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Mezzoeuro numero 33-34-35 - Anno 13 - Sabato 30 Agosto 2014

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settimanale d’informazione del Mezzogiorno d’Europa

CALABRIA

Voce ai giovani Parkinson il punto lo si fa a Davoli www. mezzoeuro.it

Diamante, tra mare sporco e immondizia per strada

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Sabato 30 Agosto 2014

Il potere vero (e oscuro) di Calabria

Coi soldi del Por affari Expo

Mezzoeuro Fondato da Franco Martelli

Ediratio editore

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n. 12427

Tira una brutta aria tra i burocrati regionali. Un clima nervoso, da “saldo e stralcio”. Il tipico set da fine impero dove alla fretta di arraffare le ultime prebende si somma la spregiudicatezza di chi, con le regole e la liceità, evidentemente non ha un buon feeling. Con la terra che ormai manca ogni giorno di più sotto i piedi i “nostri”, i burocrati altolocati dell'amministrazione regionale, approfittano delle ultime settimane di vita della stagione regionale in corso per costruirsi un futuro lontano, con ogni evidenza, da Palazzo Alemanni. Lontano ma non meno redditizio perché è conseguenza tipica dell'umanità quella di assaggiare il potere, e il soldo, e poi non sapervi più rinunciare. E così ormai sull'uscio della porta del Palazzo, a pochi metri dall'addio, i “nostri” studiano trame e preventivi altrettanto redditizi dal punto di vista professionale ed economico. I più attivi in questo sforzo sono Franzo Zoccali, Saverio Putortì, Umberto Nucara ai quali si è aggiunto (non gratis) Paolo Praticò. I primi tre sono legati a filo doppio a Giuseppe Scopelliti (con don Franco Zoccali a fare le veci del capo se non di più) e ognuno di loro ha compreso perfettamente che con ogni risultato elettorale l’esperienza alla Regione è terminata. Inevitabilmente terminata. Come la giri e la rigiri la scena è confezionata. Infatti se dovesse essere vincente, come appare probabile, la proposta del centrosinistra è evidente che sarebbe attivato un feroce spoil sistem, è storia nota questa. Ma anche se dovesse vincere il centrodestra lo farebbe (miracolosamente) generando nuovi equilibri che non consentirebbero ai tre di avere potere e spazi come quelli

Zoccali, Putortì e Nucara studiano nuove formule e nuovi affari al di fuori di Palazzo Alemanni, da dove saranno di qui a poco costretti a sloggiare. In combutta con Praticò (messo fuori dall’assessore Mancini ma ancora insidioso) puntano a utilizzare i fondi comunitari per acquistare spazi importanti nel Padiglione Italia di Expo 2015. Si parla di milioni di euro. Per arrivare a questo fanno di tutto per congelare la defenestrazione dell'ex numero uno della programmazione comunitaria. Ma c’è la Stasi che ora s’è messa di traverso attuali. Addirittura, dovesse vincere questo nuovo e miracoloso centrodestra, non è escluso che sarebbe costretto a farlo proprio in antitesi al blocco di potere cui fanno capo i tre di cui sopra. È la legge della giungla, quella della sopravvivenza. Per questo da più tempo Zoccali, Putortì e Nucara stanno lavorando al futuro. A quello loro naturalmente, pieno di zeri. Un futuro che da Catanzaro si sposta a Milano. Sede dell'Expo 2015. Vetrina del nostro Paese che sarà inaugurata dal premier Matteo Renzi il prossimo primo maggio. È a Milano che Zoccali, Putortì e Nucara hanno immaginato il loro prossimo lavoro, non a scopo benefico con ogni evidenza. E il Padiglione Italia è lo strumento per immaginare di continuare la loro carriera non avara di euro. Per questo hanno chiesto aiuto a Paolo Praticò che ha messo a disposizione dei tre colleghi le chiavi del Por dal quale sono stati stralciati diversi milioni di euro per l'acquisto di quote e spazi del Padiglione Italia.

Antolella Stasi e Franco Zoccali

In questo giro di milioni, nel ruolo preponderante di alcune Camere di commercio, passa il futuro professionale e forse anche imprenditoriale dei tre che ormai hanno piegato a questa loro ambizione personale il lavoro di tutta quanta l'amministrazione regionale. E guai naturalmente a chi si permette di intralciarne il percorso. Ne sa qualcosa la giunta regionale che approvando il nuovo governo dei fondi strutturali 20142020 ha tolto poteri e funzioni proprio a Praticò. Nulla di straordinario, naturalmente. Su proposta di Giacomo Mancini si è scelto di dividere a più soggetti le funzioni che una persona da sola non è in grado di adempiere. Si sa come vanno queste cose. Star troppo tempo seduti su di una cassa con milioni di euro (il ruolo di Praticò fino a ieri) può essere rischioso oltre che poco utile e allora meglio sparigliare la tombola. Un principio generale di buon senso che però ha finito per impattare sulla dinamica particolare e sul progettino di Zoccali, Putortì e Nucara. Che di Praticò nel pieno delle sue funzioni, e dei suoi euro da poter spendere, hanno un maledetto bisogno. Ecco quindi la reazione dei tre che si sono inventate tutta una serie di motivazioni pseudo tecniche per ritardare il passaggio di funzioni di Praticò. In pratica congelarne il defenestramento. In questa azione di disturbo hanno anche "assoldato" l'assessore Alfonso Dattolo al quale Putortì ha affidato il compito di dare manforte in giunta alle elucubrazioni di Zoccali per piegare ai desiderata dei tre le decisioni di tutta la giunta regionale. Ma c’è un ultimo dettaglio che s’è messo di traverso. Antonella Stasi ha smesso di preatarsi ai giochini, non li avalla di più. Comincia a preferire la via della legalità. Il risultato in ogni caso è che il Por è completamente bloccato. Già, il Por. L'ultima cassa possibile per il futuro dei calabresi piegata, al ribasso, agli interessi di cordata. Gli interessi dei burocrati, del resto, vengono prima di tutto e di tutti. Non fosse andata così più o meno da sempre non avremmo la regione più disgraziata d'Europa sotto gli occhi la mattina. Ogni mattina.

