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Mezzoeuro
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numero 9 - Anno 13
Sabato 1 Marzo 2014
settimanale d’informazione regionale
Voce I bambini delle scuole ai giovani disegnano la Shoah www. mezzoeuro.it
Rifiuti, un sospiro di sacchetto
www. mezzoeuro.it
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Sabato 1 Marzo 2014
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Il legno storto
Matteo Renzi
È sostenibile una lettura populista del “renzismo”? Va capito bene il tipo di entusiasmo che si è scatenato per il nuovo governo Renzi di cui si sono potute seguire in lunghe trasmissioni Mezzoeuro televisive tutte le fasi rituali che lo hanno portato al voto di Fondato da Franco Martelli approvazione al Senato ed alla Camera. Ma prima di entrare nel Ediratio editore merito di quella che si sta manifestando come una ondata di Direttore responsabile Domenico Martelli simpatia per questa figura atipica di politico che tuttavia è il Registrazione segretario del maggiore Patito politico italiano, mette conto Tribunale di Cosenza n°639 riflettere su alcune caratteristiche che creano attorno a Renzi un del 30/09/1999 alone di forte interesse. Forse per la unicità, la atipicità nel modo Redazione e amministrazione di interpretare ed enunciare idee, vedute, progetti della Sinistra via Strada Statale 19 bis, 72 87100 Cosenza rappresentata dal Pd, forse per una singolare capacità di Responsabile settore economia comunicare quel che meglio aderisce a sentimenti ed attese Oreste Parise comuni, lasciandosi indietro tutto un bagaglio ideologico Progetto e realizzazione grafica tradizionale, forse per una spiccata singolarità che lo rende Maurizio Noto distinguibile e diverso nel quadro politico, sembra quasi telefono 0984.408063 fax 0984.408063 di trovarsi di fronte ad una cifra politica sistematica che può e-mail: ediratio@tiscali.it essere detta “renzismo”. Il passo verso una lettura nel segno del Stampa populismo potrebbe essere anche breve, sempre che non si prenda Stabilimento tipografico De Rose, Montalto (Cs) questa interpretazione del “renzismo” come una maniera riduttiva Diffusione di riportarlo a certe vocazioni ambigue del populismo. Guardiamo Media Service di Francesco Arcidiaco innanzitutto bene alla natura dell’entusiasmo suscitato assieme telefono 0965.644464 fax 0965.630176 ai mezzi cui ricorre un politico divenuto Premier: freschezza Internet relations N2B Rende anagrafica sua e dei ministri del suo governo, franchezza di Iscritto a: discorso, piglio decisionista, semplicità comunicativa,nessun poliUnione Stampa Periodica Italiana tichese, attenzione spinta ai problemi quotidiani della gente. A chi ha parlato, a chi più precipuamente si è rivolto il politico giunto alla guida di un governo? Renzi ha continuato a restare fuori delle aule parlamentari, ha continuato a vestire i panni di chi è solito n. 12427 visitare, da sindaco, scuole e mercatini rionali della propria città
di Franco Crispini
In questo, una inclinazione (quanto spontanea o voluta?) a non staccarsi dal sentire comune della gente, a voler essere il referente di desideri, attese, indignazioni di gente che fatica per vivere, è insoddisfatta e delusa della politica, una inclinazione che gli fa valutare tutti i rischi di lasciare il Paese nelle mani di una ostilità aggressiva e rabbiosa che dà la spinta all’antipolitica. Sappiamo cosa può legare in un solo fenomeno populismo e antipolitica; il fallimento delle formule politiche è un potente incentivo per un sorpasso populista che scuote i sistemi democratici e crea seri problemi (lo si vedrà a breve nelle elezioni europee) ad un disegno europeista che non sappia ristrutturarsi in nome delle esigenze dei popoli più che non degli Stati e del potere finanziario. I discorsi di Renzi sono sembrati tali da volere portarsi proprio ai confini dei territori dove l’antipolitica da rifiuto motivato può divenire un fenomeno che mette a soqquadro l’ordine politico, civile sociale nella speranza di cambiarlo nel profondo. Neutralizzare quello che dà la spinta all’antipolitica (il burocratismo, i formalismi della democrazia, i furti di Stato, i privilegi di una casta politica, e tanto altro), fare eco a tutte le esigenze rinnovatrici dell’azione politica,ciò vuol dire proiettarsi su istanze gravide delle inquietudini del populismo: questo si è potuto e si può intravedere in quel che Renzi propone, nello stile in cui lo propone. C’è chi ha tenuto e tiene vivo il sentimento dell’antipolitica; se ne alimenta il M5S di Grillo nelle forme che oramai si conoscono bene, e ne viene stimolato il Partito di Berlusconi in forme larvate, in entrambi si calca la mano su di una loro vicinanza ai bisogni del popolo. Certo, nonostante alcune sue venature populiste, il “renzismo” visto da taluni tanto come una via di uscita che lambisce i bordi (ma solamente questo) del berlusconismo, quanto come uno “svuota Grillo”, è qualcosa di diverso che tuttavia ha di sicuro un marchio forte di una volontà di spostamento della politica dal clima chiuso del “Palazzo”alle strade ed alle piazze aperte dove si muove la gente. Tutto nei comportamenti e nelle affermazioni di Renzi lascia credere che si vuole ridare credibilità alla politica e nel solo modo possibile, facendone cioè il tavolo di raccolta delle più genuine aspettative della gente senza farle passare e filtrarle attraverso gli alambicchi della snervante e deformante mediazione di politica e burocrazia. Può darsi allora che una contaminazione populista porti bene ai programmi renziani, senza ovviamente piegarli sui versanti eversivi propri di certi polulismi.
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Sabato 1 Marzo 2014
Il tempo sembra essersi fermato
La legge del Marco
Ernesto Magorno*
Marco Minniti e Matteo Renzi
Minniti ancora sugli scudi. È sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti. È ancora lui il calabrese che si trova più a suo agio nella stanza dei bottoni Ci speravano in tanti dei nostri con la maglietta del Pd ma alla fine Matteo Renzi, immaginiamo non ascoltando nessuno dei conterranei ma solo prestando fiducia a consigli più altolocati, nel suo gabinetto più ristretto ha portato Marco Minniti. Non proprio un volto nuovo della politica a queste latitudini Marco Minniti ha usato bene il tempo e l’antisbiadente frequentando quasi esclusivamente ambienti della Capitale piuttosto che sporcarsi le mani da queste parti. Se vogliamo è stato questo il limite, o la sua forza, fatto sta che l’usura del potere locale non lo ha coinvolto e ha finito per farsi trovare sempre pronto all’appuntamento con il potere nazionale. Col tempo poi s’è costruito un profilo di apprezzato conoscitore delle dinamiche militari internazionali prima e dei servizi di intelligence poi e proprio con quest’ultimo bagaglio conoscitivo s’è affermato anche questa volta, anche con il regno di Matteo Renzi. Dalemiano quando era il tempo, fino a imitarlo anche nel lessico e nelle movenze Minniti s’è fiondato sul verbo di Valter Veltroni al momento giusto e questa ultima mossa ha finito per portargli definitivamente fortuna perché proprio dai consigli dell’ex sindaco di Roma s’è mosso Matteo Renzi prima di premiare il “nostro” Minniti. Che raccoglie, va detto, una delega pesante in un contesto, la presidenza del Consiglio dei ministri, che lo premia più dei governi Prodi e al pari di quello di D’Alema. Come se il tempo si fosse fermato per Minniti, con un congelamento della sua carriera ai livelli più alti. Detto del ministero affidato a Maria Carmela Lanzetta che vale più per la promozione mediatica che per la sostanza è di Marco Minniti la
poltrona più alta del potere di Calabria nella stanza dei bottoni. Che sia troppo o troppo poco per la Calabria e per le aspettative dei calabresi è presto per dirlo certo è che in tanti ci saranno rimasti maluccio. A partire da tutti quelli che aspiravano a un posto di sottogoverno in quota Pd in nome e per conto delle logiche compensative tra aree, quella sorta di Calabria camera di compensazione che Renzi, dopo l’episodio Lanzetta, aveva mostrato di prediligere. E così ci speravano, e clamorosamente, Stumpo, D’Attorre. Poi per altre logiche Stefania Covello e altri e altre ancora. Ma niente. Le intercessioni, le letterine, magari i caciocavalli, l’onnipresenza ma non l’onnipotenza di qualcuno dei “nostri” a far da garante non sono serviti a niente. Renzi è andato per altre logiche e per altri canali e non è dato sapere se è questo solo l’antipasto di un modus operandi appena agli albori. Certo è che Minniti non aveva molti sponsor tra i nostri ma gli sono bastati e avanzati quelli che si porta appresso da sempre e che stanno a Roma. Difficile e prematuro ipotizzare se Renzi farà così anche, per esempio, quando si tratterà di individuare la migliore figura possibile per la presidenza della Regione. Troppo presto. Per ora il messaggio che passa è che il premier ascolta, analizza e poi decide e va per la sua strada e le sue logiche che non sempre, anzi raramente, coincidono con i desiderata dei “nostri” conterranei. È l’altro volto di Renzi, quello che non in molti avevano considerato. Come la rottamazione che si ferma a Eboli. Scendendo verso sud poi ci sono Tonino Gentile e Marco Minniti agli svincoli autostradali e nessuno se la sente di dire che s’è aperta oggi una fase politica tutta nuova...
Esprimo soddisfazione per la conferma del senatore Minniti a sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega ai Servizi segreti. Una nomina che è avvenuta in continuità con il lavoro già brillantemente svolto in un ambito istituzionale particolarmente rilevante e delicato, per il prosieguo del quale, a nome di tutti i democratici calabresi, non posso che esprimere al senatore Minniti il miglior augurio di buon lavoro. Da questo esecutivo mi aspetto grande attenzione per la Calabria. Una regione che non vuole assistenzialismo fine a se stesso, ma interventi e risorse mirate che ne promuovano concretamente lo sviluppo e la crescita. In questo senso i parlamentari calabresi del Partito democratico saranno uniti nel chiedere con forza di essere interlocutori diretti e principali del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, verso cui ripongono massima fiducia e grandi aspettative per avviare una azione di radicale cambiamento della nostra regione. Pertanto, chiederò in tempi brevi che sia fissato un incontro tra i parlamentari calabresi del Pd e il presidente del Consiglio per affrontare le gravi emergenze e il declino a cui la giunta Scopelliti e tutto il centrodestra sta portando la Calabria. * segretario Pd Calabria
Iole Santelli *
Gratteri esposto al ridicolo Il presidente del Consiglio ha mostrato già, nel comporre il suo governo, di ignorare completamente il Sud dell'Italia. Ancora peggiore il suo comportamento è stato nei confronti della Calabria. Ha palesemente reso tutti consapevoli di quanto nulla conosca di questa regione che ha preso a schiaffi. Siamo alla vigilia del momento in cui Renzi completerà la sua squadra di governo. Per questo voglio evidenziare un grave errore affinché sia anche da stimolo per evitarne altri o per correggere la rotta. C’è stata una sceneggiata, devo dire poco edificante, sul dottor Nicola Gratteri. Non si utilizza il nome di un magistrato serio e stimato solo a fini di campagna pubblicitaria. Devo davvero ritenere il presidente Renzi talmente poco esperto e con così poca sensibilità istituzionale da aver gettato in pasto all'opinione pubblica il nome del dottor Gratteri senza prima aver consultato il Quirinale? La Costituzione prevede in capo alla Presidente della Repubblica la nomina dei ministri e da sempre su quella del Guardasigilli il Capo dello Stato, anche in quanto presidente del Csm, ha esercitato un forte ruolo. deputata di Forza Italia
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Sabato 1 Marzo 2014
Non l’abbatte nessuno
Accerchiamento FALLITO Nonostante l'assalto mediatico e mille resistenze il senatore del Nuovo centrodestra, Tonino Gentile diventa sottosegretario alle Infrastrutture Scopelliti e Fedele
Orgogliosi di lui
Angelino Alfano Alle sue spalle, Tonino Gentile
Non sappiano se il giuramento si trasformerà presto in spergiuro, in remissione consensuale considerata la piega mediatica che ha preso, prende e probabilmente prenderà la faccenda. Ma certo è che la nomina di Tonino Gentile a sottosegretario non era per niente scontata. Poi la possiamo archiviare come prova di forza, di buone amicizie e buoni uffici, di ottimi documenti posseduti nella borsa e per tutti i gusti a vantaggio del senatore cosentino. Ci si può divertire alla caccia dei mille perché senza sorvolare su una presa di posizione in suo favore di Angelino Alfano che evidentemente ha fatto la differenza. Tutto si potrà dire e si dirà a proposito della nomina senza mai però distrarsi da un punto fermo, da un fatto inconfutabile che è andato “in onda” negli ultimi giorni e nelle ultime ore: Tonino Gentile è stato messo in mezzo da tutti i media. Provinciali, regionali e nazionali. Su carta, web e video. Un accerchiamento micidiale e seriale che s’è andato poi via via intensificandosi man mano che si avvicinava la data e l’ora delle nomine dei sottosegretari. Finanche il Tg1 delle venti, e qui non sappiamo quanto con genesi distante dal governo, gli ha dedicato un ricamino malefico a nomina peraltro avvenuta (quindi semmai per rimetterla in discussione). Ma non c’è stato niente da fare, almeno per ora. Tonino Gentile sottosegretario doveva diventare e sottosegretario è diventato, peraltro in uno dei dicasteri più influenti sul piano degli investimenti pubblici e dell’incidenza sul territorio. Un
colpo per lui, per Angelino che l’ha spinto, per Quagliariello, ipotizziamo anche per Scopelliti che più con la mente che con il cuore ha fatto il tifo per lui in queste ore perché sa bene, da “impicciato” a “impicciato”, che se si mette male per tutti poi si mette male davvero per tutti. Ma come non analizzare l’accerchiamento micidiale subito da Gentile e tutto d’un colpo, superiore persino a quello magari più giustificabile che per altre faccende ha dovuto fronteggiare molti anni fa a seguito dello scandalo della Cassa di Risparmio. La presunta censura che avrebbe operato per interposta persona sul quotidiano l’Ora della Calabria comincia a prendere sembianze da gossip pop sotto l’ombrellone. In un primo momento attraggono, poi possono finire pure per stancare. La faccenda in ogni caso ha coinvolto facilmente media nazionali e politici nostrani, ma come abbiamo già accennato la scorsa settimana è più complesso il quadro e meriterebbe altri approfondimenti. Con memorie storiche e approfondimenti più consoni alla posta in gioco e agli attori in scena, che non sono per un pubblico qualsiasi. Qualcuno di sicuro è stato ingenuo, qualcun altro sta bluffando. Qualcun altro ancora cerca gli ultimi sospiri di notorietà. Presto calerà il sipario, o l’udienza, o la verità magari. Certo è che Renzi ha dovuto fare i conti con i buoni uffici (e i buoni documenti) di Tonino Gentile e l’ha dovuto fare sottosegretario. Fino a prova contraria l’ha spuntata Tonino ma può ancora succedere di tutto...
