euro 1,00
Mezzoeuro numero 32 - Anno 13 - Sabato 9 Agosto 2014
0,50 + 0,50 Voce ai giovani
settimanale d’informazione del Mezzogiorno d’Europa
CALABRIA
Voce Metti una serata di calcetto ai giovani con Simone Perrotta www. mezzoeuro.it
Buon Ferragosto, ci rivediamo in edicola sabato 30
www. mezzoeuro.it
2
Sabato 9 Agosto 2014
Mezzoeuro L’evento di fine estate
Scatti dall’edizione 2013 di “Stelle del Sud”
Di nuovo a
guardar le Stelle Mezzoeuro Fondato da Franco Martelli
Ediratio editore
Direttore responsabile Domenico Martelli Registrazione Tribunale di Cosenza n°639 del 30/09/1999 Redazione e amministrazione via Strada Statale 19 bis, 72 87100 Cosenza Responsabile settore economia Oreste Parise Progetto e realizzazione grafica Maurizio Noto telefono 0984.408063 fax 0984.408063 e-mail: ediratio@tiscali.it Stampa Stabilimento tipografico De Rose, Montalto (Cs) Diffusione Media Service di Francesco Arcidiaco telefono 0965.644464 fax 0965.630176 Internet relations N2B Rende Iscritto a: Unione Stampa Periodica Italiana
n. 12427
Dal 29 al 31 agosto quarta edizione del premio "Stelle del Sud", il meeting di Assud che ogni anno canalizza su Camigliatello i riflettori del dibattito e della grande stampa nazionale Si premiano le eccellenze del Mezzogiorno e si analizzano scenari economico-politici in una cornice di eleganza e mondanità con ospiti di primo piano su scala nazionale. E questa volta forse anche internazionale...
Anche quest’anno saranno la “Stelle del Sud” a illuminare il tramonto dell’estate mediterranea. Nel cuore della Sila, a Camigliatello, come di consuetudine. La quarta edizione del premio alle eccellenze del Mezzogiorno, che hanno brillato ognuna nel proprio campo d’impatto economico e sociale, è in fase avanzata di allestimento. L’associazione Assud che organizza e che ha “coniato” l’evento, presieduta dall’imprenditore Andrea Guccione, ha in serbo naturalmente di non regredire di un millimetro rispetto al crescendo che ha caratterizzato le prime tre edizioni. Come dire che le “Stelle” indietro non tornano e questo è un doppio miracolo se teniamo conto che Assud organizza completamente in proprio il meeting, dove per in “proprio” c’è da leggere il sacrificio e l’investimento per “l’idea”, il progetto. Conta solo questo per Assud, che non ha mai perso di vista lo spirito originario, la mission ancora da campus universitario. In un contesto generale e generalizzato di maggiori difficoltà rispetto a quattro anni fa, anno della prima edizione, Assud porterà anche quest’anno a Camigliatello il cuore pulsante dell’economia, della comunicazione, della politica che conta, dello spettacolo. Con ospiti di primissimo livello su scala nazionale e, questa volta (almeno a dar retta a qualche rumors), anche internazionale. Si premiano le eccellenze, chi ce l’ha fatta nel proprio campo di incidenza sociale, chi ha sfasciato la barriera dei fichi secchi, quella cortina che costringe i conterranei a sudare due volte per emergere. Si premiano le eccellenze che fanno strada, che illuminano il percorso degli altri. Si premiano le eccellenze perché solo così se ne può uscire, puntando in alto, puntando alla rivincita del Mezzogiorno. E si premiano le eccellenze perché attorno all’evento, prima durante e dopo, c’è tutto un mondo che pulsa pronto a dibattere e a confrontarsi. L’intento finale poi quello di partenza è. Creare un contenitore dove sul finire dell’estate mediterranea e nel cuore della Sila si possano concentrare tutte le attenzioni, anche mediatiche, prima di ripartire. E mai come quest’anno il premio cade in un momento che potrebbe risultare cruciale assai per le sorti della Calabria, tanto per dire. Se tutto va come deve andare l’evento di Assud cade proprio a ridosso del decreto della Stasi che deve indire le elezioni regionali, quindi a due passi dalla campagna elettorale ufficiale. Per risonanza, vetrina, contenuti, glamour, mondanità, esserci o non esserci al “premio”, vorrà pur dire qualcosa anche in termini d’impatto. Per non parlare poi “dell’arrosto”, dei veri e propri ring sul palco che potrebbero venire fuori dai dibattiti. Ma non è prettamente politica la mission di Assud né può essere “solo” calabrese il recinto del contenitore. È il Sud al centro del campo, è il Mezzogiorno a salire sugli scudi. Quest’anno si gioca su tre giorni e non su due, questa la prima grande novità. Il resto, come cantava amabilmente e mai definitivamente Lucio Battisti, lo scopriremo solo vivendo...
La rubrica “Il legno storto” di Franco Crispini è temporaneamente sospesa
4
Mezzoeuro
Sabato 9 Agosto 2014
Il potere vero (e oscuro) di Calabria Quando salta il banco, o quando sta per saltare del tutto, l’esercito si sfalda. Il generale non ordina più e i colonnelli provano a cercare nuovi approdi nella “Palestina” del potere dove tutto può accadere perché infondo niente deve cambiare. È la stagione di Calabria, della Regione Calabria, estate più o meno rovente del 2014.
