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Mezzoeuro numero 37 - Anno 13 - Sabato 13 Settembre 2014
0,50 + 0,50 Voce ai giovani
settimanale d’informazione del Mezzogiorno d’Europa
CALABRIA
Voce ai giovani La ricerca all’Unical fa le ore piccole www. mezzoeuro.it
Salute, impegno Neuromed per ricerca e solidarietà
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Sabato 13 Settembre 2014
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Il legno storto
Per la Calabria scenari che non cambiano Si fanno più cupi di Franco Crispini
Mezzoeuro Fondato da Franco Martelli
Ediratio editore
Direttore responsabile Domenico Martelli Registrazione Tribunale di Cosenza n°639 del 30/09/1999 Redazione e amministrazione via Strada Statale 19 bis, 72 87100 Cosenza Responsabile settore economia Oreste Parise Progetto e realizzazione grafica Maurizio Noto telefono 0984.408063 fax 0984.408063 e-mail: ediratio@tiscali.it Stampa Stabilimento tipografico De Rose, Montalto (Cs) Diffusione Media Service di Francesco Arcidiaco telefono 0965.644464 fax 0965.630176 Internet relations N2B Rende Iscritto a: Unione Stampa Periodica Italiana
n. 12427
Matteo Renzi
Dopo una mia lunga assenza su queste pagine, nel rimettere ora in moto la mia rubrica, i cui temi sono stati quasi sempre le situazioni italiane, governi e forze politiche, da un lato, e il modo in cui alla Calabria riesce di vivere una vita civile, vogliamo vedere se tutto è rimasto come prima o se si scorgono significative novità. Per la verità, si è in presenza di arretramenti, peggioramenti, per quanto attiene alla nostra regione, e, sul piano nazionale, ad una continuità nel volere da parte di Matteo Renzi realizzare (e annunciare) grandi cambiamenti. Quello che mi è venuto da notare: un eccessivo attacco concentrico a Renzi (non c’è trasmissione televisiva specialmente, che non ne denunci una dilatazione temporale (contrariamente alla teorizzata rapidità degli interventi) degli orizzonti delle riforme ed una inconsistenza di queste), critiche severe che contrastano con la popolarità del capo del governo nei sondaggi. Altro dato: si è fatto più esemplare, gravissimo di progressiva e inarrestabile “desertificazione” nella vita sociale e politica, il quale lo si può cogliere attraverso la stampa e qualche agitazione dell’opinione pubblica così lenta e poco reattiva in questa nostra regione. Cosa c’è in tale diffuso accoramento che meriti particolare attenzione e cosa invece che somigli piuttosto ad un rituale ed ipocrita lamento funebre? Intanto, l’attenzione dei grandi quotidiani nazionali allo sfacelo della vita pubblica e politica calabrese, si è fatta fortissima e la denuncia di una classe politica usa alle marachelle, agli intrighi ed imbrogli di ogni genere, è senza scampo: come è stato ridotto l’Istituto regionale, quale guida ha avuto, quanto abbia nel tempo pensato più agli autoincensamenti che a realizzare qualcosa di serio per la Calabria (cosa si è fatto dei soldi europei?), tutto ciò viene messo in maggiore luce. Tutta la classe politica (con i trombettieri del regime) viene chiamata a rendere conto della sua inattitudine, ed il grave è che essa rimane lì, un monumento all’immobilismo, alla irresponsabilità. Le imminenti elezioni regionali (strappate attraverso una sentenza Tar), non lasciano sperare niente di buono: sulla scena sono le solite figure, e si sta facendo uno sforzo inaudito per bloccare ogni novità. È evidente che quanti hanno tenuto bordone all’ex governatore su cui pesa una condanna) cercano ora di defilarsi e chi (con ruolo assessorile) ha fatto da capofila a quegli eserciti, con faccia tosta, ancora sbraita e inneggia ad una presunta “rinascita culturale” della Calabria. Ho cercato di capire poi se con la nascita di un nuovo quotidiano di informazione, si aprissero orizzonti di buona stampa meno solerte verso i dispacci che emanano le forze politiche infarciti di auto giustificazioni ed i rituali progetti di sviluppo per la Calabria, e più capaci di notizie ad uso di una corretta opinione sulla politica che si pratica ai loro danni devo aspettare che ci si sappia guardare dal farne palestre di ambizioni giornalistiche locali (aprire “siparietti di supponenze culturali”, è detto che questo possa avvenire facilmente. La Calabria è combinata davvero male e la stampa nazionale, quando non butta fango di proposito per spirito scandalistico, si ricorda della Calabria quando davvero non può farne a meno, come in questi ultimissimi anni quando il tonfo del berlusconismo nelle due versioni è divenuto inarrestabile, e la ventata di rinnovamento di Renzi nel Pd non si è fatta sentire (finirà che questo Partito si gioverà poco del fallimento della politica del centro-destra).
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Sabato 13 Settembre 2014
Corsie di emergenza Al capezzale della fondazione
Campanella, verso la liquidazione
«Nel corso dell’ultima audizione innanzi alla conferenza dei capogruppo del consiglio regionale si è appreso che la giunta regionale non è riuscita a dare seguito all’invito unanime del consiglio regionale di predisporre un progetto di legge di variazione di bilancio che consentisse la copertura finanziaria degli oneri derivanti dalla transazione tra Fondazione Campanella e Regione Calabria, condizione necessaria per scongiurare la ormai imminente liquidazione dell’ente. Le lodevoli iniziative che il presidente del consiglio regionale e tutti i capogruppo hanno deciso per risolvere la situazione del Centro oncologico rischiano di non riuscire ad essere tempestive». È quanto si legge in una nota stampa della Fondazione.
«Nei giorni scorsi - prosegue la nota - la struttura commissariale, per altro verso, aveva dichiarato che la mancata nomina del commissario da parte del governo non consentiva ai sub commissari di corrispondere alla Fondazione quanto prodotto nel 2013 per prestazioni non oncologiche. Risorse, queste, che avrebbero consentito di pagare mensilità arretrate di stipendio maturate dai lavoratori. Questa situazione di grande incertezza sul futuro dell’ente e sul diritto a percepire il corrispettivo del lavoro prestato hanno esasperato gli animi già scossi da anni di difficoltà dei dipendenti della Fondazione che hanno occupato la sede amministrativa del Centro oncologico».
