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Mezzoeuro numero 27 - Anno 13 - Sabato 5 Luglio 2014

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settimanale d’informazione del Mezzogiorno d’Europa

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Sabato 5 Luglio 2014

Ma il porto resta una incompiuta

Una giornata memorabile per Gioia Tauro di Oreste Parise

Gioia Tauro ha superato la sua prova del fuoco sotto gli occhi di tutto il mondo che pronti a denunciare le possibili difficoltà che una simile operazione avrebbe potuto incontrare in una regione nota soprattutto (se non esclusivamente) per il suo alto tasso di criminalità organizzata. Un porto in mano alla ‘ndrangheta, un porto inefficiente, un porto senza personale specializzato, un porto senza infrastrutture, un porto da terzo mondo, un porto senza guida e senza una strategia di sviluppo. Sono questi gli stereotipi che impediscono al miglior porto-container del mondo di poter sviluppare appieno le sue potenzialità. Una grande responsabilità è da ascrivere alla classe politica calabrese che non ha mai saputo valutare appieno le enormi potenzialità che Mezzoeuro una struttura del genere potrebbe rapFondato da Franco Martelli presentare per lo sviluppo dell’intera regione. Per la verità ci aveva tentato Loiero con la nomina di un assessore Ediratio editore che doveva occuparsi esclusivamente di progettare il futuro di questa grande Direttore responsabile infrastruttura. Una persona giusta al poDomenico Martelli sto sbagliato, a cui sono riconosciute grandi capacità imprenditoriali, ma senRegistrazione za nessuna esperienza e competenza Tribunale di Cosenza nel settore marittimo. A questo si è agn°639 giunta la precarietà dell’incarico, dudel 30/09/1999 rato lo spazio di un mattino per poi sparire nel nulla, tanto l’assessore che l’asRedazione sessorato e l’interesse verso il porto. e amministrazione Altrettanta attenzione ha mostrato la via Strada Statale 19 bis, 72 87100 Cosenza giunta Scopelliti, il quale sembrava preoccuparsi più dell’occupazione di Responsabile qualsiasi spazio di potere che dell’effisettore economia cacia dei suoi provvedimenti. Oreste Parise All’incapacità e all’indifferenza della poProgetto litica si aggiunge la decisa e dichiarata e realizzazione grafica ostilità della associazioni ambientaliMaurizio Noto ste, dei rifondaroli e dei partiti di sinistra che si richiamo ai No Tav e fortelefono 0984.408063 mazioni simili, che denunciano i rischi fax 0984.408063 che possono derivare da operazioni rischiose che possono provocare ripere-mail: ediratio@tiscali.it cussioni sulla salute dei cittadini e dell’ambiente. Stampa Stabilimento tipografico Questo atteggiamento di chiusura rischia De Rose, Montalto (Cs) di vanificare il positivo effetto provocato dall’operazione che ha esaltato di Diffusione fronte all’intera comunità economica Media Service internazionale, l’organizzazione, la didi Francesco Arcidiaco sponibilità di attrezzature adeguate, la telefono 0965.644464 fax 0965.630176 capacità e competenza tecnica delle maestranze, le enormi potenzialità del Internet relations porto che ha caratteristiche uniche al N2B Rende mondo. Iscritto a: Particolarmente duro il comunicato diUnione Stampa Periodica ramato da Rifondazione comunista, a Italiana firma del segretario regionale Pino Scarpelli (che riportiamo in basso), che si associa con tutti coloro che si sono dichiarati contrari non solo al trasbor-

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L’operazione mordi e fuggi per il trasbordo delle armi chimiche siriane si è svolta con grande celerità e senza alcun pericolo Il ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti ha espresso apprezzamenti per la scelta del molo calabrese e ha elogiato «la professionalità e la tecnologia avanzata di cui l’Italia è all’avanguardia» Non sono tuttavia mancate le polemiche che rischiano di frenare lo sviluppo del porto, messo sotto accusa per i rischi ambientali e i possibili effetti che tali operazioni possono provocare sulla salute dei cittadini do delle navi, ma ogni operazione che comporta dei rischi. Pino Scarpelli si è dichiarato disponibile a illustrare la condotta del suo partito in relazione a quanto accaduto a Gioia Tauro e gli abbiamo rivolto alcune domande. Tra veti, divieti e vincoli siete contrari a qualsiasi ipotesi di sviluppo. Come uscire dalla crisi allora? Sappiamo benissimo di avere una grande responsabilità in questo momento. Siamo perfettamente consapevoli della drammatica situazione dei giovani e delle donne di questa regione che si vedono negati un futuro. In questa situazione drammatica abbiamo il dovere di ricercare le condizioni per far ripartire la speranza. Tuttavia non possiamo certamente mandare al macero un secolo e mezzo di lotte per e rinunciare a qualsiasi forma di tutela per i lavoratori e l’ambiente. Non possiamo fermare il processo di crescita civile che è il prodotto di tante lotte operaie. Per l’occasione era stata predisposta una imponente strategia per tenere sotto stretto controllo

tutte le fasi dell’operazione. I tecnici si affannavano a dare assicurazioni che non vi erano pericoli di sorta. Questo è quello che avrebbero comunque detto in maniera ufficiale. Nessuno si sognerebbe mai di allarmare istituzioni e popolazione sui possibili pericoli. Siamo contro la logica dell’emergenza, perché tutto va programmato in anticipo. La sicurezza non è un valore oggetto di contrattazione o limitato a situazioni eccezionali, ma deve entrare nella cultura dell’ordinario. Il porto è un luogo di lavoro pericoloso ogni giorno, non solo in occasioni straordinarie. Qui però eravamo di fronte ad una emergenza, una situazione del tutto eccezionale. Bisogna tuttavia avere un progetto, un piano per offrire delle opportunità ai giovani, altrimenti l’unica soluzione è quello della fuga al di fuori del Pollino, come hanno iniziato a fare migliaia di loro. Lo sviluppo non può essere costruito sul terrore, sulla pelle della gente, che in cambio di un tozzo di pane si vede costretta a condannare i propri figli ad ammalarsi di tumore, a vivere in un ambiente malato e malsano. I casi sono troppi e di una tale gravità che non possiamo considerarli solo frutto del caso. L’Italsider di Taranto, la Snia Viscosa di Crotone, il caso eclatante dell’eternit, il dramma di Seveso devono pure insegnarci qualcosa. E bisogna sottolineare che spesso dietro questi disastri vi è la mano pubblica. Questo è un aspetto che non bisogna sottovalutare, perché dimostra che senza un controllo dei cittadini, si possono innestare meccanismi estremamente pericolosi che hanno anche un enorme costo economico e sociale. Il risanamento delle aree interessate è risultato di una tale entità da vanificare tutto quanto si è guadagnato negli anni, senza prendere in considerazione le cure mediche necessarie per combattere le gravi malattie provocate da queste operazioni sciagurate.