Se il burocrate
si mette di traverso C’è chi porta all’incasso gli ultimi “agguati”, chi tergiversa, chi gioca a rialzare la posta. E poi ci sono “loro”, i veri padroni del vapore, del tavolo da gioco. Sono i direttori generali, i cosiddetti dg. Sono loro che devono firmare le carte giuste, o non firmarle dipende dall’obiettivo finale. L’assessore può fintanto che il dg non ha smarrito la penna dalla giacca sennò non se fa niente. Ora è chiaro che ogni dg ha un “padrone” di provenienza e se questo “padrone” d’improvviso non c’è più lui non sa a chi rispondere, deve ancora trovarsene un altro. Nell’attesa, la squadra dei dg, fa melina a centrocampo, fa muro. Insabbia, offusca, annacqua. Per farla breve, fa il bello e il cattivo tempo della regnanza regionale. E la “politica”, che se ne accorge sempre tardi del potere vero dei dg, s’incazza. Del resto che la burocrazia in Calabria funzionasse male lo si sapeva ma si sapeva un po’meno, o forse non lo sapevano tutti, che funziona solo quando vuole funzionare. Sennò si ferma e non funziona del tutto ed è il caos più totale Il caso più eclatante è quello che ha visto come protagonista la presidente Antonella Stasi che reduce dal successo di Roma ottenuto con il riparto delle risorse per la sanità pensava di poter governare con maggiore speditezza i percorsi calabresi. Da trionfatrice. E invece tornata in Calabria ha avuto l’amara sorpresa di riscontrare come gli uffici avessero dimenticato di mandare le pratiche in giunta, di fatto impedendo all’esecutivo di decidere. Dalla rabbia la Stasi ha abbandonato la giunta e ha riparato a Crotone, non senza bestemmie al seguito per la figuraccia. Proverbiali sono invece i dissidi tra Tallini, assessore al Personale e il suo dg, lo scopellitiano Nucara che è accusato da tutta la giunta di essere colui il quale ha causato una serie di problemi giudiziari agli assessori per non aver curato al meglio le procedure delle nomine dei dirigenti. Il caso è sulle pagine dei giornali, quelle di cronaca giudiziaria, e non da oggi. Da ultimo, ma solo temporalmente, si è aggiunto l’arroccamento del dg ai fondi comunitari, Paolo Praticò, che vistosi scalzato dall’assessore Mancini dalla guida della programmazione in corso e preoccupato di perdere il suo immenso potere ha deciso da una parte di lanciare la deputata grillina Nesci fornendole materiale interno per predisporre interrogazioni contro i suoi colleghi, dall’altro ha deciso di mettersi in ferie di fatto bloccando le procedure di impegno dei fondi europei. Una sor-
Giacomo Mancini e Antolella Stasi
È nel regime di fine impero, come quello attuale, che si possono apprezzare per solito i colpi di coda dei "colonnelli" delle carte regionali I direttori generali, i veri "proprietari" del tavolo da gioco, nell'incertezza generale fanno melina e giocano in proprio un po' per consumare vendette su mandato e un po' per arginare il rinnovamento Dalla Stasi che non trova le carte firmate e s'infuria a Praticò, esautorato da Mancini, che va in "ferie diplomatiche" per non far passare atti
ta di regime di “ferie diplomatiche” per Praticò, uno dei pupilli di don Franco Zoccali (secondo molti il vero presidente della Regione sin dall’inizio). Sollevato dalla poltrona su cui sedeva, Praticò, una specie di panchina poggiata su miliardi di euro alla discrezione esclusiva della sua firma, ora ha iniziato a percorrere la personale vendetta nei confronti dei provvedimenti indirizzati da Giacomo Mancini e si mette in ferie. Diplomatiche, sia chiaro. Così non passa niente di quanto richiesto da Mancini e la programmazione si blocca del tutto tanto l’importante è consumare la vendetta. Ora è chiaro che Giacomo Mancini avrà avuto le sue ragioni, se le ha avute, quando ha deciso di far rimuovere dalla poltrona doc Paolo Praticò. Le conosce solo lui e un giorno ne risponderà in prima persona se le cose non dovessero andare per come auspicato. Ma un punto è oggettivamente riconoscibile nel provvedimento dell’assessore ed è quello di decentrare quanto più possibile il potere dalle mani di un uomo solo. Di una penna sola che spesso si può smarrire dalla giacca. È in questa direzione che probabilmente la nuova programmazione del dipartimento si muove. Affiancare all’Autorità di gestione del Por 2014/2020 due organismi intermedi altro non vuol dire, a ben vedere, che individuare più centri di gestione in un quadro di responsabilità condivisa. Si chiama in termini tecnici “governance allargata” ma evidentemente Praticò di allargare il tavolo del potere non ne aveva molta intenzione. Del resto già in passato la Regione ha inseguito stratagemmi organizzativi per evitare la concentrazione in un’unica figura dirigenziale delle funzioni di Autorità di gestione di più programmi. Come dire che stare seduti da soli su tanti quattrini era ed è pericoloso. Il riferimento è alla deliberazione con la quale la giunta regionale nel 2010 assegnò le funzioni di Autorità di gestione del Por Calabria 2000-2006 al Settore coordinamento dei programmi e dei progetti del dipartimento Programmazione, per poi istituire con deliberazione del 2011, per rafforzare il presidio amministrativo, un’apposita Unità organizzativa preposta alle funzioni di Autorità di gestione per tutti gli adempimenti di chiusura del programma. Anche nella precedente legislatura la funzione di Autorità di gestione del Por Fesr 2007/2013 e quella di Autorità di gestione del Por 2000-2006 furono assegnate a strutture organizzative diverse, la prima incardinata nella direzione generale del dipartimento Programmazione e la seconda in un settore del dipartimento stesso. Il movente della “girandola” dei nomi per migliorare la qualità del dipartimento e il decentramento dei poteri per aumentarne l’efficacia è sempre lo stesso, almeno in partenza. Andare spediti, quanto più spediti possibile. Che ci si riesca o meno, poi, questo è tutto un altro discorso. Il prezzo del contrario è la “foto” che conosciamo già, i ritardi verificatisi nella definizione dei documenti di programmazione per esempio. Sono stati sottoposti all’approvazione della giunta in prossimità della scadenza per la trasmissione alla Commissione europea, troppo col fiato sospeso, sintomo evidentemente di un carico amministrativo non sostenibile dal dirigente generale del dipartimento Programmazione come unico decisore della programmazione di tutte le risorse destinate alla Calabria a livello nazionale e comunitario. Troppo potere insomma, e troppo lavoro, per un uomo solo. Che va affiancato, innanzitutto. E come si fa in magistratura anche periodicamente fatto “cambiare” perché star seduti troppo tempo su miliardi di euro rischia di provocare tentazioni non facili poi da reprimere. Meglio non rischiare.