Santelli vuole denunciare Renzi La coordinatrice azzurra chiede alla giunta regionale di portare in procura la responsabilità del premier per la mancata nomina del commissario alla sanità in Calabria A ruota segue la Stasi e tutti gli assessori che chiedono al governo di rimuovere Pezzi La campagna elettorale è iniziata «Chiedo che la giunta deliberi formalmente di denunciare il presidente del Consiglio dei ministri, presso la competente procura della Repubblica, per la mancata nomina del commissario alla Sanità in Calabria». La forte sollecitazione alla giunta regionale calabrese arriva da Jole Santelli, coordinatrice calabrese di Forza Italia. «Ormai da oltre sei mesi - afferma la parlamentare - il governo ha creato il caos in Calabria nella gestione sanitaria. Adesso siamo arrivati al rischio della paralisi totale, con sei aziende sanitarie i cui dirigenti sono scaduti, così come sono scaduti i tempi della prorogatio. Eppure, fra i pareri dell'Avvocatura e quelli informalmente espressi dai ministeri, la giunta non potrebbe procedere a nuove nomine, neanche di commissari straordinari. Non si comprende a questo punto chi avrebbe la responsabilità di gestire le aziende sanitarie, dal momento che vengono indicati i direttori sanitari e amministrativi, i quali però, secondo la stessa legge, sono da ritenere decaduti assieme al loro direttore generale. Insomma, un'intricata vicenda in cui gli atti am-
Iole Santelli
ministrativi finiscono per avere rilievo sia se assunti, sia se omessi. L'opposizione specula, il governo bacchetta ma non si assume responsabilità e non decide, i pareri si sprecano. La strumentalizzazione delle vicende sanitarie - conclude Jole Santelli - mette in evidenza la gravissima irresponsabilità politica della sinistra e del governo. E di questo mi dolgo fortemente». A stretto giro, questione di ore, arriva una nota della presidente facente funzioni e di tutti gli assessori della giunta regionale. Come dire, non lasciamo solo a Santelli materia così calda in campagna elettorale. «La non più differibile nomina del commissario ad acta per il piano di rientro sanitario e la rimozione del sub commissario, generale Luciano Pezzi». E' quanto chiedono, in una lettera indirizzata al presidente del Consiglio dei ministri, ed ai ministri della Salute, Economia e Finanze ed Affari Regionali, la presidente f.f. della Regione Calabria Antonella Stasi e gli assessori regionali. Nella missiva l'esecutivo evidenzia le gravi difficoltà causate dalla mancata nomina del commissario ad acta per il piano di rientro. «Il Consiglio dei ministri - si legge nella lettera - non ha ancora oggi inteso porre rimedio con la nomina del nuovo commissario, nonostante le reiterate richieste e sollecitazioni che in tal senso sono state rivolte, con la conseguenza che, da un lato, in Calabria ci si muove in ambiti di dubbia ap-
propriatezza, e dall'altro la stessa funzione di affiancamento che i sub commissari sono deputati a svolgere, svanisce per l'assenza dell'organo da affiancare. E quindi, in disparte le riprovevoli iniziative di cui si è detto, tale evidenza comporta, altresì, una perniciosa paralisi dell'attività amministrativa, destinata a proseguire, atteso il principio di continuità dell'azione amministrativa, in quanto direttamente correlata al raggiungimento dello scopo da perseguire». Inoltre la giunta nella lettera evidenzia che «il sub commissario, Luciano Pezzi, non si risparmia nell'esprimere giudizi di grave disvalore nei confronti della capacità politica ed operativa degli organi e delle strutture regionali, fino a scendere ad apprezzamenti e considerazioni di natura personale e professionale di assoluta intollerabilità». Tutto ciò, secondo l'esecutivo, ha alterato «lo spirito di collaborazione che deve necessariamente ispirare e sovrintendere a tutte le attività previste per l'attuazione del piano di rientro della Regione Calabria, con conseguente palese pregiudizio per quella leale ed efficace sinergia istituzionale che costituisce l'elemento portante dell'intesa nella quale il Piano affonda le sue radici, e l'assenza della quale comprometterebbe irrimediabilmente la realizzazione dei risultati attesi connessi al piano di rientro, nel superiore interesse pubblico. Per questo l'esecutivo chiede l'immediata nomina del commissario ad acta per il piano di rientro, il contestuale esonero del generale Luciano Pezzi dalle funzioni di sub commissario a causa delle non sanabili incompatibilità». Intanto, a proposito dei paventati tagli al sistema sanitario nazionale, il ministro Lorenzin ha detto che «non bisogna fare allarmismi, ad oggi mi è stato chiesto il taglio del 3% sulle spese del ministero e lo stiamo predisponendo. Sul Fondo sanitario ho letto i giornali e secondo me c'è un allarme eccessivo rispetto alle prospettive». Dunque non è previsto un taglio di 3 miliardi al Fondo sanitario? «Al momento no» ha precisato. «Dobbiamo invece lavorare in modo forte nella lotta agli sprechi - ha aggiunto il ministro - per questo è stato fatto il Patto per la salute in cui è prevista la centrale unica di acquisti, abbiamo previsto un nuovo sistema di benchmark anche per acquisti di nuovi dispositivi e farmaci, e poi tutta la parte sulla digitalizzazione sanitaria, c'è la cabina di monitoraggio del patto, che verrà implementata». «Credo che dall'attuazione del Patto ci possano essere molti risparmi dal prossimo anno e lavorerei più su quello che dare suggerimenti metodologici - ha rilevato ancora - adesso procediamo per step perché è inutile creare allarmismi prima del tempo». Quanto alle rassicurazioni chieste dalle Regioni ha risposto sorridendo dicendo che «anche il ministro della Salute vuole essere rassicurato». L'espressione meno tranquillizzante che poteva esserci.
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Mezzoeuro Mentre il malato (la Calabria) muore
C’era una volta lo “strumento democratico”. La piazza virtuale del consenso che fa le sue semifinali interne, all’americana, senza essere in America però. Altri tempi, sembra ieri. Oggi le primarie alla calabrese, quando è andata bene, sono una colletta a uso interno e persino al ribasso (non più due euro ma uno). Quando invece va male, e spesso va male, diventano un’asta a evidenza pubblica ma a licitazione privata che deve trovare il giusto equilibrio (economico) tra interessi di parte, cordate, e masturbazioni di potere e carriere. Costipato nella sua giacca e accomodato nel padiglione d’eccellenza della Festa dell’Unità di Bologna Pierluigi Bersani l’altro giorno s’è lasciato scappare ai cronisti del Corriere della Sera... «Le primarie non sono più per forza l’unica via per selezionare i candidati. Spesso hanno fallito, per certi aspetti convincono poco. Laddove è possibile si possono anche non fare». È lo stesso Bersani, innalzato a scudo da queste parti, che il giorno della presentazione delle firme che Mario Oliverio aveva raccolto per reinserire le preferenze nella legge elettorale parlamentare ebbe a dire... «Io tendenzialmente sono contro il voto diretto, è pericoloso, tendenzioso, condizionante. Se fatte bene, con criterio, meglio le liste impostate dalle segreterie dei partiti». C’era una volta lo “strumento democratico”. Oggi fa paura e se ne fa in Emilia, dove ci si chiama fuori per 4mila euro non rendicontate, figurarsi da queste parti. Non tanto e non solo perché con i bilanci onirici che circolano nei Palazzi un avviso di garanzia può sempre arrivare da un giorno all’altro quanto perché è troppo alto il rischio di “forte condizionamento”. L’espressione non è giornalistica e nemmeno, francamente, una novità. È di Cafiero De Raho, procuratore capo di Reggio Calabria. Intervistato qualche giorno fa ha calato il suo carico da undici. «Massima attenzione verso il voto che sta arrivando. Noi inquirenti ma anche voi cittadini dobbiamo stare con gli occhi aperti. La ‘ndrangheta vorrà certamente influenzare il consenso». Lo ha sempre fatto, del resto, e non si capirebbe perché dovrebbe astenersi stavolta. Vi è un dato in più che è poi quello che fa aprire il fiato a De Raho. C’è incertezza nel quadro politico. Chi governa ha quasi sempre poi perso ma il crimine che conta non ha ancora scelto, c’è confusione perché sostanzialmente la politica ha perso affidabilità, rating, anche su quei tavoli. Dunque sono cruciali i prossimi giorni e le prossime mosse dei “nostri”. Il cavallo da corsa deve ancora essere benedetto anche se sono in corso manovre in tal senso. Certo però che più è “aperto” il cantiere del consenso, peggio ancora se non controllato né vidimato da autorità e forze dell’ordine, più alto è il rischio che con un euro a cranio la ‘ndrangheta dica la sua sullo sfidante del centrosinistra che poi dovrebbe essere quello che parte in vantaggio per la gara finale, stando almeno al rito dell’alternanza al potere (finta, ovviamente). Un euro a testa e un manipolo di giovanotti pronti a giurare che sono innamorati pazzi del Pd. A Gioia Tauro come a Locri, a Reggio, a San Luca ma anche a Lamezia e perché no, a Cirò Marina. Chissà cosa risponderebbe Bersani se interpellato in materia. Ma dove non arriva né può arrivare l’annunciazione allarmistica di De Raho ci pensano i rischi proprio della politica a fare il resto. Stesso esercito di aspiranti elettori del Pd, stesso innamoramento, se vogliamo anche stesso metodo per reclutare “crani”, e il gioco è servito.