«La nomina del senatore Antonio Gentile alla carica di sottosegretario alle Infrastrutture è un riconoscimento importantissimo per tutti i calabresi». Lo afferma il presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, del Nuovo centrodestra. «Sono molto contento - continua Scopelliti - perché quello delle Infrastrutture è un settore particolarmente importante per la definitiva crescita della nostra regione, che deve colmare un gap storico nei confronti di altre realtà. Il senatore Gentile, quindi, quale interlocutore qualificato e attento, avrà la possibilità di raccogliere le istanze provenienti dal territorio e portarle direttamente all’attenzione del governo, andando a supportare il ministro Lupi che, già nel recente passato, ha dimostrato più volte di avere a cuore le sorti della Calabria. Questa nomina è un riconoscimento per tutta la classe dirigente calabrese del Nuovo centrodestra - conclude il governatore della Calabria - e dimostra che mai come oggi la nostra regione, attraverso i propri rappresentanti, ha un ruolo da protagonista a livello nazionale». «Desidero rivolgere i migliori auguri di buon lavoro e le congratulazioni per la prestigiosa nomina a sottosegretario alle Infrastrutture conferita dal Consiglio dei ministri al senatore del Nuovo centrodestra, Tonino Gentile. Il ruolo del neo sottosegretario Gentile diventa strategico per l’amministrazione guidata dal presidente Scopelliti al fine di sostenere e supportare le azioni intraprese dalla giunta calabrese nel settore dei trasporti». Lo afferma l’assessore regionale ai Trasporti Luigi Fedele in merito alle nomine del Consiglio dei ministri. «Sono certo - aggiunge - che insieme al ministro Lupi, che rappresenta già un valido punto di riferimento per la Calabria, il nuovo sottosegretario Gentile, attraverso un rapporto di collaborazione fattiva con l’assessorato che dirigo, si possa fare portavoce delle istanze di questa terra con lo scopo di affrontare le criticità presenti ed individuare le giuste soluzioni che portino, poi, ad un appianamento del deficit infrastrutturale della Calabria e della rete del sistema dei trasporti in generale. Desidero rivolgere, altresì, gli auguri ad un altro calabrese nominato nella schiera dei sottosegretari, Marco Minniti - conclude - che ha assunto l’incarico di autorità delegata per la sicurezza della Repubblica».
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Sabato 1 Marzo 2014
Mezzoeuro Cassonetti in viaggio
Un sospiro di sacchetto
scarica di Alli è un segnale positivo - anche se vogliamo capire bene cosa si vuole fare in quel sito con questo nuovo finanziamento -, non capiamo assolutamente la necessità - scrive l’associazione - di realizzare un impianto di trattamento dei soli rifiuti indifferenziati e una nuova discarica di servizio previsti dalla Regione Calabria nel sito di Alli, quando sarebbe invece fondamentale rimodulare quel finanziamento per la bonifica delle discariche esaurite e per nuove soluzioni impiantistiche finalizzate al riciclaggio a servizio del nuovo scenario di raccolta differenziata previsto per Catanzaro».
«È stata riaperta la discarica di Pianopoli. È un primo segnale positivo per la gestione dell’emergenza dei rifiuti». Lo ha dichiarato l’assessore all’Ambiente della Regione Calabria Franco Pugliano, che ha proseguito: «Stiamo lavorando per ritornare alla normalità attraverso una serie di azioni in profondità che possano risolvere in modo strutturale le carenze del sistema. In primo luogo, stiamo attuando azioni serie e durature attraverso la raccolta differenziata che consentirà una minore produzione dei rifiuti. In secondo luogo, con il completamento e l’ammodernamento degli impianti calabresi aumenterà la quantità di riciclo dei rifiuti per un utilizzo produttivo». L’assessore Pugliano ha nuovamente richiesto la collaborazione di amministratori e cittadini, ringraziando «tutti quelli che stanno responsabilmente collaborando per il ritorno alla normalità». Intanto Legambiente Catanzaro esprime «sgomento e forte dissenso in merito alla delibera passata a maggioranza in Consiglio comunale che di fatto dà il via libera alla realizzazione di una nuova discarica per rifiuti indifferenziati in località Alli. Una scelta politica in miope continuità - si legge - con la precedente gestione che minaccia la spinta propulsiva rivolta alla soluzione del problema dei rifiuti che era stata data con l’ accordo siglato con il Conai. Abbiamo apprezzato la presentazione della bozza di progetto del nuovo piano di gestione dei rifiuti e raccolta differenziata per il sub ambito Catanzaro e Gimigliano redatto da Conai, premessa positiva per bruciare le tappe e per arrivare alla sua approvazione definitiva e messa in pratica. In tal senso avevamo auspicato che i Comuni dell’ambito si affrettassero a decidere tra le varie ipotesi progettuali presentate dal Conai per procedere al più presto alla progettazione finale del piano industriale e al bando di gara per il gestore unico entro la fine di maggio. Questa è l’unica strada per far uscire la Calabria dal tunnel dell’emergenza e dei pessimi commissariamenti che ci trasciniamo dagli Anni ‘90 senza alcun percepibile miglioramento. Un commissariamento iniziato nel 1997 che si è caratterizzato solo - scrive Legambiente - per i suoi fallimenti nei mancati obiettivi di raccolta differenziata, nello sperpero del denaro pubblico e nella gestione poco efficace e trasparente con un contenzioso economico di milioni di euro e di conflittualità con le comunità e le istituzioni. E che ha prodotto una situazione impiantistica a dir poco imbarazzante con un inceneritore a Gioia Tauro assolutamente sovradimensionato, con impianti di trattamento meccanico biologico inadeguati al compito per cui sono stati costruiti, con una drammatica carenza di impianti per produrre compost di qualità». «Il sistema impiantistico pubblico in Calabria - si legge - è assolutamente inadeguato e deve voltare pagina. Serve un programma straordinario di ammodernamento impiantistico finalizzato al nuovo scenario fondato sul riciclaggio e sule auspicate politiche di prevenzione che ad oggi sono ancora un miraggio.In questo nuovo scenario se la notizia degli 800mila euro per la bonifica della di-
Riapre la discarica di Pianopoli. «Un primo segnale positivo per la gestione dell'emergenza rifiuti» dichiara l'assessore all'Ambiente della Regione Calabria Franco Pugliano Intanto Legambiente Catanzaro esprime forte sgomento in merito alla delibera passata in Consiglio comunale che di fatto dà il via alla realizzazione di una nuova discarica per rifiuti indifferenziati in località Alli
Intanto cittadini ed esponenti del Movimento Cinque Stelle hanno manifestato davanti alla sede della Giunta regionale, a Catanzaro, sull’emergenza rifiuti. I Cinquestelle hanno rivendicato misure atte a risolvere definitivamente il problema. Lo scopo della manifestazione, in cui non si sono visti sventolare simboli di partiti o movimenti politici, era, secondo quanto riferito dai dimostranti, quello di chiedere maggiore trasparenza nell’attuazione della recente delibera approvata dal Consiglio regionale, che sancisce la possibilità di conferire i rifiuti anche nelle discariche private. «Abbiamo voluto associare la protesta alla proposta, com’è abitudine del M5s sin da prima di entrare nelle istituzioni» ha detto il deputato Paolo Parentela, che ha partecipato all’iniziativa insieme a diversi Meetup, provenienti da ogni zona della Calabria, insieme ai rappresentanti di comitati (Battaglina e Lago). «I Meet up calabresi - afferma Parentela - hanno voluto organizzare una manifestazione a cui hanno partecipato, tra gli altri, i consiglieri di opposizione del Comune di Catanzaro Antonio Giglio e Vincenzo Capellupo, che ringrazio». «Dopo il sit-in di protesta - ha continuato Parentela - insieme ad una delegazione delle associazioni e dei comitati che hanno partecipato alla manifestazione, mi sono recato presso il dipartimento Ambiente della Regione Calabria a portare sul tavolo dell’Ing. Augruso che, in vece dell’Assessore Pugliano, ha potuto ricevere la nostra proposta di creare un tavolo di concertazione permanente verso l’applicazione della strategia rifiuti zero». La proposta, redatta dal Meet up di Catanzaro, vuole portare i cittadini e le associazioni a sedersi ad un tavolo tecnico con i politici ed i tecnici della Regione Calabria, con l’obiettivo di guidare la Regione verso la strategia “rifiuti zero”, già in fase di applicazione in diversi comuni italiani e famosissima in tutto il mondo. Augruso si è impegnato a consegnare nelle mani dell’assessore Pugliano le proposte del Movimento Cinque Stelle e si è dimostrato disponibile all’ascolto delle istanze presentate da cittadini ed attivisti. «Ribadiamo da anni - ha concluso Parentela - la necessità di iniziare a vedere i rifiuti come una risorsa, attivando un circolo virtuoso che possa creare centinaia di posti di lavoro nonché un indotto economico importante nel rispetto dell’ambiente che possa rilanciare la Calabria. Speriamo sia la volta buona e che la paventata disponibilità di Pugliano si traduca anche in impegno concreto che vada in un percorso diverso rispetto a quello tracciato dalla Giunta Scopelliti. Ne ha bisogno quella Calabria stanca di essere considerata la pattumiera d’Europa».
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Sabato 1 Marzo 2014
La salute prima di tutto
Transazioni a perdere
all’Asp di Cosenza?
