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Mezzoeuro numero 40 - Anno 13 - Sabato 4 Ottobre 2014
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settimanale d’informazione del Mezzogiorno d’Europa
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Voce Terremoto, ecco ai giovani le istruzioni borboniche www. mezzoeuro.it
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Sabato 4 Ottobre 2014
Insert coin - La partita con un euro di Oreste Parise
Onorevole Magorno domenica inizia ufficialmente il lungo cammino verso il rinnovo del consiglio regionale. Cosa rappresentano queste primarie? Le primarie per il nostro partito rappresentano un momento imprescindibile del percorso elettorale, uno strumento di partecipazione popolare alle scelte più importanti e significative. Domenica vogliamo che sia una grande festa popolare, un’occasione di incontro e di partecipazione che ci auguriamo che sia partecipata da un gran numero di elettori.
Il Pd non ha paura di contarsi Non ci divideremo... Mezzoeuro Fondato da Franco Martelli
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n. 12427
Non si tratta di un atto puramente formale poiché vi è un confronto reale tra posizioni diverse che inducono ad un dibattito vero che arricchisce il dibattito e dà un contributo importante alla definizione del programma elettorale del partito. Lo scontro sembra molto duro, non si potrebbe provocare una rottura profonda con conseguenze negative sull’esito del voto? Il dibattito è acceso perché siamo un partito vivo in grado di coniugare la dirigenza in maniera plurale. Non siamo di fronte a un blocco monolitico, a un partito personale e questo rende acceso il dibattito, poiché non stiamo allestendo uno spettacolo per il popolo, ma organizzando uno strumento di partecipazione democratica che deve portare ad una scelta tra posizioni che hanno una logica, una coerenza e una dignità politica. Alla fine il risultato programmatico non potrà che essere una sintesi tra le varie posizioni senza che questo si rifletta sulle posizioni personali. Sono convinto che dopo il momento del confronto tutti saranno pronti ad affrontare insieme la battaglia elettorale. Siamo un partito adulto e consapevole della grande responsabilità che abbiamo di fronte. Cosa la induce ad essere così sicuro che non vi saranno strascichi una volta chiuse le urne delle primarie? In primo luogo la lunga esperienza che abbiamo come partito. Non si è quasi mai verificato che gli sconfitti alla primarie abbiamo poi rifiutato l’esito del voto e si siano schierati contro. Se questa fosse l’intenzione, difficilmente avrebbero accettato il confronto, poiché nessuno può essere certo dell’esito. Sono certo che gli unici veri vincitori saranno la democrazia, la partecipazione e il confronto. Di fronte alla macerie di una esperienza che ha ridotto allo stremo la nostra regione, chiusa questa parentesi dobbiamo tut-
A poche ore dalla grande sfida delle primarie parla il segretario regionale dei democratici Ernesto Magorno «Siamo abituati a lottare poi prevale sempre la maturità, la sintesi A Vibo come partito siamo rimasti fuori dalle scelte per la Provincia, ognuno ha agito per sé Il mio appello? Andate a votare, in massa» ti concorrere a dare una svolta, a creare un clima di fiducia e di speranza per i nostri giovani. Questo è un nostro preciso dovere e sono convinto che il centrosinistra senta in maniera compatta il peso di questa responsabilità. Ma l’elezione del presidente della Provincia di Vibo Valentia ha creato qualche preoccupazione per il metodo e per il risultato. Il presidente eletto era sindaco di un’amministrazione sciolta per sospetto di infiltrazioni mafiose, non è un buon viatico verso il rinnovamento... Il Partito democratico non ha inteso dare il suo appoggio a nessuna delle coalizioni che si sono confrontate a Vibo, per decisione degli organi nazionali e perché la situazione era tutt’altro che chiara. Noi siamo impegnati in una linea di rinnovamento, di trasparenza e di rigore e intendiamo dimostrarlo nei fatti. La nostra proposta di governo regionale sarà di alto profilo politico e etico-morale. La grande partecipazione alle primarie sarà uno stimolo importante per migliorare la forma-
zione delle liste e i contenuti della nostra proposta programmatica. Quali dovrebbero essere i punti più qualificanti del vostro programma? Siamo in una situazione drammatica, una vera e propria emergenza economico-sociale e certamente sentiamo il peso di una responsabilità che viene addossata alla classe politica per l’incapacità di dare delle risposte. Nella giusta furia contestativa si corre il rischio fare di tutte le erbe un fascio e addossare anche al nostro partito delle responsabilità per la pessima gestione di questa passata legislatura. Il dato più evidente è l’incapacità di spendere le risorse che vengono assegnate alla Regione, come nel caso dei fondi europei. Questo è un primo e concreto impegno che dobbiamo prendere con tutti i calabresi. Dobbiamo impegnarci ad accelerare le procedure, a procedere a controlli severi ma rapidi, a effettuare scelte coraggiose, a favorire i buoni progetti e non gli amici per dare un impulso immediato e reale allo sviluppo della regione. Ma la capacità di spesa trova dei seri ostacoli nella burocrazia, nella carenze di infrastrutture e nell’eterno dramma della criminalità... Dobbiamo avere il coraggio e la capacità di spezzare il circolo vizioso che si è creato: la criminalità impedisce lo sviluppo e la situazione di disagio sociale favorisce la crescita della criminalità. Alla base di tutto vi deve essere il rilancio dell’attività produttiva poiché questo provocherà successivamente anche l’ammodernamento infrastrutturale. Per questo il nostro primo sforzo deve essere quello di una drastica semplificazione burocratica per favorire gli investimenti. Proprio il suo sottosviluppo rende la Calabria una regione strategica poiché è qui che vi sono le maggiori occasioni di crescita, che si possono trovare le più ghiotte occasioni di investimento. Il turismo e l’agricoltura sono certamente strategiche perché corrispondono alla vocazione naturale del suo territorio, e per questo dobbiamo dare una priorità all’ambiente. Ma non dobbiamo dimenticare realtà come il porto di Gioia Tauro che fin qui non ha dato quella spinta allo sviluppo regionale che sarebbe stato lecito attendersi da una delle più importanti realtà portuali del Mediterraneo. Anche in questo caso vi sono investimenti importanti che attendono di essere realizzati e dobbiamo impegnarci tutti a sciogliere i nodi che fin qui hanno impedito un adeguato sviluppo del porto. Vi è qualche possibile ipotesi di candidatura che potrebbe seriamente contendere al Partito democratico la guida della Regione? Noi siamo impegnati a preparare una ipotesi seria e importante da sottoporre al giudizio degli elettori, che restano sempre sovrani per la nomina del presidente. Ritengo che il centrosinistra abbia tutte le carte in regola per poter assumere il ruolo di guida in questo difficile momento congiunturale e politico, anche per il decisivo contributo che potremmo ricevere dal governo nazionale che è seriamente intenzionato a dare un grande impulso al rilancio del Mezzogiorno. Sono tramontati i tempi dei solenni proclami e delle promesse. L’impegno meridionalista si dimostra nei fatti e nelle decisioni concrete che tendono al rilancio delle aree deboli del Paese. Cosa vuole dire agli elettori calabresi in questo momento? Accorrete in massa alle urne per esprimere le vostre valutazioni che saranno un grande stimolo per poter migliorare la proposta politica del centrosinistra. La partecipazione non costituisce una ipoteca sul voto, perché esso sarà un momento di valutazione della capacità della coalizione di tradurre la volontà degli elettori in azione politica. La nostra sfida è di riuscire a creare una vera ripartenza alla nostra regione in termini di personale politico e capacità programmatica.
La rubrica “Il legno storto” di Franco Crispini è temporaneamente sospesa
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Sabato 4 Ottobre 2014
Insert coin - La partita con un euro L’organizzazione
«Credo proprio che domenica i calabresi sceglieranno il prossimo governatore», ha detto Incarnato, alla presenza del componenti della commissione Giovanni Puccio, Ugo Massimilla, Franco Iacucci e Pietro Loiacono. I dati saranno raccolti dalla stessa commissione e faranno fede i verbali stilati nei seggi, mentre a seguire la regolarità delle operazioni sono stati chiamati i tre garanti nominati nei giorni scorsi: Valerio Donato, Oreste Morcavallo e Renato Rolli. «Con lo svolgimento delle primarie - ha concluso Giovanni Puccio - vogliamo mandare un messaggio chiaro. Nonostante le debolezze della politica abbiamo messo in piedi una organizzazione che può essere garantita solo da un partito».
