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Mezzoeuro numero 36 - Anno 13 - Sabato 6 Settembre 2014
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settimanale d’informazione del Mezzogiorno d’Europa
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Voce Assistenza alla disabilità, tutte ai giovani le strade portano a Ro.m.a. www. mezzoeuro.it
Stelle del Sud, l'astag più visitato d'Italia
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Sabato 6 Settembre 2014
La kermesse
#StringiUnNodoPerIlSud Gran successo per la quarta edizione del premio "Stelle del Sud", il premio alle eccellenze del Mezzogiorno organizzato da Assud divenuto ormai il primo vero meeting del Sud che fa parlare di se stesso. Incontri, dibattiti, approfondimenti, proposte e impegni Mezzoeuro come quello Fondato da Franco Martelli di "stringere un nodo", Ediratio editore mantenere Direttore responsabile Domenico Martelli una promessa Registrazione per il Meridione Tribunale di Cosenza n°639 L'astag dell'evento del 30/09/1999 è stato il più visitato Redazione e amministrazione tra quelli politici via Strada Statale 19 bis, 72 87100 Cosenza del Paese Responsabile settore economia Oreste Parise Progetto e realizzazione grafica Maurizio Noto telefono 0984.408063 fax 0984.408063 e-mail: ediratio@tiscali.it Stampa Stabilimento tipografico De Rose, Montalto (Cs) Diffusione Media Service di Francesco Arcidiaco telefono 0965.644464 fax 0965.630176 Internet relations N2B Rende Iscritto a: Unione Stampa Periodica Italiana Andrea Guccione
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Tra sabato e domenica l’astag di “Stelle del Sud” è stato quello più visitato tra quelli politici dell’intero Paese. Si parla di molti zeri e la cifra è in divenire, il conto non è chiuso. Più di tutti i partiti, più dei leader, più della Mogherini che in quelle ore prendeva in mano la politica estera dell’Ue. È forse questa la cifra che dà più delle altre il senso del gran successo della quarta edizione del premio “Stelle del Sud”, organizzato da Assud che ogni anno tiene la sua kermesse in Sila, a Camigliatello. Ormai un punto fermo, il premio. Un vero e proprio meeting dove non si stringono solo mani ma si fanno promesse e le si impegnano attorno a un nodo da stringere. Un incrocio ineludibile quello di Camigliatello. Dove ormai da quattro anni lo “stato maggiore” della politica e dell’economia nazionale si dà appuntamento prima di ripartire. Ognuno per suo conto, i pezzi da novanta, si son portati a casa un nodo con relativo impegno da mantenere per il Sud. Da non dimenticare. Una tre giorni di dibattiti di portata nazionale con ospiti di primissimo livello. E poi il premio in sé, l’eccellenza da mettere in vetrina, l’incoraggiamento collettivo. Di particolare si-
gnificato poi il riconoscimento assegnato ai più giovani che si sono distinti nel loro campo, un modello da seguire. Al primo dibattito, «L’agroalimentare e le sue eccellenze, una sfida per lo sviluppo», hanno partecipato Secondo Scanavino (Pres. Conf. Italiana Agricoltori), Alessandro Circiello (Federazione italiana cuochi), Massimo Fiorio (Commissione agricoltura Camera), Paolo Russo (Commissione agricoltura camera), Riccardo Cotarella (Enologo, Expo 2015), Vincenzo Pepe (Presidente «Fare ambiente«). «Quella di oggi - ha dichiarato Paolo Russo - è un’ottima occasione per riflettere insieme sulle strade da percorrere per fare in modo che il Sud superi le sue difficoltà». Perché - ha proseguito Scanavino - ci manca un “sistema” che renda competitivo il nostro comparto alimentare. Impegnandosi a promuovere il vino calabrese all’Expo 2015, l’enologo Riccardo Cotarella ha dichiarato: «La Calabria devono farla i calabresi, e ci si augura che esista questa volontà». Infine Vincenzo Pepe, presidente di “Fare ambiente” ha ricordato che “agricoltura” significa amare il ter-
La rubrica “Il legno storto” di Franco Crispini è temporaneamente sospesa
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Sabato 6 Settembre 2014
La kermesse tare FI, che ha ricordato le tante opportunità offerte dall’Europa; Bruno Busacca (Ministero del Lavoro), che ha commentato «l’approccio politico nei confronti del Sud va cambiato». La serata si è conclusa con “Stelle del Sud”, il premio alle eccellenze meridionali che hanno fatto scuola. La terza e ultima giornata della kermesse è iniziata con il dibattito, “Un patto del Nazareno anche per il Sud” al quale hanno partecipato Alessandro Cattaneo (Responsabile FI Formazione amministratori locali) e Luca Sani (Pres. Commissione Agricoltura Camere).
Come da tradizione ormai,
anche in questo caso ognuno dei partecipanti ha fatto la sua promessa per il Sud per la campagna #StringiUnNodoPerIlSud: Cattaneo impegnandosi a supportare i comuni del Sud per fare qualcosa di concreto per la valorizzazione del patrimonio pubblico locale; Sani impegnandosi a promuovere leggi a favore del Mezzogiorno e l’accesso ai finanziamenti snellendo le procedure amministrative; Puca promettendo di diventare ancora più aggressivo con i suoi intervistati per fare in modo che rispettino le promesse fatte. Nel corso della mattinata c’è stato l’incontro con il Presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi. Nel fare gli auguri a Federica Mogherini, nuovo Ministro degli Esteri europeo, La Bindi ha commentato: «Ci auspichiamo che, accanto a questa bella importante novità, si riesca a dare all’Europa una Politica Estera comune, di cui oggi più che mai c’è bisogno». Si è parlato di riforme, di Italicum, di spending review e naturalmente della lotta contro le mafie: «Bisogna riconoscere che le mafie si sono insediate altrove, e vanno combattute in ogni parte dell’Italia e dell’Europa. Soprattutto la ‘ndrangheta. E le mafie si combattono se ognuno fa la sua parte. Chiedo un impegno alla Lorenzin: La Sanità della Calabria va commissariata. E deve essere un commissariamento serio perché qui ci sono numerose aziende sciolte per infiltrazioni mafiose. So che la Lorenzin, che sta facendo un ottimo lavoro, è in grado di intervenire: bisogna prendere la situazione in mano perché le mafie sono intelligenti, sanno quali sono i punti deboli del Paese».