La rubrica “Il legno storto” di Franco Crispini è temporaneamente sospesa


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Sabato 5 Luglio 2014

Ma il porto resta una incompiuta

Le preoccupazioni non svaniscono...

Ora il rischio è la pattumiera nucleare Come segreteria regionale del Prc, in questi primi giorni di luglio 2014 siamo preoccupati per il rischio concreto che prima la Piana di Gioia Tauro e poi il mar Mediterraneo, già sottoposti a diverse devastazioni ambientali, possono correre a causa del trasbordo e del trattamento delle armi chimiche siriane. Mentre la zona delle operazioni e tutta l’area antistante del porto di Gioia Tauro sono chiuse e militarizzate, condividiamo in pieno le apprensioni dei cittadini del comprensorio, in fermento e fortemente preoccupati, soprattutto per la completa mancanza di informazioni su ciò che sta succedendo e sui rischi complessivi che il territorio ed mare corrono e correranno nel corso di tutte le operazioni. Abbiamo seguito le sacrosante proteste di alcune associazioni e le recenti (ma, forse, tardive!) dichiarazioni polemiche da parte di alcuni sindaci e siamo allarmati per il fatto che si è pure insediato, presso la prefettura di Reggio Calabria, un Centro di Monitoraggio e Controllo a cui partecipano diversi rappresentanti di ministeri, enti ed istituzioni, con il compito di monitorare tutte le operazioni. A questo proposito, ci chiediamo se nelle strutture ospedaliere della Piana, che la Regione Calabria sta smantellando, siano state attivate delle forme particolari di allerta e siano state approntate le apposite attrezzature mediche e le professionalità necessarie per far fronte ad ogni eventuale emergenza sanitaria. Siamo per di più preoccupati per le notizie che ci giungono circa l’utilizzo di lavoratori volontari, pare selezionati tra quelli in cassa integrazione, come addetti alle operazioni portuali: sebbene formati, secondo quanto diffuso da Medcenter, nelle scorse settimane, in tal caso il loro utilizzo ci parlerebbe ancora del costante ricatto legato al lavoro ottenuto in cambio di rischi per la salute, per di più in tempi di crisi come quelli attuali. Proprio per questo, pare che la Mct non solo non abbia avuto alcuna difficoltà nel reperire il personale ma, secondo le esultanti - dopo le tante parole sul diritto al lavoro - affermazioni della Filt-Cgil comprensoriale, addirittura ci sarebbe «stato un esubero di manodopera disponibile». Inoltre, ci preoccupa tutto il contesto che ruota intorno a questa operazione che, come denunciato da alcune associazioni, sembra presupporre una forma di militarizzazione progressiva dello scalo portuale di Gioia Tauro, guarda caso a fronte della crescita del disagio lavorativo. Così come ci preoccupano, anche dopo l’avvenuto trasbordo, sia il trattamento di tali sostanze chimiche, che avverrà nel cuore del Mediterraneo con un processo di idrolisi che potrebbe provocare rischi per l’ambiente marino, sia la destinazione finale per lo smaltimento. Per tutti questi motivi, nei prossimi giorni ci attiveremo per mettere in campo tutte le possibili azioni necessarie: dalle denunce pubbliche alle proteste ed alle controinformazioni sino ad attivare anche l’intervento istituzionale, predisponendo apposite azioni con la compagna Eleonora Forenza e gli altri compagni europarlamentari della Sinistra Europea del gruppo del Gue/Ngl. Pino Scarpelli segretario regionale Prc Calabria

Temete che tutto questo possa verificarsi anche a Gioia Tauro? Voglio dire con chiarezza e senza possibilità di equivoci, che noi siamo favorevoli al porto di Gioia e riteniamo necessario mettere in opera tutto quanto occorre per rilanciare la sua attività. Siamo perfettamente consapevoli che questa è una

delle poche e concrete possibilità che ha la regione per superare la sua lunga crisi. Questo non significa però rinunciare al controllo popolare, consentire qualsiasi progetto, senza una rigorosa valutazione dei possibili effetti immediati e a lungo termine. Dobbiamo preoccuparci di costruire un presente per i nostri giovani, ma assi-