La rubrica “Il legno storto” di Franco Crispini è temporaneamente sospesa


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Sabato 30 Agosto 2014

Gli ultimi colpi Palazzo Alemanni

Fondazione Campanella

Assalto alla dirigenza Nelle ultime ore, addirittura, s’era sparsa la voce che si sarebbe potuta tenere una giunta regionale nel cuore dell’ultimo fine settimana di questa incasinatissima estate. Di sabato, a metà tra il costume da bagno e l’escursione in Sila. Convocata in gran fretta, con toni e prospettive minacciose se non del tutto a scopo intimidatorio. Oggetto della giunta balneare e urgente “estorcere” prima che sia troppo tardi nomine e carichi da undici nel bordello del pianeta sanità. È questo il piatto forte, il miele da non perdere prima che di Palazzo Alemanni si perdano le tracce. Peppe Scopelliti del resto è lì che punta sin dall’inizio e solo lui sa davvero perché. Quasi tutti, se non tutti i manager sanitari, sono in scadenza ma proprio qui si apre la diatriba a metà tra politica e giurisprudenza applicata. È noto a tutti che le nomine dei dg sono di carattere politico e quindi fiduciario ma è anche vero che la sanità non può stare senza i suoi vertici e allora che si fa? Scopelliti non ha dubbi e punta ad armare la penna di Antonella Stasi (l’ha indicata per questo facente funzioni). I dg vanno fatti ora, prima di andare a casa. Così da consumare vendette e colpi di coda pesanti. Ma la domanda che sorge spontanea non tarda ad emergere. Può una giunta senza presidente (dimissionario e poi sospeso) procedere a individuare dirigenti dal così delicato e strategico ruolo anche e soprattutto politico? Può una regnanza di Palazzo che ormai non aspetta che l’ora giusta per andare a casa segnare in maniera così profonda il presente e il futuro del settore più disgraziato di Calabria? E può soprattutto Scopelliti continuare a fare il bello e il cattivo tempo in un’amministrazione che lo dovrebbe vedere fuori gioco sostanzialmente da tutto e non da oggi? Fin qui i quesiti più di carattere generale ma come non sottolineare che Scopelliti, in verità, un disegno politico lo ha ancora in mente e questo non fa altro che aggravare la sua posizione. Utilizzando le ultime e pesanti nomine l’ex presidente (insieme ai suoi sodali) prova a mettere nell’angolo Tonino Gentile, Piero Aiello, Nino Foti. Piazzando bandierine ineludibili nel regno delle clientele (la sanità, appunto) l’entourage di Scopelliti mira non solo a indebolire i suoi avversari ma anche a recitare un ruolo comunque non secondario nella distribuzione del potere che verrà. Della serie, con me dovrete fare i conti, destra o sinistra che sia. Un ragionamento cinico, spregiudicato, dall’opportunità borderline, se non addirittura in conflitto con la liceità. Per ora il blitz della giunta di sabato è saltato, ma non è dato sapere se Peppe ci proverà ancora. Stasi però comincia ad avere il tremore della penna da tirare dalla borsa. Messa lì per fare il gioco e gli interessi di Peppe (oltre che dei suoi) ora pian piano inizia a perseguire un buon rapporto con la linearità e legalità dei percorsi da seguire. E tentenna, prende tempo, non risponde con immediatezza come in passato. Bisogna capire fino a che punto è in grado di resistere alle chiamate...

In pieno caos politico e istituzionale Scopelliti prova il blitz finale, quello dei manager della sanità Ma per ora la mano salta Il sottosegretario Delrio

Mai detto che toglieremo soldi al Sud «Leggo che il governo toglierebbe soldi al Sud riducendo il cofinanziamento sui progetti europei. Semplicemente non è vero». Così Graziano Delrio, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, su Facebook. «Le risorse di cui si parla restano nelle disponibilità degli stessi soggetti, temi e territori. Per velocizzarne la spesa, non solo per il Sud ma anche per molti progetti nazionali, una parte delle risorse vanno nel Piano di Azione e Coesione e sono disponibili subito se si hanno progetti e capacità di spesa. Quindi nessun rinvio a data da destinarsi né meno risorse per le regioni del Sud». «Questa misura è nuova? No - spiega Delrio - è stata concepita dal ministro Barca nel 2011 in accordo con la Commissione Europea e le Regioni». «Perché fu fatta? Per evitare - riprende Delrio - di perdere i fondi europei che hanno tempistiche strette e se non si spende in tempo, si perde tutto. È noto infatti come l’Italia non riesca a spendere tutti i fondi europei, buona parte dei quali sono per il Sud. È stata utile? Si, se non fosse stata fatta (lo hanno fatto anche paesi come Belgio Spagna Francia) l’Italia oggi non rischierebbe di perdere ‘solo’5/7 mld ma 10/12! Perché è necessario usare il Piano Azione e Coesione anche nella nuova programmazione? Perché rimangono da spendere ancora, da tutti i Fondi e le risorse connesse, e solo per la passata programmazione 2007/2013, circa 26 miliardi (!!!) solo in Campania, Sicilia e Calabria. Si aggiungeranno quindi ai nuovi obiettivi del Piano 2014/2020 che a loro volta andranno rendicontati in fretta».

Management, siamo sull’orlo del baratro «Nei giorni passati il management della Fondazione Tommaso Campanella ha lanciato un grido di allarme per scongiurare il dramma della chiusura del Centro oncologico con il conseguente licenziamento di tutti i suoi dipendenti, indicando le strade percorribili a questo fine: la sottoscrizione della transazione con la Regione Calabria, finalizzata al ripiano della posizione debitoria della Campanella, e il ripristino del numero dei posti-letto precedentemente in carico alla Fondazione, unica possibile soluzione per mantenere gli attuali livelli occupazionali». È quanto si legge in un comunicato stampa. «Si è tenuta ieri - prosegue la nota - una riunione a Palazzo Alemanni nel corso della quale la Regione - nelle figure del Presidente f.f., dell’Assessore al lavoro e dell’Assessore alla formazione - ha reso noto di avere individuato con il Direttore Generale dell’Azienda Mater Domini, con il Presidente della Fondazione Calabria Etica e il Direttore Generale del Dipartimento - anche loro presenti alla riunione - alcune possibili soluzioni per evitare i 180 licenziamenti in atto. Al fine di rendere operative tali soluzioni è stato chiesto alla Fondazione (con il consenso dei sindacati presenti) di procrastinare di un mese la procedura di licenziamento. È opportuno ricordare che il 1° ottobre 2013, a seguito di una riunione in Prefettura, su invito delle Autorità presenti, sono stati revocati i licenziamenti allora avviati in attesa che la Regione e la Struttura Commissariale individuassero una soluzione per il personale “in esubero”. Nessuna soluzione è stata poi trovata fino ad oggi e la Fondazione è stata costretta a sopportare le conseguenze economiche dei mancati licenziamenti senza che nessuno si sia fatto carico di rimborsare i costi del personale “in esubero” trattenuto in servizio per accogliere quell’invito. Nonostante le incertezze sulle possibili soluzioni per il personale ipotizzate nella riunione di ieri, la Fondazione con senso di responsabilità ha aderito alla richiesta della Presidente Stasi di rinviare, ancora una volta, i licenziamenti. Tale richiesta è stata accolta proprio per non lasciare nulla di intentato, con la speranza che finalmente una concreta soluzione per salvaguardare i posti di lavoro venga messa in opera dalla Regione. Il management della Fondazione, tuttavia, non può non ricordare che una grave minaccia incombe anche sui lavoratori che dovrebbero continuare a lavorare nel Centro oncologico. La Fondazione, infatti - conlude la nota - è travolta dai debiti e se la Regione, nonostante la delibera unanime del Consiglio Regionale, continua a non sottoscrivere la transazione già concordata assumendosi la responsabilità della posizione debitoria, il destino della Campanella è definitivamente segnato: la liquidazione».