ritorio, quindi difenderlo senza negargli la sua identità: «Dobbiamo insegnare ai nostri figli a consumare meridionale. Noi stiamo tradendo il nostro Mezzogiorno, e il mezzogiorno non va tradito». La seconda giornata s’è aperta con il dibattito “Appalti e legalità, binomio possibile?”, durante il quale il viceMinistro delle Infrastrutture Riccardo Nencini ha fatto la sua promessa per la campagna #StringiUnNodoPerIlSud: «Mi impegno a creare un tavolo con la regione Calabria per la questione trasporti». Sul tema della corruzione il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri ha espresso la necessità di trovare i mezzi per intervenire prima e «incentivare la prevenzione premiando le aziende che denunciano la corruzione», perché, ha aggiunto l’economista Luciano Hinna, «in Italia manca la cultura della legalità». Anche Domenico Casalino (AD Consip) ha insistito sul bisogno di creare regole necessarie alla prevenzione della corruzione; infine il Sottosegretario all’Economia Giovanni Legnini ha fatto la promessa di «alzare la voce con chi dirà che a Sud sono incapaci». Il viceministro Nencini, intervistato alla fine del dibattito, ha fatto un appello a tutti i meridionali: che utilizzino la propria identità per combattere i luoghi comuni, rinnovare l’etica della responsa-
bilità, lavorare nel Sud chiedendo al governo di fare la sua parte. A seguire la presentazione del libro di Andrea Guccione Consuma meridionale con il quale il presidente di Assud ha voluto lanciare un messaggio «di speranza di partecipazione da parte di tutti nel Mezzogiorno». Insieme a Guccione sono intervenuti Luca Sani (Presidente della Commissione Agricoltura Camera), Domenico Menniti (AD Harmont & Blaine), Klaus Algieri (Presidente CCIAA Cosenza), Vito Santarsiero (Consiglio Reg. Basilicata). Nel pomeriggio i conduttori Rai Savino Zaba e Roberta Morise hanno presentato “Stelle emergenti”, la premiazione di giovani meridionali di talento. La giornata è proseguita con la tavola rotonda “Quale Europa per l’Italia, quale Sud per l’Europa?”, durante la quale Andrea Del Monaco, esperto di fondi UE, ha illustrato la situazione attuale dei fondi strutturali. All’incontro hanno partecipato: Michelangelo Borrillo (Corriere del Mezzogiorno), che ha commentato che «è nello spirito dell’Europa sostenere il Mezzogiorno»; Marco Di Lello (Coordinatore nazionale PSI), che ha invitato i meridionali ad assumersi le proprie responsabilità, perché «la classe politica del Mezzogiorno non ha saputo gestire bene le risorse che aveva»; Elisabetta Gardini, europarlamen-
Anche Rosy Bindi, al termine del suo intervento, ha fatto una promessa per la Calabria: «Io sono convinta che l’Italia riparte se riparte il Mezzogiorno, e il Mezzogiorno riparte se riparte la Calabria. Il mio impegno è fare tutto quello che posso con passione, rigore e studio per liberare questa regione dalla ‘Ndrangheta e dai poteri mafiosi». A seguire ha avuto luogo l’incontro con il ministro della Salute Beatrice Lorenzin nel corso del quale il Ministro ha parlato dei traguardi raggiunti per la sanità in Calabria: «Abbiamo fatto i compiti a casa e finalmente abbiamo tutti i dati del Sistema sanitario calabrese, che adesso è trasparente. Abbiamo stabilizzato la parte economica, è necessario adesso intervenire sulla qualità. Finora - ha proseguito il Ministro - il Sud ha fatto politiche sanitarie totalmente sbagliate; è necessario che si guadagni la fiducia dei pazienti dando un esito di qualità. Un Piano Esiti è un utile strumento di trasparenza per avere una classifica delle migliori strutture sanitarie». Riguardo il divario tra Nord e Sud il Ministro ha dichiarato che ci sono tutti i presupposti per superarlo, perché «ci sono professionisti e scienziati di grande valore al Sud, e questo Premio lo ha dimostrato con i riconoscimenti conferiti in questi giorni». Anche Beatrice Lorenzin ha fatto la sua promessa per la campagna #StringiUnNodoPerIlSud: «Mi impegno ad arrivare in tre anni a un equilibrio di bilancio per le regioni del Sud in Sanità e a riportare nel Mezzogiorno gli investimenti scientifici».
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Mezzoeuro Urne disperate
Tutti pazzi (ora) per il voto Come nel Lazio documenta Gian Antonio Stella in una pagina intera del Corriere di venerdì. Come nel Lazio intervengono con la frusta i giudici a intimare ai “nostri” della politica un ritorno al voto che di fatto non vuole nessuno perché nessuno è pronto. Lunga la vista e forse lunga anche la vita di Giorgio Durante, inossidabile movimentista di pseudo diritti dei cittadini che ha instradato il ricorso ai giudici amministrativi ma non ci stupiremmo se poi qualche meccanismo si inceppasse lungo la strada disegnata dalle toghe. Durante non è un salva popolo e prima o poi uscirà pure qualcosa sul suo conto da vecchio e astuto conoscitore dei finanziamenti regionali per l’editoria. Ma ormai il “treno” è partito nel senso che la sentenza è stata emessa ed è più forte e incisiva del palleggio a centrocampo dei partiti. Le hanno provate tutte, lo sappiamo, per non aprire le urne ma dopo la sberla del Tar ora sarà più difficile inventarsi una via d’uscita. Certo la reazione poco scomposta della Stasi non chiude le porte a colpi di scena, anche confinanti con l’illegalità. Ma c’è un altro meccanismo, più populista e viscido di quello precedente, che ormai s’è messo in movimento. Ora tutti vogliono maledettamente il voto, subito, quanto prima, così da provare a ricucire la ferita sanguinante con l’elettorato. Ma non sarà facile risultare convincenti. Il Pd di Ernesto Magorno tutto sommato non esce male da questa sentenza. Se il segretario fa in tempo a combinare il dispositivo dei giudici con la data del voto di Reggio (il 26 ottobre) il gioco è fatto. Reggio non può votare prima delle regionali per ovvie ragioni che è quasi puerile ripetere. È la città più grossa, dentro ci sono gli interessi più grossi. E per vincere i partiti devono fare le mosse più espositive, più rischiose. Andare al voto regionale dopo aver appreso che si è vinto o perso a Reggio è un vantaggio, o svantaggio, che non si può permettere nessuno nel senso che risulterebbe troppo ingombrante, Reggio può votare prima solo se le regionali si fossero tenute in primavera ma né l’Emilia lo farà né la Calabria può dopo la sentenza del Tar. E siccome il decreto di Reggio per il voto al 26 ottobre è pronto ma non pubblicato (è in atto un gioco di forza governativo ma la cosa è fatta) ora anche il turno regionale dovrà adeguarsi. Ma il 26 ottobre va bene, a conti fatti, solo a Ernesto Magorno. È una data troppo ravvicinata per organizzare le paturnie delle primarie, il ritornello pseudo democratico di Mario Oliverio che si sente sicuro di vincerle. Poi un giorno spiegherà pure come fa a sentirsi così sicuro ma la strada che si sta imboccando, quella inevitabile del 26 ottobre, non le rende praticabili e lui lo sa bene. Lo sa lui e lo sanno anche quelli che hanno sottoscritto due righe subliminali per chiedere alla Stasi l’indizione del voto a novembre, il 9. Ad avanzare la proposta sono stati i capigruppo del centrodestra in consiglio regionale, Gianpaolo Chiappetta (Ncd), Ennio Morrone (Forza Italia), Gaetano Ottavio Bruni (Udc), Alfonso Grillo (Lista Scopelliti) e Giulio Serra (Insieme per la Calabria). Sono stati loro a scrivere alla presidente Antonella Stasi per chiedere di fissare definitivamente la data del voto. In calce non c’è la firma né del capogruppo Pd né del segretario. La maggioranza di governo chiede il 9 (perché il 2 non si può, è il
giorno dei morti...) solo per ricordare che il 26 ottobre non può andar bene ma in realtà pressa per scongiurare che il Pd trovi gioco o forza un’entratura del premier in campo così da sbloccare la partita. Che è poi l’incubo di Oliverio, in questa come in altre sotterranee circostanze in sintonia con il centrodestra. Se qualcuno trova la penna a Roma per firmare il decreto di Reggio al 26 ottobre la partita è chiusa in Calabria, si vota anche per la Regione. Non c’è altra via. Stasi, ad occhio e croce, ha tempo fino a metà mese per indire le elezioni. Se pure se li tira tutti i giorni che ha a disposizione (non lo farà Antonella Stasi e Marco Minniti nel senso che tra martedì e mercoledì le inSopra, il Tar della Calabria dirà) si arriva giusti giusti al voto del 26 ottobre. Anche per quanto riguarda l’entrata in vigore dello statuto si fa in tempo, giusto giusto in tempo. È il decreto per Reggio che farà la differenza, non ci sono altre vie. Con buona pace di Mario Oliverio (che vedrà le primarie in televisione sui canali americani) e di quanti nel centrodestra stanno organizzando la “trasversale” delle Serre, il voto e gli accordi sottobanco e hanno bisogno di più tempo possibile per determinare gli ultimi dettagli.