Il Pd tra l'ostinazione di Mario Oliverio e le "scivolate" di Gianluca Callipo. In attesa del progetto, dell'idea di governo che non c'è, si avvicina l'ora della conta drammatica per il partito. Tra mille insidie, dall'ingerenza della 'ndrangheta agli inciuci col centrodestra E una certezza, al voto vero l'unità sarà solo una chimera. Due possibili vie d'uscita per non farsi troppo male... Anche i colonnelli del consenso del centrodestra possono scegliersi il candidato migliore del cosiddetto campo avverso. Lo possono fare per ricevere un grazie domani. Per levarsi dai piedi un nemico. Per mettere ordine nel proprio schieramento. Magari anche, in misura marginale, per far abbattere il Pd. Non è dato sapere ma possono farlo, eccome se possono farlo. Quando Piccone (eurodeputato di Ncd al posto di Scopelliti) ha contato le schede con il suo nome in provincia di Cosenza giurano che s’è sentito male. Neanche a casa sua, nella sua regione, se ne poteva aspettare di più. Miracoli di Calabria, verrebbe da dire. Costa un euro e una firma e il Pd apre le sue porte, il futuro del potere è a tiro di portamonete. Anche Renzi, in cuor suo ma non lo può dire, lo conosce questo rischio conterraneo. Molto insidioso. La Calabria sarà nei tg di prima serata a novembre insieme all’Emilia, difficile non avere ampia scena. Le brutte figure sono pericolose in queste condizioni “mediatiche”, gli avversari sono pronti a mordere e lui lo sa bene. Ma il treno delle primarie di Calabria non lo riesce a fermare proprio più nessuno ormai, a meno di colpi di scena. La segreteria nazionale prova a consolarsi e incoraggiare il campo in-
neggiando all’unità ma sussurrata da queste parti sembra più una satira a prendiculo che un auspicio. Con l’intifada che sta per andare in scena l’ultima performance che era il caso di mettere in piedi sono proprio le primarie, le coltellate pubbliche. Una lotta di potere incrostata e fannullona, ora anche eccitata dalla conservazione di posti di lavoro altrimenti irraggiungibili, rendono il Pd come un barile aperto con un fiammifero acceso di sopra. Se soffi cade dentro e sappiamo come va a finire. Il blocco che perderà le primarie farà carte false per accompagnare il partito alla sconfitta finale tanto è vero che ognuna delle due parti sta tentando “dialoghi” (inciuci) con pezzi di centrodestra per compensare la cavalcata. E più si respira possibile aria di vittoria finale più sale la tensione nell’intifada, con tutto quello che questo significa. Senza contare che con la riduzione dei consiglieri da 50 a 30 la lotta per entrare somiglierà molto a un bagno di sangue. Ognuno dei due capi cordata avrà promesso mari e monti in giro, tra gli aspiranti. Alla resa dei conti, in cosentino si dice “ara squagliata da nivi”, trippa non ce ne sarà per tutti e come si comporteranno quelli in nomination? A chi risponderanno? Tratteranno in proprio una via d’uscita?
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Mezzoeuro Mentre il malato (la Calabria) muore L’altra metà del cielo
Tra spiragli di vittoria e metodo borderline Il centrodestra “sente” di avere la sua chance ma non sblocca la partita e si accanisce sui profili da contrapporre
Mario Oliverio e Gianluca Callipo
Ma le primarie, per come si sono messe le cose, sembrano inarrestabili. A tutti i costi e costi quel che costi. Tra l’ostinazione di Mario Oliverio e le “scivolate” di Gianluca Callipo. Solo che in un primo momento soltanto il primo sembrava impossibilitato a farne a meno mentre nelle ultime ore anche il secondo mostra di non poterci assolutamente rinunciare. Il giochetto gli sta così piacendo che s’è quasi costruito un feeling, un dialogo per finalità, col suo competitore. Che naturalmente non aspettava altro che trascinare nella rete, nella sua rete, il giovanotto di Pizzo. Meglio che facciamo da soli e ci contiamo da soli, questo il motto. E si capisce bene il perché. Mario Oliverio tra il pensionamento meritato (anche economicamente robusto, se è per questo) e un paio di libri da gustare al fresco di San Giovanni non aveva altra strada che giocarsi l’ultima carta prima dell’oblio. È in buona compagnia nell’azzardo ma poi ci ha messo del suo nel senso che tra autostima amministrativa (un giorno si può discutere anche di questo) e voglia matta di non andare a casa ne è venuta fuori un’ostinazione che ha in un certo qual modo chiuso nell’angolo il partito. Se vogliamo è anche legittima la pretesa, meno la compagnia che si porta appresso. Ma è idea diffusa e stratificata che quando si apriranno dav-
Dalle dimissioni di Scopelliti ad oggi, meglio ancora all’altro ieri, passa un secolo per il centrodestra di Calabria. Prima dell’estate doveva fungere da sparring partner, da pugile da incasso, sul ring. Una comparsa o poco più al cospetto del Pd, destinato invece al trionfo. Poi l’incartamento dei democratici, la guerra intestina tra bande che non vede mai la fine, insieme a un consolidamento dello scenario complessivo hanno in qualche modo riaperto la partita o perlomeno l’hanno reso meno scontata. Il “miracolo” s’è poi compiuto con l’operazione (riuscita) di alienazione dell’esperienza di Scopelliti dalla cronaca contingente, una sorta di restiling in corsa per cui si riesce mediaticamente a estrarre le cose buone fatte dimenticando le cattive. Scopelliti, per farla breve, non è più affare dei protagonisti attuali del centrodestra e a ben vedere è anche giusto che sia così (nonostante si presenti con fare minaccioso in conferenza stampa sedendosi tra il pubblico). Ognuno si è poi ritagliato un profilo a prescindere dall’esperienza regionale e anche chi in Regione non c’è entrato, ma ci ha avuto a che fare e non poco con Scopelliti (Wanda Ferro) ha fatto presto a liberarsi dall’ombra ingombrante. Ma a ben vedere è anche normale che sia così e se da un lato è comprensibile che da Roma Forza Italia faccia sapere che è il caso di mostrare segni evidenti di discontinuità dall’esperienza Scopelliti dall’altro, quello della razionalità, è anche accettabile che poi non si può fare di tutta un’erba un fascio. E cioè che ci saranno pure cose buone, da salvare, nell’esperienza di governo anche solo per un fatto statistico. Gioca su questo per esempio (con l’età, il cognome, il profilo, il retaggio) Giacomo Mancini. Assessore sì, ma che questo non diventi una colpa, una macchia. Dopotutto, e torniamo alla Ferro, chi l’ha detto che non si è stati “scopellitiani” sol perché non si è entrati in giunta? Anzi, proprio la Ferro è stata la prima ad essere candidata dal governatore uscente. Giochi dal fiato corto, selezione molto parziale e avventurosa del profilo giusto. La realtà gode e esige invece prerogative più rigorose, più concrete, più ciniche se vogliamo. E politicamente più responsabili se il centrodestra ambisce ancora a essere una squadra. La contrapposizione del profilo giusto da mandare sul ring non funziona o funziona poco e comunque è stata responsabile fin qui del pantano, del candidato che non arriva, del tempo prezioso che sta perdendo Forza Italia (a cui spetta la nomination). Il calcolo vero, cioè la scelta, la saggezza, deve poter contare su altri parametri. Non ce n’è uno che prevale sugli altri, è la somma che fa il totale. Tuttavia ci sono altri elementi che non siano l’essere stati o meni scopellitiani, essere o non essere donna, avere più o meno appeal mediatico. Il conto è più cinico, più spietato. Dal profilo allo spessore, dal retaggio all’aderenza al territorio e quindi alla provincia di appartenenza. Qui ognuno è in grado di farsi i suo conti e di comprendere da sé perché poi Forza Italia sta così aspettando prima di calare l’asso. È Cosenza e la sua sterminata provincia a far attendere. Se ci sarà o meno un candidato del Pd in campo sarà un conto. Se non ci sarà invece sarà un altro nel senso che cambierà completamente la prospettiva. Forza Italia e Berlusconi, come è noto, non amano partecipare ma prediligono vincere. E con Cosenza puoi perdere, ma senza non si vince in Calabria. E se “salta” Mario Oliverio...
