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numero 16 - Anno 13 Sabato 19 Aprile 2014
settimanale d’informazione regionale
Voce ai giovani Racchette per Roma a Rende www. mezzoeuro.it
Ambiente, l’importanza degli orti urbani
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Sabato 19 Aprile 2014
Mezzoeuro La maratona per una poltrona
di Oreste Parise
Con il deposito delle candidature parte ufficialmente la corsa per il rinnovo del Parlamento europeo. Un appuntamento che non suscita particolari entusiasmi, tanto che il pericolo più temuto è quello dell’astensionismo, che potrebbe giocare un brutto scherzo e sconvolgere il panorama politico. Non vi è alcun particolare interesse per la definizione di una piattaforma programmatica europea. Le idee sono ferme da qualche decennio, negli anni della costruzione della moneta unica, dei grandi passi avanti nella costruzione unitaria che sono stati fatti con il Trattato di Maastricht, di Schengen e di Lisbona. Un processo interrotto dal benessere e dalla sensazione che lo scudo monetario avrebbe da solo garantito una crescita senza traumi e consentito di cullarsi nei propri egoismi nazionali. Abbiamo perso una grande occasione di rinnovare profondamente la politica europea, costruire una solida entità politica in grado di competere con in nuovi competitor globali, Ci siamo fermati sul muro dello spread e non siamo più riusciti a fare dei passi avanti. È colpa della Germania e del suo rigor mortis imposto a paesi in difficoltà? Forse. Ma non dobbiamo dimenticare i burattini che sono andati a rappresentare le nostre ragioni in sede comunitaria, le figure meschine che abbiamo offerto a livello planetario, lo stato di sfacelo morale che abbiamo Mezzoeuro mostrato al mondo. Fondato da Franco Martelli Come uno dei Paesi fondatori di questa realtà, che negli Anni cinquanta mostrava un entusiasmo senza confronto Ediratio editore per la realizzazione della grande utopia di un mondo senza frontiere, che ha Direttore responsabile accettato in quegli anni difficili la sfiDomenico Martelli da di competere con i paesi più avanzati non da accattone ma da protagoniRegistrazione sta, ci siamo ridotti a elemosinare la tolTribunale di Cosenza leranza di qualche centesimo di sforan°639 mento sul deficit per sostenere il nostro del 30/09/1999 sviluppo. Non abbiamo una politica europea, un Redazione grande progetto da contrapporre al rie amministrazione gore teutonico che sta distruggendo le via Strada Statale 19 bis, 72 87100 Cosenza basi della nostra diversità economica. Nel corso dei secoli l’Europa si è sforResponsabile zata di creare un modello di società fisettore economia nalizzata all’uomo e alle sue necessità Oreste Parise ed esigenze, per ritrovarci ora a rincorrere soltanto un effimero sviluppo Progetto ottenuto a costo della distruzione del e realizzazione grafica nostro patrimonio naturale, alla rinunMaurizio Noto cia al futuro dei giovani. telefono 0984.408063 Il grande sogno europeo doveva essere fax 0984.408063 il patrimonio della generazione Erasmus, dei giovani che si sono fore-mail: ediratio@tiscali.it mati nella commistione dei costumi, delle lingue del continente, che doStampa vrebbero rappresentare i nuovi clerici Stabilimento tipografico vagantes, gli apostoli di una nuova culDe Rose, Montalto (Cs) tura, di uno spirito comunitario, attento ai valori, alla realizzazione di un Diffusione mondo più giusto e più umano. La geMedia Service nerazione Erasmus si è ritratta di frondi Francesco Arcidiaco te a una realtà sempre più lontana da telefono 0965.644464 fax 0965.630176 quel sogno, sempre meno attenta ai bisogni dei cittadini, prigioniera di una Internet relations logica economicistica che ha consentiN2B Rende to l’accumulo di ricchezza di una parte minoritaria della società. Iscritto a: Unione Stampa Periodica In vista del prossimo appuntamento eletItaliana torale c’è poco da sperare. Bisognerà scegliere 73 personaggi che andranno a rappresentarci in sede comunitaria e quasi tutti gli uscenti sono orgogliosamente in pista per una riconferma. In un paese senza memoria è normale non chiedere loro qual’è stato il risultato n. 12427 della loro azione in Europa, quali proposte, quali progetti, quali idee hanno
La battaglia d’Europa
sostenuto, quali sono stati i risultati, quali i sogni da inseguire. Con uno sguardo ai risultati, c’è da chiedersi quali sono i motivi che giustificano questa rinnovata fiducia, ed è arduo trovare una risposta. A questi si aggiungono tutti coloro che cercano in Europa la risoluzione di propri problemi giudiziari. Come spiegare a un olandese che un signore cacciato da governatore di una regione possa andare a rappresentarla in Europa? Per un bizantinismo della legge, ma non è una ragione sostenibile sotto il profilo etico e morale. Ma cosa succederà dopo il 25 maggio? Nessuno qui si attende una rivoluzione in Europa, perché il motivo del contendere non è questo. Tutti aspettano di verificare la tenuta degli equilibri nazionali: la grande cavalcata di Renzi, il lento declino del Cavaliere, la tenuta dei grillini, la credibilità dei nuovi soggetti politici sorti sull’onda di questa crisi. Il Nuovo Centrodestra che dovrà superare la difficile prova della sua stessa sopravvivenza, il movimento Tsipras, che dovrà dimostrare di essere un collante sufficiente per tenere insieme le anime in pena di una sinistra eternamente alla ricerca di una anima. Secondo gli ultimi sondaggi si può affermare che circa due terzi dell’elettorato “attivo” si divide tra le tre formazioni maggiori Pd, 5Stelle, Forza Italia, secondo il rapporto 30:25:20. Resta circa un 25% da dividere tra tutti gli altri contendenti, Ncd, Tsipras, Fratelli d’Italia, Scelta Civica, Italia dei Valori e via elencando i vari improbabili movimenti, come il Movimento Bunga bunga, assurto a nuovo simbolo politico di una Italia perduta. Una incognita è rappresentata dalla presenza delle preferenze che per il Movimento Cinquestelle potrebbe rappresentare un grave handicap, poiché i suoi rappresentanti sono quelli hanno il minor appeal personale sull’elettorato. La scelta causale che ha portato in Parlamento una folta schiera di sconosciuti non ha dato una gran
Parte ufficialmente la campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo Un appuntamento che non suscita particolari entusiasmi, se non in funzione delle possibili ripercussioni sugli equilibri politici nazionali e locali Anche questa volta c'è un deficit di rappresentanza Lo scranno di Strasburgo è considerato solo, a seconda dei casi, un trampolino di lancio, un premio di consolazione per carriere politiche stroncate, un rifugio sicuro per i propri guai giudiziari, una discarica per carriere al tramonto piuttosto che un laboratorio di nuove idee ed esperienze