Prima i giudici, come sempre. Sono loro a determinare gli eventi Ma non è neanche detto che poi le cose andranno realmente così. La melina sta finendo ma non è detta l'ultima parola Di fatto nessun partito è pronto per il "bagno di sangue"
Se poi salta Reggio e slitta il voto il discorso cambia ma devono intervenire nomi e motivazioni governative che allo stato non si intravedono. Anzi, tutt’altro. Se potranno dire la loro Minniti e Lanzetta non vedranno l’ora di spingere per il voto di Reggio al 26. Così il sottosegretario chiude prima possibile la pratica dello Stretto, da far felice Alfano. E manda a quel paese la conta di Calabria con le primarie che non si terranno mai. E continuerà a comandare lui nel Pd, il più elegante e “segreto” degli ex comunisti che meglio s’è rifatto il trucco negli anni...
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Sabato 6 Settembre 2014
Azzurre tentazioni Da lunedì si fa sul serio per Forza Italia. Il Cavaliere ha deciso di muoversi per le regionali anche perché può battere sul tempo delle scelte il Pd, inginocchiato su se stesso. La commissione incaricata da Berlusconi incontrerà a Roma i cosiddetti maggiorenti del partito calabrese Non sarà un incontro risolutivo. Ma si parte da zero e già questa è una notizia...
cose regionali con il coordinamento individuato dal Cavaliere. Verdini (sempre lui), Matteoli, Toti, Romani e Brunetta incontreranno i cosiddetti maggiorenti di Forza Italia in Calabria. Una scrematura prima del vis a vis che Berlusconi promette di tenere mercoledì con tutti i coordinatori regionali. Ma il grosso del lavoro periferico lo farà la commissione anche se è difficile immaginare che Berlusconi si lascerà consigliare una soluzione che sia una in vita sua. Ed è proprio questa l’unica notizia degna di nota fin qui. Si parte da zero a zero, cioè si parte da zero. Foto, tweet, agenzie, indiscrezioni, selfie, sono serviti a poco. Berlusconi non ha deciso proprio nulla sulla Calabria, se non è tabula rasa poco ci manca. Potrebbe chiamarsi anno zero per gli azzurri, a ben vedere poi così non è perché già il fatto che dal cilindro del Cavaliere potrebbe uscire un nome piuttosto che un altro, non lasciando intravedere nessun corridore in vantaggio, è di per sé un punto fermo. Eccome se lo è. Se non è bastata fin qui la suggestione mediatica o folkloristica degli autocandidati Berlusconi, a poche ore dal nodo che va sciolto, potrebbe optare per scelte razionali oppure largamente istintuali. È così che opera per solito anche se chi lo frequenta di recente giura di trovarlo più lucido che mai, forse come non mai. Se andrà per istinto, cioè per impatto visionario, può tirar fuori chiunque dalla contesa; ovviamente chi meno te l’aspetti, un nome mai circolato fin qui. Se così non andrà e cioè se si muoverà (ascoltata la commissione...) con raziocinio finirà anche lui per prendere per buone le autonomination circolate fin qui (Ferro, Mancini, Raffa). Ci sarebbero anche Santelli e Galati ma se diamo retta, e dobbiamo farlo, alle confessioni di due gentiluomini e gentildonne così non è visto che in più sedi, anche private, hanno spergiurato che non sono della partita. Meritano fiducia.
Un weekend di ordinaria passione Si riparte (nel senso che si rimettono in macchina o in treno i nostri azzurri di Calabria). In realtà si “parte” perché Forza Italia solo di recente ha deciso di prendere a cuore la faccenda. Dove per Forza Italia si intende il vertice nazionale, ammantato da commissione anche se sappiamo tutti poi chi decide da quelle parti. E per “faccenda” si intende invece la spinosa questione della candidatura alla presidenza della Regione, tormentone che ha affascinato, perseguitato, spesso anche masturbato il dibattito local ma che solo nelle ultime ore è entrato nelle “grazie” del Cavaliere. Che di una cosa si è convinto sul finire d’ agosto. Il Pd ha paura del voto, è indeciso, non sa che fare. Meglio accelerare dopo aver aspettato le mosse dell’avversario.
Dunque Ferro, Mancini o Raffa. Se preferite Mancini, Ferro o Raffa. Con quest’ultimo che punta al grosso per marcare visita su Reggio (prestando il volto a Foti) rischiando però, allo stato, di rimanere fuori in formato glocal, cioè tanto da Reggio quanto da Catanzaro. Ma questa è una sottonotizia, probabilmente anche una non notizia. Il dato vero è che certezze non ne ha nessuno perché nessuno è mai stato autorizzato ad averne. Se Berlusconi avesse avuto in mente un nome non se lo sarebbe portato nel sonno la notte. Circola con insistenza l’aneddoto che vuole che il Cav, quando decide, azzera in pochi minuti cda di aziende con molti zeri figurarsi se diventa rosso o timorato di Dio in presenza del nome giusto da sparare in Calabria. Vi è che non ha mai preso a cuore la faccenda e ora inizia a farlo. Prima mandando Verdini a perdere qualche minuto con Gentile, che non è mai secondario se si vuole davvero fare conoscenza con la vittoria. Poi convocando tutti prima di vedere lui i coordinatori.
Le diplomazie sono al lavoro e come nel più classico ma non scontato copione qualche scena c’è consumata nel frattempo. Prima fra tutte il colloquio tra Verdini e Tonino Gentile, l’unico fin qui a poter parlare di cose serie con il brizzolato fiorentino senza essere più tra l’altro nel partito azzurro. Un preliminare tattico di Verdini per sondare coalizioni possibili. Non sappiamo cosa si sono detti ma non è difficile immaginare che Gentile avrà lasciato intatto ogni scenario, anche quello che Verdini non ha capito. Tra i due ci sono centimetri e dialetti di differenza, anche colore dei capelli se è per questo. Ma “Tonino” non è tipo che si fa intimorire dalle fisicità altrui, s’è allenato con Scopelliti in questi anni. Avrà retto il colpo e come da copione non avrà fatto capire
La sensazione è che più si restringe il tempo, come ai tempi supplementari o peggio ai rigori, più si andrà per certezze o follie. Su queste ultime non si discute, arrivano e basta. Sulle prime si può ragionare. Per esempio sulla presenza “in partita” di un territorio indispensabile per concorrere, la provincia di Cosenza. Con Cosenza appresso si può perdere, per carità. Ma senza non si può vincere e quando qualcuno lo spiegherà nei dettagli a Berlusconi magari gli dirà pure che il principale competitor del Pd, sempre di Cosenza, è a due passi dall’andare a casa, dal pensionamento non anticipato (Oliverio). Dunque un territorio sterminato, incompreso, elettoralmente vergine. E il Cav raramente non ha saputo fare due conti in vita sua...
