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numero 5 - Anno 13

Sabato 1 Febbraio 2014

settimanale d’informazione regionale

Voce Con il rapper Kiave ai giovani potere alle parole www. mezzoeuro.it

Piano anticorruzione a Palazzo dei Bruzi

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Sabato 1 Febbraio 2014

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Il legno storto

Anomalia italiana: braccato dalle leggi legittimato dalla politica Con quello che continuiamo a chiamare il Cavaliere,ma non si sa bene se il titolo gli spetti ancora,un teorema assai complicato ribalza nel ragionamento politico: la politica finisce per servirsi della Giustizia per dare risposta a problemi che stenta a risolvere, al tempo Mezzoeuro stesso chì pensa di aggirare la legge o sottrarsi ad essa, guarda Fondato da Franco Martelli alla politica come uno strumento in grado di sortire quegli Ediratio effetti. Valga una situazione italiana: con l’uso della politica, Direttore responsabile Domenico Martelli un partito personale, il consenso elettorale-, Berlusconi ha Registrazione potuto sempre far passare come persecuzione, come una lesione Tribunale di Cosenza n°639 della democrazia, le condanne (molte delle quali evitate del 30/09/1999 con le tante prescrizioni) per i suoi numerosi reati; dal canto Redazione e amministrazione suo la politica incapace di metterlo fuori gioco come leader via Strada Statale 19 bis, 72 87100 Cosenza politico, ha sempre aspettato che la magistratura supplisse Responsabile settore economia a quella inettitudine e gli consegnasse ammanettato Oreste Parise quell’invincibile capo politico. Una simile situazione la stiamo Progetto e realizzazione grafica vivendo da anni e quando sembra di essere giunti al capolinea, Maurizio Noto la corsa non è ancora terminata. Dal 2 agosto dell’anno passato, telefono 0984.408063 fax 0984.408063 data della sentenza definitiva della Cassazione per il reato di e-mail: ediratio@tiscali.it frode fiscale di Berlusconi, alla fasi che stanno facendo seguito Stampa (applicazione della Legge Severino, decadenza dal Senato, Stabilimento tipografico De Rose, Montalto (Cs) domiciliari o sevizi sociali per il condannato, e via tutto il resto Diffusione da venire), il capitolo rimane aperto se il Cavaliere può credere Media Service di Francesco Arcidiaco di essersi intestato il ruolo di “padre costituente”, chiamato a telefono 0965.644464 fax 0965.630176 dare il consenso decisivo a riforme istituzionali e costituzionali, Internet relations N2B Rende e di poter guidare una campagna elettorale. Nella specificità Iscritto a: del caso, il ruolo politico di Berlusconi capo di un partito di Unione Stampa Periodica Italiana proprietà sua è come se gli stesse concedendo la facoltà di presentarsi in una condizione che non è quella del pregiudicato, e proprio per il consenso elettorale ricevuto: fa una trattativa politica, mette veti, ipoteca il futuro delle elezioni in Italia, n. 12427 dando il suo appoggio determinante ad una legge di riforma editore

di Franco Crispini

Occorrerebbe rendersi conto, occorrerebbe che Renzi, neosegretario del Pd, soprattutto che è entrato in “profonda sintonia” con lui, se ne rendesse conto subito (ma oramai c’è poco tempo), che si sta dando modo ad un pregiudicato più che ad una forza politica, ad una FI che evidentemente non può avere un altro che la rappresenti, di condizionare atti legislativi capace di dare un corso nuovo alla politica nel nostro Paese. Inoltre, il condannato, gloriandosi della riconsacrazione ricevuta e cogliendo l’occasione per attaccare, come sempre, una magistratura che non gli riconosce il ruolo meritorio che ha avuto e continua ad avere, si prepara a cogliere, come i sondaggi gli predicono (per la coalizione del centrosinistra di Renzi registrano invece una flessione), una vittoria piena in elezioni che dice di volere presto, anche se non può non sapere che non vi si potrà candidare. La situazione che si sta vivendo è dunque questa, e se l’elettorato berlusconiano può cadere vittima dell’illusione che il leader è sempre in sella,è sempre lui a fare le carte, a fare il bello e cattivo tempo, nonostante tutto, il popolo democratico e di centrosinistra, per contro, morde il freno, ingoia un brutto rospo, non tollera che una legge dello stato debba essere confezionata secondo il volere di chi proprio dalle leggi viene privato di ogni agibilità politica. Renzi certamente doveva cercare un punto di intesa con un gruppo parlamentare consistente e determinante per mandare in porto un disegno di riforma elettorale, ma parimenti doveva cercare di frenarne il potere condizionante e avvertirlo di non sbandierare ai quattro venti un suo merito storico che ora con un “avversario” cambiato (più malleabile) gli può essere riconosciuto: una vittoria sua dunque da rivendicare fino all’ultimo con concessioni (soglia per il premio di maggioranza: 35% o 375 o 38% ? E altro) che possono venirgli solo strappate. Renzi può consentire che Berlusconi lo presenti come un suo “facsimile”, che lo isoli dall’intera storia del Pd e lo indichi anche come un suo possibile partner? Renzi deve cercare di far cadere questa lettura che il pregiudicato dà di un contatto, magari troppo generoso, col “proprietario” di un partito mancante di una altra figura che lo rappresentasse, al solo fine di creare un larghissimo consenso attorno alle legge di riforma elettorale. Il segretario del Pd però doveva aspettarsi che un personaggio di quel genere alla fine divulgasse di quell’incontro una versione artefatta, finalizzandone i significati ai suoi disegni. È sperabile che il raggiro messo in atto dal Cavaliere sia il meno dannoso possibile al Pd ed al suo giovane segretario, che non si sia risolto in un irreparabile passo falso. Ma poi: sono finite tutte le sorprese per Renzi? Il voto segreto in Parlamento non ha alcuna incognita? Può darsi che solo alla fine della vicenda si saprà qualcosa di più sulle intenzioni che hanno mosso l’abile Cavaliere.


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Sabato 1 Febbraio 2014

Gli hanno trovato la tessera in tasca

Il gattopardo vota Pd Lentamente ma progressivamente le anime in pena del partito tentano l'inversione a "U", lo spostamento tra le braccia di Renzi. La manovra non è semplice e non è priva di rischi. Ma per molti non ci sono altre vie d'uscita all'orizzonte. Basterà per rimanere a galla? Fra un po’ finirà che sotto la giacca di ognuno dei paladini del Pd di casa nostra spunterà la maglietta viola della Fiorentina. Tutti in curva Fiesole dopo un giro a piedi alla vecchia stazione della Leopolda. Ognuno dirà che c’ha sempre tifato in cuor suo sin da piccolo per i Viola, come non credergli. Tomasi di Lampedusa dalla terra calda di Sicilia credeva di aver descritto il massimo del trasformismo ma non aveva fatto i conti evidentemente con i “nostri” del Partito democratico. Che lentamente, chi più chi meno, chi prima chi dopo, chi in un modo e chi in un altro, chi riuscendoci e chi no, chi per vincere e chi per non morire, si stanno dirigendo tutti verso la parlata fiorentina. Grandi manovre in corso e sotterranee dentro la pancia in subbuglio di un partito che dopo quattro anni arriva finalmente alla conta ma ci arriva, timoroso e poco virile, nel momento peggiore della sua rappresentatività. Non ingannino i quattro candidati alla segreteria (qualcuno si chiamerà fuori proprio per le “inversioni”. Un nome a caso: Villella?). E non inganni il presidio a colpi di inchiostro sulla stampa. Mai come stavolta l’esposizione mediatica del partito e il proliferare dei candidati alla segreteria è inversamente proporzionale al peso specifico e alla portata delle idee in campo. In una parola, allo stato di salute che non è buono. Più candidati in una terra dalla paura matta di rimanere senza poltrone vuol dire poi il “mercante in fiera” dei voti prima di essere presi, le trattazioni, i patti segreti, le trasmigrazioni. E per evitare il mercimonio d’insieme a poco servirà e appassionerà la composizione di una gigantesca assemblea regionale che dovrebbe essere composta da un numero di membri sconsiderato in tempi di antipolitica e pomodori fuori i portoni. Ma tant’è. Il Pd di Calabria procede per la sua strada e a chi lo guarda disincantato magari dal di fuori altro non appare che un corpo impaurito dal futuro e costretto all’autoconservazione. Il più forte del momento prova a garantire il più debole. Non tiene al suo futuro. Lo vuole solo comprare ma tanto basta per provare ad andare avanti. Ci provano tutti perché poi c’è un dramma nel dramma nell’autoconservazione illimitata. In molti casi c’è un posto di lavoro da salvare, l’unico mai perseguito. E se non è da salvare è da conquistare nel senso che altro non si saprebbe cosa fare nel bel mezzo della carriera.

Matteo Renzi A sinistra, Ernesto Magorno e Bruno Villella

È il bello, o il drammatico, della politica contemporanea che poi a queste latitudini vuol dire spesso un ufficio di collocamento un tantino più remunerativo di quello canonico. Ma c’è anche questo nella partita del renzismo dilagante e si sbaglierebbe non poco a sottovalutarlo come dato. Dopo un primo momento nel quale la vittoria dell’Immacolata pareva potesse essere smerigliata, sfibrata in giro per le periferie Renzi ha invece imposto un’accelerazione al suo partito che ha messo sotto choc le frontiere. Una sorta di stress test che poi era quello che voleva ottenere. Il risultato minimo è stato quello di spaventare i suoi oppositori sparsi in giro fino a vederseli uno dopo l’altro uno potenzialmente più renziano dell’altro. Vale questo a Roma e vale soprattutto in Calabria dove la cordata che si è opposta e si oppone ancora formalmente a Magorno non è nata per esigenze politiche ma, inizialmente, per puro spirito di sopravvivenza. Per rimarcare un’appartenenza che, oggi come oggi, ognuno farebbe carte false in cuor suo perché non venisse nemmeno più ricordata. Ora il punto non è cambiare pelle, cambiare prospettiva e nemmeno cambiare idea se rimane vera, come deve, la massima che vuole che solo gli stolti non la cambiano. E non è nemmeno ammettere senza dirlo che una linea politica (e relativi compagni di merenda) era e rimane una strada sbagliata, miope. Dopotutto, e senza facile ironia, il Pd è un solo partito e non deve fare spe-

cie più di tanto se ci si muove sempre all’interno della stessa bandiera. Il punto è semmai un altro. Di metodo, di forma, ma anche di sostanza. Il punto è, alla fin fine, provare a capire cos’è davvero Renzi e cosa vuole davvero per il futuro del suo partito. Lo vuole diverso, dice. Unito in prospettiva. Al servizio della società, quasi l’ultima chance per se stesso e per il Paese. Ma con chi lo vuole questo partito? Con tutti mescolati poi nell’indistinto della commedia all’italiana? Tutti con Renzi vuol dire che poi Renzi è di tutti e per tutti? Bastava sostituire il nome di un leader per cambiare vestito a tutti gli altri? O c’è semmai un percorso, un criterio di individuazione dei profili tutto nuovo che il segretario va ricercando? Quale criterio si userà per l’individuazione dei candidati al consiglio regionale, al Parlamento europeo o a quello italiano? Quale per i sindaci? Renzi vuole davvero un partito nuovo o più semplicemente si accontenterà di un nuovo partito con le facce di sempre? E chi localmente s’è presa la briga di rappresentarlo in franchising ha il mandato per imbarcare tutti i naufraghi o per selezionare chi sa nuotare davvero? Sa bene, chi lo rappresenta, che potrebbe essere lui a rimetterci un giorno? Ma tutto dipende da Renzi alla fine. Da chi è davvero Renzi. Da cosa vuole Renzi. E se è solo minimamente quello che sta stendendo le liturgie romane della politica una idea ce la si può fare anche in periferia su come andrà a finire. Il gattopardo di Lampedusa potrebbe non bastare...