vero le danze della lotta (non contro Callipo, che in gran parte è ormai controfigura) anche Oliverio potrebbe fare le conoscenze con le brutte sorprese della campagna elettorale. Quella che non guarda in faccia nessuno. Dopo tutto sta scritto anche nella Sacra Scittura, “scagli la prima pietra chi...”. Gianluca Callipo è l’indossatore sbagliato, il modello che non c’è, che veste l’abito giusto. Non era e non è fuori dai binari la scelta di Ernesto Magorno di puntare su una figura dal forte impatto simbolico in direzione del rinnovamento. Non lo era e non lo è neanche quella di sfidare la platea con chi ha la stessa età di chi oggi fa il ministro a Roma, i tempi sono cambiati. Dopo di che un conto è l’odore dell’arrosto, un altro è il sapore. Callipo (Gianluca) probabilmente in giro per la Calabria ha finito per affidarsi a mani sbagliate che ne hanno indebolito e non poco il marketing. Che da vincente per tendenza si sta progressivamente trasformando in perdente per definizione. Con consapevole freschezza giovanile. Dopo tutto non è lui che conterà più ferite se le cose dovessero girare storte. Come minimo avanzerà una fiches e si sarà fatto conoscere. No, non è di Callipo la lacrima più pesante a fine corsa. Ma del segretario che è poi quello che inevitabilmente deve passare alla cassa dopo la cena.
Sviste, errori, incongruenze, fiducie mal riposte, azzardi, ostinazioni, infiltrazioni. C’è di tutto in queste primarie che proprio non si riesce a fermare. C’è di tutto tranne uno straccio che sia uno di idea, di progetto di governo. Dev’essere materia di secondo piano evidentemente. Dunque si va alla guerra dall’esito poco incerto ma dalle conseguenze inesplorabili anche se un paio di fughe dall’uscita di sicurezza ci sono per il Pd. La prima è una tregua, una pace forzata. Oggi si dice un ticket tra Mario Oliverio e Gianluca Callipo. Oliverio presidente, il saggio. E Callipo il vice, il giovane che deve farsi le ossa. Il prezzo di questo armistizio è quello di avere nelle liste e in consiglio tutti volti nuovi. Nessun consigliere uscente riconfermato e nemmeno nomi e volti che si possono ricondurre a strutture di consiglieri. Tabula rasa, si rinnova tutto il consiglio. L’altra via è un nome nuovo che va in assemblea con urgenza a chiedere quanti più voti possibili. Un volto e un profilo calmierante, non ostile per definizione. Il vestito giusto che Magorno ha fatto indossare alla persona sbagliata. Non c’è molto tempo prima del Vietnam.
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A caccia della via d’uscita - Il modello che può vincere
Miracolo a Mezzogiorno Andrea Pancani ha il grande merito di “svegliare” gli italiani al video senza però farli riaddormentare (dentro) di nuovo. È sua l’intuizione mediatica del giro contemporaneo, parliamoci chiaro. Su La7 con Omnibus non prevalgono alle 8 del mattino né l’esegesi dei quotidiani né i sermoni della letteratura da salotto, quel numero ristretto di opinion leader che ambiscono a dettare i tempi del dibattito. Prevale la realtà, in profondità sia ben chiaro. E prevalgono le discrasie tra contenuti, spesso anche con paradossi appresso. Ognuno si gioca la sua quota di “essenza” in video e va da sé che tra Sandro Gozi e Renata Polverini va a finire che “brilla” (al netto di Carlo Puca, una sicurezza) un imprenditore pugliese che spende parole per quanto pesano. Non una di più né una di meno. Giovane, giovanissimo. E a capo di un’azienda di Monopoli che dalle secche del Tavoliere ha finito per imporsi in tutto il mondo.
Angelo Petrosillo in collegamento con Omnibus Sotto, Andrea Guccione sul palco di “Stelle del Sud”
La storia di Angelo Petrosillo, di lui stiamo parlando, è il film in controluce della catarsi, della rivincita possibile del Sud. Che si immerge nelle sue amare verità e poi risale, esplode. Un imprenditore trentenne che con un gruppo di amici mette su carta la pazza idea, produrre apparecchiature per gli usi civili dell’aeronautica. Tutto questo in Puglia, tra le orecchiette. Alta, altissima tecnologia nel Sud che la pubblicistica di convenienza vuole solo abile a servire in tavola olio, pasta, pummarola e quando va bene una bella pizza. Alta, altissima tecnologia. Tre anni fa Angelo Petrosillo ci ha provato, la pazza idea sua e dei suoi amici ha bisogno di quattrini. Velo pietoso sulle banche, che ovviamente hanno altro a cui pensare. A finanziare il progetto ambizioso ci pensa il proprietario di un fondo di investimento privato. A volte in gergo li chiamiamo speculatori ma ben venga chi ha lo sguardo più lungo degli altri, poi è chiaro che i quattrini non camminano mai gratis. Nata fra quattro amici e con un’età media del management di 31 anni (in gran parte donne) la Blackshape (così si chiama) conquista spazi e fatture. A distanza di tre anni i dipendenti sono 100 e l’export è il 100 per cento del suo fatturato. Unico stabilimento in Italia, quello di Monopoli, che produce pezzi per l’uso civile dell’aeronautica.
C'è un Sud che vince quotidianamente la sua sfida, spesso anche nel silenzio. Eccellenze che s'impongono nell'export in settori fino a ieri inaccessibili come l'alta tecnologia di precisione Il format "Omnibus" de La7 punta i fari su Angelo Petrosillo, a capo di una azienda pugliese leader nelle apparecchiature per aeroplani. A fine agosto è stato premiato dall'associazione Assud in Sila nell'ambito della kermesse "Stelle del Sud"
«Il vero spread da aggredire - dice Petrosillo a Omnibus - è abbattere la diversità tra import e export. Arriva troppa roba, ne esce invece poca verso l’estero». La partita è qui, secondo Petrosillo ma non la pensa diversamente chi ha in mano le carte giuste dell’economia del Paese. Il cosiddetto triangolo industriale padano non tira più come brand, o tira molto meno. Il marchio del Mezzogiorno funziona di più invece specie se ci si mette mano e si lascia cresce la “pianta”, l’idea dal basso. «Questo deve fare la politica - incalza Petrosillo -. Incentivare, incoraggiare, non ostacolare o peggio scoraggiare». Export e innovazione, Petrosillo se l’è giocata bene la carta dell’alta tecnologia nel cuore del Tavoliere. Di recente, sul finire d’agosto, Petrosillo è stato premiato in Sila (a Camigliatello) nell’ambito della quarta edizione di Stelle del Sud, il meeting del Mezzogiorno che ogni anno organizza Assud, l’associazione presieduta dall’imprenditore Andrea Guccione. Si premiano le eccellenze, chi ce l’ha fatta nel suo campo, chi può servire da traino anche simbolico. Assud ogni anno va a caccia di te-
sori da mettere in vetrina e quest’anno Angelo Petrosillo era tra quelli più attesi. Tra le motivazioni del premio leggiamo che «in un settore altamente innovativo, confrontandosi con una forte concorrenza internazionale Petrosillo è riuscito a raggiungere risultati storici per un’azienda del Sud. Dimostrando che i giovani imprenditori meridionali hanno le carte in regola per contribuire al cambiamento culturale necessario per dare un futuro migliore a questa terra. Petrosillo è l’esempio del Meridione positivo che ha voglia di crescere e di essere artefice del proprio futuro sulla base del lavoro e delle competenze». Ogni anno, Petrosillo, ospita i dieci migliori studenti della regione nella sua azienda. Uno di questi, al termine dello stage, se ne esce con un contratto di lavoro. Questo succede tutti gli anni. Perché puoi anche sfondare le dogane con le fatture e fartele tradurre in dieci lingue. Ma chi comincia da Monopoli con quattro amici e senza banche appresso non se la scorda la propria terra. Mai.