curare anche un futuro alle prossime generazioni. Nel caso delle armi chimiche tutto si è svolto senza alcun pericolo e con grande celerità. Perché allora tanto accanimento? È pur sempre una grande operazione di marketing territoriale in grado di dare un significativo contributo allo sviluppo del porto. Siamo molti soddisfatti che tutto si è svolto nella maniera prevista e che non vi siano stati incidenti di sorta. Ci auguriamo che questo avvenga anche nella successiva fase della distruzione di questo enorme arsenale di morte. Colgo l’occasione per ricordare che come partito siamo e siamo sempre stati dei pacifisti convinti, contrari a qualsiasi forma di guerra. Il nostro pacifismo ci porta a essere favorevoli a qualsiasi operazione volta al disarmo, che possa dare un contributo alla pacificazione delle aree di conflitto. Perché allora tanta resistenza a questa operazione che è volta a neutralizzare un enorme potenziale bellico? Il trasbordo delle armi chimiche siriane è stata una occasione per una riflessione complessiva sul porto, soprattutto in relazione al problema della sicurezza e della tutela della salute. Il Piano di rientro sanitario prevede lo smantellamento di molti ospedali sparsi sul territorio regionale, ma nessuno ha mai fatto cenno alle particolari esigenze legate alla presenza di un’infrastruttura come quella del porto, che richiede la predisposizione di un polo sanitario in grado di affrontare qualsiasi eventuale emergenza. In qualsiasi grande porto si compiono ogni anno centinaia di operazioni a rischio, per il trasporto di materiali pericolosi di varia natura. Questo è proprio il punto più delicato. In questa regione ci si limita sempre a gestire l’emergenza, senza mai avere un piano complessivo, un progetto a lungo termine. Quello della sicurezza è una questione cruciale e "ordinaria", nel senso che dobbiamo essere sempre in grado di fronteggiare ogni emergenza che potrebbe derivare dalle particolari operazioni che si svolgono in via "ordinaria" nel porto. Questo è un aspetto che non viene mai affrontato. In fondo è fin troppo facile affrontare una situazione difficile e delicata con un enorme dispendio di forze e di energie. Questo impone una riflessione sull’assenza di questo stesso apparato di controllo in casi altrettanto gravi e pericolosi che avvengono nell’indifferenza più totale. Condivide allora le manifestazioni di protesta che sono stati organizzate nella Piana? Personalmente e come partito siamo sempre favorevoli a qualsiasi forma di attenzione nei confronti dei grandi avvenimenti politici, poiché costituiscono un momento di discussione e di dibattito su temi che spesso vengono accuratamente tenuti al di fuori dell’agenda politica. La partecipazione è sempre positiva, ed è compito della politica di incanalarla nel verso giusto offrendo programmi, progetti ed idee per gestire quelle occasioni. Gioia Tauro deve diventare uno dei punti programmatici più importanti della prossima consultazione elettorale, poiché bisogna dare priorità alla crescita e allo sviluppo e in questo senso, il porto deve avere una centralità assoluta per creare un polo attorno al quale costruire il futuro di questa regione. Non possiamo più consentire che sia considerato solo lo scalo preferenziale della ‘ndrangheta. Dobbiamo aprire una ampia discussione sulla zona franca, il transhipment ferroviario e autostradale, il collegamento diretto con l’aeroporto. Dobbiamo puntare decisamente sulla opportunità di farlo ritornare il principale e più importante porto del Mediterraneo e il maggior centro agricolo-alimentare d’Europa.

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Sabato 5 Luglio 2014

Ostinazioni pericolose

L’indomito Galati

Da almeno due anni Pino Galati sostanzialmente non lavora ad altro. Prima ancora che Forza Italia e Nuovo centrodestra prendessero strade diverse e persino antitetiche in quella drammatica seduta parlamentare del Senato lui, il deputato lametino dalla capigliatura nuova di zecca, la sua personalissima scissione l’aveva già compiuta con il potere di Peppe Scopelliti e con il governatore medesimo. Obiettivo unico delle sue mosse e dei suoi preventivi smarcamenti, puntare alla presidenza della Regione.

Già, era e rimane questo il chiodo fisso di Pino Galati, l’uomo forte della Piana di Lamezia, il parlamentare dalle sette vite e dallo sguardo lungo con affaccio sul cortile del potere. Occorrerebbe più spazio e più agio per ripercorrere le sue tappe tra le sigle dei partiti, per gli appassionati di questa come di altre materie rivolgersi ad Angela Napoli che di Pino Galati ha sempre detto di saperne una più degli altri. Ma ci vuole ben altro per scoraggiare Pino Galati. Gli schizzi di fango dei fascicoli aperti negli anni con il suo nome dentro, tra gli altri, non lo hanno mai irretito più di tanto. La sua personalissima abilità è sempre stata quella di uscirne indenne non tanto nel “merito” quanto nelle segreterie dei partiti che lo hanno sistematicamente riabilitato. Fino alla poltrona di tutto rispetto in Forza Italia, conquistata proprio grazie allo smarcamento meditato e preventivo dalle movenze di Peppe Scopelliti. I due erano sodali non molto tempo addietro, persino assimilabili all’inizio dell’avventura del governatore. Poi Galati s’è sfilato, per tempo. Perché il fiuto del futuro gli ha detto così e perché di fare da sottiletta tra i due blocchi (Scopelliti e Gentile) non ne ha mai avuto nessuna intenzione.

Il parlamentare e vicecoordinatore azzurro non riununcia, sotto sotto, ad una sua nomination per la presidenza della Regione. Fa filtrare smentite, ma nelle sedi che contano non si sfila ufficialmente. Con lui in mezzo cambia tutto, si complica il quadro di Forza Italia e di un centrodestra che potrebbe miracolosamente approfittare dello psicodramma del Pd e puntare alla vittoria E Verdini queste cose le sa bene...

Da qui il progetto “in proprio”, che è poi la cosa che riesce meglio a Galati. A un certo punto per alzare la (sua) posta in gioco s’era messo in mezzo per un posto in Europa ma quando ha capito che poteva partecipare davvero al “concorso” senza alcuna possibilità di essere eletto ha dettato due righe a un quotidiano dicendo che non era della partita. «Sono a disposizione del partito per il bene della Calabria, non mi candido alle europee».

La traduzione non è complessa, sono pronto per il prossimo giro. Do una mano a chi viene, a cominciare da Fitto e pure a Patriciello. Tengo più o meno compatto il gruppo catanzarese, marco a uomo Nino Foti, faccio tutto quello che si può per ostacolare Santelli e Occhiuto e poi sto alla finestra. Galati l’itinerario lo ha sempre avuto ben chiaro in mente dentro le dinamiche di Forza Italia ma ad un certo punto ha dovuto fare i conti con l’amaro sentore che viene da Arcore. Non ci sono le condizioni per una sua diretta nomination, non è Tonino Gentile più aria. Perché Berlusconi e Toti cercano volti spendibili, il meno segnati possibile dalle “rughe” del tempo (che non hanno a che fare solo con l’età). Volti soprattutto credibili, che abbiano dato prova di saperci fare con la macchina amministrativa. E volti capaci di intercettare tutto l’uniGiacomo Mancini verso mondo che oggi sfugge alle sigle di partito, il cosiddetto emisfero del malcontento, della sfiducia, della trasversale rabbia interclassista che ormai scorre nelle vene del Paese e dei conterranei. Forza Italia, pa-