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Sabato 1 Febbraio 2014

Mezzoeuro Il rinnovamento di casa nostra

Pino Galati e Tonino Gentile

Tonino fa il renziano (al contrario) Lo schema furbo dovrebbe essere questo se non abbiamo capito male. Se a Roma funziona che chi detiene il mazzo di carte in mano in termini di rappresentanza parlamentare e di potere specifico tende una mano al principale partito dell’opposizione per la “stagione delle riforme” perché allora non adottare la stessa tecnica anche in Calabria? E poco importa se la proposta non viene dal presidente del Consiglio o dal presidente della Regione, infondo non è sempre detto che comandano loro poi alla fin fine. L’importante, come Renzi ha dimostrato ampiamente, è rompere il ghiaccio, fare la prima mossa. Sparigliare i giochi, spiazzare avversari e alleati, finanche il primo ministro o il governatore. Il sindaco fiorentino a capo del suo partito ha fatto così, anche alle spalle del premier che porta la croce. E Tonino Gentile dalla Calabria, giusto per tornare a casa nostra, coordinatore del Nuovo centrodestra ma non presidente della Regione, prova a fare altrettanto. Dovrebbe toccare al presidente Scopelliti o a chi siede con virilità in consiglio regionale tendere la mano all’opposizione ma invece lo fa lui, il senatore Tonino. Facciamo un tratto insieme per la “stagione delle riforme” dice Gentile a quelli del Pd che siedono in consiglio regionale. Un pezzo di strada quasi “civico” e necessario, lascia intendere. «In questi tre anni e mezzo - scrive Gentile in una nota - molte riforme di rilievo sono state partorite dal consiglio regionale, altre ancora restano da fare e sarebbe importante farle insieme a un Partito democratico che seppellisca l’ascia e che dia spazio e risalto ai suoi uomini più moderati. Ci sono da definire spazi e terreni di sburocratizzazione e nuove forme di partecipazione - continua ancora - cosi come è necessario dare un imprinting finale all’organizzazione della filiera dei passaggi previsti per i fondi comunitari. Io credo - afferma Gentile- che questo sia un terreno dove possano sperimentarsi convergenze e intese che rispecchino il senso di responsabilità dei nostri partiti. È auspicabile che dal congresso regionale del partito democratico - continua Gentile - al quale guardiamo con rispetto escano idee più in linea con i cambiamenti avvenuti nella politica nazionale che

Il senatore Gentile coordinatore regionale del Nuovo centrodestra tende una mano all'opposizione del Pd in Regione. Facciamo le riforme insieme, dice Ma non è dato sapere cosa nasconde in verità la proposta. Certo è che Forza Italia non dovrebbe gradire molto... non con l’esasperazione del muro contro muro che serve solo a delegittimarsi reciprocamente. Lo stesso discorso vale per la sanità su cui saranno concentrati tanti sforzi e rispetto alla quale il 2014 segnerà un primo, netto miglioramento dei servizi da erogare. La gente non ci chiede né illusioni né bugie ma sobrietà e impegno e lo fa partendo dai bisogni principali a cui la politica deve rivolgersi senza infingimenti. Non c’è spazio per le guerre personali né per il nullismo che si nasconde dietro le figure carismatiche-conclude Gentile- ma è tempo di essere reciproci protagonisti di un senso di responsabilità non più eludibile». Non fossero parole siglate da Tonino Gentile (con tutto il rispetto che si conviene, nel bene e nel male) verrebbe da pensare che con una seduta spiritica è spuntato fuori Nelson Mandela. Sobrietà ecumenica e sguardo lungo all’indirizzo del vivere civile sembrano fare a cazzotti con il Tonino ostinatamente militante che spesso il gran-

de pubblico non ha avuto il piacere di conoscere. Dev’essere il clima da dopoguerra che si respira in giro ad averlo condotto su più miti consigli sul piano caratteriale eppure, giusto per non perdere il vizio a pensar male, un paio di pensierini retrospettivi non è sbagliato farli lo stesso nonostante cotanta saggezza. Il senatore Gentile intanto con la proposta autorevole che ha lanciato mette in chiaro una cosa. Il Nuovo centrodestra, anche se numericamente di poco inferiore in aula rispetto a Forza Italia, detiene il mazzo di carte in mano. Ha il potere dei principali assessorati, il presidente, la “vigilanza” del vicepremier Angelino Alfano che tra l’altro sarà in Calabria sabato prossimo. Come a ribadire, cari forzisti, voi se volete remare remate pure in coda, il timone è in mano a noi fino a prova contraria. E chi ha orecchie per intendere, Pino Galati per esempio che s’era messo di tanto in tanto a chiacchierare con Scopelliti, intenda. Fintanto che c’è questa maggioranza in Regione la danza la mena il Nuovo centrodestra, dice senza dirlo Gentile. E a noi tocca anche provare a gettare in pista la “stagione delle riforme” con il Pd e poco importa se poi non portano a niente, non se ne accorge nessuno perché ormai nessuno si aspetta niente dall’Astronave di Palazzo Campanella. Altro messaggio subliminale poi iniettato dal senatore è invece diretto al cuore di Scopelliti, proprio lui. Ed è qui che Tonino diventa “renziano” nella tecnica e nella finalità. La apro io la stagione, se si aprirà mai, con il Pd dice sostanzialmente il senatore. Non tu, caro Scopelliti che pure in passato (con Adamo soprattutto ma anche con Principe) non hai avuto rapporti per niente pessimi con qualcuno di loro. Tocca a me che sono il leader del partito di Alfano e questo nonostante sia tu (Scopelliti) governatore e sia sempre tu più intimamente amico del vicepremier di quanto non lo sia io. Hai capito il senatore Tonino. L’ecumenico, il razionale, il “renziano”. Quando serve sa fare anche “il fesso per non andare in guerra”.


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Sabato 1 Febbraio 2014

Incidenti fuori onda

Lo sputo del Principe La querelle spiacevole tra il capogruppo regionale Pd e il giornalista Antonio Ricchio È finito sulle pagine dei giornali nazionali lo sputo lanciato da Sandro Principe in direzione del giornalista Antonio Ricchio del Corriere della Calabria. L’occasione ha dato modo a Il Fatto quotidiano di pubblicare un curriculum avvelenato sulla carriera politica di Principe rimestando in vicende giudiziarie del passato. Non era il caso, forse, ma resta la gravità del gesto e del comportamento del dominus di Rende, antico casale di Cosenza eletto a “principato” in virtù del dominio assoluto e incontrastato esercitato da Principe in un arco di 50 anni. L’incidente è avvenuto in un hotel di Lamezia dove stava per svolgersi un’assemblea dei “renziani” alle prese con le manovre per il congresso del Pd e per l’elezione del segretario regionale. Secondo la ricostruzione più accreditata dell’incidente, Antonio Ricchio era nella hall dell’hotel ad osservare l’arrivo dei partecipanti alla riunione e, vedendo arrivare Principe, ha accennato ad un saluto di circostanza. Per tutta risposta Principe si è lasciato andare ad una reazione imprevedibile, lanciando uno sputo in direzione del giornalista. Lasciando da parte le manifestazioni di solidarietà arrivate a valanga ad Antonio Ricchio e al Corriere della Calabria di cui Ricchio è una delle penne più puntute, ci si è chiesto a cosa fosse dovuta una reazione così irrefrenabile da parte di Principe. Bisogna allora andare a rileggersi il pezzo fatto da Ricchio sulla situazione politica di Rende dove in primavera bisognerà eleggere sindaco e nuovo consiglio comunale. Il quadro politico è confuso e Ricchio ha cercato di spiegarlo ricostruendo le vicende che hanno portato alla commissione d’accesso per l’ipotesi di infiltrazioni mafiose nell’amministrazione e, dopo le dimissioni del sindaco Cavalcanti, allo scioglimento del consiglio comunale. Niente di nuovo, in fondo, rispetto a quanto già abbondantemente pubblicato sulla vicenda dalla stampa locale. Né è pensabile che possa avere irritato Principe la considerazione che la composizione del quadro politico rendese è frastagliata e non vi è alcuna certezza che Principe possa nuovamente imporre agevolmente il suo dominio. La possibilità che si vada al ballottaggio è credibile e forse è questa ipotesi avanzata da Ricchio che può aver fatto saltare i nervi a Principe. Ma lo sputo non è comunque giustificato, non solo per la volgarità del gesto ma per il modo di porsi rispetto al diritto dei giornalisti di informare e sviluppare analisi. Un gesto che può costare caro politicamente a Principe in un momento in cui la nuova appartenenza “renziana” lo autorizzavano a guardare con ottimismo al futuro. Un membro della direzione nazionale del Pd che prende lo scivolone dello sputo in direzione di un giornalista è incidente difficilmente perdonabile. Né risulta che i prìncipi, al tempo delle monarchie dinastiche, coltivassero il vezzo di sputare in direzione di chi manifestava dissenso. Non c’era dissenso, si potrà osservare. Appunto. Sandro Principe non ha mai tollerato il dissenso, sotto qualsiasi forma. Lo confermano i suoi migliori amici.