Dall’alto Giacomo Mancini Wanda Ferro Tonino Gentile
molto all’ex numero uno del Credito fiorentino. Della serie facciamola pure questa coalizione, anche fingendo pari dignità, tanto sempre da “Cosenza” si deve passare. A parte Tonino Gentile il resto, azzurri compresi, prende il treno ufficialmente per la prima volta domenica sera o lunedì all’alba per parlare di
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L’ora delle idee con le gambe
Un evento Expo all’Unical La proposta è di Andrea Guccione, imprenditore e presidente dell'associazione Assud. Una esposizione "preliminare" alla grande kermesse milanese da tenersi nel Mezzogiorno, nel campus forse più rappresentativo del Sud L'idea fa strada, finisce sulla stampa nazionale «Perché non immaginare un grande evento di contorno e supporto all’Expo di Milano, da tenersi nel Mezzogiorno, per valorizzare le risorse del Sud? Si potrebbe tenere tra marzo e aprile all’Unical, il campus più singolare e rappresentativo probabilmente dell’intero Meridione». Andrea Guccione, imprenditore e presidente dell’associazione Assud, non se la “tiene” l’idea, la proposta. Già nello scorso mese di giugno, in occasione della presentazione a Cosenza del suo libro “Consuma meridionale”, ne aveva fatto cenno e ora il rilancio trova ospitalità tra le colonne del quotidiano nazionale il Tempo (nella stessa pagina in cui Renzi stoppa la fuga dei bronzi). La vetrina milanese che si apre al mondo per sei mesi non può prescindere da un lavoro preliminare e altrettanto espositivo che va tenuto, questa la proposta di Guccione, proprio dritto a Sud. Nel cuore del Mezzogiorno. Una sorta di “stati generali” della materia espositiva, dei gioielli da portare al banco, meglio ancora forse il contrario e cioè cosa e perché mettere in evidenza a patto che il tutto faccia da trascinamento per l’intero territorio. Approfittare dell’Expo per conoscere, e far conoscere, il meglio del Sud e il meglio che il Sud sa fare, in ogni settore. Anche perché, è questa l’aria che tira e che si fiuta con nettezza, la musica sta cambiando. Il brand che funziona è proprio il Sud, con i suoi limiti colossali e paradossali che diventano la forza del Paese, dell’intero Paese. Le grandi menti e le grandi fatture del Nord un po’ accartocciato su se stesso l’andazzo lo hanno già inteso, è dritti a Sud che bisogna puntare. E in questo senso la polemica balneare e stucchevole sui bronzi di Riace da traslocare a Milano in occasione dell’Expo hanno fatto un po’da apriscatole alla faccenda. «I bronzi sono dell’umanità e della civiltà intera chiosa Guccione nell’intervista a il Tempo -. Ma proprio per questo non sono loro a dover prendere il treno o l’aereo ma il contrario. Grazie ai bronzi il mondo intero in occasione dell’Expo può venire a conoscere meglio la nostra terra. Il senso del gioiello da esporre in tour turistico è avvilente se non tiene conto di questa missione. Non è per campanile o per sterile e vuota polemica territoriale che i bronzi devono stare dove sono. Ci
devono rimanere perché altrimenti il messaggio che passa è che anche l’oro non serve a far brillare il Sud. Il Mezzogiorno deve approfittare dell’Expo per farsi conoscere, non il contrario. È proprio il caso di dire che la montagna questa volta non può andare da Maometto...». Un «calabrese doc» viene definito Andrea Guccione nel pezzo de il Tempo, a capo dell’associazione che da quattro anni ormai organizza a Camigliatello quello che è diventato il vero meeting del Mezzogiorno, “Stelle del Sud”. «Il punto - secondo Guccione - è che bisogna valorizzare meglio quello che abbiamo qui e non ingegnarsi per portare in giro i nostri gioielli. Certo 5mila visitatori in un anno sono pochi, non c’è stata fin qui una filiera di fruizione attorno ai bronzi, c’è poca facilità a raggiungere Reggio. Ma la risposta non è l’estrapolazione turistica del meglio che abbiamo, sarebbe un messaggio negativo questo. Bisogna irrobustire invece servizi e contorni, da soli i bronzi non possono bastare. La partita non è quindi bronzi a Milano sì, o no. La partita è, per tutto il Paese, accendere i grandi fari verso il Mezzogiorno. Canalizzare quante energie possibili da Milano verso il Sud approfittando proprio della vetrina espositiva mondiale che è evento straordinario e irripetibile». Direttrice mediatica (e non solo) Nord-Sud, quindi, per Andrea Guccione. Di più. Il Sud che s’organizza per farsi trovare in gran forma in occasione dell’Expo. Sulle pagine de il Mattino (come potete vedere nel riquadro) il dibattito è già avanti. Nell’agroalimentare della Campania il tessuto produttivo si sente forte e preparato ma manca il sistema, la rete. Non si fa squadra e gli imprenditori lanciano l’allarme, non c’è coordinamento. Un’esigenza condivisa, quindi, quella di unire le forze e le grandi potenzialità del Mezzogiorno in vista della imperdibile vetrina espositiva di Milano 2015. Un sentire comune per un obiettivo comune. Non per traslocare l’oro che c’è, ma per farlo brillare di più dove si trova. Per illuminare a giorno. Va a finire che a furia di prenderle il Sud impara una volta tanto a indossare la stessa maglietta...
Nel blu dipinto di blu
Alitalia spezza le ali e isola Reggio «Che la nuova proprietà di Alitalia, lo ricordiamo non più pubblica, abbia deciso di tagliare molte tratte verso il Sud in partenza da Torino (tra cui Reggio) è un fatto molto grave. Grave ma anche miope, diseconomico, strategicamente incomprensibile». Non solo bronzi e non solo Expo per Andrea Guccione. Il presiedente di Assud trova il modo di intervenire anche a proposito del recente provvedimento della compagnia di bandiera italiana che penalizza molte tratte verso il Sud. «Ormai è noto a tutti che il Mediterraneo intero è crocevia di interessi e di grandi flussi turistici e commerciali continua Guccione -. Davvero non colgo il senso di tagliare fuori Reggio dal collegamento con Torino, solo per citare una tratta che verrà tagliata. Ci aspettavamo il contrario dalla nuova proprietà non la progressiva alienazione di un territorio che dovrebbe poter godere dei maggiori sforzi possibili per essere sempre collegato al meglio».