radossalmente, ha questa partita in più nelle sue corde, vuoi anche perché è questa una delle poche virtù di chi perde un po’ di potere sul territorio. Tenere la bandierina azzurra nel cassetto (e magari a Roma) ma sul campo andare pescare senza vincoli di mandato nell’oceano di chi non vota, non ha votato, non ne vuol più sapere. Di chi ha rotto con le promesse, con gli slogan, con i 3x6. L’imput da Arcore segue questi parametri a proposito del voto di Calabria. Che è il primo e forse quello centrale in scaletta da qui ai prossimi appuntamenti nazionali. Esperimenti e semi da far germogliare in Calabria saranno piantati e non ci sarà molto da stupirsi da qui in avanti se ne vedremo delle belle dalle nostre parti fino al voto. A differenza dei medici personali di “mamma Rosa” del 2010, o dei manager di in-successo che non molto tempo fa la politica incapace calava nell’arena, questa volta l’identikit di Berlusconi pare sia chiaro. Serve gente del mestiere, dunque che abbia politicamente amministrato (e bene, ovviamente). Senza “rughe” (quelle rughe di cui sopra) e con profilo da spendere intatto, al limite dell’esperimento persino civico. Di Forza Italia certo ma senza esagerare, di questi tempi non conviene a nessuno. Un capolavoro, insomma, per niente lontano dall’essere realizzato e ben prima che il Pd sciolga le sue riserve “mestruali” e paranoiche, oltreché le sue lotte tra bande rivali.

E che il partito di Berlusconi sia così intelligentemente avanti nella missione, al punto da meritare senza indugio e senza primarie la prima mossa nel centrodestra, lo ha capito da tempo ormai Tonino Gentile, il senatore dominus dei voti del Nuovo centrodestra a Cosenza. Prima chiedeva le primarie, ora ha capito che gli azzurri hanno in tasca l’asso vincente e non le chiede più. Gli va bene così, tratterà in seguito. Dopo tutto le cose non si stanno mettendo malissimo per il suo “casato”. Roberto Occhiuto è fuori dai giochi, è tornato a Roma. Il sindaco e fratello ha i mesi contati al potere della città. Jole Santelli è da sola nella provincia più difficile e non sorprenderà nessuno se si accoderà alla “soluzione” buona per tutta la regione senza creare più problemi. Le velleità sembrano passate. C’è il nome di Giacomo Mancini, certo. Ma Gentile sa che è stato tirato in ballo più ad uso strumentale che per altro. Anche a Verdini e a Toti sarà arrivato il dato che Mancini ha fatto parte a pieno titolo e con deleghe di peso della giunta Scopelliti, unanimemente definita la più sciagurata della storia recente anche dall’entourage di Berlusconi. Non lo dicono, non lo possono dire, ma lo pensano. Resta quello di Pino Galati il nome della discordia. Che d’incanto rieccita gli ormoni (politici) di Pino Galati Jole Santelli, fa infuriare Tonino Gentile, scalda le velleità persino di Mario Occhiuto. È un nome magico per l’effetto che fa nel centrodestra, al contrario ovviamente. Senza la sua ostinazione il disegno regge, chi non lo ama lo accetta per razionalità. Con il suo nome in pista invece si riapre d’incanto l’intifada e allora sono dolori autodistruttivi. Per tutti. Denis Verdini


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Sabato 5 Luglio 2014

Psicodramma democratico Il cognome che si porta appresso l’uomo che viene “usato” nel segno dell’unità non deve passare inosservato. Fa Canale di cognome e proprio in un canale, ma senza o con poche vie d’uscita, sembra essersi infilato il Pd di Calabria. Ancora una volta, ancora nel momento strategicamente sbagliato, ancora nella fase più difficile e per certi aspetti drammatica della regione.

Stretti in un Canale Come una maledizione la rivincita di Calabria, dopo la sciagurata stagione Scopelliti, finisce per passare tra le mani e il destino di chi altro non sembra avere a cuore se non il proprio di personalissimo futuro. Con il potere regionale in ginocchio e con brandelli da andare a raccogliere il Pd conterraneo sta compiendo l’ennesimo “capolavoro” consegnandosi a una probabile sconfitta preventiva. Il dimissionario Scopelliti non è bastato fin qui non solo a scegliere con determinazione quando far tornare al voto i calabresi quanto, cosa a ben vedere più sconcertante, a far suonare la campanella della rivincita. Niente di niente. Il Pd non preme per il voto regionale subito, non spinge né a Roma né in Calabria. E il Pd non ha né candidato o candidati né minima idea di quale possa essere il percorso che porta alla competizione. Per non parlare del progetto o del rinnovamento, chi li ha visti mai. Renziani a Roma, marziani in Calabria. E avanti senza brio, quasi per disperato istinto di conservazione. Nel canale dicevamo. Anzi, nel Canale che si capisce prima. Il giovane e capellone reggino viene usato da Magorno per scalfire con la sciabola il fronte di Mario Oliverio. E’ stato il suo sfidante per la segreteria regionale, all’epoca su usava dire cuperliano, oggi fa sorridere anche questo. Magorno fa questo ragionamento. Forzo il nome di Canale per convincere Mario Oliverio a indietreggiare, a fare il clamoroso passo indietro. Dopo tutto è della sua corrente, è giovane, perché dovrebbero rifiutare? La proposta è troppo puerile per sembrare seria e soprattutto per troppo facilmente smontabile per passare. Ma Magorno, che fa finta di non sapere né leggere né scrivere, mostra di crederci. Nel nome dell’unità, ovviamente. Della quale non frega niente a nessuno, per intenderci. «Non ci sono alternative, noi democratici calabresi dobbiamo andare alle primarie con un partito compatto e con una candidatura unitaria, chiara, condivisa e condivisibile anche da parte di chi ci chiede un rinnovamento vero e vuole percorrere con noi la via del cambiamento», dice Magorno a tarda sera. «È mio intento perseguire con decisione questo obiettivo, nel quale si colloca la proposta, condivisa dal vicesegretario nazionale Lorenzo Guerini, di Massimo Canale come candidato capace di operare una sintesi delle diverse sensibilità del partito calabrese, all’insegna dell’unità e della volontà di rinnovamento. Quei punti che sono ritenuti imprescindibili nell’azione futura del partito calabrese, così com’è stato evidenziato anche nel corso dell’assemblea regionale di Lamezia Terme». «Come ho detto la strada delle ricerca dell’unità è l’unica che vogliamo, anzi dobbiamo perseguire, per far uscire il partito da questa fase delicata e collocarlo alla guida di una stagione di cambiamento in Calabria. Massimo Canale incarna le caratteristiche necessarie per aggregare il Pd e le forze che condivideranno il suo percorso, nell’im-

