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Mezzoeuro numero 42 - Anno 13 - Sabato 18 Ottobre 2014
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Sabato 18 Ottobre 2014
L’Ubi batte ritirata
C’era una volta la Carime Emilio Contrasto
Ancora chiusura di sportelli ed esuberi di personale annuncia un comunicato sindacale. Il Sud in crisi viene aiutato dalle banche a suicidarsi Mezzoeuro offrendogli un solido Fondato da Franco Martelli cappio per evitare Ediratio editore che la corda non Direttore responsabile Domenico Martelli regga allo strappo di Registrazione un corpo penzolante Tribunale di Cosenza n°639 nel vuoto. È finita del 30/09/1999 la lunga marcia verso Redazione e amministrazione la modernizzazione via Strada Statale 19 bis, 72 87100 Cosenza finanziaria Responsabile settore economia Delle belle parole Oreste Parise meridionalistiche Progetto e realizzazione grafica non restano Maurizio Noto che le macerie telefono 0984.408063 fax 0984.408063 di un progetto fallito e-mail: ediratio@tiscali.it Dalle nostre parti Stampa rimane solo in piedi Stabilimento tipografico De Rose, Montalto (Cs) la Fondazione Diffusione di Mario Bozzo Media Service di Francesco Arcidiaco che ancora telefono 0965.644464 fax 0965.630176 non è stato in grado Internet relations N2B Rende di spiegare Iscritto a: al pubblico di cosa Unione Stampa Periodica Italiana si deve occupare realmente... n. 12427
Con uno scarno comunicato, la direzione dell’Ubi Banca annuncia il suo ennesimo piano di ristrutturazione aziendale, che l’Unisin, la sigla sindacale sorta dalla fusione tra la Flacri e la Silcea sintetizza in questi termini: «Nella giornata di ieri Ubi Banca ha presentato l’ennesimo piano d’interventi sulle banche e società del Gruppo che prevede, tra l’altro, la ulteriore chiusura di 114 sportelli e il declassamento di altre 54 filiali a minisportello, oltre agli esuberi di personale stimati in 1.277 Risorse di cui 500 in uscita entro l’anno in corso. Ubi Banca ha deciso così di proseguire nella scelta di abbandonare ampi territori del Sud (Carime perde 26 filiali) e del nord Italia (solo il Banco di Brescia e Banca Regionale Europea chiudono complessivamente 64 filiali)». Emilio Contrasto, segretario generale dell’Unisin dichiara: «La nostra organizzazione sindacale si appresta suo malgrado, quindi, ad iniziare l’ennesima difficile e complessa trattativa finalizzata - di fatto e ancora una volta - al solo contenimento dei costi del personale. Siamo pronti ad intraprendere ogni azione di lotta e mobilitazione nel caso in cui Ubi non dovesse dimostrare, fin dall’inizio del confronto, disponibilità a prevedere importanti misure correttive quali l’immissione di nuova forza lavoro a tutela dei livelli occupazionali, la salvaguardia di tutti territori serviti e la presentazione di un serio e adeguato piano di sviluppo di tutte le banche e società del Gruppo che, per una volta per tutte, superi la logica perversa ed improduttiva dell’abbattimento dei costi fine a se stesso». Insomma il sindacato si prepara all’ennesima guerra a perdere, perché si può essere certi che nel tira e molla che seguirà, si potrà avere qualche correzione, ma alla fine saranno i numeri (che stanno sempre dalla parte del padrone...) a vincere. Se si potesse abbandonare per un attimo il bon ton e la solennità che richiede un articolo serio, si potrebbe tirare in ballo la storiella del cetriolo e dell’ortolano. Ma questo non è consentito dal contesto e dal rispetto per le signore che potrebbero ritenersi offese. Anche se a giudicare dalla volgarità pronunciate da eleganti maitresse dei talk show spesso superano in volgarità i loro interlocutori... Alla base della decisione c’è sicuramente il problema del “canale fisico” che ormai risulta saturo. Non si tratta di alcuna illusione oscena, ma semplicemente si sottolinea da parte degli esperti in materia che la rete degli sportelli è ormai superata e risulta eccedente rispetto al fabbisogno del territorio. Bisogna dire che in molte aree del Sud lo sportello non lo conoscono ancora perché nonlo hanno mai avuto. Si sperava nella calata degli Unni, che scesi a rapinare il nostro sistema bancario avrebbero almeno portato le meraviglie della tecnica e una ondata di aria fresca e pulita aiutando il sistema imprenditoriale a fare il salto di qualità che gli avrebbe consentito di diventare competitivo in Europa, anzi nel mondo o nella Galassia. La storia di questi decenni di colonizzazione bancaria ha dimostrato quanto fallaci erano le promesse, quali erano le reali intenzioni dei grandi gruppi che si sono appropriati di secoli di sacrifici dell’intera collettività facendo il vuoto attorno. Per provare questa sensazione di abbandono è sufficiente una gita panoramica a Vaglio Lise jadis brulicante di impiegati e dirigenti della
Carical pronti a sistemarsi ai posti di comando per regolare la navigazione, o a Piazza Pitagora a Crotone dove nella sede della Popolare si discuteva di politica bancaria, o a Via Toledo a Napoli per secoli una importante fucina di politica bancaria. Ricordi e rimpianti sono però inutili rispetto alla rapida evoluzione del contesto economico e sociale. Di questo bisogna prendere atto. Tuttavia, sembra prevalere la preoccupazione di voler trasformare le banche in semplici gestori della liquidità, arroccandosi negli Atm, come venivano chiamati i bancomat smart in grado di offrire una estesa gamma di servizi, oggi divenuti veri e propri sportelli automatici in grado di funzionare con degli umanoidi programmati per “obbedir tacendo”. Neanche l’Unisin è preparata a rappresentare queste nuove figure provenienti dalla Fondazione di Asimov. Non si tratta di una semplice impressione, ma di una precisa strategia corroborata dalla recente acquisizione del controllo della IWBank, specializzata nelle operazioni on-line, che non è una operazione di investimento finanziario, ma risponde a quelle che sono le vocazioni dichiarate dal gruppo. Dietro questa vera e propria ossessione vi è la spasmodica ricerca del profitto hic et nunc, che serve ad elargire bonus milionari a un ristretto numero di mega magnager. Una politica che incontra un favore sempre minore da parte dell’opinione pubblica, per una ragione di carattere distributivo poiché la concetrazione della ricchezza costituisce uno degli elementi determinanti della