Saranno 453 i seggi
Saranno 453 i seggi allestiti in Calabria per le elezioni primarie del centrosinistra che serviranno per indicare il candidato alla presidenza della Regione, in vista delle tornata elettorale fissata il 23 novembre. Lo ha reso noto Luigi Incarnato, presidente del coordinamento regionale per le primarie, nel corso di una conferenza stampa che si è svolta a Lamezia Terme nella sede del Partito democratico. Alle primarie di coalizione potranno votare tutti i calabresi che hanno diritto al voto e che dovranno presentarsi ai seggi con la carta di identità e il certificato elettorale. I seggi saranno aperti dalle 8 alle 21, ma bisognerà attendere la giornata di lunedì per avere il risultato ufficiale.
Del “diman non v’è certezza”
Ma del passato invece... Se qualcuno del Pd l’avesse disegnato apposta lo scenario non ci sarebbe riuscito nemmeno in laboratorio tanto è perfida e tesissima l’aria di questo week end umidiccio. Neanche il diavolo avrebbe potuto fare di meglio. Il “reale”, la realtà, batte tutti di gran lunga. Dentro urne improbabili, private ma a “evidenza pubblica”, si gioca il destino prossimo dei calabresi. Basta un euro, e una timida dichiarazione d’amore per il Pd. Intatti restano i rischi che Mezzoeuro per la verità non ha mai lesinato rispetto all’intera operazione “primarie”. Ci si può infilare agevolmente l’interesse organizzato e criminale che ne vede una riproduzione in scala della partita di novembre. Come dire, servono meno voti adesso e si fa prima. Ci si può infilare (e lo farà) l’universo parcellizzato della vecchia regnanza regionale che ormai non può far altro che scegliersi il nuovo presidente. Interessi che vanno da logiche le più varie, territoriali o regionali. Persino nazionali. Certo è che i “colonnelli” del voto dell’altrui campo lo giocheranno un ruolo, eccome se lo giocheranno. Ci si può infilare, dentro le primarie di questo paradossale week end, persino la voglia di restaurazione militarizzata di vecchi e trasversali volponi del potere di Calabria. Anche per loro il voto “vero” di novembre viene dopo, la pratica si può anche risolvere prima proprio con le primarie. Il candidato ideale per l’occorrenza non manca. E poi, perché no, rischio brogli, contestazioni, malafede, come minimo ferite sanguinanti nel partito il giorno appresso (nonostante le rassicurazioni di Magorno nella pagina accanto). È fuori tempo massimo ora ribadire che forse sarebbe stato meglio per tutti, in condizioni “ambientali” simili, fare a meno della consultazione “privata” di un partito in evidente stato di pressione alta. Ora non serve più. C’è la partita, è arrivata. È adesso. E su un punto è il caso di non usare alcuna doppiezza. Proprio in virtù delle insidie e dei rischi di cui sopra l’unico salvagente “igienico” è quello di augurarsi che voti più gente possibile. In quella che era originariamente la resa dei conti finale del Pd (una vecchia storia) s’è infilato strada facendo l’unico imbuto possibile per designare il potere. L’unico. Di più. I brandelli che volano dall’altra parte, con pezzi di centrodestra in cerca di nuovi approdi, rendono se possibile ancora più spietata questa domenica. Può scapparci il nuovo presidente di Regione in queste che sono urne sena carabinieri in servizio alla porta e senza un magistrato a mettere il timbro finale. La posta è alta, troppo alta. Molto più alta di quelli che sono gli interessi propri del Pd e dei suoi iscritti e simpatizzanti. Logica, esperienza, pragmatismo e co-
Mario Oliverio e Gianluca Callipo
S'è andato a incastrare tutto in queste primarie del Pd così da renderle persino essenziali per la definizione del nuovo potere di Calabria. Il rischio (grosso) di ingerenze e manipolazioni rimane dentro le urne ma ormai la partita è arrivata, è "adesso". E non la si può più evitare. Dentro o fuori, con un euro si decide. L'incrocio è semplice nella sua essenzialità: Mario Oliverio contro Gianluca Callipo L'usato (più o meno sicuro) del passato contro la scommessa del futuro raggio portano tutti da una sola parte. Più “occhi” entrano nelle urne private del Pd, meglio è per tut-
ti. Più gente andrà a votare e più ci saranno garanzie di limpidezza e rispondenza con l’intero elettorato calabrese. Non è un congresso, è molto di più stavolta. Più snella, avvincente, quasi semplice è invece poi la sfida in sé. O almeno così dovrebbe essere. I due concorrenti (non ce ne voglia Speranza, che rimane in possesso però del miglior cognome in circolazione) tutto sono fuorché sovrapponibili. Per retaggi, movenze, amicizie, diciamo anche età. A Mario Oliverio e Gianluca Callipo nessuno potrà mai rimproverare alla fine di non aver fatto nulla per distinguere con nettezza le proprie posizioni. Se anche non avessero mai parlato (e invece hanno parlato, eccome) ognuno si sarebbe potuta fare lo stesso nel frattempo idea compiuta dell’uno, e dell’altro. C’è l’inesorabile “fiume del tempo” che divide troppo nettamente le due sponde. Che poi sono due epoche, due mondi. Da un lato Mario Oliverio, l’usato più o meno sicuro, dipende dai punti di vista. Dall’altro Gianluca Callipo, la scommessa del futuro. Di Oliverio sappiamo come si muove e come opera nella stanza del potere. Se anche non dovesse raccontarcelo lui ce lo direbbero i decenni che abbiamo alle spalle. Anche lui, a suo modo e nella quota parte che gli si può addebitare, è chiamato un giorno a rendicontare sullo stato di salute della società calabrese. “Di lotta e di governo”, come slogan, può funzionare come foto amarcord degli anni Settanta, quando portava la barba. Poi però è stato più “governo” che “lotta” per lui e non sta certo a noi certificarne i risultati. È il presente che parla da solo. I giocatori di poker la chiamerebbero “carta conosciuta” e con la posta alta che c’è a centro tavolo saprebbero regolarsi di conseguenza. È invece la carta coperta, che non si vede, a far gola. Gianluca Callipo questa chance ma anche questa grossa responsabilità si gioca. La foto attuale della regione è uno spot per lui. Dal “mare da bere” oggi più inquinato di ieri (indovinate chi l’aveva promesso?) alle strade che conosciamo, alla disoccupazione, ai concorsi su misura, agli appalti. È un “lager” la foto del reale e chi si gioca la carta del passato deve essere armato di sano e folle coraggio per farlo. Callipo (Gianluca) non vive di questo handicap. Ha la fortuna di non trovarsi sul conto “addebiti” del passato, che da queste parti si colorano di “crimine sociale”. È un volto di nuovissima generazione. Odora di sperimentazione necessaria. Non è detto che farebbe meglio di chi l’ha preceduto, non è assolutamente detto. Ma conoscete qualcuno che metterebbe fiches in una mano di poker sapendo già che non svolterà la partita?
