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Mezzoeuro numero 25 - Anno 13 - Sabato 21 Giugno 2014

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Sabato 21 Giugno 2014

La Banca d’Italia e l’economia regionale

La Calabria

e la mummia Rosalia di Oreste Parise

Ha fatto molta impressione la notizia che la mummia di una bambina di due anni, morta nel 1920, il cui corpo intatto è ancora perfettamente conservato e addirittura sembra che muova le palpebre più volte al giorno. Sembra si tratti di uno strano fenomeno naturale che genera questa illusione, ma è certamente un fatto del tutto eccezionale. Si ha la stessa impressione leggendo il rapporto annuale della Banca d’Italia sull’economia della regione. Per poter trovare qualche elemento di speranza bisogna analizzarlo con la lente di ingrandimento di un orefice. L’incipit è inquietante. «Nel 2013 l’attività economica in Calabria ha continuato a contrarsi. Secondo le stime di Prometeia, Mezzoeuro il prodotto regionale in termini reali è Fondato da Franco Martelli diminuito del 2,8% (-3.2 nel 2012. Nel settore industriale, la fase recessiva si è gradualmente attenuata, lasciando Ediratio editore spazio a qualche segnale di stabilizzazione tra la fine dell’anno e il primo triDirettore responsabile mestre del 2014. La difficile situazione Domenico Martelli congiunturale si è riflessa ancora sull’accumulazione di capitale e sulla doRegistrazione manda di lavoro. Le esportazione di Tribunale di Cosenza merci si sono complessivamente ridotn°639 te, un andamento in controtendenza si del 30/09/1999 registra tuttavia nell’industria alimentare. Nel settore delle costruzioni è proRedazione seguita la flessione dell’attività in atto e amministrazione dal 2007, in connessione con le diffivia Strada Statale 19 bis, 72 87100 Cosenza coltà nel comparto dei lavori pubblici e la debolezza del mercato immobiliaResponsabile re. L’andamento del terziario ha risettore economia sentito della dinamica negativa del redOreste Parise dito disponibile sia del calo della domanda turistica dovuto alla diminuProgetto zione di viaggiatori italiani, nel come realizzazione grafica parto dei trasporti, si segnala invece Maurizio Noto un ulteriore recupero del movimento di container a Gioia Tauro». telefono 0984.408063 «La prolungata congiuntura sfavorefax 0984.408063 vole si è ripercossa sulle condizioni del mercato del lavoro. Il numero di occue-mail: ediratio@tiscali.it pati si è ulteriormente ridotto e si è allargato il divario con il resto del Paese Stampa nel tasso di occupazione. La disoccuStabilimento tipografico pazione è cresciuta in tutte le fasce di De Rose, Montalto (Cs) età, attestandosi su livelli particolarmente elevati tra i più giovani. Tra queDiffusione sti ultimi, è inoltre cresciuta l’incidenMedia Service za di coloro che non lavorano né svoldi Francesco Arcidiaco gono un’attività di studio o formaziotelefono 0965.644464 ne. La contrazione del credito al settofax 0965.630176 re privato non finanziario in Calabria Internet relations si è accentuata. Il calo ha riguardato N2B Rende sia le famiglie consumatrici sia le imprese, con una flessione anche per quelIscritto a: le di dimensioni medie e grandi. La diUnione Stampa Periodica namica dei finanziamenti bancari a imItaliana prese e famiglie è stata condizionata sia dalla debolezza della domanda di prestiti, in particolare quella legata agli investimenti fissi, sia da condizioni di offerta che risentono dell’elevato rischio di credito e dell’incertezza sulle prospettive dell’attività economica». n. 12427

Presentato il Rapporto dalla filiale di Catanzaro dell'ex Istituto d'Emissione il rapporto annuale sull'economia, che mostra impietoso l'inesorabile avanzare della crisi che sta colpendo tutti i settori dell'economia Analizzando al microscopio si intravede qualche segnale di movimento come le palpebre della mummia Rosalia nelle catacombe di Palermo... Una diagnosi spietata e senza speranza, ma soprattutto senza terapia, perché l’istituto non ha né le competenze né gli strumenti necessari per poter imporre dei correttivi. Il rapporto assume il carattere di un momento riflessivo, che vuole intervenire nel processo con la “moral suasion” della rigorosità dell’analisi che non dà la possibilità di trovare facili scappatoie per giustificare l’incapacità della politica di svolgere il proprio ruolo. Sono sufficienti questi pochi elementi per avere una idea del contenuto complessivo dell’ottimo

studio sulla congiuntura regionale che testimonia la qualità del gruppo di ricerca che opera nella sede catanzarese dell’Istituto, ottimamente diretti da Luisa Zappone la direttrice regionale della Banca d’Italia, che lancia un segnale di speranza, dichiarando che «in un quadro generale estremamente difficile, dai settori dell’agroalimentare e della cultura possono provenire concreti e utili segnali di ripresa». Il settore agro-alimentare e le attività culturali sono gli unici segnali positivi che si intravedono in u quadro fosco. A cui bisogna aggiungere il ritrovato ruolo del Porto di Gioia Tauro, che da solo e senza alcun aiuto da parte dei responsabili regionali sta dando qualche segnale di ripresa, dopo un momento di crisi che sembrava irreversibile. Questi timidi segnali di ripresa sono come le palpebre di Rosalia, completamente indipendenti dalla politica regionale, che si è dimostrata totalmente incapace di una qualsiasi programmazione nel settore econo-


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Sabato 21 Giugno 2014

La Banca d’Italia e l’economia regionale

gali e sindacali: il rapporto di lavoro si sta trasformando in un rapporto di soggezione e sudditanza che può assumere un carattere pernicioso. La risposta non può essere semplicemente repressiva, perché lo strumento più efficace per combattere la criminalità è lo sviluppo. Il caso dell’agricoltura è emblematico. È l’unico settore che mostra un qualche segnale di ripresa, ma a ben vedere l’intera regione è quasi completamente abbandonata, e l’attività agricola è ristretta a pochi territori, con qualche impresa di qualche rilievo. Vi sarebbe spazio per un grande rilancio del comparto, ma si continua ad insistere con interventi a pioggia senza alcun logica programmatoria. La grande riforma agraria approvata subito dopo la guerra aveva prodotto per un periodo limitato qualche risultato tangibile, ma risulta ormai superata nei fatti e sarebbe necessario una completa rivisitazione. La frantumazione delle proprietà che aveva un senso quando sulla terra insisteva la maggioranza della popolazione che traeva da quella poche colture il suo sostentamento oggi è un ostacolo a un recupero dell’attività poiché non è certo concepibile il ritorno all’aratro, ma è necessario creare delle aziende moderne e funzionali in grado di utilizzare i più avanzati strumenti della tecnica. Si potrebbe pensare a una irizzazione nell’agricoltura, riproducendo il modello utilizzato negli trenta per rivitalizzare l’industria con la creazione di grandi aziende in mano pubblica in grado di accorpare vaste estensioni di terreno da destinare all’agricoltura di precisione integrata con la produzione di energie e il trattamento razionale dei rifiuti.

mico, finanziario e sociale. Siamo una regione allo sbando con una classe politica e dirigente che non è in grado di dare alcuna risposta alle urgenze della crisi. Come avviene da anni, assistiamo ancora una volta al paradosso del calabrone, che secondo le leggi della fisica dovrebbe essere assolutamente inadatto a volare. La Calabria, sulla base dell’andamento di questi anni dovrebbe essere allo stremo e mostrare evidenti segni di depauperamento, una impressione che ancora è nascosta da due elementi. Il primo è costituito dalla forte solidarietà familiare. All’interno della famiglia si scaricano le tensioni maggiori, e il reddito di genitori (spesso sono addirittura i nonni) compensano l’assenza di un autonomo potere di acquisto da parte delle generazioni più giovani. La conseguenza più evidente è il calo demografico, poiché senza

futuro non vi può essere programmazione di vita familiare. I giovani scelgono la convivenza, o la permanenza nella casa dei genitori, evitando in qualsiasi modo la nascita di figli che non saprebbero come mantenere. L’evoluzione demografica attesta inesorabilmente questo stato di cose, e la fuga di migliaia di giovani impedisce che le difficoltà di trovare una qualsiasi forma di occupazione sfocia in manifestazioni evidenti di pauperismo. Il secondo elemento è la crescente importanza che va assumendo l’economia criminale, che non trova una immediata rappresentazione statistica, se non parzialmente che costituisce uno sbocco precario per un numero crescente di giovani e meno giovani, che sono ridotti a una condizione di estrema debolezza psicologica in grado di opporre una resistenza sempre minore di fronte alla crescente domanda di comportamenti illegali. Un dato che emerge dalle numerose inchieste è che la criminalità organizzata sta acquisendo una parte sempre maggiore di aziende per operare alla luce del sole, soprattutto nel campo della grande distribuzione, dell’edilizia e della gestione delle attività ludiche. Una conseguenza è la diffusione di una precarietà delle condizioni di lavoro e un restringimento delle tutele le-