crisi da cui non riusciamo più a risollevarci. Questo comporta uno snaturamento della funzione bancaria, poiché il suo ruolo e la sua funzione, non può limitarsi alla gestione della liquidità, dove incontra competitor molto agguerriti e che hanno capacità tecnologiche ben più robuste, come Paypal ad esempio. In un mercato liquido come quello informatico il rischio di diventare obsoleti nello spazio di qualche mese è serio e reale, poiché non si può competere semplicemente con le risorse finanziarie, ma sono necessarie investimenti in ricerca e sviluppo per poter rincorrere il futuro. L’unica risposta che può restituire alla banca una dignità sociale e una funzione importante nel sistema è quella di ritornare a svolgere un ruolo decisivo nella intermediazione finanziaria, nel sostegno alle imprese, nell’individuazione e sostegno delle opportunità di crescere, nella consulenza alle imprese per poter accedere alle agevolazione messe a loro disposizione, nel rapporto diretto con la propria clientela che ha sempre più bisogno di un contatto reale, fisico con gli operatori bancari. Per restringere il discorso alla nostra regione, una delle maggiori difficoltà dell’imprenditoria locale, è l’accesso ai fondi europei. I vari piani sono sostanzialmente falliti, perché nessuno ha avuto la capacità e le competenze necessarie per poter assistere le imprese nel creare nuove opportunità di lavoro. Facendo un giro per le varie banche, le più accorsate e famose, non si riesce a trovare nessuno che sia in grado di seguire una pratica di “Legge Sabatini”, ad esempio. Uno strumento sorpassato? Semplicemente una opportunità dimenticata, che potrebbe dare un grande sostegno alla crescita delle imprese. E questo non lo si può certo pretendere dagli umanoidi degli sportelli automatici. O.P.
La rubrica “Il legno storto” di Franco Crispini è temporaneamente sospesa
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Sabato 18 Ottobre 2014
Sono tutti compagni Nonostante le recitazioni di comodo è praticamente fatta per la corsa unica tra Pd, Udc e Ncd. Tecnicamente, i bene informati dalle stanze romane, la definiscono “conclusione inevitabile” Troppo complessa la vicenda per consentire al candidato alla presidenza di fare il “centrista” in Calabria e il comunista nella capitale
Mario Oliverio e Ernesto Magorno
a Gentile non può andare giù l’esagerazione del comunista moralizzatore ma se ne farà una ragione, l’accordo andrà in porto salvo clamorose sorprese. Un accordo chiuso dai vertici nazionali dei partiti e chi lo deve sapere questo lo sa. Altro è poi provare, come sta avvenendo del resto, a tenere sotto traccia l’esito positivo e inevitabile della faccenda. Se Oliverio fa sapere in giro ufficialmente che Udc e Ncd saranno della partita sa bene che a pochi giorni dalla presentazione delle liste rischia di perdere tanto Sel, quanto i socialisti. Che sono stati presi in giro già abpianta stabile da queste parti, quando faceva l’imbastanza in occasione delle provinciali di Cosenza. prenditore (esperienza che non si è conclusa beVivono sempre l’incubo che quando poi c’è da nissimo... ). Interrogato da alcuni cronisti a procacciare qualcuno all’ultimo tocca a loro far poposito dell’Oliverio che sbatte la porta e ribalta il sto. Va sempre così. Anche Magorno sa dell’actavolo, così come hanno tentato di riportare le crocordo inevitabile. Ma sta facendo in modo che sia nache convenzionali, Cesa ha candidamente amOliverio a dover portare in processione la croce in messo: a noi né Guerini né tantomeno Renzi hangiro per la Calabria. Dopotutto è lui il candidato no mai riferito che l’accordo non si può fare, non che ha voluto e vinto le primarie. Inevitabile l’acci hanno detto nulla rispetto a quanto sapevamo in cordo, dicevamo. A poche ore dalla presentazione partenza. Tradotto, vuol dire che non c’è traccia delle liste dove potrebbero approdare altrimenti i del ribellismo oliveriano. Non c’è niente da concolonnelli del consenso di Udc e Ncd? Tardi, tropcludere nel senso che la partita è di per sé raziopo tardi per i Gentile e i Trematerra. A meno che nalizzata tra le parti, va solo fatta digerire in loco. Gentile non scelga come griffe di rimanere fuori dal consiglio per un giro (cosa impossibile) l’accordo non può saltare. Per girare su Forza Italia è troppo tardi, poco credibile. Andare da soli organizzando magari tre liste (una Ncd e Udc e due civiche) non solo è tardi uguale ma potenzialmente inutile (serve l’otto per cento nell’insieme ma comunque il quattro ad almeno una delle liste, troppo). Dunque che si fa? E a poco può servire far annusare al senatore Gentile un futuribile posto da sottosegretario. Sa anche lui che a marzo si vota e che rimarrebbe Tonino Gentile una promessa da marinaio. Non è fesso. e Michele Trematerra Accordo chiuso, dunque. Con liste un tantino rinnovate e nessun assessore però che E questo nonostante la sceneggiata silana di un sia di Udc e Ncd, conta solo entrare in consiglio Oliverio che ha minacciato persino di abbandoper questo giro. Oggi vertice di coalizione urgennare la corsa in caso di esito positivo della trattate a Lamezia, volerà di tutto ma non si potrà far tiva. Un ruolo, quello di Oliverio, che non è pianiente, l’accordo non si può toccare. Partorito a ciuto affatto a Tonino Gentile. Il senatore, a proRoma ma concepito anche e innanzitutto dalle noposito del copione da duro e puro recitato dal canstre parti, il “patto”. La vittoria di Manna a Rende didato alla presidenza, nel pomeriggio ha affidato e l’esito delle primarie a favore di Oliverio qualuna tagliente nota alle agenzie definendo proprio che indizio a ben vedere lo forniscono. Lo sa anOliverio come “moralizzatore in maniche di cache Michele Trematerra questo. I voti non sono micia”, abile a propinare presso stampa non certo buoni solo quando arrivano sotto il tavolo, coperostile versioni dei fatti lontane dalla realtà. «Si creati. O sono buoni o non lo sono. Se Oliverio è conno artatamente “angeli e demoni” per fare gli invinto del contrario lo può sempre dimostrare. Si teressi di qualcuno» scrive Gentile. Dove lui natoglie la maglietta del Pd e si mette a correre per turalmente è il demone e l’altro l’angelo. Ma è parla presidenza a capo di una lista civica. Non povenza, gioco neanche poco sottile delle parti. Certo trebbe che riceve apprezzamenti...