Mezzoeuro
Sabato 9 Agosto 2014
Scherzando col fuoco
Danzando sul Titanic Se stanno un altro po’ sotto il sole dalla mattina alla sera i lavoratori dell’Infocontact finisce che si abbronzano gratis, nel senso che non sono costretti a spendere per la tintarella. Fanno prima ad andare arrosto che a sollecitare soluzioni possibili da parte della “regnanza”. I “nostri” passano dagli svincoli autostradali di Cosenza e li vedono dall’interno delle loro auto condizionate. Fanno cenno con la mano, si fanno il segno della “croce”, qualcuno più scaramantico finge di smarrire qualcosa in tasca per fare scongiuri contro probabili improperi, e filano via di corsa. Stessa scena a Catanzaro con “quelli” della fondazione Campanella. Poi ci sono i forestali, i dipendenti delle partecipate. Le imprese di servizio, appese a tesorerie locali con le casse vuote perché “aspettano” dalla Regione. I trasporti, la Sorical. Poi ci sono gli enti soppressi, quelli borderline, quelli che non si sa che devono fare e aspettano stipendi. Non tocchiamo per pietà di patria la sanità, In farmacia ormai ti consigliano di non portare ricette perché dell’esenzione vogliono farne a meno, fa risparmiare poco o niente al malato e fa aspettare anni agli esercenti per il rimborso. Se fosse un’azienda avrebbe i libri confezionati sulla porta del tribunale. E il Mef, il ministero dell’Economia, nel suo rapporto ha in qualche modo tracciato a matita un profilo di default. Circola voce addirittura, autorevole perché da circuiti Dda, che anche la ‘ndrangheta comincia a fidarsi di meno delle casse regionali. Ha abbassato il suo rating, non convince. In questa regione, se viene perché non è affatto certo, dovrebbe passare la vigilia di Ferragosto il premier Renzi. Da Reggio, sperando che qualcuno non decida di non rovinare la festa così come s’è tentato di fare con Napolitano anni fa, a Gioia Tauro per arrivare poi a Falerna. Nel porto di Calabria Renzi interromperà con la sua visita lo scarico quotidiano di due o trecento chili di coca purissima, Gratteri sa meglio di tutti che è questo il target. A Falerna, poi, c’è da augurarsi che Renzi arrivi così tardi da non aver voglia di fare un bagno. Troverebbe la merda a riva, gli scarichi del Savuto a Gizzeria. Ma Renzi è forte e tenace, troverebbe parole buone per prendere in giro tutti lo stesso prima di scappare via. Non si impressionerebbe ma terrebbe bene in mente quanto visto. E piangerebbe in cuor suo, metaforicamente, per chi non può scappar via.
Imboscate sui rifiuti, primarie possibili anche per legge, rimozione dei revisori E poi chiacchiere, sbadigli e costume da bagno in borsa L'ultimo consiglio regionale è la "foto" della Regione che fa finta di andarsene e che invece punta a rimanere in piedi, incassando ancora un po'. Nel mentre fuori la regione "vera", va a picco
Palazzo Alemanni e, sopra, Palazzo Campanella sedi della giunta e del consiglio regionale
In questo quadro decadente da fine e definitivo impero, infilati dentro una stagione che deve mischiare tutte insieme esigenze impossibili da far incrociare, nel bel mezzo della peggior
crisi economica del Dopoguerra, i “nostri” di Calabria giocano col potere e non giocano affatto con gli stipendi da incassare.
L’obiettivo intanto
è non votare, ovviamente. Potrebbe andargli bene nel senso che se da Roma si mette male assai sui temi economici e il governo trova la formula giusta per accorpare tutti i turni amministrativi in primavera anche qui ilo voto viene rinviato. Per i consiglieri, tutti i consiglieri e anche quelli che fingono di volere le urne subito, dai 60 ai 70mila euro in più in tasca. Non è abbastanza per formare un partito unico? Probabilmente sì. Poi ci sono i rimborsi, gli incarichi, il potere. E le regole da imbrattare, se non proprio da inventare. Come quella sui rifiuti, sui revisori dei conti da rimuovere. O la legge sulle primarie regionali, il “capolavoro” dei Richelieu di Calabria e cioè Mario Maiolo e Nicola Adamo. Forse non si faranno mai queste primarie ma i due “statisti” hanno lottato molto per portarle all’incasso. Chissà poi perché, visto che ci risulta che avessero obiettivi politici e di potere antitetici fino all’altro ieri. Dev’essere cambiato qualcosa nel frattempo, o devono immaginare un uso diverso delle primarie per ciascuno dei rispettivi progetti. Manovre e intrighi di Ferragosto, capolavori di tecnocrazia applicata, anche se Adamo in passato per la verità ne ha fatto conoscere alcuni a ridosso di Capodanno. Dev’essere il clima di festa. Per non parlare poi della giunta. I dg non firmano gli atti e si mettono contro gli assessori, a guidare i film ci va uno che non ne capisce niente (per sua ammissione). Nel frattempo si continuano a sfornare nomine e stipendi e ci si mette persino Trematerra che non si sa bene ancora cosa ci fa alla guida dell’agricoltura dopo la micidiale incursione della Dda. Nell’immaginario collettivo la Regione è finita con le dimissioni di Scopelliti, si parla di voto ogni giorno, ma nell’attesa si arraffa e si porta in cascina con lo spettacolo deprimente dei consiglieri che per non sapere né scrivere né leggere incassano stipendi con una seduta al mese, se va bene. Leo di Caprio, quando ha girato il Titanic, non immaginava nemmeno che poteva raffigurarlo pure sulla terra ferma. In due palazzi di Calabria, uno a Reggio e uno a Catanzaro. Sempre il brivido del fondo avrebbe provato, senza onde. Anche la musica e la danza, storica danza funebre della nave, è la stessa. Nel film c’è l’orchestra, nei palazzi il rumore dei quattrini. Se i lavoratori di Infocontact, tanto per dire, preferiscono la tintarella nei pressi dell’A3 gli va bene così. Ne hanno di tempo. A salutare le auto che passano non ci vuole poi molto. E farebbero bene poi a diffidare di chi si ferma tra i “nostri”. Meglio tenere le mani in tasca.
