribadire appartenenze a una mozione che è uscita gambe all’aria dall’assise nazionale. E allora qui viene un altro dubbio che è poi conseguenza del “non detto” di Oliverio. Non è che per caso il presidente della Provincia di Cosenza ha manovrato per rimanere fuori dalla direzione nazionale del partito? Vi sarebbe entrato in quota Cuperlo che poi vuol dire di questi tempi entrare in una moschea con la bibbia in mano. Se così sono andate le cose, anche solo parzialmente, vuol dire allora che Oliverio si “muove”, si sta muovendo. A dispetto dell’andazzo generale non accetta l’emarginazione inevitabile e mette in campo abilità e potere. Non mancano né l’una né l’altro. Ma soprattutto, se così sono davvero andate le cose anche se solo in minima parte, ben presto ce ne accorgeremo. Dalle frasi, dalle movenze dei protagonisti. Anche dai giornali. Soprattutto dai giornali...

Quasi certamente rischia di andare in prescrizione l'inchiesta "Eolo" che arriva a processo dopo un tour giudiziario tra le procure che ricorda in qualche misura quello dei palestinesi in cerca di patria. Tra i nomi eccellenti, inutile girarci attorno, c'è quello di Nicola Adamo che secondo la magistratura inquirente in qualità di potente vicepresidente della giunta di allora (2005) e di assessore avrebbe agevolmente disposto le modifiche ai vincoli ambientali che impedivano l'installazione delle gigantesche pale eoliche "Pitagora" di Isola Capo Rizzuto. "Prezzo" di tutta la faccenda, ovviamente sempre secondo la procura, una mega tangente di 2,4 milioni solo in parte versata ma sufficientemente fatta sparire e parcellizzata tra comprimari, comparse, società dal ruolo fittizio le più varie. Sarebbe lui il regista, Adamo, secondo gli inquirenti ma è un'ipotesi tutta da dimostrare e che quasi certamente nessuno dimostrerà. Non farà in tempo. La prescrizione eliminerà ogni dubbio ma Nicola Adamo fa bene a ribadire che si difenderà pienamente nel processo. E' troppo navigato e furbo per non sapere che non è l'epilogo del processo il pericolo maggiore di questi tempi ma paradossalmente l'incombere di una prescrizione in mancanza di un'assoluzione piena nel merito. Una soluzione del genere rischierebbe di avere ricadute politiche deleterie per chi già è chiamato a uno sforzo di fantasia per ritagliarsi un ruolo in carriera dopo tanti anni di successi e incarichi. Come dire che Nicola Adamo rischierebbe già di suo in prospettiva un ruolo politico marginale, in considerazione del clima indecifrabile che si respira in giro e in considerazione anche della sfortunata appartenenza alla mozione congressuale perdente. Se a questo poi si dovesse aggiungere un ulteriore quadro giudiziario fosco, tanto più se "prescritto", lo scenario che ne verrebbe fuori non sarebbe dei migliori per lui. Senza contare poi, e qui la prescrizione è molto ma molto lontana, che gran parte dei protagonisti dell'inchiesta "Eolo" sono gli stessi dell'altra inchiesta questa più recente legata alla società di riscossione Sogefil. Più foriera di sviluppi. Ma qui Adamo, in questa inchiesta, può sicuramente dormire sonni più tranquilli perché non figura da nessuna parte.

Nicola Adamo

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Assalto (fuorilegge) alla dirigenza Il Consiglio di Stato con una sentenza sconvolgente dichiara illegittima la nomina di un dirigente generale della Regione Calabria e sospende virtualmente tutte le altre (che, presumibilmente, hanno seguito lo stesso cliché). Successo clamoroso dell'avvocato Oreste Morcavallo La storia in sé non è poi nemmeno così complessa se isoliamo temporaneamente il linguaggio tecnico della materia. Riepiloghiamo un attimo “alla calabrese”, prima di penetrare nei meandri della giurisprudenza, che facciamo prima. Teoricamente da questo momento in poi tutti i dirigenti generali della Regione Calabria, parliamo dell’asse portante della regnanza che amministra fiumi di milioni di euro, sono sospesi o sospendibili fino a prova contraria. Tutti. Uno per la verità è illegittimo a tutti gli effetti a dar retta a una sentenza clamorosa del Consiglio di Stato dell’altro giorno e si presume, lo presume anche lo stesso Consiglio, che anche altri abbiano dei problemi di “legge”. Riepiloghiamo brevemente. Al dipartimento Lavoro c’è oggi un dirigente generale (Bruno Calvetta) che tecnicamente non dovrebbe esserci perché il Consiglio di Stato ha definito illegittima la sua nomina. Perché? Semplice. Perché alla selezione di quel posto, del tutto arbitrariamente, è stato escluso un altro concorrente (Francesco Monaco) già dirigente in altri settori ma troppo anziano, in tempo di pensione secondo i giuristi della Regione e secondo il parere del Tar. Monaco si affida allora alla consulenza del noto avvocato amministrativista cosentino Oreste Morcavallo che, spulciando dentro le viscere anche complesse della recente riforma Fornero, riesce a ribaltare la posta in gioco ottenendo il successo clamoroso in Consiglio di Stato. Monaco non è fuori gioco per limiti d’età, dice il massimo organo di giustizia amministrativa. E di conseguenza Calvetta è stato nominato con tecniche illegittime, è illegittimo egli stesso seduto su quel posto. Ma siccome si presume che anche per gli altri dipartimenti o per altri dirigenti dello stesso dipartimento è stata seguita in qualche modo la stessa strada ecco che il Consiglio stesso “sospende” di fatto tutte le altre nomine dirigenziali in oggetto.

Oreste Morcavallo Sullo sfondo, il Consiglio di Stato Nel riquadro, Palazzo Alemanni

Con Ordinanza n. 5042 depositata il 18 dicembre 2013, il Consiglio di Stato, Sez. V (Presidente Francesco Caringella, Estensore Doris Durante), ha quindi sospeso - accogliendo in pieno le argomentazioni proposte dall’avvocato Oreste Morcavallo, difensore del Dott. Francesco Monaco - tutte le procedure e le conseguenti nomine della Regione Calabria per il conferimento degli incarichi di Dirigente Generale relativamente al Dipartimento Lavoro, Politiche della famiglia, Formazione professionale, Cooperazione e volontariato. I fatti. Il ricorrente è stato Dirigente di ruolo presso il Dipartimento n. 10 della Giunta Regionale. A decorrere dal 1.2.2013, veniva collocato in quiescenza per il raggiungimento dei requisiti di cui alla Riforma Fornero, senza usufruire dell’esodo. In data 13 maggio 2013, la Regione Calabria pubblicava un avviso di selezione per il conferimento di n. 5 incarichi di Dirigente Generale di Dipartimenti della Giunta della Regione Calabria. Il ricorrente presentava apposita domanda di partecipazione alla suddetta selezione relativamente al Dipartimento Lavoro, Politiche della famiglia, Formazione professionale, Cooperazione e volontariato; al Dipartimento Turismo, Sport e Spettacolo, Politiche giovanili e al Dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione. La Regione Calabria procedeva all’esame delle domande di partecipazione, ritenendo non ammissibili quelle presentate dal Dott. Monaco Francesco.