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La maratona per una poltrona I rappresentanti da eleggere nella Circoscrizione Sud sono 17, uno in più rispetto alle precedenti consultazioni. Un rapido calcolo porterebbe alla elezione di una quindicina di rappresentati nei tre partiti maggiori e resterebbero solo due o tre poltrone a disposizione di tutti gli altri. Questi è il probabile quadro di riferimento probabile. La vera incognita riguarda il rapporto di forze tra i tre, che potrebbe avere una grande importanza nel confronto sul rinnovo del Consiglio regionale previsto per il prossimo autunno. Gli uscenti calabresi sono Pino Arlacchi, Mario Pirillo e Gino Trematerra, tutti in lista per un rinnovo del mandato sebbene nessuno di essi si sia distinto per una qualsiasi azione degna di nota a livello europeo, e neanche sul piano della politica regionale. Siamo e restiamo una delle ultime regione d’Europa non solo nello sviluppo, ma soprattutto nella capacità (sic!) di utilizzare le risorse che ci sono messe a disposizione per colmare il nostro divario. Tra le nuove proposte spicca il nome di Mario Maiolo, che è stato responsabile proprio dei fondi europei nell’esperienza loierana che non ha certo lasciato un esaltante ricordo delle sue realizzazioni. Vi è poi Giuseppe Scopelliti, preoccupato più delle proprie vicende personali che dei bisogni e delle esigenze della Calabria, che lascia senza particolari rimpianti da parte dei cittadini che non hanno certo visto migliorare le loro condizioni nel corso del suo regno. Tra gli altri candidati calabresi sparsi nelle varie liste, sono pochi i nomi di rilievo. In particolare i Cinquestelle avranno molte difficoltà a far emergere i propri candidati costretti a confrontarsi sul piano personale, dimostrando di avere capacità e competenza per il ruolo per il quale si propongono. prova di sé e potrebbe rivelarsi un forte elemento di freno per una tenuta del movimento. Nelle consultazioni amministrative che si sono succedute dopo il clamoroso risultato delle politiche il risultato non è stato particolarmente brillante, per non dire che è stato quasi fallimentare. Il quadro è tutt’altro che delineato, poiché sul risultato pesa un 45% di indecisi, tra coloro che intendono astenersi e coloro che invece sono intenzionati a deporre una scheda bianca o nulla nell’urna. La lunga campagna elettorale potrebbe modificare significativamente il quadro che emerge dalle rilevazioni demoscopiche, come hanno insegnato le ultime consultazioni elettorali, che hanno rappresentato una difficile sfida per gli istituti specializzati. L’incognita maggiore è la capacità di recupero del Cavaliere, che ha dimostrato di saper volgere a proprio favore le condizioni di difficoltà.
Nella circoscrizione Sud, i rapporti di forza tra i tre maggiori partiti sono alquanto diversi, tanto da lasciar pensare a un sostanziale equilibrio, poiché le distanze sono molto piccole, e lasciano qualche margine in più alle altre forze politiche per tentare di ottenere una rappresentanza. Se qualcuno potrà salvarsi dalla sconfitta totale dovrà insomma puntare proprio al Sud, poiché nelle altre circoscrizioni sarà difficile superare la soglia che di fatto si aggira intorno all’8%. In particolare nel Sud si gioca il suo futuro politico Angelino Alfano, poiché è l’unico bacino in cui può tentare di superare la soglia e presentarsi come un partito in grado di giocare ancora un ruolo nazionale. Proprio questa preoccupazione ha indotto ad accettare la candidatura di Giuseppe Scopelliti, che presenta qualche problema per il voto di opinione, ma possiede una macchina di consensi importante per consolidare il risultato.
Da sinistra: Pino Arlacchi, Mario Pirillo Gino Trematerra e Mario Maiolo Sopra, i seggi del Parlamento europeo
Candidature prestigiose per la Lista Tsipras. Con Domenico Gattuso e Tonino Perna, due professori universitari conosciuti e apprezzati che potrebbero rappresentare la sorpresa elettorale se riescono a sfondare il muro dell’indifferenza e pescare nel vasto mare del voto di opinione che si è sempre dimostrato refrattario a qualsiasi entusiasmo preferendo nascondersi dietro il paravento dell’astensione. Quali siano le reali probabilità di avere una rappresentanza calabrese nelle prossime elezioni europea resta un incognita, ma poi alla fine visti i risultati sconfortanti non è poi tanto importante. Non si intravedono personalità in grado di portare in Europa una ventata di nuove idee, di superare lo stallo in cui è caduta la costruzione europea. Lo scetticismo imperante dimentica il grande contributo dato dall’Europa nella costruzione di uno dei periodi più lunghi della storia di pace e crescita. La crisi è sicuramente vissuta come un momento di arresto, una pausa di riflessione che dovrebbe stimolare la migliore politica a rinnovarsi a proporre un cambio di passo per riprendere il cammino. La costruzione dell’Europa è un coitus interruptus, che ci ha impedito di raggiungere l’orgasmo dell’unione politica, l’unica via per poter competere con le nuove potenze emergenti a livello mondiale. Il nuovo percorso dovrebbe iniziare da qui, dalle prossime elezioni europee, con la scelta di personalità più attente al futuro del continente piuttosto che alle proprie ambizioni personali. La lista grigia degli indagati che inquinano le liste non rappresenta un buon biglietto di visita nei confronti degli altri partner europei. Ma in questa competizione abbiamo almeno l’arma della preferenza per poter dare un volto nuovo alla nostra rappresentanza.
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Mezzoeuro E la chiamano Pasqua
Qualcuno
farà il furbo Nella "pentola a pressione" del centrodestra calabrese si riesce a trovare miracolosamente una quadra È debole, sottilissima, ma l'hanno trovata. Il senatore Gentile è il grande artefice di un equilibrio così precario che solo lui ha potuto immaginarlo a suo uso e consumo... Ognuno in cuor suo è convinto d'aver fregato l'altro. D'averlo ostacolato, ridimensionato, comunque condizionato. Non è il tempo di calare gli assi questo, si va a sbattere da soli. Meglio camminare mano nella mano e fingere persino di essere una squadra. Poi, al momento opportuno che coincide sempre con quello decisivo, qualcuno sarà stato più furbo degli altri. Più scaltro, con la vista più lunga e il pelo più affilato nello stomaco. Benvenuti nella ragnatela del centrodestra calabrese, quello che come format ha fatto scuola al resto del Paese, per dirla con la grammatica di Peppe Scopelliti. È proprio il suo il colpo di teatro, il colpo andato a segno, lo scacco matto a cui hanno lavorato più o meno tutti a cominciare dal senatore Gentile, il vero mediano di spinta dell'operazione. Scopelliti non era nella lista di Angelino Alfano per le europee, questo sia chiaro una volta per tutte. Il ministro non è venuto a Reggio, il ministro è stato freddino a poche ore dalla condanna del governatore, il ministro ha preferito ballare "happy" alla fine della prima assemblea dell'Ncd con la De Girolamo e addirittura con Schifani sul palchetto. Angelino non ne voleva sentire parlare di esporre l'Ncd alla più classica e velenosa delle battutacce e cioè quella che bisogna prendere almeno cinque anni in primo grado per meritarsi una candidatura al Parlamento europeo. Poi il summit, in una stanza. Non parla Scopelliti ma per lui lo fanno Tonino Gentile, Piero Aiello, Antonio Caridi. Questa candidatura s'ha da fare, ammoniscono i conterranei. Ballano centomila voti almeno, un equilibrio regionale che se salta fa il botto e per il quale tifano tutti (opposizione compresa) e balla soprattutto, questo il passaggio più delicato, un "clima" tipico di Calabria che potrebbe accanirsi se Scopelliti finisce male subito e la Regione non porta all'incasso una serie di operazioni. Tradotto in altri termini, caro leader dell'Ncd, di qua non passate più e prendete direttamente l'aereo da Napoli se vi servono voti e "clienti", il gioco finisce qui perché con Scopelliti non candidato per Bruxelles finisce anche e subito il consiglio regionale e succede un finimondo. Alfano non è uno sprovveduto nonostante la pubblicistica classica lo abbia sempre dipinto come il commesso tra i meno avveduti del circo del Cavaliere. S'è fatto due conti e ha realizzato. L'Ncd in questa tornata europea si gioca una partita mol-