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Mezzoeuro Le eccellenze per sperare
Il livello di ricchezza e di povertà di un Paese influisce sull’alimentazione e sullo stile di vita sano
Alimentazione sport ed economia
Fondazione Neuromed sponsor ufficiale della Asd Luiss «Questa per noi rappresenta un’esperienza unica che nasce da una provocazione ma che porta con sé un obiettivo legato alla formazione dei nostri giovani ed alla cultura della prevenzione. Quello con Luiss è un progetto che ha un valore aggiunto rappresentato dal dinamismo e dalla vivacità intellettuale degli studenti, futuri manager, che acquisiranno conoscenze utili alla loro carriera. Una iniziativa che non si esaurisce con questo approfondimento teorico sull’interconnessione die-
ta mediterranea, sport e crisi economica ma che svilupperà progetti successivi tra Fondazione Neuromed e Luiss. Siamo orgogliosi, poi, di essere lo sponsor ufficiale della squadra di calcio e ringrazio per questo il direttore sportivo Del Bene per aver creduto in questa collaborazione. Mi piacerebbe, infine, che gli studenti venissero a Pozzilli, per svolgere all’interno della nostra struttura approfondimenti tematici legati ai percorsi di studio intrapresi. La Fondazione Neuromed, quindi, con-
tinuerà a seguire Luiss non solo nel corso del Campionato di prima categoria Lazio ma anche nell’accrescimento delle competenze dei ragazzi». Così il presidente della Fondazione Neuromed, Mario Pietracupa, ha salutato a Rivisoldoli gli atleti della squadra di calcio dell’Università Luiss impegnati nel centro abruzzese per gli allenamenti pre-campionato. Contestualmente presentata l’attrezzatura sportiva, magliette, tute, borsoni, fir-
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Le eccellenze per sperare Un momento del convegno della Fondazione Neuromed Sotto, da sinistra: i ricercatori con i ragazzi Luiss; un altro momento del convegno; le magliette “commemorative” Fondazione Neuromed-Luiss
la firma Fondazione Neuromed. Luiss fa innovazione e insieme a Neuromed intende formare i ragazzi che, oltre ad imparare il gusto dello stare insieme, imparano a lavorare e produrre risultati e conoscenza. Siamo orgogliosi di avere nella nostra grande famiglia la Fondazione Neuromed che ci porterà a promuovere momenti di formazione vera».
mate Fondazione Neuromed; l’onlus accompagnerà la squadra di calcio della prestigiosa università romana quale sponsor ufficiale. Il convegno dal titolo “Dieta mediterranea e sport: quando la crisi economica minaccia uno stile di vita” ha dato il ‘calcio d’inizio’alla collaborazione tra le due Istituzioni con cui verranno promossi progetti legati allo sport, alla ricerca ed alla prevenzione secondo una lettura economica e rapportata alla realtà sociale. I ricercatori del Laboratorio di Epidemiologia dell’Irccs Neuromed si sono confrontati con gli studenti già detentori dei valori dello sport e dell’attività fisica. «Grazie allo sport la Luiss - ha poi affermato Paolo Del Bene, Direttore dell’associazione sportiva ha creato una vera e propria famiglia; i nostri ragazzi sono orgogliosi di portare una maglietta con il nome dell’università frequentata e da oggi con
In rappresentanza del Coni Abruzzo il dottor De Cecco che ha accolto e portato i saluti del Presidente Imbastaro ai presenti sottolineando il notevole interesse della tematica affrontata. Presente inoltre Leo Cisotta, responsabile Progetto Calcio Luiss che ha ricordato che il 15% dei laureati Luiss lavorano nel settore della sanità; per questo la collaborazione con la Fondazione Neuromed sarà di estremo interesse per coloro che vorranno intraprendere la carriera manageriale. A moderare il seminario il professor Giovanni de Gaetano, responsabile del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’Irccs Neuromed. «Studiare gli stili di vita ed in questo caso la dieta mediterranea - ha spiegato de Gaetano - presuppone un approccio multidisciplinare. L’attuale sistema sanitario nazionale è impostato sulla malattia, impiegando solo il 4% delle risorse in prevenzione, ma non sul mantenimento dello stato di salute. Il nostro programma di ricerca, Moli-sani, è pensato per potenziare la salute e prevenire le ricerche. Bisogna coinvolgere - ha poi detto de Gaetano - l’individuo nella cura della struttura e delle funzioni dell’organismo umano e nella prevenzione delle malattie; per questo è bene conoscere i fattori di rischio e le migliori pratiche per preservare il nostro organismo dalle malattie. Ed è proprio per questo - ha concluso de Gaetano che vogliamo discutere di questi temi con dei ragazzi che domani saranno i gestori della nostra società; proprio perché la salute non è un problema del Ministero dedicato bensì di coloro che si occuperanno di gestire la società». L’essenzialità di predisporre un costante monitoraggio delle condizioni socio economiche di un Paese al fine di realizzare adeguati programmi di salute è stato sottolineato dalla sottoressa Licia Iacoviello, capo del Laboratorio di Epidemiologia molecolare e nutrizionale dell’Irccs Neuromed, che ha illustrato la relazione di dipendenza tra l’alimentazione, l’attività fisica e la salute tramite i risultati prodotti dallo studio Moli-sani.
«I determinanti socio economici sono considerati indici di progresso di un paese - ha detto Iacoviello che ha poi illustrato i fattori di rischio e di protezione per la salute e l’importanza della dieta mediterranea diventata patrimonio immateriale dell’umanità. I fattori di protezione quali l’attività fisica e la dieta mediterranea - ha spiegato Iacoviello - incidono non solo sulla salute ma anche sulla spesa sanitaria di una nazione in quanto riducono il rischio di ammalarsi e di morte; purtroppo solo il 30% della popolazione segue un livello minimo di attività fisica che non è sufficiente a garantire il mantenimento dello stato di salute. Se poi all’attività fisica, moderata o intensa, aggiungiamo la giusta alimentazione possiamo davvero prevenire l’insorgenza di numerose malattie cardiovascolari, oncologiche. La dieta mediterranea - ha continuato Iacoviello risulta essere la migliore con le sue cinque porzioni di frutta e verdura a giorno, il consumo di pesce e la riduzione di grassi e carne». Purtroppo però la crisi economica, che ha allontanato i cittadini dai cibi freschi e sani verso i cibi supercalorici perché meno costosi, ha condizionato fortemente le abitudini alimentari e di vita. La dottoressa Marialaura Bonaccio, ricercatrice presso il Laboratorio di Epidemiologia molecolare e nutrizionale, ha illustrato il rapporto costo-benefici dell’adesione alla dieta mediterranea. «La salute si muove oggi per fasce di reddito - ha detto Bonaccio - in questo contesto le abitudini di vita risultano essere migliori nelle fasce alte della società vale a dire nei ceti più agiati economicamente. Questo è il profondo divario che ha tracciato la crisi economica a causa della quale oggi il costo del cibo fresco, della frutta, della verdura e delle sane abitudini di vita hanno lasciato il posto a quelle più economiche e meno salutari. Nonostante la dieta mediterranea sia nata dalle fasce più povere della società, ed in particolare dal Sud Italia, oggi viene seguita prevalentemente dalla fasce più ricche indipendentemente dal grado di istruzione. Dai dati raccolti - ha continuato Bonaccio - si evince che nel 2005 solo 34% della popolazione seguiva una dieta alimentare equilibrata per arrivare nel 2007 ad un picco negativo del 19%. Questo porta non solo ad avere una popolazione più a rischio ma anche a costi sanitari sempre più alti per il Paese. Oggi il livello di ricchezza influisce sull’alimentazione e, lo abbiamo visto anche in Molise, l’aumento della povertà può produrre seri rischi per la salute».