Tecnicamente una transazione, un accordo, un lodo, figurativamente possiamo anche dire una stretta di mano a chiusura di un contenzioso tra ente pubblico e aziende private può trovare raziocinio solo se ci guadagnano tutti. Con un termine più amico degli ambienti economici diciamo che il tutto deve rientrare in un’operazione definita sostenibile. Il privato incassa, e possibilmente incassa subito. E l’ente chiude un conto aperto con un tribunale in sede civile non dico risparmiandoci per forza, me nemmeno perdendoci in modo così clamoroso e diseconomico da apparire fuori norma. È più o meno quello sarebbe accaduto alle casse dell’Asp di Cosenza che negli ultimi anni si sarebbe trovata a sborsare netto e interessi dilazionati nel tempo a strutture private in contenzioso così superiori al dovuto da far pensare male persino a un apostolo. È appena il caso di ricordare che di ipotesi stiamo parlando, al vaglio di vari organi di controllo economici e finanziari (e non sappiamo se e quando, semmai, anche giudiziari). Così come è appena il caso di ricordare che quando è la cassa di un ente pubblico a rimetterci vuol dire anche che ci hanno rimesso le tasche dei cittadini, di chiunque, di tutti noi. E andiamo al fatto, al presunto “fattaccio” che non trova in apparenza giustificazioni in termini di economicità e bilancio. Con una delibera della vigilia di Natale (sì, proprio il giorno della vigilia) di qualche anno fa il commissario straordinario dell’Asp del tempo metteva mano a un grosso debito contratto dall’azienda sanitaria nei confronti di un’azienda privata. Un debito certificato e confermato con sentenza di condanna in contenzioso anche in tribunale in sede di primo grado e appello. L’ammontare del dovuto, sigillato anche dalle carte bollate del giudice, era alto, molto alto. Parliamo di milioni di euro, decine di milioni di euro. A beneficiare di questo debito una società emiliana operante nel campo delle forniture di prestazioni nel campo delle strutture sanitarie private operanti lungo il Tirreno cosentino. Il commissario straordinario del tempo prende atto delle sentenze e decide di rateizzare il totale del debito con un piano di ammortamento mensile che in due anni, con un rateo abnorme e con tassi di interessi stranamente altissimi, è chiamato a estinguere il dovuto. Primo punto che non torna,
Operazioni finanziarie milionarie avrebbero avuto agio nel Palazzone della sanità dei cosentini Alcuni lodi con le cliniche private appaiono decisamente sconvenienti per le casse dell'ente con interessi da capogiro finiti niente di meno che in una società con sede in Svizzera o che suona strano quantomeno. Le rate sono alte ma in tempi non lunghi e gli interessi invece, quasi fosse dilatati per chissà quanti anni, sono smisurati, eccezionalmente alti. E veniamo al secondo punto “anomalo”. Questi interessi sul capitale dovuto dall’Asp finiscono per essere ceduti e poi liquidati mensilmente sul conto di una società con sede in Svizzera. E non è tutto. Al difensore dell’azienda privata emiliana, un noto avvocato cosentino, viene liquidata una parcella assai importante dall’Asp per la transazione di ipotetiche cessioni del credito, cifra che è almeno dieci volte superiore a quella (anche questa liquidata) fissata dal giudice del tribunale in sede di giudizio. Una cassa continua. L’Asp dilaziona un debito pagandolo molto di più, canalizza gli interessi altissimi presso una società svizzera e paga pure a un avvocato spese legali di transazione dieci volte superiori a quelle stabilite dal tribunale che ha sigillato il debito. Più a perdere ci così, se davvero è avvenuto tutto ciò, non si poteva agire. Dunque riepiloghiamo. Una società privata emiliana operante nella campo della fornitura di prestazioni sanitarie fa causa, mediante un avvocato di Cosenza, all’Asp di Cosenza. Avanza molti sol-
di, milioni e milioni di euro per prestazioni extrabudget. I giudici danno ragione all’azienda privata anche perché l’azienda sanitaria riconosce il debito senza colpo ferire. Alla cifra originaria quindi, già di per sé molto alta, sono ora da aggiungere gli interessi per la rivalutazione anche questa cifra milionaria e non di poco conto. A questo punto sarebbe intervenuta la transazione, decisamente a perdere sulla carta per le casse dell’Asp. L’azienda privata emiliana rinuncia al 20 per cento del credito e cede a una società svizzera gli interessi maturati e riconosciuti ricavandone in cambio due terzi cash, liquidi. Tutto sembra a posto, fluido e conveniente per tutti. L’Azienda sanitaria risparmia qualcosa, l’azienda emiliana perde qualcosina ma incassa subito grazie all’acquisto degli interessi da parte di una fantomatica società svizzera. Ma le cose non sarebbero andate poi così. L’azienda sanitaria paga fino a un certo punto, non ce la fa a onorare tempi e modalità. Interviene la Regione che rileva la parte rimanente del debito e solleva l’Asp dal dovuto, con tutti gli oneri compresi. Ma è una parvenza, anche in questo caso le cose non vanno così. Quando arriva il momento di predisporre l’atto che delibera il trasferimento del debito alla Regione, atto che solleva l’Asp e che le fa risparmiare milioni così come accordato, la direzione dell’Asp del tempo sospende tutto affidando a un consulente tecnico una verifica del piano di ammortamento. Sì, avete capito bene. A un certo punto l’Asp può smettere di pagare, paga la Regione direttamente. Ma i suoi vertici non ci stanno e fanno riesaminare il piano di ammortamento del debito residuo. L’Asp vuole continuare a pagare e a perdere. E così si riprende a pagare la società emiliana e quella svizzera per il conto interessi superando poi abbondantemente la cifra complessiva del debito pattuita e sentenziata dal tribunale. Un capolavoro. L’Asp riconosce un debito, lo paga molto di più, deposita gli interessi a una società svizzera, quando arriva l’occasione di sbolognare il malloppo alla Regione lo rivuole indietro riprendendo a pagare netto e interessi e per di più, in sede di transazione, paga il legale dell’azienda privata emiliana dieci volte più di quanto stabilito dal giudice. Complimenti. Cosa non si fa per la salute...
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Sabato 1 Marzo 2014
Drastico taglio in Calabria
Banca Carime Fuga dal Sud di Oreste Parise
In Italia si segnala qualche piccolo segnale di ripresa dell’economia. L’encefalogramma economico meridionale continua a mantenersi piatto, senza alcuna attività cerebrale che possa preannunciare un possibile risveglio dal coma profondo in cui è caduto. Tecnicamente questo è comprensibile poiché la ripresina è export-oriented, trainata dal riequilibrio della bilancia commerciale dovuta soprattutto all’aumento delle esportazioni. Le imprese meridionali hanno un ruolo molto marginale in questo processo, quelle calabresi solo virtuale poiché con le quote da prefisso telefonico non riescono a incidere significativamente sul dato statistico. Per avvertire il fenomeno a queste latitudini bisognerà attendere la ripresa dei consumi interni, una condizione che può realizzarsi soltanto a due condizioni: il sostegno pubblico al reddito delle famiglie e il credito per favorire gli investimenti delle aziende sopravvissute a questo cataclisma economico. Entrambe queste condizioni appaiono molto lontane, considerato che nel discorso di insediamento del nuovo premier il Mezzogiorno è stato semplicemente ignorato come un problema marginale che non ha alcuna rilevanza nazionale. Dal canto loro le banche sono unicamente preoccupate di riequilibrare i loro conti concentrandosi sulle attività speculativa e abbandonando alla deriva le attività produttive. La crisi delle aziende provoca una restrizione del credito, che a sua volta prova una crisi a cascata dell’intero sistema produttivo, una spirale perversa che non si riesce ad interrompere. Qualche lucido osservatore mette in rilievo che un territorio come il Mezzogiorno (e la Calabria ancor di più) diventato un deserto industriale ha delle potenzialità di crescita enormi in un momento di riequilibrio dell’intero sistema, che ha bisogno di maggiore coesione territoriale poiché sembra impossibile che a più di centocinquanta anni dall’Unità non si sia riusciti a amalgamare il Paese, ma soprattutto non si riescano a sfruttare le sue enormi potenzialità. Molto grave, ad esempio, quanto si sta verificando nel gruppo Ubi Banca, una costellazione di istituti bancari sparsi sul territorio che avrebbero dovuto garantire uno stretto rapporto con l’economia locale e garantire una adeguata assistenza creditizia all’imprenditoria. Tra queste vi è la Carime (Cassa di Risparmio Meridionale), che nel nome porta le stigmate della sua origine, essendo una degli istituti sorti dalle schegge della vecchia Cassa di Risparmio di Calabria e Lucania, la più importante banca calabrese e una delle più significative nell’intero Mezzogiorno di cui si è persa la memoria. Vive ancora nel cuore e nella mente dei tanti impiegati, funzionari e dirigenti che hanno vissuto sulla loro pelle il dramma di un fallimento di cui ancora nessuno ha capito realmente le reali dimensioni e la necessità storica di privare il territorio di uno strumento che oggi si sarebbe rivelato indispensabile per governare questo disperato momento di crisi. Di questo progressivo abbandono del territorio da parte dell’Ubi Banca, Emilio Contrasto, segretario generale nazionale dell’Unità sindacale Falcri-Silcea e per lungo tempo segretario re-
Di meridionale tra poco non rimarrà che un fugace riferimento nell'acronimo, di significato sempre più oscuro. Di fatto l'Ubi Banca si allinea al resto del sistema bancario e riduce sempre di più il suo impegno nell'assistenza dell'economia reale sponsabile Gruppo Ubi Banca, carica che detiene tuttora, ne è un testimone attento avendo partecipato a questo processo fin dalla discesa del Gruppo in Calabria.
Emilio Contrasto
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Sabato 1 Marzo 2014
Drastico taglio in Calabria
solutamente compatibili con una cosiddetta “banca del terzo millennio”. Si tratta di un particolare indirizzo gestionale dell’Ubi Banca o è un comportamento generalizzato? È sufficiente dare una occhiata ai dati statistici della Banca d’Italia per capire che il credit crunch, la restrizione del credito, è la conseguenza del comportamento dell’intero sistema bancario. Quello che succede in Carime basta per dare l’idea di come alle grandi banche italiane non interessa più assistere i territori meridionali, con grande nocumento per le attività produttive e per le famiglie che viceversa in questa delicata fase di crisi economica necessitano di aiuto. Per capire questo triste fenomeno, basta analizzare i numeri che riguardano quella che era, purtroppo sino alla fine degli anni novanta, la prima banca del Sud per rete sportellare, per masse gestite e per numero di dipendenti. Si è passati, infatti, da 335 sportelli dislocati tra la Puglia, Calabria, Basilicata e Campania agli attuali 242, da un totale di dipendenti in servizio pari a 4.366, a 2.116 al 31 dicembre 2013. In sostanza, i territori meridionali sono stati privati di un fondamentale strumento di assistenza qual’è l’istituzione creditizia. Di questo passo, la distanza tra Sud e Nord crescerà ancora in modo inesorabile.
Intervista a Emilio Contrasto
Come è possibile intervenire in un contesto in cui le banche sono tutte private? Il comportamento attuale delle banche è la conseguenza degli interventi legislativi intervenuti negli ultimi decenni che avevano lo scopo di disboscare la foresta pietrificata, come veniva definito il sistema creato dalla riforma del 1936. Dopo quella stagione la politica non ha più saputo o voluto affrontare il problema del credito adagiandosi su aspettative messianiche del mercato come supremo regolatore degli equilibri economico-sociali. La politica sembra prigioniera delle banche, mentre deve ritornare ad essere protagonista, dettare le regole, imporre le scelte di politica economica e bancaria.
Cosa sta succedendo in Ubi Banca? È in corso il confronto sindacale sull’ennesima manovra che penalizza ulteriormente i territori calabresi e più in generale quelli meridionali. Quali sono in motivi per cui si continua a fare dei programmi di ristrutturazione senza trovare un equilibrio? Nel corso degli ultimi anni si è assistito a continue scosse di assestamento alla ricerca di un equilibrio economico, ma di volta in volta si è dovuto registrare che gli obiettivi prefissati non venivano raggiunti. Siamo in fibrillazione continua che incide sullo stato psico-fisico del personale costretto a una situazione di precarietà lavorativa che penalizza anche i risultati operativi. Nei fatti si è progressivamente abbandonata la politica di sostegno allo sviluppo del Mezzogiorno che era la condizione indispensabile per creare le condizioni di equilibrio economico e gestionale. Si è invece scelta la strada, che oggi va molto di moda chiamare “spendig review”, che vede agli non lineari, ma concentrati esclusivamente sul personale e l’attività di intermediazione finanziaria. Questo non può essere considerato l’effetto dell’introduzione delle nuove piattaforme informatiche che hanno standardizzato molte operazioni consentendo una gestione automatica di tantissime operazioni? Questa è una evoluzione che ha investito tutte le banche, che hanno potuto aumentare il volume delle operazioni in maniera esponenziale riducendo il personale. Questo è possibile se si assume un ruolo di gestione della liquidità di tipo “passivo”, limitandosi alle operazioni automatiche o di trading finanziario. Tuttavia l’attività bancaria rimane essenzialmente un servizio per il quale il contatto diretto con la clientela è ineliminabile. Altrettanto ineliminabile è la competenza e la professionalità in operazioni complesse e di finanza sofisticata. Bisogna anche porre un freno alle operazioni speculative, all’idea che la finanza possa generare ricchezza senza contaminarsi con l’economia reale. Siamo di fronte al fallimento del concetto di banca
universale, una concezione che ha attraversato l’ultimo quarto del secolo scorso e che oggi mostra tutti i suoi limiti. Quale sono le decisioni dell’Ubi Banca? Gli interventi vanno sempre nella stessa direzione dei tagli all’attività propria di intermediazione finanziari e questa volta si incide in maniera pesante anche sulla Banca Carime, l’azienda del Gruppo che opera nel Sud Italia. A chiudere i battenti saranno 13 sportelli, 6 dei quali in Calabria (Aiello Calabro, Altomonte, Brancaleone, Cosenza Ag. 5, San Ferdinando e Saracena). Questo non può essere in nessun modo compensato dagli sportelli automatici che offrono servizi di gestione della liquidità, poiché si perde completamente il contatto con la realtà locale, si crea una distanza abissale tra la richiesta di competenze del territorio e la struttura bancaria. Si tratta di un depauperamento della struttura sportellare della banca? In particolare Cosenza risulterà ulteriormente penalizzata dalla soppressione degli uffici di direzione centrale di Vaglio Lise, poiché il servizio staff di supporto alla direzione generale di Carime sarà trasferito a Bari dopo che pochi mesi or sono altre attività “core” della banca hanno subito la stessa sorte. Ciò si aggiunge, peraltro, alla scelta, già posta in essere, di depotenziare il ruolo delle filiali e delle aree che si sono viste nel tempo ridurre drasticamente i poteri di delibera. Questo significa che un imprenditore locale che desidera ricorrere alla Banca per le proprie esigenze finanziare potrebbe doversi confrontare con lungaggini burocratiche e tempi di risposta non as-
Qualche cosa si sta muovendo a livello di Unione europea. Il ruolo dell’Unione è certamente importante e qualche cosa si sta muovendo. Con la Vigilanza dei grandi gruppi affidata alla Bce ci si sta muovendo, sembrerebbe, verso la separazione tra l’attività finanziaria e speculativa da una parte e un recupero del modello di intermediazione finanziaria tradizionale dall’altra, con la regolamentazione dei flussi finanziari nei confronti dei mercati off-shore. La strada è ancora lunga e su questo fronte occorre un impegno per riportare l’attività finanziaria e bancaria in un alveo sociale adeguato ed in linea, anche, con le previsioni della nostra carta costituzionale. Questo attivismo europeo non può, però, essere un alibi per i nostri politici che non dimostrano di aver alcun interesse nei confronti del mondo bancario e finanziario, che ha un impatto diretto e immediato con lo sviluppo del territorio. In particolare il Mezzogiorno non ha più voce in questo campo. I centri decisionali economico-finanziari come la Carime in Calabria sono stati tutti smantellati e la governance dei grandi istituti è esclusivamente nei grandi gruppi bancari del Nord. Anche le poche realtà che portano nel nome una reminiscenza della loro origine sono completamente nelle loro mani. Non è più possibile che i politici meridionali, al di là di qualche isolato e volenteroso intervento, rimangano sordi al grido di allarme dei propri concittadini. Il nostro sindacato continuerà la propria battaglia per far sì che tale stato di cose registri una chiara inversione di rotta e le Banche, quindi, ritornino a fare con responsabilità il proprio mestiere.