Sandro Principe e Vittorio Cavalcanti Alle loro spalle Antonio Ricchio In basso, il Comune di Rende

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Sabato 1 Febbraio 2014

E senza salvagente

Due uomini in mare

Giacomo Mancini e Mimmo Tallini

Se tutto andrà bene, nel senso che si troverà riparo in qualche modo alla figura di merda, la giunta regionale ne uscirà con due naufraghi in più (Mancini e Tallini) e un nocchiero in meno (Scopelliti). Ma se la faccenda monta, e il clima generale lascia pensare che andrà così, e i grillini incalzano come solitamente fanno non è dato sapere in quale mare in tempesta finirà la regnanza regionale nel breve volgere di qualche ora. Tre gli attori metaforici in campo in questa faccenda che è grottesca in ogni sua angolazione. Una coppia consolidata di assessori (Mancini e Tallini appunto). Il presidente Scopelliti. E il Movimento Cinquestelle. Campo da gioco il porto di Gioia Tauro, riemerso alle cronache di queste ore per l’ansia che circonda l’arrivo delle armi chimiche siriane da sterilizzare, come è noto rospo da ingoiare senza remissione di peccati perché così vuole il governo di Letta e soprattutto di Angelino Alfano. Dateci le armi ma anche zone franche speciali nel porto, aveva tuonato a metà tra provocazione, folgorazione e mercante in fiera il governatore. Ma poi davanti al ministro Lupi, monomandatario di Angelino, poco altro ha potuto se non cedere alle ragion di stato del Nuovo centrodestra. Fin qui la minicronaca di una piaga senza cerotti ma è ad un certo punto che i due assessori di cui sopra tirano fuori (copiandola) la pensata (per niente supportata da elementi tecnici). Se volete portare qui le armi siriane dateci in cambio i lavori per lo smantellamento della Costa Concordia, la nave di Schettino. In ballo ci sono posti di lavoro e centinaia di milioni di euro, tuonano i due. La proposta non è così per niente gettata in mare che diventa carta scritta nel corso dell’ultima seduta della giunta regionale. «Con un ordine del giorno - si legge nel documento - si chiede al presidente del Consiglio dei ministri Enrico Letta che le operazioni di smantellamento e smaltimento della Costa Concordia vengano effettuate nel porto di Gioia Tauro. Queste operazioni - secondo Mancini e Tallini - comporteranno un giro di affari che si può valutare in circa cinquecento milioni di euro e circa due anni di lavoro per centinaia di addetti, oltre che un forte impatto sull’indotto ed un evidente ritorno in termini di attenzione mediatica, proveniente da tutto il mondo. In questo quadro la scelta di Gioia Tauro - continuano - confermerebbe un’attenzione particolare, da parte del governo nei confronti della nostra regione e del suo principale porto. Questa scelta non deve costituire una sorta di contropartita all’indicazione di Gioia Tauro quale si-

Giacomo Mancini e Mimmo Tallini espongono la giunta regionale alla formale richiesta nei confronti del governo di far smantellare a Gioia Tauro la Costa Concordia. Scopelliti in un primo momento non batte ciglio. Col passare delle ore poi, col montare delle polemiche e soprattutto dopo aver appreso che è del Movimento Cinquestelle la primogenitura della proposta si smarca dai due assessori e in un certo senso li lascia al largo... to per il trasporto delle armi chimiche siriane, bensì il riconoscimento del ruolo strategico che il porto calabrese ha nel Mediterraneo». Bene, niente baratto allora, dicono i due assessori. Le armi sono una cosa, la Concordia di Schettino da rottamare un’altra. Uno a uno diciamo e palla al centro. Partita finita? Macché. Dai primi sussurri dei tecnici (Concordia da rottamare qui? Ma siete matti?) ai contabili che già pensano ai costi da anticipare agli ambientalisti (altro elemento dal forte inquinamento quel bestione a Gioia) tutto è niente se paragonato al Movimento Cinquestelle. Il perché è presto detto. Di chi è la prima pensata a proposito della nave di Schettino da lavorare nel porto di Gioia Tauro? Ma dei grillini ovviamente che qualche giorno fa hanno mandato alle agenzie e ai giornali un testo dove stava scritto proprio questo. Che un movimento di opposizione peraltro fuori dal consiglio regionale faccia delle proposte (anche assurde) ci può stare. Ci sta un po’ meno che la proposta poi venga copiata pari pari niente di meno che da una riunione di giunta e senza che si faccia cenno ai pentastellati... «Ci fa molto piacere sapere che l’intera giunta regionale - tuona il deputato grillino Sebastiano Barbanti - abbia chiesto al governo che le operazioni di smantellamento e smaltimento della nave “Costa Concordia” vengano effettuate nel porto di Gioia Tauro. Una proposta assolutamente sensata e ragionevole (se paragonata all’insana richiesta della movimentazione, nel medesimo

Peppe Scopelliti davanti al relitto della Concordia

porto, dei veleni mortali siriani) nonché proficua, visto che - come sottolineato dagli assessori regionali Domenico Tallini e Giacomo Mancini, firmatari della richiesta - queste operazioni potrebbero comportare un giro di affari intorno ai cinquecento milioni di euro ovvero due anni di lavoro per centinaia di lavoratori calabresi, molti dei quali attualmente in cassa integrazione. E, sicuramente, i richiedenti - al di là della sincerità con la quale abbiano avanzato tale proposta - non avranno trascurato il forte ritorno mediatico - e di consenso - che avrebbero sia per la Piana che per l’intera Regione. Peccato per loro che questa proposta ci risulti familiare... Forse gli assessori non l’hanno notato ma noi del Movimento 5 Stelle, solo una settimana fa, abbiamo proposto la medesima soluzione: perché non proporre di smantellare la Costa Concordia nel porto di Gioia Tauro (scalo naturalmente non presente nella rosa dei nomi stabilita dal governo) al fine di dare una boccata d’ossigeno ad un’economia locale allo stremo? A questo punto due sono le alternative - prosegue Barbanti: o la giunta non era a conoscenza della nostra proposta oppure ha deciso beatamente di appropriarsene. In entrambi in casi tutta l’amministrazione dimostra, ancora una volta, oltre alla poca professionalità una scarsa fantasia, se non una certa malizia». A questo punto il governatore Scopelliti ci mette nemmeno un’oretta per chiamarsi fuori. Meglio il salvagente subito, avrà pensato. Fino alla proposta dei due assessori in giunta non aveva battuto ciglio ma poi, dopo aver letto la puntualizzazione di Barbanti, è intervenuto. A suo modo scaricando a mare Mancini e Tallini... «Prima di chiedere al presidente Letta, che ha condiviso e ha sposato l’idea di fare un tavolo per accendere i fari su Gioia Tauro, mi sono documentato bene quindi l’idea della Zes era studiata e motivata. Chi ha fatto la proposta della Concordia spero che abbia elementi per dire che tutto ciò si potrà realizzare. La giunta - ha proseguito Scopelliti - ha approvato l’ordine del giorno proposto dagli assessori di Forza Italia, vuol dire che questo è un bel segnale, significa che c’è la disponibilità ad affrontare questo argomento». Breve esegesi dello Scopelliti-pensiero che viene dallo Stretto. Quello che ho proposto io al governo, le zone franche al porto, è documentato. Non so se si può dire lo stesso di Mancini e Tallini a proposito della Concordia. E poi, giusto perché non passi inosservato, la pensata della nave di Schettino viene dai due assessori di Forza Italia. Qualcuno chiami il bagnino...

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Sabato 1 Febbraio 2014

In attesa dei veleni

Chimicamente

allarmati

Il coordinamento dei portuali non nasconde preoccupazione per l'arrivo delle armi chimiche siriane a Gioia Tauro «Si continua a dire che è tutto tranquillo ma intanto si predispone la chiusura del porto per un raggio di un chilometro e per di più nessuno degli enti preposti al momento dice una parola chiara sugli effetti per la salute dei cittadini e degli operai» LE manovre istituzionali

Tra disinformazione e alienazione Nel corso delle riunioni collaterali e preparatorie della Strategia europea di cooperazione territoriale Adriatico-Jonio e della seduta plenaria del Comitato delle Regioni che si sono svolte a Bruxelles, il sindaco di Gerace, Giuseppe Varacalli, è intervenuto sulla disinformazione e sui rischi per l'ambiente e la salute derivanti dalle operazioni internazionali di stoccaggio, trattamento e smaltimento delle armi chimiche siriane che avverranno nel porto di Gioia Tauro e nello Jonio, ossia nel cuore del Mediterraneo. La questione è di rilevanza europea in quanto tali attività impattano sulle regioni e sulle autorità locali italiane, greche, cipriote e maltesi. E' stata inoltre rilevata l'assenza del coinvolgimento delle regioni e delle autorità locali europee proprio nello stesso periodo in cui le stesse sono chiamate a cooperare tra loro per la costruzione della strategia europea adriatico-jonica. L'ambasciatore italiano presso le istituzioni europee, Stefano Sannino, ha rassicurato in merito alle altissime prestazioni internazionali riconducibili alla capacità tecnica del porto di Gioia Tauro per le operazioni di stoccaggio e trasbordo, mentre non ha fornito analoghe risposte sulle questioni del trattamento e dello smaltimento dei rifiuti derivanti dalle armi chimiche siriane. "Il mancato coinvolgimento delle autorità locali e regionali europee su operazioni così delicate - ha evidenziato Varacalli - non giova alla faticosa riconquista della fiducia da parte dei cittadini verso le istituzioni in generale e in particolare verso quelle europee". Alle riunioni hanno partecipato i più alti rappresentanti delle istituzioni presenti a Bruxelles, come la direzione generale Affari marittimi e Pesca della Commissione europea, il governatore della Regione Marche Gian Mario Spacca, coordinatore della delegazione italiana, l'ambasciatore Greco presso le istituzioni europee, il parlamentare europeo Guido Milana ed altri autorevoli esponenti.