Accordo chiuso E Oliverio lo sa... L’accordo è chiuso, è fatto, e sarebbe poco onesto per Mezzoeuro giocare con la quota decimale del giornalismo eccessivamente corretto, quello che deve usare il condizionale come via d’uscita. Poi si può anche ragionare sulle ipotesi alternative, diciamo l’imponderabile che ci sta sempre. Ma il grande accordo tra Pd, Udc e Ncd per la Calabria è cosa fatta. Viene definito tecnicamente inevitabile da chi se ne intende a Roma. Fonti autorevolissime ci riferiscono di una conclusione che non è più in discussione nelle sue grandi linee, semmai nei dettagli, nei corollari. La partita, in sostanza, non gode del triplice fischio finale (ci sarà nel corso del fine settimana) solo per ragioni di opportunità che tra un po’ sveleremo ma è fatta, è fatta. Nonostante qualcuno abbia anche giocato un po’a fare da Robespierre di San Giovanni in Fiore. Già, Mario Oliverio. Ha lasciato il tavolo romano anzitempo, le cronache più convenzionali parlano di “porta sbattuta”. Ma non è così, e lo sa pure lui. Di fronte al grande pasticcio mediatico e politico a poche settimane dal voto vero Oliverio ha condiviso con la segreteria nazionale, e ottenuto, una via d’uscita onorevole per la pubblicistica. In altre parole Guerini gli ha consentito di passare per il Masaniello, il “brigante” che respinge l’invasore in nome e per conto di una dignità politica e partitica di tutto rispetto. Ma è stato ed è gioco delle parti perché la consegna dell’accordo ai nostri non è mai stata messa in discussione. Mai. Andava aggiustata la forma, certo. Addolcite e addomesticate le reazioni locali. Diciamo anche rifatto un po’il trucco su misura a un candidato alla presidenza che non ha mai fatto mistero di temere e non poco le reazioni per controaltare da parte della cosiddetta base. Ma, ripetiamo, l’accordo non è mai uscito di scena, mai accantonato come ipotesi nemmeno per un minuto. Come al solito è toccato a Lorenzo Cesa nel tardo pomeriggio giocare persino da bocca della verità. Una caratteristica questa che non gli ha mai fatto difetto, neanche quando stazionava in
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Sabato 18 Ottobre 2014
Mezzoeuro Il meglio di facebook
Una settimana di cattivi pensieri Vince Mario Occhiuto, non vince Manna, Papasso non pervenuto, cioè fatto fesso e contento. Da buon socialista tra “compagni”. Andando più nel profondo vincono quelli che stanno accerchiando i Gentile in modo bipartizan, perdono appunto i temutissimi e fortissimi fratelli, e perde anche (oltre a tutto il Pd) anche quella cordata cosentina del partito che sul profilo e le scalate dell’avvocato Manna ha costruito un “affaire” in progress (trasversale) che si fa risalire alle elezioni comunali di Rende. Partiamo da qui. Per mettere fuori gioco più o meno definitivamente Sandro Principe, lo ricordiamo, oltre ai Gentile mettono il cappello alla vittoria dell’avvocato penalista (neanche nascondendosi troppo) la compagnia Adamo-Guccione-Oliverio con l’aggiunta di Enzo Paolini e dei suoi interessi, oltreché dei suoi seguaci. Il quadro si stringe e uno di questi giorni spiegheremo anche perché si stringe, ognuno dei protagonisti ha un suo tornaconto finale che non è detto però che porterà all’incasso. Come è noto a Rende vince Manna, perde Principe e Gentile opera anche il “sorpasso” mediatico sulla primogenitura e il sostegno all’avvocato, soffiandoli a Jole Santelli. Secondo appuntamento, le primarie del Pd del 5 ottobre. Il secondo dei tre tempi. L’incrocio è decisivo e nel frattempo tra Gentile e Occhiuto è guerra totale mentre la “compagnia Oliverio” spadroneggia lasciando prefigurare a destra come a manca postazioni e tornaconti di potere. Ci limitiamo al dato, vince Mario Oliverio e non si scorgono lacrime di disperazione dal quartier generale del Nuovo centrodestra cosentino. Terzo appuntamento, quello probabilmente ritenuto decisivo proprio dai Gentile, la Provincia appunto. Occhiuto deve perdere, non ci sono altre vie per l’Ncd. È una prova muscolare che non si può fallire, è propedeutica all’intera partita delle regionali, agli equilibri. L’Ncd punta tutto su questa competizione, strategica politicamente. E, ovviamente, “pretende” dalla “compagnia” OliverioAdamo-Guccione-Paolini che la cambiale negoziata alle elezioni comunali di Rende venga onorata, venga pagata. Finisce invece domenica come sappiamo, vince Occhiuto. Occhio a questi dati che sono di freschissima attualità. Il Pd nello scrutinio per il consiglio prende 42mila punti, Papasso invece 24mila. Un elettore su due del Pd domenica ha votato il consigliere del suo partito ma non ha votato Papasso per la presidenza. E dove sono andati questi voti? Leggete i dati di Manna per il consiglio. L’avvocato prende 18mila punti circa per le liste al consiglio, quasi il doppio per la presidenza. Se la matematica non è un’opinione, e non lo è, i “traditori” del Pd che non hanno votato Papasso per la presidenza hanno votato Marcello Manna. Da qui non si scappa. Ma non è bastato questo per far vincere Manna e far perdere Occhiuto. Al quartier generale dell’Ncd cosentino c’è poco da consolarsi nel constatare il grande impegno della “compagnia” Oliverio. Come si sa l’importante non è partecipare, ma vincere. E l’importante, alla cassa, non è lo sforzo ma pagare le cambiali. E quando tornano indietro protestate il debitore s’incazza comunque e non si fida più...