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Sabato 4 Ottobre 2014
Mezzoeuro Pesca d’autunno
La strana incursione di Pippo Callipo nella contesa regionale. Un ruolo ambiguo, non chiaro. Dai proclami al pranzo con Oliverio Tutta qui la rivoluzione? Sembrava fare sul serio Pippo Callipo, anche goliardicamente definito il “re del tonno”. Nel bel mezzo della conta finale del Pd pareva essersi piazzato in mezzo a sparigliare, a pungolare, comunque a giocare un ruolo decisivo dopo l’annuncio della discesa in campo con tanto di lista per le regionali. Agevole il copione linguistico e complessivamente mediatico. I vecchi tromboni che hanno rovinato la Calabria devono andare a casa, il succo della sua nota con la quale ha annunciato la volontà di partecipare alla contesa regionale. Meglio che se ne vadano ora e Renzi deve aiutare a fare pulizia. Da qui l’appello senza confini alla Calabria migliore, quella che lavora e che spera in un domani più generoso per i suoi figli. Il mare sporco, i servizi, i trasporti. La letteratura classica è nota e la conosce bene anche Pippo Callipo, l’ha usata più volte. I commentatori e gli analisti delle cose nostrane si sono messi subito a dibattere se avrebbe tolto più ossigeno all’uno o all’altro dei contendenti a sinistra (prima che altri lo collocassero addirittura tra gli amori impossibili e risibili di Berlusconi) ma è stato poi lo stesso Pippo, in pochi giorni, a stupore tutti. Prima una nota di Oliverio nel corso di un comizio, dove ha tra l’altro detto che gli piacerebbe molto di-
L’affondo di Nichi Vendola
Guerra per bande nel Pd calabrese «Le notizie sulle primarie del centrosinistra che arrivano in queste ore dalla Calabria sono tutt’altro che rassicuranti. Il renziano Callipo incontra il sindaco di centrodestra di Locri che ne annuncia pubblicamente l’appoggio. Nei giorni scorsi era stato l’altro candidato del Pd Oliverio a ricevere l’appoggio pubblico da parte dell’ex assessore della giunta regionale Chiaravalloti di centrodestra, Saverio Zavettieri». Lo dichiara Nichi Vendola, presidente di Sinistra Ecologia Libertà. «La guerra per bande in corso nel Partito democratico, - prosegue il leader di Sel - condotta senza esclusioni di colpi e a quanto pare col sostegno di truppe mercenarie, rischia di inquinare le primarie ed il loro stesso significato. Noi stiamo partecipando con Gianni Speranza, sindaco di Lamezia Terme, con l’obiettivo di cambiare davvero la Calabria. E per farlo occorre cambiare anche il modo di essere del centrosinistra. Non si sprechi un’occasione. Le primarie di domenica siano un momento vero di partecipazione democratica, di politica pulita e trasparente - conclude Vendola -. Si cominci da questo a dare il segno del vero cambiamento. Noi vigileremo ed invitiamo tutti i cittadini ed i democratici a farlo».
Il “tonno” finisce nella rete (bucata) battere sulla Calabria e i suoi problemi con un Callipo (Pippo, appunto). Il giorno dopo una visitina, sempre di Oliverio, da Mario Spagnuolo, procuratore capo di Vibo e profondo conoscitore però anche delle cose cosentine da cosentino egli stesso. Come dire, competenza territoriale sul Vibonese (anche la terra di Callipo) e cuore pulsante a Cosenza. Mario Oliverio è passato a salutarlo nei giorni scorsi. Il giorno dopo ancora, o l’altro appresso, la visita proprio di Oliverio nello stabilimento di Pippo Callipo, a Maierato. Un breve summit all’americana sui problemi atavici della Calabria, qualche foto, un pranzetto e una promessa di venirsi incontro. Da qui, forse incautamente, qualcuno s’è persino spinto a prefigurare un asse, un connubio tra i due. Una investitura addirittura di Callipo Pippo nei confronti di Oliverio.
Tutta qui la rivoluzione di Pippo? Chissà cosa l’avrà convinto a “rientrare” dopo i proclami da rivoluzione francese...
Gianni Speranza
Anche loro
Aboliamo i vitalizi dei consiglieri
Democrazia solidale in campo
«Anche oggi sulle pagine dei quotidiani nazionali le notizie riferite alla nostra regione rappresentano la Calabria peggiore, l’immagine plastica di una classe politica regionale abbarbicata al potere, ai soldi, anche dopo aver finito il proprio mandato elettorale. Proprio ieri ho proposto il mio progetto di legge per la modifica della LR n.1 del 5 febbraio 2005. In Calabria i consiglieri e gli assessori potranno svolgere le loro funzioni per massimo 10 anni. È una battaglia che reputo necessaria per la vita democratica delle istituzioni che appartengono ai calabresi. È giusto che anche in regione ci sia un ricambio generazionale, e’ necessario fare entrare aria fresca nelle istituzioni». Lo afferma Gianni Speranza, candidato alle primarie del centrosinistra per la presidenza della Regione. «Lo continuerò a ripetere fino alla noia, la Regione - spiega Speranza - ha bisogno di una drastica cura dimagrante, Questi i 3 punti sui quali, spero che anche Oliverio e Callipo, siamo d’accordo: taglio alle indennità di consiglieri, presidente, giunta: il loro stipendio deve essere parificato a quello del sindaco della città più grande; riduzione del numero dei dirigenti e delle loro retribuzioni, limite di mandato a 10 anni per consiglieri ed assessori regionali, taglio ai vitalizi degli ex consiglieri regionali e l’abolizione dei vitalizi per i nuovi consiglieri e assessori regionali già a partire dalla prossima legislatura. Le somme così risparmiate con questi tagli - dice - potranno essere utilizzare per il welfare e per misure contro la povertà».
«Democrazia Solidale sarà presente, nelle forme che decideremo nei prossimi giorni, alle prossime elezioni regionali della Calabria nell’ambito della coalizione di centrosinistra. Cercheremo di dare il nostro contributo libero e autonomo ad una comunità chiamata ad uscire da una deriva che ne sta dissipando da troppo tempo le risorse materiali e civili. Per questo però serve una classe dirigente politica nuova, capace di rompere soprattutto con il trasformismo e l’opportunismo; che si ribelli al familismo politico che comprime e deprime le energie positive e fresche. Quanto si legge e si respira in questi giorni a proposito delle primarie del centro sinistra lascia allibiti». Lo dichiara in una nota Lorenzo Dellai, presidente del gruppo parlamentare “Per l’Italia” alla Camera e copromotore del movimento politico Democrazia Solidale. «Speriamo e operiamo - aggiunge - affinché tutto ciò sia solo l’epilogo di un incubo durato fin troppo. In una situazione come questa, le primarie sono lo strumento più sbagliato per selezionare la leadership. Ma visto che sono state indette, bisogna che i candidati, a partire da Callipo al quale va la nostra simpatia, per finire a Oliverio e Speranza dei quali abbiamo comunque stima, dicano parole chiare e forti di rifiuto dei voti politicamente inquinanti e delle convergenze opportunistiche. Altrimenti tutto rischia di apparire una triste rappresentazione di pupi e di pupari. Abbiamo fiducia che ciò accada con più forza di quanto abbiamo visto in questi giorni».
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Sabato 4 Ottobre 2014
Gentilmente determinati Dovrebbe essere un lusso quello di sentirsi contesi tra le avances di Berlusconi da un lato e le visioni immaginifiche della stampa dall’altro, che ti danno invece alla corte di Renzi. Lussi e virtù che si divide a metà il presente di Ncd, partito e comitiva dalle mille forme e forse ancora di più dalle mille aspettative. In Calabria poi Ncd ha un’ossatura portante di tutto rispetto ed è naturale che ogni oscillazione, anche umorale, è in grado di spostare l’asse del potere. Un partito che ha ingoiato e tenuto dentro il potere ultimo di Scopelliti, poi la scissione di fatto con quello dei Gentile, quindi l’estrema parcellizzazione degli interessi attuali dei suoi molteplici colonnelli, speso mossi più da logiche territoriali che da altro.
La strada obbligata di Ncd È chiaro che è terzo tra le forze in campo, Ncd in Calabria. Ma non è secondario né per vincere, né per evitare sconfitte annunciate. Come dire che averlo a fianco serve, non averlo è peggio. Ora è chiaro che localmente l’intesa con Forza Italia è stata complicata dalla candidatura di Mario Occhiuto alla presidenza della Provincia di Cosenza, come è noto nome che non poteva che suonare irritante per Tonino Gentile. Che una cosa sostanzialmente aveva chiesto, preliminarmente proprio al discorso sulla Regione. La Provincia, appunto. Lo smacco c’è stato, diciamo la svista da parte della coordinatrice regionale che magari in cuor suo non immaginava nemmeno di complicare sol per questo tutta la partita. Contemporaneamente, a livello nazionale, il monito di Paolo Romani sul ruolo ambiguo di Ncd ma c’ha pensato Matteoli a porte chiuse a “riparare” all’uscita del senatore. È naturale, ha fatto intendere Romani, che Ncd deve essere alleato di Forza Italia per le regionali. Non vi può essere altra logica sostitutiva, non sta in piedi. Renzi li vede di buon occhio quelli dell’Ncd, come mezzo però non come fine. E il premier nei giorni scorsi avrebbe stretto proprio Alfano al muro, nel senso che gli avrebbe chiesto fino in fondo una mano senza però prendere impegni per il futuro. Una mano sia a livello nazionale che locale, competizioni elettorali comprese. Un “passaggio”, obbligato, poi del futuro niente è certo. Come dire, oltre questa collaborazione (da onorare) non si può andare. Tradotto dalle nostre parti vuol dire più cose e vogliono dire soprattutto per il grande capo che è rimasto per l’Ncd, Tonino Gentile appunto. È lui che non ha perso la bussola, è lui l’uomo forte.