«In attesa di dati e notizie ufficiali, la confusione regna sovrana. È un susseguirsi di agenzie di stampa che non contribuisce a fare chiarezza su un’operazione a quanto pare definita di “portata storica” da parte del Pentagono, ma sulla quale permangono ancora troppe zone oscure». È quanto si legge in una nota del coordinamento portuali Sul. «Alla nostra organizzazione, più degli interessi nazionali ed internazionali in gioco - prosegue la nota - preme la salute e la sicurezza dei nostri cittadini e dei lavoratori del porto di Gioia Tauro. E, purtroppo, dobbiamo prendere atto che a tutt’oggi gli enti preposti più volte da noi sollecitati formalmente, non hanno fornito alcuna garanzia in relazione all’esecuzione delle operazioni che vedranno il trasbordo di tali contenitori nel nostro porto. Piuttosto nel corso dei giorni scorsi sono aumentate le nostre preoccupazioni ed i nostri dubbi, quando il ministro Lupi ha dichiarato che il passaggio di sostanze chimiche simili a Gioia Tauro è prassi e che quindi non c’è nulla da temere. Ma se così è, perché si continua a parlare di misure eccezionali, come la chiusura del porto nel raggio di un chilometro? È davvero solo un problema legato al terrorismo o c’è dell’altro? Comunque, sono essenzialmente due le cose che mancano in tutta questa vicenda: la chiarezza e le garanzie di sicurezza per il nostro territorio». «Per il passato - ed a tal proposito - sottolinea ancora l’organizzazione sindacale - è bene che il ministro chiarisca se a Gioia Tauro sono transitate a nostra insaputa gas nervini o altre sostanze tossiche - e per il futuro. Perché a questo punto occorre dotare il porto di Gioia Tauro di strumentazioni in grado di rilevare se transitano merci radioattive o altro a tutela della salute dei lavoratori e dei cittadini. Per questi motivi, il coordinamento Sul giorno 1 febbraio sarà al fianco dei cittadini, dei lavoratori, dei sindaci e delle associazioni che a San Ferdinando manifesteranno tutte le loro preoccupazioni ed i loro dubbi in merito di una vicenda che non può essere imposta alla gente senza una preventiva informazione e non può costituire un elemento di baratto con la Zes che dovrà avvenire a prescindere, perché Gioia Tauro rientra nei parametri previsti dall’Europa e se non si concretizzerà sarà soltanto per il disinteresse dei nostri rappresentanti al governo nazionale ed al Parlamento europeo. Quello stesso disinteresse che ha portato il nostro porto ad essere, al momento, fuori dal Piano nazionale della logistica e dalle direttrici europee. Al momento è necessario agire e non speculare, non permetteremo a nessuno di usare il porto di Gioia Tauro e i portuali gioiesi per un momento di visibilità personale o di partito. Pretendiamo correttezza, lealtà e reale impegno - conclude l nota del Sul - per il rilancio del nostro porto a salvaguardia dei lavoratori e dei cittadini calabresi, “popolo che non dimentica alle elezioni”».


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Sabato 1 Febbraio 2014

La salute vien mangiando

Asp, per ora è danno erariale Un danno erariale di quasi 700mila euro nei confronti dei componenti del management pro tempore dell’azienda sanitaria provinciale di Cosenza è stato segnalato dalla Guardia di finanza al termine di un’attività investigativa a tutela della spesa pubblica nel comparto sanitario condotta nell’ambito di indagini delegate dal procuratore capo della Repubblica presso il tribunale della città, Dario Granieri. Il danno erariale accertato dai finanzieri, secdondo quanto reso noto, sarebbe scaturito dalle modalità con cui l’azienda sanitaria, tra il 2008 ed il 2011, ha conferito nomine dirigenziali, erogando in maniera indebita le relative indennità di funzione e conferendo incarichi legali a professionisti esterni. Le nomine, in particolare, sarebbero state formalizzate senza la preventiva autorizzazione regionale o in quanto non previste nella pianta organica dell’ente, eludendo le disposizioni della legge regionale n. 9/2007 emanata proprio - si fa rilevare - per avere contezza delle misure finalizzate all’attuazione del “piano di rientro” in materia sanitaria. Le responsabilità accertate, riassunte in una dettagliata informativa, sono ora al vaglio del procuratore regionale della Corte dei Conti per la Calabria. In particolare, come si ricorderà, è sul versante degli incarichi legali affidati ad esterni che s’è andata concentrando la lente investigativa della magistratura ordinaria prima, contabile poi. Si segnalano a tal proposito parcelle da capogiro affidate a studi legali situati a Cosenza ma anche in provincia (a Paola) e fuori regione (a Roma). Incarichi anomali e diretti che registrerebbero soprattutto discrasie sul versante delle remunerazioni conside-

L’Asp provinciale di Cosenza

Su impulso e in attesa di risvolti sul piano penale è la magistratura contabile che dovrà chieder conto per ora di 700mila euro che tra consulenze e incarichi legali sono andati quantomeno dispersi nel palazzone cosentino di via Alimena

rate, dai tecnici investigativi, al di fuori di ogni criterio di razionalità. Delle vere e proprie sacche a perdere per l’Asp che, giova ricordarlo, per le difese legali dell’ente può e dovrebbe contare di suo su un collegio difensivo diretto (cioè alle dipendenze) che numericamente non è di poco conto. Ma nonostante questo, e in spregio alle più elementari regole di bilancio, si è fatto negli anni continuo ricorso alle consulenze esterne giudicate, per la parte civile e contabile, non congrue e non convenienti per l’ente e per la parte penale dell’inchiesta anomale perché affidate direttamente e senza gara alcuna. Che c’entri ancora una volta l’universo della politica in tutto questo non è azzardato ipotizzarlo se teniamo soprattutto conto che proprio l’Asp, il palazzone della salute dei cosentini, può contare su di un bilancio di quasi un miliardo di euro all’anno. Un pò troppi per non diventare preda permanente delle unghie dei regnanti.

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Sabato 1 Febbraio 2014

L’inchiesta “Eolo” non finisce più

È sempre

via col vento Si è conclusa con il rinvio a giudizio di dodici persone, due delle quali parzialmente prosciolte per prescrizione, l’udienza preliminare a carico di altrettanti indagati nell’ambito di una delle due tranche investigative relative alla vasta inchiesta connessa al settore dell’energia eolica in Calabria denominata “Eolo”. Per i restanti otto dei venti indagati totali, che avevano già chiesto il giudizio abbreviato, il pubblico ministero, Domenico Guarascio, ha invece chiesto l’assoluzione. Si tratta dell’ex direttore generale dell’assessorato regionale all’Ambiente, Giuseppe Graziano, all’epoca presidente del Nucleo Via; e poi Ilario Monteleone, Salvatore Patamia, Vincenzo Iacovino, Pier Paolo Bonanno, Annamaria Ranieri, Leonardo Splendido, Giovanni Misasi. I riti alternativi proseguiranno il 24 febbraio ed il 7 marzo con le arringhe dei difensori. L’inizio del processo per i rinviati a giudizio - il funzionario regionale Salvatore Antonio Caruso, 54 anni, di Cassano, e il componente del Nucleo Via, Egidio Michele Pastore, 62, di Rende; l’imprenditore Mario Lo Po; Mario Cosentini, e Michele Cosentini, Ernesto Cosenza, Salvatore Curcio, Vittoria Imeneo, Raffaele Suppa, Domenico Vasta, Massimo Zicarelli - è stato fissato per il 18 aprile. Per gli indagati il titolare del procedimento, il sostituto procuratore Carlo Villani, ha formulato accuse che vanno dalla corruzione, all’abuso d’ufficio e falso. Il filone investigativo che li riguarda ruota attorno ad autorizzazioni rilasciate per la realizzazione di diversi parchi eolici, in particolare nel Cosentino. Non a caso tra gli indagati compaiono ex componenti del Nucleo Via (di valutazione ambientale) regionale, accusati di aver concesso varie autorizzazioni senza che ce ne fossero le condizioni. Una più grave contestazione formulata dagli inquirenti, quella di associazione per delinquere, fa capo invece al primo filone investigativo di “Eolo”, che ha coinvolto tre società e otto persone, tra cui l’ex vice presidente della giunta calabrese, Nicola Adamo, e l’ex dirigente esterno del settore commercio artigianato ed energia del dipartimento Economia della Regione, Carmelo Misiti. Quest’ultimo filone ruota attorno ad una presunta maxi tangente che sarebbe stata promessa ed in parte sborsata per la realizzazione del parco eolico “Pitagora” di Isola Capo Rizzuto e per l’adozione da parte della Regione Calabria delle “Linee guida sull’eolico”. Gli imputati sono stati rinviati a giudizio e il processo che avrà inizio il prossimo 7 marzo. L’inchiesta “Eolo” è stata avviata nel lontano 2006 ed passata per tre diversi uffici di procura. Le indagini, infatti, hanno preso le mosse da Paola, da dove il relativo fascicolo di oltre cento faldoni fu poi trasmesso a Cosenza per competenza territoriale, e dove venne poi inviato a Catanzaro poiché i presunti reati sarebbero stati commessi nel capoluogo calabrese. Qui, divisa fra le varie Forze di Polizia, la mole di materiale investigativo è finita all’attenzione del sostituto procuratore Carlo Villani, titolare del fascicolo coassegnato al procuratore Vincenzo Antonio Lombardo ed all’aggiunto Giuseppe Borrelli - che alla fine ha emesso un provvedimento di conclusione indagini per due filoni d’inchiesta, inviando il materiale relativo ad un terzo filone alla Procura di Cosenza, territorialmente competente, e chiedendo, per quanto riguarda un quarto filone, l’archiviazione delle accuse ipotizzate nei confronti di diciassette persone. (agi)

Nicola Adamo

Questione di ambiente

Arpacal, chiesto il processo per tutti

Arriva a processo il filone meno ingombrante e meno compromettente dell'indagine sulle pale eoliche impiantate ben oltre i confini della legalità. L'altro troncone, quello che fa capo invece a una presunta tangente milionaria intascata da amministratori regionali e faccendieri, sbarca in aula il 7 marzo con protagonista assoluto Nicola Adamo