Mezzoeuro riflessione quotidiana
Speciale elezioni provinciali di Cosenza Il voto trasversale e la “cambiale protestata”... (post del 13 ottobre)
Mezzoeuro riflessione quotidiana
Speciale elezioni regionali L’Udc si perde nei “boschi”... (post del 14 ottobre)
Il comitato regionale dell’Udc (esiste ancora la sigla, tranquilli, almeno dal notaio) non ha partorito la rivoluzione francese e nemmeno quella industriale ma un documento sì. Un capolavoro di “supercazzola”, come si dice in gergo per intendere che con le parole non si deve dire assolutamente nulla. Seguiteci un attimo e guardate un po’ cosa abbiamo capito noi dello Scudo crociato alle prese con il posizionamento (la pagnotta) in vista delle regionali. Il comitato dice, prima che sia “Roma” a dettare una linea che non detterà mai, organizziamoci così. Si farà la lista con rappresentanze territoriali le migliori, diciamo i “gioielli” amministrativi che abbiamo conosciuto fin qui. Ogni contea il suo candidato, il suo “barone” del consenso che punterà così a “monetizzare” il bacino clientelare strutturato fin qui a fianco del governo Scopelliti. Dopo di che, a consiglieri eletti (se eletti, naturalmente, ma nessuna traccia di alleanza strutturale con Ncd) ci piazzeremo a centrocampo, diciamo sul bancone in fiore al miglior offerente. Aperti a tutto ma attenzione, preliminarmente il comitato si premura di dire che allo stato c’è “apprezzamento” per Mario Oliverio. Quindi a centrocampo si fa per dire, diciamo perché il Pd non può superare l’oscenità di portarseli appresso direttamente. Questo fintanto che Cesa non detterà la linea ma Cesa la detterà mai la linea? Cesa, tanto per intenderci, è egli stesso alla ricerca personale della sua di linea. È uomo scaltro, spesso d’affari, che quasi mai s’è fatto prendere dalla passione della politica a scapito dell’estratto conto (metaforicamente inteso). Cesa stesso non sa se farsi la tessera di Renzi in futuro o il passaporto per l’estero se qualcosa dovesse andare storto e va da se che direttive ai local conterranei non ne darà mai. Dunque arrangiatevi e salvatevi lo stipendio di consigliere, se ci riuscite. E apriti cielo, in Calabria. Franco Talarico non vuole andare col Pd, la Trematerra family sì. Questo almeno lo schema d’origine al netto di altri che se ne stanno già andando definitivamente dal partito prima che sia davvero troppo tardi. Ora non è dato sapere come si orienterà Talarico in modo definitivo, la sconfitta di Brutto alle provinciali di Catanzaro e il cazziatone che Galati ha riservato a Tallini e Abramo lo deve aver frastornato. Sono lametini tutti e due, Galati e Talarico. E la mattina s’incontrano spesso nei pressi della stazione. Quel che è certo invece è l’umore preelettorale di Michele Trematerra e più in generale della Trematerra family. Michele, proprio lui, l’assessore regionale all’Agricoltura. Proprio lui, il dimanico e incisivo figlio di Ginone che certo non s’è risparmiato in questi anni di giunta regionale a fianco di Scopelliti. Le luci e le ombre del suo “fare”, il suo bilancio in dipartimento diciamo, non spetta a noi e non spetta a nessuno. Certo non gli ha fatto difetto in questi anni la disponibilità e le idee coraggiose in materia di agricoltura e non deve scalfirne il giudizio finale il fatto che sia stato coinvolto in un’inchiesta della Dda (è tuttora indagato) per appalti per disboscamento e spalamento neve che sarebbero stati affidati a imprese con uomini di ‘ndrangheta dentro. Come si suol dire, garantisti fino e spesso oltre il terzo grado di giudizio. Michele però vorrebbe mettere la freccia a sinistra. È probabilmente suo “l’apprezzamento” per Mario Oliverio. Quando lo ha chiamato Gianluca Callipo il venerdì prima delle primarie non gli ha detto che era già impegnato. E le promesse d’onore si mantengono...