5
6
Mezzoeuro
Sabato 9 Agosto 2014
A semaforo lampeggiante
Il semaforo è lampeggiante, quindi bisogna rallentare e guardarsi attorno. Niente è garantito, può sbucare qualcuno che ti squarta. Occhi a 180 gradi e fiuto per tartufi. E questo il comandamento di alcuni dei “nostri” del circo della politica. Soprattutto quelli che non sanno ancora che pesci prendere, che non conoscono il volto futuribile del potere ma sanno solo che non lo possono smarrire del tutto. È proprio in queste circostanze che per solito si muovono i “capi” delle contee, dei pacchetti di interessi e di tessere. E naturalmente si muovono anche loro, i protagonisti del consenso. Le sigle di partito non garantiscono più niente, o poco. Il rapporto umano o di stima ancora meno. E allora si trama, si cena o si fa il bagno assieme disegnando traiettorie, anticipandole prima di subirle da altri. Tonino Gentile è uno di quelli che si “muove” di più. Non sta per niente fermo ad attendere che si rifaccia la coalizione di prima, quella di sempre, quella che convince sempre meno col passare dei giorni. Non si fida di quest’assemblaggio e guarda oltre. Abbiamo scritto della trama in corso con Mario Maiolo (cui dedicheremo tra poco un discorso a parte) ma potrebbe non essere solo questo l’approdo democratico del senatore di Cosenza. Circola sottile voce che vuole Gentile assai vicino a un altro e altolocato esponente del Pd in quota renziana, forse l’uomo decisivo. Se son rose non fioriranno subito, il percorso è lunghetto ma si tratta. E poi non è mica detto che solo coi renziani tratta Gentile. Uno dei suoi principali emissari e portatore di consensi e interessi, Enzo Paolini, è già all’organizzazione delle cene in favore di Mario Oliverio. Come dire che se tutto si mette di traverso per la sigla e i perimetri del partiti di Gentile c’è sempre un cosentino da poter sostenere, non gratis ovviamente. Ma si tratta, la strada è lunga e poi c’è una querela ancora tra Gentile (Pino) e Oliverio che va “onorata” in qualche modo. Comunque sia nessuna porta è chiusa anche se è coi renziani che rimane privilegiato il canale.
Incroci pericolosi È l'estate delle trattative sotto il tavolo degli intrighi, dell'ipoteca del pacchetto di tessere da promettersi. È anche l'estate dei partiti che non sanno dove andare e che "sondano" nuovi confini Di Maiolo, e con Maiolo, abbiamo già detto anche se non tutto. Con un lungo comunicato ha dato il via libera alla sua vera operazione a evidenza pubblica, la costruzione di un patto trasversale che lui chiama degli “amici della Calabria” e che noi possiamo tranquillamente sintetizzare come cordata che si piazza in attesa. Potrebbe diventare tutto, anche una lista o un partito. Potrebbe diventare un accordo, un salvagente, anche fondamentale per vincere. E se nasce Gentile in qualche modo ci starà dentro. C’è poi Nicola Adamo che tutto fa tranne che stare fermo, non lo ha mai fatto. Punta fiche su Oliverio ma c’è sempre la consorte da non far sfigurare in Parlamento. Punta innanzitutto alla rielezione proprio della Bossio e si muove di fino. Pieno sostegno a Oliverio, per carità. Ma occhi aperti e meno nemici possibili a Roma, quelli in quota
Renzi. C’è chi dice che la sua proposta per le primarie istituzionalizzate servirà per blindare Oliverio, ma c’è anche chi dice il contrario sotto sotto. Si vedrà, la neve non tarda mai a squagliarsi e loro due, Oliverio e Adamo, ne hanno vista di neve sciolta al sole. Tutto si può rimproverare in ogni caso ad Adamo tranne che non faccia di tutto per prevenire i tempi, per attrezzarsi al tempo giusto. Tutte le fiches su Oliverio, d’accordo. Ma se poi Oliverio non è il candidato? Se in Emilia Bersani spunta la candidatura di uno dei suoi e Renzi rivendica la Calabria pretendendo che venga scaricato Oliverio? Adamo si metterà contro questo “ordine” al rischio di mettere in discussione la rielezione al Parlamento della consorte? Chi lo conosce bene sa che è difficile che possa azzardare tutte le monete sullo steso tavolo, Adamo. Una riserva da qualche parte la conserva. Magari stuzzicato dalla territorialità del candidato cosiddetto “avverso” potrebbe agevolare Mario Occhiuto (lo ha già fatto in passato), o magari lo stesso progetto di Maiolo che a sua volta tratta con Gentile. O magari ancora riprende il dialogo in presa diretta (anche questo un remake di lusso) proprio con il senatore che, a sua volta e non lo dimentichiamo, sta dialogando anche con un altro renziano di super lusso. Intrighi, intrighi complicati. E incroci, incroci pericolosi. Molto pericolosi. Tecniche e piroette da fine impero che però prima di finire davvero ce ne mette del tempo...