Massimo Canale Sotto, da sinistra Ernesto Magorno, Mario Oliverio, Marco Minniti

Il Pd, come al solito, nel casino. Ernesto Magorno forza sul giovane reggino, certo non aiutandolo. Mario Oliverio in un angolo, Minniti spettatore interessato, gli altri col fiato sospeso Regna il caos nel mentre arriva Lotti a metà mese e Renzi a Ferragosto portante sfida elettorale che ci attende». Conclude poi Magorno: «In queste ore, così com’era avvenuto in passato, mi sono ampiamente confrontato con Lorenzo Guerini. Un fatto che smentisce posizioni “pilatesche” del partito nazionale nei confronti della Calabria. Da parte del Pd nazionale vi è, anzi, grande attenzione, pur nel rispetto dell’autonomia del partito regionale. In tal senso posso annunciare che entro la metà del mese l’onorevole Luca Lotti verrà in Calabria per una iniziativa del Partito democratico calabrese, alla luce degli importantissimi appuntamenti che lo attendono e nell’obiettivo primario della ricerca della sua unità». Ora è chiaro che Oliverio non può accettare di uscire così di scena, non ora. E questo Magorno lo sa bene. Che non appena coglie che c’è qualche nome che può far strada seriamente, lo forza quasi fino a bruciarlo. Non è dato sapere se tutto questo è un caso, certo è un dato. Canale pian piano stava maturando, nelle sue logiche e con le sue provenienze. Poi il traumatico venerdì di passione di Magorno che, chissà quando casualmente, complica ancora una volta il quadro.

Gioca, trama, tira la corda, informa i giornali e li depista. Magorno fa e disfa in questo venerdì a cominciare dalle dimissioni prima fatte sfilare come indiscrezione, poi minacciate seriamente sul web, infine (sempre per indiscrezione) pare ritirate dopo una telefonata di Renzi (che sarà a Falerna il 14 agosto). Tira, tira la corda assai Ernesto Magorno. Anche minacciando di far arrivare il commissario in Calabria a seguito delle sue dimissioni (che non si è mai capito se si sono rischiate per davvero). A metà strada tra una sceneggiata napoletana o fiorentina il dato uno è. Magorno gioca a esaltare lo scontro, le contraddizioni, le esasperazioni, le drammatizzazioni. L’obiettivo, il percorso, la strategia che sta dietro tutto questo la conosce solo lui (ma non gli uomini che gli sono stati più vicino, che gradirebbero sapere). Senza avanzare scenari psicoanalitici Magorno tutto sta facendo tranne che ricercare davvero una via d’uscita, proteso com’è costantemente a esaltare le diversità quasi fino a rendere inevitabile una sua diretta investitura. È un progetto recondito? Stiamo esagerando? Forzature interpretative? Può darsi. Fatto sta che Magorno tutto fa tranne che spingere nomi che possano trovare agio nelle cordate, nomi giusti e che riequilibrano le forze, nomi che finiscono per non scontentare troppo nessuno. Ognuno di quelli tirati fuori fin qui paiono fatti apposta per sparigliare, per nevrotizzare, per rendere indispensabile il superamento indigeno. Ma c’è un rischio che corre Magorno in tutto questo. Che non è più Oliverio, ormai più fuori che dentro la partita. Si chiama Marco Minniti. Anche a lui fa comodo la nevrosi, l’intifada. Perché pensa, o sa, che nel casino più totale verrebbe chiamato in causa. Lui e non Magorno, tanto per capirci. Rischi, più o meno consapevoli, che Magorno sta correndo trascinando il Pd nel suo Canale. Se ha dei nomi che “passano” tra le cordate gli conviene tirarli fuori. Oggi piuttosto che domani. Sarebbe il primo a beneficiarne. In ballo c’è la vittoria finale della Regione, perdere sarebbe senza appello stavolta. Per tutti. Così facendo le dimissioni non saranno più un gioco. Ma un atto dovuto.

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Le eccellenze per sperare

Lezione conclusiva dell’anno di lavoro dell’associazione che in collaborazione con Neuromed sostiene i malati nella gestione della patologia neurodegenerativa Lezione conclusiva di un intero anno di lavoro dell’associazione ParkinZone onlus che, in collaborazione con l’Istituto Neurologico mediterraneo Neuromed, sostiene i pazienti. Nei giorni scorsi nella sala del ristorante Anphitryon di Venafro i pazienti affetti da malattia di Parkinson hanno mostrato le attività svolte nel corso della stagione 2013-2014 ed i risultati raggiunti nella gestione della malattia tramite la danza, la recitazione, la musicoterapia. L’obiettivo: prendersi cura oltre che dei sintomi motori del Parkinson quali il tremore, il rallentamento, la rigidità, anche dei sintomi non motori come la depressione, l’apatia, l’anedonia (l’incapacità di trarre soddisfazione da attività piacevoli) spesso trascurati.