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Sabato 18 Ottobre 2014
Niente più giochi di Palazzo
Wanda e la lettera ai calabresi L’hanno fatta scendere in campo tardi, per qualcuno persino troppo tardi. Lei, come altri per la verità, era pronta da un pezzo ma i giochini di Palazzo questi sono, prendere o lasciare e per il momento senza non si può. Ma c’è un limite e quando il limite si supera, c’è ancora qualcuno che prova a spaccare gli schemi. Wanda Ferro, piaccia o no, le sceneggiature con il gobbo le recita fino ad un certo punto salvo poi, appunto, provare a riprendere le 40 carte in mano mischiandole con forza tra le mani. Il limite di cui sopra è una campagna elettorale anchilosata, resa zoppa, stuprata da una resa dei conti tra i partiti e dentro i partiti che sta finendo per portare al voto i calabresi, tutti i calabresi, come in una gita turistica su di un pullman che senza freni sta andando a sbattere. E tutti sanno che sta andando a sbattere. Una sorta di raffigurazione da fine impero, con il “si salvi chi può” tra colonnelli del consenso e baroni delle fatture, quelle di comodo ovviamente. In mezzo proprio loro, gli ex consiglieri che in gran parte non vogliono andarsene a casa e che le provano tutte per riciclarsi. A destra come a manca. Wanda Ferro, quasi isolandosi in una camera insonorizzata ma in collegamento diretto con i cittadini, prova a smettere di attendere che fine faranno Pd, Udc e Ncd. Prova a congelare in frigo la grande ammucchiata che si prepara dall’altra parte. E prova, perché no, a sovrintendere alle coltellate di Pino Galati che ha lasciato capire con grande anticipo che sarà poco interessato alla partita. Per ora Wanda Ferro lascia correre, questo si capisce. Poi potrebbe venire il tempo delle risposte appropriate e magari conosceremo anche un altro aspetto del suo carattere. Perlomeno lo conoscerà Galati e non sarà un giorno semplice. Uno (forse) ne perde ma a Cosenza almeno due li riconquista completamente con tutto quello che questo significa. Jole Santelli e la famiglia Occhiuto (specie se i Gentile chiudono l’accordo di là) si spenderanno per lei e non come si fa per solito dalle nostre parti, fingendo. E altri ancora potrebbero maturare questo convincimento. Ma lei si stacca per un po’, almeno questo è l’impatto mediatico. Non inseguo nessuno, non chiudo a nessuno ma rispetto e punta di piedi per chi arriva o chi se ne va. Non barattiamo nulla in questa fase, queste le movenze di Wanda. E se di là organizzano una corazzata tra liste e “riciclaggio” del voto noi ce la giochiamo a viso aperto. Grillina nello spirito, e concreta. Donna certo, non guasta. E capace di puntare (perché può ora più di quanto non possa Oliverio) al rinnovamento etico della politica che è poi quello che conta di più, quello di cui si sente maggior bisogno. Il resto è coraggio, intraprendenza, anche buona sorte perché no. Da qui la lettera su facebook che la Ferro ha pubblicato nella giornata di venerdì. Una lettera ai calabresi, di ogni ordine, grado, sesso, partito e retaggio. «Carissimi cittadini e cittadine di Calabria – scrive Wanda Ferro in uno dei passaggi principali - ho deciso di rivolgermi a voi ancor prima di presentarvi programmi e intenzioni della coalizione che sostiene la mia candidatura, espressione di un’idea di politica quale servizio per la comunità e perciò non confinabile nei limiti delle forze che pure la propongono e la sostengono, vive e radicate nel territorio, ma aperta e ben più ampia, inclusiva di energie ed intelligenze con le quali abbiamo in co-
Wanda Ferro e Pino Galati
Ferro, per tramite del social network Facebook, decide di parlare direttamente al cuore della gente. Non è detto che siamo finalmente all’alba della vera campagna elettorale, quella sui programmi e l’eticità dell’azione politica, ma almeno lei mostra di volerci provare. Con buona pace delle incursioni di Galati...
Jole Santelli
Roberto Occhiuto
mune affinità culturali, legami valoriali, prospettive di crescita e sviluppo. Il confronto sulla Calabria che desideriamo partirà molto presto, perché non ci mancano né le idee e neppure la voglia di fare. Tuttavia, ritengo doveroso che ancora prima di soffermarsi sugli intendimenti futuri io mi presenti non tanto per parlarvi della mia storia personale o della mia esperienza politica ed amministrativa, ma per rivolgermi alle vostre coscienze alle quali offrire una riflessione che mi auguro possa essere condivisa o, comunque, diventare oggetto di confronto». «Per la prima volta in Calabria - continua da quando le Regioni esistono, una donna è candidata alla presidenza della Regione. Un segno di svolta che però da solo, me ne rendo conto, non basta a garantire la genuinità e la bontà del cambiamento che serve e che vorrei realizzare, passo dopo passo, insieme con voi: non è sufficiente essere donne per essere anche bravi amministratori o politici in grado di guardare all’avvenire. Eppure è proprio dalla forza delle donne, dalla loro sensibilità, dal loro cuore di madri, che bisognerà ripartire. È necessario un sussulto che faccia ritornare da un lato alla sobrietà, alla misura, all'essenzialità, e dall’altro alla verità, alla moralità, alla capacità di giudizio. È questo l’obiettivo da cogliere per dar vita alla Calabria che sogniamo, quella che sulle gambe dei suoi giovani talenti, delle sue imprese d’eccellenza, dei suoi uomini e donne di buona volontà. Questa Calabria c’è, vive e lotta ogni giorno per rinascere dalla crisi degli ultimi anni, che non è stata solo debolezza economica o finanziaria, ma forse soprattutto mancanza di un patrimonio di valori. Non è, non può, non deve essere il tempo dei portatori dei voti, dei colonnelli e dei cacicchi malauguratamente bravi a spostare consensi giocando sulla disperazione. La Calabria ha bisogno di una stagione nuova, di una fase di rilancio etico ed amministrativo, di una classe dirigente capace di guardare oltre l’oggi, di amministratori capaci di scaldare i cuori, infiammare la speranza, generare sogni. Vogliamo puntare sul lavoro, taglieremo le ali alla burocrazia. Molto c’è da fare per invertire la rotta, ma non voglio restare a guardare e permettere che altri lo facciano. Certo una svolta immediata è difficile, ma non impossibile. Ecco perché sollecitarla diventa impellente oltre che doveroso».