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Sabato 30 Agosto 2014

Mezzoeuro A furia di toccar Ferro...

Se Peppe candida Wanda... Succede sempre così quando i destini si incociano e nell’ascensore degli eventi uno sale, e l’altro scende. O per meglio dire uno scende e l’altra sale. Per provenienza, empatie, simpatie, spesso anche affinità Peppe Scopelliti e Wanda Ferro sono sempre andati non in disaccordo diciamo, per non dire di più. Non è mai stata una colpa questa, ci mancherebbe. Anzi spesso uno scambio di complimenti a evidenza pubblica. Ferro a riconoscere (guai e disastri personali e di giunta a parte) che Scopelliti è ragazzo che può dare alla politica e Peppe a individuarla del resto come il miglior talento amministrativo che c’è in circolazione, almeno secondo lui. Fintanto che la stagione Scopelliti non è diventata un totem del casino in cui si trova la Calabria, fintanto che lo stesso governatore non è stato costretto alla fuga da palazzo Alemanni la sponda reciproca poteva tutto sommato funzionare, con i dovuti distinguo naturalmente. Ora però, tanto più che è diventata unilaterale, diventa un problema. Ferro naturalmente tace delle movenze contemporanee di Scopelliti, a parte una sortita di recente a Montepaone dove ha definito tra luci e ombre il dipinto della stagione del governatore. Scopelliti invece continua nell’elogio del commissario della Provincia di Catanzaro con una differenza rispetto al passato, ha aumentato la dose. Non solo mostra di stimarla, ma la indica apertamente, e quotidianamente, come candidata ideale e vincente del centrodestra calabrese. Fosse capitato tutto questo meno di un anno fa l’avremmo definita investitura autorevole, oggi poco meno di un bacio avvelenato. O abbraccio mortale per restare nei contorni del contatto fisico. E più Scopelliti sale di quota nell’elogio della Ferro, candidata per lui sempre più ideale rispetto al giorno prima, più cresce il sospetto che infondo l’ex governatore non parli più per il bene della Ferro, ammesso che l’abbia mai fatto in passato. Anche a se stesso sarà arrivata la percezione che è scomoda ogni sua sortita, con più nemici che amici a girargli attorno come insegna la più classica scuola di vita quotidiana. Quella che ieri poteva apparire come pacca sulle spalle, fatta di affinità elettive, oggi puzza di bruciato ma questo rischia di passare come puro esercizio delle dietrologia e non un fatto. Non è dato sapere infatti quale sia, o quale possa essere, il vero intento di Scopelliti. Certo restare su piazza, alzare il prezzo, mostrare d’esserci comunque. Ma questa, come detto, è la scena che sta sotto. Quel che appare invece quotidianamente sulla stampa è investitura diretta, sincera, nei confronti di Wanda Ferro da parte di Scopelliti. Lei, la commissaria, si augura in cuor suo ogni giorno aprendo i giornali di non trovare sortite a suo favore ma accade raramente e questo comincia a diventare un problema non da poco. Gli incoraggiamenti non mancano ma dopo i selfie avvelenati della Locride, obiettivamente una tappa a forma di buccia di banana per Wanda Ferro, le investiture di Peppe sono sale che si aggiunge. Ferro ha sempre fatto della catanzaresità come dettaglio il suo punto di forza regionale. Ma se Scopelliti continua a fargli trovare nemici a Reggio a furia di candidarla le cose non si mettono benissimo. Come è noto Catanzaro, e come le europee recenti hanno dimostrato proprio con il candidato appoggiato anche da Ferro, non basterà mai da sola elettoralmente. Non si va molto lontano, si rischia il flop. Bisogna andare molto oltre, a Cosenza come a Reggio. È qui che si vince o si perde. Lo sanno tutti questo.

Scopelliti diventa un problema per il commissario della Provincia di Catanzaro La nomina più volte indicandola quale candidato ma non le fa del bene e probabilmente lo sa Fincalabra

Tallini, da Costanzo accuse ingenerose «Il linguaggio ed i toni utilizzati dal collega Costanzo nella sua polemica contro Fincalabra e la giunta regionale sembrano appartenere più al centrosinistra che non ad un consigliere più volte eletto in questi anni nelle liste del centrodestra e del Popolo della libertà». Lo afferma Domenico Tallini, di FI, assessore regionale e consigliere comunale a Catanzaro. «La sua ansia di difendere una causa, magari anche giusta - aggiunge - lo porta qualche volta a dire inesattezze, come quella di scambiare una fidejussione con un finanziamento. Il presidente di Fincalabra Mannarino ha ben spiegato i meccanismi che hanno portato un istituto bancario a bloccare le erogazioni del Fondo di Garanzia Regionale e le successive iniziative messe in campo dalla società per tutelare i beneficiari. Quanto alla legittimità e all’opportunità della nomina del presidente di Fincalabra, voglio solo ribadire che si è trattato di un atto non differibile, adottato allo scopo di non lasciare senza guida e rappresentanza la finanziaria regionale in un momento molto delicato di crisi economica. La giunta Scopelliti prima, e la giunta Stasi ora, hanno sempre agito con trasparenza e correttezza in materia di nomine. Il presidente Mannarino sta imprimendo un’inversione di tendenza nella politica di Fincalabra e ritengo che svolgerà al meglio il mandato affidatogli, nell’esclusivo interesse della collettività e dell’ente Regione. Le accuse di natura etico-morale formulate dal collega Costanzo nei confronti della giunta regionale, di cui mi onoro di fare parte - conclude Tallini - mi sembrano quantomeno ingenerose».

Peppe Scopelliti e Wanda Ferro

Provincia Catanzaro

Domenica 12 ottobre elezioni secondo livello Secondo quanto previsto dalla riforma Delrio, il commissario straordinario della Provincia di Catanzaro Wanda Ferro, con decreto n. 26 del 28 agosto, ha convocato i comizi elettorali per le elezioni della Provincia di Catanzaro che avranno luogo domenica 12 ottobre, dalle 8 alle 20, presso il seggio unico costituto presso la sede della Provincia a Catanzaro in Piazza Luigi Rossi. Il Decreto è regolarmente pubblicato sul sito della Provincia, dove sono inserite tutte le informazioni relative all’iter elettorale. Saranno dunque chiamati a votare non più i cittadini ma i sindaci ed i consiglieri delle amministrazioni comunali della provincia, trattandosi di elezioni di secondo livello, ed il prossimo Presidente sarà individuato proprio tra i sindaci della provincia (fatta eccezione per i Comuni in scadenza di mandato nei prossimi diciotto mesi) ed i consiglieri provinciali uscenti. La Provincia di Catanzaro ha già costituito l’ufficio elettorale provinciale presso il quale dovranno essere consegnate le candidature alla carica di Presidente e le liste dei candidati alla carica di consigliere provinciale. Avviato dunque dal commissario Wanda Ferro l’iter organizzativo che ridisegnerà la guida della Provincia di Catanzaro il prossimo 12 ottobre, anche se il futuro degli Enti intermedi rimane ancora incerto: la conferenza unificata del 5 agosto ha previsto un impegno politico tra Stato, Regioni, Province e Comuni, che consenta, entro settembre, l’accordo sul trasferimento delle funzioni provinciali per attuare la legge 56/14, definendo con chiarezza il perimetro delle funzioni delle nuove province. L’impegno è diretto all’attuazione della legge per un riordino complessivo delle istituzioni territoriali, al fine di garantire continuità amministrativa, semplificazione, razionalizzazione e riduzione dei costi della pubblica amministrazione. Un percorso in salita per l’attuazione di una legge che risponde alla necessità di trovare un capro espiatorio nel segno dell’antipolitica, ma crea tante ombre sul futuro degli assetti istituzionali.