Conseguentemente la Regione procedeva alla nomina dei Dirigenti Generali nei Dipartmenti succittati, escludendo il Dott. Monaco dai tre incarichi per cui aveva fatto domanda. La motivazione posta a fondamento dell’esclusione della candidatura del ricorrente è stata la seguente: «Non ammesso per raggiunti limiti d’età». Avverso tali provvedimenti l’interessato proponeva ricorso al TAR con articolati motivi, chiedendone la sospensione degli effetti. Nei ricorsi veniva sostanzialmente rilevato come il ricorrente - pur essendo posto in quiescenza senza però usufruire dell’esodo, per effetto della legge Fornero - non aveva ancora raggiunto il limite massimo di settanta anni (70) stabilito dalla Legge, per l’esercizio delle funzioni dirigenziali e, quindi, ben poteva concorrere alle procedure indette dalla Regione per tali incarichi. Con tre ordinanze nn. 508, 509 e 510 del 11.10.2013, il TAR dichiarava inammissibili le istanze cautelari, ritenendo sussistente la giurisdizione del giudice Ordinario. Avverso una delle ordinanze - quella relativa al Dipartimento Lavoro, Politiche della famiglia, Formazione professionale, Cooperazione e volontariato - il ricorrente, tramite l’Avv. Morcavallo, proponeva appello al Consiglio di Stato. Con Ordinanza, depositata il 18 dicembre 2013, il Consiglio di Stato accoglieva in pieno le ragioni del ricorrente, sospendendo la procedura per il conferimento dell’incarico di Dirigente Generale impugnata.


Sabato 21 Dicembre 2013

Mezzoeuro Dura lex sed lex

L’ordinanza REPUBBLICA ITALIANA Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Quinta) ha pronunciato la presente ORDINANZA sul ricorso numero di registro generale 8242 del 2013, proposto da: Francesco Monaco, rappresentato e difeso dall'avv. Oreste Morcavallo presso il quale è elettivamente domiciliato in Roma, via Arno, 6; contro Regione Calabria, in persona del legale rappresentante in carica, rappresentata e difesa dall'avv. Paolo Falduto, con domicilio eletto presso l'avv. Graziano Pungì in Roma, via Ottaviano, 9; nei confronti di Bruno Calvetta; per la riforma dell'ordinanza cautelare del T.A.R. CALABRIA - CATANZARO, SEZIONE II n. 510/2013, resa tra le parti, concernente esclusione dalla selezione per il conferimento di n.5 incarichi di dirigenti generali di dipartimenti della Giunta della Regione Calabria Visto l'art. 62 cod. proc. amm; Visti il ricorso in appello e i relativi allegati; Visti tutti gli atti della causa; Visto l'atto di costituzione in giudizio della Regione Calabria; Vista la impugnata ordinanza cautelare del Tribunale amministrativo regionale che ha dichiarato inammissibile per difetto di giurisdizione la domanda cautelare presentata dalla parte ricorrente in primo grado; Viste le memorie difensive; Relatore nella camera di consiglio del giorno 17 dicembre 2013 il Consigliere Doris Durante; Uditi per le parti gli avvocati Morcavallo e Pungì per delega dell'avv. Falduto;

Il Consiglio di Stato stabiliva innanzitutto come la giurisdizione relativamente alla fattispecie è attribuita al Giudice Amministrativo e, poi entrava nel merito, rilevando che «il raggiungimento dei limiti di età per il conferimento di incarichi dirigenziali non può desumersi dalla mera circostanza che il ricorrente sia attualmente in quiescenza, atteso che la legge Fornero di cui ha beneficiato, ha innovato i requisiti anagrafici e contributivi per il conseguimento del diritto a pensione, ma non ha modificato i limiti ordinamentali di età per l’accesso alla pensione di vecchiaia, cui è collegato il conferimento di incarichi dirigenziali». Per tali motivi il Consiglio di Stato, «attesa anche l’età anagrafica del ricorrente alla data della domanda», riteneva di dovere sospendere la procedura impugnata. Conseguentemente tutte le nomine dei Dirigenti generali della Regione Calabria, anche quelle degli altri Dipartimenti, che non hanno tenuto conto di questi principi sono illegittime. «Esprimo grande soddisfazione - ha commentato l’avvocato Morcavallo - perché per la prima volta il Consiglio di Stato si pronuncia sulla applicabilità della Legge Fornero per gli incarichi di dirigente generale e definisce in maniera chiara il criterio di riparto della giurisdizione in tema di pubblico impiego».

Considerato che in tema di riparto di giurisdizione nelle controversie sul pubblico impiego, deve ritenersi appartenere alla giurisdizione amministrativa l'impugnativa contro atti che sono espressione di un'attività autoritativa e che si collocano all'interno della fase che precede l'assunzione, mentre rientrano nella giurisdizione del giudice ordinario le controversie aventi ad oggetto tutti gli atti della serie negoziale successiva alla stipulazione del contratto (cfr. sez. V, 2 agosto 2013, n. 4059; sez. III, 21 gennaio 2013, n. 2754; Cass. Sezioni unite, 27 gennaio 2004, n. 1478); che nel caso viene in esame un provvedimento dell'amministrazione connotato da un evidente carattere autoritativo, relativo ad una fase preliminare del procedimento finalizzato all'assunzione, in cui si fissano modalità, criteri e requisiti e si introducono discrezionalmente limiti di accesso e preclusioni alla partecipazione alla procedura; Ritenuto, quindi, che l'impugnato provvedimento di esclusione "per raggiunti limiti di età" del ricorrente dall'inserimento nell'elenco dei soggetti scrutinabili per gli incarichi dirigenziali di cui trattasi, attenendo alla fase preliminare della procedura, non può che appartenere a questo giudice; Considerato, quanto al fumus boni iuris, che il raggiungimento dei limiti di età per il conferimento di incarichi dirigenziali non può desumersi dalla mera circostanza che il ricorrente sia attualmente in quiescenza, atteso che la legge Fornero di cui ha beneficiato, ha innovato i requisiti anagrafici e contributivi per il conseguimento del diritto a pensione, ma non ha modificato i limiti ordinamentali di età per l'accesso alla pensione di vecchiaia, cui è collegato il conferimento di incarichi dirigenziali; Ritenuto per tali ragioni, attesa anche l'età anagrafica del ricorrente alla data della domanda, che sussistono i presupposti per accogliere l'istanza cautelare; P.Q.M. Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Quinta) Accoglie l'appello (Ricorso numero: 8242/2013) e, per l'effetto, in riforma dell'ordinanza impugnata, accoglie l'istanza cautelare in primo grado. Ordina che a cura della segreteria la presente ordinanza sia trasmessa al Tar per la sollecita fissazione dell'udienza di merito ai sensi dell'art. 55, comma 10, cod. proc. amm. Compensa le spese della presente fase cautelare. La presente ordinanza sarà eseguita dall'Amministrazione ed è depositata presso la segreteria della Sezione che provvederà a darne comunicazione alle parti. Così deciso in Roma nella camera di consiglio del giorno 17 dicembre 2013 con l'intervento dei magistrati: Francesco Caringella, Presidente FF Carlo Saltelli, Consigliere Manfredo Atzeni, Consigliere Doris Durante, Consigliere, Estensore Raffaele Prosperi, Consigliere L'ESTENSORE