ParkinZone

Zona franca contro la malattia «Le nuove frontiere della ricerca sulla malattia di Parkinson sono state aperte dagli studi sulla genetica che hanno consentito di verificare delle mutazioni riconosciute come essere causa della Malattia stessa e dei parkinsonismi. - afferma Nicola Modugno, neurologo dell’Irccs Neuromed e presidente dell’associazione ParkinZone - In futuro potremo avere tante nuove informazioni sulla malattia proprio dagli studi di genetica. Ma un campo estremamente interessante è quello della fenomenologia dei sintomi che la malattia causa, la cosiddetta sintomatologia non motoria o associata. Studi dimostrano che, - precisa il dottor Modugno - in associazione ai disturbi del movimento che determinano la malattia di Parkinson quali il tremore, la lentezza, la rigidità, le instabilità posturali ed i disturbi del cammino, esiste una serie di sintomi che interessano domini specifici del dolore, disturbi del sonno e dell’umore come l’ansia e la depressione e disturbi psichici in generale, tutti connessi alla malattia. Possono inoltre essere presenti disturbi del sistema nervoso ‘simpatico’ collegato al controllo dei visceri interni. In sostanza si è arrivati a capire che numerosi sono i fenomeni associati all’evoluzione della malattia neurodegenerativa che ne complicano il management. Abbiamo poche armi farmacologiche per la gestione della sintomatologia associata e non motoria, dunque è importante stabilire delle strategie di natura complementare come il teatro, la musica, la danza - da illustrate e condividere con il paziente - che consentono di migliorare le condizioni dei malati al fine di superare i limiti e l’isolamento causati dalla malattia di Parkinson». Un’attività portata avanti da un gruppo altamente specializzato di medici, fisioterapisti, neurologi,

attori, che pone il paziente in un ambiente familiare all’interno del quale condivide il suo problema con gli altri grazie al dialogo e al lavoro di gruppo. Le tecniche utilizzate permettono di migliorare quei meccanismi motori e non motori resi deficitari dal Parkinson come l’espressione, la voce, l’equilibrio, che la tradizionale fisioterapia o terapia farmacologica non riescono a compensare del tutto.


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Le eccellenze per sperare

L’associazione ParkinZone onlus

Le arti usate come “vaccino” Parkinzone onlus è un’associazione senza fini di lucro, fondata nel 2004, dalla collaborazione tra il neurologo Nicola Modugno e la regista Imogen Kusch (Klesidra), il cui scopo è di utilizzare le arti per sviluppare delle strategie assistenziali e riabilitative complementari per la malattia di Parkinson (MdP). Per tale scopo viene usato il teatro, la danza, la musica e la pittura quali forze per aiutare ad affrontare e superare il disagio delle persone affette da Malattia di Parkinson e sindromi parkinsoniane correlate tramite il supporto di neurologi, fisioterapisti, psicologi, attori e registi di teatro e pazienti. Due i centri operativi: Roma e Pozzilli presso l’Irccs Neuromed con cui la collaborazione tocca tutta la struttura e con cui vengono assistiti circa 60 pazienti. La convinzione che arti come il teatro e la danza permettano un’assistenza ai pazienti nasce da numerose esperienze pilota nel campo della psichiatria e delle malattia degenerative come la demenza di Alzheimer. Nel corso dell’ultimo decennio sono stati tentati diversi approcci alternativi per assistere i pazienti affetti da malattia di Parkinson. L’obiettivo di questi approcci è di creare delle forme alternative di assistenza e riabilitazione attraverso diverse discipline quali l’attività sportiva, le arti marziali, la musica ascoltata e suonata, il ballo, la recitazione teatrale ecc., con lo scopo di mantenere, rigenerare o creare un equilibrio tra le funzioni residue dei pazienti, le loro effettive capacità ed abilità, le necessità dei pazienti e dell’ambiente in cui i pazienti vivono. L’utilità dei terapisti di questo settore dovrebbe essere quella di aiutare i pazienti a mantenere la cura della persona e le attività lavorative ed extralavorative (fisiche, sportive e ludiche) più a lungo possibile. Le discipline che sono state più studiate sono la musica e la danza e sono stati osservati effetti clinici positivi sulla postura, sulla capacità di deambulare, sulla capacità di mantenere il ritmo di un’azione che si sta svolgendo. In particolare il tango si è dimostrato più efficace di altre tipologie di ballo nell’aiutare il paziente a mantenere l’equilibrio, la postura ed avere una corretta ed efficace deambulazione. Altri aspetti clinici che subiscono un miglioramento quando i pazienti praticano discipline alternative e complementari sono quelli non motori, in particolare il tono dell’umore, il controllo dell’emotività e dell’affettività, il grado di iniziativa ideo-motoria, la progettazione e pianificazione della vita, le relazioni sociali, il senso di autostima e di immaginazione di se, la qualità della vita. Il canto e l’allenamento per la respirazione toracica e diaframmatica si sono rilevate delle buone strategie per il controllo della voce e respirazione. Saranno necessari, ora, studi scientifici per valutare appieno la validità di questo approccio nel miglioramento della qualità di vita dei pazienti. Le attività Parkinzone si differenziano in: laboratorio di teatro, laboratorio di danza e movimento, laboratorio di canto e vocalità, laboratorio di arte e terapia. www.parkinzone.it contatti@parkinzone.org

Il dottor Nicola Modugno con una paziente

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Sabato 5 Luglio 2014

“Accoglienza” per modo di dire La nave della marina militare San Giorgio è approdata al porto di Reggio con a bordo 834 migranti, tratti in salvo nel canale di Sicilia «Occorre rivedere la gestione della politica di accoglienza degli immigrati La Calabria, e il Meridione non possono sopportare il peso di sbarchi continui che avvengono in un clima di improvvisazione e che proseguono nella permanenza degli extracomunitari senza alcuna sicurezza» afferma il segretario regionale del Coisp, sindacato indipendente di polizia, Giuseppe Brugnano

Chi va per grazia trova giustizia La nave della marina militare San Giorgio è approdata al porto di Reggio Calabria con a bordo 834 migranti, tratti in salvo nel canale di Sicilia. Subito dopo l’attracco, sul molo Levante sono iniziate le operazioni di sbarco, che si sono concluse senza problemi. I migranti stanno tutti bene, comprese alcune donne in procinto di partorire e alcuni neonati. La Prefettura ha coordinato delle forze dell’ordine, vigili del fuoco, protezione civile e delle associazioni di volontariato. Circa la metà dei migranti dovrebbe essere trasferita in giornata in altre città, quelli che resteranno a Reggio Calabria saranno ospitati in alcune strutture messe a disposizione dei commissari straordinari del Comune. «Occorre rivedere la gestione della politica di accoglienza degli immigrati. La Calabria, e il Meridione in generale, non possono sopportare il peso di sbarchi continui che avvengono in un clima di improvvisazione e che proseguono nella permanenza degli extracomunitari senza alcuna sicurezza». Lo afferma all’Agi il segretario regionale del Coisp, Sindacato indipendente di polizia, Giuseppe Brugnano, commentando l’ultimo sbarco di 834 persone avvenuto a Reggio Calabria e che si aggiungono alle centinaia di persone arrivate.