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Sabato 30 Agosto 2014

Non resta che il vangelo La kermesse

Via alla quarta edizione di “Stelle del Sud”

Si è conclusa la prima giornata di Stelle del Sud 2014, la manifestazione organizzata dall’associazione Assud a Camigliatello Silano che durerà fino a domenica. Dopo i saluti iniziali del sindaco Tiziano Gigli, il presidente di Assud Andrea Guccione ha dato il via alla kermesse giunta alla sua quarta edizione - con una provocazione: «Perché non una Expo nel Mezzogiorno?». Al primo dibattito, sul tema “L’agroalimentare e le sue eccellenze, una sfida per lo sviluppo”, hanno partecipato Secondo Scanavino (Pres. Conf. Italiana Agricoltori), Alessandro Circiello (Federazione italiana cuochi), Massimo Fiorio (Commissione agricoltura Camera), Paolo Russo (Commissione agricoltura camera), Riccardo Cotarella (Enologo, Andrea Guccione, al centro, presenta Expo 2015), Vincenzo Pepe (Presidente la quarta edizione di “Stelle del Sud” “Fare ambiente”). A moderare il responsabile Ansa Calabria Ezio De Domenico, che ha lanciato la campagna #StringiUnNodoPerIlSud con la quale, ognuno nel proprio ambito, i partecipanti all’incontro si sono impegnati a fare qualcosa di concreto per promuovere una nuova cultura del Mezzogiorno.

«Quella di oggi - ha dichiarato Paolo Russo - è un’ottima occasione per riflettere insieme sulle strade da percorrere per fare in modo che il Sud superi le sue difficoltà». Perché - ha proseguito Scanavino - ci manca un “sistema” che renda competitivo il nostro comparto alimentare. Impegnandosi a promuovere il vino calabrese all’Expo 2015, l’enologo Riccardo Cotarella ha dichiarato: «La Calabria devono farla i calabresi, e ci si augura che esista questa volontà». Infine Vincenzo Pepe, presidente di “Fare ambiente” ha ricordato che «agricoltura» significa amare il territorio, quindi difenderlo senza negargli la sua identità: «Dobbiamo insegnare ai nostri figli a consumare meridionale. Noi stiamo tradendo il nostro Mezzogiorno, e il mezzogiorno non va tradito». A seguire Annamaria Terremoto, del Tgr Calabria, Arcangelo Badolati de La Gazzetta del Sud e Piero Sansonetti, de Il Garantista, dopo il dibattito “Comunicare il Sud che vince: come?” hanno ricevuto da Andrea Guccione un riconoscimento per il loro impegno come “ambasciatori del Sud”. Stelle del Sud continua tutto il fine settimana con dibattiti, approfondimenti e la premiazione delle eccellenze meridionali dell’edizione 2014.

Matteo, pensaci tu Il Pd di Calabria tocca il suo punto più basso in termini di concretezza e affidabilità. Trascina la regione in un pantano rivitalizzando il derelitto centrodestra che ha governato fin qui. Tra bande rivali, ambizioni personali, vere e proprie fiction del potere il quadro che ne viene fuori è desolante. Non resta che la mano di Renzi... L’ultima desolante scena che offre il set prima di andare in stampa dice di Ernesto Magorno che pietisce un incontro a Franco Corbelli. Dicasi Franco Corbelli, non so se è chiaro il concetto in che mani siamo finiti. L’appuntamento lo ottiene, Magorno. Mezzogiorno di sabato all’hotel San Francesco di Rende, il giardino di casa di Sandro Principe. Magorno deve convincere con un aperitivo l’ex condottiero delle battaglie di Pannella e Sgarbi in Calabria che è il caso di ritirare la sua candidatura alle primarie istituzionali, portano solo disturbo e fanno perdere tempo. Dopotutto il Pd (quello ufficiale) non le vuole più e quindi che senso ha tenere in piedi una macchina organizza-

tiva e costosa per far consumare la sfida surreale tra Corbelli e Belcastro, due prestanome che avevano il compito di mettere carte a posto per la partita di Mario Oliverio. Non è dato sapere se Magorno, nell’hotel dove consuma le sue trame Sandro Principe, riuscirà nell’intento. I più maligni si dicono convinti che serva poco infondo per convincere uno come Corbelli ma sono cattiverie queste, non fatti. Fintanto che non vengono ritirate le candidature civetta, prestanome, la macchina organizzativa deve andare avanti e Magorno sa bene che dopo aver scansato Oliverio, per il momento, potrebbe inciampare nella più paradossale delle bucce di banana. Ma ci si è abituati dalle parti del Pd, sede generosa di quotidiane sceneggiate napoletane. Perché se Magorno s’è ridotto a inseguire Corbelli non è che se la passi meglio il suo grande nemico, Mario Oliverio. Come i napoletani sui cofani delle macchine negli autogrill ha mercanteggiato il ritiro della nomination alle primarie istituzionali in cambio della rassicurazione che si terranno quelle di coalizione, private ovviamente. La carta vince, la carta perde. E promesse da marinaio nel senso che dopo la bordata della Serracchiani («chi si presenta alle primarie che non vogliamo non avrà il simbolo del Pd») che altre chances aveva Mario Oliverio per non affondare del tutto? Poche, se non nessuna. E allora via alle trattative da mercato con il suo ritiro (estorto, non meditato) dalle primarie dove invece c’è Corbelli e spazio alla promessa che entro la metà di settembre si terranno quelle di coalizione. Ma chi è disposto a credere che ci saranno veramente a questo punto? Bisognerebbe essere davvero di primo pelo per dar retta a una storia del genere. Non si terranno, non si terrà niente perché è infondo di niente che si nutre il partito di lotta e di governo. Quello che doveva prendere per mano la Calabria e condurla alla rivincita, dopo la stagione Scopelliti. Quello che avrebbe dovuto mettere in campo un progetto, delle idee, e poi dei nomi.