IL PRESIDENTE

DEPOSITATA IN SEGRETERIA Il 18/12/2013 IL SEGRETARIO (Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.)

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Mezzoeuro Le eccellenze per sperare

Continua a crescere

la nuova struttura Neuromed Con nuovi servizi, nuove attività di ricerca e nuovi investimenti si aprono anche nuove opportunità di lavoro Continuano alacremente i lavori alla nuova ala ospedaliera dell’Irccs Neuromed di Pozzilli (Is). L’Istituto, da oltre 30 anni sinonimo di ricerca e servizi clinico-sanitari altamente qualificati nel settore delle Neuroscienze, è al suo terzo step evolutivo all’insegna dell’avanguardia clinica e tecnologica. A ridosso del plesso esistente, sta rapidamente nascendo un nuovo edificio di quattro piani, su una superficie di circa 11.000 mq che favorirà un innalzamento qualitativo in termini di innovazione tecnologica e ricerca scientifica. Il progetto è infatti inserito nel più ampio contesto del contratto di sviluppo “Hospital and Health services - Servizi avanzati di diagnostica e oncogenomica”, presentato al Ministero dello Sviluppo economico e alle Regioni Molise e Campania in partenariato con altre strutture cliniche presenti in Campania. Diversi i centri ad alta specializzazione che dunque troveranno presto più spazio nella nuova ala, tra cui un Centro per lo studio e la cura del piede diabetico e un Centro sul coma per lo studio dei disturbi cognitivi e della coscienza. Grazie all’ampliamento della struttura sarà anche possibile l’acquisizione di nuove attrezzature all’avanguardia, che contribuiranno ulteriormente al lavoro d’integrazione tra attività assistenziali e di ricerca; non solo, sempre nell’ottica di una migliore assistenza al paziente e ai suoi familiari, saranno migliorate le attività già esistenti tramite, ad esempio, l’ottimizzazione degli spazi relativi al blocco operatorio, con la creazione di sale “ibride” innovative, e l’ampliamento delle palestre del reparto di riabilitazione. La costruenda ala è stata progettata riservando grande e particolare attenzione all’umanizzazione degli spazi tramite la realizzazione di ambienti ampi ed articolati, aperti alla comunicazione, che facilitano i contatti, i percorsi e la permanenza e creando, in definitiva, un ambiente confortevole ed accogliente, rassicurante e non ostile. Non mancheranno aree attrezzate a verde, che contribuiranno al benessere di pazienti e familiari. Il nuovo intervento sarà, infine, dal punto di vista dei materiali utilizzati e degli impianti installati, rispettoso dei criteri ambientali e paesaggistici e si avvarrà di nuovi sistemi costruttivi in grado di garantire elevati standard in termini di isolamento acustico, termico, di eco biocompatibilità e di antisismicità.


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Le eccellenze per sperare

In apertura di servizio, l’esterno della struttura Neuromed di Pozzilli Nelle altre immagini le elaborazioni di come si presenterà a lavori ultimati

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La ricetta per guarire

I consiglieri regionali del Pd Carlo Guccione e Demetrio Naccari Carlizzi hanno indetto una conferenza stampa per ribadire il loro totale dissenso nei confronti della gestione della sanità in Calabria. Nei mesi scorsi non hanno lesinato critiche tanto al governatore, nella sua qualità di commissario, quanto ai manager cui è stato affidato l’incarico di gestire quel che resta della sanità calabrese. Un quadro allarmante, se, come affermato anche i centri considerati di eccellenza non danno più alcun affidamento ai calabresi. Neanche agli stessi consiglieri regionali, che corrono altrove per garantisti prestazioni accettabili e non correre il rischio di essere vittime di qualche errore o disfunzione dei sanitari. Non mancano certo i professionisti seri e di grande esperienza, ma le condizioni dei nosocomi non garantiscono il livello di efficienza, di dotazioni tecniche e organizzazione che possono assicurare prestazioni di alto livello.

delle province della regione è completamente priva della cardiochirurgia, e ha subito un drastico ridimensionamento dei posti letto, ridotti quasi alla metà. In più nel frattempo sono stati chiusi o ridotti nei reparti molti altri ospedali della stessa provincia

Carlo Guccione

Sanità senza un Piano Vi è inoltre il rischio che nel prossimo biennio si verifichi una vera e propria emergenza, poiché la gran parte dei primari e del personale sanitario di lunga esperienza raggiungono l’età pensionistica e saranno costretti a lasciare i loro incarichi. In condizioni normali si tratterebbe di un turn-over che non crea particolari apprensioni considerato che vi è ancora la disponibilità di un numero sufficiente di professionisti che potrebbero sostituirli degnamente. Ma vi sono difficoltà, intanto per la concentrazione dei pensionamenti per effetto dei baby boomer del dopoguerra che crea importanti vuoti in settori delicati. Il blocco del turn-over, conseguenza del piano di rientro sanitario non consente le sostituzioni, con la conseguenze che le disfunzioni odierne sono una condizione di alta efficienza rispetto a quanto si potrebbe verificare fra qualche mese. I due consiglieri del Pd hanno sottolineato con forza e ripetute volte che le cause delle disfunzioni non sono da attribuire al tavolo Massicci, che il governatore e i manager accusano di essere responsabile di tutto e del contrario di tutto. La verità è che tutto quanto si sta verificando nella Regione è causato proprio dal mancato rispetto di quel piano, che se attuato con rigore e gradualità avrebbe potuto consentire di ripristinare le condizioni di normalità nella sanità calabrese. Per tale ragione, Carlo Guccione e Demetrio Naccari Carlizzi individuano proprio nel governatore Scopelliti il principale responsabile dello sfascio nella sanità. Per dimostrare la loro tesi raccontano le molteplici disfunzioni, che interessano il settore. Nonostante la chiusura di molti ospedali, gli unici risparmi realmente accertati sono la conseguenza della riduzione delle spese del personale per effetto del blocco del turn-over, che ha già portato a una consistente diminuzione del numero degli addetti, dai sanitari al personale paramedico. La conferma di questa linea sciagurata, portare alla completa paralisi e un drammatico abbassamento della qualità degli interventi in tutti i settori. Le maggiori disfunzioni si registrano a Cosenza, dove il principale ospedale, l’Annunziata di Cosenza, è al collasso. La più estesa e popolosa