to delicata, quasi essenziale. Non solo deve superare il quorum ma deve fare un figurone al cospetto della metà del campo dei moderati. Deve mostrarsi in palla, quasi un investimento per i transfughi di Forza Italia che potrebbero aumentare dopo il turno del 25 maggio. Non che possa puntare ora al sorpasso sugli azzurri, Alfano. Ma a porre le basi per succhiare quasi tutto l'elettorato berlusconiano sì e questa particolare partita ha un incrocio assai delicato in occasione delle europee. Ed è qui che s'infilano tutti i capelli nerissimi di Tonino Gentile che quando c'è da essere furbi mostra di non essere secondo a nessuno. Salviamo (forse) Scopelliti, salviamo la Regione e portiamo all'incasso dell'Ncd centomila voti avrà detto Tonino ad Alfano. Un bella operazione non c'è che dire. E tutti i consiglieri, non escluso neanche qualcuno della (cosiddetta) opposizione, a lavorare per il consenso europeo del governatore che se vince le elezioni lascia proseguire la legislatura forse, addirittura, fino a scadenza naturale con tutto quello che questo significa in termini di remunerazioni e clientelismo nel senso buono e legittimo del termine. Alfano intuisce che non può sottrarsi, Scopelliti finisce in lista. Ci sono offerte in politica che non si possono rifiutare e i tre senatori dell'Ncd hanno avuto il meTonino Gentile rito di saperle esporre in modo assai convincente al loro leader, anche con argomentazioni non proprio tipiche della materia. Scopelliti l'europeo, Scopelliti il leader, Scopelliti (probabilmente) l'unico calabrese che se la può giocare davvero per un seggio nel Parlamento europeo. Giocheranno tutti per lui, anche indirettamente e lo farà pure quel che rimane dell'Udc che proprio non ne vuol sapere di raccogliere consensi per Lorenzo Cesa stavolta, il capolista del raggruppamento. Per motivi paradossali e numericamente maledetti, sulla carta, Cesa potrebbe trovare ossigeno solo dalle convenienze di Roberto Occhiuto che entrerebbe in Parlamento se il suo ex segretario andasse in Europa. Ma attenti alle sole letture algebriche della politica. Occhiuto sarà anche giovane ma non fesso al punto da rischiare così tanto. Trematerra non raccoglierà mai voti per Cesa, semmai al contrario. Meno che meno lo farà Franco Talarico, tra i più accaniti sosteni-
Peppe Scopelliti
tori di Scopelliti e della prosecuzione della legislatura regionale. Quel che prenderà Cesa in Calabria avrà allora un sapore strano ed è per questo che Occhiuto, con la maglietta di Forza Italia sul petto, presterà massima attenzione. I numeri non mentono e nemmeno le convenienze ma è il
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Mezzoeuro E la chiamano Pasqua
Wanda Ferro davanti a Jole Santelli e Roberto Occhiuto
Lorenzo Cesa Alle sue spalle, Pino Galati
giusto equilibrio alla fine che fa la differenza. Occhiuto non sbaglierà la sua scelta. Tolto Cesa dai piedi, eliminato il pericolo che Quagliariello potesse infilare la convivente in lista così da "pretendere" qualcosina da Gentile e Piero Aiello il resto, per Scopelliti, è autostrada a
tre corsie. Per l'occasione, al pedaggio, è disco verde anche da parte dei forzisti che non a caso non hanno inserito nessun candidato di spessore in lista. Anche qui il calcolo politico è di comprensibile natura nonostante Jole Santelli abbia fatto di tutto nelle ultime ore per spiegare che Forza
Italia dedicherà tutte le sue forze al raggiungimento del massimo del consenso in Calabria. Mente, almeno in gran parte. È ovvio che un certo numero di zeri dovrà metterli in fila, questo ci mancherebbe. Ma non oltre il limite del razionale anche perché il gioco di squadra con Peppe e in parte con Tonino è presto svelato. Neanche Forza Italia vuole che si sciolga subito il consiglio e si vada alle urne, non è pronta. I berlusconiani, e non lo nascondono questo, puntato alla leadership regionale del centrodestra al prossimo giro ma ci vuole tempo per questo, la griglia non è pronta. Un pensierino al progetto ce lo fa Pino Galati, non da oggi. Lo fa Wanda Ferro, con quotazioni in progress. E naturalmente lo fa, senza ammetterlo nemmeno a se stessa, anche lei, la coordinatrice, Jole Santelli. Ma è presto per la battaglia interna, quantomeno di superficie. Occorre che tiri avanti un altro po' la Regione per non scoprire drammaticamente le carte e occorre soprattutto poi, per vincere, che quelli dell'Ncd si adeguino e giochino di squadra. Ed è qui che entra in gioco lo scambio di prigionieri, se vogliamo anche il grossolano progetto di restaurazione del centrodestra calabrese. Un pass per Scopelliti, in modo silente, e Forza Italia avanza una fiches dalla squadra di Tonino Gentile e Piero Aiello. Tutto in ordine sembra. Ognuno salva il suo compresa la partita (aperta) del vicepresidente e quella (fatta annusare) di Gianpaolo Chiappetta al quale dovrebbe toccare una postazione di prestigio. Ma qualcuno mente, mente di brutto. Qualcuno, se non tutti i protagonisti in campo, ha un'idea di riserva che non coincide con quella degli altri. A cominciare da Scopelliti, proprio lui. Avrà anche giurato di levare le tende, se eletto, così da non sciogliere ora il consiglio regionale ma una speranza alternativa la nutre ancora. Se assolto in appello e se ancora in tempo per il voto della nuova Regione chi l'ha detto che non gli venga in mente di riprovarci? Dopotutto ha sempre parlato di dieci anni di governo necessari per completare un ciclo, proprio come ha fatto a Reggio quando era sindaco... Ma questo è un pensiero che difficilmente avrà confessato a qualcuno che non sia il suo avvocato e senatore Nico D'Ascola, non sono cose che si dicono a tutti. Mente Jole Santelli che non ha preteso il meglio dell'azzurro che c'è nella lista di Calabria. L'occhio a Scopelliti e a Gentile l'ha strizzato, un occhio di convenienza, aspetta un ricambio in futuro e gioca in questa fase la sua di partita che è interna e coincide con il progressivo oscuramento che si augura per Wanda Ferro e Pino Galati. Ma c'è uno che mente più di tutti perché è più furbo di tutti. È il vero regista della tregua di Pasqua, la danza sul fuoco del centrodestra calabrese. È di Tonino Gentile l'ambizione più nascosta. Mostra di saper fare il mediano e il regista, ma in futuro vuole cambiare ruolo. Ha lavorato perché ogni pedina, prima delle feste, finisse al posto giusto. A Scopelliti il suo, per mille ragioni politiche e opportunistiche che abbiamo cercato di spiegare non ultima una immunità che umanamente non si nega a nessuno. Ma non più di questo però, poi fuori dai piedi. Pure a Chiappetta (forse) il suo, per diligenza e saper vivere ma è presto per le medaglie. Finanche a Jole Santelli un pezzettino di odore del suo di progetto, giusto per farsi la bocca senza esagerare, comunque con garbo quantomeno fino al 25 maggio. Poi Tonino Gentile progressivamente sorriderà di meno quando si incontreranno. Farà di tutto per portare ad Alfano un deputato europeo dell'Ncd, Scopelliti. E un bottino di voti che non è poi tutto il suo perché tutti in questa fase avranno convenienza a soffiare sul collo di Scopelliti. Ma tant'è, sottigliezze. A quel punto il senatore Tonino non avrà altro da aggiungere al suo leader quando si troveranno faccia a faccia. Tocca a noi la nuova Regione di Calabria, caro Angelino. Ce la siamo meritata. Il candidato ce l'hai davanti a te…
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Mezzoeuro Vecchi vizi, poche virtù
Mario Oliverio da qualche giorno ha frenato un po’ il chilometraggio della sua campagna d’autoascolto. Come è noto, e senza che qualcuno gli abbia detto chiaramente se è legittimato a farlo oppure non lo è, va in giro per la Calabria a stringere mani e ad ascoltare opinioni, come si fa negli States prima della grande partita delle primarie democratiche. Una camicia, un golfino, e via.