Alla speranza offerta dall’agricoltura si contrappone la crisi profonda e senza via di uscita del settore dell’edilizia, che soffre non tanto per la crisi, ma la distorsione del mercato, che è caratterizzato da un eccesso di offerta abitativa, poiché il numero dei vani disponibili supera di gran lunga il fabbisogno abitativo di una popolazione, peraltro in accentuata diminuzione. Anche in questo settore si ha bisogno di una politica coraggiosa che miri soprattutto al recupero del grande patrimonio immobiliare esistente in tanti piccoli comuni in via di spopolamento che possono trovare una rinascita solo con uno sviluppo sinergico con il settore agricolo e turistico. Il rapporto annuale della Banca d’Italia va letto alla luce della congiuntura politica e con il totale fallimento di un modello. Le amministrazioni regionali che si sono succedute si sono dimostrate totalmente incapaci di programmare il futuro di questa regione. Gioia Tauro è forse il caso più clamoroso di un successo imprenditoriale che vive a dispetto dell’incapacità di programmazione, di una classe politica che non ha saputo dotare il porto di infrastrutture in grado di rendere competitivo una struttura che rispetto ai suoi concorrenti ha degli enormi vantaggi, per la centralità della sua collocazione, la profondità dei fondali, la disponibilità di aree per sviluppare le attività collaterali. E anche personale specializzato e disponibile a qualsiasi sacrificio per salvare il proprio posto di lavoro. La Calabria non è solo un esempio negativo, ma laddove si creano delle opportunità si è sempre trovato grande spirito di sacrificio dei calabresi a portare a compimento qualsiasi attività che gli viene chiesta. Il piccolo spiraglio di luce che si intravede in fondo al tunnel ha bisogno di essere alimentato con una nuova linfa che può provenire solo da un completo rinnovamento della classe politica e dirigente di questa regione. Non si può continuare a fare affidamento su coloro che hanno contribuito a spegnare qualsiasi lumicino di speranza.

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Sabato 21 Giugno 2014

Qualcosa di grosso si sta muovendo La partita a poker del potere

A De Rose la prima “mano” L’imprenditore è stato assolto dall’accusa di evasione fiscale. È lo stesso al centro dello scandalo “Oragate” Chi non lo conosce è rimasto sempre colpito dal modus operandi di Umberto De Rose a proposito delle sue vicende giudiziarie che negli ultimi tempi, per la verità, non si è fatto mancare. Non reagisce agli attacchi e soprattutto a quelli mediatici. In gergo si dice che assorbe bene il colpo, fa buon uso di maalox, lo stomaco lo ha pettinato abbastanza. In certi frangenti è parso persino di gomma se teniamo conto dell’accerchiamento che ha subito dopo essere finito al centro del clamoroso caso dell’Oragate, il quotidiano che ora non c’è più e che nella notte tra il 18 e il 19 febbraio avrebbe subito, secondo la vecchia proprietà e secondo anche la magistratura inquirente della procura cosentina, uno stop diciamo così forzato, non causato da elementi tecnici. Si vedrà, si vedrà anche questo e la verità in qualche modo verrà a galla. De Rose non ha mai proferito parola e ha sempre scelto il profilo che se vogliamo è contrario alla linea “garantista”, difendersi nel processo e non dal processo. Oragate ci deve andare a processo mentre per quanto riguarda un’altra accusa pesante che gravava sulle spalle di De Rose la “prima” è andata, è stato assolto. L’imprenditore esce infatti prosciolto dall’accusa di evasione fiscale. Non ha prodotto false fatturazioni al fine di evadere il fisco, al contrario invece di quanto sosteneva la pubblica accusa nei suoi confronti. La sentenza è stata emessa dal giudice monocratico Alfredo Cosenza, che non ha accolto la richiesta di condanna a otto mesi di reclusione che era stata avanzata contro di lui. Ha dunque prevalso la tesi difensiva degli avvocati Franco Sammarco e Mario Inzillo, del foro di Cosenza.

Che sia tesissima l’aria che si respira nelle stanze dove si disegna in qualche modo il potere che verrà non v’è alcun dubbio. Anzi, la sensazione nitidissima è che qualcosa di pesante si stia muovendo, a più livelli. Qualcosa di “contaminato” tra esigenze tutte politiche, magistratura d’assalto e comunque desiderosa di posizionamenti nuovi, cognomi griffati o new entry della finanza e dell’economia che non possono stare ai margini e che devono risalire. Tutto è in movimento e non è detto che una qualche parte di questa “contaminazione” non abbia trovato una forma d’intervento, una pratica d’assalto. Succede sempre così quando si rimette tutto in gioco, quelle svolte epocali che capitano ogni trenta o quaranta anni e che per la Calabria coincidono poi con un rinnovamento forzato e che è in ritardo rispetto alla scaletta nazionale. È in questi casi che per solito s’infila lo choc, l’incursione traumatica di poteri “altri”. A destra come a sinistra dello scacchiere politico, nella magistratura come nell’economia. La miccia è accesa, si teme di tutto. Non si spiegano diversamente alcuni movimenti nel pianeta dell’editoria, della finanza d’assalto, per certi aspetti della magistratura. La sensazione è che non ci sarà giorno che qualcuno non finirà nel tritacarne. Probabilmente ve ne sarà per tutti, almeno in una certa fase. L’ultimo in ordine di tempo a finire nel frullatore degli schizzi è stato Marco Minniti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai Servizi segreti. Per più d’uno l’uomo forte del Pd di Calabria che deve traghettare il possibile dal vecchio al nuovo corso, dal dalemismo e veltronismo del partito al renzismo più consolidato. Con tutto quello che questo significa. Un’operazione ambiziosa ma non semplice e probabilmente Minniti da ieri se ne sarà reso più conto. In una nota assai pesante i deputati Cinquestelle calabresi lo chiamano in causa a proposito di un ex killer della ‘ndrangheta, ora pentito, che lo cita come destinatario di voto di scambio mafioso. Chiedono conto, i grillini. Ne vogliono sapere di più ma è questo un modo come un altro, per solito il migliore, per far scoppiare la mina. «Sono gravissime le accuse nei confronti del se-

Come si ricorderà le indagini, aperte dalla procura cosentina, si erano concentrate su una ventina di fatture emesse nel periodo compreso fra il dicembre 2006 e il marzo del 2008 a favore di società di servizi. Il tutto - secondo l’accusa - allo scopo di gonfiare la massa delle passività in bilancio ed evadere le imposte sulle persone fisiche e sul valore aggiunto. Da qui la presunta evasione pari a un milione di euro. La Guardia di finanza è entrata in azione a seguito di un normale controllo tributario nei confronti dell’azienda. Dopo aver notato che qualcosa non andava ecco la segnalazione alla procura cittadina che ha aperto l’inchiesta. Le fatture furono in particolare emesse dalla società “stabilimento tipografico De Rose snc” di Montalto Uffugo, l’azienda di famiglia di Umberto De Rose. Al pm Cava il fascicolo consegnato da Dario Granieri. Nel novembre del 2011 a De Rose fu così notificato l’avviso di chiusura delle indagini. Seguì la richiesta di rinvio a giudizio, accolta dal gup. Quindi l’avvio del procedimento penale, dinanzi al giudice monocratico. Sammarco e Inzillo hanno sempre ribadito che De Rose ha seguito la legge in materia e che dunque non era ravvisabile alcuna evasione di natura fiscale. È stato tra le altre cose ricordato che De Rose ha usufruito dello scudo fiscale dall’allora governo Berlusconi. Si arriva quindi all’assoluzione, non c’è stata falsa fatturazione e non c’è stata evasione per De Rose. In attesa del chiarimento dell’altra faccenda, la delicatissima vicenda Oragate, un maalox in meno.