Conferenza stampa dei consiglieri regionali Carlo Guccione e Demetrio Naccari Carlizzi per parlare del buio profondo nei conti, inefficienze amministrative e programmatiche Un sistema che garantisce solo un salasso ai contribuenti calabresi Quale soluzione per un simile disastro? Una persona competente finalmente in grado di dare un minimo di dignità gestionale alla sanità calabrese. I due consiglieri del Pd hanno poi sottolineato che le cause delle disfunzioni non sono da attribuire al tavolo Massicci, la verità è che tutto questo è causato dal mancato rispetto di quel famoso accordo...

Possiamo considerarci una regione da Terzo mondo, dove non vengono garantiti i Lea (Livelli essenziali di assistenza) che costituiscono un diritto costituzionalmente garantito che mette a repentaglio la salute dei cittadini e fa regredire la regione di molti decenni rispetto ai progressi registrati negli anni precedenti. Una recente indagine ministeriale Il consigliere regionale del Pd di fronte ai dati del ministero che pongono la Calabria all’ultimo posto per i livelli essenziali di assistenza chiede le dimissioni del governatore.

Scopelliti sconfessato I due consiglieri individuano nella inefficienza e incapacità della governance del nosocomio cosentino i responsabili di questo sfascio, frutto dell’inerzia e dell’incapacità di programmazione degli interventi. La conseguenza di questa drammatica situazione è l’aggravamento della congiuntura sfavorevole, poiché la sanità costituisce un pezzo importante dell’economia e incide in maniera molto pesante sui bilanci delle famiglie. In maniera diretta, poiché offre servizi scadenti a prezzi maggiorati rispetto alle altre regioni d’Italia, in secondo luogo sullo stato di salute dei calabresi, e in terzo luogo per effetto delle maggiorazioni di tutte le imposte (addizionali devolute agli enti locale) alle accise, l’Imu e tutte le altre fragranti imposte introdotte di recente che nella regione sono tutte tarate al massimo. La politica del governatore Scopelliti ha distrutto la sanità cosentina senza neanche riuscire a realizzare quei risparmi che avrebbero consentito di migliorare i servizi. Nel tavolo Massicci, per l’incapacità della delegazione che ha trattato le condizioni, non si è posto nessun accenno alla necessità di effettuare investimenti per portare la sanità calabrese al livello delle altre regioni italiane ed evitare il terzo e non secondario effetto del pellegrinaggio sanitario che incide per qualche centinaio di milioni di euro nel bilancio della regione, «È come mettere in pista una bicicletta e pretendere che sia competitiva contro una Ferrari», ha detto Naccari Carlizzi senza neanche porsi il problema di dotarsi di una macchina competitiva per sostenere il confronto. La soluzione prospettata è l’immediata revoca dell’incarico di commissario della sanità affidato al governatore per manifesta incapacità di svolgere adeguatamente il suo ruolo e il reperimento di una figura idonea competente ed autorevole per effettuare gli interventi necessari a dare una sanità decente alla regione. Né si può affermare, proseguono all’unisono i due, che si tratta di una pura questione politica. Chiedono la nomina di un commissario autorevole e competente, ma soprattutto slegato dalle logiche dalle logiche locali che tanti guasti hanno prodotto nella sanità locale. La nomina è di competenza del ministro Beatrice Lorenzin, che appartiene alla stessa cordata del governatore, per cui nessuno può pensare che si tratta di mettere il Pd voglia mettere le mani sulla sanità. Il nostro obiettivo è di dare ai calabresi l’opportunità di fruire di un servizio sanitario in grado di dare risposte concrete ai loro bisogni, garantendo i Lea, e anche servizi di eccellenza. I calabresi non possono essere cittadini di serie B.

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Patrimonio di valori umani ed etici

Armati di passato verso il futuro Presentato il Calendario Storico e l’Agenda Storica 2014 dell’Arma dei Carabinieri, le cui tavole completano il ciclo degli ultimi 3 calendari ripercorrendo i momenti più significativi Presso la sala conferenze del Comando provinciale dei Carabinieri di Cosenza, il colonnello Giuseppe Brancati ha presentato alla stampa il Calendario Storico e dell’Agenda Storica 2014 dell’Arma dei Carabinieri, le cui tavole completano il ciclo degli ultimi tre calendari ripercorrendo i momenti più significativi per l’Istituzione nel suo “quarto Cinquantennio di Storia” sino al 2014, “Bicentenario della Fondazione”. Il notevole interesse verso il Calendario Storico dell’Arma, quest’anno giunto a una tiratura di 1.300.000 copie, di cui 8.000 in lingue straniere (inglese, francese, spagnolo e tedesco), è indice sia dell’affetto e della vicinanza che ciascun cittadino nutre nei confronti della Benemerita a cui è legata da uno speciale vincolo, sia dei sentimenti di coesione e unità esistenti tra i Carabinieri attraverso il richiamo a intramontabili valori e semplici eroici gesti quotidiani. Nato nel 1928, dopo l’interruzione post-bellica dal 1945 al 1949, la pubblicazione del Calendario, giunta alla sua 81a edizione, venne ripresa regolarmente nel 1950 e da allora è stata puntuale interprete, con le sue tavole, delle vicende dell’Arma e, attraverso di essa, della Storia d’Italia.