Pd ostaggio di Oliverio e Magorno Dal Tirreno allo Jonio, dall’entroterra alla Sila fin qui non si è proprio risparmiato in nulla Oliverio ma nelle ultime ore ha mollato un po’ la frizione ed è tornato a frequentare con più determinazione le stanze dell’amministrazione provinciale. Forse perché ci sono cose più importanti da non perdere d’occhio. A Palazzo XV Marzo si continua a rimanere sospesi nell’oblio tra Graziano Delrio che in televisione va dicendo che gli enti non esisteranno più per come sono esistiti fin qui e il presidente Oliverio che riunisce dipendenti e quadri sostenendo addirittura che, finanziariamente parlando, non solo non si smontano le tende ma addirittura si rilancia. E dev’esserne convinto più che mai Oliverio di quello che va dicendo perché altrimenti difficilmente si spiegherebbe l’attivismo che si respira da quelle parti negli ultimi giorni. Come se nulla fosse e come se non fosse intervenuta alcuna riforma nel frattempo. Si pianifica, si contrattualizza, si delibera e probabilmente si liquida pure come si fa solitamente nelle amministrazioni che possono contare su di un lungo respiro. I più maligni, che come al solito non mancano mai, sono convinti che in cuor suo Oliverio sappia molto bene che quello delle Province è un destino segnato, un muro contro il quale andare a sbattere. E che quindi, ecco spiegato l’attivismo amministrativo degli ultimi giorni, meglio spendere ora quello che è rimasto in cassa prima che sia troppo tardi. E se non proprio spendere almeno pianificare, contrattualizzare, mettere somme in sicurezza e in mani sicure così da creare rete, solidarietà, nuove o più forti amicizie in vista del-
I due si rincorrono a distanza marcandosi a uomo fino ad annullarsi del tutto Il rischio è, manco a dirlo, l'oblio. L'ennesimo autogol o se si preferisce il gol a porta vuota regalato al centrodestra. Un partito stretto in una morsa la cavalcata che Oliverio vuole fortissimamente e cioè quella per la presidenza della Regione. È così che si fa la politica dalle nostre parti e non da oggi, inutile stupirsi più di tanto. Del resto mezzo Pd, la cordata che s’aggrappa alle ambizioni di Oliverio, non ha alternative al progetto del presidente di San Giovanni in Fiore e abbozza in silenzio. L’altra metà del cielo, e cioè l’altra di cordata che s’affanna alle spalle di Ernesto Magorno, non solo non se la passa meglio ma allo stato non può nemmeno vantare un centro strategico di spesa come lo è di fatto l’amministrazione provinciale. Unica sorte in comune, tra le due cordate,
Mario Oliverio (a destra) e Ernesto Magorno
quella di vivere di luce riflessa rispetto ai “capi”. Oliverio e la sua campagna ambiziosa di autoascolto. E Magorno che silenziosamente lo marca a uomo senza ammetterlo nemmeno a se stesso. Fa il giro largo, dice di non essere interessato alla materia, giura di tenere solo alle sorti progressive del popolo calabrese e del più grande partito che lo rappresenta ma gli si allunga il naso e lo sanno più o meno tutti questo. Ha lavorato fin qui di fino nel dirottare i fari mediatici su Nicola Gratteri ben sapendo che non può essere della partita, a meno di una cooptazione renziana di altissimo livello. Gli serve occupare lo spazio, marcare una presenza di spessore non solo da contrapporre a Oliverio ma da sovrapporre se necessario. Se non riesce in questo progetto Magorno getterà comunque qualcuno in pista (a meno che non cada dal cielo, e da Roma, un oriundo di Calabria affezionato alla parlata fiorentina) e solo sul finale di partita, e sempre per amore dei calabresi, deciderà magari di sacrificarsi egli stesso per la finalissima. Il Pd di Calabria, stagione 2014, di questo vive. Altro non se lo può permettere allo stato attuale. Ad un’ambizione sfrenata si risponde con un’ambizione e mezza. Oliverio e la sua cordata da una parte, Magorno con la sua dall’altra. In mezzo, ostaggio, un partito intero. Un popolo, una vittoria a portata di mano, un rinnovamento in lista d’attesa. E meno male che il commissariamento è finito...