Mario Oliverio
Nicola Adamo
Mario Maiolo
Mario Occhiuto
Tonino Gentile
Enzo Paolini
Mezzoeuro
7
8
Sabato 9 Agosto 2014
Mezzoeuro Le eccellenze per sperare
Due passi con i camminatori della Via Francigena Quando la Storia diventa promozione del territorio e della sue peculiarità L’accoglienza della Fondazione Neuromed Una delle prime soste molisane dei camminatori della Via Francigena del Sud ha visto protagonista Fondazione Neuromed in un progetto che non vuole essere solo di cultura e di fede bensì di promozione del territorio. Tanti sono gli indirizzi dell’attività della Fondazione, costola dell’Irccs Neuromed, persegue. Oltre alla divulgazione dei risultati della ricerca, alla formazione professionale e alla promozione di progetti scientifici di respiro internazionale, c’è anche un obiettivo che tocca direttamente il locale e cioè il sostegno allo sviluppo del territorio. «Abbiamo risposto, con l’entusiasmo di sempre, all’invito rivoltoci dall’associazione delle Vie Francigene del Sud in quanto condividiamo il senso e l’obiettivo implicito dell’iniziativa; - ha detto Pietracupa - condividiamo la volontà di riscoprire un percorso storico e di fede che porta con sé la valorizzazione del territorio, dell’arte, della cultura e dell’ambiente molisano. La Fondazione Neuromed è vicina al suo territorio di riferimento e per questo sosterrà sempre tutte quelle iniziative che possano portare novità e crescita. Il pellegrinaggio è in questo senso una scoperta, o meglio una riscoperta, delle nostre ricchezze da far conoscere soprattutto ai nostri figli affinché possano trovare nella loro terra la voglia di programmare il futuro». Dopo la partenza da Cassino i camminatori, Michele Del Giudice accompagnato da Walter Di Paola, Federico Croce e Maurizio Varriano, sono arrivati lo scorso 22 luglio a Pozzilli, nel piazzale della clinica dell’Irccs Neuromed accolti dai rappresentanti istituzionali e dai vertici della Fondazione. Presenti il Presidente della Fondazione Neuromed, Mario Pietracupa, il consigliere regionale Vincenzo Cotugno, il vice-sindaco di Pozzilli Michele Rongione e il parroco di Pozzilli, Padre Rino. Scambio di doni tra la Fondazione Neuromed ed i camminatori i quali alla consegna dei gadgets, utili al prosieguo del cammino, hanno ricambiato donando un testo sul senso del pellegrinaggio. Parole di accoglienza sono state espresse dal vice-sindaco di Pozzilli, Michele Rongione e dal consigliere regionale Vincenzo Cotugno ai quali è andato il ringraziamento dei camminatori per l’interesse delle Istituzioni alla promozione dell’antico cammino di fede il cui tracciato passa per il Molise.
«Un progetto che nasce nel 2007 - ha detto Maurizio Varriano componenete dell’associazione Vie Francigene del Sud - e che a distanza di quattordici anni prende vita grazie all’impegno di persone come Mario Pietracupa che ha creduto in noi e nel nostro amore per il Molise. Il senso di questo cammino è proprio quello di vivere un connubio tra il territorio e noi stessi, passando per l’accoglienza, la storia e la cultura delle nostre terre». Dopo la colazione offerta dall’Istituto Neuromed i camminatori sono ripartiti alla volta di Isernia passando per i paesi interni della provincia. Meta finale la città di Benevento, dove sono arrivati in cento. Numerosi infatti i pellegrini aggregatisi nel corso del cammino. «La filosofia della vita è racchiusa proprio nel cammino che in questi giorni stiamo compiendo - ci dice Michele Del Giudice, camminatore per vocazione che ha percorso migliaia di chilometri sui più importanti tracciati del mondo - vale a dire arrivare verso la nostra meta. La meta è rappresentata dalla tappa successiva, è un territorio da raggiungere, è una montagna da scalare. Camminando nei territori si cammina anche dentro se stessi, si cammina nella storia, si seguono le orme di chi ci ha preceduto, si va incontro al dolore, alla fatica, però si va avanti. Ogni cammino ha una sua caratteristica ma allo stesso tempo è uguale all’altro. È il camminatore che fa il cammino ed è il cammino che plasma il camminatore».
Mezzoeuro Le eccellenze per sperare
Nelle foto il gruppo della Via Francigena davanti alla sede Neuromed; inizia il cammino insieme mentre in precedenza era stata donata la maglietta della fondazione Neuromed
Sabato 9 Agosto 014
9
10
Mezzoeuro
Mezzoeuro
Sabato 9 Agosto 2014
Il sacchetto dove lo metto?