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Sabato 6 Settembre 2014
La pillola che non va giù
Sanità, leggere attentamente le avvertenze «Non è concepibile che dopo mesi di “vacatio” non sia stato ancora nominato il nuovo commissario per la Salute della Regione al posto di Scopelliti», l’ira del presidente regionale di Federsanità-Anci, Giuseppe Varacalli, sindaco di Gerace e presidente del Comitato di rappresentanza dei sindaci in seno all’Asp 5 di Reggio Calabria «Non e’ concepibile che dopo tanti mesi di “vacatio” non sia stato ancora nominato il nuovo commissario per la Salute della Regione Calabria al posto di Giuseppe Scopelliti, già presidente della giunta regionale. Il protrarsi di quest’assurda situazione rischia di rendere ancora più difficile ed incerto il percorso di un settore delicato qual è quello della “Sanità” soprattutto in un contesto nel quale pesano gli effetti del piano di rientro». Esordisce così, in una nota-appello rivolta a tutte le istituzioni superiori competenti, il presidente regionale di Federsanita’-Anci, Giuseppe Varacalli, sindaco di Gerace e presidente del Comitato di rappresentanza dei sindaci in seno all’Asp 5 di Reggio Calabria. Secondo Varacalli «il perdurare di tale stato di cose non fa altro che aggravare una situazione da tempo compromessa ed incerta rischiando anche di vanificare quelle iniziative positive e di interesse collettivo che i manager stanno cercando di adottare nelle aziende sanitarie ed in quelle ospedaliere». Varacalli interviene anche sugli incarichi scaduti, o in scadenza, dei manager che, ad avviso dell’amministratore, potrebbero essere prorogati di altri tre mesi sull’esempio di quanto già deciso dalla Regione Emilia Romagna anch’essa interessata- come la Calabria- all’imminente rinnovo del Consiglio regionale. Secondo il presidente di Federsanita’ -Anci, infatti «non avrebbe alcun senso, né pratico, né politico, ne’ tecnico-amministrativo e quantomeno etico, procedere con nuove nomine di manager, in sostituzione di quelli che concludono il mandato, quando manca qualche mese alle elezioni regionali. Ci si troverebbe infatti nella paradossale situazione di ritrovarsi con dei manager appena “licenziati” (quelli ultimamente nominati dal Governo Scopelliti) cui subentrerebbero altri di fresca nomina e, contestualmente, con una nuova Giunta Regionale che dovrebbe fare riferimento ad una management indicato dal vecchio governo calabrese. Ciò potrebbe implicare ulteriori cambiamenti e, pertanto, nuove interruzioni di eventuali percorsi già avviati. Il tutto, come solitamente accade, a discapito della salute collettiva e, quindi, dei cittadini». Varacalli ritiene, pertanto, che «sarebbe più logico e produttivo, emulare la Regione Emilia Romagna che ha provveduto a confermare “in prorogatio”- per altri tre mesi- i manager uscenti; fino all’insediamento ed all’assestamento del nuovo Governo regionale che provvederà, ovviamente, al conferimento dei nuovi incarichi».
Risus abundat...
Tallini: Pezzi c’è poco da ridere «Non si può dire che al generale Pezzi, sub commissario della sanità in Calabria, manchi il senso dell’ironia. Leggendo la sua spiritosa dichiarazione, abbiamo appreso che ha studiato storia al liceo e che ha una moglie costretta a stirargli le camicie perché il marito, nonostante i cospicui emolumenti percepiti, non si decide a chiamare una collaboratrice in casa. Ma se il generale Pezzi non difetta in fatto di ironia, certamente non è altrettanto brillante e coerente quando parla di sanità. È veramente paradossale che chi ha gestito direttamente il sistema sanitario calabrese, assegnando perfino i budget alle strutture pubbliche e private, oggi addossi alla giunta regionale responsabilità in ordine allo stato di crisi del comparto. È come se Marchionne addebitasse allo Stato problemi organizzativi della Fiat». Lo afferma l’assessore regionale Domenico Tallini. «Si può solo dire - aggiunge - che non c’è stata scelta nel settore sanitario che non sia passata dalle mani dei potenti sub commissari. Tanto potenti dal rifiutare, sia pure parzialmente, una richiesta di accesso agli atti avanzata dal sottoscritto. E che dire della fallimentare gestione della questione Fondazione Campanella ? Posso ben dire che dai sub commissari sono venuti solo os9tacoli e trabocchetti per impedire che si arrivasse ad una soluzione per questa realtà sanitaria della città di Catanzaro. Dipendenti e pazienti se la prendono con la classe politica - e questo può anche starci - ma nessuno scava a fondo sulle precise responsabilità della burocrazia e degli uomini (vedi sub commissari) chiamati a monitorare il sistema sanitario che hanno sempre considerato la “Campanella” una zavorra di cui disfarsi». «Ci dica il generale Pezzi - sottolinea Tallini - quali iniziative, quali suggerimenti, quali idee ha messo in campo per aiutare la giunta e il Consiglio regionale per salvare la Fondazione Campanella ? E anche sulla questione della nomina dei direttori generali delle aziende sanitarie perché il generale Pezzi, dall’alto della sua competenza e del suo senso del dovere, ha aspettato che il problema scoppiasse, senza avvertire l’obbligo morale di indicare alla Giunta la strada per evitare che le Aziende restassero senza guida? Il generale arriva a dire che io non ho argomenti giuridici. È veramente il colmo. Chi deve avere competenze giuridiche e’ il sub commissario, non l’assessore regionale. Si invertono le parti e il generale Pezzi veste i panni del politico, abbandonando quelli del tecnico. Il sospetto che esista un asse tra il sub commissario e l’opposizione viene rafforzato dalla tempistica con cui sono avvenuti alcuni passaggi in ordine a questa vicenda. Non sarà l’asse Roma-Berlino, non sarà l’asse da stiro della signora Pezzi, ma sempre asse è. A dimostrazione di quanto si navighi a vista nei piani alti della sanità, è arrivato anche il fantomatico alt del ministero della Salute alle nomine dei direttori generali. Un alt a mezzo stampa, un semplice comunicato senza firma, che si vuole trasformare in una direttiva ufficiale. Non ci vuole l’indovino - conclude l’assessore regionale - per capire che ogni singolo passaggio è stato manovrato ad arte da chi, evidentemente, non vuole guastarsela con chi comanda a Roma».