Schizzi

su Marco Minniti Il sottosegretario ai Servizi segreti tirato in ballo da una nota dei deputati calabresi di Cinquestelle Morra, Nesci, Dieni e Parentela: un ex killer di 'ndrangheta, ora pentito, ha fatto il suo nome per voto di scambio La pesante incursione dei grillini, al di là del contenuto tutto da verificare, è indice di un clima ad alta tensione che si respira nelle stanze dove si disegna il potere che verrà. Niente si può escludere, a tutti i livelli

natore Pd Marco Minniti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai Servizi segreti, che secondo un ex killer di ‘ndrangheta, ora pentito, avrebbe ricevuto voti in ambienti mafiosi». Così Dalila Nesci, Nicola Morra, Paolo Parentela e Federica Dieni, che aggiungono: «Il senatore Minniti ha un ruolo di governo delicatissimo, incompatibile con le accuse in questione. Pertanto, è più che opportuno che il sottosegretario del governo Renzi lasci subito la responsabilità dei Servizi segreti, in attesa che sia fatta piena luce sulla vicenda». «Ogni giorno - continuano i parlamentari Cinque Stelle - l’opinione pubblica è scossa da notizie sulla totale inaffidabilità della classe politica, che in Calabria è spesso legata alla ‘ndrangheta. È recente la condanna in appello dell’ex consigliere regionale del Pdl Franco Morelli, per concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione». Nesci, Morra, Parentela e Dieni concludono: «Da tempo il Movimento Cinque Stelle insiste, con atti parlamentari e interventi pubblici, sulla collusione tra istituzioni e criminalità organizzata. Da tempo diciamo, senza riverbero, che questo connubio è il primo problema della Calabria, da cui dipendono la disoccupazione, l’emigrazione e l’inadeguatezza dei servizi pubblici essenziali; a partire dalla sanità». A Minniti non mancano esperienza e modi per spiegare, per diradare le nebbie, se lo vorrà. Se non lo riterrà opportuno magari lascerà che questo presunto pentito si cuocia nel suo brodo. Rimane il clima, rimane una nota di alcuni deputati, rimane la sensazione (forte) che ogni giorno sarà un giorno nuovo. Pieno di sorprese.


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Sabato 21 Giugno 2014

A testa o croce si rischia di meno

Dentro o fuori

Il bivio del Pd Il dipinto meno fedele alla realtà e alla posta in gioco che sta restituendo il Pd di Calabria ai suoi elettori e appassionati è il rischio peggiore in termini di insuccesso finale. Come se la partita in sé, la partita del potere e della rivincita della Calabria dopo la parentesi Scopelliti, fosse tutto un affare privato e personalistico tra le posizioni di Mario Oliverio da una parte e di Ernesto Magorno dall’altra. L’uno contro l’altro anche nella più sbiadita delle iconografie romanzate, manco fosse un duello rusticano. Come se l’uno fosse l’alfa e l’altro l’omega del partito chiamato a non sbagliare strada dopo la sciagurata stagione del loierismo (che non vuol dire per forza di Loiero) e dopo la sistematica decapitazione delle amministrazioni comunali che un tempo guidava la sinistra e che ora sono dell’ex Pdl. Come se l’uno avesse una ricetta ben definitiva per portare la Calabria fuori dalle secche secolari (Mario Oliverio) e l’altro (Ernesto Magorno) avesse invece in mente un profilo e un percorso tutto nuovo e vincente da proporre in alternativa. Non sono vere nessuna delle due (finte) autodeterminazioni. Oliverio non ha probabilmente nessuna ricetta in tasca, l’avrebbe già tirata fuori, il tempo della stagnazione in politica non gli è mancato. E Magorno, in antitesi, non sa letteralmente dove andare a sbattere. Vuole solo che non sia l’altro, Oliverio, a menare le danze. Ed è tanto paradossale e infedele nei confronti della realtà questa specie di duello rusticano (e deprimente) che Mario Oliverio in una lunga nota ieri ha continuato a autorappresentarsi come la soluzione o il problema allo stesso tempo. Con una discreta dose di sopravvalutazione collettiva. Dice Oliverio, andando a sintetizzare la nota, che ormai le primarie non le mette più nessuno in discussione. Tantomeno non le mette Guerini con il quale lascia intendere di avere un dialogo sul punto proficuo e dilatato nel tempo. Di più la Calabria, aggiunge Oliverio, espone all’Italia intera il modello delle primarie istituzionalizzate lasciandosi persino andare in elogi ad Antonella Stasi e indirettamente allo stesso Peppe Scopelliti per averle portate all’incasso. Cosa non si fa, e non si dice, per i propri fini. Oliverio poi ad un certo punto nella nota gioca di fino esaltando e ringraziando Magorno per aver accettato che si svolgano le primarie (ovviamente scongiurando in pubblico che non accada il contrario) e ha dato appuntamento a tutti all’assemblea del 30 dove si metterà una parola fine sull’organizzazione della conta (anche qui, in qualche modo, ribadendo che questa volta l’assemblea stessa non può saltare). Quindi i passaggi finali, e più salienti. A nuora perché suocera intenda. Non sono qui per ostacolare niente, non sono qui per rappresentare solo me stesso e sono qui anche perché in tempi non sospetti così volevano Minniti e D’Attorre (che invece l’altro ieri hanno alzato un muro al nome di Oliverio candidato). Stop, il sale della lunga nota finisce qui. Messaggi più o meno criptati, per intenditori. Velati avvertimenti a Minniti e D’Attorre e a Magorno. Come se la partita del Pd di Calabria fosse tutta qui. L’ultima scena di un film western che non ha convinto nessuno.

Mario Oliverio ed Ernesto Magorno

Rimanere aggrappati alla linea nazionale del rinnovamento interpretandola e gestendola prima di subirla oppure restare ancorati a vecchie posizioni e rendite? Per farla breve si cambia o si conserva nel partito che sarà chiamato a guidare la rivincita di Calabria? Ma non è questa la vera posta in gioco del partito. Non vive di personalismi né di esclusive e disperate lotte per la conservazione delle rendite la scalata per la rivincita. Passa altrove, passa da altrove. C’è un bivio, un incrocio che stavolta non si può passare con la macchina a semaforo lampeggiante. Una piccola sosta e poi dentro o fuori le dinamiche nazionali. Dentro o fuori la sfida per il futuro. Conservare o rinnovare, altre vie non ce ne sono. Il Pd di Calabria in altre parole, chiaramente in ritardo rispetto alla scaletta nazionale, deve ancora decidere di che marcia decollare. E deve soprattutto decidere se decollare. È in atto e a tutti i livelli nel partito una durissima lotta per la conservazione del potere, delle rendite. Due blocchi, non senza sbavature al proprio interno. Uno che vuole mantenere lo status quo, l’altro che vuole spazzare via. È trasversale questa lotta e non ci si lasci ingannare dalle vecchie correnti, non c’entrano niente. Chi vuole conservare poltrone e incarichi ha un obiettivo, chi tenta la scalata ne ha un altro. Poi all’interno di un blocco quanto di un altro vi sono delle crepe, delle discrasie. Non si viaggia compatti ma per grandi linea la partita è questa e così va rappresentata. La segreteria na-