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Sabato 1 Marzo 2014
Mezzoeuro Ci sono urne pesanti all’orizzonte
Le trattative per la designazione dei candidati a sindaco della città di Rende proseguono e si avviano verso la conclusione. Nel Nuovo centrodestra si conferma la candidatura del consigliere regionale Rosario Mirabelli mentre Forza Italia non ha ancora deciso se partecipare con un proprio candidato a sindaco, dipende dal patto di non belligeranza nella coalizione che al momento, visto da qui, appare una chimera. Se Forza Italia non dovesse prender parte alla competizione sarà forse più magari per carenza di punte di diamante che per altro (ammesso che Mirabelli lo sia...) ma tant’è, si vedrà nei prossimi giorni.
Rende si fa in tre In attesa del Principe... Svoltando più al centro rimane in pista la candidatura dell’ex assessore Eraldo Rizzuti candidato della Nuova democrazia cristiana forte dei consensi di area cattolica e del centro moderato. Per quanto riguarda Orlandino Greco in campo con due liste il candidato più accreditato è l’ex assessore Luca Pizzini ma anche qui non è dato sapere se Orlandino, in pista più per cercare voti a Mario Oliverio che per altro, abbia un peso specifico elettorale o meno. Si rafforza anche Mario Toteda che risulta al momento il candidato più popolare del territorio sostenuto da 4 liste alle quali va aggiunto il sostegno della lista di Mimmo Talarico (che nel frattempo non si capisce bene, rivoluzione francese a parte, che approdo avrà soprattutto in relazione ai rimborsi dei gruppi consiliari). Anche il Movimento 5 Stelle, che punta a raggiungere la percentuale di almeno il 10%, starebbe per designare il giovane giornalista Domenico Miceli molto conosciuto nella città. È un nome pulito, esperto di tematiche ambientali e lotte civili, una gara da seguire la sua anche se probabilmente di bandiera. E veniamo al mare in perenne tempesta del Pd. C’è ancora molta incertezza, va detto subito. Si fanno i nomi di Raffaele De Rango, Giuseppe Gagliardi, Pasquale Verre e tra i giovani Francesco Mirabelli. Avrebbe pensato di scendere in campo anche l’amministratore della Rende Servizi Umberto Vivona che oltre a ricoprire un ruolo di prestigio gode della fiducia del giovane gruppo dirigente. I dirigenti del Pd non possono permettersi altri errori, hanno già registrato un battuta d’arresto alle recenti primarie facendo soccombere Magorno rispetto a Canale e Lo Polito che insieme lo hanno superato nettamente. Un dato molto sorprendente questo. Il leader Sandro Principe starebbe meditando di cedere alle richieste che provengono da una parte del gruppo dirigente che vorrebbe in campo la sua candidatura vista la situazione abbastanza complicata e considerato che i cittadini addebitano agli ultimi due sindaci e alle ultime due giunte, da lui scelte, la crisi della città, l’attuale commissariamento e il deficit del Comune. Se così fosse si avrebbero tre candidati che si giocano l’importante partita della strategica città di Rende. La lotta sarà fino all’ultimo voto tra Rosario Mirabelli, Mario Todeda e il candidato che sceglierà il Pd, al ballottaggio andranno i due candidati che avranno riportato la percentuale più alta delle preferenze dato questo che è notevolmente
Magorno all’attacco
Unità e dialogo Parliamone... Una grande e forte alleanza democratica, da costruire come progetto alternativo e contrapposto al centrodestra, è quella che dobbiamo realizzare rendendoci capaci, come Pd, di dialogare ed aprirci a tutte quelle forze che vogliono condividere un percorso comune di cambiamento e di governo della nostra regione. Il “modello Reggio”, un bluff mediaticamente ben costruito, i cui effetti deleteri si stanno rivelando in tutta la loro drammaticità, si è dimostrato più che fallimentare applicato ad una Regione complessa come la nostra. Finito l’effetto immagine, la favola si è trasformata nell’incubo di una giunta regionale che si è dimostrata incapace di gestire l’ordinario così come le emergenze. Nella prossima settimana, per questo, inconRosario Mirabelli, Sandro Principe trerò tutte le forze politiche, sociali ed econoe, in primo piano, Mimmo Talarico Sopra, il municipio di Rende miche che sono interessate, come detto, a dare vita ad un’alleanza democratica che sia capace di edificare le fondamenta di una nuova stagione di governo per la Calabria, con responsabilità e spirito innovativo. Nel contempo proseguirò il mio viaggio di ascolto nel Pd calabrese, partendo, come annunciato, dalla federazione e dai circoli della provincia di Crotone. L’intento è di ridare voce a dirigenti e militanti per troppo tempo inascoltati e ricucire il tessuto di un partito che è vivo e ricco di energie che in questi ultimi anni sono state tenute ai margini. L’unità oltre che sulla capacità di stare insieme, la stiamo costruendo su un programma che parta innanzitutto dalle grandi questioni calabresi irrisolte: legalità e lotta alla ‘ndrangheta, sanità, occupazione, adeguato utilizzo di fondi comunitari ed investimenti. Solo se saremo coesi sui valori che ci accomunano, sui progetti da realizzare noi democratici calabresi riusciremo a ridare fiducia a noi stessi e ad una regione che attende segnali positivi e di riscatto. condizionato dalla discesa o meno in campo di Sandro Principe. Se ci sarà lui, il posto dello sfiErnesto Magorno dante se lo contenderanno gli altri. Altrimenti tutsegretario Pd to può accadere come dimostrano le primarie dell’altra domenica dove Magorno ha conosciuto, in silenzio, le prime sberle dell’entroterra.
Mirabelli, Toteda e un candidato del Pd Questa la griglia di partenza dei favoriti alla poltrona di sindaco della città del Campagnano Anche se il capogruppo regionale sta per cedere a chi lo vorrebbe in campo...
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Sabato 1 Marzo 2014
Le eccellenze per sperare
Malattie rare
Imparare per rispondere Colpiscono una persona ogni 2000 abitanti e fino ad ora ne possiamo contare - perché censite - circa 8000. Quello delle malattie rare sembra solo apparentemente un mondo sconosciuto perché le patologie sono talmente tante e in continua evoluzione che le possiamo affermare che l’incidenza di tali patologie è comunque alta nella popolazione. Il 28 febbraio è la “Giornata mondiale delle Malattie rare” e l’Irccs Neuromed ha proposto, in collaborazione con il Liceo scientifico ‘A. Romita’ di Campobasso un incontro-dibattito con gli studenti al fine di approfondire non solo le tematiche relative a tali particolari patologie ma anche sottolineare quanto la ricerca scientifica fa e può continuare a fare per superare l’ostacolo che ancora tiene ferme le malattie rare vale a dire una cura certa. Il presidente Mario Pietracupa ha sottolineato la necessità di «partire dal mondo della scuola e dai giovani per ogni obiettivo che si vuole perseguire. Anche oggi, nella Giornata mondiale delle Malattie rare, - ha continuato il presidente della Fondazione Neuromed - dobbiamo perseguire insieme l’obiettivo di divulgare la giusta informazione e l’assistenza. Io ho il privilegio di stare a contatto con i ricercatori - ha poi detto Pietracupa rivolgendosi ai ragazzi - e devo sottolineare la loro straordinarietà perché dedicano la vita, spesso con poche soddisfazioni economiche, agli altri. Dico a voi ragazzi, quindi, di avvicinarvi al mondo della ricerca ed ai valori che la contraddistinguono quali la grande dedizione, passione, il sacrificio nonché la multidisciplinarietà. Partiamo proprio da quest’ultimo presupposto: fare gioco di squadra sempre, diversamente non usciremo mai dal vicolo cieco dell’autoreferenzialità».
L’apprendimento di oggi indispensabile per le soluzioni da offrire domani L'Irccs Neuromed di Pozzilli (Is) invita a condividere i valori della ricerca scientifica La dottoressa Licia Iacoviello, ricercatrice del dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’Irccs Neuromed ha parlato dell’evoluzione della ricerca sulle malattie rare, come il mondo scientifico si è affacciato a queste problematiche dall’istituzione, negli Stati Uniti, dell’Associazione nazionale delle malattie rare, fino alla nascita nel 2000, grazie alla Comunità europea, della Commissione per i farmaci orfani. «Ricercatori e medici devono fare i conti con la rassegnazione che nasce nelle persone che hanno una malattia rara. - ha affermato la dottoressa Iacoviello nel suo intervento - La capacità di diagnosticare non basta, dobbiamo sviluppare percorsi che portino e spieghino, istituzionalizzandolo e facendolo diventare sociale, il problema. Informarsi soprattutto per voi ragazzi è un dovere. Dovete essere coscienti e dovete essere capaci di giudicare creare e migliorare l’interesse politico e sociale sulla malattia per fare in modo che sia sempre meno presente nella società e sempre meno sofferente.
Per questo fate vostra la conoscenza e non fatevela raccontare da altri. Prendersi cura delle malattie rare significa prendersi cura della diagnosi, della prevenzione, cercare di poterle affrontare il prima possibile. Per questo il sostegno socio-economico è indispensabile». Dal punto di vista dell’educazione alle nuove generazione in fatto di rispetto e conoscenza di tutto ciò che è diverso la scuola risulta avere un ruolo fondamentale. Nella cultura di un tempo il diverso, in disabile, colui che aveva una malattia poco conosciuta veniva nascosto agli altri perché era proprio la società che non riusciva ad accettarlo. Un’inversione di tendenza che è iniziata da anni ma che deve continuare a svilupparsi al fine di sostenere quell’impegno sociale di cui la dottoressa Iacoviello parla nel suo intervento. Avere i mezzi per curare tali patologie rare è indispensabile. La ricerca Neuromed è all’avanguardia nel contesto della Genetica molecolare rispetto alle patologie che colpiscono il sistema nervoso centrale tanto da vantare al suo interno un Centro di Genetica molecolare e Malattie rare che fornisce diagnosi genetiche in convenzione con il Ssn di molte malattie ereditarie tra cui Corea di Huntington, atassie dominanti e recessive, distonia familiare di tipo Dyti, atrofie muscolari e spino bulbari (Sbma), angiomi cavernos familiari, parkinsonismi recessivi. In collaborazione con altri Istituti anche distrofia miotonia, neuropatie e demenze familiari. Le procedure relative alla diagnosi di queste malattie sono conformi ad un protocollo approvato dal Comitato di Bioetica ed in linea con le norme etiche raccomandate dalla Federazione mondiale di Neurologia e dall’International Hunting association.
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Sabato 1 Marzo 2014
Mezzoeuro Le eccellenze per sperare
Ma come si studiano le malattie rare?
Quali sono le procedure e cosa fa lo scienziato per arrivare ad una cura, a migliorare la qualità della vita dei pazienti? La dottoressa Alba Di Pardo, ricercatrice proprio del Centro di Genetica molecolare dell’Irccs Neuromed ha sottolineato che «non esiste una definizione di malattia rara, - afferma la dottoressa Di Pardo - possiamo solo dire tali patologie colpiscono una persona su duemila, dato diverso per l’America, e che esistono tantissime malattie rare di cui circa ottomila hanno un nome, le altre ancora non sono state identificate. La causa, secondo la maggior parte degli studi, è da ricercare in una mutazione genetica; 80% quindi ha un’origine genetica, 20% sono definite invece malattie rare multifattoriali cioè derivano da fattori ambientali. La malattia rara di origine genetica colpisce in egual modo la popolazione pediatrica ed adulta e ci troviamo di fronte a patologie che non hanno una preferenza per alcuni organi. Non è detto dunque che una malattia rara colpisca solo il sistema nervoso centrale. Il nostro compito è innanzitutto capire se ci troviamo di fronte ad una malattia rara, diagnosi clinica, tramite un test genetico con cui viene letto l’intero Dna e quindi identificare la mutazione che causa quella determinata malattia rara censita. Si interviene, in questi casi, in generale con terapie farmacologiche. La mancanza di una conferma, cioè quando non riusciamo a confermare geneticamente la diagnosi che ci portava a pensare ad una malattia rara, iniziamo a leggere il Dna del paziente e studiamo le mutazioni. La ricerca della causa è necessaria per l’intervento successivo. La maggior parte delle malattie rare non ha cura per questo studiarle e conoscerne la causa è essenziale. I ricercatori per cercare di combattere due strategie: andare sulla causa cioè sulla mutazione del Dna e correggerla, parliamo in questo caso di terapia genica; l’altra strategia è riparare ai danni intervenendo farmacologicamente. La ricerca in viro, in laboratorio è essenziale perché permette di studiare ed identificare, tramite elementi biologici, la mutazione genetica». Un messaggio importante quello divulgato e che invita, altresì, i ragazzi a non arrendersi mai, così come non si arrendono coloro che convivono quotidianamente con una malattia rara, come i ricercatori nel loro mondo fatto di passione e di conoscenza.