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Sabato 18 Ottobre 2014
Le 150 candeline della “Bosco liquori”
La location di Villa Rendano è stata scelta dall'azienda per il particolare compleanno. Un traguardo prestigioso che arride a poche, pochissime aziende nel mondo; caratteristica che contraddistingue queste realtà depositarie di saperi e sapori storici che si tramandano da generazioni Ora anche i cinesi ne sorseggiano un bicchiere L’azienda
Liquori di Calabria dal 1864 L’azienda “Bosco liquori” nasce a Cosenza nel 1864, a soli tre anni dall’unità d’Italia, ad opera di Raffaello Bosco. A lui il pregio di aver elaborato la prima ed originale ricetta, che designò la nascita dell’Amaro Silano, un elisir dal gusto esclusivo, realizzato con preziose erbe Calabresi. Prima di allora i liquori erano preparati quasi esclusivamente nelle case dei contadini, i quali lavoravano e distillavano le erbe nobili che abbondano nell’incontaminata natura tipica del mediterraneo. L’Amaro Silano e l’anice vennero da subito apprezzati per le loro qualità ed il gusto originale, divenendo i liquori di casa delle ricche famiglie nobiliari. La piccola distilleria si avvalse del progresso tecnico e divenne una vera e propria azienda. Negli anni l’azienda si è fortemente sviluppata e oggi attraverso un rinnovato management, opera per coniugare tradizione e innovazione. Dal 2005, l’azienda è stata rilevata ed il vertice si compone di quattro nuovi soci: i fratelli Regina (Elvira, Antonella e Giovanni) e Orlando Marcelletti, i quali, consapevoli della qualita? dei prodotti Bosco Liquori e forti della storia del marchio, si adoperano per consolidare e diffondere il brand in Italia ed all’estero. Qualità, tradizione ed un ottima gestione, spingono la linea di prodotti verso un mix vincente. Oggi la linea “Bosco liquori” vanta una gamma di prodotti apprezzati per l’armoniosità del gusto, custodito in preziose ricette, esempi di passione e ricercatezza. L’eccellenza si fonda su materie prime di elevata qualità ed un sistema di produzione avanzato e certificato a supporto di una “mission” importante: narrare un sapore autentico che racconta luoghi e sapere lontano, in grado di rievocare momenti unici.
Cin-cin all’Amaro Silano La maggior parte della imprese più longeve appartengono al settore agroalimentare, dove la tradizione, la cultura, le caratteristiche territoriali assumono un rilievo decisivo per il loro successo. Per esaltarne il ruolo e la loro funzione di difesa delle specificità è stato istituito un apposito registro, il Ris (Registro delle imprese storiche) dove secondo gli ultimi dati disponibili (che risalgono al 2009) sono iscritte 2218 aziende in tutta Italia delle quali solo 183 sono ubicate nel Mezzogiorno (di queste circa un terzo a Napoli). Per far parte di questo esclusivo club imprenditoriale bisogna avere una anzianità di almeno un secolo, che è già un miracolo considerato l’alta mortalità “infantile” del settore: la maggioranza di esse non superano il lustro, e il dato è ancora più drammatico in Calabria. Per non parlare di questo ultimo decenni di falcidia imprenditoriale per una crisi che sembra non avere mai fine. Ma questo è un momento per ricordare una impresa di successo, che deve essere un esempio di come le potenzialità del territorio possono essere una grande risorsa per ridare una speranza di crescita alla regione. Esse rappresentano dei testimonial dell’eccellenza produttiva dell’Italia e possono ancora dare un grande contributo, se solo si assume come modello aziende che hanno saputo navigare attraverso guerre e crisi, difficoltà e congiunture sfavorevoli facendo affidamento sulla qualità dei loro prodotti mantenuta costante nel tempo, una garanzia che i consumatori di tutto il mondo apprezzano e premiano con la fedeltà al brand. La Calabria è depositaria di un immenso patrimonio naturalistico conosciuto ed apprezzato sin dai tempi più remoti con i suoi boschi, le sue colline, le marine assolate, le paludi e le brulle alture del Pollino. In ogni dove si possono trovare dei tesori nascosti, per gran parte oggi dimenticati, ma che possono ritornare a rappresentare una grande risorsa da scoprire e valorizzare. Per secoli hanno rappresentato un prezioso patrimonio culturale, diffuso tra la gente povera, o racchiusa gelosamente nei monasteri dove si sperimentavano miscugli in grado di dare sollievo nei malanni più disparati. Proprio qui, nella Magna Grecia, alcuni millenni fa sono sorte le antiche scuole mediche che hanno espresso personaggi come Alcmeone, Empedocle e Parmenide, scienziati, medici e filosofi, che esaltavano lo stretto legame tra l’uomo la natura e l’utilizzo delle erbe a scopo terapeutico, che portò alla formazione di una scuola galenica. Un contributo decisivo al mantenimento di questa grande tradizione è stato dato dal monachesimo che ebbe un grande sviluppo in Calabria.
I monaci erano i depositari di antichi saperi sulle virtù delle erbe che coltivano nei loro giardini dei semplici. A questi si sono uniti gli arabi nel momento del loro splendore scientifico, che venuti per razziare e portare morte e devastazione hanno lasciato un grande contributo allo sviluppo dell’alchimia e della chimica con i loro alambicchi che ha consentito la distillazione delle erbe e lo scoprimento di nuove virtù medicinali. È questo patrimonio di conoscenze culturale, che ha provocato l’origine di aziende come la Bosco Liquori che hanno saputo attingere alla grande tradizione e cultura nell’utilizzo delle proprietà delle erbe che la natura ci offre spontaneamente negli immensi boschi silani. E da centocinquantanni si ripercorrono valli e sentieri alla ricerca degli odori e delle fragranze che costituisce il motivo del successo dei suoi prodotti. In primo luogo l’Amaro Silano, divenuto simbolo della Calabria nel mondo. Domenico Maradei, direttore dell’azienda annuncia con orgoglio lo sfondamento della muraglia cinese, poiché a breve partirà il primo carico verso quei lidi lontani a testimoniare il costante impegno dell’azienda di espandere il suo mercato nelle più lontane contrade. I centocinquantanni di attività sono stati festeggiati con un sapiente mix di cultura e intrattenimento, richiamando il beau monde cosentino attorno a una aziende che ha saputo rinnovarsi ed innovare nella continuità. Walter Pellegrini responsabile della gestione della magnifica Villa Rendano ha dato il benvenuto ai convenuti rinnovando il suo impegno a organizzare nella struttura eventi culturali di grande spessore e ha dato inizio al convegno dove si sono susseguiti gli interventi di eminenti professori dell’Unical che hanno preso spunto da questo esempio di eccellenza regionale per illustrare ciascuno con l’ottica della propria disciplina le azioni necessarie per dare un futuro ai giovani di questa regione, colpiti dalla calamità di una disoccupazione devastante. Natale Muzzuca presidente dell’Assindustria provinciale ha sottolineato la necessità di mandare un messaggio di fiducia sul futuro della regione, poiché vi sono le risorse e le competenze per poter costruire un sistema competitivo. Giuseppe Chidichimo ha illustrato l’importanza e le potenzialità offerte dalla chimica che sarà uno strumento indispensabile per superare l’era del petrolio che volge al termine per l’esaurimento dei giacimenti. Ci sarà bisogno di un grande sforzo di ricerca non solo nel settore agroalimentare, ma in tanti altri campi. O.P.