zionale per ora lascia fare, fa finta di non voler intervenire come se il fatto non fosse anche suo. Ma è una parvenza, osserva e ha già una strada che ovviamente non può essere quella della conservazione né quella del finto rinnovamento, quello cioè che si autodefinisce così dalla carta d’identità ma che non vive di visioni, di progetti. Sta solo aspettando di capire, la segreteria nazionale, se la regnanza calabrese del partito è in grado di arrivare da sola a una soluzione dignitosa che ne salvi la faccia e il futuro. Se sia in grado cioè di “consegnarsi” con un prodotto che funziona, con uno schema convincente per governare il partito e la Calabria. Se la svolta arriva autoprodotta è meglio, “Roma” non aspetta altro. Significherebbe governare il cambiamento dal posto, sul posto. Gestirlo, non subirlo. Se la svolta non arriva autoprodotta tra qualche giorno interverrà direttamente la segreteria ma non sarà la stessa musica. Non chiamiamolo commissariamento, potrebbe essere di più. Questa volta l’ennesima incapacità locale a capire e anticipare le dinamiche nazionali potrebbe risultare deleteria ma non è il caso di far precipitare gli eventi, qualche giorno c’è ancora. Non molto, ma c’è. La soluzione non è da rintracciare nelle correnti del partito, non funziona più o funziona poco lo schemino. Renzi stesso affidando la presidenza a Matteo Orfini altro non ha dimostrato che non ci bada più alle casacche colorate nel partito. È il metodo e poi la sostanza che fanno la differenza. E se c’è da offrire a Roma un “Orfini” di Calabria, come metodo s’intende, Renzi non aspetta altro tutto sommato. Forse chi ha appartenuto o appartiene ancora a quella che si fa chiamare corrente cuperliana in questo senso si gioca una chance in più. Potrebbe persino giocare la prima mossa contribuendo a offrire un nome, un profilo che sia onnicomprensivo delle esperienze nel partito, delle sue anime. Giovane certo, ma non per forza un lattante. Politico sì, non partitico però. Uno che ne sappia di Pd ma che ha campato d’altro fin qui, lavorando, hai visto mai. Chi gioca per primo questa mossa spariglia il tavolo degli altri. Li spiazza. E soprattutto sbanca nel senso che contribuisce a evitare che sia “Roma” a scegliere la danza da ballare. E a quel punto sarebbe troppo tardi per tutti. Arriva una busta, si apre e dentro c’è tutto. Non resterà che eseguire.

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Sabato 21 Giugno 2014

Ormai tutti “primari” Anche il deputato lametino di Forza Italia si dice favorevole alla conta interna al centrodestra soprattutto ora che la Regione le ha in qualche modo istituzionalizzate. Che non vuol dire aver trovato una sintesi, un nome. Anzi, tutt'altro

Pino Galati con Jole Santelli

Galati chiude il cerchio Le voleva Tonino Gentile per il Nuovo centrodestra (almeno così ha sempre detto). Non ha mai detto di essere contraria per principio Jole Santelli (che però le ha sempre temute). E ora le “benedice” pure Pino Galati, il deputato lametino di Forza Italia. E primarie siano anche per il centrodestra, soprattutto ora che la Regione in qualche modo le ha istituzionalizzate, sia pure senza aver rintracciato i soldi per poterle fare. Questo non vuol di-

re però aver trovato la benché minima sintesi, per non parlare poi di nomi. E non vuol dire nemmeno che allo stato attuale delle cose ci si può mettere una mano sul fuoco sul fatto che Forza Italia e Nuovo centrodestra saranno alleati. Diciamo che si gioca di parvenze, di fino, con maschere in commedia. Con Galati che prova a smentire un suo interesse diretto per la corsa (in alternativa ecco Wanda Ferro, che non dispiace nemmeno a Piero

Rende, l’esperimento da monitorare

Manna tentato dalla strada giusta Ma occhio ai “serpenti” Marcello Manna, il nuovo sindaco di Rende, pare intenzionato a seguire la strada giusta. Dai primi passi che muove sulla città del Campagnano si comprende che vuole improntare la sua azione amministrativa e politica sul suo laboratorio civico al servizio della città e dei suoi problemi. Sono in tanti i cittadini che aspettano, dopo la svolta politica, un cambio di marcia. Manna sa che deve proporre una giunta di grande livello e moralmente inattaccabile. Intanto continuano ex assessori, ex dirigenti del Comune ed ex tutto a chiedere il conto per il loro limitato e inconsistente impegno nella recente campagna elettorale. Manna sa che Rende non si amministra con la distribuzione di prebende ma imponendo una svolta radicale di metodo e di uomini, non compromessi, con una nuova squadra e una nuova azione amministrativa che deve vedere protagonisti la trasparenza, la legalità e la buona amministrazione quotidiana nei confronti dei cittadini. I temi delicati da affrontare sono tanti dalla riorganizzazione della macchina comunale, alla Rende Servizi, al risanamento delle casse comunali, alla cura del verde, alla risoluzione dei problemi del borgo antico e della zona industriale. Sono troppi i settori disorganizzati e i problemi del territorio. Occorre completare i concorsi per dirigenti e dare seguito ad un moderno sistema organizzativo della burocrazia comunale in grado di fornire risposte celeri ed efficienti alle richieste della cittadinanza. Va riorganizzata la Rende Servizi che deve essere considerata una risorsa di uomini e donne che possono contribuire in modo fattivo alle buone sorti della macchina comunale. Alla Rende Servizi deve ritornare la manutenzione della pubblica illuminazione, la concessione a ditta esterna ha procurato disagi e notevoli ritardi nella cura dellailluminazione del territorio comunale. Alla stessa può passare anche la gestione dei tributi comunali, oggi gestiti dalla Maggioli con un dispendio di risorse. La Rende Servizi, con i suoi 200 dipendenti, quasi tutti con la qualifica di operai, deve essere gestita meglio. Inoltre deve eliminare i tempi morti degli spostamenti, deve avere una migliore distribuzione del personale sul territorio, avere più e diverse squadre organizzate per la manutenzione generale di strade ed edifici comunali, la pulizia di cunette e pozzetti per la prevenzione del territorio da possibili e continui allagamenti che in passato hanno provocato già diversi danni. Va riequilibrato il lavoro con le risorse, ci sono alcuni lavoratori che hanno trattamenti alti e ingiustificati e c’è personale a 4 ore che va quanto meno portato a 5. Il borgo antico con il suo lento isolamento è una priorità che deve essere affrontata subito. Tanto lavoro per Manna, l’augurio è che non rimpianga l’impegno da avvocato a tempo pieno.

Aiello). Con Jole Santelli che un giorno getta in pista il nome di un imprenditore, il giorno prima Roberto Occhiuto e il giorno appresso a smentire tutti. Gioca anche lei in proprio, probabilmente. Senza contare poi Tonino Gentile che sa bene che deve aspettare che Forza Italia consumi tutte le sue lotte intestine prima di proporre una soluzione. A lui al momento va bene che non ci sia trippa né per Jole né per Occhiuto. Per tutto il resto si gioca, si può giocare. Dunque Galati, dicevamo. «Ritengo - afferma in una nota indirizzata a Jole Santelli - che le primarie siano uno strumento utile in grado di favorire la partecipazione democratica dei cittadini e il nostro protagonismo politico. Tutto questo sarà in grado di indirizzarci verso un progetto vincente che abbia a cuore gli interessi della collettività e della nostra regione». «D’altronde il nostro partito - continua - ha avviato da tempo una concertazione al suo interno e con i cittadini, confrontandosi quotidianamente, coinvolgendo la base e, nello stesso tempo, cercando di capire quale possa essere la strada migliore per determinare future candidature che rappresentino il territorio nel miglior modo possibile. A seguito del decreto della presidente facente funzioni della Regione Calabria, Antonella Stasi, con il quale si sono indette le primarie per l’individuazione del candidato governatore, ritengo doveroso - afferma Galati nella lettera - che il nostro partito e la coalizione di centrodestra si muovano nei giusti tempi per aderire a questo percorso di partecipazione democratica. È chiaro che il termine di quindici giorni dalla pubblicazione del decreto impone scelte rapide e naturalmente ponderate e, solo seguendo il percorso nei giusti tempi, conclude Galati potremo creare le condizioni per una coalizione più forte e solida in vista delle prossime elezioni regionali». Intanto la giunta regionale si è riunita sotto la presidenza della presidente Antonella Stasi, coadiuvata dal dirigente generale Francesco Zoccali. Su proposta della presidenza è stato deliberato di adottare gli adempimenti previsti dalla Legge regionale n. 15/2009 e dal regolamento n. 17/2009 relativamente all’istituzione dell’Ufficio Elettorale regionale per le elezioni primarie. Questo, a seguito delle dimissioni del presidente della giunta regionale e del conseguente scioglimento anticipato del consiglio. L’Ufficio elettorale è stato istituito presso il dipartimento della presidenza e gestirà il procedimento delle elezioni primarie con durata temporanea fino alla proclamazione definitiva dei risultati delle elezioni stesse. L’Ufficio elettorale sarà composto da n. 4 dirigenti di cui 1 con funzione di coordinatore della struttura, individuato, per competenza, nel dirigente del settore legislativo, nonché il dirigente Affari generali del dipartimento Presidenza, il dirigente del Settore economico ed economato del dipartimento Organizzazione e personale ed il dirigente del settore Protezione civile; n. 3 funzionari con la qualifica di avvocato in servizio presso l’Avvocatura regionale individuati con decreto del dirigente dell’avvocatura regionale; n. 1 funzionario direttivo della prefettura di Catanzaro, con funzioni di supporto tecnico alla predetta procedura, individuato dal prefetto di Catanzaro, previ accordi con lo stesso prefetto; n. 4 dipendenti regionali di cui 3 in servizio presso il dipartimento Presidenza, n. 1 in servizio presso l’ufficio di gabinetto; n. 2 dipendenti regionali presso il dipartimento Organizzazione e personale; n. 2 dipendenti in servizio presso il settore Protezione civile. È stata demandata al dirigente generale del dipartimento Bilancio e Patrimonio l’adozione di tutti i necessari atti di competenza per assicurare adeguata copertura finanziaria alle spese del procedimento elettorale e di prevedere la possibilità accordi con le prefetture della Calabria per supporti operativi ed assistenza al fine di assicurare il migliore svolgimento delle operazioni elettorali, autorizzando fin d’ora la stipula degli atti necessari.