Quello che avrebbe dovuto scoraggiare intifada personali, le guerre tra bande, a vantaggio delle migliori energie che invece sono state sistematicamente allontanate. Ma niente di tutto questo. Magorno porta all’incasso che Oliverio non si conterà il 21 settembre con schede ufficiali, pubbliche, inoppugnabili. Nicola Adamo da una parte e Mario Maiolo dall’altra (avvicinatosi e non poco ultimamente al presidente della Provincia di Cosenza) le avevano resuscitate le primarie istituzionali. Magorno di sponda con la Stasi e tutto sommato anche con Tonino Gentile le ha affossate (anche se ora il senatore le rimette in pista come prezzo da pagare per colpa del Pd). Serracchiani ci ha messo il timbro ma il grosso del lavoro era stato fatto qui. Oliverio dal canto suo è costretto a cedere il punto in cambio di un assegno posdatato ma è chiaro che non avrebbe potuto fare altrimenti, è dietro l’angolo la sua definitiva uscita di scena. Corbelli del resto l’aveva messo in campo lui ma ora non può seguirlo, non serve più. Non avrebbe l’autorizzazione a usare la bandiera del Pd. Ha tutti i vertici nazionali contro, Oliverio. Primarie virtuali di coalizione in mano a Gigi Incarnato (che lavora per Magorno) e il grosso della responsabilità d’aver insistito troppo nel personalismo. Tutto facile quindi per Magorno? Neanche a parlarne. Ha praticamente sbagliato tutto, il segretario. Tutte le mosse. Ha indebolito ogni alternativa, gioca di sponda un po’ con l’Ncd un po’ con Minniti ma alla fine rischia di pagare lui il prezzo più alto. Spinge per il voto subito al 12 ottobre (che non può esserci) ma in realtà insegue il caos e l’annullamento di ogni prospettiva. Punta a se stesso ma è difficile che Roma persegua l’autoalienazione fino a questo punto. C’è un limite al masochismo. Tra Magorno e Oliverio (presto magari sapremo perché davvero si odiano, se non lo dico loro potremmo scoprirlo noi…) può anche andare a finire che Renzi si convinca che la Calabria e i calabresi meritino infondo di più. E se si convince di questo interverrà, prima che sia troppo tardi. Prima che la faida consumi anche la speranza. Tutto sommato il premier lo deve a una terra come questa. Che è disgraziata ma che sa essere pure generosa.

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Sabato 30 Agosto 2014

Mezzoeuro Il ruggito delle fatture

Basta con questo teatrino

La sede del Consiglio regionale della Calabria

Mattone in ginocchio, appello Ance

Collasso edilizia Sindaci, non estendete la Tasi

Confindustria all'attacco, il tira e molla della politica blocca ogni ipotesi di rivincita. La situazione è drammatica e si continua a danzare sul Titanic... «Dopo 119 giorni dalla lettera di dimissioni del presidente Scopelliti e 85 giorni dalla sua formale presa d’atto da parte del Consiglio regionale della Calabria, tutto continua a rimanere indefinito nella nostra Regione che sembra ormai vivere in un universo parallelo lontano anni luce dalla difficile realtà in cui invece vivono quotidianamente imprese e cittadini calabresi». Lo affermano in una nota congiunta il presidente regionale di Confindustria Calabria, Giuseppe Speziali, e i presidenti provinciali Natale Mazzuca (Cosenza), Andrea Cuzzocrea (Reggio Calabria), Daniele Rossi (Catanzaro), Antonio Gentile (Vibo) e Michele Lucente (Crotone). «La nostra politica a partire dai vertici istituzionali regionali - sostengono gli industriali - sembra ormai aver perso ogni contatto con la realtà e, caparbiamente abbarbicata su ogni spazio o poltrona possibile, continua ad operare come se nulla fosse successo in questi ultimi quattro mesi. Fondi comunitari che non si spendono, rilievi della Corte dei Conti e della Ragioneria dello Stato impugnative del Governo: invece che porre rimedio alle mille criticità esistenti, come logica e buon senso vorrebbero, continuiamo ad assistere a nomine e designazioni (alcune delle quali anche molto delicate) come se la legislatura fosse al suo inizio e non già al suo triste epilogo». Nella dura presa di posizione Confindustria aggiunge: «Non è davvero più tollerabile il teatrino

al quale quotidianamente siamo costretti ad assistere con annunci e smentite che sembrano finalizzati esclusivamente a tirare a campare il più in là possibile? tanto poi si vedrà?. E intanto. nel mentre in Calabria si recita questa tragicommedia, il mondo ahinoi va avanti e gli effetti di una crisi che tarda ad essere superata continuano a mietere vittime sul terreno dell’economia e dell’occupazione». I dati riportati dai rappresentanti degli industriali sono netti: «Il Pil in continuo e preoccupante decremento - affermano - la disoccupazione, soprattutto quella giovanile, che è vertiginosamente cresciuta in questi ultimi mesi, numerose imprese (soprattutto edili) hanno chiuso o stanno per farlo, i giovani che hanno ripreso ad emigrare, una famiglia su tre che vive ai margini della povertà: ma cos’altro serve per comprendere che esiste una situazione economica e sociale davvero drammatica nella nostra Calabria? Come riuscire a far capire (ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire) che bisogna innanzitutto dare risposta ai bisogni di una comunità che davvero non ce la fa più ad andare avanti piuttosto che trastullarsi su norme, regolamenti ed interpretazioni su come e quando convocare i comizi elettorali?. Per questo motivo - dichiara ancora Confindustria - diciamo basta, la misura è colma. Si faccia chiarezza, si superino tatticismi e furbate e si fissino in modo inequivoco le date per le consultazioni restituendo così la voce e la parola ai cittadini che da attuali spettatori potranno assurgere a protagonisti del proprio futuro. Il pressante invito che rivolgiamo ai partiti ed alle coalizioni è quello di costruite liste e candidati specchiati e credibili e, soprattutto, programmi di legislatura seri, realizzabili e concreti perché di libri dei sogni ne abbiamo visti abbastanza. Probabilmente - concludono gli industriali - solo così si potrà tornare ad affrontare i veri nodi per lo sviluppo di una Regione che ha si tanti problemi ma anche la voglia e la volontà di costruire un futuro migliore soprattutto per le giovani generazioni».

«Il perdurare della grave crisi economica sta acuendo oltre ogni limite le condizioni di notevole disagio in cui versano le imprese di costruzione». Muove da queste prime considerazioni l’appello che il presidente di Ance Cosenza Giovan Battista Perciaccante sottopone ai Sindaci dei Comuni del Cosentino, chiedendo loro di non estendere l’applicazione della TASI ai fabbricati realizzati per la vendita dalle aziende che hanno per oggetto esclusivo o prevalente l’attività di costruzione e alienazione di immobili. «Le nostre aziende - specifica il presidente Perciaccante - già fortemente esposte nei confronti del sistema bancario, si trovano a dover fare i conti con il mercato dell’edilizia abitativa praticamente fermo e con il calo drastico degli investimenti in lavori pubblici. Eppure queste stesse imprese con la loro attività incidono in maniera sostanziale sui livelli di reddito ed occupazione dei territori comunali. In quest’ottica come Sezione Edile di Confindustria Cosenza chiediamo ai Sindaci di prevedere, all’atto della ormai prossima adozione della delibera comunale sulle aliquote per l’anno 2014, l’esenzione dal tributo per tali tipologie di immobili». Il presidente cita, come esempio, la scelta effettuata dal Comune di Rende, che nell’avviso di pagamento dell’acconto Tasi per il 2014, redatto a seguito di apposita delibera, approvata dall’allora commissario straordinario Maurizio Valiante, ha specificato che «sono esenti dal tributo i fabbricati costruiti e destinati dall’impresa costruttrice alla vendita, fintanto che permanga tale destinazione e non siano in ogni caso locati; i fabbricati acquistati dall’impresa costruttrice sui quali la stessa procede ad interventi di incisivo recupero e risanamento conservativo». «Questo provvedimento potrà servire a scongiurare la chiusura di tante piccole realtà produttive - conclude Perciaccante - e la perdita, alla spicciolata, del lavoro di tanti operai ed impiegati, con riflessi negativi sull’economia locale. Una circostanza di fronte alla quale non si può più restare inermi e che presuppone che le istituzioni e le forze economiche e sociali, nel rispetto dei propri ruoli, si diano da fare per uscire, tutti insieme, da una crisi, di cui ancora non si intravede, all’orizzonte, la fine».