Calendario Storico dell’Arma 2014

Termina con il calendario celebrativo del Bicentenario di Fondazione la serie iniziata nel 2011 per ripercorrere le tappe salienti della storia dell’Arma dei Carabinieri. 12 tavole realizzate dal Maestro Paolo Di Paolo - e dal Sig. Massimo Maracci riguardo alla pagina centrale - che sintetizzano l’odierna attività dell’Arma, rievocano significativi eventi degli ultimi dieci lustri nei quali i Carabinieri sono stati presenti e mettono in correlazione avvenimenti del passato con quelli più recenti per sancire l’importanza del “copioso patrimonio di valori umani ed etici che le generazioni precedenti ci hanno tramandato”. Dall’attività di soccorso nei casi di calamità naturali alla costituzione di Reparti specializzati nella tutela delle pubbliche manifestazioni e di interessi primari della collettività, dal contrasto al fenomeno dei sequestri di persona, dell’eversione, della mafia, alle missioni di pace nei Balcani, in Afghanistan e in Iraq, con la dolorosa memoria di Nassiriyah, dall’ingresso delle donne del 1999 al riordino dell’Arma nel 2000. In copertina è raffigurata la celebre “Pattuglia nella tormenta” dello scultore Antonio Berti. “Un’opera che esprime tutto il senso della nostra

Copertina - Pattuglia nella tormenta


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Mezzoeuro Patrimonio di valori umani ed etici

L’Arma dei Carabinieri nel primo Centenario della sua fondazione

missione”; delineato idealmente da quei Carabinieri che, imperturbabili e forti di quei valori umani ed etici, che vengono tramandati di generazione in generazione, contrastano e vincono l’impeto della bufera avanzando lentamente e inesorabilmente verso la loro mèta. Non a caso, a quest’immagine - senza tempo - si ispira il monumento che è in corso di realizzazione grazie soprattutto al sostegno dei Comuni d’Italia e che sarà posto nei giardini prospicienti il Palazzo del Quirinale. Nella prefazione, il Comandante Generale dell’Arma Leonardo Gallitelli introduce il Bicentenario della Fondazione evidenziando come da sempre le Stazioni Carabinieri siano “il cuore della nostra organizzazione e tra i simboli più antichi e amati dello Stato Italiano, per quella radicata e riconosciuta capacità di coniugare efficienza operativa e sensibilità umana”. Il Generale Gallitelli poi prosegue ponendo l’attenzione sui numerosi esempi positivi dei Carabinieri che ci hanno preceduto. “Pagine fitte di innumerevoli atti di eroismo, tante volte compiuti con il supremo dono della vita, sempre vissuti con la silente compostezza che è senza dubbio la nostra cifra distintiva, indelebilmente impressa nel nostro passato”. Nella pagina centrale del Calendario - con apertura a soffietto - sono riprodotti due dipinti, uno del 1914 e l’altro del 2013, che riproducono tutte le specialità dell’Arma nel primo centenario e nel Bicentenario. Le tavole del Calendario, proseguendo il percorso iniziato nel 2011 e ispirandosi ad alcuni dei numerosi, noti eventi di quest’ultimo cinquantennio,

L’attività di soccorso

Lotta all’evasione

Il tormentato Fronte balcanico

A Nassiriyha, vittime per la pace

L’Arma dei Carabinieri nel secondo Centenario della sua fondazione

illustrano le principali attività nelle quali l’Arma è generosamente e silenziosamente impegnata non solo per prevenire e reprimere i reati, ma anche per fornire assistenza al cittadino. Come è stato ieri, com’è oggi e come sarà domani. Episodi riconducibili a momenti specifici, o fatti senza tempo che si ripetono ogni giorno nel quotidiano servizio di pattuglia. Così avviene nelle operazioni di soccorso, dove spesso i Carabinieri sono tra i primi a intervenire in caso di calamità, in virtù della loro presenza capillare su tutto il territorio garantita dalle Stazioni Carabinieri e dai Nuclei Radiomobile. Dalla tragedia del Vajont al più recente terremoto de L’Aquila, sino a quell’attività di accoglienza degli immigrati abilmente rappresentata dal pittore Lucio Tafuri nell’opera “Sole d’Inverno”. Ed è ancora sulla conoscenza del territorio che si

incentra l’attività di contrasto al fenomeno dei sequestri di persona. Un reato che ha fatto registrare una sensibile recrudescenza tra il 1969 e il 1997, ispirando l’istituzione di Reparti ad hoc - le Squadriglie e gli Squadroni Carabinieri Eliportati Cacciatori di Calabria e di Sardegna - capaci di muoversi agilmente nelle aree più impervie alla ricerca dei covi. È di questi anni anche la costituzione di Reparti Specializzati protesi alla salvaguardia di interessi collettivi della popolazione. Si coniugano così i valori e le tradizioni del Carabiniere con l’innovazione tecnologica, investendo nella preparazione del proprio personale per far fronte a nuove forme di criminalità che valicano anche i confini nazionali. Non mancano in questi cinquanta anni momenti di tensione, laddove l’acuirsi della lotta armata crea preoccupazioni paragonabili solo a quelle provocate da uno stato di guerra. Le nuove esigenze operative portano all’adeguamento delle strutture investigative con la creazione, tra l’altro, delle Sezioni Anticrimine - poi confluite nel ROS - che contribuirono alla definitiva affermazione delle Istituzioni. Parallelamente si inasprisce la sfida alle varie forme di criminalità organizzata. Il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, i Capitani Emanuele Basile e Mario D’Aleo, i Brigadieri Carmine Tripodi e Giuseppe Bommarito, nonché il Carabiniere Pietro Morici sono solo alcuni degli uomini dell’Arma che, con il loro sacrificio, hanno contribuito a perpetuare il ruolo del Carabiniere quale “… difensore incrollabile della collettività nazionale”. L’ordinato svolgimento delle manifestazioni pubbliche, siano esse processioni, feste paesane, competizioni sportive, concerti o raduni, è un obiettivo prioritario per l’Istituzione, sancito già nel 1814 nelle Regie Patenti. L’Arma, per “… assicurare il buon ordine e la pubblica tranquillità …”, oltre all’Organizzazione Territoriale, impiega i Reggimenti e Battaglioni Mobili, composti da Carabinieri di elevata e specifica professionalità. La capacità dei Carabinieri di assolvere contestualmente sia funzioni militari (di imposizione dell’ordine e della sicurezza pubblica) sia quelle di polizia (di assistenza per la ricostruzione e il funzionamento delle istituzioni locali) è risultata molto preziosa nelle missioni internazionali di pace, tanto che il flessibile ed efficace “modello Carabinieri” - sorto nei Balcani dove l’Arma continua ad operare ininterrottamente da 18 anni - ha suscitato vivo apprezzamento nelle Comunità internazionali, divenendo strumento indispensabile nella conduzione di una missione di pace. Il quotidiano e indissolubile legame tra il cittadino e i suoi Carabinieri che si rinsalda nei momenti difficili. Nassiriyah non è l’unico luogo dove un Carabiniere è caduto per la salvaguardia dei più deboli ma senza ombra di dubbio ha lasciato un doloroso e indelebile segno nel cuore di tutti gli italiani. Immancabili, tra le tavole del quarto cinquantennio, quelle rievocative di due momenti fondamentali per l’Arma. Quello del 1999 che ha consentito all’Amministrazione di beneficiare del validissimo apporto professionale delle donne. Il secondo legato al 31 marzo 2000 allorquando la Benemerita, da prima Arma dell’Esercito - così come disposto dall’art. 12 delle Regie Patenti del 13 luglio 1814 - è stata elevata a rango di Forza Armata. Da allora, la carica di Comandante Generale, in precedenza attribuita ai Generale di Corpo d’Armata dell’Esercito, è assunta dagli stessi Generali dell’Arma dei Carabinieri. Il Calendario Storico 2014 si conclude con l’immagine di Papa Francesco a rappresentare i valori cui si ispira l’agire quotidiano dei Gesuiti. Quegli stessi valori racchiusi nel Regolamento Generale dell’Arma, redatto, secondo fonti storiche, con la partecipazione del padre gesuita Cristiano Chateaubriand.