La griglia è pronta
L’incrocio di Rende
Non è facile comprendere il perché delle divisioni nel centrosinistra di Rende o meglio nel Pd. La ripresa dello scettro di comando della città dopo gli anni bui delle ultime 2 amministrazioni a firma Principe, dopo la fase di commissariamento, dopo l’annunciato pre-dissesto, suscita comunque numerosi interessi perché Rende è una città importante e di primo piano della Calabria. Ha rappresentato fin dal 1952, oltre i limiti territoriali e regionali, una scuola di buona amministrazione socialista sotto la guida di Francesco Principe. Principe aveva dato un indirizzo urbanistico ben preciso sul territorio e sulla tratta RogesQuattromiglia con il rispetto del verde. Poi ci sono stati gli anni di Sandro Principe che ha guardato al riequilibrio del territorio e ai punti di aggregazione che fino agli anni ‘90 hanno rappresentato gli aspetti positivi di una città ordinata. Fin dai primi anni 2000, anche per fatti non previsti e per la mancanza di una guida forte come nel passato, il Comune si è avviato verso un lento e inesorabile declino. Oggi, alla vigilia delle elezioni amministrative, le forze in campo si sono moltiplicate salvo qualche rinuncia in zona cesarini. Il Pd ufficiale ha presentato ieri all’Hotel San Francesco di Rende, davanti al gruppo dirigente e alla presenza dello stato maggiore dei renziani e del segretario regionale Ernesto Magorno, il candidato a sindaco il dottor Pasquale Verre (ex assessore della giunta Cavalcanti). Principe ha chiesto al segretario regionale Magorno di fare urgente chiarezza sulla situazione di confusione del Pd di
Rende. I cuperliani, invece, guidati in città da Venzo Morrone, hanno indicato alla guida della città l’ex assessore Fabrizio Totera sostenuto da 3 liste, mentre l’ala civatiana di Mimmo Talarico ha designato alla poltrona di primo cittadino l’ex consigliere Massimiliano De Rose. L’avvocato Marcello Manna, che ha annunciato da più giorni la sua discesa in campo alla guida di una serie di liste civiche, ha già raccolto il consenso di Forza Italia e dei Fratelli d’Italia e sta lavorando con grande impegno alla selezione dei candidati, mentre rimane incerta la posizione del nuovo centrodestra dei fratelli Gentile che in passato sono stati in alcune situazioni particolari vicini a Sandro Principe. Andrea Cuzzocrea con il suo Centro democratico che si richiama a livello nazionale a Bruno Tabacci viaggia grazie al sostegno di due liste. Entra nella competizione anche Eraldo Rizzuti, sostenuto dall’associazione culturale la voce, che si ispira ai sani principi della difesa e salvaguardia del territorio, al sostegno delle classi più deboli, alla rigenerazione della politica che parta dal basso e coinvolga i giovani e tutte le classi sociali per una rivoluzione culturale e di metodo di rappresentanza. Luca Pizzini invece guida il movimento di Orlandino Greco. Domenico Miceli, designato dal Movimento 5 stelle, ha iniziato un lavoro capillare sulla città sicuro di poter raccogliere i numerosi consensi di una città che ha iniziato da tempo a contestare tasse troppo alte e servizi inefficienti.
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Mezzoeuro Le eccellenze per sperare
Dieta mediterranea a rischio estinzione?
Marialaura Bonaccio
Giovanni De Gaetano
La storia ha sempre riservato molte sorprese per chi la guarda un po’ a fondo, e quella della medicina non fa eccezione, anzi. La Dieta mediterranea, bandiera del vivere, stendardo dell’italianità nel mondo, proclamata Patrimonio dell’umanità dall’Unesco, è in realtà una scoperta americana. Nonostante per secoli sia stata praticata nei Paesi del bacino mediterraneo, fu un medico dell’esercito statunitense a scoprirne il potenziale benefico per la salute. Accadde in Italia, dove nel 1944 arrivò il medico e fisiologo Ancel Keys (che molti militari nel mondo potrebbero non avere in grande simpatia per avere inventato la leggendaria "Razione K"). L’esercito americano lo aveva mandato a studiare la dieta dei soldati stanziati in Italia. Lo colpì un fenomeno decisamente strano: in Italia, dove le persone avevano ben poco da mangiare a causa delle difficoltà del dopoguerra, la gente moriva molto meno di infarto rispetto ai ben nutriti americani. Dopo aver deciso di vivere in Italia, a Pioppi, nel Cilento, arrivò a ipotizzare un ruolo chiave dell’alimentazione nella protezione o nell’insorgenza dalle malattie cardiovascolari. Nacque così il leggendario Seven Countries Study, una ricerca che coinvolse 12.000 persone in Giappone, Stati Uniti, Yugoslavia, Grecia, Germania, Finlandia e Italia. Grazie ai risultati dello studio, Keys e il suo gruppo di collaboratori arrivarono ad elaborare quello che noi oggi conosciamo come stile di vita mediterraneo: un’alimentazione ricca di fibre, frutta, verdura, legumi e pesce, ma povera di grassi e di carne rossa. Decenni di ricerche successive hanno confermato questa prima ipotesi, fino a far diventare la Dieta mediterranea una raccomandazione assoluta per ridurre il rischio cardiovascolare. Eppure oggi la Dieta mediterranea è a serio rischio proprio nella terra dove ha dominato per secoli. Secondo le ricerche condotte dai ricercatori dell’Irccs Neuromed di Pozzilli, sede del Progetto Molisani, uno studio condotto su quasi 25.000 persone proprio per esaminare i fattori in gioco nel determinare malattie croniche, le abitudini alimentari degli italiani si stanno muovendo in tutt’altra direzione. E prendono in prestito dagli americani, e dal Nord Europa in generale, le abitudini alimentari che Keys aveva messo al bando. Ma l’Italia sta già pagando il
Capirla a fondo per proteggerla Nell'Istituto Neuromed le ricerche su una delle armi più potenti per la salute, un'arma di cui si sta perdendo la memoria anche a causa della crisi economica prezzo, con l’evidente aumento dell’obesità tra i suoi cittadini, annuncio, se non profezia, di gravi malattie future, come quelle cardiovascolari ed i tumori. L’argomento è stato esaminato a fondo nel corso del recente congresso tenutosi al Neuromed su “Stili di vita e malattie croniche degenerative: focus sulla Dieta mediterranea”. E sul banco degli imputati è salita la crisi economica.
«La nostra prima ipotesi era basata su una constatazione piuttosto semplice - spiega Marialaura Bonaccio, primo autore di una ricerca proprio su questo argomento - e cioè l’idea che il rincaro dei prezzi dei prodotti alimentari e l’impoverimento progressivo della popolazione potessero spiegare il dilagante fenomeno di obesità che negli ultimi anni sta interessando soprattutto i Paesi del Mediterraneo, Italia su tutti. Abbiamo visto che le persone con un reddito basso seguono significativamente meno la dieta mediterranea rispetto invece a coloro che hanno una maggiore disponibilità economica. Dati che coincidono con un altro studio condotto recentemente in Spagna: per mangiare sano non basta solo la buona volontà ma serve anche un portafoglio adeguato». Chi vuole mangiare “mediterraneo”, insomma, deve spendere più denaro di chi invece opta per cibi che rientrano nel modello alimentare occidentale. Il risultato è una tavola con molti grassi, magari cibi pronti di poco costo e di facile preparazione. Ma non c’è molta frutta, e neanche verdura, pesce, legumi, tutti alimenti che possono incidere sulle finanze di una famiglia, e dai quali ci si separa. «Il risultato - dice il professor Giovanni de Gaetano direttore del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’Irccs Neuromed - è che nelle
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Sabato 19 Aprile 2014
Le eccellenze per sperare
Protezione per gli uomini
Gli antiossidanti della dieta mediterranea La dieta mediterranea, grazie alla sua ricchezza in verdure, frutta e oli vegetali, fornisce molti antiossidanti al nostro organismo. Ma non tutti i cibi sono uguali da questo punto di vista. Quindi una persona potrebbe seguire un’alimentazione sana, ma non assumere abbastanza antiossidanti. I ricercatori del Neuromed hanno raggruppato gli alimenti tipici dello stile alimentare mediterraneo in due categorie proprio da questo punto di vista. I più ricchi di antiossidanti sono le verdure a foglia larga, il pesce, i pomodori, gli agrumi, l’olio di oliva e le nocciole. Altri cibi, sempre considerati salutari, hanno un quantitativo di antiossidanti minore. Sono i legumi, la pasta, il latte o lo yogurt scremati, i funghi e la frutta diversa dagli agrumi. In base a questa divisione è stato possibile vedere, in particolare negli uomini, che coloro che consumano maggiormente gli alimenti più ricchi di antiossidanti hanno una pressione arteriosa più bassa ed un minore livello di infiammazione nell’organismo. Sono tutti indicatori di una maggiore protezione contro le malattie cardiovascolari come infarto o ictus cerebrale. Così, in quella che è già considerata una sana alimentazione, possiamo fare scelte ancora più precise, variando ciò che mettiamo in tavola proprio sulla base del suo contenuto in antiossidanti.