Il Nuovo centrodestra strattonato tra la "campagna acquisti" di Forza Italia e sirene giornalistiche che lo danno a giorni alterni più vicino al Pd
Tonino Gentile
L'ipotesi però, non sta in piedi. Il ruolo forte e decisivo di Tonino Gentile che non la perde la bussola dell'orientamento L’asse attuale (ma non eterno) tra Renzi e Alfano per lui vuol dire almeno un paio di cose buone. Un occhio al governo per Tonino Gentile che non ha mai rinunciato a sedersi da sottosegretario, poltrona a cui ha preferito rinunciare in passato, come è noto. E un occhio alle regionali con una prospettiva diversa però. Ncd può fare l’ago della bilancia ma non può uscire dall’alveo complessivo del centrodestra italiano e locale, non sta in piedi l’alternativa. Soprattutto nel medio e lungo termine, e rimanendo questi i contenitori politici, è impossibile per lui un sodalizio diretto con
E allora Tonino, abilmente e con il timone in mano, “gioca” a centrocampo soprattutto dopo lo sgarro per la Provincia di Cosenza. Aspetta il nome del candidato di Forza Italia e poi giudicherà. Tiene il mazzo di carte. Può andargli bene, può non andargli bene. Non ha ansia per questo e soprattutto non ha lui l’obbligo di evitare la sconfitta annunciata del centrodestra. L’unico obbligo, diciamo così, portato all’incasso era quello di accompagnare docilmente fuori dall’uscio del partito gli scopelliti boys, Orsomarso in testa.
Missione compiuta. Una mescolanza, gli scopelliti boys, sparsa per la regione fatta da vecchia e nuovissima generation e soprattutto alla disperata caccia di un posto al sole per le regionali. Un gruppetto dallo sguardo corto in prospettiva. Pare che l’altra sera alla cena a casa Santelli con Scopelliti, Occhiuto e Orsomarso quest’ultimo si sia spinto a convincere gli altri a dichiarare guerra a Mancini, praticamente tagliandogli le gambe con tutti quegli amministratori che hanno lavorato con lui al Pisl. Se è questo il modo migliore per costruire una coalizione, il giudizio è presto fatto. Si capisce anche da questi dettagli perché uno scaltro come Tonino Gentile non aveva altra via che “pulire” Ncd da queste scorie. Così da avere il partito completamente nelle mani e giocare a centrocampo. A Roma e in Calabria. Il massimo. Può persino fare il tifo in poltrona, se gli gira e se il nome di Forza Italia non “funziona”, per il presidente di Regione in quota Pd. Senza andarci a patti, ovviamente. Da spettatore diciamo distrattamente interesPeppe Scopelliti e Fausto Orsomarso sato perché ognuno in prospettiva ha la sua strada. Tifoso sì però. il Pd non fosse altro perché già troppo abitato da Dopotutto potrebbe sempre entrare nel governo altri capi e colonnelli, lo spazio è pochino. Vale di Renzi, non sarebbe certo questa né una conper lui questo ma vale anche per l’intero Ncd che traddizione né una novità. E Renzi si sa per chi fa può fare a cazzotti con Forza Italia ma mai irriil tifo a sua volta oggi come oggi da queste parmediabilmente. ti...
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Sabato 4 Ottobre 2014
Mezzoeuro Il voto vero di novembre
Quando serve si sa che Silvio Berlusconi sa scrutare i numeri giusti prima di prendere una decisione importante. Questione di feeling con le società giuste di rilevamento. Non si fida dell’indice di gradimento dei candidati, li ha già percepiti come cifre altamente manipolabili.
Missione (quasi) impossibile Non è questa la via maestra per scegliere finalmente il candidato alla presidenza della Regione. La via è un’altra ormai e passa innanzitutto dalla lunga attesa prima di conoscere intanto lo sfidante, il nome del Pd che vincerà le primarie. E c’è finalmente una spiegazione a tutto questo, c’è un perché dietro tutta questa prudenza, al netto ovviamente della difficile quadra da trovare con possibili alleati nonché all’interno stesso del partito. Il perché è un sondaggio cinico e crudele che i vertici nazionali stessi del partito hanno fatto visionare ai “nostri”. Come la giri e come la volti il centrosinistra sarebbe in vantaggio su tutte le composizioni del centrodestra di almeno dieci punti, sia pure in presenza però di una quota di indecisi così alta da poter ribaltare tutto. Ottima la performance del Pd, ma buona anche quella di Forza Italia che però pagherebbe, stando a queste cifre, le percentuali decimali e risibili dei potenziali alleati. Con un quadro del genere è chiaro che i vertici del partito, Berlusconi in testa, si sono convinti senza indugio che ha poco senso ormai puntare a precedere sul tempo il nome del Pd. Andava semmai fatto prima lo sprint, ora è davvero ininfluente. Meglio aspettare il nome dell’avversario e tarare la sfida di conseguenza perché è chiaro che la strategia può cambiare a seconda dell’esito delle primarie del Pd. Su un punto pare davvero ci siano pochi dubbi. Il primo è che la missione è, tecnicamente, quasi impossibile nel senso che la congiuntura ciclica del consenso porta da un’altra parte. Occorrerebbe un miracolo, sempre possibile, ma anche nomi e retaggi giusti per inseguirlo. E qui arriva il secondo punto. È chiaro che nessun nome altisonante e calato dall’alto si potrebbe prestare a una sconfitta così annunciata. Nei giorni scorsi sono usciti sulla stampa dei nomi suggestivi, ma assolutamente fuori dalla realtà. Tanto Catricalà, quanto Cisterna, si presterebbero mai a una via crucis inutile tanto più che non hanno radicamento sul territorio e consenso popolare. Proprio il sondaggio “crudele” di cui sopra sta suggerendo al partito una via diversa, quantomeno più dignitosa. Intanto stringere ma non pietire l’alleanza con Ncd. Quantomeno non con tutto l’Ncd. Che è importante, strategica, ma non al punto da farsi umiliare. E poi il nome da contrapporre all’avversario del Pd, come le squadre che giocano di rimessa. E chi lo sa che un sano contropiede non sia la tattica migliore.
Un sondaggio a uso interno di Forza Italia mostra numeri spietati Il centrosinistra sarebbe in vantaggio di dieci punti pur in presenza di un numero eccesivo di indecisi. Da qui la scelta di aspettare le primarie del Pd prima di calare l'asso ma ormai è chiaro che servirebbero cognomi e retaggi "miracolosi" per tentare l'impresa Intanto il Pd si dilania, sanguina, tira fuori un nome e poi ci si regola. Probabilmente seguendo un criterio di selezione che a questo punto appare semplice. Il nome perfetto non c’è, quello che mette tutti d’accordo per intenderci. Si “forzerà” con raziocinio. Ed è chiaro che tra Giacomo Mancini e Wanda Ferro (di Raffa, se vogliamo parlare seriamente, poche tracce) è su perimetri razionali che ci si deve muovere. Ferro è stimata, è regina nella sua provincia che però non è la più grande. Per di più ha un retaggio politico e una provenienza lessicale che la riconduce all’area ex An, come Scopelliti per capirci. Mancini (ovviamente stimato anche lui) a chi ha qualche anno in più fa battere addirittura il lato più sinistro del cuore. Questione di cognomi, non so se è chiaro. Tradotto in sintesi, pesca meglio bipartisan e se si vuole tentare l’impresa non basta cuocere nello stesso brodo bisogna andare oltre. Mancini ha poi alle spalle una provenienza dalla provincia più grande, con più voti dentro. E se poi lunedì si scopre che non c’è più Oliverio dall’altra parte se la potrebbe persino intestare tutta la provincia di Cosenza. Anche chi c’è rimasto male dopo le primarie...