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La clownterapia al Neuromed di Pozzilli (Isernia) «Una risata può avere lo stesso effetto di un antidolorifico: entrambi agiscono sul sistema nervoso anestetizzandolo e convincendo il paziente che il dolore non ci sia». Questo è quello che diceva Patch Adams alla domanda su quale fosse la valenza terapeutica al suo modo di ‘curare’ tramite la Clownterapia. A prescindere da chi ha inventato questa tecnica del tutto estranea alla medicina tradizionale, la terapia del ‘dottore con il naso rosso’ si è sviluppata sempre più negli anni tanto da essere utilizzata nei migliori ospedali, o nei centri sociali, nei reparti pediatrici e in ogni corsia ospedaliera. Il fine: cambiare il segno delle emozioni negative delle persone che vivono un disagio sanitario e/o sociale trasformando la fredda ‘cornice’ di una stanza di ospedale in un contesto di gioia, risate e sicurezza. Il clownterapeuta è uno specialista formato, che conosce bene le diverse tecniche con cui relazionarsi con il malato.

Quando il sorriso aiuta a guarire Anche l’Istituto neurologico mediterraneo Neuromed ospiterà il Primo corso di clownterapia in collaborazione con gli esperti della ‘Residenza dei Saggi’ di Monteroduni, un centro di accoglienza per la terza età fortemente interessato alle diverse tipologie di assistenza. Una quattro giorni (il corso si svolgerà il 20 - 21 - 27 e 28 giugno presso la Sala Conferenze dell’Irccs Neuromed) che donerà le competenze giuste al personale sanitario, ai medici, a tutti coloro che fossero interessati, su una tecnica che da anni aiuta e sostiene coloro che soffrono con un semplice sorriso. Una collaborazione Neuromed-Residenza dei Saggi che continuerà anche alla fine del corso in quanto le due strutture ospiteranno gli specialisti per un tirocinio formativo che prenderà il via l’ultimo giorno di corso. Tra i relatori di eccellenza il dottor Nicola Modugno, specialista in Neurologia ed in particolare sulla malattia di Parkinson; il dottor Cosimo Dentizzi, geriatra; il dottor Rosario Marini, psicologo; Flora Sasso, rappresentate dell’associazione ‘La tua voce’ di Napoli che da anni opera nel campo della clownterapia in collaborazione con Patch Adams, uno dei più convinti sostenitori della ‘terapia del sorriso’. «Con grande onore presentiamo la prima edizione di questo corso - afferma la dottoressa Annarita D’Orazio, direttrice della Residenza dei Saggi scopo del corso è quello di formare un gruppo di clownterapeuti che periodicamente presteranno la loro opera in corsia regalando momenti di gioia a malati ed anziani. La risata è una tecnica antistress ed anti depressiva che, incrementando la produzione di alcuni ormoni quali adrenalina e dopamina, provoca una diminuzione del dolore e della tensione e solleva dall’ansia, fattore che maggiormente predispone alla malattia. Gli operatori


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L’idea di Christensen

Le origini della clownterapia Il pioniere della clonwterapia è Michael Christensen, clown professionista e fondatore, insieme a Paul Binder, del Big Apple Circus. Nel 1986 Christensen crea ‘The Clown care Unit’, che porta il sorriso e la fantasia negli ospedali pediatrici. Nel 1991, sulla base del modello americano, nasce in Francia ‘Le Rire medecin’ il cui modello nel 1995 viene importato in Italia da associazioni dedicate. Una clownterapia “ante litteram” veniva applicata da Angelo Paoli (1642-1720), sacerdote carmelitano italiano beatificato nel 2010 anche per le sue molteplici attività caritative: si travestiva da ‘buffoné e si truccava per far sorridere i malati. La clownterapia acquisisce grande visibilità nel 1998, grazie al film sul medico statunitense Patch Adams, uno dei più convinti sostenitori dell’efficacia della terapia del sorriso e che capì i benefici di tale tecnica sul processo psicofisico di ripresa del malato o di colui che ha subito un trauma sociale. La clownterapia produce effetti positivi sulle persone coinvolte nel processo terapeutico in quanto distrae e diverte, allevia la preoccupazione e consente al personale medico di operare in un contesto più sereno. Ridere è un esercizio respiratorio che rilassa i muscoli e produce un effetto terapeutico, soprattutto sui bambini. La clownterapia influisce sullo stato psicologico dei pazienti, rafforzando la loro capacità di affrontare la malattia e velocizzando il percorso di guarigione. È stato scientificamente provato che la clownterapia: riduce la somministrazione di analgesici; riduce i tempi di degenza rispetto ai bambini non coinvolti nella clownterapia; riduce i tempi di miglioramento clinico; aumenta le difese immunitarie; aumenta il livello delle endorfine, agevolando il controllo del dolore.

che si andranno a formare con questo corso non sono clowns, - continua D’Orazio - ma figure professionali che, per quanto contraddistinti dalla tradizione del naso rosso, si pongono come ‘alter ego’ del medico negli ambienti socio-sanitari». A inaugurare il corso Mario Pietracupa, presidente della Fondazione Neuromed convinto che «un sorriso può valere più di mille parole e soprattutto può donare un attimo di evasione da momenti difficili. In questo corso - commenta poi il presidente della Fondazione Neuromed - si impareranno a gestire le improvvisazioni e si cercherà di unire il simbolo del camice del medico ad un ricordo che non sia legato strettamente alla diagnosi e cura. Iniziative come questa servono a creare una maggiore sensibilità nei confronti di coloro che vivono momenti difficili molto spesso legati ai loro problemi di salute. Pensare che tutto si risolva con una semplice risata sarebbe un’utopia ma portare un pò di buon umore e di ‘normalità’ tra i più anziani è un dovere sociale che deve appartenerci, non solo in occasioni sporadiche, ma tutti i giorni». Il clownterapeuta opera in collaborazione con il personale presente in corsia, nel massimo rispetto delle situazioni e dell’ambiente in cui interviene. Grazie a piccoli trucchi magici, improvvisazioni comiche, giochi, barzellette che coinvolgono e distraggono i degenti, il clownterapeuta grazie ad un sorriso contribuisce a ricostruire le difese del malato di fronte ad un trauma sanitario e/o sociale contribuendo a sostenere la sua ripresa psicofisica.

Una scena dal film Patch Adams

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Il giorno è arrivato

Bandiere bianche e gialle, i colori del Vaticano, campeggiano da quasi tutti i balconi delle case di Cassano. Il pontefice sarà accompagnato, in tutti gli appuntamenti, dal vescovo e segretario della Cei, Nunzio Galantino La prima tappa nel carcere di Castrovillari e poi, in elicottero, verso Cassano Poi a Sibari dove nei pressi della pineta sarà celebrata la messa, alla presenza di più di centomila persone Ma vediamo nei dettagli cosa succederà oggi...