«Nessuno è contro la politica di accoglienza - ha aggiunto Brugnano - ma è evidente che l’operazione “Mare Nostrum” è un totale fallimento. Da un lato aumentano gli arrivi lungo le coste calabresi, dall’altro come Forze dell’ordine siamo costretti ad operare senza alcuna garanzia, nemmeno per la nostra salute. Le operazioni di sbarco e le successive fasi di accoglienza nei centri - ha spiegato il segretario del Coisp - sono lasciate ad una gestione senza alcuna sicurezza, con gli operatori di polizia costretti ad intervenire senza equipaggiamento, spesso nemmeno le normali mascherine, e comunque senza una preparazione a livello di profilassi. Ci chiediamo cosa dovrebbe tutelarci dalle malattie che purtroppo si segnalano in molti casi durante gli sbarchi. Ciò implica uno stato di preoccupazione negli operatori, con grandi rischi per la loro salute». Secondo Brugnano, infine, «a questo si aggiunge l’impiego massiccio di personale delle Forze dell’ordine in tutte le operazioni di sbarco e di accoglienza, distogliendo il personale dalle normali attività, compreso quella della lotta alla criminalità organizzata. Siamo davanti ad una emergenza epocale - ha concluso Brugnano - il Governo e l’Europa devono assumersi la responsabilità di offrire certezze e sicurezza a quanti sono impegnati in prima persona nella gestione».

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Sabato 5 Luglio 2014

Progetti in grande Rafforzare il sistema con azioni concrete, migliorare la qualità, ridurre i costi di gestioni sono solo alcuni degli obiettivi previsti dallo studio realizzato da Confindustria Cosenza

Interventi e azioni suggerite

Imprese: forza e coraggio Rafforzare il sistema delle imprese attraverso azioni concrete su innovazione, internazionalizzazione, capitale umano, patrimonializzazione. Migliorare la qualità, ridurre i costi di gestione, aumentare la fruibilità, accrescere il valore patrimoniale del costruito. Sostenere la competitività del sistema turistico-ricettivo della Calabria, favorire lo sviluppo delle aree archeologiche e dei siti di interesse ambientale e culturale. Questi gli obiettivi a cui tende il complesso di azioni previste dallo studio realizzato da Confindustria Cosenza, con il sostegno della Provincia di Cosenza, con il team di economisti, coordinati da Gianfranco Viesti, ordinario di Economia all’Università di Bari. Le azioni operative e di rapida attuazione per il rilancio dell’economia calabrese sono state presentate in occasione del convegno dal tema “Impresa e competitività. Una strategia operativa per la programmazione 2014/2020”, organizzato dalla Provincia di Cosenza e da Unindustria Calabria, che si è svolto presso la sede di Confindustria Cosenza. Moderati dal direttore di Confindustria Cosenza Rosario Branda, dopo i saluti del presidente di Confindustria Calabria Giuseppe Speziali, ha introdotto i lavori il presidente di Confindustria Cosenza Natale Mazzuca. Hanno fatto seguito gli interventi del professore Viesti e del presidente della Provincia di Cosenza Mario Oliverio. La discussione su strategie e strumenti attivabili per il sistema economico calabrese è continuata con il dibattito animato dagli interventi dei massimi rappresentanti delle imprese, dei lavoratori, delle istituzioni e dell’università. Il convegno ha costituito l’occasione per illustrare nel dettaglio le misure di immediata utilizzazione, messe a punto dagli esperti, a valere intanto sui fondi europei in essere, insieme ad un momento di franco confronto sui temi relativi alla prossima programmazione 2014/2020, relativamente ad alcuni tra i settori più importanti per l’e-

conomia regionale: il manifatturiero, l’agroalimentare, il turismo, l’edilizia, i servizi avanzati. Si tratta di una sfida cruciale, per sostenere le imprese nella difficile fase storica di crisi che la Calabria attraversa da anni e, più in generale, per tentare di inserire l’economia regionale nel rilancio della competitività del Paese sullo scenario europeo e globale. «Non bisogna solo inseguire le emergenze - ha dichiarato il presidente degli Industriali cosentini Natale Mazzuca - ma è necessaria una politica strutturale seria ed intelligente che guardi allo sviluppo ed alla crescita. Solo in questo modo si può uscire da questa stagnazione e cercare di stimolare l’occupazione, soprattutto giovanile. Basta inseguire, occorre programmare. Ecco perché abbiamo pensato ad azioni capaci di produrre risultati in tempi brevi - ha continuato Mazzuca - con l’obiettivo di massimizzare le probabilità di ottenere risultati concreti già nel breve periodo. Azioni in grado di avviare percorsi di sviluppo strutturali, che abbiano respiro lungo: interventi facili da comprendere per le imprese e facili da gestire per le amministrazioni, riducendo al minimo le complessità burocratiche». Per il presidente della Provincia di Cosenza Mario Oliverio «i fondi della programmazione comunitaria e nazionale costituiscono l’unico stock di risorse finanziarie a disposizione della Calabria per gli investimenti sullo sviluppo dei sistemi produttivi, il sostegno all’innovazione, il potenziamento infrastrutturale, l’apertura all’internazionalizzazione delle imprese. Per questa ragione questo convegno assume una valenza di grande portata per l’innovatività delle proposte operative che verranno presentate e per la portata della visione complessiva dello sviluppo regionale che sarà offerta al confronto con gli stakeholders del territorio». Per il presidente di Confindustria Calabria Giuseppe Speziali «la nuova programmazione sarà per la nostra regione, la cartina di tornasole