Unindustria Calabria
Squinzi lunedì a Crotone Ripartire dalla Magna Grecia per promuovere lo sviluppo del territorio crotonese e dell’intera Calabria trasformandolo in uno straordinario attrattore turistico: è l’appello lanciato dal sistema confindustriale calabrese che su questo tema ha organizzato per il prossimo lunedì 15 settembre un convegno al quale prenderà parte anche il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. “Sinergie dalla Magna Grecia”, questo il titolo del convegno i cui lavori inizieranno alle ore 14 al Lido degli Scogli di Crotone, «è il tentativo di valorizzare e promuovere territori, culture, personaggi ancora di straordinaria modernità - spiega il presidente di Confindustria Crotone Michele Lucente - valorizzando le competenze e le capacità della filiera turistica e del sistema locale che contribuisce a consolidare lo sviluppo turistico di un territorio». Il convegno, moderato dal direttore di Confindustria Cosenza, Rosario Branda, è articolato in due tavole rotonde tematiche: “Progettare ed innovare per il turismo” alla quale prenderanno parte Vincenzo Cesareo, presidente di Confindustria Taranto; Renato Di Rocco, presidente della Federazione ciclistica italiana; Alberto Mina, direttore delle relazioni esterne e istituzionali di Padiglione Italia Expo 2015; Luigi Rocchi, direttore di strategie tecnologiche Rai; Mario Romano, presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria Calabria ed Alessandro Vandelli, ad della Banca Popolare Emilia Romagna, Gruppo Bper. “Muovere e collegare per il turismo” è il tema della seconda tavola rotonda con Serafino Lo Piano, consigliere di Federturismo; Alessandro Forino, responsabile finanziario di Ustica lines spa; Francesco Lucifero, Presidente Bpmezz; Paolo Righi, presidente Fiaip, e Giuseppe Speziali, presidente di Confindustria Calabria. Sarà inoltre presente l’area Sales & Marketing per Italia, Grecia e Croazia di Ryanair.
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Mezzoeuro Le eccellenze per sperare
Fondazione Neuromed e associazione “Il Cactus” firmano un protocollo d'intesa a sostegno di importanti progetti umanitari
Daniela Carnevale Continua il percorso di solidarietà della Fondazione Neuromed di Pozzili (Is). Firmato lo scorso giovedì un protocollo d’intesa tra la Fondazione costola dell’Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed di Pozzilli, tra i migliori in Italia ed il primo al centro-sud per la ricerca e la cura delle patologie neurologiche, e l’associazione culturale “Il Cactus”.
Ricerca e solidarietà Scopo della collaborazione il sostegno a progetti socio-umanitari di ampio respiro; la Fondazione Neuromed infatti sosterrà l’Associazione di San Giuseppe Vesuviano nella costruzione di un impianto di illuminazione in Togoville - Togo (Africa) nonché la messa a disposizione di farmaci, attrezzature medicali ad uso ospedaliero necessari alle attività dell’Hopital San Giuseppe Vesuviano con sede nella città africana. La firma del documento è avvenuta a Pozzilli, nella sala conferenze Neuromed, alla presenza dei soci dell’associazione, tutti medici e addetti ai lavori capitanati dal presidente Antonio Ambrosio che, ringraziando la Fondazione Neuromed per la sensibilità ha detto: «La passione è l’ingrediente principale in tutto ciò che si fa; noi dell’associazione “Il Cactus” lo facciamo e siamo contenti di aver trovato nella Fondazione Neuromed un partner che condivide i nostri valori e la nostra dedizione nel portare avanti progetti che agiscono, cer-
cando di arginarlo, sul disagio sociale. Il nostro ha continuato Ambrosio - è stato un viaggio verso la qualità e la serietà di una struttura che ha inteso condividere la nostra missione d’amore. La Fondazione Neuromed sarà presente, inoltre, anche in un altro progetto, cuore express, che porterà l’assistenza sanitaria e non a domicilio in Campania». Ad accogliere i medici de “Il Cactus” il presidente della Fondazione Neuromed, Mario Pietracupa, il dottor Edoardo Romoli, Direttore sanitario della clinica Irccs Neuromed, il professor Giuseppe Battaglia, responsabile del laboratorio Radioisotopi dell’Irccs Neuromed. «Oggi abbiamo posto in essere un nuovo connubio fatto di uomini e di passione; - ha detto Mario Pietracupa - passione che spinge tutti noi a condividere questi progetti con grande entusiasmo, al servizio di chi vive un profondo disagio sociale.
Funzione e ruolo della Fondazione, cuore nobile del Neuromed, è la promozione e il sostegno ad iniziative di ricerca di base, di assistenza sanitaria specialistica, di sviluppo e ricerca nelle diverse forme della prevenzione cura e riabilitazione, di sviluppo e ricerca in campo biomedico. Con la firma di questo protocollo Fondazione Neuromed vuole essere portatrice di un messaggio culturale diverso legato al sostegno delle fasce deboli del nostro Paese e di quelli ancora più svantaggiati come l’Africa. Il progetto poi - ha continuato Pietracupa - non si concluderà qui. Tale cooperazione porterà all’istituzione di borse di studio, di campus di ricerca, di stages a titolo gratuito per studenti meritevoli anche di altri Paesi». I membri dell’associazione “Il Cactus”, infine, hanno avuto l’opportunità di visitare i laboratori del Centro ricerche Irccs Neuromed nonché la clinica di Pozzilli, compresi i centri di alta specializzazione.