persone con basso reddito questo porta ad una prevalenza di obesità notevolmente più alta rispetto alle fasce benestanti. Tra i meno agiati, infatti, i problemi di peso riguardano il 36 percento, mentre osserviamo solo il 20 percento tra coloro che hanno maggiori risorse economiche Si tratta di un problema molto serio, che deve far riflettere non solo noi scienziati, ma soprattutto coloro che devono garantire il diritto alla salute per tutti i cittadini, indipendentemente dallo stato sociale ed economico. Accumulare prove a sostegno dei benefici della dieta mediterranea non basta più ormai. Dobbiamo assicurarci che tutti possano effettivamente seguirla». “Bye bye mediterranean diet”, hanno titolato negli Stati Uniti. Un addio che potrebbe non essere irreversibile, ma bisogna rispondere rapidamente al campanello di allarme che è già suonato da un pezzo. Al Neuromed il gruppo del Progetto Molisani continuerà a studiare gli effetti sulla salute di questa specie di miracolo della tavola, nato dalla povertà e dalla fatica dei campi. L’obiettivo è cercare di riportare sulle tavole degli italiani quella che potrebbe rappresentare una delle armi più potenti contro le malattie cardiovascolari ed i tumori. «In Italia - continua de Gaetano - il costo sociale dell’obesità è stato stimato in circa 8 miliardi di euro all’anno, pari quasi al 7 percento della spesa pubblica. Sono le spese per le cure di chi si ammala anche a causa di stili alimentari scorretti. Se la dieta mediterranea sparisce dalle nostre tavole, significa che l’intero apparato sanitario rischia di doversi fare carico di un peso che potrebbe non essere in grado di sopportare». La ricerca su questi argomenti diventa così uno strumento per salvaguardare la salute. Ed è qualcosa che il Neuromed fa tra le persone. Qualcosa che questa volta non è chiuso in un laboratorio pieno di strumenti, ma è scienza da fare in quel laboratorio naturale che sono le case della gente, le città piccole e grandi, i paesini di montagna. Ancel Keys morì alla ragguardevole età di 101 anni. È inevitabile pensare alla sua casa di Pioppi, alla sua tavola così mediterranea, immerso nella vita che aveva scelto. Avrebbe mai pensato che proprio in Italia avrebbe visto declinare ciò che lui aveva scoperto con intelligenza e duro lavoro?
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Sabato 19 Aprile 2014
Che sia la volta buona Con l'Arssa non si scherza più, è proprio finita e va in liquidazione definitiva giura il presidente della commissione Bilancio Imbalzano Ma lo scetticismo di fondo rimane «Con il parere obbligatorio e vincolante, previsto dalla legge 25/2013, espresso dalla Commissione da me presieduta, sull’articolazione e individuazione dei distretti nell’ambito delle singole Province, proposta dal direttore generale dell’azienda ‘Calabria Verde’ e con l’imminente approvazione del Programma regionale di sviluppo per il triennio 2014/2016, già fatto proprio dalla giunta regionale, si avvia operativamente il percorso di riforma dell’ex Afor ormai in fase di definitiva liquidazione». È quanto afferma il presidente della commissione “Bilancio, Attività produttive e Fondi comunitari” Candeloro Imbalzano. «La distrettualizzazione attuata in base alla superficie delle foreste nei rispettivi territori provinciali, alla distribuzione della forza lavoro idraulico-forestale e ad alcuni indicatori fisico-geografici, demografici, patrimoniali e socio-economici, ha visto la distribuzione di cinque distretti nella provincia di Cosenza, di tre in quella di Reggio, di due nel territorio di Crotone e di uno, rispettivamente, nelle province di Vibo e Catanzaro», aggiunge il presidente della II Commissione. «Abbiamo lavorato per tanti mesi sulla riforma della forestazione convinti, come siamo, che la collina e la montagna calabrese siano grandi risorse e rappresentino, con l’agricoltura, una delle grandi opportunità di sviluppo della nostra regione, capaci di dare risposte concrete anche in termini occupazionali», continua Candeloro Imbalzano. «La possibilità di mettere finalmente in campo una vera filiera del legno, di valorizzare le potenzialità ancora largamente inespresse del turismo montano e rurale e delle tante tipicità locali, enogastronomiche ed artigianali, va di pari passo con la nuova, moderna ‘mission’ di azienda ‘Calabria Verde’ e con il ruolo assai importante dei lavoratori idraulico-forestali, le cui funzioni per la mitigazione del rischio idrogeologico e per la prevenzione e la lotta agli incendi, rimane fondamentale per una regione che vanta un patrimonio forestale pari ad oltre il 40% del proprio territorio», incalza Candeloro Imbalzano. «La stessa approvazione definitiva in Commissione della legge che mira al potenziamento dei servizi di emergenza nelle aree montane, attribuendo un nuovo ruolo al Corpo del Soccorso Alpino in stretta interazione con il sistema della Protezione civile regionale - attraverso il possibile utilizzo di medici alpinisti e di tecnici di elisoccorso per interventi complessi ad alta quota, in parete, per incidenti nelle forre, di soccorso speleologico e di unità cinofile da ricerca in superficie - costituisce un elemento di garanzia per gli amanti della montagna», aggiunge ancora Imbalzano. «Anche per questo, stiamo lavorando alacremente, per verificare, dal punto di vista normativo, la possibilità di fare accedere al pensionamento anticipato, con i requisiti precedenti alla Legge Fornero, i dipendenti, non solo delle disciolte Comunità montane e per favorire, attraverso nuove risorse umane, un abbassamento ormai necessario dell’età media dei forestali calabresi», conclude il presidente Candeloro Imbalzano.