Misure di sostegno a progetti innovativi e sperimentali nella filiera agroalimentare Interventi per il sostegno di missioni di incoming di operatori esteri Intervento per il potenziamento delle imprese calabresi attraverso l’assunzione di personale giovane ad alta qualifica Borse di ricerca per la realizzazione di progetti innovativi all’interno delle piccole e medie imprese calabresi aggregate ai poli di innovazione Interventi per favorire l’incontro tra mondo della produzione e mondo della ricerca e la realizzazione di progetti esplorativi Voucher per la promozione dell’innovazione delle piccole e medie imprese calabresi Voucher per la promozione dell’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese Rafforzare e rendere più efficienti gli interventi di messa in sicurezza del territorio regionale Interventi di rigenerazione e resilienza urbana Interventi per l’efficientamento energetico del patrimonio edilizio pubblico calabrese Fondo rotativo di sviluppo urbano per interventi di edilizia ecosostenible Interventi a sostegno delle aree archeologichecalabresi Costituzione di un cartellone unico degli eventi di rilevanza turistica che si svolgono in calabria Interventi volti a incentivare il turismo “family” Interventi a sostegno dello sviluppo di microfiliere in ambito turistico (attraverso l’attivazione della creatività giovanile) Azioni di sostegno alla competitività del sistema turistico ricettivo della Calabria.

se veramente c’è voglia di cambiare. Il contributo delle parti sociali e dell’imprenditore è lo strumento necessario per potere alla fine risultati tangibili e coerenti con gli obiettivi prefissati». «L’esperienza italiana del passato - ha sottolineato l’economista Gianfranco Viesti - ha dimostrato che troppe azioni producono un sovraccarico amministrativo che genera enormi ritardi. Facendo tesoro dell’esperienza bisogna evitare azioni sperimentate senza successo e perseverare in interventi che hanno generato esiti positivi. Valutare i rischi, capire i meccanismi, ricostruire i processi, i ritardi, gli ostacoli, ma anche e soprattutto importare modelli attuativi, buone pratiche. Il tutto dovrà includere strumenti per garantire assoluta trasparenza, monitorare l’esecuzione e valutare l’impatto».

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Sabato 5 Luglio 2014

Mezzoeuro Il Palio del Principe

Evento clou dell’estate di Bisignano Olrepassati i confini culturali e geografici Il sindaco di Bisignano se ne deve fare una ragione e convincersi che “Il Palio del Principe” è un evento che va al di là della comunità bisignanese da lui amministrata e merita di assurgere ad evento della cultura e della storia regionale. Ne sono testimonianza gli spalti affollati e non più sufficienti a contenere i residenti dei Rioni in competizione e il gran pubblico proveniente dall’hinterland cosentino che non trova posto.

La memoria storica e la giostra Negli ultimi anni il Palio è cresciuto, acquistando prestigio al di là dei confini regionali. Merito soprattutto del centro studi “Il Palio” che lo ha “resuscitato” dopo anni di indifferenza e abbandono. Al riguardo conforta l’annuncio fatto dal sindaco che presto il Palio avrà una location all’altezza del suo prestigio, essendo nei programmi dell’amministrazione reperire uno spazio adeguato per lo svolgimento di competizioni equestri anche per recuperare una tradizione che ha visto Bisignano dare allo sport equestre cavalieri affermatisi nei più importanti concorsi ippici nazionali. È il salto di qualità che ci vuole per fare del Palio un evento nazionale soprattutto se troverà attuazione il progetto, sostenuto e portato avanti da amici del Palio, di associarvi un concorso ippico nazionale e una mostra-mercato delle produzioni industriali e agro-alimentari del bacino della Valle del Crati. Pensare alla grande per Bisignano è un dovere se si tiene conto della sua storia e del rilievo che ha avuto e che continua ad avere nell’economia regionale. Il Palio ha due momenti intorno ai quali ruota l’intera seconda metà del mese di giugno. Il primo momento è il corteo storico in abiti rinascimentali che percorre le vie della città nella penultima domenica di giugno. Osservatori esterni hanno rilevato nel corteo una contaminazione e sovrapposizione fra figuranti in costume e cittadini in abito civile che va a tutto danno della rievocazione storica che richiede una netta separazione fra pubblico e figuranti.Il secondo momento è la giostra equestre fra gli 8 rioni storici per la conquista del “drappo”, quest’anno realizzato da una giovane pittrice, Carmela Passacatini, e conquistato dal Rione Piano. Spalti al completo nello stadio cittadino dove si è svolta la giostra e pubblico in esubero sistemato alla meglio a bordo campo,dimostrazione plastica che il Palio ha bisogno di spazi più vasti. La competizione, vissuta dagli 8 Rioni con grande passione ed entusiasmo, ha offerto quest’anno un finale a sorpresa e coinvolgente emotivamente. Per la conquista del drappo si sono sfidati Claudio Amodio (detto Puffo) per il Rione Piano e Luca Amodio (detto Junior Puffo) per il Rione


Sabato 5 Luglio 2014

Mezzoeuro Il Palio del Principe Alcuni momenti del corteo storico del Palio di Bisignano In basso a sinistra, il cavaliere vincitore del Palio 2014 Claudio Amodio mentre saluta la tifoseria del Rione Piano che lo applaude

Accanto alla foto del vincitore la foto del Trofeo “Nicolina Loise” Da sinistra: il sindaco Umile Bisignano, la presidente del Centro studi “Il Palio del Principe” Clara Maiuri, il cavaliere anziano Franco Fabbricatore che ha ricevuto il trofeo “Nicolina Loise”, Gianluigi Russo di staff alla Giuria e Decio Luigi Stancati, nipote di Nicolina Loise, che ha consegnato il trofeo

San Pietro, rispettivamente padre e figlio sotto insegne diverse. Ha vinto il padre, un veterano del Palio e cavaliere di esperienza ma il figlio gli ha tenuto testa. Grandi applausi per entrambi che, alla fine, hanno salutato il pubblico insieme, sullo stesso cavallo,sfilando sotto gli spalti e rendendo omaggio alle tifoserie degli 8 Rioni. Al cavaliere più anziano, Francesco Fabbricatore, (detto Brejo) è andato il trofeo “Nicolina Loise”, omaggio alla memoria di una cittadina bisignanese, amica del Palio ed orgogliosa delle tradizioni della sua terra. Un riconoscimento particolare meritano il direttore artistico del Palio, l’intero Comitato organizzatore, i capitani dei rioni e i tantissimi volontari che si sono prodigati per mantenere viva la memoria,la storia e la passione di una comunità per la propria identità e appartenenza. alp

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