Giacomo Mancini, Peppe Raffa e Wanda Ferro Sotto, Berlusconi e Catricalà
Azzurre precisazioni
Tallini, critiche non a Santelli ma a tutto il partito «Le mie critiche sulla conduzione del partito calabrese erano e sono rivolte complessivamente alla nostra classe dirigente, di cui io stesso faccio parte, e non avevano e non hanno nulla contro Jole Santelli che si è sobbarcata un compito non facile. A lei riconosco molti pregi e qualche limite nella scelta degli interlocutori. Ma non posso minimamente mettere in discussione la sua dedizione a Forza Italia e alla linea del presidente Berlusconi, nonché sensibilità e attenzione verso i problemi della Calabria». È quanto precisa Domenico Tallini, assessore regionale in carica ed esponente del partito di Berlusconi. Tallini aggiunge: «La principale critica che io muovo al coordinamento regionale, collegialmente inteso, è la debolezza che si sta manifestando in queste ore di fronte all’ipotesi, da alcuni perseguita sotterraneamente per fini personali, di una candidatura esterna a presidente della Regione. L’amica Jole Santelli, i vice coordinatori regionali, i coordinatori provinciali - spiega ancora - hanno il dovere di battersi perché il partito calabrese possa legittimamente esprimere una propria autorevole candidatura all’interno di una rosa già ampiamente verificata. Il mio appello è che si eviti il ricorso al papa nero che sarebbe il sintomo di una debolezza strutturale del partito e il frutto di incomprensibili veti incrociati. In altre parole, significherebbe consegnare, senza nemmeno combattere, la Regione al centrosinistra».
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Sabato 4 Ottobre 2014
Mezzoeuro Le eccellenze per sperare
Al Neuromed chi ricerca gode In migliaia a Pozzilli (Is) per la manifestazione organizzata dall'Istituto neurologico mediterraneo Neuromed che ha celebrato la ricerca e i ricercatori Circa duemila studenti delle scuole di ogni ordine e grado, centinaia di famiglie, ragazzi, curiosi. Questi sono i numeri della Notte dei Ricercatori che per tutta la giornata e la nottata di venerdì ha riempito il Parco Tecnologico dell’Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed. L’evento è stato il primo organizzato nella regione Molise in collaborazione con la Fondazione Neuromed e con il patrocinio del Ministero della Salute, del Parlamento europeo, della Regione Molise, della Provincia di Isernia, del Comune di Pozzilli. Tra gli sponsor Rago agricoltura sostenibile, acqua Molisia, pasta La Molisana, Telaro vino, La Taverna di Camillo, Hotel Dora, Papa confetti-cioccolato-macaron, Riccitiello taralli, Selc Medical Technology, Nidaco costruzioni,
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Sabato 4 Ottobre 2014
Le eccellenze per sperare
Il taglio del nastro della Notte dei ricercatori e, nell’altra pagina, il camper della manifestazione Nelle altre foto, il laboratori e le mostre presi d’assalto dai ragazzi
M&M biotech, Group General Dap - Briò - Decò, Vivaio Roberto Pascarella, Dexter forniture ospedaliere, Munchies birra, Olio Pignatelli, Campi Valerio. Una celebrazione dei ricercatori, e della ricerca, partita all’insegna del coinvolgimento, della curiosità e della scoperta della scienza in tutti i suoi aspetti. Protagonisti della prima parte della giornata gli studenti di medie, elementari e superiori con un’attenzione particolare riservata ai bambini delle elementari che hanno seguito con grande interesse e partecipazione gli esperimenti e le attività ludicodidattiche proposti dai giovani ricercatori.
L’Istituto Neuromed
non si è fermato alla semplice apertura dei laboratori, ma ha allestito una vera e propria cittadella della scienza al cui interno, con un vero e proprio percorso interattivo, i piccoli “ricercatori per un giorno”, sono entrati in contatto non solo con le specifiche ricerche condotte dal Neuromed nel settore delle neuroscienze, ma anche con altri campi di indagine e con i vari aspetti della scienza nella vita quotidiana. La genetica, ad esempio, è stata proposta come chiave di lettura delle patologie più gravi, come promessa futura di terapie innovative, ma anche come gioco da sperimentare in prima persona. Ecco allora detective in erba alla prova con l’identificazione attraverso il Dna del colpevole sul luogo del delitto. Dna che, in un altro spazio della manifestazione, si è presentato ai giovani attraverso un esperimento pratico in cui è stato mostrato come estrarlo dai Kiwi. Ma la scienza è anche in cucina, in casa: ecco perché semplici sostanze della vita di tutti i giorni, dalla fecola di patate alle caramelle alla menta, sono diventate oggetto di esperimento. E la ben nota piramide alimentare, strumento di prevenzione dell’obesità ma anche di educazione ad un corretto stile di vita, si è materializzata in forma di gioco, in cui i vari alimenti dovevano essere sistemati al giusto posto su una piramide vera e propria.
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Sabato 4 Ottobre 2014
Mezzoeuro Le eccellenze per sperare
Naturalmente il sistema nervoso
cardine delle ricerche condotte al Neuromed, è stato un protagonista di primo piano, con esposizioni e attività interattive dedicate al suo funzionamento e alle sue patologie, fino ad arrivare alle più avanzate tecniche di interfaccia cervello-computer. Il gioco della “memory box”, poi, ha guidato i ragazzi alla scoperta della propria memoria con semplici esperimenti di visualizzazione e ricordo. L’entusiasmo e la bellezza della ricerca scientifica sono universali, non si legano ad una sola disciplina. Ecco perché alle immagini al microscopio, agli esperimenti, ai giochi, la Notte dei ricercatori Neuromed ha affiancato una visione a 360 gradi, offrendo ai visitatori anche osservazioni del cielo con telescopi e lezioni di astronomia al planetario. Da non dimenticare, poi, la prevenzione. Altra protagonista dell’evento. Tutti gli ospiti hanno avuto la possibilità di effettuare visite gratuite in senologia, dermatologia, scoliosi e Moc tenute da specialisti Neuromed ed House Hospital, l’associazione Onlus che ha messo a disposizione gli ambulatori mobili. Alle ore 18:30 il taglio del nastro, alla presenza delle autorità politiche, istituzionali, militari regionali ed extraregionali, ha dato il via all’apertura ufficiale del Parco tecnologico alle famiglie. Pervenuti i saluti del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e del presidente della Regione Molise, Paolo di Laura Frattura che hanno sottolineato la valenza scientifica dell’appuntamento di Pozzilli volto a sostenere l’importanza della ricerca che, nonostante le poche risorse messe a disposizione nel nostro Paese, apre le porte a nuove opportunità di cura compiendo grandi avanzamenti. Nei saluti istituzionali, inoltre, il presidente dell’Irccs Neuromed, professor Erberto Melargano, ha posto l’accento sull’importanza dell’Istituto sia per il Molise che per tutto il Sud Italia sottolineando che questa importanza non è, spesso, conosciuta dal grande pubblico. Grande riconoscimento, inoltre, è stato espresso da Mario Pietracupa, presidente della Fondazione Neuromed, ai ricercatori che con «grande entusiasmo si sono resi protagonisti per un giorno. Per noi - ha detto Pietracupa - sono protagonisti sempre e ritengo che con questa manifestazione abbiamo perseguito un importante obiettivo, quello di far conoscere il nostro centro di ricerca in maniera semplice e divulgativa. Il ringraziamento va quindi ai ricercatori che cercano, con grande impegno, di raggiungere risultati importanti a beneficio dei cittadini». A sottolineare che l’evento è stata una vera festa della scienza, i giovani ricercatori, star della manifestazione, hanno dato vita - a partire dalla sera fino a tarda notte - al programma notturno fatto di sport, con la partita “Un goal per la ricerca” e di musica, con i concerti di band interamente composte da ricercatori. Neuromed ha puntato specificamente sui più giovani, per dialogare con loro e mostrare come la ricerca non sia qualcosa di distante, ma un elemento fondamentale della vita moderna, diventando anche una professione. Ecco perché l’Istituto ha investito tutte le sue energie per offrire agli studenti, ma anche al pubblico una visione ed una prospettiva del valore della ricerca scientifica per la nostra società e per il benessere dei cittadini.