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Una vita da zapping Per apprezzare la nostra storia sociale e popolare Abbiamo ricchezze artistiche, creative e ci perdiamo in abitudini sbagliate e senza limiti, vittime di comunicazione da degrado e sottosviluppo di Giuseppe Aprile

Sarebbero molte le prerogative della nostra terra, disponibili se si volesse davvero programmare una rilancio culturale, economico, e politico. Con le vocazioni che si ritrova la nostra terra diventa assai colpevole l’attardarsi su fatti e vicende di poco o pessimo conto che nel silenzio di un sonno ambientale che ha colpito duramente la nostra terra, va maturando sempre più riempiendo con insignificanti attività o colpevoli abbandoni, le giornate che invece si passano calpestando i marciapiedi, popolando inverosimilmente le strade di passeggiate senza senso, passatempi che vanno dal vagabondare per le strade e nei locali dove non si spende una lira e non si fomenta alcuna attività produttiva e si approfitta, magari, della bontà di rassegnati gestori che tengono aperto per non aver altro a che fare e non potendo cambiare la mentalità della gente, rassegnata a vivere città senza alcuna ragione di diletto e di attività popolare pur essendoci ricchezze davvero eclatanti che potrebbero dare sfogo ad attività davvero propositive. Soprattutto appare evidente la distanza tra abitudini giornaliere che si sono impadronite della nostra gente, senza pensare, invece, che città come Reggio e tanti luoghi della provincia, avrebbero ottimi ragioni di attività ricreative, produttive, tipiche del tempo libero da utilizzare al massimo ed al meglio e soprattutto segni di possibili attività che darebbero decoro e ricchezza alle nostre popolazioni. La gente, oltre alle belle serate che pur in inverno si vedono a non finire pure nei pesi invernali, ed alle normali domeniche e sabati in cui si esce dalle case e si limita alla sola passeggiata distensiva, nulla fa se non perdersi all’esterno della casa senza programma, senza mete, magari per combattere l’attitudine a seguire la solita televisione ed internet che continuano ad imbambolare le menti e creare abitudini che solo raramente si riesce a non scadere nel bestiale godimento di scenografie degradanti quali sono i programmi dove scellerate donne nude e senza alcun valore artistico o recitativo da teatro, e false modernità che di fatto hanno l’obiettivo programmato di aiutare il degrado dei costumi fino ad allontanare la gente dalle sue tradizioni, dalle sue vocazioni, dalle proprie capacità creative, artistiche, di rilievo come attività educative e formative quali sono le immense tradizioni popolari della nostra storia sociale.

È profondamente vero che tutti i cittadini sono sbigottiti dal degrado politico dominato dalla criminalità e dalle clientele, ma è anche vero che la vita è fatta da altre belle cose e da altri valori dentro cui non solo possiamo difendere la nostra storia ed il nostro antico mondo sociale e popolare, ma possiamo anche trovare ragioni di attività quotidiane dentro cui inserire la nostra fantasia popolare e la nostra capacità di gente onesta, capace di tanto di buono, appassionata di tradizioni e di novità che sarebbero davvero una grande prospettiva di vita nuova e giusta, capace di rendere chi la vive, cioè, a nostra gente, degna del suo essere e foriera di creazioni e di rispetto di tradizioni e di novisti, fino al punto che potremmo costituire linfa positiva per stare bene, limitare i danni della decadenza che sta investendo usi e costumi, appunto, della nostra laboriosa gente. Si tratta di non abbandonarsi ai mali di insistere nel credere in se stessi consapevoli che già c’è la parte migliore di Reggio e della Calabria che si dedica con intelligenza e passione a lavori ed attività sociali davvero belli e sintomi del dato che una società non è mai fatta solo di cosa cadenti, anche quando sembra vittima di negatività e perdizione. Mi sono dedicato alla vita sociale, come dire, fuori dalle abitudini del corso dove migliaia e migliaia

di persone passeggiano per interminabili ore. Ho lasciato, come spesso faccio proprio per capire di più e andare oltre lo scontato sui fatti dominanti che fermerebbero il modo al palo senza reazione. E ho trovato, per esempio, che Reggio ha grandi espressioni di valori umani, sociali, popolari che operano sia pure senza aiuti e senza stimoli culturali se non proprio nel rispetto delle proprie conoscenze, delle esperienze che si tramandano da generazione in generazione, nelle capacità lavorative ed artigianali dove la politica non la fanno entrare e tutti operano senza frustrazioni, contando solamente sulle proprie condizioni e sulla propria forza. Questa è la grande virtù del popolo. Ho trovato espressioni di attività che dimostrano la capacità di non perire da parte di tanta nostra gente -mi dispiace chiamarla gente che così sembra passare da un livello alto di popolo ad uno basso nel mentre affermo il contrario. Queste persone che io sto visitando con tanta buona volontà, è la vera forza vitale su cui si regge la bontà creativa e di valori popolari la nostra terra. Mi verrebbe da dire, parafrasando il detto popolare del bravo e mai dimenticato poeta reggino Ciccio Errigo cu terremotu cu guerra e cu paci sta festa si fici, sta festa si faci che la crisi c’è e divampa, ma la forza del