Devono essere mandate tutte sotto processo le undici persone indagate nell’inchiesta relativa a presunti illeciti connessi alla gestione dell’Arpacal negli anni precedenti il 2010, che secondo l’ipotesi accusatoria avrebbero causato ingenti danni all’ente. È questa la conclusione cui è giunto il pubblico ministero di Catanzaro, Domenico Guarascio, al termine della propria requisitoria tenuta questo pomeriggio nell’ambito dell’udienza preliminare a carico degli indagati, seguita alla richiesta di rinvio a giudizio presentata dalla Procura a febbraio scorso. Una richiesta sottoscritta dallo stesso Guarascio e dal collega Gerardo Dominijanni, titolari delle indagini condotte dai militari della Guardia di finanza e uomini del Nisa (Nucleo investigativo sanità e ambiente), nei confronti dell’ex assessore regionale all’Ambiente, Diego Tommasi; del direttore scientifico dell’Arpacal ed attuale consigliere regionale del Pd, Antonio Scalzo; dell’ex direttore generale vicario dell’assessore all’Ambiente, Giuseppe Graziano; dell’ex commissario dell’Arpacal, Domenico Lemma; dell’ex direttore amministrativo, Luigi Luciano Rossi; di Francesco Caparello, Pietro De Sensi, Giuseppe Giuliano, Vincenzo Mollace, Francesco Nicolace e Silvia Romano. L’inchiesta ha avuto inizio dopo un esposto presentato lo scorso anno, in cui sono state denunciate presunte irregolarità nel concorso per dirigente amministrativo all’Arpacal, e nell’attribuzione dell’incarico di responsabile di struttura semplice, risalente al 2008, oltre ad un cumulo di incarichi in capo a medesime persone illegittimo per incompatibilità. Le successive attività investigative, fra le quali la relazione di un ispettore del ministero dell’Economia, avrebbero consentito di riscontrare irregolarità nell’attribuzione di incarichi, nell’erogazione di fondi e nell’espletamento di selezioni per progressioni verticali di carriera. Poi, a metà del dicembre 2012, i magistrati inquirenti hanno disposto il sequestro di somme per un totale di 500.000 euro a carico di ex dirigenti dell’Arpacal, eseguito d’urgenza e in seguito convalidato dal giudice per le indagini preliminari. L’udienza preliminare riprenderà l’11 marzo con le arringhe difensive. (agi)


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Sabato 1 Febbraio 2014

Mezzoeuro Le eccellenze per sperare

Continua a crescere

la nuova struttura Neuromed Con nuovi servizi, nuove attività di ricerca e nuovi investimenti si aprono anche nuove opportunità di lavoro Continuano alacremente i lavori alla nuova ala ospedaliera dell’Irccs Neuromed di Pozzilli (Is). L’Istituto, da oltre 30 anni sinonimo di ricerca e servizi clinico-sanitari altamente qualificati nel settore delle Neuroscienze, è al suo terzo step evolutivo all’insegna dell’avanguardia clinica e tecnologica. A ridosso del plesso esistente, sta rapidamente nascendo un nuovo edificio di quattro piani, su una superficie di circa 11.000 mq che favorirà un innalzamento qualitativo in termini di innovazione tecnologica e ricerca scientifica. Il progetto è infatti inserito nel più ampio contesto del contratto di sviluppo “Hospital and Health services - Servizi avanzati di diagnostica e oncogenomica”, presentato al Ministero dello Sviluppo economico e alle Regioni Molise e Campania in partenariato con altre strutture cliniche presenti in Campania. Diversi i centri ad alta specializzazione che dunque troveranno presto più spazio nella nuova ala, tra cui un Centro per lo studio e la cura del piede diabetico e un Centro sul coma per lo studio dei disturbi cognitivi e della coscienza. Grazie all’ampliamento della struttura sarà anche possibile l’acquisizione di nuove attrezzature all’avanguardia, che contribuiranno ulteriormente al lavoro d’integrazione tra attività assistenziali e di ricerca; non solo, sempre nell’ottica di una migliore assistenza al paziente e ai suoi familiari, saranno migliorate le attività già esistenti tramite, ad esempio, l’ottimizzazione degli spazi relativi al blocco operatorio, con la creazione di sale “ibride” innovative, e l’ampliamento delle palestre del reparto di riabilitazione. La costruenda ala è stata progettata riservando grande e particolare attenzione all’umanizzazione degli spazi tramite la realizzazione di ambienti ampi ed articolati, aperti alla comunicazione, che facilitano i contatti, i percorsi e la permanenza e creando, in definitiva, un ambiente confortevole ed accogliente, rassicurante e non ostile. Non mancheranno aree attrezzate a verde, che contribuiranno al benessere di pazienti e familiari. Il nuovo intervento sarà, infine, dal punto di vista dei materiali utilizzati e degli impianti installati, rispettoso dei criteri ambientali e paesaggistici e si avvarrà di nuovi sistemi costruttivi in grado di garantire elevati standard in termini di isolamento acustico, termico, di eco biocompatibilità e di antisismicità.


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Sabato 1 Febbraio 2014

Le eccellenze per sperare

In apertura di servizio, l’esterno della struttura Neuromed di Pozzilli Nelle altre immagini le elaborazioni di come si presenterà a lavori ultimati

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Sabato 1 Febbraio 2014

Ottima difesa in campo

Cosenza al sicuro

Così come avvenuto in dicembre per i Codici di comportamento, il Comune di Cosenza arriva ora con perfetto tempismo anche alla scadenza del termine del 31 gennaio per la presentazione del Piano triennale di prevenzione della corruzione. La giunta municipale, riunitasi sotto la presidenza del sindaco Mario occhiuto, ha infatti approvato il Piano, predisposto dal segretario generale avvocato Francesco Grossi, che è anche responsabile della Prevenzione della corruzione, con nomina dell’amministrazione comunale. Palazzo dei Bruzi si conferma, così, particolarmente attento alla vasta e non semplice legislazione venuta maturando negli ultimi anni con l’obiettivo di prevenire e stroncare i fenomeni di corruttela nella pubblica amministrazione. Più precisamente, il Piano approvato deriva dalle disposizioni della legge 190/2012 con cui - si legge nella premessa- «l’ordinamento italiano si è orientato, nel contrasto alla corruzione, verso un sistema di prevenzione che si articola, a livello nazionale, con l’adozione del piano nazionale anticorruzione (Pna.) e, a livello di ciascuna amministrazione, mediante l’adozione di piani di prevenzione triennali». Il Piano è diviso in due sezioni. La prima, dedicata alla prevenzione della corruzione, si compone di 36 paragrafi e due allegati. Tra i principali obiettivi: «- individuare le attività nell’ambito delle quali è più elevato il rischio di corruzione; - prevedere meccanismi di formazione, attuazione e controllo delle decisioni, idonei a prevenire il rischio di corruzione; - prevedere obblighi di informazione nei confronti del responsabile della prevenzione della corruzione, chiamato a vigilare sul funzionamento e sull’osservanza del Piano; - monitorare il rispetto dei termini previsti dalla legge e/o dai regolamenti per la conclusione dei procedimenti amministrativi; monitorare i rapporti tra il Comune di Cosenza e i soggetti che con lo stesso stipulano contratti o che sono interessati a procedimenti di autorizza-

Il Comune ha il suo Piano di Prevenzione della Corruzione, Palazzo dei Bruzi si conferma, così, particolarmente attento alla vasta e non semplice legislazione venuta maturando negli ultimi anni con l'obiettivo di prevenire e stroncare fenomeni nella pubblica amministrazione zione, concessione o erogazione di vantaggi economici di qualunque genere, anche verificando eventuali relazioni di parentela o affinità tra i titolari, gli amministratori, i soci e i dipendenti degli stessi soggetti e i dirigenti e i dipendenti del Comune; - individuare specifici obblighi di trasparenza ulteriori rispetto a quelli previsti da disposizioni di legge. Destinatario del presente Piano è il personale dipendente del Comune di Cosenza. I collaboratori a qualsiasi titolo dell’amministrazione osservano le misure contenute nel P.T.P.C. e segnalano eventuali situazioni di illecito». Particolarmente interessante è la tutela del dipendente che effettua segnalazioni di illecito, il cosiddetto whistleblower. Si tratta di una disciplina che introduce una misura di tutela già in uso presso altri ordinamenti, finalizzata a consentire l’emersione di fattispecie di illecito, contestualmente provvedendo ad evitare discriminazioni di qualsiasi tipo a carico di chi collabora nel fare emergere eventuali illeciti. La seconda sezione è dedicata al Programma triennale per la trasparenza e l’integrità, con riferimento al decreto legislativo 14 marzo 2013 n.33, al quale la legge ha delegato l’attuazione di importanti principi e criteri direttivi con riferimento al riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità e trasparenza. Si compone di 10 paragrafi.

«Il raccordo con le azioni di prevenzione della corruzione risulta indefettibile - si legge negli obiettivi - quando si rileva che, tramite le informazioni reperibili sul sito, ogni cittadino, associazione, ente, impresa, ecc. potrà avere conoscenza: a) dei servizi resi dalla città, delle loro caratteristiche quantitative e qualitative nonché delle loro modalità di erogazione; b) del responsabile per ciascun procedimento amministrativo individuato nella mappatura e, più in generale, per ciascuna area di attività dell’amministrazione, e in tal modo sostanziare la responsabilizzazione dei funzionari; c) dei presupposti per l’avvio, lo svolgimento del procedimento e i tempi medi dello stesso e quindi essere in grado di verificare se vi siano “blocchi” anomali del procedimento stesso in particolare nelle aree di rischio indicate nel Piano di prevenzione della corruzione; d) del modo in cui le risorse pubbliche sono impiegate e, per tal via, se l’utilizzo di risorse pubbliche è deviato verso finalità improprie; e) della situazione patrimoniale dei politici e dei dati stipendiali dei dirigenti e conseguentemente di avere una possibilità di controllo circa arricchimenti anomali verificatisi durante lo svolgimento del mandato e delle funzioni; f) degli strumenti premianti previsti per i dipendenti e i dirigenti e dell’entità del loro stanziamento per verificare la correttezza della distribuzione delle risorse pubbliche, anche sulla base degli accordi sindacali, e poter così sottoporre al controllo diffuso ogni fase del ciclo di gestione della performance per consentirne il miglioramento; g) dell’avanzamento delle opere pubbliche e poter così controllare progressivamente nel tempo la regolarità o meno della loro esecuzione». E ancora: «Le amministrazioni devono dichiarare e pubblicizzare i propri obiettivi, costruiti in previsione della realizzazione del programma amministrativo, anche in relazione alle effettive esigenze dei cittadini che, a loro volta, devono essere messi in grado di valutare come, quando, se e con quali risorse, quegli stessi obiettivi finalizzati alla buona amministrazione dei servizi erogati, vengano raggiunti». Un ruolo centrale spetta al responsabile per la trasparenza, che l’amministrazione ha designato nell’avvocato Giampiero Gargano, vice segretario generale. La sezione spiega poi dettagliatamente come individuare sul sito tutte le informazioni utili al cittadino. L’analisi dell’esistente dà conto di una gran mole di informazioni già inserite, mentre il successivo capitolo è dedicato alla necessità di integrazione dei dati mancanti, cui si sta già procedendo. Ancora, previste azioni di formazione del personale: «È ben evidente la necessità di mettere in cantiere iniziative di formazione e sensibilizzazione destinate a tutto il personale dipendente. Trasparenza, legalità, integrità sono, infatti, valori il cui affermarsi non può essere affidato soltanto a specifici adempimenti e ad accresciute responsabilità». Infine, non manca l’attenzione al coinvolgimento della comunità cittadina. «A seguito dell’adozione del Programma triennale per la trasparenza e l’integrità, ed ai fini della sua eventuale integrazione o rimodulazione, dovrà procedersi, con cadenza almeno annuale, ad instaurare un confronto con le associazioni rappresentate nel Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti. Più in generale, una crescente sensibilizzazione dell’intera comunità cittadina ai valori della trasparenza e dell’integrità potrà ottenersi mediante la progressiva costituzione di una “rete” permanente con realtà rappresentative della società civile, a partire appunto dalle associazioni di consumatori e utenti». Il piano sarà inviato via mail a tutti i dipendenti e pubblicato sul sito web dell’amministrazione comunale - www.comune.cosenza.it- e nella sezione “amministrazione trasparente”.