Le eredità del sistema nervoso
La Malattia di Huntington La malattia di Huntington (MH) è un una patologia neurodegenerativa ed ereditaria del sistema nervoso, caratterizzata da disturbi sia fisici che mentali, provacati dalla progressiva morte delle cellule nel cervello. I sintomi generalmente appaiono tra i 30 e i 50 anni, ma la malattia può colpire sia i giovani che gli anziani. Questa è una malattia complicata che colpisce la mente, il corpo e le emozioni. I sintomi iniziali comprendono: difficoltà nella concentrazione, depressione e movimenti involontari tipo contorcimenti. Tuttavia i sintomi possono essere molto subdoli e diversi da persona e persona anche nella stessa famiglia. La patologia è progressiva e questo significa che nel tempo i sintomi e le difficoltà cambiano, peggiorano. È possibile fare il test genetico e decidere di sapere se una persona ha il gene del MH. La decisione di sottoporsi al test deve essere presa con la dovuta attenzione e cautela. Questo libretto risponderà alle più comuni domande riguardanti il test. Come faccio a sapere se sono a rischio di MH? La malattia di Huntington è una malattia autosomica dominante, non è una malattia contagiosa, ma ereditaria. Ciascuna persona che ha il gene mutato può trasmettere ai figli. Questo significa che ogni bambino nato da una persona che ha MH, indipendentemente dal sesso, ha il 50% di possibilità di aver ereditato il gene che causa MH. Ciascun genitore può trasmettere il gene MH alla progenie indipendentemente dal sesso. Questo significa che esattamente il 50% dei bambini di una persona con MH potrà sviluppare la malattia e 50% non la svilupperà? No, ciascun bambino ha la stessa probabilità di rischio, ovvero il 50%, di aver ereditato il gene MH mutato e questa probabilità è indipendente da quale sia il gene ereditato dai suoi fratelli e sorelle. Posso prendere MH in qualche altro modo? No, non si può prendere MH da nessun altra persona. Bisogna essere nati con il gene MH per sviluppare un giorno la malattia. In alcuni casi, una persona può sviluppare quello che sembra MH, sebbene non sia nota la storia familiare della malattia. Probabilmente, i familiari che hanno il gene MH, sono morti prima che i sintomi apparissero. In alcuni casi, può essere accaduto che un familiare che ha la MH, abbia ricevuto una diagnosi sbagliata, come per esempio Parkinson o altre patologie che hanno caratteristiche simili all'MH. In casi come questi vengono raccomandati i test genetici per confermare o escludere la presenza della mutazione responsabile dell'MH. Posso essere il primo ad avere la malattia? Può accadere inoltre, che si manifesti la malattia per la prima volta in una generazione? Si, può accadere che una persona manifesti la malattia senza che i genitori abbino avuto problemi simili, questo accade se il genitore asintomatico presentava nel proprio DNA un numero di CAG, nel gene MH, che definiamo intermedi (30-35 CAG). Sono valori che non si accompagnano sempre alla malattia, ma possono allungarsi, diventando patologici, nella trasmissione genitore/figlio che, qualora erediterà il tratto allungato, presenterà la MH nel corso della vita. Se sono nato con il gene, perché non ho ora MH? Noi abbiamo ereditato i nostri geni dai nostri genitori e pertanto siamo nati con loro. Alcuni geni sono "attivi" solo in una fase successiva della nostra vita. Un buon esempio è il gene per la calvizie. Molte persone sono nate con questo gene, ma è solo nell'adulto che è attivato, ed è allora che le persone cominciano a perdere i capelli. Inoltre, persone che hanno lo stesso gene, possono cominciare a perdere i capelli ad età diverse. Le persone nascono con il gene mutato, con l'MH, ma non si può dire quando, a che età comiceranno ad avere dei problemi. Il gene di MH è stato identificato? Si, il gene del MH è stato identificato nel 1993 e si trova sul braccio corto del cromosoma 4. Come è fatto questo gene? Ciascuna persona ha 23 paia di cromosomi in tutte le cellule del suo corpo. I geni sono presenti sui cromosomi e sono costituiti da acidi desossiribonucleici, o DNA. È stato stimato che gli uomini hanno 100.000 geni che influenzano lo sviluppo, la crescita e le funzioni del corpo, e sono trasmessi dai genitori ai figli. Il gene di MH si trova sul braccio corto del cromosoma 4. È un segmento di DNA che contiene una serie di ripetizioni "trinucleotidiche" ad un'estremità. I nucleotidi sono i mattoni del DNA e sono Adenina (A), Timina (T), Citosina (C) e Guaniana (G). Le ripetizioni trinucleotidiche coinvolte nell'MH sono Citosina-AdeninaGuanina (CAG). Ciascuno di noi ha due copie del gene MH, una ereditata dalla madre ed una dal padre. Se tutte le persone hanno il gene MH, perché solo alcune sviluppano la malattia? Se una persona svilupperà o non svilupperà la malattia dipende dal numero di CAG (triplette) ripetute contenute nel gene MH. Le persone che hanno ereditato il gene che causa MH hanno, in genere, un numero abbastanza elevato di ripetizioni, superiore a 36. Quelle con 30 o meno ripetizioni non svilupperanno la malattia. Ci sono una serie di studi che cercano di capire se le persone con un numero di ripetizioni tra i 30 e i 36, ovvero intermedie, svilupperanno i sintomi MH. Poche, meno dell'1% delle persone testate per il gene MH ha un numero intermedio di ripetizioni. MH è ereditata in maniera dominante. Questo significa che per sviluppare la malattia una persona deve avere solo una copia del gene con un alto numero di ripetizioni. Quasi tutte le persone con MH hanno una copia del gene normale, ereditata dal genitore sano, ed una con un numero di ripetizioni superiore a 36 ereditata dal genitore malato. È importante notare che il numero di ripetizioni è significativo solo per determinare se una persona svilupperà o no MH. Inoltre il numero di ripetizioni potrebbe essere correlato all'età di esordio ed alla severità della progressione della malattia. Infatti un elevato numero di ripetizioni è indicativo di una forma giovanile di MH con un'età di esordio inferiore a 20 anni. In questi casi le ripetizione possono essere molto più alte e la forma di malattia più grave, prende il nome di forma giovanile.
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Sabato 1 Marzo 2014
Le eccellenze per sperare
Test genetico: primo passo per la prevenzione Come posso sottopormi ad un test genetico? È attualmente possibile un test genetico da un prelievo di sangue, che può permettere di determinare se una persona ha il gene MH malato. Questo test non può, comunque, predire esattamente quando compariranno i sintomi. Ci sono tre categorie di test: 1) test presintomatico, per persone a rischio di MH, è il tipo di test che sarà discusso in dettaglio in questo libretto. 2) test di conferma che determina se persone che mostrano possibili sintomi sono affetti dalla malattia. 3) test prenatale che viene fatto per determinare se il feto è a rischio. Questo può essere fatto tramite amniocentesi o prelievi di villi del corion (Cvs), nei primi tre mesi di gravidanza. Che cosa implica il test presintomatico? La procedura del test presintomatico implica l'incontro con diverse figure professionali. Include una serie di sessioni come: un consultorio genetico, un esame neurologico, un incontro con uno psicologo, la consegna del risultato, successivi incontri. Il test in sé è un prelievo di sangue. Il proposito di questo test e di queste sedute, è assicurarsi che la persona che si sottopone al test comprenda le implicazioni della diagnosi di questa malattia e che sia preparata a ricevere il risultato del test. L'esame neurologico determinerà se è presente un sintomo iniziale di MH. La persona può decidere di ritirarsi dal test in qualsiasi momento e se volesse, a distanza di tempo, conoscere la sua situazione genetica, potrà ricominciare. Le sessioni del test si completano generalmente in uno o due mesi e richiedono visite e colloqui ripetuti presso il Centro. Vengono fatte alcune eccezioni come nel caso di persone che vivono lontano dal Centro o in altre circostanze che vengono discusse caso per caso. Posso portare un amico con me? È incoraggiata la compagnia di una persona amica o parente durante le fasi del test. Non è consigliabile portare un fratello/sorella o un'altra persona che sia a rischio di MH, e non si sia sottoposto al test. Tale persona potrà essere di aiuto nel supporto morale durante gli appuntamenti, nell'attesa del risultato del test, dopo aver ricevuto il risultato ed ancora dopo.
È necessario il prelievo di sangue da altri membri della famiglia? No, non è necessario avere il prelievo di altri membri della famiglia. È comunque utile ricevere il prelievo dei familiari affetti o il risultato del loro test, per essere sicuri che la malattia sia veramente MH. Ad alcune persone, affette da altra malattia neurologica, potrebbe essere erroneamente consegnata una diagnosi di MH, per questo è importante il test genetico. Quanto costa? In alcuni centri il test ha un costo anche elevato. Altri, tuttavia, come l'Istituto Neuromed di Pozzilli (Is), sono convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale, che paga le spese del test. Pertanto per eseguire il test genetico è sufficiente un' impegnativa del medico curante e pagare solo il ticket. Possibili problemi con le compagnie assicurative: Un risultato positivo al test può essere considerato una "condizione pre-esistente", che potrebbe rendere difficile l'ottenimento di qualsiasi copertura assicurativa sulla salute. In alcuni stati, esistono leggi che impediscono la discriminazione genetica da parte delle Compagnie Assicurative. In Italia, al momento, non è in vigore alcuna legge che regoli il comportamento delle Assicurazioni a riguardo. Pertanto non è obbligatorio informare nessuna struttura di un risultato di test. I risultati del test sono accurati? L'accuratezza del risultato del test genetico, sia positivo che negativo, è assoluta e del 100%. Tuttavia è possibile che, per motivi puramente tecnici, il numero delle Cag, tra un laboratorio ed un altro possa risultare di poco diverso (la differenza di ±1 Cag però non ha nulla a che vedere con l'efficacia e l'accuratezza del test). Il risultato del test non può determinare quando una persona svilupperà MH nel corso della vita. Se il numero di Cag ripetute cade nel range patologico basso (3640 Cag), la persona a rischio potrebbe non manifestare la malattia fino a tarda età. I risultati del test sono confidenziali? I risultati del test sono strettamente confidenziali e possono essere dati ad un'altra persona solo quando il soggetto in questione abbia firmato il permesso e ci siano dei validi motivi.
Se il risultato del test non mi dice quando comincia la malattia, come faccio a sapere quando cominciano i primi sintomi? Un esame neurologico accurato può determinare se si hanno i primi segni di MH. Riconoscersi i segni di malattia non è possibile. Posso sottopormi al test per MH? La decisione di sottoporsi al test genetico è personale e non può essere presa alla leggera. Non si può imporre il test ad un individuo a rischio. Ci sono molte domande a cui non ci possono essere risposte "giuste" o "sbagliate". Naturalmente, ognuno ha le sue motivazioni da prendere in considerazione. Di seguito sono riportati alcuni argomenti su cui riflettere e su cui discutere con le persone più vicine: Coniuge Una volta noto il risultato del test, pensate che la vostra relazione avrà dei cambiamenti? Quale sarà l'impatto del vostro futuro insieme se il risultato del test fosse positivo? E se fosse negativo? Fratelli/sorelle Le relazioni con i fratelli sono spesso stressate dalla conoscenza del test. Se un fratello non ha ereditato il gene mutato può sentirsi in colpa verso il fratello che può averlo ereditato; mentre il fratello che lo ha ereditato può esprimere risentimento verso i fratelli e sorelle che non lo hanno ereditato. Figli I bambini hanno un ruolo chiave nella decisione di sottoporsi al test. Molte persone si sottopongono al test presintomatico prima di pianificare una famiglia. Altri usano il risultato per decidere se avere o meno bambini. Quelli che già hanno bambini, sono preoccupati dall'impatto di un risultato positivo del test. Si chiedono: come posso dire loro che potrebbero aver ereditato il gene da me? Come posso spiegare loro che un giorno mostrerò i sintomi dell'MH? Che effetto avrà sulla loro vita? I genitori possono cadere nel senso di colpa per aver avuto bambini senza sapere che l'MH era nella loro famiglia (anche se non erano consapevoli del loro stesso rischio di aver ereditato il gene, al tempo in cui hanno avuto i bambini).