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Mezzoeuro Le eccellenze per sperare

Due passi con i camminatori della Via Francigena Quando la Storia diventa promozione del territorio e della sue peculiarità L’accoglienza della Fondazione Neuromed Una delle prime soste molisane dei camminatori della Via Francigena del Sud ha visto protagonista Fondazione Neuromed in un progetto che non vuole essere solo di cultura e di fede bensì di promozione del territorio. Tanti sono gli indirizzi dell’attività della Fondazione, costola dell’Irccs Neuromed, persegue. Oltre alla divulgazione dei risultati della ricerca, alla formazione professionale e alla promozione di progetti scientifici di respiro internazionale, c’è anche un obiettivo che tocca direttamente il locale e cioè il sostegno allo sviluppo del territorio. «Abbiamo risposto, con l’entusiasmo di sempre, all’invito rivoltoci dall’associazione delle Vie Francigene del Sud in quanto condividiamo il senso e l’obiettivo implicito dell’iniziativa; - ha detto Pietracupa - condividiamo la volontà di riscoprire un percorso storico e di fede che porta con sé la valorizzazione del territorio, dell’arte, della cultura e dell’ambiente molisano. La Fondazione Neuromed è vicina al suo territorio di riferimento e per questo sosterrà sempre tutte quelle iniziative che possano portare novità e crescita. Il pellegrinaggio è in questo senso una scoperta, o meglio una riscoperta, delle nostre ricchezze da far conoscere soprattutto ai nostri figli affinché possano trovare nella loro terra la voglia di programmare il futuro». Dopo la partenza da Cassino i camminatori, Michele Del Giudice accompagnato da Walter Di Paola, Federico Croce e Maurizio Varriano, sono arrivati lo scorso 22 luglio a Pozzilli, nel piazzale della clinica dell’Irccs Neuromed accolti dai rappresentanti istituzionali e dai vertici della Fondazione. Presenti il Presidente della Fondazione Neuromed, Mario Pietracupa, il consigliere regionale Vincenzo Cotugno, il vice-sindaco di Pozzilli Michele Rongione e il parroco di Pozzilli, Padre Rino. Scambio di doni tra la Fondazione Neuromed ed i camminatori i quali alla consegna dei gadgets, utili al prosieguo del cammino, hanno ricambiato donando un testo sul senso del pellegrinaggio. Parole di accoglienza sono state espresse dal vice-sindaco di Pozzilli, Michele Rongione e dal consigliere regionale Vincenzo Cotugno ai quali è andato il ringraziamento dei camminatori per l’interesse delle Istituzioni alla promozione dell’antico cammino di fede il cui tracciato passa per il Molise.

«Un progetto che nasce nel 2007 - ha detto Maurizio Varriano componenete dell’associazione Vie Francigene del Sud - e che a distanza di quattordici anni prende vita grazie all’impegno di persone come Mario Pietracupa che ha creduto in noi e nel nostro amore per il Molise. Il senso di questo cammino è proprio quello di vivere un connubio tra il territorio e noi stessi, passando per l’accoglienza, la storia e la cultura delle nostre terre». Dopo la colazione offerta dall’Istituto Neuromed i camminatori sono ripartiti alla volta di Isernia passando per i paesi interni della provincia. Meta finale la città di Benevento, dove sono arrivati in cento. Numerosi infatti i pellegrini aggregatisi nel corso del cammino. «La filosofia della vita è racchiusa proprio nel cammino che in questi giorni stiamo compiendo - ci dice Michele Del Giudice, camminatore per vocazione che ha percorso migliaia di chilometri sui più importanti tracciati del mondo - vale a dire arrivare verso la nostra meta. La meta è rappresentata dalla tappa successiva, è un territorio da raggiungere, è una montagna da scalare. Camminando nei territori si cammina anche dentro se stessi, si cammina nella storia, si seguono le orme di chi ci ha preceduto, si va incontro al dolore, alla fatica, però si va avanti. Ogni cammino ha una sua caratteristica ma allo stesso tempo è uguale all’altro. È il camminatore che fa il cammino ed è il cammino che plasma il camminatore».


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Nelle foto il gruppo della Via Francigena davanti alla sede Neuromed; inizia il cammino insieme mentre in precedenza era stata donata la maglietta della fondazione Neuromed