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Sabato 13 Settembre 2014
Le eccellenze per sperare
Ipertensione arteriosa
Ma quant’è importante l’Emilina-1... Importante riconoscimento internazionale per un lavoro scientifico dei ricercatori Neuromed
I membri del aboratorio Angio-Cardio-Neurologia Irccs Neuromed
Al centro della ricerca, condotta dal Dipartimento di Angiocardioneurologia, il ruolo che una proteina scoperta di recente gioca nella regolazione della pressione arteriosa Un importante riconoscimento internazionale è stato ricevuto dai ricercatori del Dipartimento di Angio-Cardio-Neurologia dell’Irccs Neuromed di Pozzilli, guidato dal professor Giuseppe Lembo, per un lavoro scientifico che mira a scoprire nuovi meccanismi implicati nella regolazione della pressione arteriosa e nello sviluppo dell’ipertensione. Lo studio è stato presentato dalla dottoressa Daniela Carnevale, ricercatrice dell’Università La Sapienza di Roma presso il Dipartimento Neuromed, giovedì 11 settembre a San Francisco nel corso della Sessione scientifica sull’ipertensione organizzata congiuntamente dall’American heart association (Aha) e dall’American stroke association. Ma questo lavoro scientifico andrà oltre: è stato infatti riconosciuto tra i migliori lavori presentati durante le varie Sessioni scientifiche dell’Aha nel corso del 2014. Per questo motivo Daniela Carnevale è stata invitata ad illustrarlo nuovamente a novembre, durante il congresso “Scientific sessions” di Chicago, la principale conferenza internazionale sulle malattie cardiovascolari. Due momenti della firma del protocollo tra i presidenti Pietracupa e Ambrosio
Lo studio condotto dai ricercatori Neuromed ha approfondito il ruolo giocato nella regolazione della pressione arteriosa da una proteina, la Emilina-1, una componente delle fibre elastiche presenti tra le cellule endoteliali, che formano la parete dei vasi arteriosi. Attraverso esperimenti sia in vivo che in laboratorio, i ricercatori Neuromed hanno chiarito uno dei meccanismi biologici che rendono l’Emilina-1 cruciale nella regolazione dell’elasticità dell’endotelio, e quindi dei vasi, collegandola direttamente ad un ruolo nell’ipertensione. «Questo studio - dice la dottoressa Carnevale - ci aiuta a capire meglio come Emilina-1 esplichi un’azione principale nella regolazione della pressione arteriosa. Si tratta di un meccanismo che in futuro potrebbe portare allo sviluppo di nuove terapie per il controllo dell’ipertensione». «E non dobbiamo dimenticare - commenta il professor Lembo - che l’ipertensione è una delle principali cause di mortalità e morbilità in tutto il mondo. Abbiamo molte strategie terapeutiche a disposizione, eppure gli attuali trattamenti antipertensivi non sempre ottengono gli effetti desiderati. Possiamo quindi ipotizzare l’esistenza di meccanismi ancora da identificare, e da utilizzare a scopi terapeutici. Si tratta di una strada in cui il nostro laboratorio è fortemente impegnato». Americo Bonanni
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Sabato 13 Settembre 2014
Dopo una estate da dimenticare
L’autunno dei poveri
L’ultimo ennesimo allarme è stata lanciato qualche giorno fa da Roberto Castagna, segretario regionale della Uil, in un comunicato stampa che può definirsi drammatico in cui denuncia l’allargamento del fronte delle famiglie in sofferenza, molte delle quali sono cadute sotto la soglia della povertà. L’enigma calabrese è costituito dalla meraviglia che un tessuto sociale così lacerato possa ancora reggere. «Situazione e prospettive da dopoguerra nella realtà cosentina. Si prospetta un autunno caldissimo» dice Roberto Castagna, segretario generale della Uil calabrese. I numeri gli danno ampiamente ragione. Secondo quanto denunciato nei rapporti del nostro istituto di statistica ripresi dall’Ocse, circa la metà della popolazione calabrese versa in uno stato di indigenza, e il numero continua ad aumentare impietosamente. La preoccupazione principale delle forze politiche è di trovare la quadra per affrontare la prossima scadenza elettorale. Il dibattito è fermo sulla scelta del candidato presidente e sul posizionamento dei soliti noti che cercano un posto nella regia di comando per continuare il solito gioco delle tre carte. Non vi sono novità sostanziali nei programmi e nei metodi e questo è senza dubbio l’aspetto paradossale., che lancia un appello «alle distratte forze politiche ed istituzionali per porre rimedi ad una situazione che rischia una esplosione sociale senza precedenti». «Gli ultimi dati forniti dall’Istat e quelli dell’Ocse descrivono una situazione drammatica nel Mezzogiorno e particolarmente in Calabria», continua Roberto Castagna. «La provincia di Cosenza versa in una condizione di povertà quasi assoluta. La disoccupazione è più del doppio di quella nazionale, il precariato ha raggiunto soglie incontrollabili, più della metà dei fruitori di ammortizzatori sociali in deroga insistono nella sola provincia di Cosenza, e le prospettive di lavoro per i giovani e i meno giovani sono diventate un sogno irrealizzabile. Un anno in cui la politica, nazionale e locale, ha rincorso le emergenze
Ogni nuovo rapporto sul Mezzogiorno illustra con una impietosa elencazione di particolari la ferocia di una crisi che sta portando al collasso l'economia regionale Una lungo tunnel che sembra senza alcuna via di uscita. Gli equilibri sociali sono retti dalla famiglia, che costituisce l'unico baluardo che impedisce l'esplodere di una protesta incontrollata senza risolverle e non producendo alcuna azione di sviluppo e di crescita. Sfiducia, rabbia e disagio hanno rappresentato e rappresentano il sentimento più forte in tutti gli strati sociali. Un bisogno di cambiamento diffuso che fa i conti con una reazione conservatrice che, da destra a sinistra, mira a bloccare ogni istanza innovativa. Nella provincia di Cosenza, ma più in generale in Calabria, le politiche su sanità, settore industriale ed artigianale, infrastrutture, trasporti, ambiente, settore forestale, consorzi di bonifica e sociale, sono state un completo fallimento. Anche il risultato positivo degli Lu-Lpu rischia di vanificarsi se non ci sarà un atteggiamento virtuoso da parte dei ministeri competenti, sul versante dei decreti attuativi, e delle autorità regionali e locali, sul piano delle stabilizzazioni da realizzare. Stante l’attuale situazione, come sindacato non staremo a guardare. Nei prossimi giorni, la Uil cosentina chiederà a Cgil e Cisl di fare una valutazione unitaria e di aprire confronti, e se necessario scontri, con i livelli istituzionali e la politica locale e regionale alfine di stabilire le priorità da introdurre nella cabina di regia messa in campo dal presidente del Consiglio Matteo Renzi».
Una situazione così drammatica richiede un intervento straordinario, ma soprattutto un radicale cambiamento della classe dirigente, che si è dimostrata incapace di formulare qualsiasi ipotesi di rilancio della programmazione regionale. Si è completamente persa l’opportunità offerta dai fondi sociali europei. Per l’ennesima volta la Calabria non è riuscita ad utilizzare neanche i fondi disponibili, mentre la predisposizione del nuovo programma di interventi ricalca pedissequamente le orme del passato senza alcuna idea innovativa. A dimostrazione del totale fallimento della governance regionale è intervenuta in questi giorni la sparizione di un altro simbolo del tentativo di riscatto della Calabria. Sparisce definitivamente anche nel nome la Banca Popolare di Crotone, che era rimasta simbolicamente a rappresentare gli interessi del Sud con la denominazione di Banca Popolare del Mezzogiorno. Con uno scarno comunicato si informa che essa viene incorporata nella “Banca popolare dell’Emilia Romagna - Società cooperativa”, il sesto gruppo bancario italiano. Da un punto di vista pratico, non cambia quasi nulla, poiché le logiche e la gestione aziendale erano già dal lontano 1996 decise a Bologna, ma restava almeno un Consiglio di amministrazione e un referente sul territorio a impugnare il testimone. Ora sparisce anche questo piccolo simbolo con una completa desertificazione degli organi decisionali nella Calabria. Al Lido degli Scogli, dove si è tenuta l’assemblea straordinaria della Banca popolare del Mezzogiorno si è ammainata la bandiera ponendo definitivamente fine a una esperienza che nel bene e nel male ha rappresentato una importante parte della storia bancaria del Mezzogiorno. O.p.
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Sabato 13 Settembre 2014
Politica che fa acqua da tutte le parti
Qui non si vede un tubo...