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Sabato 4 Ottobre 2014
Si gioca a scarica barella
Fondazione Campanella Cronaca di una morte annunciata
Mario Martina direttore generale della Fondazione Tommaso Campanella, i cui lavoratori sono da dal 3 ottobre in mobilità, replica ai sindacati. «Non intendo in alcun modo entrare un conflitto con le Organizzazioni sindacali - scrive - alle quali, per mia formazione, riconosco alto senso di responsabilità ed equilibrio. Mi sembra quanto me-
«Come è possibile tutelare l'equilibrio economico quando il budget assegnato alla Fondazione è di 10.000.000 all'anno e ne sono necessari circa 14.000.000 solo per il pagamento degli stipendi? Il licenziamento di 170 dipendenti è la logica conseguenza della decisione regionale, ed il management della Fondazione non ha avuto alcun potere in merito»: il direttore generale della Fondazione Mario Martina replica così ai sindacati
Cinquestelle in corsia
Dializzati senza via d’uscita «La presidente facente funzioni della Regione Calabria, Antonella Stasi, deve avere una certa difficoltà a rispondere di suo alle questioni che sollevo, specie in tema di sanità. Infatti sul trasporto pubblico per dializzati, al suo posto mi ha risposto via stampa il capo del dipartimento regionale della Salute, Bruno Zito, riferendo di non capire il problema da me posto» Lo afferma la deputata M5S Dalila Nesci «La presidente facente funzioni della Regione Calabria, Antonella Stasi, deve avere una certa difficoltà a rispondere di suo alle questioni che sollevo, specie in tema di sanità. Stavolta, a proposito del trasporto pubblico per dializzati, per cui l’avevo interessata con una lettera ufficiale, al suo posto mi ha risposto via stampa il capo del dipartimento regionale della Salute, Bruno Zito, richiamando i rimborsi previsti per legge agli ammalati e riferendo di non capire il problema da me posto». Lo afferma la deputata M5S Dalila Nesci, che precisa: «Ricordo un precedente. Stranamente mi rispose il Marrelli Hospital al conflitto d’interessi della presidente Stasi, da me obiettatole, riguardante una norma di favore nel decreto-legge sulla pubblica amministrazione». «Detto questo - prosegue la parlamentare Cinquestelle - Zito parla facile, non essendo parte in causa. Lo sbandierato sistema dei rimborsi serve a poco, perché i pazienti devono anticipare soldi propri e rivolgersi per gli spostamenti a operatori privati o a familiari disponibili. Zito sa bene che la mia proposta a Stasi, quella di convocare le imprese di trasporto pubblico per organizzare il servizio insieme alle Asp, sarebbe stata pratica, rapida e vantaggiosa per tutti, aiutando in primo luogo i dializzati e le casse regionali». Nesci conclude: «Credo che Zito conosca il sistema, adottato altrove. Evidentemente, però, la Calabria ritiene di dover sempre fare da sé, riconoscendosi una sua speciale autonomia; emersa, per esempio, in relazione alle nomine dirigenziali effettuate in prorogatio».
no ingenerosa, oltre che non corrispondente al vero, l’affermazione che attribuisce all’ostinazione del vertice aziendale della Fondazione “Tommaso Campanella” il licenziamento di circa 170 unità, che avrebbe rifiutato pregiudizialmente di prendere in considerazione la possibilità di attivare possibili forme di ammortizzatori sociali (Contratti di solidarietà, Cig ordinaria e/o in deroga) a parziale salvaguardia dei livelli occupazionali dei lavoratori. Secondo le organizzazioni sindacali continua Martina - il management della Fondazione, nominato per rilanciare le attività del Centro di eccellenza oncologica, avrebbe fatto di tutto per fallire l’obiettivo e mettere centinaia di lavoratori e lavoratrici fuori dal mercato del lavoro, negando di fatto le necessarie ed insostituibili prestazioni sanitarie oncologiche ai cittadini calabresi. Il licenziamento di 170 dipendenti è la logica conseguenza della decisione regionale, ed il management della Fondazione non ha avuto alcun potere in merito, di ridurre i posti letto da 115 a 35; non mi risulta che tale decisione sia stata adeguatamente contestata quando necessario e non era difficile prevedere le conseguenze. A fronte di 35 posti letto sono necessarie 78 unità; le altre unità, in assenza di altre postazioni di lavoro (leggasi posti letto e quindi pazienti da assistere), devono necessariamente essere licenziate. Al management - sottolinea - è imposto di garantire l’equilibrio economico, come dovrebbe essere per tutte le aziende pubbliche e private». Ma, prosegue, «come è possibile garantire l’equilibrio economico quando il budget assegnato alla Fondazione è di 10.000.000 all’anno e sono necessari circa 14.000.000 di euro solo per il pagamento degli stipendi. Anche se la Fondazione è un ente di diritto privato gestisce comunque risorse pubbliche che non possono essere sperperate. Sin dalla data del mio insediamento (maggio 2014) ho rappresentato a tutte le istituzioni pubbliche interessate e alle organizzazioni sindacali la drammatica situazione organizzativa e finanziaria senza ricevere formali impegni da chi aveva il potere di decidere ma solo richieste pressanti di rinvio delle decisione che non sono pervenute e che hanno incrementato ulteriormente i debiti. Abbiamo proposto a chi aveva il potere di decidere la possibili soluzioni che passavano attraverso l’aumento dei posti e del rimborso dei costi sostenuti dalla Fondazione per la gestione dei posti letto che fin dal 2012 dovevano essere trasferite alla Auo Mater Domini e che sono stati, invece, gestiti, su decisione unanime, dalla Fondazione senza soldi. Abbiamo dato il nostro contributo alla approvazione della legge regionale n. 17/2014, relativa al riconoscimento in Irccs; nella relazione di accompagnamento, che può essere consultata sul sito del Consiglio regionale, sono indicate le modalità per il rilancio della Fondazione. Ma il management - scrive Martina - non ha il potere di decidere in merito». A parere del manager, «non è praticabile il ricorso ai contratti di solidarietà per l’alto numero dei licenziamenti rispetto al personale che resta in servizio (169 su 247) ; non si può accedere alla Cig ordinaria o straordinaria in quanto la Fondazione è costituita da due enti pubblici. Non è, altresì, praticabile la cassa integrazione in deroga con risorse regionali in quanto al momento non vi sono le risorse e soprattutto non vi sono prospettive concrete e formali di sviluppo che possano prevedere il riassorbimento del personale in esubero».
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Mezzoeuro Ridisegnare le strategie di sviluppo
Confindustria Cosenza ha innovato i propri servizi adeguandoli alle esigenze delle imprese e li ha certificati
L’impresa cambia pelle La verifica registrata ad opera dall'ente certificatore ha avuto un ottimo esito Le difficoltà del momento stanno spingendo le aziende a riposizionarsi e ristrutturarsi, a ripensare i propri modelli di business, a ricercare altri mercati e nuove partnership. Sono cambiati i clienti, si sono affacciati sui mercati nuovi competitors e la crisi ha fatto cambiar pelle alle imprese costringendo gli imprenditori a ridisegnarne le strategie di sviluppo. In questo scenario e per un’organizzazione che assiste le imprese nel quotidiano, adeguare il proprio sistema di erogazione dei servizi è una precondizione. Confindustria Cosenza ha perciò innovato i propri servizi adeguandoli alle esigenze delle imprese e li ha certificati, continuando sulla strada intrapresa nel 2003 che l’ha vista tra le prime organizzazioni ad ottenere la certificazione internazionale Uni En Iso 9001 sui processi organizzativi ed i servizi progettati ed erogati. La verifica registrata qualche giorno fa ad opera dall’ente certificatore ha avuto un ottimo esito per Confindustria Cosenza, il cui «sistema qualità risulta molto puntuale nella implementazione, disciplina in modo più che adeguato le attività della organizzazione, è flessibile per adeguare i servizi erogati agli associati alla evoluzione dei mercati e dei contesti sociali ed imprenditoriali, ed è ricco di competenze professionali avanzate e di assoluta eccellenza». «La nostra struttura commenta il direttore di Confindustria Cosenza Rosario Branda - è al servizio degli imprenditori. Abbiamo affinato nel tempo la capacità di intercettare i bisogni delle imprese ed il processo di aggiornamento e formazione continua delle competenze interne ci supporta nell’approcciare le problematiche e ricercare le soluzioni più coerenti per l’organizzazione, gli imprenditori ed il contesto in cui ci muoviamo. La qualità è un processo continuo e presuppone un impegno quotidiano concreto». Un apprezzamento al risultato ottenuto giunge dal presidente di Confindustria Cosenza Natale Mazzuca che sottolinea che «come una vera e propria squadra condividiamo strategie, processi e prassi operative per il raggiungimento di risultati importanti per le imprese associate e per il contesto nel quale operiamo. Stiamo investendo su nuovi servizi, in particolar modo sul fronte del credito e dell’internazionalizzazione. Il tessuto economico della regione è costituito da piccole e piccolissime aziende che hanno la necessità di essere supportate per continuare ad operare e per crescere ed espandersi in nuovi mercati. Il supporto di un’organizzazione di categoria efficace nell’assistenza ed efficiente e tempestiva nell’erogazione dei servizi può concorrere a fare la differenza».