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Sabato 6 Settembre 2014
Mezzoeuro Stessa spiaggia, più guai di prima
E la chiamano estate... di Oreste Parise
Uscendo dall’autostrada a Pizzo Calabro e proseguendo verso Tropea s’incontra un cartello, foracchiato da qualche “confetto sulmonese”, come jadis si chiamavano scherzosamente i proiettili, che annuncia l’inizio della “Costiera degli Dei”. Un mondo incantato dove si aggirano i fantasmi delle ninfe che mostrano le loro splendide nudità tra i bianchi veli, inseguite da satiri e Priapi nell’eterna ricerca di un piacere insaziabile. Laggiù sotto gli splendidi terrazzi a picco sul mare, le onde attendono di accogliere i corpi stanchi per i prolungati amplessi cullandoli dolcemente per ristorarli dalla fatica e riprendere il gioco erotico. Dimenticata la suggestione omerica, la realtà appare nella sua crudezza. «Lo sai papà che hanno proibito di farsi i bagni tra Pizzo e Tropea», mi dice mia figlia. «L’ho letto su Twitter, e si lamentano tutti». Maledetto Twitter. Sarà vero che proprio in pieno agosto è stata fatta una ordinanza di divieto di balneazione nella Costa degli Dei, un tratto di mare che costituisce una punta di diamante del turismo regionale? «Anche su Facebook si è aperta una discussione sulla disastrosa situazione del mare. Sacha, un mio amico, si è fatto il bagno e gli è presa la febbre per una infezione da colibatteri». Maledetto Facebook. «Qui c’è scritto che lo hanno riportato anche i giornali locali». Maledetti i giornali. Alla fine non ci si può fare tranquillamente il bagno nella merda, che si rischia persino di prendersi una multa e tutti lì a parlare. Nessuno che si fa i fatti propri. Maledetti i turisti. Ma che ci vengono a fare, se poi devono solo parlarne male della Calabria. È una estate paradossale, snobbata persino dall’anticiclone africano che come d’abitudine ci regalava le lunghe giornate di sole per arrostire sulla spiaggia. Quest’anno diluvi dappertutto. Una fortuna per la Costa degli Dei, dove, seppure con qualche instabilità insolita, i pochi ma testardi frequentatori di questo splendido mare calabrese, hanno potuto godere di una tranquilla vacanza di sole. Di mare, no. Se non fosse per la testardaggine di chi ormai che ha fatto tanti sacrifici per scendere fino giù, i bagni se li è fatti lo stesso. Una stagione disastrosa come questa è utile per qualche riflessione, e forse per poter programmare una ripartenza. Alla fine i problemi sono più che noti e non vale neanche la pena di elencarli: depuratori che non funzionano, scarichi abusivi che sversano direttamente a mare, natanti di ogni genere che si fanno il bidet in pieno mare senza alcun controllo, villaggi dotati dei miracolosi pozzi neri, che - chissà perché poi non è facile prevederlo - si riempiono d’estate e debbono essere svuotati. Sono gli stessi problemi di sempre, almeno da cinquanta anni a questa parte, che si ripresentano puntualmente d’estate e sono dimenticati d’inverno, quando l’estate è lontana. Una menzione particolare merita Briatico, che si fregia pomposamente del titolo di “Città
La Costa degli Dei tra instabilità atmosferica e disfunzioni amministrative È stata la peggiore stagione degli ultimi decenni con calo di presenze, diradamento di sagra e occasioni culturali, divieti di balneazione nel pieno della stagione. Un degrado costante e inarrestabile in uno dei tratti della costa calabrese che potrebbe e dovrebbe vivere di solo turismo, provocato dalla completa assenza di una qualsiasi attività amministrativa Anche la speme, ultima dea, fugge la "Costa..."
del mare”. Il che è anche vero, se consideriamo che si estende su una costa lunga molti chilometri tra Vibo Marina e Zambrone. Una dotazione naturalistica invidiabile dove si alternano scogli, spiagge, terrazze a strapiombo, anfratti, acqua cristallina (almeno a partire dall’autunno e fino all’inizio dell’estate...). Per il resto un vero e proprio disastro. Due depuratori che non funzionano correttamente da anni e scoppiano d’estate quando l’afflusso dei turisti provoca un picco di pompaggio con inevitabili rotture. Un corso principale con una illuminazione che fa a gara con il cimitero per vincere la palma d’oro della lugubrità, un lungomare assediato dalla cannucce che si protendono minacciose quasi a voler scacciare qualsiasi visitatore molesto. Un lungomare spettrale, senza un albero, e anche quello dotato di una illuminazione di fuochi fatui, che fuoriescono dalla tomba della ragione e della razionalità amministrativa. I pochi turisti che si avventurano in una passeggiata notturna sembrano zombie fuoriusciti dai propri loculi per ritornarvi con grande fretta e sfuggire a questa desolante solitudine e sciatteria. Poco male se si trattasse di luoghi anonimi, senza alcuna attrattiva. Ma in questo caso siamo di fronte a dei veri e propri gioielli naturalistici, luoghi che lasciati a sé stessi sarebbero incantevoli e hanno destato la meraviglia di stuoli di visitatori nei secoli precedenti. Qui è la devastante azione dell’uomo che ha prodotto un disastro, con la distruzione della memoria storica, i palazzi in pieno centro lasciati senza intonaco e senza finestre per anni, per decenni. Il palazzo Bisogni che sta in piedi per miracolo e anno dopo anno mostra il progredire di un degrado senza fine, una pseudo villa comunale immersa nei rifiuti e senza neanche un fiore a simboleggiare il patto tra l’uomo e la natura.
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Sabato 6 Settembre 2014
Stessa spiaggia, più guai di prima
Qualsiasi iniziativa sembra destinata inevitabilmente al fallimento, come il Palazzo Marzano, ristrutturato con gusto e trasformato in un albergo di qualche dignità. Ha resistito un anno e poi è stato chiuso, come era già successo per i campeggi “L’Africano”, e “Lo Squalo”, che hanno lasciato dietro di loro una scia di rimpianti di una “epoca d’oro” quando si poteva sperare in un miglioramento progressivo e nella costruzione di un vero e proprio centro balneare moderno, vivo, attrattivo. Una speranza finita nell’incapacità degli amministratori di programmare qualsiasi pianificazione del territorio, organizzare dei servizi decenti, dalla manutenzione delle spiagge all’intrattenimento serale. Da quanto tempo non c’è una amministrazione decente a Briatico? Se ne è persa la memoria. Le giunte che si sono succedute sono state una più inutile dell’altra, vittime dell’incompetenza e, come si sussurra non troppo sottovoce, di forze occulte e perverse che impediscono ogni sviluppo, ogni possibilità di crescita. Una presenza certificata dalla Commissione d’Accesso che circa due anni fa ha sciolto l’Amministrazione per sospetto inquinamento mafioso. Due anni quasi di commissariamento hanno fatto rimpiangere persino la peggiore delle amministrazioni che si sono succedute. Un miracolo di inefficienza mostrato dalla Stato, incapace di confrontarsi degnamente con il modello ‘ndranghetista. Dopo questo interregno si è ritornati al voto la scorsa primavera, nell’anno del trionfo renziano. Ancora un miracolo a Briatico. Si presenta una unica lista, con a capo lo stesso sindaco defenestrato due anni prima. Non ha concorrenti, per incapacità di trovare la “quadra”, per paura, per