Botta difficile da “smaltire” «Il rischio del blocco del sistema di trattamento e smaltimento dei rifiuti è molto serio». L'allarme lanciato dal presidente del Cal e sindaco di Catanzaro Sergio Abramo, preoccupato per la decisione del consiglio regionale di non discutere l'emendamento proposto dai dipartimenti Ambiente e Bilancio che assegnava alla contabilità speciale le somme dovute dai Comuni per gli anni 2013 e 2014 «Il rischio di un blocco generale del sistema di trattamento e smaltimento dei rifiuti in Calabria è serio e concreto». L’allarme viene dal presidente del Cal (Consiglio delle autonomie locali), nonché sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, che ha espresso forte preoccupazione per la decisione del Consiglio regionale di non discutere ed approvare l’emendamento proposto dai dipartimenti Ambiente e Bilancio, che assegnava alla contabilità speciale le somme dovute dai Comuni per gli anni 2013 e 2014. «Gli effetti di questa decisione - ha spiegato Abramo - rischiano di essere devastanti. Il dipartimento Ambiente è senza soldi in cassa, per i ritardi dei Comuni nei pagamenti, e non può garantire i costi dei servizi, né svolgere le gare per gli interventi di manutenzione e messa in sicurezza del sistema impiantistico pubblico. Ciò lascerà in una condizione precaria gli impianti, con servizi inefficienti. Anche gli impianti privati, che da febbraio aiutano il sistema, hanno già rallentato la loro attività, perché ancora privi di contratto e di pagamenti, lasciando notevoli quantità di rifiuti per le strade della Calabria. In alternativa, - spiega - occorre la disponibilità quale anticipazione di cassa di 50 milioni di euro, quale anticipazione per i ritardi dei Comuni, in attesa che la Regione possa riscuoterne le somme dovute per gli anni 2013 e 2014, ma neanche questa soluzione, prospettata dal dipartimento, è stata sostenuta ed accolta. E allora, mi chiedo: il Consiglio regionale si è reso conto che senza risorse il sistema smaltimento dei rifiuti entra in coma irreversibile? In piena stagione turistica, la Calabria potrebbe essere seppellita dai rifiuti, se non si individua al più presto una soluzione». Abramo ha rivolto un appello al presidente facente funzioni Antonella Stasi, all’assessore Franco Pugliano, al presidente del Consiglio regionale Franco Talarico, ai capigruppo consiliari, «perché si individui con immediatezza una soluzione che consenta al Dipartimento Ambiente e di avere gli strumenti finanziari necessari a garantire la gestione quotidiana dei servizi di trattamento e smaltimento della produzione regionale dei rifiuti».
L’agricoltura resiste alla crisi
Non ci rimane che la terra L’assessore regionale all’Agricoltura, Michele Trematerra, ha commentato il recente Rapporto di Unioncamere secondo cui l’agricoltura calabrese è l’unico settore vitale nel 2014. «Parole incoraggianti per l’economia della nostra regione - ha affermato Trematerra -, oggetto dello studio di Unioncamere che, per quanto riguarda il secondo trimestre del 2014, ha evidenziato ancora una volta come l’Agricoltura sia, insieme solo ai servizi alle imprese, l’unico settore vitale». Il rapporto stilato da Unioncamere - si fa rilevare in una nota dell’ufficio stampa della giunta regionale - sottolinea infatti che il numero delle nuove aziende agricole calabresi supera di gran lunga i relativi dati di mortalità e, non meno rilevante, che è nettamente superiore alla media nazionale. In particolare, dalla ricerca di Unioncamere si evince che da aprile a giugno 2014, i registri delle Camere di Commercio calabresi hanno ricevuto un numero notevole di nuove iscrizioni di aziende agricole, facendo registrare inoltre il saldo migliore, in termini assoluti, tra iscrizioni e cessazioni di attività. «Si tratta - ha aggiunto Trematerra - di dati importantissimi che confermano lo stato di salute dell’agricoltura calabrese. Poco alla volta questo assessorato e questo dipartimento, si stanno prendendo delle importantissime soddisfazioni. Soddisfazioni in termini di sviluppo e miglioramento delle condizioni di vita dei calabresi. Grazie al comparto agricolo, che in questi anni abbiamo cercato di supportare adeguatamente e di valorizzare al meglio, nonostante le pesanti eredità e la forte crisi generale, ma consapevoli delle sue enormi potenzialità. In questa difficile congiuntura economica - ha detto ancora l’assessore - abbiamo compreso quanto fosse necessario operare delle scelte, per dare spazio e risorse ai comparti veramente in grado di far decollare l’economia regionale, sia in termini occupazionali che di Pil. E con questa filosofia abbiamo lavorato e continueremo a lavorare per la programmazione dei fondi comunitari per il prossimo settennio. Perché l’agricoltura, in una regione particolarmente vocata come la nostra, necessita della massima attenzione. Siamo consapevoli infatti che le scelte di chi amministra, soprattutto in un momento tanto delicato come questo, debbano essere concrete e realmente mirate al progresso, alla crescita ed al benessere dell’intera regione. Questi dati mi obbligano a ringraziare tutti i funzionari e i dirigenti del dipartimento Agricoltura, che in questi anni hanno saputo interpretare il cambiamento di rotta che ho voluto imprimere alla gestione amministrativa dell’agricoltura calabrese. Loro sono stati gli attuatori di una visione di politica agricola regionale, che io ho voluto fosse improntata alla modernità ed alla concretezza e che fosse il più europea possibile. Posso affermare - ha concluso Trematerra -, con soddisfazione, che per quanto riguarda l’agricoltura, la Calabria è tra le regioni più ‘europee’ d’Italia».