La squadra di Confindustria Cosenza Sopra, la struttura Confindustria Cosenza con presidente e direttore
Camera di Commercio Cosenza, il corso è pronto
Per esportare meglio Partirà il 6 ottobre e sarà rivolto alle imprese regionali che intendono esportare. Conoscere ed utilizzare in modo esteso e consapevole gli strumenti di protezione del patrimonio immateriale e intellettuale d’impresa, quali i brevetti, i marchi, il design, il diritto d’autore, è fondamentale per investire ed esportare nei mercati internazionali. È questa la sfida che intende affrontare, con una serie di incontri, il Corso di formazione sulla Proprietà intellettuale in programma dal 6 al 9 ottobre nel salone Petraglia della Camera di Commercio di Cosenza. L’Ice-Istituto per il Commercio estero, in collaborazione con la Camera di Commercio di Cosenza, promuove, nell’ambito del Piano Export Sud, un ciclo di quattro lezioni che saranno tenute da Aleardo Furlani di Innova Spa, Sara Giordani di Ttp Lab e Achille Bianchi di Bre Archimede, esperti in proprietà intellettuale, strategia d’impresa, innovazione tecnologica e marketing internazionale. Le 17 imprese regionali partecipanti al corso (13 provenienti dalla provincia di Cosenza, 3 da quella di Catanzaro ed una da Vibo Valentia) saranno aiutate a individuare il loro patrimonio immateriale e intellettuale per tutelarlo sia sul mercato nazionale che su quelli internazionali. «L’obiettivo della Camera di Commercio di Cosenza - spiega il presidente Klaus Algieri - è quello di aiutare le aziende, che non hanno mai esportato, a farlo, insegnando loro gli elementi base per capire i mercati internazionali e fornendo loro i necessari strumenti informativi, conoscitivi ed organizzativi. Fra questi, particolare attenzione meritano quelli di tutela e valorizzazione della proprietà intellettuale, da impiegare per penetrare i mercati esteri. Per esempio, la concessione a terzi di tecnologie proprietarie, attraverso accordi di licenza, può essere una soluzione efficace per entrare in tempi rapidi in nuovi mercati. In provincia di Cosenza ci sono circa 500 aziende, che hanno il potenziale di esportare e non lo fanno, quelle che esportano sono molto meno. Bisognerebbe fare in modo che queste 500 imprese esportino ed esportino tanto perché da lì ne viene crescita economica e sviluppo sociale, oltre che la creazione di nuovi posti di lavoro. Avere scelto Cosenza quale sede di questo importante appuntamento per le imprese calabresi, che intendono esportare, è, inoltre, l’occasione di manifestare la forte volontà della nuova amministrazione della Camera di Commercio di Cosenza di servirsi di più della rete ICE per operare con l’estero e di modernizzare il suo modo di fare promozione economica, ripensando alcuni strumenti classici come le fiere, gli incoming, e le iniziative per la diffusione del ricorso all’e-commerce da parte delle imprese».
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Sabato 4 Ottobre 2014
Porto Gioia Tauro, il nulla all’orizzonte «Lo scalo gioiese dal punto di vista del traffico marittimo ancora oggi non intravede una possibile uscita dalla crisi che ormai lo investe dal 2010». Lo sostiene il coordinamento dei portuali del sindacato autonomo Sul, che ha tenuto una conferenza stampa. «Un altro anno di Cassa integrazione straordinaria - afferma il sindacato - attende i lavoratori del porto nonostante i volumi di tutto rispetto movimentati lo scorso anno (oltre 3 milioni di teus) che nel 2008 avrebbero sancito anche un premio di produzione per tutti gli addetti dello scalo. La crisi è diventata un alibi per strappare tariffe di movimentazione sempre più basse da parte degli armatori sotto la minaccia purtroppo reale e realizzabile di portare altrove il proprio carico. Nel frattempo i volumi sono in netto calo dalle 42.700 movimentazioni a settimana di aprile 2014 ai 37.000 di settembre. Anche la produttività è in netta diminuzione: dagli oltre 23 mvs/ora di marzo 2014 ai 21 mvs/ora di ottobre dopo aver toccato minimi storici di 19mvs/h a giugno 2014. Entrambi i parametri sembrano influenzati dell’attivazione del nuovo sistema operativo Navis, che tanti problemi e fermi operativi sta causando anche oggi a 4 mesi dalla attivazione e solo il massimo impegno, la grande professionalità e l’attaccamento all’azienda dimostrata dai portuali, sta tenendo a galla il terminal. Le nostre preoccupazioni - spiega il sindacato - riguardano chiaramente la situazione commerciale, anche la 2M che dovrebbe partire nel 2015 non configura un aumento di volumi a Gioia Tauro. Dal programma presentato si confermano infatti gli attuali servizi e prospettive per l’arrivo di altre compagnie e in particolare di Maersk non se ne intravedono. Non si intravede una diminuzione degli esuberi in Mct che si attesta a oltre 300 unità e nel frattempo le ditte esterne di rizzaggio hanno licenziato ben 12 operatori. Per lo sviluppo e la diversificazione delle attività del porto nulla è stato fatto ed è inutile ribadire le cose che andavano fatte (tasse di ancoraggio, accise sul gasolio, abbattimento oneri sociali, Zes) . Ne siamo tutti a conoscenza». Il sindacato chiede alla Mct di procedere con investimenti sui mezzi operativi e sul personale al fine di essere più competitivi e ridurre drasticamente gli esuberi e all’Autorità portuale di Gioia Tauro« di assumersi la responsabilità nella progettazione di un piano di sviluppo che prevede la diversificazione delle attivita’ portuali». La richiesta alla politica locale è «di avere un colpo di reni rispetto ad una politica nazionale che blocca tutte le iniziative che dovrebbero far decollare il porto di Gioia Tauro e l’intera area portuale, non promesse ma fatti. Chiediamo, inoltre, - sostiene il Sul - al Ministero competente, con determinazione, la fine del commissariamento dell’Autorità portuale di Gioia Tauro come premessa essenziale per il rilancio del porto in termini di programmazione e progettazione di interventi. Non ulteriori proroghe che rischiano soltanto di ritardare lo sviluppo dello scalo ma una nomina autorevole alla guida dell’ente: un manager dalle comprovate capacità ed esperienze in termini portualità e logistica che sia in grado di tracciare le linee guida necessarie per trarre il porto fuori dal pantano in cui si trova e sappia allargare le proprie competenze aldilà della cinta portuale per sfruttare appieno le potenzialità del suo retroporto a servizio dello sviluppo complessivo dell’area. Noi come sindacato non assisteremo inerti a tale processo di stagnazione e di disintegrazione progressiva del sistema portuale gioiese. Pertanto, se non ci saranno le risposte che ci aspettiamo in termini di investimenti, infrastrutture ed occupazione ci attiveremo per una mobilitazione senza precedenti senza fermarci in Calabria. Ci attiveremo - assicura il Sul - perché a Roma le istituzioni aprano il porto a nuovi soggetti imprenditoriali, affinché lo scalo possa essere sfruttato in tutta la sua potenzialità per cancellare definitivamente gli esuberi di personale».