Nella seduta del Consiglio regionale abbiamo presentato un o.d.g. in merito alla situazione di alcune categorie di lavoratori, nei confronti dei quali la Regione Calabria protrae un ingiustificato ritardo nel pagamento degli stipendi. Si tratta dei 308 lavoratori impegnati nel servizio di sorveglianza idraulica che non hanno ancora percepito le mensilità di giugno, luglio e agosto; dei lavoratori lsu-lpu che, sebbene il Governo lo scorso 27 luglio, a seguito della legge di Stabilità, abbia inviato alla Regione Calabria 25 milioni di euro a loro destinati, risultano ancora creditori di 4 mensilità relative al 2013 e della mensilità di agosto 2014; degli oltre 50 dipendenti dell’Ara Calabria (Associazione regionale allevatori) che avanzano ben 20 mensilità arretrate; dei lavoratori dei Parchi nazionali, anch’essi nella stessa drammatica condizione di dover ricevere mensilità pregresse. La cosa che lascia veramente sconcertati è che ormai il ritardo nei pagamenti degli stipendi da parte della Regione sia diventato cronico. Questa amministrazione di centrodestra, per fortuna ormai giunta al capolinea, continua ad arrecare un grave danno ai suoi stessi lavoratori costretti a vivere, con le famiglie, una situazione di disagio perenne, nonostante la preziosa attività che questi lavoratori svolgono in settori delicati per la Calabria, dimostrando impegno e spirito di servizio verso la collettività. Chiediamo, pertanto, alla giunta regionale di sanare nel più breve tempo possibile questa situazione che essa stessa ha purtroppo creato, sbloccando immediatamente le risorse per il pagamento di tutti gli stipendi arretrati a favore di questi lavoratori. Sarebbe un atto doveroso quello di garantire il diritto alla retribuzione certa nei confronti di chi, quotidianamente, si spende al servizio della nostra terra. Non tenendo in considerazione i suoi stessi lavoratori, quest’amministrazione regionale palesa, ancora una volta, il fallimento di questi anni di governo. Nino De Gaetano Carlo Guccione consiglieri regionali Pd
308 lavoratori impegnati nel servizio di sorveglianza idraulica che non hanno percepito diverse mensilità L’ordine del giorno Consiglio Regionale della Calabria Gruppo Partito Democratico
11 settembre 2014 - ordine del giorno Al Sig. Presidente del Consiglio Regionale della Calabria On.le Francesco Talarico Oggetto: ordine del giorno in merito alla situazione di alcuni lavoratori calabresi I sottoscritti onorevoli Antonino De Gaetano e Carlo Guccione Premesso - Che i 308 lavoratori impegnati nel servizio di sorveglianza idraulica non hanno ancora percepito le mensilità di giugno, luglio e agosto; - Che, sebbene il Governo, in data 27 luglio, a seguito della legge di Stabilità, abbia inviato alla Regione Calabria 25 milioni di euro da destinare al bacino Lsu-Lpu, questi lavoratori debbono ancora percepire 4 mensilità relative al 2013 e la mensilità di agosto 2014; - Che gli oltre 50 dipendenti dell'Ara Calabria (Associazione regionale allevatori Calabria) attendono ancora 20 mensilità arretrate; - Che anche i lavoratori dei Parchi nazionali si trovano a dover ricevere delle mensilità arretrate; - Che la situazione nel ritardo dei pagamenti degli stipendi da parte della Regione è ormai diventata cronica, con grave danno per questi suoi lavoratori costretti a subire, con le famiglie, una situazione di perenne disagio, nonostante la preziosa attività che essi svolgono in settori delicati per la Calabria Chiedono Che la giunta regionale si impegni a sboccare con urgenza le risorse necessarie al pagamento di tutte le mensilità arretrate da destinare a questi lavoratori che sono quotidianamente impegnati al servizio della collettività calabrese. i consiglieri regionali Pd Antonino De Gaetano e Carlo Guccione
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Sabato 13 Settembre 2014
Grillini all’attacco
Da sinistra Beppe Grillo Nicola Morra Dalila Nesci
Tremando con le stelle... Sabato 13 settembre i parlamentari pentastellati Dalila Nesci e Nicola Morra, terranno una conferenza stampa nell’aula consiliare del Comune di Amantea per denunciare il carattere familisticoclientelare che caratterizza la gestione amministrativa del Comune. Nelle elezioni tenutesi nella primavera scorsa, la lista civica “Rosa arcobaleno” è risultata vincitore con il 39% dei voti espressi ed è stata eletta sindaco Monica Sabatino. La rappresentante del Movimento Cinquestelle, Francesca Menichino eletta in consiglio comunale, ha immediatamente denunciato la situazione di incompatibilità in cui si è ritrovata il nuovo sindaco, poiché il padre Giuseppe è il vice-segretario dello stesso comune e capo del servizio ragioneria in regime di prorogatio, avendo peraltro già maturato i requisiti pensionistici. La rappresentante del Movimento ha presentato ricorso al Tar facendo rilevare la condizione di inellegibilità del sindaco, avverso al quale il comune ha presentato ricorso, nominando difensore l’avvocato Domenico Pileggi e assumendo le spese legali a carico dell’ente. Nel comunicato stampa diffuso dal Movimento si legge che lo stesso avvocato è il «responsabile del settore tecnicomanutentivo del municipio indagato nell’inchiesta sul porto locale». Il Movimento Cinquestelle denuncia «l’uso familistico del potere nella città tirrenica» facendo rilevare le condizioni di incompatibilità giuridica e di inopportunità politica di una situazione in cui controllore e controllata sono membri della stessa famiglia, ponendo qualche interrogativo sulla trasparenza amministrativa che dovrebbe caratterizzare il governo della cosa pubblica. «In conferenza ci saranno riferimenti a liquida-
I parlamentari Nesci e Morra pongono sotto accusa l'amministrazione comunale, attaccano la Regione e organizzano le loro primarie on line per la scelta dei candidati da presentare alle prossime elezioni regionali zioni per gli atti stipulati, ricevute dal vicesegretario generale del Comune di Amantea, Giuseppe Sabatino, padre dello stesso sindaco». Nello stesso comunicato si annuncia che «i parlamentari Nesci e Morra si soffermeranno sulle nomine dirigenziali abusive della Regione Calabria, sul mancato ricupero di fondi pubblici erogati ad aziende che non hanno realizzato le previste assunzioni, sui conflitti d’interesse ai vertici dell’attuale amministrazione regionale e sulla prospettiva di pulizia, onestà, coraggio e trasparenza che il Movimento Cinquestelle propone, anche in vista delle imminenti elezioni regionali». Da qualche giorno l’atteggiamento del Movimento per il prossimo confronto elettorale è radicalmente cambiato. Gli attivisti hanno ricevuto un avviso via email per presentare le proprie candi-
dature poiché sono state indette le primarie on line per la scelta dei candidati nella lista per la partecipazione alla consultazione elettorale. Questa decisione è maturata per i confortanti sondaggi che circolano non tanto segretamente, che danno attribuiscono al Movimento un forte ascendente sull’elettorato calabrese, poiché prevale il clima di sfiducia nella politica e nei politici locali, e nelle scelte risulta ancora forte la protesta e il forte desiderio di un radicale sconvolgimento delle rappresentanze tradizionali. Gli apparati clientelari appaiono molto agguerriti come sempre, e sono pronti a difendere con le unghie e con i denti la loro cittadella di privilegi consolidati, ma una fetta sempre consistente dell’elettorato mostra una libertà di manovra sconosciuta fino a tempi molto recenti. Nelle ultime consultazioni amministrative si sono registrate molte sorprese, benchè una componente significativa della protesta si è rifugiata un’altra volta nell’astensionismo. La presenza dei Pentastellari, dati per disinteressati ai giochi del potere locale, sconvolge uno scenario che appariva caratterizzato da una stanca ripetizioni di un rito consolidato di spartizione delle prebende tra vinci e vincitori senza una reale discontinuità con un passato fallimentare. Chi saranno i candidati, e soprattutto chi interpreterà il ruolo di sfidante ufficiale alla carica di presidente resta ancora un mistero, ma certamente imporrà a tutti i partiti una riflessione, poiché la loro semplice presenza potrebbe provocare quel piccolo a grande tsunami in grado di sconvolgere gli equilibri e portare un risultato a sorpresa. o.p.