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Sabato 1 Marzo 2014
Mezzoeuro Le eccellenze per sperare
Genitori La relazione con i genitori può risentire del risultato del test. I genitori possono sentirsi in colpa per aver trasmesso il gene. Un genitore non affetto può essere sconvolto dal pensiero di guardare la vita di suo/a figlio/a con MH. Un genitore può avere un insieme di emozioni nel momento in cui un figlio risulta negativo per MH mentre un altro risulta positivo o comincia a manifestare i primi sintomi. Amici Gli amici sono spesso quelli su cui contare di più. Si può scegliere se dire ad un amico stretto della decisione di sottoporsi al test per MH. Puoi scegliere di eseguire il test, essendo certo che dividi la tua decisione solo con persone in cui credi e con cui puoi discuterne. Molte persone possono avere una forte reazione emotiva (spesso immediata o a volte nel futuro) quando viene detto loro se portano o meno il gene. In ogni caso, la maggior parte delle persone, sembra accettare bene un risultato anche positivo per presenza di mutazione, se un adeguato supporto psicologico viene garantito. Dove posso trovare aiuto nel prendere questa decisione? Ci sono diverse possibilità di ricevere aiuto nel prendere una decisione di questo tipo. I centri MH sono composti da professionisti, con un'adeguata conoscenza ed esperienza per aiutare a decidere se sottoporsi al test o no. L'Unita' di Neurogenetica dell'Irccs Neuromed ha istituito un Centro Corea di Huntington grazie anche al contributo del Ministero della Ricerca scientifica e Tecnologica (Murst). Per informazioni rivolgersi a: Istituto Neurologico Mediterraneo Irccs Neuromed, Unità di Neurogenetica, via Atinense 18, 86077 - Pozzilli (IS) Resp.: Dr. Ferdinando Squitieri Tel.: 0865/915238 - Fax: 0865/927575 - Ambulatorio Tel: 0865/929177 e-mail: neurogen@neuromed.it Inoltre, associazioni di familiari possono rivestire un ruolo importante sia per la raccolta di fondi utili ad una assistenza di tipo sociale, sia per consentire alle persone che condividono problematiche simili di incontrarsi e discutere delle proprie difficoltà. L'Associazione italiana Corea di Huntington (AichNeuromed) opera dal 2001. Donazioni possono essere inviate al seguente conto corrente postale: Associazione italiana Corea di Huntington A.I.C.H. Neuromed Codice IBAN: IT 40 T 07601 15600 000060428976
C'è un tempo "giusto" per richiedere un test? Una persona può decidere di non sottoporsi al test se vive una particolare condizione di stress (la morte di un familiare, il divorzio, la diagnosi di MH di un parente, altre esperienze traumatiche). Possono essere testati i bambini? Il test ai bambini và attentamente valutato. Se un bambino mostra i sintomi di MH, deve essere consultato un neurologo che ha familiarità con MH. Il test genetico può essere eseguito successivamente, per un'eventuale conferma. Dato che ciascuno può decidere da solo se sottoporsi al test presintomatico oppure no, un minorenne deve aspettare finché non è in condizioni di prendere le sue decisioni autonomamente. Il test sui bambini potrebbe inoltre esporre a discriminazioni di vario tipo riguardo la salute, il lavoro, ed inoltre (consciamente o inconsciamente) dai loro stessi genitori. È possibile un test-prenatale? È possibile determinare se il feto ha il gene MH. Le procedure prenatali attualmente possibili sono amniocentesi e prelievo dei villi coriali. È opportuno, per una coppia, discutere delle opzioni del test prenatale con il consulente genetista, prima di andare incontro ad una gravidanza. Se un partner a rischio desidera essere testato per MH, è preferibile che il test venga completato prima del concepimento. La diagnosi preimpianto è un altro tipo di indagine che prevede una fecondazione in
vitro ed un test sugli ovuli, prelevati dalla madre e fecondati. Il test si esegue pochi giorni dopo la fecondazione. Solo gli embrioni sani verranno impiantati nell'utero materno. Questa possibilità non è prevista in Italia. L'associazione dei familiari ed il consulente genetista possono offrirvi maggiori informazioni su dove questo è possibile, ove necessario. Che cosa è un test di conferma? Il test di conferma è usato per "confermare" un sospetto che la persona sia affetta da MH, sospetto che il neurologo può avere dopo attenta visita. È un tipo di test genetico che è richiesto dal neurologo, quando un paziente ha sintomi che appaiono essere associati ad MH. È importante ricordare, che una persona può essere consapevole che ha i sintomi associati ad MH; sentire che il sospetto viene confermato può spesso avere un significativo effetto psicologico. La ricerca fa qualcosa per trovare trattamento o cura per MH? La chiave per il migliore trattamento ed un'eventuale cura è la ricerca. Dalla scoperta del gene, avvenuta nel 1993, ci si è dedicati alla ricerca di possibili fattori che possono influenzare la proteina "huntingtina" e tentare di modificare il decorso della malattia per arrivare ad una terapia. Molte cose sono state scoperte e molto ancora si deve fare, ma l'unica via per arrivarci è attraverso la ricerca.
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Sabato 1 Marzo 2014
Il cielo non può attendere
Stipendi che non decollano Carlo Guccione, su questa vicenda, ha inviato un’interrogazione a risposta scritta al presidente della Giunta regionale calabrese, Giuseppe Scopelliti, anche nella sua veste di commissario regionale per il Piano di rientro dal debito sanitario. «Si corre il serio rischio - evidenzia Guccione- che questo prezioso ed insostituibile servizio salva-vita si possa bloccare da un momento all’altro con gravissime conseguenze per la vita dei cittadini della più grande provincia della Calabria, che è quella di Cosenza». Nell’interrogazione a Scopelliti, il consigliere regionale dei democrat ricorda che il servizio regionale di elisoccorso fu istituito dalla Giunta regionale calabrese con decreto n. 208 del 29.03.2000. Per reclutare il personale fu pubblicato un bando per titoli destinato a tutti i medici anestesisti, rianimatori ed agli infermieri dei reparti di emergenza di tutte le aziende sanitarie della Calabria in cui si stabilì che il personale reclutato avrebbe prestato servizio presso le basi di elisoccorso regionale al di fuori dell’orario di servizio prestato nei reparti di appartenenza e che lo stesso personale medico ed infermieristico sarebbe stato retribuito dalle aziende sanitarie di appartenenza che, a loro volta, avrebbero attinto a fondi “dedicati” al servizio di elisoccorso. La retribuzione lorda per ogni turno di elisoccorso fu fissata in lire 750.000 (387,34 euro) per i medici e a lire 400.000 (206,58 euro) per gli infermieri e la cadenza dei pagamenti sarebbe dovuta essere trimestrale e riferita ai turni prestati e certificati dall’attestato di servizio rilasciato dalla centrale operativa 118 di Catanzaro. Nel 2005 la Regione Calabria stabilì, poi, che ciascuna delle Aziende sanitarie (provinciali ed ospedaliere) avrebbe dovuto pagare il personale medico ed infermieristico che fornisce al servizio di Elisoccorso regionale attingendo a i “fondi indistinti”. Tali fondi sarebbero stati erogati dalla Regione alle varie aziende in base ai preventivi di spesa programmati annualmente. Tutto filò liscio fino al 30 giugno 2012.
«Il personale dell'elisoccorso dell'azienda ospedaliera di Cosenza (quattro medici e cinque infermieri) non riceve gli emolumenti che gli spettano per legge dal 30 giugno 2012, mentre il personale delle altre aziende sanitarie e ospedaliere della Calabria viene giustamente e regolarmente retribuito a cadenza trimestrale, pur prestando lo stesso tipo di servizio». È quanto denuncia, in una nota, il consigliere regionale del Pd, Carlo Guccione A decorrere da quella data, però, l’Ao di Cosenza, non si sa perché né come, decise di non pagare più i propri dipendenti dando una propria interpretazione al Dprg 94/2012, mentre tutte le altre aziende continuavano a pagare regolarmente il proprio personale in servizio presso l’elisoccorso regionale. Nel mese di dicembre 2012 la Regione inviò al direttore generale dell’azienda ospedaliera di
Cosenza una nota esplicativa da cui si evinceva che il pagamento del personale doveva continuare attingendo ai “fondi indistinti” in quanto il Dprg 94/2012 non era stato ancora attuato. Nonostante ciò il direttore generale dell’Ao di Cosenza continuò a rimanere fermo sulle proprie posizioni. Essendo trascorsi due anni e non avendo ancora ricevuto gli emolumenti previsti, tre dei quattro medici e i cinque infermieri che ancor oggi continuano a prestare servizio di elisoccorso, si sono visti costretti a ricorrere alle vie legali per ottenere il pagamento del servizio prestato. Cinque giudici del Lavoro chiamati a dirimere la “querelle” hanno emesso tutti, nessuno escluso, ingiunzione di pagamento nei riguardi dell’azienda ospedaliera di Cosenza, ma quest’ultima ha presentato opposizione all’ingiunzione per cui, i medici e gli infermieri di Cosenza, pur continuando a prestare con scrupolo e dedizione la propria opera per il servizio di elisoccorso, ancora ad oggi non vengono retribuiti. Premesso e considerato tutto ciò, Guccione chiede a Scopelliti di sapere se è vero che dal 2012 ad oggi la Regione Calabria ha continuato ad erogare regolarmente all’Ao di Cosenza i “fondi indistinti” finalizzati alla copertura delle spese per il personale dell’elisoccorso, come sono stati utilizzati tali fondi dal 2012 ad oggi; perché la Regione Calabria non blocca la loro erogazione, considerato il loro mancato utilizzo per le spese del personale di servizio all’elisoccorso; che tipo di giustificazione sottende l’opposizione presentata dall’Ao di Cosenza all’ingiunzione di pagamento dei giudici, se non quella di provocare un ulteriore ritardo nei pagamenti del personale con sensibile aggravio di spese (legali, interessi, rivalutazioni, ecc) ed eventuale danno erariale che va ad aggiungersi al debito maturato fino ad oggi dall’Ao di Cosenza nei confronti del personale di elisoccorso che già ammonta ad oltre 400 mila euro, chi pagherà i danni che la posizione assunta pervicacemente dal direttore generale dell’Ao di Cosenza provocheranno alle casse regionali e, quindi, alle tasche dei cittadini calabresi.
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Sabato 1 Marzo 2014
Sotto i riflettori della Corte dei Conti L’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti della Calabria è stata l’occasione per il presidente della Corte, Mario Chindemi, e il procuratore regionale Cristina Astraldi De Zorzi, di illustrare come ogni anno, l’attività e indicare i principali filoni di indagine e le principali problematiche criminali della regione.
danno all’economia della Calabria ed a tutta la comunità calabrese». In valore assoluto l’ammontare degli illeciti raggiunge i 54 milioni di euro, una cifra contenuta rispetto al passato per la sensibile riduzione di questo tipo di interventi.
Nel corso del 2013 la Corte ha iniziato una vera e propria campagna moralizzatrice per il disinvolto utilizzo dei cosiddetti rimborsi elettorali, con una generalizzata protesta della classe politica di qualsiasi estrazione contro l’indebita ingerenza della magistratura amministrativa in un campo considerato di assoluta ed unica competenza dell’organo politico.
Luci e ombre nel faticoso cammino «A fronte già delle prime iniziative giurisdizionali, sia in materia di danno erariale per illecito e/o personale utilizzo di somme da finanziamento pubblico ai partiti (o, più correttamente, da rimborso di spese elettorali), sia in materia di istanze per resa di conto, avanzate nei confronti dei capigruppo consiliari, in relazione alle somme erogate ai gruppi medesimi dal Consiglio regionale, si è manifestata una virulenta levata di scudi contro tali iniziative da parte dei vertici regionali, di associazioni comunali, di sindaci di grandi città, tacciando di invasività extra ordinem la Corte dei conti, e più in particolare e testualmente, di “estensione del tutto ultronea ed eccessiva di poteri alla Corte dei conti e agli organi di controllo, a cui si è concessa un’invadenza del tutto inaccettabile”, il tutto quale presunto vulnus alla propria autonomia. In tal senso, altresì: sono stati proposti taluni emendamenti in sede parlamentare, presentandoli come “iniziativa dei presidenti delle Conferenze delle Regioni e dei presidenti dei Consigli regionali”, con uno dei quali si sosteneva che “i rendiconti dei gruppi consiliari hanno natura meramente amministrativa e, come tali, non sono assoggettabili al giudizio di conto davanti alla Corte dei conti”. Sebbene con espressioni meno colorite quasi tutti i politici, con rarissime eccezioni, hanno espresso un concetto molto simile a quello del defenestrato capo della Lega Nord: «I soldi del finanziamento pubblico erogati sono della Lega, che ne fa quello che c... vuole”». Il parere della Corte è di tutt’altro genere: «Non può essere accolto con leggerezza il quasi assoluto rifiuto, come energicamente dimostrato e sopra riferito, di quegli aspetti qualificanti la trasparenza, la correttezza, l’efficienza e l’economicità dell’agire pubblico mediante risorse prelevate ai cittadini. E ciò, in particolar modo, di fronte al loro crescente disagio e allarme per la persistente crisi finanziaria e per i continui sprechi e scandali di cui quotidianamente siamo informati (e che, in parte, hanno accelerato la normativa in parola): vorremmo non pensare (ma riesce difficile) che dietro alla detta levata di scudi si nasconda una sorta di malinteso senso di autonomia che si configuri quasi come arbitrio gestionale e amministrativo, senza interferenze esterne, quale monade autoreferenziale, laddove, in una società democratica le cui istituzioni vogliano perseguire veramente l’interesse generale, al di la della ossessione del consenso o delle pressioni clientelari, appare senza dubbio necessaria ed opportuna la vigilanza di una magistratura appositamente precostituita e competente».