Stavolta si liquida davvero? La metastasi dei giorni nostri
Lavoro a picco, per la Cisl è tempo di strategie da “guerra” «I dati forniti da Eurostat confermano ancora una volta la gravità della crisi in cui versa la nostra regione. Ancora una volta ci viene restituita una fotografia impietosa sulle dinamiche sociali della Calabria che con un tasso di disoccupazione del 22,2% (2013) ci pone al livello più alto d’Italia, contro una media Ue del 10,8% e nazionale del 12,2%, con l’aggravante della disoccupazione giovanile che si attesta al 56%, a fronte di una media europea del 23,4% e del 40% italiana». Lo afferma Paolo Tramonti, segretario generale della Cisl Calabria. «Uno scenario veramente drammatico - prosegue Tramonti a cui si aggiunge l’enorme platea di lavoratori collocati negli ammortizzatori sociali, tradizionali e in deroga. A questo proposito la Cisl sollecita ancora una volta il Governo a stanziare con immediatezza le risorse necessarie per la restante parte 2013 e il 2014 già maturato. È arrivato il momento di adottare scelte e provvedimenti urgenti a livello nazionale e regionale. In particolare è necessario impegnare con urgenza tutte le risorse, comunitarie e ordinarie, per la definizione di un piano straordinario per l’occupazione e il lavoro in Calabria che punti alla creazione di nuovi posti di lavoro, alla trasformazione dei rapporti di lavoro precari in stabili, all’emersione e regolarizzazione delle migliaia di lavoratori in nero, alla ricollocazione produttiva dei lavoratori percettori di ammortizzatori sociali in deroga attraverso vere politiche attive. Per la Cisl lavoro e sviluppo devono camminare di pari passo ottimizzando, e non disperdendo, tutte le opportunità a disposizione, a partire dai fondi comunitari. Sul pieno e corretto utilizzo dei fondi europei, riprogrammazione 2007-2013 e prossimo ciclo 2014-2020, si gioca una sfida decisiva per la nostra Regione in termini di recupero dei ritardi strutturali e di superamento dei differenziali di sviluppo con le altre aree del Paese e dell’Europa. In questo contesto è indispensabile mettere in campo programmi e progetti ben definiti - conclude Tramonti - per rilanciare il sistema economico e sociale regionale con investimenti a sostegno delle filiere produttive e dei settori strategici (infrastrutturazione e messa in sicurezza dei territori, politiche sociali, politiche industriali, ambiente, agroalimentare, istruzione e formazione), con l’obiettivo di generare lavoro e occupazione». Intanto l’assessore regionale al lavoro Nazzareno Salerno, in merito al problema degli ammortizzatori sociali in deroga, ha dichiarato: «Più volte abbiamo indicato come quella degli ammortizzatori sociali in deroga fosse una vera e propria emergenza non solo con riferimento al costante aumento del numero di percettori ma anche relativamente alle insufficienti risorse». Ed ha aggiunto: «la questione riguarda la Calabria cosi come l’intero Paese; certo è che nella nostra regione - per le difficoltà storiche ed un sistema produttivo debole - questo problema ha ormai una dimensione che richiede interventi risolutivi ed immediati. La Regione per affrontare l’emergenza ha fatto uno sforzo straordinario con la delibera N. 127 del 08/04/2014 che ha reso disponibili 32 milioni di euro di cui 24 per le Politiche passive (pagamento sussidi) e 8 per le Politiche Attive; si tratta di risorse aggiuntive rispetto a quelle nazionali ma per garantire sostegni e sussidi a copertura dell’annualità 2013 il fabbisogno finanziario ammonta per la Calabria a 151 milioni di euro».
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Sabato 19 Aprile 2014
Sistemi innovativi Il progetto di aggregazione del sistema confindustriale calabrese trova sintesi con l’adesione ufficiale alla rete da parte di Confindustria Catanzaro
Finalmente è tutta Unindustria Arriva a compimento il progetto di aggregazione del sistema confindustriale calabrese che trova sintesi in Unindustria Calabria, con l’adesione ufficiale alla rete da parte di Confindustria Catanzaro. Nella sede nazionale di Confindustria a Roma, il presidente degli Industriali catanzaresi Daniele Rossi ha aggiunto la propria firma al protocollo già sottoscritto dalle Associazioni di Crotone, Cosenza, Vibo Valentia e Reggio Calabria. Presenti la vice presidente di Confindustria con la delega all’Organizzazione Antonella Mansi, il presidente di Confindustria Calabria Giuseppe Speziali, il Presidente di Confindustria Cosenza Natale Mazzuca, in rappresentanza anche dei presidenti Cuzzocrea, Gentile e Lucente, i direttori di Confindustria Catanzaro Dario Lamanna e di Cosenza Rosario Branda. Si tratta di una ulteriore accelerazione al progetto, disegnato e condiviso da più tempo dai vertici e dalle strutture delle Associazioni degli industriali presenti in Calabria ed incoraggiato dai vertici nazionali di Confindustria, secondo cui «costituisce un esempio estremamente interessante perché - ha dichiarato la vice presidente all’organizzazione di Viale dell’Astronomia, Antonella Mansi - si parte dalla sperimentazione di modalità condivise di lavoro comune, individuando un percorso molto dettagliato e specifico per tutte le attività ed i servizi che saranno gestiti in una progressiva logica di integrazione e di maggiore efficacia ed efficienza». Per i presidenti delle cinque Associazioni «con questo progetto siamo impegnati a contribuire all’affermazione di un sistema imprenditoriale innovativo, sostenibile e aperto verso i mercati internazionali, partecipe del processo di sviluppo della società, capace di promuovere la crescita economica, sociale, civile e culturale del territorio e dell’intero Paese. Le nostre organizzazioni sono tra le protagoniste attive e positive del processo di ammodernamento e di riforma avviato da Confindustria che - continuano i presidenti Cuzzocrea, Gentile, Lucente, Mazzuca e Rossi- come ha avuto modo di spiegare il numero uno di Confindustria Giorgio Squinzi, tende a rispondere con efficacia alle reali esigenze delle imprese associate e ad un contesto socio-economico profondamente mutato entro il quale Confindustria si propone di rappresentare un esempio propositivo per il Paese ed essere ancora il punto di riferimento per quanti hanno a cuore il rilancio del sistema imprenditoriale italiano».
Da sinistra Lamanna, Rossi, Mazzuca, Mansi, Speziali e Branda
Li ha presentati Trematerra
I primi bandi per l’agricoltura L’assessore regionale all’Agricoltura Michele Trematerra è intervenuto sulla nuova programmazione dei fondi comunitari nello sviluppo rurale, attraverso i primi bandi relativi al periodo 2014/2020, riferiti a domande di conferma di impegno e di inizio impegno delle misure a superficie, relative all’Asse II, “Miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale”. In particolare, le misure interessate sono la 211 (Indennità compensative degli svantaggi naturali a favore degli agricoltori delle zone montane), la 212 (Indennità compensative degli svantaggi naturali a favore degli agricoltori delle zone caratterizzate da svantaggi naturali, diverse dalle zone montane), la 214 (Pagamenti agro ambientali: Agricoltura e zootecnia biologica; Buone condizioni agronomiche ed ambientali; Salvaguardia della biodiversità animale; Cura e mantenimento del paesaggio rurale; Conversione colturale da seminativi a pascolo, prato pascolo, prato; Sostegno di colture a perdere finalizzate alla protezione degli habitat faunistici), la 215 (Benessere degli animali), la 221 (Primo imboschimento di terreni agricoli) e la 223 (Primo imboschimento di superfici non agricole) del Psr Calabria che, pur facendo capo al regolamento comunitario della precedente programmazione - e quindi in attesa che vangano presentati ed approvati i nuovi programmi di sviluppo rurale graveranno sulle risorse del Psr 2014/2020. «Per l’annualità 2014 - ha reso noto l’assessore Trematerra - sono stati stanziati ben 31 milioni di euro, mentre l’impegno reale consisterà in oltre 35 milioni. Per quanto riguarda invece la Misura 214, l’impegno, di 20 milioni di euro per il 2014, si protrarrà nei quattro anni successivi. Mi preme sottolineare - ha affermato ancora l’assessore - la rapidità del dipartimento Agricoltura nel pubblicare questi primi bandi della nuova programmazione. Innanzitutto perché diamo prova del fatto di essere già pienamente operativi per quanto riguarda la programmazione 2014/2020, e nel caso specifico delle misure a superficie interessate, rientriamo perfettamente nei tempi stabiliti dal regolamento comunitario e diamo quindi alle aziende agricole e forestali calabresi la possibilita’di non perdere l’annualità 2014». Un grande risultato, insomma, raggiunto dal dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione che sta dimostrando con fatti tangibili e concreti di voler snellire ed accelerare le procedure burocratiche, per dare un reale supporto al comparto agricolo e forestale della regione. Sono circa dodicimila, infatti, le aziende interessate alla pubblicazione di questi nuovi bandi, che spaziano dal comparto olivicolo, a quello agrumicolo, dalla zootecnia, al settore dei cereali, a quello forestale».