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Tutto e tutti sempre in diretta

cuore, delle tradizioni della nostra gente totale, dura nel tempo contro terremoti, guerra pace e qualunque forma di crisi. C’è un’altra Reggio, infatti; e c’è un’altra Calabria. Stanno fuori dalla società ufficializzata dalla politica dove le contraddizioni sono di dimensioni oceaniche e il rispetto della nostra storia e della nostra tradizione è sicuramente trascurato. Penso ai tanti giovani cantanti folk, alle scuole di canto, alle scuole d’arte, alla creatività di giovani pittori e pittrici, al gruppi Folk che vedono impegnati più volte la settimana, persone davvero con la testa sul collo, a cui non alcuna specie la negatività sociale e pensa alla sua capacità di essere seria, legata alla storia della sua società della propria famiglia, del proprio ambiente che ha sempre sfidato la moda dei tempi e le crisi di vario genere sapendo sempre far rinascere il bello ed il giusto, facendo del potere umano una forza capace di sopravvivere anche alla guerra, ai terremoti, ad ogni forma di intemperie. C’è la società vera, non solo quella del corso e dei locali dove si passa il tempo e se non vengono ritenute momento di relax, com’è nei casi più eclatanti, diventerebbero perditempo e poco nobili. Non che sul corso tutti abbiano lo stesso

motivo di starci e non che tutti siano in negativo. Serve anche quello, ma il fatto è che c’è poca coincidenza tra chi non ritiene di avere alcunché da spartire con il perdere tempo inutilmente o in modo poco produttivo e chi si dedica alla casa, alla scuola, al teatro, al canto, alla musica, all’arte, alla società intesa come nelle più importanti espressioni di vita e di lavoro. Tenendo sempre la sbarra ferma al cuore di Reggio e della sua vita sociale, riscontro grandi valori che meritano più attenzione, più rispetto, più conoscenza attiva. Reggio ha, soprattutto nelle tradizioni popolari, nelle musica folk ed etnica, greca, e di derivazione greca, nella poesia, nelle attività squisitamente culturali, nella tradizione dei gruppi Folk e delle bande musicali, una sua forza invincibile e sicuramente difesa da tanti a vocazione creativa e di fedeltà antica. Voglio fare alcune citazioni che non possono essere sicuramente ulteriormente trascurate dal resto della società reggina e calabrese. Nel campo delle tradizioni folcloriche, dove Reggio potrebbe avere una sua originale forza come la canzone a Napoli, operano diversi gruppi folk e diversi intenditori e cultori. Ho potuto avere la fortuna di osservare, aiutato

nella ricerca da tanti amici del campo, il gruppi di Cardeto, del giovane Fedele che protrae nel tempo l’opera di sua padre che costruì quello che unanimemente è riconosciuto come il gruppo più antico e vigoroso ed il personaggio per eccellenza di questa popolazione; quindi il Leucopetra di Lazzaro e Motta che giganteggiano sotto la storica guida dei maestri Alampi e Matalone prima ora del solo Matalone, quello di Natino Rappocciolo “I calabreselli”, di Nino Salvatore che opera brillantemente alle periferie di Reggio dopo una esperienza all’insegna del “mestiere del padre” che in atto è il presidente dei gruppi Folk reggini e dispone di uno staff di meravigliosi giovani artisti avvalendosi anche del lavoro del maestro Severino e di suoi collaboratori. Sono tutt’ora in piedi le tradizioni del grande Mino Reitano, gli antichi e sempre validi Demetrio Aroi con Giulio fisarmonicista, della famiglia di Enzo La face che con Adele a Pina formano forse il gruppo più presente nella storia della canzone calabrese che vaga nel mondo dei nostri emigranti. Resta un monumento di valore l’ormai finito Totò Rodà che comunque ci ha lasciato, come sua scuola la meravigliosa Marinella Rodà che va per la maggiore e tiene concerti nei locali più importanti di Reggio Calabria. Meritano citazioni importanti il gruppo del maestro Severino con la voce, forse, più matura e argentea che è quella della Giovanna che guida una scuola di canto, frequentata da tanti allievi e che deve, anche per nostro consiglio, dedicarsi solamente al folk pur avendo una grande voce lirica e come cantante italiana di tutte le forme. Merita anch’era citazione il cantante folk per eccellenza Attilio Nucera, che suona tanti strumenti, è di Gallicianò e forse è il più tipico esponente della musica in greco che compone e parla come sua vocazione unica e naturale. Uno dei pochi che parlano il vecchio Greco di una volta, dei tempi di Gallicianò, Bova, Condofuri, Roghudi. Ha fatto giuramento con sé stesso per non far morire questa antica lingua e dice che sarà disposto ad essere l’ultimo e solo esponente della canzone di questo genere. Importante è poi Domenico Severino che è oramai molto lontano dai confini della sua e nostra Calabria. S’è dato alle avventure in terre straniere ed a Roma dove si sta giocando tutte le carte per segnare la musica italiana come i tanti che hanno già fama da vendere. Ci sono, poi, cantanti e suonatori che restano ancora isolati dalla loro passione e dalla loro vocazione senza avere assunto socialità di organizzazione vistosa e determinata. Bruno Ventura, continua con la sua chitarra e le sue creazioni ad avere una voce in capitolo nel campo artistico. Non demorde, come non demorde Micu u Pulici, abbastanza originale nel suo spettacolo. Tutta gente che si accompagna con la Serenella Fraschini e la Marzano ed il bravi tenore Jacopino che nel campo della lirica hanno oramai raggiunto pure vette prima mai sperate. Importanza grande hanno gli zampognari ed i ciaramellari di Galliciano, di Condofouri, di Cardeto, i tamburinari di Laureana di Borrello -Lamanna- ed i giganti che usano a ballare nelle grandi festività annuali di tanti paesi dediti alle tradizioni ed alle sagre popolari. Siamo alle citazioni forse sin troppo sintetizzate e mi accorgo che la cosa merita ulteriori e più motivate considerazioni, Sarà il nostro futuro impegno per aiutare il mondo della creatività canora, artistica, del teatro con il suo grande Mimmo Raffa che ha creato una compagnia degna delle più autentiche tradizioni napoletane e siciliane. Tornerò organicamente su questi argomenti perché vedo il rischio di dimenticanze e di conoscenze da approfondire e da specificare, perché, ripeto, le tradizioni popolari del Folk e della musica e della creatività reggina, possono diventare l’occasione per rilanciare anche quanto più possibile e meglio le sorti di questo nostro ambiente davvero ricco e prolifico.