Sulle tracce di Papa Francesco

Bandiere bianche e gialle, i colori del Vaticano, campeggiano da quasi tutti i balconi delle case di Cassano Ionio, che vedrà l’arrivo di papa Francesco per una visita pastorale. Il Papa sarà accompagnato, in tutti gli appuntamenti, dal vescovo di Cassano, e segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino. La prima tappa nel carcere di Castrovillari e poi, in elicottero, verso Cassano. Dopo l’arrivo allo stadio, previsto per le ore 11,00,

La programmazione Tv Ristoratori di Cassano in preghiera

Speriamo di battere cassa oggi «Speriamo di avere i locali pieni, oggi». Lo dicono i ristoratori di Cassano Ionio, che vedono nella visita del Papa anche una buona occasione per fare cassa. «Abbiamo preso dei ragazzi per farli lavorare solo oggi, ci aspettiamo di lavorare bene», dicono baristi e gestori di ristoranti. Anche questa è la visita del Papa, nonostante «ci saranno le strade bloccate, ma noi pensiamo che migliaia di persone arrivino qui fin dall’alba», sottolineano i ristoratori. Meno contenti gli operatori dell’informazione, quelli della tv in primis. «Resteremo solo all’esterno di ogni struttura visitata dal Papa. Dentro può entrare solo la troupe del Centro televisivo vaticano - ci dice un collega, abbastanza contrariato, incontrato nella sala stampa mentre ritirava gli accrediti - e poi dicono che ci danno loro delle immagini. Ma noi vogliamo fare un nostro prodotto». «La Rai e la tv del Vaticano hanno monopolizzato ogni spazio, e a Sibari abbiamo una tribuna stampa su un lato, piccola e bassa, da cui si vede perfino male il palco con il Papa», si lamenta il giornalista. «Praticamente faremo da terzo incomodo, se non addirittura solo da spettatori. Non pensano che anche noi, tv regionali, siamo aziende, con dipendenti, e che questa occasione, se ci facessero lavorare in modo originale, sarebbe anche per noi un buon evento da far fruttare, detto molto in soldoni. Ma dicono che è tutto per motivi di sicurezza. Chissa’ quali...».

Due puntate di “A sua immagine” A Sua Immagine dedicherà due puntate speciali all’evento. In onda su Rai1 dalle 16.00 alle 16.20 Lorena Bianchetti racconterà i momenti salienti della visita: l’incontro con i detenuti al carcere di Castrovillari, l’abbraccio con gli ammalati dell’ospedale “San Giuseppe Moscati” di Cassano, il discorso ai sacerdoti diocesani, il pranzo con i poveri della Caritas e con i giovani della comunità riabilitativa “Mauro Rostagno”. E ancora la visita agli anziani della “Casa Serena”. Nella puntata di domenica 22 giugno dalle 10.30 alle 12.30, si continuerà l’approfondimento sul tema delle beatitudini, tema della puntata sarà la misericordia, tanto cara al pontefice che ne ha fatto un tratto distintivo del suo pontificato. Sarà approfondito il senso del viaggio del Papa nelle sue amate periferie geografiche e esistenziali. Ospiti in studio saranno il giornalista francescano Padre Ugo Sartorio e il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio. Nel notiziario condotto da Giulia Nannini l’attualità e i principali avvenimenti della chiesa italiana. Nella seconda parte della trasmissione, dopo la Santa messa, consueto appuntamento con l’editoriale. Nel giorno della solennità del Corpus Domini, si racconterà di questa festa attraverso il Festival internazionale d’arte e fede di Orvieto, che ogni anno si ripropone di celebrare con entusiasmo e creatività un giubileo di arte e fede durante il Corpus domini. Il tema di quest’anno “Un pane, un corpo. Dal centro alle periferie dell’esistenza”, ospite Alessandro Lardani, direttore artistico e ideatore del Festival.

la visita al locale Hospice intitolato a San Giuseppe Moscati, che si occupa di cure palliative e terapia del dolore. Qualche momento per parlare con i degenti, che attendono con impazienza questo momento, e poi, in auto, attraverso le strade della città, verso la cattedrale, dove l’arrivo è previsto per mezzogiorno. Qui un veloce incontro con il clero della diocesi. A seguire il pranzo con i poveri e gli ospiti della comunità Saman di Cassano allo Jonio, nel seminario diocesano. Il pranzo prevede un antipasto con salumi e formaggi calabresi, un primo piatto di maccheroncini con sugo di salsiccia e poi un arrosto e il polpettone di vitello, con contorno di verdure e patate al forno. Infine la macedonia di frutta. L’ultima tappa, nel centro storico di Cassano, sarà nell’istituto Casa Serena. Poi partenza per Sibari, dove, in una grande spianata allestita nei pressi della pineta, a poca distanza dal mare, sarà celebrata la Santa messa, alle ore 16,30, alla presenza, si stima, di più di centomila persone. Imponente il sistema di sicurezza, che vede variata la viabilità locale in tutta la Sibaritide. Migliaia gli agenti delle forze dell’ordine impegnati, così come i volontari, che sono stati reclutati in tutte le parrocchie della diocesi e anche nel resto della Calabria.

Nel pomeriggio la consegna

I doni che riceverà Sono pronti i doni che papa Francesco riceverà, nella sua visita alla diocesi di Cassano Ionio. I doni saranno consegnati di pomeriggio, nel corso della Messa che si terrà Sibari. Si tratta di un calice e di una pisside, recante i simboli dei quattro evangelisti, realizzati dall’orafo crotonese Gerardo Sacco. Poi un orologio realizzato da Donatello Stabile, che ne ha realizzato uno anche per il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Ancora, l’istituto comprensivo di Cassano donerà un libro realizzato dagli studenti, nel quale sono stati raccolti pensieri e racconti dedicati al pontefice. Il Papa riceverà infine un contenitore di vetro contenente del fango prelevato dagli scavi archeologici di Sibari, che sono stati allagati dalle acque del Crati, delle antiche stampe di Cassano ed una struttura in legno raffigurante San Francesco.

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Mezzoeuro Il coraggio delle associazioni e dei territori

Il domani di Confindustria è adesso Approvato il nuovo Statuto che rende operative le linee guida della Riforma del sistema associativo L’assemblea straordinaria di Confindustria, alla quale hanno partecipato i vertici delle Associazioni industriali calabresi, ha approvato il nuovo Statuto che rende operative le linee guida della Riforma del sistema associativo. «È un giorno storico per noi - ha commentato il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi nel corso del suo intervento all’assemblea - siamo di fronte a una vera ed incisiva trasformazione del sistema. Oggi nasce la Confindustria di domani e nasce grazie alla volontà ed al coraggio delle associazioni e dei territori che sono la nostra vera ricchezza. Confindustria non può e non vuole fare a meno delle sue peculiarità settoriali e delle sue eccellenze produttive». Dopo soli 15 mesi dall’insediamento della Commissione Pesenti e dai lavori del Comitato di implementazione guidato da Antonella Mansi, al quale ha partecipato anche il presidente di Confindustria Calabria Giuseppe Speziali, quella del 2014 è la terza riforma in più di 100 anni di storia del sistema confindustriale italiano, dopo la Riforma Pirelli del 1970 e la Mazzoleni del 1991, realizzando una struttura più snella ed efficace, meno costosa. Se da un lato diminuiscono e diventano più snelli gli organismi di rappresentanza, dall’altro si dimezzerà il numero delle associazioni, oggi 258, portando a compimento un percorso che vede l’aggregazione e la razionalizzazione delle strutture con fusioni, patti federativi e altre formule organizzative, che sta già coinvolgendo circa il 70% delle associazioni. «Proprio in questa direzione ci stiamo muovendo insieme agli imprenditori con cariche associative, per quanto riguarda la parte politica e con i direttori e le strutture per quanto attiene all’erogazione dei servizi. È per questo motivo che è nato il

progetto Unindustria Calabria: rispondere con efficacia alle reali esigenze delle imprese associate e ad un contesto socio-economico profondamente mutato entro il quale ci proponiamo di essere il punto di riferimento per quanti hanno a cuore il rilancio del sistema imprenditoriale italiano e calabrese». È quanto hanno dichiarato i Presidenti delle Associazioni Industriali di Catanzaro Daniele Rossi, di Cosenza Natale Mazzuca, di Crotone Michele Lucente, di Reggio Calabria Andrea Cuzzocrea e di Vibo Valentia, Antonio Gentile, uniti nel progetto di Unindustria, l’aggregazione che sta mettendo in atto interventi coordinati per il miglioramento continuo della macchina organizzativa, ridisegnandone il profilo e sviluppandone le competenze per renderne più efficace ed efficiente l’offerta, ampliando la quantità e la qualità della stessa, a beneficio degli imprenditori. «Il nostro Presidente Squinzi - hanno sottolineato Cuzzocrea, Gentile, Lucente, Mazzuca e Rossi - sostiene giustamente che stiamo realizzando una spending review di sistema, mirata, che ci consentirà, grazie ai processi aggregativi, di essere più autorevoli ed efficaci. Noi ci stiamo mettendo la faccia e crediamo che la stagione delle riforme debba interessare e coinvolgere tutti, istituzioni e politica». Con l’approvazione del nuovo Statuto, Confindustria ha rafforzato, inoltre, la presenza in Europa, anche in vista del semestre europeo: a Roma si aggiunge la sede di Bruxelles ed una nuova struttura che funzionerà di raccordo con le Confindustria estere e per tutte le attività di internazionalizzazione. L’assemblea straordinaria ha anche approvato il nuovo Codice etico di Confindustria che aggiorna, integra e rafforza il sistema etico-valoriale codificato per la prima volta nel 1991 per riaffermare quanto il rigoroso rispetto della legalità sia patrimonio imprescindibile del sistema. Il Codice è suddiviso in una Carta dei valori e dei principi valida per l’intero sistema associativo, una Carta degli impegni per orientare l’attività del sistema e lo sviluppo delle relazioni con gli stakeholder e infine un Codice di condotta che enuclea specifici impegni per gli imprenditori associati e le principali componenti del sistema.