rassegnazione? Chissà. Vi è certo qualche innesto nuovo, dei volti femminili che potrebbero determinare una svolta nell’attività amministrativa. Gli equilibri di sempre non sono certo cambiati, il riferimento di base resta immutato e immutabile ed è difficile immaginare una svolta epocale. Alla fine viene rieletto plebiscitariamente, poiché la gente è stufa di un governo commissariale che ha finito per scontentare tutti con la sua inerzia e la incapacità di affrontare il benché minimo problema, lasciando degradare tutto. Come questa estate ha mostrato con evidente crudezza, poiché almeno per ora le disfunzioni riscontrate non possono certo essere addebitate alla amministrazione che si è insediata da qualche mese. L’inerzia è commissariale, ma le radici dei problemi hanno una storia lunga. Ancora una volta la storia di un piccolo paese dalle grandi potenzialità pone qualche interrogativo, come Nardodipace che ha vissuto una esperienza simile. La legislazione antimafia è una grande bufala, che non riesce a controllare il fenomeno criminale per l’incapacità degli organi statali. Qui lo Stato è latitante e quando interviene lo fa sempre a sproposito. Lo scioglimento di un Consiglio comunale non ha mai portato a un risanamento economico, sociale o politico. Si è sempre risolto in un abuso legale ingiustificato che ha consolidato il potere criminale, che si è dimostrato in grado di governare i processi e dare una concreta risposta alle domande dei cittadini. Quando si cerca di capire perché si è votato un sindaco chiaramente incapace che della sua attività precedente ha lasciato solo macerie, la risposta più frequente è che non si poteva più sopportare la deriva inarrestabile del governo commissariale, che doveva rappresentare l’esempio di
buona prassi, una dimostrazione concreta di come una buona amministrazione provoca un processo di crescita del territorio. A leggere quanto scrivevano i giornali qualche mese prima delle elezioni, gli ex amministratori della cittadina erano stati dichiarati incandidabili dal Tribunale di Vibo Valentia. Se oggi si ritrovano alla guida del comune e per effetto dell’appello presentato che ha sospeso gli effetti di quella sentenza fino al terzo grado di giudizio. Una soluzione kafkiana. Forse fra qualche anno scopriremo che questa amministrazione è illegittima e si avrà ancora una volta il ritorno dei commissari e la storia ricomincerà daccapo. Per dovere di cronaca si riporta qualche notizia sui motivi dello scioglimento da parte del ministero degli Interni, intervenuto su proposta della Prefettura di Vibo, che aveva ravvisato un’ingerenza nel Comune di Briatico da parte dei clan locali, specie nel settore dei lavori pubblici e degli appalti. Inoltre, erano stati ravvisati rapporti di lavoro intercorrenti fra esponenti di spicco della criminalità e parenti degli amministratori comunali, con «documentate frequentazioni di alcuni membri della giunta e del Consiglio con il principale referente della cosca locale». Quello che desta molta meraviglia è il comportamento di tutte le forze politiche che non hanno sentito il dovere e il bisogno di esprimersi su questa vicenda. Non si è alzata alcuna voce a denunciare l’assurdità di questa situazione né da parte della sinistra (Rifondazione, Sel e simili) delle forze di governo, come il Pd, né tanto meno da parte della destra. Da Ncd a Forza Italia per arrivare alla Meloni tutti si sono rinchiusi in un dorato silenzio per non dover interrompere questo idillio amministrativo. Neanche Grillo ha fatto cri-cri.
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Sabato 6 Settembre 2014
Se potessi avere dieci euro al mese...
La banconota con il look rifatto Il 23 settembre entrerà in circolazione la nuova banconota da 10 euro della seconda serie Europa. Nella stessa data avverrà la presentazione al pubblico nei locali della filiale di Catanzaro della Banca d'Italia. Previste inoltre iniziative di formazione rivolte alle forze dell'ordine, alle banche, alle poste alla scuola Il prossimo 23 settembre entrerà in circolazione in tutta l’area dell’euro la nuova banconota da 10 euro della seconda serie: “Europa”. Nella stessa data si svolgerà, nei locali della filiale di Catanzaro della Banca d’Italia, in piazza Serravalle, la presentazione al pubblico della nuova banconota, da parte del direttore della filiale Luisa Zappone e dal titolare della divisione gestione servizi di pagamento Daniele Corbucci. Nel corso del mese di settembre sono previste, presso la filiale della Banca d’Italia di Catanzaro, iniziative di formazione rivolte alle forze dell’ordine, alle banche, alle poste, alla scuola, alle società di trasporto valori e a supermercati operanti nelle province che ne facciano richiesta. Nel corso degli incontri, verrà presentata la nuova banconota, della quale saranno illustrate, anche con strumenti multimediali, le avanzate caratteristiche di sicurezza, molte delle quali sono facilmente distinguibili toccando, guardando e muovendo la banconota. Dall’8 settembre, presso la filiale di Catanzaro, in piazza Serravalle, verrà allestito un apposito punto di informazione dedicato ai cittadini, attivo dalle 9.30 alle 12.30 dal lunedì al venerdì, presso il quale sarà reperibile diverso materiale informativo e potranno essere chiesti chiarimenti e soddisfatte curiosità sul nuovo biglietto. Per ottenere un più alto livello di divulgazione nel territorio, nei prossimi week end il personale della Banca d’Italia di Catanzaro illustrerà le caratteristiche dei nuovi biglietti presso i maggiori centri commerciali delle province di Catanzaro, Crotone, Cosenza e Vibo Valentia. Si svolgeranno, inoltre, degli incontri presso le Camere di Commercio di Catanzaro, Crotone, Cosenza e Vibo Valentia. Il dialogo diretto con le persone e la distribuzione di materiale informativo, consentirà di informare sulla prossima emissione della nuova banconota e di diffondere una capillare conoscenza sulle caratteristiche di sicurezza della serie “Europa”, mostrando come, con poche e semplici azioni, sia possibile riconoscere l’autenticità di una banconota. La prima serie continuerà ad avere corso legale e circolerà in parallelo alla serie “Europa” fino a successiva comunicazione; dopo tale data, le banconote della prima serie potranno essere cambiate in banconote della seconda serie presso le filiali della Banca d’Italia, senza alcuna prescrizione. La serie “Europa”
è stata realizzata impiegando le più avanzate tecnologie nella produzione di banconote ed e’ ancora più sicura della prima serie: e’ infatti costante impegno della Banca centrale europea e delle Banche centrali nazionali proteggere i biglietti in euro dal rischio di falsificazione e assicurare che 334 milioni di cittadini nell’intera area dell’euro continuino ad avere fiducia nella loro moneta. È importante pure che tutti i cittadini, e in particolare chi opera con il contante in via professionale, conoscano la nuova banconota e le sue caratteristiche di sicurezza; a tal fine, la Banca d’Italia, ha programmato molteplici iniziative formative rivolte a tutti gli utenti interessati. Nel mese di giugno la Banca centrale europea ha inviato a 3 milioni di esercizi commerciali e piccole imprese in tutta l’area dell’euro opuscoli informativi (reperibili all’indirizzo https://www.ecb.europa.eu/euro/banknotes/europa/html/index.it.h tml) e “carte animate” della nuova banconota da 10 euro, al fine di consentire a coloro che, per motivi professionali, operano con il contante, di acquisire dimestichezza con l’aspetto visivo e le caratteristiche di sicurezza del nuovo biglietto e trasmettere a loro volta tali conoscenze alla propria clientela. Negli opuscoli si esortano gli esercizi commerciali e le piccole imprese a contattare i propri fornitori per l’aggiornamento dei dispositivi per il controllo dell’autenticità e la selezione e accettazione delle banconote ai fini del riconoscimento del nuovo biglietto da 10 euro. La Banca centrale europea e le Banche centrali nazionali hanno reso disponibili ai produttori e ai detentori dei dispositivi, campioni delle nuove banconote da 10 euro già dallo scorso mese di gennaio - quindi con un anticipo ancora maggiore rispetto a quanto avvenuto in occasione della introduzione del nuovo biglietto da 5 Euro per effettuare i test e favorire quindi l’adattamento di tutte le apparecchiature installate nell’Eurosistema in tempo per il 23 settembre.
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