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Sabato 13 Settembre 2014
“Esigenze primarie”
Diritti civili si ritira dalle Primarie istituzionali per non sprecare due milioni di euro e per aiutare tanta povera gente e Franco Corbelli chiede alla presidente Stasi di destinare una parte della somma per i fratellini rimasti orfani della loro mamma Mary Cirillo, barbaramente uccisa dal marito Il Movimento ha già eseguito in una banca a Rende un bonifico per i quattro bambini
Un altro regalo di Franco...
Torna il papà di Nicholas Green
Dalla disperazione germoglia la speranza Torna in Calabria Reginald Green, padre di Nicholas, il bambino californiano che, nel 1994, rimase vittima di un tentativo di rapina consumato sull’autostrada A3 nel tratto Vibo-Mileto mentre, assieme alla sua famiglia, era in vacanza in Italia. La sua visita - nel ventennale della morte del piccolo - rafforza il legame con i calabresi che non hanno mai dimenticato Nicholas né il nobile gesto dei suoi familiari che decisero di donare gli organi restituendo la vita a sette persone e trasformando così una vicenda tragica e assurda in una storia di speranza. «Una lezione che non è stata sciupata» - ha detto il presidente del Consiglio regionale Francesco Talarico, commentando «la generosità ed il coraggio dei genitori del piccolo Nicholas, i quali hanno testimoniato come anche dal buio e dalla disperazione possa germogliare la speranza. Nel dramma, divisi tra il dubbio e il dolore, i Green alla fine hanno compiuto una scelta per la vita» - ha evidenziato Talarico . Un atteggiamento ammirevole che ha permesso non solo di salvare sette vite ma ha raggiunto il mondo intero, toccando il cuore e la coscienza di molti. Da lì, si è sprigionato un ‘effetto moltiplicatore’ che da quel momento ha visto sostanzialmente triplicato nei successivi dieci anni, il numero di donazioni in Italia. Reginald Green sarà accolto lunedì 22 settembre a palazzo Campanella dal presidente del Consiglio regionale Francesco Talarico che, in occasione dell’importante ricorrenza e nell’ambito di una serie di iniziative in diverse città d’Italia dal 12 al 25 settembre, ha voluto promuovere un’iniziativa di studio e confronto per sensibilizzare la comunità regionale al valore della donazione. All’evento, al quale presenzieranno autorità civili, militari e religiose oltre che autorevoli rappresentanti del mondo scientifico, sono stati anche invitati gli studenti calabresi e rappresentanti dell’associazionismo. “Donare è rinascere”: il titolo scelto per questo momento di riflessione e dibattito in programma alle ore 10.30 nell’Auditorium Nicola Calipari che sarà trasmesso in diretta streaming su Calabria on web (magazine del Consiglio regionale) e che si aprirà alle ore 9.00 con la proiezione di un cortometraggio sul significato della donazione degli organi. Alle ore 10.00, l’arcivescovo Metropolita della diocesi ReggioBova Giuseppe Fiorini Morosini benedirà la scultura posta all’ingresso della sala “Nicholas Green” dove ora sorge il polo culturale “Mattia Preti”, dedicata allo sfortunato bambino. Sarà il presidente del Consiglio regionale Francesco Talarico ad introdurre i lavori del convegno, cui seguirà la testimonianza di Reginald Green (responsabile della “The Nicholas Green Foundation”). Il programma della giornata prevede anche i contributi scientifici di Pellegrino Mancini (direttore del Centro regionale trapianti Calabria), di Giuseppe Irrera (Direttore facente funzioni del Ctmo - Centro unico regionale trapianti di cellule staminali e terapie cellulari - dell’azienda “Bianchi-Melacrino-Morelli” di Reggio Calabria) e di Marisa Lucchino Ionà, presidente dell’Associazione trapiantati epatici calabresi. A conclusione dell’evento alcune significative testimonianze di persone che hanno ricevuto gli organi. Modererà i lavori del convegno la giornalista Luisa Lombardo.
Il leader del movimento Diritti civili, Franco Corbelli, ha chiesto alla presidente f.f. della Regione, Antonella Stasi, che una parte della somma prevista per le Primarie istituzionali, che sarà destinata ad iniziative benefiche e di solidarietà, venga devoluta ai quattro bambini di Monasterace, rimasti orfani della loro mamma, Mary Cirillo, barbaramente uccisa dal marito. Corbelli informa che ha parlato di questa tragedia e di questo caso umano lunedì nel corso dell’incontro che ha avuto con la Stasi a Palazzo Alemanni, per discutere delle Primarie istituzionali e delle Elezioni regionali e che ha portato al ritiro della Lista Diritti Civili. «La tragedia della giovane mamma, Mary Cirillo, uccisa dal marito e di quei quattro piccoli fratellini, rimasti orfani, ha molto colpito ognuno di noi. La Calabria deve per questo partecipare alla gara di solidarietà che è stata promossa per aiutare e assicurare un futuro a questi quattro sfortunati bambini. È stato aperto, da alcuni giorni, un conto corrente presso la banca Carime di Monasterace, afferma Corbelli. Le istituzioni devono fare la loro parte. Ad iniziare dalla Regione. Lunedì ho parlato di questo caso umano dei bambini della povera Mary Cirillo con la Presidente Stasi. Ho ancora una volta trovato la presidente Stasi attenta e sensibile al sociale e ai casi umani. L’ho informata che avrei personalmente dato il mio aiuto a questi bambini, cosa che ho fatto martedì mattina, effettuando in banca un bonifico per i quattro fratellini. Oggi le chiedo di destinare una parte della somma che era prevista per le Primarie a questi quattro bambini. Le chiedo di farlo subito(e la ringrazio per questo), per compiere un primo, significativo, importante atto concreto di solidarietà, in nome di quel “Patto d’onore per la Calabria” che abbiamo lunedì di fatto sottoscritto verbalmente e che, come ho preannunciato, mi porterà lunedì 15 a ritirare ufficialmente la lista Diritti civili dalle Primarie istituzionali per far risparmiare alla Regione l’ingente somma di due milioni di euro. Credo che sia questo il modo più bello, nobile di utilizzare quei soldi pubblici che, con la mia rinuncia alle Primarie (il ritiro della lista Diritti civili sarà,ripeto, ufficializzato contestualmente all’indizione delle elezioni regionali da parte della presidente Stasi), la Regione ha risparmiato. Iniziamo da quei bambini. Aiutiamoli. Diamo subito un segnale concreto che il “Patto d’onore” di lunedì è la cosa più bella che potessimo fare per la Calabria e per l’umanità che soffre. Chiedo alla Stasi di fare questo regalo a quei quattro sfortunati fratellini. Sarebbe questo per me motivo di orgoglio e di gioia. Spero che la Presidente Stasi esaudisca questo mio grande desiderio prima del mio ritiro dalle Primarie. Sono certo comunque che una parte dei soldi previsti per le Primarie sarà destinata a questi quattro sfortunati bambini. Per queste ragioni e nobilissime cause ho deciso di ritirarmi dalle Primarie. Perché voglio che i soldi pubblici vengano utilizzati per queste cause umanitarie. Le istituzioni devono essere al servizio dei cittadini e, in particolare, delle persone più povere e bisognose, delle vittime di tragedie immani come nel caso dei quattro fratellini di Monasterace. Per la politica non dovrebbe essere sperperato nemmeno un euro di denaro pubblico. Io continuerò, andrò avanti per la mia strada sempre al servizio degli ultimi, come ho fatto in tutta la mia vita, con umiltà e passione».
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