Da sinistra: Lucente, Mazzuca, Speziali, Cuzzocrea, Gentile e Rossi

Industriali “chiamano” Renzi

Il Governo se non ora quando... «Il vile attentato all’azienda di proprietà della famiglia Guglielmo pone ancora una volta all’attenzione di tutti il problema della sicurezza, della legalità e della libertàdi fare impresa in Calabria». È quanto si legge in una nota diramata al termine di una riunione dell’organo direttivo di Confindustria Calabria presieduto da Giuseppe Speziali con i presidenti di Catanzaro, Cosenza, Crotone, Reggio Calabria e Vibo Valentia, Rossi, Mazzuca, Lucente, Cuzzocrea e Gentile, il presidente della piccola industria, Aldo Ferrara, il presidente dei giovani imprenditori, Mario Romano ed il presidente di Ance, Francesco Cava. «Si tratta di una vera e propria sfida agli organi dello Stato - prosegue la nota degli industriali calabresi aderenti a Confindustria - se da un lato, infatti, e’ stata colpita un’azienda dinamica con le sue maestranze qualificate, dall’altro non può sfuggire a nessuno il significato simbolico di aver voluto alzare il tiro fino alle attività imprenditoriali del presidente degli industriali di Catanzaro, tra i protagonisti della riorganizzazione e del nuovo corso di Confindustria sul territorio, autore di una esternazione forte, precisa e circostanziata circa il disagio che pervade le coscienze libere e la conseguente necessita’ di dover reagire in maniera meditata e coerente. Occorre una risposta ferma e precisa da parte del Governo e di tutte le istituzioni preposte alla tutela ed al controllo del territorio - ha sottolineato il presidente di Confindustria Calabria Giuseppe Speziali - per ridare fiducia ai cittadini ed agli imprenditori, restituendo ad ognuno la necessaria sicurezza e la certezza di vivere in uno Stato di diritto».


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Gratteri senza rimpianti

Santelli (Fi): esecutivo disinteressato

Azzurri di traverso

Se parlassi di meno.. meno... «Se parlassi di meno, se io mi muovessi di meno, a quest’ora sarei procuratore di Reggio Calabria. Il fatto che io incontri un ministro e gli contesto il suo operato è ovvio che questo mi costa ma non c’è cosa più bella di potersi permettere il lusso di dire quello che si pensa». È quanto dichiara il magistrato Nicola Gratteri, intervenendo a “Trame.4, festival dei libri sulle mafie” in corso a Lamezia Terme. Il magistrato Nicola Gratteri, intervenendo a “Trame.4, festival dei libri sulle mafie” in corso a Lamezia Terme, parla dei rischi che corre il pontefice. «Il papa rischia? Certamente. Il rischio c’è soprattutto quando in modo sistematico si porta avanti un progetto per deviare il corso di un fiume. Così come rischia il magistrato, non quando arresta cinquanta persone perché questo è fisiologico, ma quando in modo sistematico non molla per vent’anni. Ma il Papa, dal mio punto di vista, rischiava soprattutto quando dopo il suo insediamento, nell’arco di una settimana, dieci giorni (considerati i tempi lentissimi della Chiesa) aveva messo in discussione tutto. Una rivoluzione: in Vaticano non era rimasta al suo posto nemmeno una sedia». Per Gratteri, intervistato dal giornalista Andrea Purgatori, sul libro Acqua santissima. La Chiesa e la ‘ndrangheta il pontefice però negli ultimi tempi ha ammorbidito i toni: «Questo Papa aveva alzato il tiro cominciando a parlare di Ior, mettendo in discussione la necessità che lo Stato vaticano dovesse avere una banca e facesse affari. Ma da cinque, sei mesi, il Papa ha cambiato il suo tiro. Non parla più dell’organizzazione interna del Vaticano, ora parla dell’amore: abbracci, carezze e fotografie. Non parla più dell’architettura della Chiesa perché è un’operazione che si sta rivelando molto più rischiosa e difficile rispetto al momento in cui si era insediato. Prima sembrava una cosa facile, sembrava che presto avremmo visto una rivoluzione. Ma si vede che i lavori in corso hanno trovato roccia viva, granito. In Vaticano è in corso una sfida di potere che nulla ha a che vedere con i poveri, col credo, con la religione o con la carezza agli ultimi. È un gioco di potere vero, di potere reale. Poi c’è il problema della pedofilia - ha proseguito Gratteri - che non riguarda solo l’Italia ma anche la

«Se mi muovessi di meno, a quest'ora sarei procuratore di Reggio Il fatto di contestare a un ministro il suo operato è ovvio che mi costa, ma non c'è cosa più bella di potersi permettere il lusso di dire quello che si pensa» È quanto dichiara il magistrato intervenendo a "Trame.4, festival dei libri sulle mafie" in corso a Lamezia Terme e non manca nel suo discorso una seria preoccupazione per il Papa... Germania, il Canada e gli Stati Uniti. Lì sono state fatte operazioni finanziarie per sottrarre capitali della chiesa che avrebbero potuto essere sequestrati per risarcire le vittime della pedofilia. Questo non è successo anni fa, ma nel 2014. Uno magari immagina di mandare il proprio figlio al catechismo e invece quel bambino torna a casa dopo aver subito violenze. E dopo che succedono queste cose, le vittime e le famiglie non possono nemmeno ottenere un risarcimento».

«Dagli ultimi pro vvedimenti adottati dal governo Renzi in materia di riordino della pubblica amministrazione riceviamo purtroppo una nuova, ulteriore, triste conferma. Ovvero il disinteresse di questo esecutivo verso le esigenze e i problemi reali del Paese, affrontati con ricette sbagliate o con operazioni di pura facciata. A cosa serve chiudere otto sezioni staccate dei Tar, tra cui quella di Reggio Calabria, in una realtà in cui il contenzioso tra privati e pubblica amministrazione è altissimo?». Commenta così Jole Santelli, coordinatore regionale di Forza Italia, la decisione dell’esecutivo Renzi di sopprimere la sezione reggina del tribunale amministrativo regionale. «Solo qualche settimana fa - prosegue la parlamentare azzurra - in occasione della visita del capo del governo in riva allo Stretto avevamo sottolineato l’assoluta inconsistenza, sul piano dei contenuti, delle proposte per il nostro territorio. Oggi non possiamo che ribadire quelle impressioni sulla scorta del decreto con cui si prevede, tra l’altro, la soppressione di un ufficio giudiziario efficiente e indispensabile come il Tar di Reggio. Si tratta di una scelta insensata che avrà come effetto quello di generare il caos nel funzionamento della giustizia amministrativa e un ulteriore peggioramento nei servizi erogati per cittadini e imprese. A ciò - prosegue Santelli - va aggiunto anche il capitolo dei costi destinati inevitabilmente a aumentare. Ma questa vicenda, soprattutto - conclude la coordinatrice regionale di Forza Italia - non fa che aumentare la percezione di uno Stato distante, che non riesce a fornire risposte e che anzi ingenera solo ulteriore sfiducia e diffidenza da parte dei cittadini. E’ un grave errore che Renzi deve riconoscere e correggere». Le misure del decreto Renzi-Madia contenute nel di Pubblica amministrazione rischiano di negare ai cittadini un efficiente servizio nel campo della Ggiustizia amministrativa: è l’allarme lanciato oggi da Una (Unione nazionale avvocati amministrativisti) nel corso del convegno nazionale ‘Giustizia amministrativa: ostacolo o servizio?’ svoltosi a Milano e organizzato con Solom (Società lombarda degli avvocati amministrativisti). In particolare, l’Unione esprime forti perplessità sulla volontà di rivedere la geografia del sistema giuridico amministrativo disegnata dalle nuove disposizioni del Governo. Il Dl, spiega l’associazione, prevede infatti l’abolizione, a partire dal prossimo 1 ottobre, di otto sedi staccate dei Tar (Abruzzo, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Puglia e Sicilia), alcune delle quali «forniscono un servizio imprescindibile per i cittadini, raccogliendo di fatto più istanze di ricorso delle sedi centrali». «Realizzando una maggiore concentrazione, si allontana il servizio dagli utenti, se ne allungano i tempi e, in sostanza, se ne aggravano i costi» - ha dichiarato Umberto Fantigrossi, presidente di Una, che ha aggiunto: «Non potrà infatti che essere questo il risultato dell’eliminazione delle otto sezioni staccate con il trasferimento nel Tar del rispettivo capoluogo di giudici, personale, mezzi e cause pendenti».