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«Piacevolmente stupito da una struttura che combina ricerca e clinica» così il ricercatore di fama mondiale in visita all’Irccs di Pozzilli «Sono rimasto molto impressionato dalla clinica, dalle apparecchiature altamente performanti e tecnologicamente avanzate di cui dispone, e dal Centro ricerche dell’Irccs Neuromed». Così il professor Jozef Vermylen dopo una giornata trascorsa all’Istituto Neurologico mediterraneo Neuromed.
Vermylen al Neuromed La mattinata è stata dedicata ad una breve visita della clinica di Pozzilli dove, accompagnato dal Direttore sanitario dottor Edoardo Romoli, il professore Vermylen ha avuto l’opportunità di conoscere gli specialisti, le patologie trattate e le attrezzature a disposizione della struttura. Nel pomeriggio, poi, un’approfondita vista nei laboratori del Parco tecnologico Neuromed dove Vermylen si è confrontato con i ricercatori insieme al professor Giovanni de Gaetano, responsabile del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione Irccs Neuromed, che lo ha invitato a Pozzilli. «Questa combinazione di ricerca e clinica - ha detto Vermylen - è la condizione ideale affinché i risultati scientifici siano facilmente trasferibili nella pratica clinica». Il professor Jozef Vermylen ha illustrato inoltre le sue scoperte nel campo della coagulazione sanguigna e sulla terapia trombolitica dichiarando che il futuro di tali ricerche scientifiche deve guardare al miglioramento delle terapie: «il problema dei farmaci trombolitici - ha detto - è che sono efficaci nello sciogliere i trombi ma sono anche fortemente emorragici; la ricerca quindi deve sviluppare dei nuovi farmaci che, oltre all’efficacia antitrombotica, abbiano uno scarso pericolo di emorragia».
Una giornata particolare quella a Pozzilli per il professor Jozef Vermylen. Lo scienziato si è fatto portatore di un altro messaggio importante strettamente legato al concetto di divulgazione scientifica. Nella sala conferenze del Centro servizi Irccs Neuromed il professor Vermylen ha consegnato, insieme al Presidente della Fondazione Neuromed, Mario Pietracupa, e al professor Giovanni de Gaetano, gli attestati di frequenza a tre studenti del corso in Strategie e Tecniche della Comunicazione scientifica che l’Irccs Neuromed ha promosso insieme alla Regione Molise tramite Alta formazione in Rete. «La divulgazione scientifica - ha detto Vermylen - è di estrema importanza al fine di spiegare correttamente ai media, e quindi ai cittadini, ciò che la ricerca porta a compimento. L’informazione deve essere il più corretta possibile; spesso i media creano illusioni, non contemplando i tempi della ricerca e creando inutili aspettative, e spesso bisogna evitare che la gente abbia una visione distorta della scienza. Bisogna preparare quindi i giovani comunicatori affinché possano facilmente e correttamente trasmettere le informazioni scientifiche al grande pubblico». Simone Tescione, Michela Amodei, Valeria Rossi; questi i tre studenti che hanno ricevuto la pergamena dalle mani di Jozef Vermylen e che grazie al corso in comunicazione scientifica potranno dare il loro personale contributo ad una sempre più pressante esigenza di diffusione della cultura scientifica ad ogni livello, per tematiche che spesso vengono trattate con eccessiva superficialità. Presenti alla consegna degli attestati anche i ricercatori Neuromed che hanno rivolto domande specifiche al professor Vermylen. «Ringrazio il
professor Vermylen per averci onorato della sua presenza - ha affermato Pietracupa - per noi sarà altresì un onore poterci avvalere della sua esperienza. Il messaggio più importante che ci ha trasferito è proprio quello sull’educazione delle nuove leve alla cultura scientifica. Neuromed sta cer-
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sicuramente sapranno rispondere con la dovuta competenza ed accortezza alle esigenze della divulgazione e della comunicazione scientifica».
cando di fare proprio questo; abbiamo tanti giovani ricercatori che lavorano con dedizione e passione e da loro stiamo avendo grandi soddisfazioni perché credono davvero in quello che fanno. Ed anche gli studenti che oggi hanno avuto la loro pergamena hanno la passione per la ricerca e
I presenti hanno, infine, omaggiato il professor Vermylen con una creazione di Fernando Izzi, scultore molisano di Torella del Sannio. Izzi crea a produce opere in ferro ed i suoi monumenti sono presenti in numerose piazze d’Italia e del mondo; molto apprezzato all’estero anche come realizzatore di musei tematici. «Siamo particolarmente lieti di ospitare presso il Centro Ricerche di Neuromed il professor Vermylen che da anni segue come consigliere scientifico il lavoro dei nostri laboratori. - ha detto infine il professor Giovanni de Gaetano - Il professor Vermylen è stato anche Chairman del Comitato Etico del progetto Moli-sani sin dal suo inizio. I nostri giovani ricercatori in particolare si sono avvalsi dei suggerimenti e delle critiche scientifiche del professor Vermylen che hanno permesso di raggiungere più facilmente i risultati delle loro ricerche».