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I muri che non si vedono

Che la diga non diventi doppia La presidente f.f. della Regione Antonella Stasi ha scritto al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi evidenziando in particolare le problematiche della diga del Melito e chiedendone in completamento. Lo rende noto un comunicato dell’Uffiio stampa della Giunta regionale. «Egregio Ministro - scrive la presidente - diverse sono le criticità infrastrutturali della Regione Calabria; fra queste emerge quella relativa al completamento degli interventi sugli schemi idrici dei Programmi Speciali avviati, a suo tempo, dalla Cassa per il Mezzogiorno. Nello specifico, riveste particolare rilevanza la possibilità di perseguire la realizzazione di un grande bacino idrico nella Calabria Centrale che, nel Progetto speciale (23/3060) di costruzione della diga sul fiume Melito - finanziato per un importo pari a 260 Meuro proprio dalla Cassa del Mezzogiorno - registra il principale fulcro di intervento». Nella missiva la Presidente ricorda che «i lavori per la realizzazione dell’opera, iniziarono nel 1991 e furono interrotti per problematiche di contenzioso con le ditte appaltatrici: Italstrade prima ed Astaldi in subentro, poi. Ad oggi, si registra un avanzamento parziale di importo pari a 69 Meuro (di cui il 9% riguarda lavori). In seguito, particolari vicende hanno rallentato l’avanzamento di ulteriori interventi (programmati e solo in parte eseguiti ) ritenuti necessari a mantenere le opere in sicurezza. Rispetto ai dati progettuali originariamente previsti, lo studio di nuove ipotesi di capacità dell’invaso conferma la possibilità di utilizzare la disponibilità del Melito in risposta ai deficit irrigui e potabili di una vasta area geografica. Le finalità irrigue potranno interessare la fascia costiera jonica catanzarese, garantendo così l’ampliamento ed il miglioramento degli attuali schemi in esercizio nel comprensorio ad agricoltura intensiva della Piana di Lamezia. Suddetti risultati saranno ottenuti in termini di riduzione della captazione delle acque sotterranee e di miglioramento della qualità delle acque (attualmente caratterizzate da fenomeni di inquinamento inorganico e microbiologico), contrastando, tra l’altro, la risalita del cuneo salino. L’opera, inoltre, potrà assicurare anche un rilevante impatto strategico in termini di aumento della disponibilità idropotabile nell’area di interesse con i correlati, indubbi, effetti positivi». Antonella Stasi evidenzia inoltre che «sul fronte degli usi industriali, l’intervento delle risorse idriche dell’invaso sul Melito impatterà in maniera strategica sull’area del Nucleo Industriale di Lamezia Terme. L’opera permetterà, altresì, la realizzazione di un impianto idroelettrico capace di offrire dotazioni di energia rinnovabile contribuendo, al contempo, alla riduzione dell’inquinamento ambientale». «È evidente, pertanto - sottolinea la presidente f.f. - che la compiuta realizzazione del Sistema potrebbe offrire al territorio importanti benefici in termini infrastrutturali, sociali ed economici assicurati dall’ampia portata dell’intervento, la cui completa esecuzione è legata, oltre che al completamento della diga sul Melito, alla realizzazione delle opere di adduzione e di derivazione dei fiumi interessati della centrale idroelettrica e delle opere di derivazione a valle. Con stretto riguardo al completamento della diga, l’assegnazione del previsto finanziamento pubblico ha risentito di problematiche avviatesi in sede di erogazione della quarta delle otto rate previste, allorquando il Ministero delle Infrastrutture - pur ri-

La presidente facente funzioni Stasi scrive al ministro Lupi: superiamo gli ostacoli che bloccano il completamento della grande infrastruttura del Melito conoscendone il diritto al percepimento al Consorzio di bonifica Ionio Catanzarese (subentrato, quale beneficiario, al Consorzio di bonifica Alli Punta di Copanello) - non procedeva al relativo pagamento per indisponibilità dei fondi sul competente capitolo. Tali problematiche si sono successivamente acuite con la sospensione dell’erogazione del finanziamento da parte del Provveditorato interregionale Opere pubbliche Sicilia-Calabria, che si è riservato di riattivare l’iter amministrativo sospeso non appena avuta assicurazione circa il riavvio delle opere di che trattasi da parte del Consorzio. A tale riguardo, ad oggi, il Consorzio conferma la disponibilità a pre-

Maurizio Lupi Sullo sfondo, i lavori della diga sul Melito

sentare alla Direzione generale dighe del ministero delle Infrastrutture gli elaborati progettuali che recepiscono gli approfondimenti e gli aggiornamenti al progetto di riassetto ed adeguamento delle opere di completamento, avviati a suo tempo sulla scorta di precise indicazioni della stessa Direzione generale. Questo potrà assicurare una celere ripresa delle procedure per il riappalto dei lavori della Diga. Il Consorzio - a margine dello stanziamento di risorse pubbliche garantito per la realizzazione della diga - ha inoltre avviato un piano strategico di finanza per la copertura degli investimenti necessari al complesso degli ulteriori interventi. Ciò è avvenuto mediante un’azione di Project Financing finalizzata al completamento delle opere, nonché alla gestione del servizio idrico integrato del Melito per la fornitura dei servizi legati ai differenti utilizzi dell’invaso ed alle potenzialità idroelettriche dello stesso. La Regione - si legge nella parte conclusiva della lettera della presidente Stasi al ministro Lupi - conferma “l’interesse riposto nella realizzazione di tale strategico complesso nell’ottica di attivazione di un percorso finalizzato al superamento degli ostacoli che oggi ne limitano l’esecuzione”».

L’appello

Cia, l’agricoltura torni al centro dell’agenda politica Nelle prossime settimane i calabresi dovranno scegliere, attraverso la consultazione elettorale, il nuovo Consiglio Regionale ed in questi giorni assistiamo a numerose iniziative politiche con la partecipazione dei potenziali candidati alla guida della regione; si tratta evidentemente di una fase che possiamo ancora definire come interlocutoria in attesa che - risolti i nodi politici tra e nei partiti - scendano in campo le coalizioni e i leader unanimemente scelti. Proprio in questa fase interlocutoria - afferma il presidente della Confederazione italiana agricoltori della Calabria Mauro D’Acri - ci sembra doveroso ed opportuno evidenziare con forza la necessità che la proposta politica e di governo, in base alla quale ci si candida per governare la Calabria, tenga conto di alcuni asset strategici sui quali costruire le ipotesi di sviluppo della nostra regione. Dal nostro punto di vista - prosegue D’Acri - agricoltura e agroindustria devono essere collocate in cima all’agenda politica del prossimo governo regionale perché cosi come incontrovertibilmente testimoniato da ogni analisi economica l’agricoltura non solo è una solida realtà ma può diventare un formidabile volano per lo sviluppo economico complessivo della nostra regione. E sebbene dentro l’agricoltura non ci sia ancora un reddito adeguato c’è invece una risorsa straordinaria e cioè una visione di futuro, di prospettive e di fiducia che purtroppo non c’è negli altri settori; ora più che mai occorre trasformare questa fiducia in un progetto che porti reddito, occupazione e sviluppo e per farlo c’è bisogno che la politica sia sempre più consapevole della necessità di una netta inversione di tendenza rispetto al passato.

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Mezzoeuro Sciolti gli organi sociali

Il grande bluff di Oreste Parise

La Banca di garanzia, chi era costei? Nasce da una idea, che oggi potremmo qualificare visionaria, di Pino Gaglioti che come presidente della Camera di Commercio di Cosenza aveva l’aveva individuata come lo strumento per poter favorire l’incontro tra l’imprenditoria locale e le banche, da sempre caratterizzato da una diffidenza cronica. Le imprese temevano - e temono tuttora - i mille ammennicoli che rendono difficile e costoso l’accesso al credito; le banche preoccupate dell’elevato tasso di insuccesso delle operazioni creditizie hanno mostrato sempre mostrato scarso entusiasmo nei confronti degli imprenditori consci di operare in un mercato drogato dalle agevolazioni pubbliche che operano da elemento distorsivo nell’allocazione ottimale delle risorse. Il rapporto creditizio è basato su una reciprocità solo teorica, poiché il rubinetto del credito è deciso in maniera unilaterale da uno dei due parti del rapporto tanto che la contrazione del credito che si è registrata in tutta Italia in questi ultimi anni ha assunto in Calabria un carattere patologico che ha provocato la quasi totale scomparsa del sistema produttivo regionale. Una situazione drammatica che nessuno sa più come affrontare. Si è solo assunto una posizione di attesa, con la paralisi di qualsiasi iniziativa tanto a livello politico che imprenditoriale. Ci si può chiedere cosa c’entri tutto questo con la Banca di garanzia che fallisce. Il dato drammatico è che neanche le buone idee riescono ad avere successo in questo contesto economico-sociale. Con il dichiarato insuccesso di questa iniziativa si certifica che qui non vi è speranza poiché persino le iniziative pubbliche che nascono dall’intesa tra la politica, le istituzioni economiche e le forze imprenditoriali riescono ad avere successo. Messe insieme hanno prodotto un a flop. Questo è la certificazione del totale fallimento dell’intera classe dirigente politica, imprenditoriale e istituzionale che ha bisogno di un rinnovamento radicale se si vuole realmente iniziare un processo di crescita della Calabria. Una volta tanto la vicenda è rimasta al di fuori dell’intervento della Magistratura e il risultato conseguito è solo frutto dell’azione congiunta dei protagonisti, dalla totale impreparazioni di chi ha voluto e gestito tutto il processo. Questa separazione tra l’operato della magistratura e la valutazione dell’azione politica è uno dei momenti fondamentali della crescita di una coscienza sociale, uno stimolo a rimuovere tutti questi personaggi autoreferenziali che pretendono di essere i protagonisti della rinascita dopo aver prodotto il disastro che è sotto gli occhi di tutti. L’essere immacolati per non aver commesso reati certificati da una sentenza definitiva nulla ha a che vedere con la responsabilità politica, con l’incapacità nella gestione della cosa pubblica, con la scarsa rappresentatività di questi personaggi improvvisati uomini di Stato.