11
12
Sabato 9 Agosto 2014
Mezzoeuro Il fallimento di una regione
Il porto di Gioia Tauro e il fico verde di Oreste Parise
Quattro desperados alla ricerca di un bar, pronti a sbranarsi a vicenda per i morsi della fame. La voglia di addentare un panino con mortadella viene regolarmente frustrato dalle serrande calate allo scoccare dell’ora fatale. Chissà quale, poi. L’una? L’una e mezzo? Inutile chiederlo e chiederselo. Abbiamo commesso l’errore di dirigerci verso Gioia Tauro per andare al porto e ci siamo ritrovati in una città bombardata. O forse no. È solo abbandonata a se stessa, alle forze occulte di un potere che vive e prospera nel degrado, un equilibrio sociale costruito pazientemente sull’inefficienza, l’assenza di ordine e di senso civico e morale. «Dovevate uscire a Rosarno e vi sareste trovati subito al porto», ci bisbiglia qualcuno con fare guardingo. Potremmo essere chissà chi, con la nostra ingenua aria perbenista. «Che siete venuti a fare qui? Perché volete ficcare il naso in questioni che non vi riguardano?». Lo urlano le mura prive di intonaco di palazzi alti quanto l’incuria che denunciano; lo urlano i capannoni dai muri cadenti, i vetri in frantumi, l’immensa serra trasformata in un groviglio verdastro di erbe e cespugli che hanno riempito ogni più piccolo spazio, lo grida l’eternit che orgogliosamente ricopre un vecchio edificio abbandonato pronto a colpire con i suoi malefici filacci invisibili i polmoni dei cani e dei cristiani. Gioia Tauro, un fantasma di città dove in lontananza appaiono questi mostri d’acciaio pronti a sollevarti dalla terra per portarti in alto al di là del muro che segna il confine tra due mondi. «Qui c’è una separazione netta tra il terzo millennio del porto dove attraccano le navi più grandi del mondo, dove regna l’efficienza più assoluta, e tutto è ordinato e pulito. Oltre il muro lo Stato non c’è, il sindaco non c’è, la Provincia non c’è, non c’è l’Assindustria, i sindacati sono spettri ambulanti, regna il nulla. Il vuoto di potere, il senso di frustrazione e di impotenza, l’assenza di qualsiasi regola, di principi morali, di senso civico. Da qui bisogna solo scappare, andare altrove». Come è possibile che tutto questo sia vero, che il porto più importante del Mediterraneo non possa garantire una condizione di benessere al suo immediato entroterra? «È la prima volta che vengo qui», dice Gennaro, «non avrei immaginato una realtà simile. Non ci si può credere». «Dobbiamo segnalarlo alla Gabanelli, per farci una intera puntata di Report», afferma Francesco. Solo gli altri possono raccontare efficacemente una realtà del genere, tentare di dare una spiegazione a una contraddizione così palese ed evidente da risultare normale, tale che non vale la pena di raccontarla. «Andiamo a trovare X», dice Silvio, «forse lui avrà una spiegazione per questa contraddizione». Proseguiamo tra un dedalo di viuzze che sembrano uscite da una lunga guerra civile, con le case crivellate dai cecchini per ritrovarci in aperta campagna in strade che si allargano, contornate da gro-
Un porto avveniristico, una città libanese che sembra uscita da una lunga guerra civile Una politica assente e un porto che arranca per non perdere la sua supremazia nel completo disinteresse degli enti pubblici vigli di erbacce che si protendono sulla carreggiata quasi a voler acciuffare le poche macchine che si avventura in questo deserto antropizzato con opere la cui utilità si è fermata alle giornate degli operai che l’hanno costruita per diventare un monumento dell’inutilità. «Alla base della futura panificazione, tracciata dall’ufficio Tecnico diretto dall’ingegner Saverio Spatafora, per il porto di Gioia Tauro, leader nazionale del transhipment, vi è la volontà di mantenere alta la competitività dello scalo, già capace di accogliere navi di ultima generazione». Si legge nel Piano operativo triennale 2015-2017 approvato all’unanimità dall’Autorità portuale. «Grazie agli interventi programmati, si punta a consolidare e ampliare la sua posizione centrale
per continuare ad essere punto di riferimento all’interno del circuito internazionale dei traffici marittimi, animati, sempre più, dal fenomeno del gigantismo navale». Una punta di diamante in grado di innescare un processo di sviluppo, di dare una speranza a questa Calabria afflitta da una recessione che in un solo anno gli ha tolto quasi un ventesimo del suo prodotto lordo. Questo sarebbe normale in una qualsiasi altra parte del mondo. Ma noi siamo in una regione speciale. Non bisogna allarmarsi, non c’è pericolo. Da un punto di vista amministrativo siamo una regione ordinaria, a statuto ordinario, e ci basta e ci avanza. Dopo una teoria di presidenti e giunte inefficienti “che manco li cani”, a nessuno può venire in mente di rivendicare una specialità statutaria. Hanno tutti gli strumenti per rubare indisturbati già così, non c’è bisogno di aggiungere altri poteri a quelli così malamente utilizzati da questa masnada che ha occupato il potere regionale.
Gioia Tauro è un esempio e un emblema.