Lavoratori con l’acqua alla gola «Lo scalo dal punto di vista del traffico marittimo non intravede una possibile uscita dalla crisi che lo investe dal 2010 - sostiene il coordinamento dei portuali del sindacato autonomo Sul - Un altro anno di cassa integrazione straordinaria, attende i lavoratori del porto nonostante i volumi di tutto rispetto movimentati lo scorso anno»
In arrivo una bomba sociale
Uil: il Governo cambi passo La segreteria regionale della Uil Calabria, a seguito della manifestazione di protesta dei lavoratori precari calabresi, chiede al Governo «un cambio di passo immediato nelle politiche di sviluppo dell’estremo lembo della Penisola ed un’attenzione rinnovata e maggiore nei confronti della Calabria». In un documento, la Uil evidenzia che «la massiccia partecipazione dei lavoratori socialmente utili, di quelli di pubblica utilità e di coloro che sopravvivono a stento all’interno del bacino degli ammortizzatori sociali in deroga, alla mobilitazione di mercoledì scorso ha messo ancora una volta in luce il malessere in cui sono costretti a dimenarsi quotidianamente migliaia di lavoratori calabresi. Non c’è più tempo da perdere. Il malessere - scrive la Uil - potrebbe trasformarsi repentinamente in una bomba sociale, in una Regione che deve sopportare un esecutivo regionale in stallo e, ormai, proiettato alle prossime consultazioni elettorali». Secondo la Uil «la mobilitazione che ha riguardato tutta la Calabria e che ha portato alla convocazione della Cabina di regia per il prossimo 8 ottobre a Roma è l’ennesima dimostrazione del fatto che, per la Calabria, ci si muove solo quando il disagio e la tensione sociale salgono sino al punto da trasformarsi in problemi di ordine pubblico. Oggi non bastano più le soluzioni emergenziali. Adesso più che mai la Calabria ha bisogno di interventi concreti e risolutivi. Di fatti e non di parole. Il presidente del consiglio Matteo Renzi - scrive il sindacato - deve essere consequenziale, rispettare gli impegni presi con i cittadini calabresi e riportare concretamente e con prontezza questa Regione al centro della sua agenda di Governo. In questo contesto la Cabina di regia potrebbe giocare un ruolo determinante, ma non è più rinviabile nel tempo la sua effettiva operatività per la risoluzione delle tante crisi attualmente aperte in Calabria partendo dal delicato aspetto degli ammortizzatori sociali».
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Sabato 4 Ottobre 2014
Palcoscenico tra gavetta e passione Se c’è un esempio di come sia labile il confine tra il teatro amatoriale e quello professionistico, quando il primo è fondato sul rigore, sulla gavetta vera, sulle prove interminabili e su un’eleganza formale particolarmente ricercata, questo risiede in tutti quegli apporti che al teatro ha dato il regista e attore Graziano Olivieri. I suoi lavori, alla testa di quei gruppi teatrali che lui si ostina a definire amatoriali, ma che tali, alla prova dei fatti, non sono, proprio per i continui sconfinamenti nel modo di recitare e di dirigere gli attori, propri del professionismo, costituiscono un raro esempio di come sia possibile, con la dedizione e l’impegno costanti, ottenere risultati insperati.
L’arte del sipario L’impegno teatrale di Graziano Olivieri, cosentino d’adozione, è stato al centro di un vero e proprio tributo promosso dalla Commissione cultura del Comune di Cosenza che al regista e attore, originario di Bologna, ha voluto dedicare quasi una serata d’onore, tenutasi nella sala “Quintieri” del Teatro “Rendano”, in occasione dei suoi 60 anni di teatro. L’incontro, presenti buona parte degli attori che con Olivieri hanno condiviso un bel pezzo di strada, con il “Teatro Musicale Giovane Città di Cosenza” e poi con il “Progetto Teatro”, è stato aperto dal presidente della Commissione cultura Claudio Nigro. Alla vice presidente Maria Lucente il compito, invece, di tracciare un profilo dell’attore e regista. Quando arriva a Cosenza, nel ‘57, Graziano Olivieri ha già al suo attivo quattro anni di frequenza ai corsi di recitazione per attori al Teatro sperimentale città di Bologna, la sua città. Di Ibsen e Gogol le prime messe in scena alle quali prende parte, appena ventenne, proprio a Bologna. Arrivato a Cosenza, l’incontro con un altro uomo di teatro a tutto tondo, Franco Monaco ed il suo “Piccolo Teatro di prosa cosentino” ha il sapore quasi della folgorazione. Lungo il sodalizio artistico che si sviluppa tra i due sul finire degli anni cinquanta. Ma tra gli incontri che hanno segnato il percorso artistico di Olivieri c’è anche quello con il regista Rai Enrico Vincenti. Sono gli anni del “Teatro Scuola” e degli sceneggiati radiofonici o radiodrammi che dir si voglia, trasmessi dalla sede Rai di Cosenza e ai quali Olivieri partecipa come attore, anche se il suo primo amore resta il teatro. Ed è col teatro che riafferma la presenza nel panorama culturale cosentino. Tra i lavori più apprezzati, “La Bottega dell’orefice” di Karol Wojtila, rappresentato, per la prima volta scenicamente nel 1980, anche al Teatro “Quirino” di Roma, “La calzolaia ammirevole” di Garcia Lorca, dal quale la Rai trae l’omonimo sceneggiato televisivo per la regia di Maurizio Fusco. Seguiranno, nel 1981, “Antologia di Spoon River” di E. Lee
I 60 anni di teatr del regista e attore Graziano Olivieri. Cosentino d'adozione. Un vero e proprio tributo per lui, promosso dalla Commissione cultura del Comune di Cosenza che ha voluto dedicare quasi una serata d'onore tenutasi nella sala "Quintieri" del Teatro "Rendano". I suoi lavori alla testa di quei gruppi teatrali che lui si ostina a definire amatoriali ma che tali, alla prova dei fatti, non sono Master, riproposta qualche anno più tardi anche nell’ambito del “Progetto Teatro”, sorta di scuola di arte drammatica alla quale i giovani aspiranti attori possono accedere gratuitamente. Nell’excursus puntuale tracciato da Maria Lucente c’è posto anche per le ricostruzioni storiche itine-
ranti nel centro storico portate avanti da Olivieri e dai suoi gruppi teatrali nel periodo compreso tra il 1987 ed il 1993. «Un momento magico per la città - lo ha definito la Lucente che, dovendo sintetizzare alcune delle caratteristiche dell’ospite speciale della Commissione cultura ne ha messo in evidenza “l’eloquio, lo stile, l’educazione”. Non è ovvio, non è frequente. Ci fa piacere ancora oggi incontrare il suo sorriso elegante e garbato». Anche il consigliere Mimmo Frammartino condivide il giudizio della collega Lucente considerando, in particolare, effervescenti gli anni compresi tra l’86 ed il ‘91. A quei tempi Frammartino era assessore al teatro e allo spettacolo. E dell’impegno di Olivieri ha ricordato quello del “Teatro Musicale Giovane” e soprattutto la teatralizzazione in strada, con più di cento comparse, dell’ingresso a Cosenza di Federico II di Svevia, riproposta in un’occasione particolare: i 25 anni di Episcopato di monsignor Dino Trabalzini, allora arcivescovo di Cosenza. Poi la parola passa a Graziano Olivieri che, con grande senso dell’ironia, quasi anglosassone, ama definirsi «un diversamente giovane». E poi ricorda alcuni momenti significativi che hanno contato molto nella sua formazione di attore e regista. «Se ho saputo fare qualcosa, devo ringraziare molto Enrico Vincenti, il suo impegno e quella autentica fucina che è stata il suo “Teatro Scuola” .Per la prima volta il Teatro è andato nelle piazze, a via Popilia, allo Spirito Santo o nel Duomo, con diverse rappresentazioni sacre». Le esperienze di teatro a Cosenza di Graziano Olivieri sono state fissate in un libro, pubblicato nel 1993; Noi, gli amatoriali, una sorta di summa e di riepilogo, con un corposo corredo fotografico, di tutta l’attività teatrale che ha caratterizzato quel periodo animato dal forte desiderio di calcare le scene, senza improvvisazione, ma al contrario con un rigore che, come detto, non aveva nulla da invidiare alle compagnie professionistiche. Altro periodo splendido evocato da Olivieri è quello del “Teatro Musicale Giovane” durante il quale Olivieri potè contare sul supporto di gente come il regista Giancarlo Tomassetti, prezioso nei suoi suggerimenti, di Cesare Berlingieri, eccellenti i suoi manifesti, di Anna Giannicola Lucente, per le ottime scenografie, di Luigi D’Elia, per i memorabili costumi. «Ringrazio il pubblico che mi ha voluto molto bene e che ha apprezzato il nostro teatro amatoriale di classe. Il ricordo è quello che ci affascina e che ci spinge a vivere nel migliore dei modi». Due gli interventi dalla platea: del giornalista Pantaleone Sergi che ha ricordato il fermento teatrale a Cosenza, quando arrivò nella città dei Bruzi a metà degli anni ‘70, e quello di Irene Olivieri, figlia di Graziano, ma qui nella veste di attrice dei gruppi teatrali amatoriali diretti dal regista. «È stata un’esperienza di vita. Ci ha dato moltissimo come persone e ad essere seri in tutto, perché le cose si ottengono - ci ha sempre ammoniti - studiando, provando e lavorando sodo».
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