Una forte denuncia sul dilagare della criminalità e il preoccupante fenomeno delle frodi comunitarie ma anche un segnale di miglioramento del deficit sanitario nella relazione annuale del presidente Mario Chindemi Rispetto agli anni precedenti è mutata la sensibilità dei cittadini di fronte a questi fenomeni: «La sacrosanta indignazione dei cittadini di fronte a tali fenomeni degenerativi, accresce però l’attenzione sociale verso gli stessi, con aumento di denunce del malaffare». La Corte denuncia la crescita esponenziale dei abusi e reati commessi dai colletti, provocando un «preoccupante dilagare dell’illegalità», «tanto più preoccupante e allarmante allorché trova attori in posizione di vertici dell’amministrazione o di enti pubblici che produce una abnorme e inaccettabile divaricazione tra diritto e dovere». La Corte ha anche sottoposto a un severo esame le situazioni contabili dei comuni che hanno dichiarato il dissesto finanziario per verificare la responsabilità degli amministratori. Un altro fronte molto caldo è quello dei reati connessi all’erogazione di fondi pubblici per le incentivi alle imprese, per l’emergere degli illeciti relativi ai fondi erogati negli anni precedenti "connessi ad indebite percezioni di contributi e finanziamenti dal Ministero delle attività produttive o da quello delle politiche agricole ovvero, in ambito europeo. In particolare, si tratta di frodi per la indebita percezione di fondi Fesr, Feoga e della legge 488/92, con denuncia di casi in cui l’erogazione dei fondi è avvenuta direttamente a un figlio del boss locale. Secondo il procuratore Astraldi De Zorzi, siamo in presenza di «operazioni fraudolente che, da un lato, hanno comportato la distrazione di fondi pubblici dalle originarie finalità e, dall’altro, non hanno consentito a soggetti che ne avrebbero avuto diritto di usufruire di tali fondi così arrecando un
Altrettanto grave la situazione delle frodi comunitarie uno dei più rilevanti tra le indagini coordinate dalla Corte dei conti della Calabria che nel solo 2013 raggiungono la cifra di oltre 20 milioni di euro. Anche in questo caso l’importo è contenuto per l’estrema lentezza con cui sono utilizzate le risorse comunitarie. Una particolare attenzione è stata dedicata alla situazione sanitaria per la quale sono state rilevate luci e ombre. Un fenomeno preoccupante è il vertiginoso aumento degli atti di citazione per casi di malasanità. «In Calabria si è assistito ad una proliferazione di danni erariali in materia sanitaria con spettro a 360 gradi», afferma Il procuratore Astraldi De Zorzi. Tra i fenomeni più rilevanti sono le denunce dei dirigenti medici di Azienda sanitaria provinciale che hanno indebitamente percepito indennità non spettanti per avere esercitato attività libero professionale intramuraria in studi privati in assenza della prescritta autorizzazione e per avere svolto attività extraistituzionale in carenza di autorizzazione, violando dolosamente il rapporto di esclusività con l’Azienda sanitaria. Nel campo sanitario, Astraldi De Zorzi ha citato anche due atti di citazione per risarcimento danni nei confronti di sanitari ospedalieri che hanno causato il decesso di pazienti, mentre altri due atti di citazione hanno riguardato l’illegittimo rimborso di prestazioni sanitarie a favore di laboratori e cliniche per mancata utilizzazione del tariffario, con i quali è stato richiesto un importo di danno di circa 10 milioni di euro. Lo stesso procuratore ha evidenziato qualche piccolo segnale positivo. «Dall’inizio del piano di rientro la Regione ha ridotto la propria perdita di circa 179 milioni di euro, essendo diminuita da 219 milioni di euro nel 2013 a 40 milioni di euro nel 2013». «Tra le numerose manovre in atto, quelle che hanno contribuito alla riduzione dei costi del sistema sanitario regionale sono state: il blocco del turn-over, che ha comportato una diminuzione di circa 100 milioni di euro; la razionalizzazione della spesa farmaceutica che, attraverso la centralizzazione dell’acquisto dei farmaci, ha fatto realizzare un risparmio di 134 milioni di euro; la riorganizzazione del sistema sanitario regionale cui è seguito un miglioramento dei livelli di assistenza». In particolare «il blocco del turn over ha comportato un risparmio di circa 100 milioni, la razionalizzazione della spesa farmaceutica attraverso la centralizzazione dell’acquisto dei farmaci ha portato la diminuzione della spesa di 134 milioni e la riorganizzazione del servizio sanitario regionale ha permesso un miglioramento dei livelli di assistenza. Sono dati incontrovertibili che premiano il lavoro messo in campo dal Governatore Scopelliti, peraltro precedentemente certificato anche al Tavolo Massicci, che oggi consente ai calabresi di usufruire di un sistema sanitario credibile, in costante miglioramento, che si avvia verso la normalizzazione. Si tratta di risposte concrete per i cittadini e, pur nella consapevolezza che ci sono ancora numerose criticità da affrontare e risolvere - conclude la vicepresidente della Regione Antonella Stasi - siamo fortemente soddisfatti del percorso che, ad oggi, ha portato la Calabria ad essere credibile e virtuosa anche per quanto riguarda il settore sanitario». Bisogna però sottolineare che gli effetti della riorganizzazione per ora si manifestano in una disfunzione del sistema sanitario e che il blocco del turn-over prova una progressiva incapacità del sistema sanitario regionale a rispondere ai bisogni dei cittadini.
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Sabato 1 Marzo 2014
Pagine per i 5 sensi
La Calabria
da bere
Edito da Rubbettino, il volume si svolge attraverso un racconto originale della Calabria fatto intorno al vino, ai vignaioli, all’evoluzione dell’enologia, al rapporto stretto tra produttori e territorio. Una storia frutto di tante storie che si intrecciano in maniera naturale nelle pagine che presentano ben 114 diversi vini di Calabria, dalle quali emergono, splendidi, i vitigni autoctoni meritevoli di ancora maggiori riconoscimenti. Un differente angolo visuale attraverso il quale imparare a conoscere ed apprezzare una regione che ha voglia di riscatto guardando in maniera orgogliosa e consapevole nel meglio della propria tradizione millenaria. Una visione d’assieme di un sistema meritevole di essere conosciuto per qualità, eccellenza della produzione, varietà e completezza di offerta. Alla presentazione del volume, in un salone stracolmo di tanti partecipanti, sono intervenuti, oltre all’autore, l’editore Florindo Rubbettino, il direttore de Il Quotidiano della Calabria Matteo Cosenza, l’assessore regionale all’Agricoltura Michele Trematerra, il presidente della Provincia di Cosenza onorevole Mario Oliverio, ha moderato il giornalista Francesco Di Napoli. «È un volume che non può mancare in biblioteca, Vini di Calabria di Sarino Branda - ha sottolineato il presidente della Provincia di Cosenza Mario Oliverio - perché non solo racconta il patrimonio rappresentato dai nostri vini di Calabria, la qualità espressa, le caratteristiche proprie, ma introduce in un mondo affascinante, complesso, in cui più elementi si intrecciano. Un mondo che è sostenuto da una interessante e significativa storia, che aspettava di essere narrata e quindi conosciuta. La storia, nelle pagine del libro, è declinata al plurale: le storie, come afferma l’Autore, sono quelle di uomini, di donne, di luoghi e di uve. Casi di unione indissolubile, felice ed aperta al futuro». La Provincia di Cosenza, impegnata nella valorizzazione del settore della produzione del vino, al punto tale da aver istituito l’Enoteca regionale della Provincia di Cosenza, che ospita la produzione enologica di tutta la regione «ha individuato nel volume di Sarino Branda - ha concluso il presidente Oliverio - uno strumento utile per la promozione del comparto. Tra le pubblicazioni già esistenti, infatti, mancava una che desse una visione d’assieme della produzione vitivinicola regionale». Per l’assessore regionale all’Agricoltura Michele Trematerra il libro di Branda è «una carta d’identità del territorio, una presa di coscienza del patrimonio che la Calabria ha in tema di vitivinicoltura, di ricchezza di esperienze positive che potrebbero dare valore aggiunto alla nostra terra. È
Presentato presso la Sala Nova della Provincia di Cosenza il volume "Vini di Calabria. Storie (minime) di uomini, donne, luoghi e uve" di Rosario Branda direttore di Confindustria Cosenza e del consorzio Assapori, accademico della Cucina italiana, appassionato di enogastronomia necessario che ci sia sempre maggiore sinergia istituzionale, indirizzata alla valorizzazione delle eccellenze e delle tante piccole realtà che compongono il nostro patrimonio agroindustriale». Per il direttore de Il Quotidiano della Calabria Matteo Cosenza, che da oltre due anni ospita le recensioni di vini calabresi di Rosario Branda ogni venerdì sul giornale «lo sguardo d’assieme che viene fuori dalle pagine del libro è una foto nitida e completa di quanto i calabresi di buona volontà e di passione genuina abbiano fatto e stiano facendo da qualche anno per valorizzare la loro terra onorando il dio per eccellenza, quello che ci regala un bel bicchiere di rosso o di bianco che soddisfa i nostri cinque sensi e ci rende felici, specie se lo beviamo in compagnia. È più di una guida. In uno spazio contenuto, Branda riesce sempre a mettere insieme storia, antropologia, territorio e tecnica. Chiude con poche righe, inappuntabili e sempre inebrianti, dedicate a quello che c’è nel bicchiere». L’editore Florindo Rubbettino ha parlato di un libro originale. «Non è solo un saggio, non è solo una guida, non sono solo le note di un viaggiatore, ma un po’ tutte queste cose insieme. Un racconto che esalta il rapporto meraviglioso tra territorio e vini, che celebra la bellezza in sé delle vigne e dei nostri paesaggi». Ha anticipato che nelle prossime settimane il volume sarà presentato anche in altri territori.
«Mi piace definirlo una storia fatta di tante storie - ha esordito l’autore di Vini di Calabria Rosario Branda - da cui emerge una Calabria positiva. Poche cose sanno identificarsi in un territorio come il vino. Cultura, tradizioni, costumi, storia diventano un tutt’uno e, sorso dopo sorso, si aprono al racconto per chi è pronto ad ascoltare ed a meditare, magari socchiudendo gli occhi. Una narrazione sempre diversa, secondo la sensibilità di ognuno, i luoghi, i cibi in abbinamento, gli orari, le stagioni, il tempo. Di questo sono testimoni i vini di Calabria, insieme all’impegno faticoso del contadino, alla passione del viticultore, alla mano attenta dell’enologo ed alle cure premurose in cantina fino al momento della maturazione. La riscoperta e la valorizzazione dei vitigni autoctoni può garantire all’enologia calabrese grandi soddisfazioni ed il raggiungimento di traguardi internazionali altrimenti non immaginabili. Nel mercato globale vince chi riesce ad offrire qualcosa di diverso, meglio se è unico ed inimitabile. Ecco perché i viticultori calabresi debbono continuare in questo sforzo con sempre maggiore convinzione, pur se necessitano di stimoli e sostegni adeguati. Il volume presentato ha ispirato il maestro cosentino di fama internazionale, Pierluigi Morimanno, a realizzare l’opera in vetro, scolpita a mano con punte di diamante, dal titolo Autòchton, che è stata consegnata dal fratello dell’artista, Enrico, ad inizio incontro. La serata è seguita con un brindisi con i vini di molte delle 52 cantine calabresi raccontate nel libro, serviti dai Sommelier dell’Ais e con la degustazione di prelibatezze preparate con cura dagli chef del Consorzio della ristorazione calabrese Assapori. Hanno presenziato alla manifestazione, tra gli altri, il prefetto di Cosenza Gianfranco Tomao, il questore Alfredo Anzalone, l’assessore provinciale al Turismo Pietro Lecce, il presidente provinciale dell’Ordine degli avvocati Oreste Morcavallo, per Confindustria Cosenza il presidente Natale Mazzuca, il vice Fortunato Amarelli, la presidente dei Giovani Marella Burza, per Ance Cosenza il presidente Giovan Battista Perciaccante ed il presidente dei Giovani Enzo Lapietra, il presidente di Unionfidi Calabria Renato Pastore, il consigliere della Banca Popolare di Bari Raffaele De Rango, il membro di Giunta della Cia di Cosenza Franco Mazzei, il presidente del Circolo della stampa di Cosenza Gregorio Corigliano, la presidente dell’Asit Rachele Celebre, il presidente dell’Ais regionale Gennaro Convertini, la presidente del consorzio Assapori Concetta Greco, il delegato dell’Accademia della cucina italiana Francesco Menichini, tanti imprenditori, ristoratori, dirigenti scolastici, produttori di vino.