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Sabato 1 Febbraio 2014

Le regole del gioco sono fatte

Legalità mattone dopo mattone Presentata l’edizione 2013 del Prezzario regionale sui Lavori pubblici in Confindustria Cosenza. Organizzato dalla sezione Edile Ance Cosenza, alla presenza di moltissimi imprenditori e rappresentanti degli uffici tecnici delle pubbliche amministrazioni, l’incontro è stato utile per confrontarsi anche sul nuovo strumento operativo dell’AvcPass, il sistema per il controllo dei requisiti nelle gare d’appalto, con particolare attenzione agli adempimenti per le imprese. Nell’introdurre i lavori, il presidente degli Industriali cosentini Natale Mazzuca ha sottolineato come il Prezzario rappresenti «uno strumento per tentare di contrastare fenomeni di concorrenza sleale e distorsione del mercato. Ribassi sempre più sostenuti tendono ad innescare una spirale perversa, che impone anche alle imprese sane di offrire prezzi non corrispondenti alle valutazioni di mercato, pur di non essere costretti a chiudere. È necessario - ha aggiunto il presidente Mazzuca - che il prezzario, oltre ad avere una applicazione cogente, sia affidabile, costantemente aggiornato ed in linea con i prezzi reali di mercato. Ciò evita l’emarginazione della imprenditoria vera a vantaggio di quanti fanno del non rispetto delle regole il loro fattore di competitività, in un momento delicatissimo per tutta l’economia e per la filiera delle costruzioni che, dal 2007 ad oggi, ha perso in Italia 750mila posti di lavoro». L’impegno di Ance Cosenza rivolto alla legalità è stato evidenziato nella sua relazione dal numero uno degli imprenditori edili dell’associazione, Giovan Battista Perciaccante. «Come Ance Cosenza vorremmo lanciare un segnale forte che serva a far crescere la consapevolezza sociale su queste problematiche: ci impegniamo a monitorare ogni singolo bando per l’affidamento di lavori da realizzare nella nostra provincia - ha dichiarato il presidente Ance Cosenza Perciaccante - per controllare che i prezzi applicati corrispondano esattamente a quelli riportati dall’ultimo Prezzario regionale dei Lavori pubblici. Se da ta-

Presentata l’edizione 2013 del Prezziario regionale sui lavori pubblici in Confindustria Cosenza, organizzato dalla sezione Edile Ance Cosenza Una buona occasione anche per confrontarsi sul nuovo strumento per il controllo dei requisiti nelle gare d’appalto le verifica dovessero risultare evidenti discrepanze, Ance Cosenza non esiterà ad impugnare il bando incriminato davanti al Tribunale amministrativo regionale». Antonio Fusinato di Ance Crotone ha, quindi, illustrato il nuovo Prezzario regionale ed il connesso software applicativo per la sua gestione e il funzionario dell’Area Edilizia e Territorio di Ance Cosenza Vincenzo Serra si è soffermato sugli adempimenti per le imprese e le modalità di partecipazione in fase di gare dell’AvcPass (Authority virtual company passport). Quest’ultimo è il servizio gestito dall’Autorità di vigilanza sui Contratti pubblici, operativo dal 1° gennaio 2014, ideato con l’obiettivo di agevolare le stazioni appaltanti nel compito di mettere insieme, gara per gara, i molteplici documenti necessari a comprovare i requisiti autodichiarati dalle imprese in mano alle più diverse amministra-

Da sinistra Fusinato, Perciaccante, Mazzuca e Serra

zioni, dalla certificazione antimafia alla regolarità contributiva e fiscale. I vertici di Ance Cosenza hanno però denunciato che «l’entrata in vigore delle norme che impongono l’uso di tale sistema rischia di paralizzare i nuovi programmi infrastrutturali promossi dal Governo, tra cui il progetto “6mila campanili”, il “piano città” e gli interventi per la messa in sicurezza delle scuole e del territorio. Le nuove disposizioni stanno, infatti, comportando notevoli difficoltà, sia per ragioni di interpretazione normativa, sia per motivi legati ad aspetti organizzativi e di risorse». «Il sistema degli appalti rischia di bloccarsi - ha ribadito il presidente Perciaccante - non tanto per le sanzioni previste per chi non usa l’Avcpass, ma per i ricorsi. Per questo motivo l’Ance ha indirizzato al ministro delle Infrastrutture Lupi, una lettera nella quale chiede al Governo di intervenire urgentemente per differire l’entrata in vigore delle nuove misure. Al momento la richiesta di rinvio al 1° luglio è stata accolta solo dal Senato che lo ha inserito nel Decreto Milleproroghe, ma non ancora dalla Camera. La situazione non è facile, basta dare un’occhiata alla Gazzetta europea per capire che i pochi bandi andati in gara dal primo gennaio fanno capo ai cosiddetti settori speciali, ancora esclusi dall’obbligo di servirsi dell’Avcpass». Il settore delle costruzioni, tuttora alle prese con la grave crisi economica, che continua a comportare una drastica riduzione degli investimenti in infrastrutture, non può permettersi di non sfruttare quelle poche risorse disponibili, per il fatto che le stazioni appaltanti, in particolare quelle più piccole, non sono ancora attrezzate, in termini di strumenti informatici e di preparazione del personale e che le stesse imprese non abbiano dimestichezza con il nuovo software. «È arrivato il momento di tornare ad investire ha concluso il presidente di Confindustria Cosenza Mazzuca - per adeguare il territorio e proiettarlo ad accogliere le sfide che il futuro ci riserverà».

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Sabato 1 Febbraio 2014

Mezzoeuro Meglio poco che niente

Il credito è micro ma cresce di Oreste Parise

La speranza è che realmente stiamo attraversando un difficile momento congiunturale, per quanto lungo e disastrosamente difficile. Si intravede qualche segnale di miglioramento, ma che non tocca la Calabria, ormai desertificata industrialmente. La ripresa è trascinata unicamente dalla domanda estera, con una buona performance dell’export nelle produzione dove l’Italia può vantare una tradizione e una qualità che riesce a imporsi sugli analoghi prodotti esteri. Nonostante la moria di aziende che ha falcidiato il tessuto industriale, l’Italia resta comunque il secondo paese manifatturiero d’Europa, cedendo il primato la panzer tedesco. Nessun barlume, invece, dai settori legati prevalentemente al mercato interno, per la caduta libera dei consumi e degli investimenti che ha provocato il ridimensionamento dei settori che avrebbero potuto dare un po’ di ossigeno all’economia, dall’agroalimentare al turismo, tradizionali punti di forza dell’economia calabrese. In questa difficile congiuntura le imprese hanno evitato accuratamente gli investimenti necessari per rendersi competitivi sui mercati persino nei settori come quelli citati, non avendo approfittato per inserirsi nel trend positivo assunto ad esempio dalla enologia o l’olio di qualità. Dopo il lungo periodo nel quale la Cina è stata un formidabile concorrente per le nostre aziende, il potere di acquisto acquisito da una significativa parte della popolazione l’ha fatta diventare il primo consumatore di vino di qualità del mondo, il più importante nel settore del fashion e occupa un posto di rilievo nel commercio internazionale. Il lupo affamato pronto a divorare l’Europa si è trasformato in un elefante commerciale pronto ad assorbire quote crescenti di prodotti europei, purché abbiano le caratteristiche idonee a soddisfare il gusto cinese. Non c’è bisogno di fare un grande sforzo poiché il prodotto italiano gode di una ottima reputazione e non si avrebbe bisogno di far altro che assecondare la richiesta di qualità e di quantità che consentono di penetrare stabilmente in quel mercato. L’esperienza del lungo periodo di intervento straordinario ha dimostrato l’inefficacia degli incentivi generosamente concessi per creare un tessuto di imprese industriali di una certa dimensione. Non vi sono più le risorse e il tempo per attardarsi a costruire oggi quello che è stato impossibile realizzare in parecchi decenni. Le tecniche finanziarie possono variare molto poco, ma risulteranno inefficaci come per il passato. L’alternativa è quella di creare delle piccole realtà che possano stare sul mercato, che diventano dei piccoli laboratori per l’apprendistato imprenditoriale. Imprenditori non si nasce, ma lo si diventa con l’esperienza, come ha dimostrato a contrariis, l’esperienza dell’imprenditoria giovanile basato sul presupposto di far volare senza le ali dell’esperienza i piccoli genietti possessori di qualche brillante idea. Il fallimento di quella esperienza ha portato in auge, la vecchia filosofia della lentezza formativa, l’esaltazione del piccolo, la gradualità nella costruzione di una grande realtà. A distruggere l’i-