Michele Trematerra
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Sabato 19 Aprile 2014
Il verde che non guasta mai Protocollo d'intesa fra assessorato all'Urbanistica e Agricoltura per valorizzare le aree incolte urbane e periurbane Recentemente la Giunta regionale della Calabria, al fine di valorizzare e ridisegnare gli spazi liberi, le aree incolte abbandonate, le zone delle periferie urbane e perturbane, ha lanciato l’idea della sottoscrizione del protocollo degli ‘orti urbani’. L’idea progettuale, in base a quanto hanno dichiarato gli assessori all’urbanistica e all’agricoltura, è destinata a generare scambi, collaborazioni e cooperazione tra i soggetti firmatari, al fine di creare una maggiore interazione fra i cittadini, per valorizzare gli spazi urbani, il territorio, il paesaggio e le istituzioni.
Mettete un orto tra i palazzi... Il pensiero progettuale si prefigge di coinvolgere associazioni, consorzi, Comuni, condomini, volontariato e quanti altri fossero interessati, utilizzando una misura dei fondi europei, attraverso leggi adeguate, con la fattiva collaborazione gli assessorati regionali urbanistica e governo del territorio ed agricoltura, diretti rispettivamente da Alfonso Dattolo e Michele Trematerra. L’idea progetto prevede, fra l’altro, l’individuazione, la creazione e la valorizzazione agricolopaesaggistica degli spazi pubblici urbani e periurbani, al fine di ricucire le linee guida del Quadro regionale territoriale e la valorizzazione del territorio, attraverso la rigenerazione del paesaggio per migliorare la qualità della vita a livello generale. Su queste argomentazioni abbastanza condivisibili il nostro giornale è intervenuto più volte e pensiamo sia ancora utile ritornarci e per tali ragioni, anche perché trattasi di questioni di rilevante attualità, abbiamo intervistato il nostro collaboratore, agronomo Giovanni Perri, esperto di politiche agricole a ambientali. Dottor Perri, quale è la funzione degli orti urbani nelle aree agricole ubicate in prossimità dei contesti abitativi e nelle aree periurbane? Gli orti urbani sono solitamente aree ubicate in prossimità di strutture produttive o abitative che tendono a diventare sempre più urbane, utilizzate per la coltivazione di ortaggi per esigenze familiari e/o di vendita diretta per il mercato locale. Sono spazi indistinti e mescolati in una realtà che funge da ricucitura fra la periferia della città e la campagna. Solitamente si tratta di piccoli appezzamenti, con ordinamenti produttivi basati su diverse colture attuate nel corso delle quattro stagioni, alla cui conduzione è direttamente interessato il capo famiglia con l’ausilio spesso dei propri familiari. Svolgono sempre e comunque un’importante funzione sociale strettamente connessa ad incrementare il magro reddito della famiglia diretto-coltivatrice. Quali sono le aree dove sono maggiormente con-
centrati gli orti urbani? In Calabria ed in provincia di Cosenza le aree destinate a coltivazione a “orti urbani” sono generalmente ubicate in prossimità del reticolo stradale, sovente nei greti e nelle golene dei principali corsi d’acqua. In linea del tutto generale, qual è la funzione degli orti urbani? La funzione degli orti urbani non è solo legata alla produzione degli ortaggi di stagione, genuini perché non contengono l’impiego di sostanze chimiche ed antiparassitarie, ma anche quella legata allo svago ed al godimento del tempo libero da trascorre all’aperto ed alla possibilità di intrecciare amicizia con i vicini. Tutto ciò ovviamente nell’ottica di esaltazione del ruolo della campagna e della creazione di sinergie fra cultura urbana e rurale. Quali sono le esigenze abitative dei proprietari o dei titolari degli orti urbani? Le esigenze abitative di espansione urbana hanno sempre di più allontanato le campagne che si sono trasformate in nuove periferie e spazi incolti ed innescato sottrazione di terreno per trasferimenti irreversibili ad uso extragricolo. Tutto ciò è avvenuto sacrificando spesso i fabbisogni di risorse naturali come le aree protette, le oasi naturali, i parchi ed i giardini, che il settore agro-forestale e la collettività hanno dovuto pagare sull’altare del progresso economico, ma sicuramente non sociale. Presidente Giovanni Perri, quanto Lei ha affermato vuol dire esattamente che c’è stato uno spreco di suolo agricolo che si è consumato sull’altare del cosiddetto progresso urbano? In parte, e non sempre e dappertutto, si è purtroppo verificato quanto sopra appena evidenziato. Infatti accanto allo spreco di territorio agricolo, ai fenomeni di degrado e di abbandono delle aree ubicate in prossimità delle cinture periurbane, si è assistito ad un caotico e disordinato eccesso di urbanizzazione, favorito probabilmente dai ridotti
costi infrastrutturali meno elevati, cosicché si è notevolmente indebolito il potenziale produttivo ed ambientale del settore agro-forestale, delle aree protette e dei parchi. Quale contributo, invece, poteva dare la politica urbanistica per uno sviluppo armonico ed equilibrato del territorio edificato, edificabile e dello sviluppo delle aree rurali prossime alle cinture urbane? La cultura urbanistica è stata, almeno nel passato, orientata e finalizzata al soddisfacimento delle esigenze delle aree edificate, che quando si è interessata dello sviluppo delle aree rurali, almeno per il passato, vi ha trasferito le stesse logiche e procedure, consumando i terreni agricoli migliori e pianeggianti, alterando così in modo permanente ed irreversibile gli assetti produttivi e gestionali costituiti nei secoli di duro ed intenso lavoro. Dottor Perri, Lei che insieme ad altri esponenti del mondo professionale ed istituzionale calabrese, ha fatto parte della Commissione urbanistica regionale per l’elaborazione delle “linee guida della LR n. 19/02”, ci può dire in estrema sintesi cosa si può ancora fare per tutelare e salvaguardare le aree agricole e forestali della Calabria? Il territorio agro-forestale, a causa dell’eccessiva attività antropica, è diventato sempre più urbano, le città sempre più periferie, con una realtà agricola in forte declino, con spazi confusi ed uso dei suoli in un certo confusi e mescolati, come se si trattasse di realtà territoriali dominati dall’incertezza utilizzativa tanto alla città quanto alla campagna. In questo contesto gli orti urbani hanno tutte le caratteristiche per essere in grado di potere avviare a soluzione non già idee progettuali di contrappostone e di contrasto fra città e campagna, bensì svolgere un ruolo positivo per esaltare e ricucire i valori della campagna urbana, il paesaggio e l’ecologia fra territorio e società. a cura della redazione di Mezzoeuro
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