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Sabato 21 Dicembre 2013

Mezzoeuro

Rubrica a cura dell’Ente di Patronato e di Assistenza sociale Epas-Fna (Federazione nazionale agricoltura)

IN COLLABORAZIONE CON

SEDI ZONALI ALTOMONTE FRANCAVILLA MARITTIMA PRAIA A MARE SCALEA

C.DA PANTALEO, 7/A VIA MAZZINI, 64 VIA TRIESTE, 20 VIA FIUME LAO, 253

0981/946193 0981/992322 0985/777812 0985/90394

SEDI COMUNALI ACRI ALTOMONTE BELVEDERE MARITTIMO CASTROVILLARI CERCHIARA DI CALABRIA CETRARO COSENZA FAGNANO CASTELLO GRISOLIA LAUROPOLI DI CASSANO IONIO MALVITO MOTTAFOLLONE PAOLA SAN MARCO ARGENTANO SCALO SAN SOSTI SANTA MARIA DEL CEDRO SARACENA SARTANO DI TORANO CASTELLO SPEZZANO ALBANESE TERRANOVA DA SIBARI TREBISACCE VILLAPIANA LIDO VILLAPIANA LIDO

VIA DUGLIA, 486 VIA SAN FRANCESCO, 62 VIA GIOVANNI GROSSI, 33 C/O STUDIO LEGALE CORDASCO VIALE PADRE F. RUSSO CONTRADA PIANA VIA G. DE GIACOMO, 4 VIA DE RADA, 24 VIA SAN SEBASTIANO CORR. BELLUSCI ANGELO PIAZZA CAPOLANZA, 8 CONTRADA VADITARI CORR. BORRELLI ANTONIETTA VIA NAZIONALE, 134 C/O CEDEFIN VIA ALCIDE DE GASPERI C/O STUDIO PERRONE-NOVELLO VIA PIANO DELLA FIERA, 14 VIA SAN MICHELE, 10 PIAZZA XX SETTEMBRE, 21 CORSO UMBERTO I PIAZZA DELLA REPUBBLICA, 49 CORSO MARGHERITA, 365 VIA PARIGI, 16 VIA DELLE AZALEE C/O STUDIO MELITO VIA DELLE ROSE, 28 C/O TEAM SERVICE

333/9833586 0981/948202 0985/84661 0981/483366

0982/999654 349/5842008 346/8569600 347/9433893 0981/70014 349/5438714 0982/621429 346/8569600 0981/60118 0985/5486 340/9692335 0984/521251 345/1337465 0981/956320 0981/51662 0981/56414 0981/56423

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Sabato 21 Dicembre 2013

Api da proteggere

Una puntura di ottimismo di Giovanni Perri

È senz’altro da apprezzare l’iniziativa della Commissione bilancio del Consiglio regionale della Calabria riguardante la proposta di legge destinata a favorire ed incentivare lo sviluppo ed il potenziamento dell’apicoltura, con l’augurio che venga approvata al più presto nelle sedi opportune. Le misure, le azioni e gli incentivi previsti, sicuramente saranno finalizzati a ripercuotersi positivamente sull’attività agricola, al fine di incentivare la realizzazione di nuovi alveari affinché gli insetti impollinatori, in primis le api, incidano positivamente sugli assetti vegetazionali e produttivi delle colture erbacee, arboree ed arbustive. La presenza delle api, come indicatori ecologici ed ambientali, sul pianeta terra è fondamentale anche perchè, oggi, la loro popolazione risulta danneggiata ed in forte diminuzione, con mori spesso generalizzate dovute a cause diverse ed in primis all’uso massiccio ed indiscriminato dei trattamenti fitosanitari durante il periodo della fioritura delle piante. Le api sono insetti specializzati per l’impollinazione delle colture, tant’è che la carenza, peggio ancora la mancanza degli alveari, in molte zone agricole, può causare danni notevoli alle produzioni orticole e frutticole. I maggiori danni all’apicoltura si verificano allorquando, nei frutteti specializzati e non, vengono effettuati trattamenti chimici alle piante durante il periodo della fioritura, questioni sanitarie legate all’acaro parassita la “varroa”, ai repentini cambiamenti climatici, alle ricorrenti anomalie termiche, alla non corretta gestione degli alveari e delle arnie. L’iniziativa legislativa va incoraggiata e sostenuta, anche perché raccoglie e promuove le esigen-

Iniziativa della Commissione Bilancio del Consiglio regionale della Calabria riguardante la proposta di legge destinata a favorire e incentivare sviluppo e potenziamento dell'apicoltura ze economiche, produttive ed ambientali degli agricoltori ed imprenditori agricoli che svolgono con sacrifici e passione l’attività apistica e quella agricola in generale. L’intento della proposta di legge è infatti finalizzato a conservare, tutelare, salvaguardare e valorizzare direttamente la presenza delle api e degli alveari, indirettamente le colture agrarie, erbacee arbustive ed arboree, che nei diversi periodi dell’annata agraria, soprattutto in quello primaverile, producono il granello pollinico. Da ciò le successive fasi dell’impollinazione, della fruttificazione e produzione dei semi, per assicurare e tramandare la perpetuità delle diverse tipologie vegetali, nel tempo e nello spazio. Le risorse naturalistiche vegetazionali, vengono così tutelate e salvaguardate, appunto con l’impollinazione, ovverosia con la fusione dei gameti maschili (polline) e di quelli femminili (ovario) da cui origina il frutto ed il seme, assicurando così la continuità della specie erbacee, arbustive ed arboree. Tutte le piante producono determinate

quantità di polline, tranne quelle che si possono riprodurre per via agamica, ovverosia per parte di essa e senza ricorrere al seme. Le piante entomofile, con i loro fiori e profumi, attirano insetti, solitamente api, farfalle, coleotteri e simili che con i loro voli giornalieri di fiore in fiore, diventano nei fatti, i veri responsabili dell’impollinazione e quindi della fecondazione delle piante. Le piante anemofile (pioppo in primis), invece, producono una notevole quantità di polline e si affidano alle correnti aeree ed al vento affinché il trasporto casuale e dello stesso possa favorire l’impollinazione per centrare l’obiettivo riproduttivo. L’attività apistica e la realizzazione di nuovi alveari, vanno dunque sostenute con opportuni incentivi finanziari, affinché la presenza di questi insetti pronubi a beneficio dell’agricoltura possa diventare sempre di più utile e significativa. Ciò al fine di farla diventare economicamente conveniente con opportunità gestionali virtuose in forma imprenditoriale, anche per offrire a tanti giovani agricoltori, non trascurabili livelli occupazionali e discrete possibilità di inserimento nel tessuto produttivo agricolo calabrese. Il disegno di legge sarà senz’altro finalizzato ad agevolare, in futuro, l’attività apistica e di conseguenza le delicate operazioni dell’impollinazione a beneficio dell’agricoltura, dell’ecologia e dell’ambiente. Tutelare, salvaguardare, e valorizzare l’apicoltura è un dovere ed in tal senso aveva ragione il grande fisico Albert Einstein quando affermava: «Se le api dovessero scomparire, all’uomo on resterebbero che quattro anni di vita, niente impollinazione significa niente piante, conseguentemente né animali, né erbivori e quindi niente più esseri viventi». agronomogperri@virgilio.it

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