In arrivo 2 milioni e mezzo di euro per le piccole imprese. Dopo l'accordo firmato con la Bcc Mediocrati, il Fondo europeo per gli Investimenti interviene ancora per la diffusione del microcredito a sostegno dell'economia reale. Firmato il terzo accordo in Italia con la Bcc di Bellegra in provincia di Roma. Anche in provincia di Cosenza si tenta la via dei piccoli passi per superare il difficile momento congiunturale

dea del tutto e subito, del grandioso e del meraviglioso nella costruzione del tessuto industriale, ha contribuito in maniera significativa l’atteggiamento delle banche, che hanno inaridito il canale del credito, in maniera alquanto brutale, ma con solide argomentazione pratiche. Continuare a mantenere in vita della realtà sull’orlo dell’abisso, è solo una spreco di risorse. In questa battaglia iconoclasta non sono andate troppo per il sottile, e forti dell’automatismo imposto dalle procedure hanno buttato a mare anche imprese in difficoltà che avevano i fondamentali utili per una ripartenza. Il credit crunch non ha risparmiato nessuno. Le imprese se la sono cercata con il loro comportamento disinvolto, ma le banche hanno distratto gran parte delle risorse finanziarie disponibili in attività speculative provocando la deflagrazione del sistema e riversando tutte le conseguenze sull’economia reale. La riscoperta del micro credito nasce dalla esigenza di ripartire, di mettersi alle spalle una stagione di allegra gestione da parte delle aziende, ma soprattutto da parte degli istituti di credito che hanno creduto di poter realizzare utili unicamente speculando sui mercati borsistici internazionali fidando sulla roulette dei contratti atipici piuttosto che sull’intermediazione finanziaria dell’economia reale. Tutto questo lascia presuppore che in verità la crisi non ha un carattere solo congiunturale, ma ha assunto un carattere strutturale che richiede interventi di largo respiro e di lungo periodo, come la separazione tra le banche commerciali e quelle di investimento (o per dirla più francamente di ca-


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Mezzoeuro Meglio poco che niente

ma con l’Emilbanca, e recentemente con la Bcc di Bellegra in provincia di Roma, che ha battezzato il nuovo strumento creditizio “Creami.Eu Credito alle microImprese.Eu”, destinato principalmente ad aziende con meno di 10 dipendenti e un fatturato inferiore a 2 milioni di euro, dislocate nel proprio territorio di riferimento. A questo nuova iniziativa la Fei ha destinato un importo di dieci milioni di euro per finanziamenti limitati a un massimo di 25.000 euro. Come precisato nel comunicato che annuncia la firma dell’accordo, l’iniziativa si rivolge anche ai lavoratori autonomi ed alle persone che incontrano difficoltà di accesso al credito bancario tradizionale (cittadini immigrati e appartenenti a minoranze etniche, disoccupati, imprenditrici e giovani) al fine di sostenere e stimolare l’attività imprenditoriale ed il tessuto economico-sociale, promuovere forme di auto-impiego e l’inclusione sociale. La diffusione del microcredito, pur con qualche lieve variante, va ben oltre i tre accordi finora sottoscritti con la Fei, ma sono oltre 200 le Bcc attive nel settore; in pratica si tratta delle uniche categorie di banche che hanno attivato questa attività creditizia.

La Chiesa

rattere speculatico), una misura necessaria decisa a livello di Unione Europea che richiede tempi e modi di difficile realizzazione, e i cui effetti si potranno vedere solo nel medio-lungo periodo. Nelle more di questa importante riforma che riporta le banche con i piedi per terra, bisogna raccogliere i cocci servendosi degli unici istituti di credito che hanno mantenuto un rapporto stretto con l’economia locale, come le Bcc. La loro storia, il legame con i territori per il tramite dei soci azionisti, la delimitazione del territorio di intervento, le hanno impedito di avventurarsi nelle grandi operazioni speculative e sono rimaste a fianco dell’imprenditoria locale. Pagando spesso un duro prezzo, poiché le difficoltà dell’economia si sono in maniera naturale trasmesse sui loro bilanci. La recente storia delle Bcc calabresi ne è una dimostrazione evidente. Molto sono entrate in un tunnel e hanno dovuto fondersi per non sciogliersi con le dolorose conseguenze che questo avrebbe potuto provocare. Una via d’uscita è quella dei piccoli passi, di favorire la nascita di un fitto tessuto di micro imprese, laboratori di idee e di formazione dei giovani imprenditori. Una strada intrapresa già da qualche tempo dalla Bcc Mediocrati, che prima in Italia ha lanciato dei programmi in favore di giovani per la concessione di piccole tranche di prestiti per la creazione di imprese frutto di una idea progetto. Una idea basata su alcuni principi fondamentali, una istruttoria ridotta al minimo, la valutazione della serietà e capacità professionali del soggetto proponente, la celerità della erogazione lontana mille miglia dalla mediazione poli-

tica che costituisce il tratto distintivo di una economia fallimentare. L’aspetto più innovativo è costituito dal fatto che a tutte le imprese finanziate attraverso questi fondi non saranno richieste garanzie reali, smentendo il mito che la banca concede il credito solo a chi dimostra di non averne bisogno. La rivoluzione del metodo è finalizzato a creare un clima di reciproca fiducia e iniettare nel giovane imprenditore il germe del rispetto degli impegni presi e della puntualità, che sono alla base per una crescita sicura di una impresa di successo. L’entità stessa del prestito non invoglia ad atteggiamenti truffaldini, in primo luogo perché non richiama la grande criminalità o i truffatori di professione, in secondo luogo perché perdere l’onore finanziaria per una piccola somma genera un danno molto maggiore della somma di cui ci si appropria indebitamente. Perché lo stato della giustizia civile è tale che non is può fare affidamento sulle procedure legale per il recupero di un credito di piccolo importo, poiché le spese legali e il tempo biblico di recupero rendono di fatto inefficace il ricorso a procedure coattive. La sanzione implicita nel microcredito è la perdita di credibilità e questo si è dimostrata molto più efficace di qualsiasi riforma legislativa. L’esperienza dimostra fin qui che il metodo funziona e può generare un circuito virtuoso. La Bcc Mediocrati è stata la prima in Italia ad aver ottenuto fondi dalla Fei, il Fondo europeo per gli investimenti, e la sua esperienza ha indotto i burocrati di Bruxelles di replicare l’iniziativa pri-

riscopre la sua vocazione sociale con il microcredito La Chiesa ha sempre avuto una particolare attenzione nella lotta all’usura, ed è il protagonista principale nella creazione del fitto sistema di Casse rurali e artigiane, oggi diventate Banche di credito cooperativo con lo scopo di aiutare contadini e artigiani a esercitare la loro attività senza essere costretti a ricorrere a finanziamenti usurai per l’acquisto delle sementi o degli attrezzi necessari all’attività. In questa ottica, la diocesi di San Marco Argentano ha stipulato una convenzione con la Bcc Mediocrati, nata per iniziativa di don Carlo De Cardona, per la concessione di microcredito alle piccole aziende presenti sul suo territorio. La convenzione è stata stipulata nel Palazzo vescovile di San Marco Argentano, come uno strumento concreto per la nascita e la formazione di microimprese e diventerà operativo con la sua presentazione alla stampa, alle componenti ecclesiali e sociali, al mondo dell’associazionismo e ai sacerdoti. Le norme di accesso al microcredito sono state precisate nel comunicato diramato congiuntamente dai due istituti. Potranno accedere al fondo i giovani tra i 18 e i 35 anni dopo aver istruito la pratica presso gli uffici diocesani, che li accompagneranno con la figura di un tutor nelle fasi del progetto e fino alla sua completa realizzazione ma anche con un “Garante morale”, una figura ormai collaudata che si interesserà anche del rapporto con la banca. L’idea del microcredito rientra nel lavoro dell’ufficio di pastorale sociale e del progetto Policoro ed è nato proprio sul campo, registrando le difficoltà dei giovani nella fase di partenza di una qualsiasi attività. Il contributo sarà concesso dopo le fasi di preistruttoria in diocesi, di istruttoria presso l’Istituto di credito, senza garanzie ulteriori e ad un tasso agevolato. Sarà la stessa diocesi a farsi da garante con l’istituto bancario come atto di fiducia nei confronti dei giovani per introdurli nel mondo del lavoro.