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Sabato 1 Marzo 2014
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Potare per credere di Giovanni Perri
Nella maggior parte dei comuni calabresi, nel settore del verde ornamentale, è diventata quasi una consuetudine capitozzare le piante, ridurre e rimpicciolire la chioma, mentre in altre città italiane virtuose, che solitamente occupano i primi gradini delle classifiche della qualità della vita, pubblicate recentemente dai quotidiani Il Sole 24 ore e Italia oggi, tali attività vengono eseguite con la massima attenzione botanica, agronomica, estetica ed ambientale. Non a caso, cittadini amanti del verde e della natura, attribuiscono grande importanza alla cura delle piante e nel contempo non riescono a spiegarsi i motivi ed i perché ad una parte del patrimonio ornamentale vegetazionale calabrese non viene riservata la stessa cura ed attenzione gestionale e manutentoria rispetto a quella riservata alle realtà urbane e periurbane come Trento, Bolzano, La Spezia, Torino, Mantova ed altre ancora. Soprattutto nel periodo invernale il patrimonio ornamentale cittadino, con l’approssimarsi delle operazione di potatura viene abitualmente massacrato e distrutto e non, invece, bene inserito in delicati graziosi progetti integrati di riqualificazione ambientale e territoriale. Della potatura e della gestione del verde urbano e periurbano ci siamo più volte occupati, ma ciononostante la questione della conduzione del verde cittadino non è migliorata sotto l’aspetto gestionale e manutentorio. La gestione del verde, solitamente, viene affidata a maestranze ed operatori ecologici, senza alcune direttive o “linee guida” per l’espletamento di tali delicati incarichi esecutivi riguardanti la cura, la gestione e la manutenzione del verde ornamentale. La gestione, la cura e le dovute attenzioni verso la politica del verde, diventate sempre più secondarie, marginali se non addirittura ignorate sia da parte degli uffici tecnici comunali, sia dagli assessori a ciò delegati per quanto attiene il settore dell’ambiente, dell’ecologia, del verde e del paesaggio cittadino. Gli operatori del verde cittadino, sia esso urbano, periurbano, scolastico o sportivo, ricreativo e di quartiere, lungo le strade cittadine, le cinture urbane ed i boulevard, durante lo svolgimento delle loro mansioni lavorative non fanno altro che operare, magari anche scrupolosamente e inconsapevolmente ubbidendo alle non approfondite concezioni botaniche e agronomiche, senza analizzare e valutare gli aspetti riguardanti non solo la vita, le esigenze e la fisiologia delle piante, ma soprattutto di non porsi l’importanza della funzionalità del verde nel contesto cittadino ed in primis alla salubrità dell’aria e quindi al miglioramento generale della qualità della vita. Per migliorare gli assetti vegetazionali cittadini è bene che dagli uffici tecnici comunali partano le opportune strategie operative, affinché il verde urbano possa essere al centro di una nuova e chiara visione d’insieme progettuale e culturale, ricca di messaggi e di consapevolezza ed assumere un ruolo da protagonista nell’ambito della riqualificazione urbana e del miglioramento generale delle condizioni ambientali cittadine. Necessita perciò che anche dagli uffici tecnici partano i necessari input affinché le opere a verde vengano gestite in modo virtuoso, così co-
È arrivato il momento di potatura razionale delle piante arboree e arbustive, non di quella senza regole e priva di controlli tecnici qualificati. La funzione del verde ornamentale per abbellire e riqualificare le città me fanno gli allenatori di calcio che non si limitano solamente a dare la formazione e mandare gli atleti in campo, diversamente ognuno comune cittadino potrebbe sedere in qualsiasi panchina di serie A o B, poiché al di la della presunta bravura dei giocatori, sono sempre necessari impegni e competenze, oltre che una chiara visione di insieme per vincere qualsiasi sfida. Da quanto finora evidenziato emerge chiaramente che se la gestione del verde ornamentale presenta molto aspetti critici, la colpa sinceramente ed onestamente non deve essere attribuita alle so-
le maestranze, né tanto meno alle ditte specializzate cui vengono affidati in appalto tali lavori, bensì anche alla mancanza di direttive di orientamento, meglio ancora se prescrittive, da parte degli uffici competenti. Le piante ornamentali distribuite sapientemente nelle vie e nelle strade cittadine, nei centri storici e nelle periferie degli agglomerati urbani, come le famose e ben note cinture urbane di Londra, Vienna, Parigi, Madrid, Berlino, Barcellona ecc., sono esempi virtuosi che, invece, molti amministratori calabresi farebbero bene ad imitare. Con un’attenta politica del verde e dell’ambiente in generale, molte realtà calabresi che non brillano per quanto attiene la gestione delle risorse del verde e dell’ambiente, possono invertire questo trend negativo dando impulso ad interventi politici urbanistici e pianificatori innovativi improntati ad una progettualità integrata e soprattutto gestita nel contesto di una chiara visione di insieme, privilegiando in primis gli spazi liberi urbani e periurbani, unitamente ai seguenti aspetti: riconoscimento del verde ornamentale e delle piante come fatto culturale da parte degli uffici tecnici comunali, attraverso un percorso diffuso e condiviso, unitamente agli amministratori prima, successivamente degli addetti alla politica ed alla manutenzione e gestione del verde; messa a punto di una metodologia progettuale possibilmente ampia e diffusa da parte degli amministratori per essere successivamente diffusa agli uffici tecnici, agli operatori ed ai cittadini tutti;
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Sabato 1 Marzo 2014
Mezzoeuro Attenzione, per piacere Vite inquinate
A tutto eternit A Cosenza convegno sull’amianto per contrastare e prevenire i rischi sulla salute dei cittadini. Un intero quartiere della città, via Popilia, presenta una quantità enorme di materiale nocivo prevalentemente sotto forma di coperture di tetti e tettoie
Giovedì 20 febbraio su iniziativa del Comitato difesa territorio Donnici, con il patrocinio dell’Ona Cosenza (Osservatorio nazionale amianto) Comitato provinciale di Cosenza, organizzazione no profit e con la partecipazione del costituendo Comitato via Popilia, si e tenuto il convegno “La questione amianto: rischio esposizione e conseguenze sulla salute”. Moderatrice del convegno la professoressa Gemma Salfi, componente del comitato organizzatore. I relatori sono stati: il geologo Beniamino Falvo, commissario regionale Ona Cosenza, il dottor Michelangelo Iannone, medico e dirigente del centro di epidemiologia regionale ambientale dell’Arpacal, il geologo Luigi Dattola, componente centro di geologia ed amianto Arpacal, l’avvocato Patrizia Coschignano, consulente legale Ona Cosenza e l’ingegnere Giusepe Infusini, coordinatore provinciale Ona Cosenza. Al convegno ha partecipato una folta rappresentanza che ha seguito con particolare attenzione la tematica riguardante l’amianto, argomento che abbraccia diversi settori di competenza: dalla geologia all’ingegneria, alla medicina, all’ambiente, alla numerosa legislazione di settore.
discussioni ed approfondimenti di progetti ese·cutivi agronomici, ambientali ed arcitettonici che hanno fatto, e che tutt’ora, fanno storia riguardanti realtà virtuose già affermatesi in tali settori, al fine di avere maggiore consapevolezza della funzionalità delle opere a verde, con una chiara visione di insieme su quanto cammino bisogna percorre per la riqualificazione delle opere a verde, ivi compreso l’abbattimento delle fonti energetiche tradizionali da sostituire con quelle di nuova generazione, il riuso dei manufatti già esistenti ed il risparmio dell’uso dei suoli agricoli e rurali. In Calabria sul piano del decoro cittadino e della riqualificazione urbana c’è molto da fare, è proprio il caso di cambiare rotta e di rompere con gli errori del passato, incominciando a prestare la dovuta attenzione alle problematiche gestionali e manutentorie impreziosendo e valorizzando sempre di più il patrimonio vegetazionale. Ciò è necessario affinché le diverse tipologie di opere a verde possano arricchisce e rende sempre più vivibili parchi, giardini, filari alberati, piazze, aiole spartitraffico, aree attrezzate per attività sportive e a verde scolastico, isole pedonali, piste ciclabili, zone a traffico limitate, aspetti o segnalatori ambientali associati e complessi che nell’insieme costituiscono il sistema del verde, finalizzato ad abbattere lo smog: concentrazioni di biossido d’azoto, PM5 e PM10 ed altri gas tossici che inquinano l’aria e l’ambiente cittadino. agronomogperri@virgilio.it
L’aspetto più importante messo in evidenza è che un intero quartiere di Cosenza, via Popilia, presenta una quantità enorme di materiale contenente amianto, prevalentemente sotto forma di coperture di tetti e tettoie (eternit). Ciò in quanto detta zona ha rappresentato, nel secondo dopoguerra, l’area di insediamento artigianale - industriale della città di Cosenza, con vasto utilizzo di materiale contenente amianto, il quale, nel tempo, non è stato rimosso e, quindi, rappresenta oggi, particolarmente per i nuovi insediamenti che si stanno localizzando in zona, oltre che per tutta la cittadinanza di Cosenza, un pericolo per la salute pubblica. E’ emerso, a questo proposito, che in Calabria, la città di Cosenza, dopo Crotone, è quella che presenta oggi i maggiori problemi di inquinamento ambientale. Nel corso del convegno, da parte dei relatori e partecipanti, sono state discusse ed evidenziate diverse iniziative. In particolare le principali proposte emerse riguardano: predisposizione di incentivi, da parte della amministrazione comunale di Cosenza, (per es. esenzione della Tares per un determinato periodo), per coloro che dovranno adoperarsi per la bonifica dell’amianto nelle proprie abitazioni o nei vari condomini; previsione di un finanziamento ai privati per la bonifica dell’amianto, nella attuale elaborazione del Piano Regionale Amianto, come è stato richiesto più volte dall’Ona Cosenza, similmente a quanto predisposto ed attuato da diversi altri Piani Regionali Amianto; esigenza di collegamento, ossia di fare rete, tra tutte le varie associazioni e comitati, non solo a Cosenza, ma in tutta la Calabria, per proporre, alle rappresentanze politiche ed Istituzionali, programmi di intervento volti alla risoluzione della bonifica dell’amianto e, più in generale, al recupero dell’ambiente, da tutte le forme di inquinamento, per la salvaguardia del bene primario, la salute dei cittadini, non solo per l’attuale, ma anche per le future generazioni.
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A conclusione dei lavori è emerso il fatto che per tutelare la salute pubblica ed evitare future vittime per la presenza dell’amianto, è ormai giunto il tempo di procedere con una certa urgenza allo smantellamento ed alla rimozione dei tetti e delle coperture delle strutture produttive o dei mezzi strumentali per l’esercizio delle varie attività produttive, soprattutto alla luce di quanto evidenziano al riguardo alcune statistiche riguardanti i danni già verificatesi e di quelli potenziali che si prevedono per i prossimi decenni se non dovessero essere bonificati tutti i manufatti, vecchi e nuovi costruiti con fibre di amianto anche nella nostra terra di Calabria. Non si tratta affatto di previsioni catastrofiche o di allarmismo generalizzato, bensì della necessità di porre la dovuta attenzione a un problema che esiste, per cui vanno prese le opportune iniziative per evitare e prevenire spiacevoli conseguenze che riguardano direttamente la salute del cittadino. Per il raggiungimento di tali finalità ed obiettivi il Comitato provinciale dell’Ona di Cosenza (Osservatorio nazionale amianto) rimane a completa disposizione delle Istituzione pubbliche e private (www.onacosenza.it). G.P.
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Sabato 1 Marzo 2014
Mezzoeuro
Rubrica a cura dell’Ente di Patronato e di Assistenza sociale Epas-Fna (Federazione nazionale agricoltura)
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SEDI ZONALI ALTOMONTE FRANCAVILLA MARITTIMA PRAIA A MARE SCALEA
C.DA PANTALEO, 7/A VIA MAZZINI, 64 VIA TRIESTE, 20 VIA FIUME LAO, 253
0981/946193 0981/992322 0985/777812 0985/90394
SEDI COMUNALI ACRI ALTOMONTE BELVEDERE MARITTIMO CASTROVILLARI CERCHIARA DI CALABRIA CETRARO COSENZA FAGNANO CASTELLO GRISOLIA LAUROPOLI DI CASSANO IONIO MALVITO MOTTAFOLLONE PAOLA SAN MARCO ARGENTANO SCALO SAN SOSTI SANTA MARIA DEL CEDRO SARACENA SARTANO DI TORANO CASTELLO SPEZZANO ALBANESE TERRANOVA DA SIBARI TREBISACCE VILLAPIANA LIDO VILLAPIANA LIDO
VIA DUGLIA, 486 VIA SAN FRANCESCO, 62 VIA GIOVANNI GROSSI, 33 C/O STUDIO LEGALE CORDASCO VIALE PADRE F. RUSSO CONTRADA PIANA VIA G. DE GIACOMO, 4 VIA DE RADA, 24 VIA SAN SEBASTIANO CORR. BELLUSCI ANGELO PIAZZA CAPOLANZA, 8 CONTRADA VADITARI CORR. BORRELLI ANTONIETTA VIA NAZIONALE, 134 C/O CEDEFIN VIA ALCIDE DE GASPERI C/O STUDIO PERRONE-NOVELLO VIA PIANO DELLA FIERA, 14 VIA SAN MICHELE, 10 PIAZZA XX SETTEMBRE, 21 CORSO UMBERTO I PIAZZA DELLA REPUBBLICA, 49 CORSO MARGHERITA, 365 VIA PARIGI, 16 VIA DELLE AZALEE C/O STUDIO MELITO VIA DELLE ROSE, 28 C/O TEAM SERVICE
333/9833586 0981/948202 0985/84661 0981/483366
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Mamme e mensilità, si staccano nuovi assegni
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La vera novità è che tra i beneficiari dell’assegno mensile ci sono anche i cittadini stranieri con permesso Ce - L’assegno di maternità cambia nuovamente importo per quanto riguarda l’anno 2014. Ma non solo, cambiano anche le modalità di accesso e i parametri per gli assegni concessi dai Comuni per i nuclei composti da molte persone e per le famiglie numerose più bisognose. Vediamo nel dettaglio cosa cambia: 1) l’assegno mensile per il nucleo familiareè di euro 141,02; per ottenerlo basta presentare l’indicatore della situazione economica (modello Isee) ed è erogato per un massimo di tredici mesi. Per quanto riguarda appunto l’Isee non deve superare euro 25.384,91 annui e spetta alle famiglie con almeno cinque componenti. La domanda va presentata presso il Comune di residenza entro il 31 gennaio dell’anno successivo a quello per il quale è richiesto l’assegno. Una novità importante è stata introdotta lo scorso settembre: potranno infatti beneficiare di questa agevolazione anche i cittadini extracomunitari titolari di un permesso Ce per soggiornanti di lungo periodo, la cosiddetta carta di soggiorno e ai familiari non aventi la cittadinanza di uno stato membro che siano titolari del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente. 2) l’assegno mensile di maternità è pari a euro 338,21 ed è corrisposto ai nuclei familiari composti almeno da tre componenti il cui indicatore Isee non superi euro 35.256,84 annui. È un’agevolazione prevista per cinque mensilità e può essere erogato alle neomamme che non lavorano in caso di nascite, affidamenti preadottivi e adozioni senza affidamento. Spetta anche alle cittadine extracomunitarie in possesso di un permesso ce soggiornanti di lungo periodo o della carta di soggiorno.
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Cambiano le modalità sia per la maternità che per le famiglie bisognose. Novità anche per gli stranieri con permesso Ce
C.DA PANTALEO, 7/A VIA MAZZINI, 64 VIA TRIESTE, 20 VIA FIUME LAO, 253 VIA DUGLIA, 486 VIA SAN FRANCESCO, 62 VIA GIOVANNI GROSSI, 33 C/O STUDIO LEGALE CORDASCO VIALE PADRE F. RUSSO CONTRADA PIANA VIA G. DE GIACOMO, 4 VIA DE RADA, 24 VIA SAN SEBASTIANO CORR. BELLUSCI ANGELO PIAZZA CAPOLANZA, 8 CONTRADA VADITARI CORR. BORRELLI ANTONIETTA VIA NAZIONALE, 134 C/O CEDEFIN VIA ALCIDE DE GASPERI C/O STUDIO PERRONE-NOVELLO VIA PIANO DELLA FIERA, 14 VIA SAN MICHELE, 10 PIAZZA XX SETTEMBRE, 21 CORSO UMBERTO I PIAZZA DELLA REPUBBLICA, 49 CORSO MARGHERITA, 365 VIA PARIGI, 16 VIA DELLE AZALEE C/O STUDIO MELITO VIA DELLE ROSE, 28 C/O TEAM SERVICE
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