Tra le numerose ricerche portate avanti dal professor Vermylen, oltre a quelle sul ruolo del ‘Fattore von Willebrand’ nella trombosi che hanno aiutato a capire meglio alcuni meccanismi attraverso i quali i trombi si possono formare dentro i vasi sanguigni fino a causare l’infarto o l’ictus, emerge l’approfondimento sul ruolo delle cellule nella coagulazione sanguigna ed in particolare sullo scambio di informazioni tra leucociti (globuli bianchi) e piastrine. Ricerche di estrema rilevanza in quanto potrebbero far emergere interconnessioni tra la coagulazione del sangue, le malattie cardiovascolari ed i tumori.
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Prossimi all'appalto i lavori di restyling per 14 edifici scolastici cittadini Il sindaco Occhiuto ha presentato il progetto alla stampa Con questo ulteriore capitolo salgono a 100 i milioni intercettati fin qui dall’amministrazione per il rifacimento della città Il premier Renzi, in una lettera inviata ai sindaci, ha chiesto di segnalare una scuola per città da inserire negli interventi speciali Per Cosenza il sindaco ha segnalato l’istituto di via Negroni Ben 14 istituti scolastici cittadini diventeranno più sicuri e funzionali oltre che esteticamente più belli. I colori delle facciate e degli interni che andranno a coprire il grigio del cemento saranno realizzati contestualmente ad interventi incisivi di rifacimento delle coperture degli edifici, dei rifacimenti esterni, del rifacimento della pavimentazione, del rifacimento dei servizi igienici, degli infissi eccetera. La tipologia degli interventi è più o meno simile per tutte le scuole. Dopo la fase dell'intercettazione dei finanziamenti Cipe (Comitato interministeriale della programmazione economica) per il Ministero delle Infrastrutture, che è andata di pari passo con la
Le scuole di Cosenza si rifanno il trucco progettazione dei lavori da realizzare, l'amministrazione comunale prepara adesso la pubblicazione del bando di gara per l'assegnazione degli interventi che saranno attuati in un lasso di tempo breve. Lo ha spiegato il sindaco Mario Occhiuto nel corso della conferenza stampa indetta proprio per presentare il "Programma straordinario stralcio di interventi urgenti sul patrimonio scolastico finalizzati alla messa in sicurezza e alla prevenzione e riduzione del rischio connesso alla vulnerabilità degli elementi, anche non strutturali, degli edifici scolastici". Un altro finanziamento per il rifacimento degli asili nido è già stato ottenuto, come ha sottolineato lo stesso primo cittadino al tavolo con l'assessore alla Scuola e alla Cultura Geppino De Rose e al capo di gabinetto Carmine Potestio. "Il restyling delle scuole cittadine - ha evidenziato Occhiuto - è un'altra concreta attività del mio Esecutivo che trova applicazione dopo il periodo di programmazione svolto in questi tre anni. Riteniamo l'attenzione per gli istituti scolastici, e di conseguenza per i nostri figli e per chi si prende cura della loro formazione, un'attività assolutamente prioritaria e fondamentale". Il Sindaco ha tenuto a sottolineare come fin qui, nel corso del proprio mandato istituzionale, sia stata già appaltata la cifra di circa 100milioni di euro per realizzare una serie di opere che stanno 'rivoluzionando' Cosenza. Oltre al cantiere principale della nuova piazza Bilotti, al rifacimento dei marciapiedi con le piste ciclabili e i percorsi per i non vedenti, oltre all'intero rifacimento delle reti urbane (idrica, fognaria, d'illuminazione), ora anche la ristrutturazione degli edifici scolastici contribuirà a cambiare volto alla città, non dimenticando i progetti sulla città creativa che pongono al centro la rete dei musei e dell'arte. "Credo che per ogni istituto scolastico i lavori potranno essere completati nel giro di poco - ha rassicurato il Sindaco davanti alla platea in cui erano presenti progettisti e dirigenti didattici - Entro pochi mesi saranno ultimati, sempre che la procedura di gara venga velocizzata e consenta di avviare gli interventi prima che cominci il prossimo anno scolastico".
Una curiosità: il premier Matteo Renzi ha inviato una lettera ai primi cittadini chiedendo di segnalare una scuola che potrà usufruire di interventi speciali nell'ambito di un progetto specifico del Governo. Per quanto riguarda la città di Cosenza è stato inserito l'istituto di via Negroni che necessita di interventi più strutturali da estendere alla palestra. Di seguito, si riportano i 14 edifici scolastici che rientrano nel programma di rifacimento, con il relativo importo di spesa: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14.
Scuola Materna "Picciotto" via Sprovieri 200.000euro Scuola Materna "Agazzi" e scuola elementare "Mattia Preti" 200.000euro Scuola Media "Ciardullo" via De Rada 200.000euro Scuola Materna "Papa Giovanni XXIII" Donnici Superiore 200.000euro Istituto comprensivo Spirito Santo 200.000euro Ist Comprensivo Via Saverio Albo 200.000euro Scuola Materna Via Negroni 200.000euro Scuola Elementare via Negroni 250.000euro Scuola Media via Negroni 100.000euro Scuola media "Zumbini" 150.000euro Scuola Materna ed Elementare via Falcone angolo Autostazione 300.000euro Scuola elementare Via Milelli 409.670,00 euro Scuola elementare Via delle Autolinee 180.000euro Scuola Elementare e Materna "De Matera" via Aldo Moro 340.000euro
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8 7 I progetti delle modifiche che verranno apportate alle scuole: 1. materna “Rosa Agazzi” ed elementare “Mattia Preti” 2. materna ed elementare “G. De Matera” 3. materna “Madra Teresa di Calcutta” 4. materna “Natalie Ginzburg” 5. materna “Picciotto” 6. media “Ciardullo” 7. media “Nicola Misasi” 8. primaria “Scipione Valentini” 9. materna “Papa Giovanni XXIII”
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I progetti delle modifiche che verranno apportate alle scuole: 10. elementare “Sandro Pertini” 11. materna ed elementare “G. Falcone” 12. elementare “Emma Tavolaro” 13. media “B. Zumbini” 14. istituto comprensivo Spirito Santo
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