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Sabato 1 Febbraio 2014

Un nuovo arrivo Fotografia del terzo settore reggino

I numeri del volontariato

Fiocco più nero che azzurro Nasce in Calabria il movimento politico culturale “Rivolta ideale”. Fondatore e presidente Michele Arnoni, già segretario provinciale e dirigente nazionale del partito “la Destra” «Dopo mesi di attenta riflessione politica, insieme ad altri amici, abbiamo dato vita ad un movimento culturale e politico denominato “Rivolta ideale». È quanto dichiara in una nota Michele Arnoni, fondatore e presidente del movimento, già segretario provinciale e dirigente nazionale del partito “la Destra”, con una lunga militanza politica alle spalle. «Perchè Rivolta ideale? La Rivolta ideale (1908) è un’opera letteraria dello scrittore Alfredo Oriani, in cui con toni nietzschiani auspica l’avvento sulla scena politica nazionale di una personalità carismatica, capace di risollevare i destini della patria, affermando la necessità di uno Stato forte che regoli con ampi poteri la vita sociale. L’opera di Oriani suscitò interesse fra i giovani intellettuali dell’epoca, entusiasmò i collaboratori della rivista La Voce (Papini, Prezzolini, ecc.), interessò Gobetti. Gramsci scrisse che la visione di Oriani era stata l’ “unico tentativo un pò serio di nazionalizzare le masse popolari, cioè di creare un movimento democratico con radici italiane ed esigenze italiane”. Successivamente, La Rivolta ideale (1946), con richiamo all’opera di Oriani, fu il nome di una rivista settimanale, diretta per un periodo da Giorgio Almirante, che accompagnò la nascita del Msi nel 1946, che svolse il ruolo di riaggregazione politica di quegli italiani sbandati dalla caduta degli ideali e che si prefiggeva il compito di “riconciliare gli italiani al di sopra dei partiti, realizzare le più alte forme di democrazia diretta, difendere i valori morali, sociali, civili, religiosi e culturali della nazione”». «Abbiamo scelto questo nome distintivo oltre che per il richiamo storico, anche e soprattutto perché in questa difficile fase politica, caratterizzata oggi come allora dalla decadenza di ideali e dei valori fondanti della società, serve una rivolta degli ideali, per tornare alla politica esercitata con passione e sentimento. Oggi “Rivolta ideale”, costituito da giovani e meno giovani, vuole essere un movimento che, senza alcuna nostalgia di sorta, intende fare politica, anche tramite la cultura, ed interessarsi ai propri territori, proiettati verso il futuro, nel segno della continuità ideale, trattando i più comuni e quotidiani problemi della società odierna, tentandone arditamente la risoluzione e dando risposte concrete ai cittadini. Il movimento “Rivolta ideale” affonda le proprie radici nei valori della destra sociale, nazionale e popolare, si colloca nell’area culturale del centro destra, pur tuttavia senza aderire in questa prima fase ad alcun partito nazionale, e sarà attento a varie tematiche, in particolare alle politiche sociali, economiche ed ambientali. Sempre in prima linea e sempre dalla parte degli ultimi, dei più deboli, dei meno garantiti, delle fasce sociali più disagiate, contro ogni sopruso, contro le lobby e contro i prepotenti di turno». Il primo nucleo fondativo di “Rivolta Ideale” è stato già costituito e ne fanno parte, tra gli altri, Michele Arnoni, Adolfo Adamo, Marta Bargagli, Roberto Bilotta, Giuseppe Crivari, Francesco Cutazzo, Paolo Ferrari, Fabio Infelise, Ida Mannarino, Giulio Meringolo, Adolfo Rogano e Nicola Spaccarotella di Cosenza, Walter De Rose di Rende, Giovanni Ferrarelli di San Giovanni in Fiore, Silvia Alfano di Castrovillari, Gabriele Romanello di Corigliano Calabro, Luca Aiello di Montalto Uffugo, Alessandra Primicerio, Massimo Molinaro e Maria Rosaria Pasqua di Castrolibero, Enrico Molinari di Fuscaldo, Vincenzo De Luca di Belvedere Marittimo, Elisa Cauteruccio di Praia a Mare, Emanuele Paone di Catanzaro, Lorenzo Mercuri di Lamezia Terme, Annamaria Sgromo di Borgia, Walter Buscema di Crotone, Giuseppe Giannini e Andrea Paolillo di Vibo Valentia. Il movimento appena nato registra già molte adesioni e molte altre ne arriveranno nelle prossime settimane, stando alle indiscrezioni fornite dai fondatori, con la nascita di nuovi circoli dislocati sia nella provincia di Cosenza che in tutto il territorio regionale, con l’intenzione di espandersi anche a livello nazionale.

Sono 2.376 le istituzioni non profit attive sul territorio della provincia di Reggio Calabria, corrispondenti a circa 3mila addetti e quasi 26mila persone coinvolte in veste di volontari. È fotografia del terzo settore reggino fornita dal Censimento delle istituzioni no profit 2011, effettuato dall’Istat, che mostra un ramo dell’economia locale diffuso in maniera trasversale nei diversi comparti di attività: particolarmente attivo nei settori delle attività sportive (27,9%), culturali e artistiche (17,4%), ricreative e di socializzazione (15,4%), il terzo settore è presente anche nell’assistenza sociale e nella protezione civile (8,5%) nonché nel comparto istruzione e ricerca (8,1%). «Il terzo settore - dice il presidente della Camera di Commercio Lucio Dattola - rappresenta un pilastro della nostra economia. Le difficoltà economiche sorte con la crisi e la perdita di ruolo della sfera pubblica, alle prese con rilevanti difficoltà finanziarie, hanno promosso una duplice veste per il no profit: a sostegno dei più deboli e della popolazione e a supporto del mercato e della produzione». Particolarmente significativi sono i dati emersi dall’approfondimento effettuato dalla Camera di Commercio di Reggio Calabria, rivolto a un campione rappresentativo di 200 organizzazioni del terzo settore operanti nella provincia. L’indagine rivela che più dell’80% dei soggetti intervistati non supera i 50mila euro annui di fatturato. Risulta, quindi, nel complesso ancora debole la rilevanza in termini economici delle organizzazioni del terzo settore reggino. Un ulteriore segnale di debolezza economica del settore no profit è la scarsa capacità di creare posti di lavoro. Mentre a livello nazionale uno dei maggiori contributi del terzo settore consiste proprio nella creazione di occupazione, in provincia di Reggio Calabria, invece, il comparto fatica a creare posti di lavoro ed così è indotto ad utilizzare una grande quantità di lavoro volontario, pari addirittura a oltre l’80% del capitale umano. Ad ogni modo, lo studio della Camera di Commercio mostra anche dei segnali di vitalità e dinamismo: oltre 2/3 delle organizzazioni coinvolte nell’indagine ha dichiarato, infatti, di aver introdotto recenti innovazioni, mostrando un’inclinazione che può giocare un ruolo cruciale nell’attuale congiuntura economica e che andrebbe assecondata mettendo a disposizione risorse e competenze. Precisamente, più di metà delle organizzazioni intervistate ha investito su innovazioni di processo e organizzative (51%) e una percentuale simile su innovazioni di prodotto (52,5%), sebbene, a livello nazionale, si evidenzi una netta prevalenza dell’innovazione di processo. Strettamente connessa all’analisi relativa all’innovazione, è quella concernente gli ambiti di attività in cui il terzo settore reggino potrebbe trovare nuove occasioni di sviluppo. Le organizzazioni intervistate, hanno evidenziato tre fondamentali macro aree: la prima conferma la rilevanza dei servizi socio-sanitari alla persona (indicati dal 48% del campione); la seconda macro area riguarda invece quella che può essere definita come "filiera ambientale-turistico-culturale (turismo: 34,5%; cultura: 30%; ecologia e servizi ambientali: 21%); la terza macro area comprende, infine, le attività educative, di istruzione e di ricerca (politiche educative: 23%; istruzione, ricerca e formazione: 24%). In particolare, la filiera cultura-turismo-ambiente, sulla base dei dati raccolti, presenta i più consistenti margini di sviluppo per il terzo settore reggino, per cui andrebbero sostenute progettualità intersettoriali, capaci, cioè, di generare valore economico, sociale e occupazionale incrociando ambiti di attività tendenzialmente trattati separatamente.

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Sabato 1 Febbraio 2014

Il terreno è fertile

La nuova agricoltura in vetrina di Giovanni Perri*

Prossimamente saranno aperti i cancelli per lo svolgimento delle attività programmate nell’ambito della fiera internazionale dell’agricoltura che si terrà a Verona nei prossimi giorni e più specificatamente dal 6 al 9 febbraio. L’articolato e denso programma fieristico è incentrato sullo svolgimento e l’approfondimento delle più importanti problematiche riguardanti gli aspetti innovativi della nuova agricoltura che fa leva su innovazione, sostenibilità ecologica ed ambientale, internalizzazione, globalizzazione ed ovviamente multifunzionalità e lavori nelle aziende agricole e forestali. La multifunzionalità e la riscoperta del lavoro nei campi conferma le recenti favorevoli tendenze, soprattutto da parte dei giovani imprenditori agricoli, che spingono in direzione dell’evoluzione dell’agricoltura italiana e calabrese per avviare a soluzione la ristrutturazione e la riqualificazione del settore anche in virtù dell’utilizzo virtuoso degli incentivi comunitari previsti dalla prossima programmazione 2014-2020 che entrerà in vigore all’inizio del prossimo anno. Ciò sta a significare che gli aspetti della multifunzionalità accanto alla funzione produttiva fondamentale, svolge anche altre attività e funzioni agricole di primaria importanza, quali la tutela, salvaguardia, la valorizzazione delle produzioni agricole per abbracciare anche gli aspetti delle politiche agricole comunitarie riguardanti la “condizionalità obbligatoria” per beneficiare degli incentivi comunitari per garantire la qualità dei prodotti e la sicurezza alimentare e quella fisica del territorio

A Verona una Fiera internazionale per parlare di sostenibilità ecologica ed ambientale internazionalizzazione globalizzazione e ovviamente multifunzionalità Negli ultimi decenni infatti, soprattutto nei Paesi sviluppati ed industrializzati quali l’Italia, l’immagine di un’agricoltura coincidente solamente con l’attività produttiva è ormai tramontata da diverso tempo e pertanto non più sostenibile dal punto di vista ambientale. Oggi infatti la funzione dell’agricoltura basata sulla multifunzionalità trova sostegno in una società legata a profondi e rapidi cambiamenti, connessi e collegati all’evoluzione economica e sociale del mondo intero e quindi fortemente condizionata ed influenzata dalla politica di internazionalizzazione che di fatto ha costretto il settore primario a profondi mutamenti e cambiamenti in sinergia con le nuove esigenze della società moderna. Ciò detto è pur sempre necessario che le molteplici funzioni svolte dal settore agro-forestale siano compatibili con la tutela e salvaguardia delle risorse naturali ed ambientali, intese come attività

connesse all’ottenimento della produzione vegetale agraria non disgiunta dalle problematiche legate all’ambiente, al paesaggio ed alla tutela e valorizzazione della biodiversità. Le politiche agro-ambientali dell’Ue non a caso hanno previsto sostegni per la multifunzionalità concedendo aiuti all’agricoltura a titolo di compenso forfetario per incentivare le molteplici funzioni svolte in campo ambientale e paesaggistico o di tutela della difesa del suolo e dell’assetto idrogeologico del territorio, svolte dal settore agro-forestale accanto a quella produttiva che rimane sempre importante e fondamentale. Assistiamo insomma ad un’agricoltura multifunzionale che produca beni e servizi di sostegno all’attività produttiva che rimane la condizioni di base insostituibile, pur se con alcuni aspetti innovativi adeguati ai tempi ed alle complesse ed articolate pratiche gestionali, sempre più attente all’ambiente ed all’assetto del territorio, ovverosia agli elementari principi della condizionalità, peraltro altrettanto obbligatoria per l’ottenimento degli incentivi comunitari della programmazione del Psr 2014-2020. Per la razionale applicazione di tali norme l’Ue ha da tempo infatti sancito il principio dell’obbligatorietà della consulenza aziendale agli agricoltori in materia “condizionalità” e nel contempo delle penalità e “tolleranza zero” nei confronti dei soggetti che non dovessero attuare tali norme per quanto riguarda l’utilizzo dei fondi comunitari, ovverosia nessun contributo alle aziende riguardanti gli aiuti comunitari. * dottore agronomo

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