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Sabato 21 Giugno 2014

Commercio in mezzo al mare

Il danno va in porto La denuncia che nella sede di Confindustria Taranto hanno fatto i vertici nazionali di Assologistica a proposito delle procedure usate dall'Agenzia delle dogane La preoccupazione c’è soprattutto per i due grandi scali di trashipment esistenti in Italia: Taranto e Gioia Tauro

«Nel porto di Taranto bloccare un contenitore in transito, o peggio farlo sbarcare quando non era previsto dalla compagnia, significa far perdere alla merce tutte le coincidenze di trasporto che le consentono l’arrivo puntuale ai luoghi di destinazione finale. Il danno al commercio è evidente e spiega perché oggi sempre più caricatori e ricevitori chiedono alle compagnie di navigazione di cancellare Taranto come porto di transhipment a vantaggio dei porti vicini del Mediterraneo orientale, come esempio il Pireo». È la denuncia che in una conferenza stampa nella sede di Confindustria Taranto, hanno fatto i vertici nazionali di Assologistica (presidente Carlo Mearelli e vice Giancarlo Russo) a proposito delle procedure usate dall’Agenzia delle dogane. Per Assologistica, le modalità dei controlli riguardano soprattutto i due grandi scali di trashipment esistenti in Italia ovvero Taranto e Gioia Tauro. «I metodi finora utilizzati dalla Agenzia delle dogane di Taranto, come in altri porti e gates italiani, accompagnati talvolta da roboanti comunicati autoreferenziali poi smentiti dai Tribunali - come il recente episodio di 5 contenitori sequestrati per sospetto di prodotto falsificato, respinto poi dalla sentenza del Tribunale di Taranto - non solo ricadono direttamente sulle attività territoriali, sul commercio e sulla logistica e trasporto, ma producono ulteriori costi alla collettività, in termini economici e di gestione amministrativa inerenti al necessario ricorso alla giustizia». «Tutto questo - hanno dichiarato Carlo Mearelli e Giancarlo Russo, - allontana i clienti dal porto. Gli unici ad avvantaggiarsi sono gli stessi doganieri, che nonostante il calo drammatico dei traffici riescono a mantenere lo stesso organico continuando a produrre controlli parametrati ai valori di un tempo». Per Assologistica, «a meno che non vi siano sospetti inerenti alla sicurezza e salute pubblica, i contenitori con destinazione finale in altri porti, bloccati e sequestrati sono in totale contraddizione con i mezzi e le strategie di controllo che invece l’Agenzia annuncia e potrebbe realmente adottare, interfacciandosi e allertando le Dogane dei porti di destinazione finale della merce con i sistemi informatici». Inoltre per Assologistica «screditare la logistica del transhipment con controlli invasivi ed ingiustificati ci porta solo all’abbandono del terminal da parte delle compagnie di navigazione, oltretutto in un territorio, come quello di Taranto, che sta boccheggiando drammaticamente». «Come presidente della principale associazione italiana di imprese di logistica ha concluso Carlo Mearelli - non posso esimermi dall’esprimere forti preoccupazioni sulla gestione dei controlli sulle merci che entreranno in Italia per l’Expo, perché quello che sta succedendo a Taranto apre pesanti ombre sulla direzione dell’Agenzia e sul condizionamento del mercato attraverso la leva dei controlli».

Ctanzaro, l’immobiliare va giù

Casa, cara casa Cgil apprezza proposta su Zes

I sindacati attraccano e non attaccano «Apprezziamo la proposta di legge sulla Zes a Gioia Tauro, presentata fra gli altri dall’onorevole Stefania Covello e dalla presidente della commissione Antimafia onorevole Rosy Bindi, che assume come problema centrale la necessità di rilanciare la capacità logistica e industriale del porto di Gioia Tauro. Infatti, come la Cgil ha sempre sostenuto, è necessario non ancorare l’attività portuale al solo trashpment ma adottare tutte quelle iniziative con l’obiettivo di attrarre investimenti stranieri e nazionali. Il problema di Gioia Tauro è rappresentato essenzialmente dal proprio isolamento e dalla scarsa propensione ad attrarre imprese in grado di determinare un essenziale crescita industriale del retro porto. Ed ovviamente la costituzione della Zes, che nella proposta di legge di Covello e Bindi dovrebbe interessare sia la zona franca attualmente esistente che le aree industriali e portuali, sarebbe anche un incentivo per ammodernare la dotazione infrastrutturale, soprattutto nel settore ferroviario. Come Cgil, pensiamo che il problema fondamentale di Gioia Tauro sia stato, appunto, il proprio isolamento. Del resto, se relativamente al trashpment, nonostante questi anni di crisi e la concorrenza dei porti del Nord Africa, Gioia Tauro ha registrato importanti aumenti di volumi, appare evidente che occorra insistere sulla logistica e sul retro porto. E la proposta di Covello e Bindi va nella giusta direzione». Cgil Gioia Tauro

Calano del 12.7% le compravendite di case nella provincia di Catanzaro nel secondo semestre 2013, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con zone che sfiorano anche il -40%. Soltanto la costa di Soverato manifesta una controtendenza con il segno positivo (+25%). Questi sono alcuni dei dati, calcolati sulla base delle quote di proprietà (Ntn, numero di transazioni normalizzate), pubblicati dall’Ufficio provinciale - territorio di Catanzaro in collaborazione con l’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle entrate. In linea con il trend residenziale nazionale, continua anche a livello regionale la contrazione del mercato abitativo (-11.7%), benché in misura diversa nelle varie province. Focus? Il comune di Lamezia Terme, la costa di Capo Suvero e la macroarea della PreSilaReventino registrano il maggior calo delle transazioni immobiliari in provincia. La ripresa del mercato per la costa di Soverato (+25%) non consente di ritenere superata la fase di stasi del mercato immobiliare. Nel capoluogo di regione, il maggior numero di compravendite si registra nella macroarea Centro (51 Ntn); le zone Sud e Ovest, pur rappresentando una consistenza quota del mercato comunale (circa il 35%), registrano variazioni percentuali negative a due cifre. L’analisi dei dati consente di affermare che esiste un rallentamento della caduta, ma non fornisce alcun deciso segnale di inversione di tendenza. Quotazioni - Il valore medio provinciale delle quotazioni presenta una lieve diminuzione (793 euro/m2). Catanzaro pone la sua influenza sul dato generale presentando un valore medio di 1.066 euro/m2 (anch’esso in diminuzione di qualche punto percentuale, 2.3) Tra le aree provinciali con quotazioni più elevate, oltre quella di Catanzaro, emergono la Costa di Soverato con 971 euro/m2 e la zona Schillacium che conferma il valore di 956 euro/m2. Le quotazioni registrano solo su alcune zone (Lamezia Terme e Catanzaro) variazioni in diminuzione, mantenendosi sostanzialmente stabili altrove. Nel capoluogo di regione le tipologie di immobili più apprezzate dal mercato risultano quelle con superficie inferiore a 80 m2 (monolocali fino a 2.5 vani catastali e abitazioni piccole da 3 e fino a 4 vani catastali).

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