Proseguiamo oltre il cimitero, dove persino un filare di tombe è rimasto incompleto, fermato per abusivismo cimiteriale o forse per sequestro da parte dell’antimafia o per restrizione di libertà del proprietario o dell’impresa. Perché qui anche la morte è gestita da poteri arcani, occulti, che sfuggono a qualsiasi logica. Non vi è un locale di strip tease, né qualche puttana, né un pub o un locale malfamato dove i ma-
Mezzoeuro
Sabato 9 Agosto 2014
Il fallimento di una regione
Iscrizioni Cosenza, i dati parlano chiaro
La Camera di Commercio pensa positivo rinai possano tracannare qualche bottiglia di whisky. Nei lunghi giorni di stallia e controstallie stanno li nelle loro navi a contemplar le stelle, pudicamente per salvarsi l’anima. Andiamo oltre. Nel bel mezzo della strada, un magnifico grappolo di fichi adorna il centro della carreggiata. L’ottava meraviglia del mondo. Gennaro vuol farsi fotografare per immortalare questa povera pianta che ha avuto la forza di rompere l’asfalto, superare la massicciata di pietrisco che dovrebbe costituire il manto di drenaggio. Clic, clic e si scopre che questi poveri alberelli hanno fatto molto di più, si sono dovuti accontentare di un misero tombino per crescere rigogliosi, per cercare la luce. Un tombino verde e i nostri visi rossi di vergogna e rossi dall’indignazione. Clic, clic. Testimoniate gente, testimoniate. Mostrate le foto su Facebook e sollecitate tanti “mi piace” per conservare “in saecula saeculorum” questa vergogna. Siate masochisti! Perché naturalmente la colpa è di chi scrive che non si fa i fatti propri. I poveri fichi potrebbero benissimo starsene tranquilli senza tutta questa agitazione. Sacrosanta verità. Decidiamo all’unanimità di iniziare una raccolta di firme per proporre all’Unesco Gioia Tauro e il suo degrado come patrimonio dell’umanità, come testimonianza vivente delle conseguenze prodotte dall’assenza della politica, dall’abdicazione dello Stato, dall’incuria degli enti locali. Promuoviamo una campagna per indurre le scuole a proporre visite guidata ai luoghi dell’horror, ai monumenti del degrado, ai musei dell’incuria. Unesco-ti a noi in questa battaglia di civiltà! Gioia Tauro è il futuro della Calabria.
Tra aprile e giugno il registro della Camera di Commercio di Cosenza ha ricevuto 1.264 domande di iscrizione, che in termini assoluti è il secondo miglior dato trimestrale dal 2008 ad oggi (meglio solo il 2° trimestre 2011 con 1.361 iscrizioni). Sono state 775 le cancellazioni da Registro imprese (66 d’ufficio), il 3,1% in più rispetto all’analogo trimestre dell’anno precedente. Entrambi i dati (14,5% in più di iscrizioni e 3,1% in più di cancellazioni rispetto al 2° trimestre 2013) sono in controtendenza - si evidenzia in un documento - con il dato nazionale che registra un calo sia delle iscrizioni che delle cancellazioni (-0,9% di iscrizioni e -16,8% di cancellazioni). Il saldo del secondo trimestre del 2014 è pertanto positivo per 489 unità, 135 in più (il 37,8 %) rispetto al secondo trimestre del 2013. In termini percentuali, tra aprile e giugno lo stock (che tiene conto non solo dei saldi di cui sopra ma anche delle operazioni straordinarie come fusioni, incorporazioni, scissioni ecc.) delle imprese registrate è cresciuto complessivamente dello 0,68% (contro lo 0,54% del secondo trimestre 2013), attestandosi, al 30 giugno, al valore di 66.010 unità, di cui 12.368 artigiane (queste ultime hanno però avuto un calo di 20 unità nel trimestre, registrando 201 iscrizioni a fronte di 221 cessazioni (217 al netto delle cancellazioni di Ufficio). I dati di iscrizione, cancellazione e di stock del trimestre si traducono - rileva l’ente camerale - in un tasso di crescita dello 0,85%, più alto sia del dato nazionale (0,59%) che di quello regionale (0,80%) , che vede Crotone a 1,29%, Vibo Valentia a 0,88%, Cosenza e Catanzaro allo 0,85% e Reggio Calabria allo 0,52%. Il dato complessivo è positivo soprattutto a causa dell’alto tasso di iscrizione (1,93%) che compensa ampiamente il tasso di mortalità che rimane comunque preoccupante (1,08%) leggermente al di sopra della media nazionale (1,02%). «Analizzando il tasso di crescita per forma giuridica possiamo verificare - è scritto - un andamento complessivamente positivo nel trimestre in questione, considerato che per tutte le diverse forme giuridiche il tasso è sia positivo che superiore alle medie nazionali. Anche in questo trimestre è confermata la tendenza nella nostra provincia, ormai in atto da un quinquennio, di un aumento dello stock delle società di capitale a scapito delle società di persona e delle ditte individuali». «Il dato congiunturale complessivo - si sottolinea - è comunque da prendere con le molle: il tasso di crescita alto è il risultato di un buon tasso di natalità (il tasso di crescita è il differenziale tra tasso di natalità e tasso di mortalità) ma i tassi di mortalità rimangono alti. Ciò indica un elevato ricambio della base imprenditoriale in molti casi a scapito di imprese storiche con tradizione ed esperienza. Agricoltura e Servizi alle Imprese sono i settori che in termini assoluti hanno i saldi migliori tra iscrizioni e cessazioni in questo secondo trimestre». Il dato è supportato anche dal confronto con l’analogo trimestre dell’anno precedente, che sia per quanto riguarda le iscrizioni (+29% agricoltura; +36% servizi alle imprese) che per le cancellazioni (-32,2% agricoltura; -21% servizi alle imprese) mostra una tenuta della base imprenditoriale, anche se è doveroso ricordare che nel primo trimestre 2014 l’analogo dato nel settore Agricoltura è stato decisamente negativo. Saldi negativi per manifatturiero e trasporti e spedizioni, anche se il manufatturiero, in termini di iscrizioni, mostra un notevole miglioramento rispetto all’analogo trimestre dell’anno precedente. Il settore Commercio, nonostante registri un saldo attivo di 52 unità nel trimestre, continua a mostrare segni di difficoltà, con il -7,9% di iscrizioni in meno ed il 2,1 % di cancellazioni in più rispetto al 2° trim. 2013. Il turismo si conferma un settore in lieve crescita (frenata dall’alta mortalità) rispetto alle potenzialità del territorio, mentre il settore dell’edilizia arranca, più che per le iscrizioni (+18,8% rispetto al 2013) per l’ancora alto numero di cancellazioni (87 cancellazioni nel trimestre, +1,2 % di cancellazioni in più rispetto all’analogo trimestre del 2013, in netta controtendenza con il -20,4% a livello nazionale).
13