Nel caso della Banca di garanzia

non si ha notizia di reati da perseguire, né colpevoli da tradurre nelle patrie galere. Il giudizio che si è chiamati a dare è basato unicamente sui ri-

La Banca di garanzia nata con l'autorevole sponsorizzazione della Camera di Commercio e delle amministrazioni comunale e provinciale di Cosenza ammaina bandiera. Aveva destato grande attenzione e qualche malumore ma si trattava comunque di uno strumento che sarebbe stato molto utile nella lunga traversata del deserto in cui la Calabria si è ritrovata in questa crisi. Non vi sono colpevoli perché a rimanere sul terreno è soltanto la speranza di riscatto di questa regione che non sa dare ai propri giovani alcuna alternativa se non indicargli la strada più agevole per l'esilio...

sultati e questi sono fallimentari, in tutta evidenza. Non si deve quindi aspettare il terzo grado di giudizio per poter esprimere delle opinioni senza tema di essere smentiti o tacciati di giustizialismo o eccessivo garantismo. Se vi sono ipotesi di azioni che possono interessare altri piani possono essere perseguiti in maniera autonoma e senza avere influenza alcuna sull’esito dell’intera operazioni. Siamo di fronte a un caso da manuale di una vicenda che può essere trattata unicamente facendo ricorso a valutazioni politiche, economiche e sociali. Se si fosse di fronte a una iniziativa privata che non trova il suo esito programmato, non vi sarebbe che da registrare la difficoltà di attuazione di una idea e, con il rimborso di quanto dovuto la vicenda finirebbe lì. Quello che rende singolare la vicenda è che l’iniziativa è nata per l’interesse congiunto di tre grandi istituzioni locali come la Camera di commercio, il Comune e l’amministrazione provinciale di Cosenza i quali hanno indotto tante persone a sottoscrivere le quote proprio per la sponsorizzazione di enti così autorevoli carpendone la buona fede. Il progetto è stato anche condiviso e sponsorizzato dal sistema delle banche cooperative locali che hanno dato un contributo determinante nella buona riuscita dell’operazione raccogliendo un importante numero di quote che avevano portato a raggiungere l’obiettivo di capitale necessario per


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Mezzoeuro Sciolti gli organi sociali La Provincia e la Camera di Commercio di Cosenza i due enti interessati dalla vicenda della Banca di Garanzia

terebbe proprio alle Camere di commercio che sono completamente impreparate al compito). La vicenda della Banca di garanzia è dimostrazione palese dell’impossibilità degli enti di fare sistema per realizzare progetti importanti, mentre sono molto efficienti nell’organizzare improbabili campagne di diffusione dei prodotti locali, con la conseguenza che intere carovane di autorevoli rappresentanti girano il mondo per vendere quattro fichi secchi provenienti dalla Turchia, poiché la loro produzione è ridotta quasi a zero nella nostra provincia. Il fallimento del progetto di costituzione della Banca di garanzia è da addebitare in toto ai tre enti che non solo hanno messo sul piatto solo soldi virtuali, ma hanno trasformato una impresa in gestazione in una occasione clientelare. Infatti, piuttosto che preoccuparsi di cercare dei tecnici in grado di effettuare le operazioni necessarie per la corretta istruttoria (e la successiva gestione del costituendo istituto) si è colto subito l’occasione di collocare utilmente i propri scherani. Quello della scarsa professionalità dei componenti degli organi sociali è un altro rilievo che ha impedito il rilascio dell’autorizzazione. Un impedimento che poteva essere agevolmente superato con il rinnovo degli organi, ma che è il frutto di una concezione radicata nei nostri politici di voler considerare ogni iniziativa come una occasione di utile collocamento per i membri della casta che non hanno trovato utile collocazione negli organismi del potere o sottopotere locale.

poter ottenere la sospirata autorizzazione da parte dell’organo di Vigilanza. Una operazione coronata da successo che fallisce è un caso singolare. Quando è arrivato il momento di scoprire le carte, la Banca d’Italia ha rilevato che gli unici soldi “veri” erano quelli dei sottoscrittori privati, mentre gli enti si erano limitati a una delibera di impegno delle somme, che però non è stato mai tradotto nel concreto versamento dell’importo sottoscritto. Quali siano i motivi che hanno impedito ai tre enti di tradurre il loro impegno in un atto concreto è facile immaginarlo, in un momento come quello attuale che vede l’amministrazione pubblica in gravi difficoltà nel pagamento dei suoi debiti ed ha accumulato un ritardo enorme nei pagamenti degli stessi suoi fornitori. Questo mette tuttavia in luce la impossibilità di questi enti di poter attuare concretamente un’azione di sostegno all’economia poiché non ne hanno i poteri, le risorse e il capitale umano necessario per poter sostenere azioni complesse al di fuori del clientelismo di cui sono portatori.

Un aspetto importante

è costituito dal comportamento della Regione e del suo deposto presidente, che in un momento di loro difficoltà non ha mosso un dito per rendere possibile la realizzazione del progetto. Nonostante, è necessario ricordarlo, gli apprezzamenti per l’iniziata ripetuti nelle più svariate occasioni. In par-

ticolare enti di dubbia utilità come Fincalabra e Fondazione Field avrebbero avuto la possibilità di fare finalmente qualcosa di concreto, considerato che la Banca di garanzia era uno strumento molto utile che avrebbe potuto dare una mano concreta all’imprenditoria locale bloccata nella morsa di una scarsità di capitali che gli ha impedito di realizzare gli investimenti necessari per ritornare competitivi sul mercato. Invece l’unica preoccupazione di questa giunta sfasciata è stata quello di piazzare qualche incompetente nel posto sbagliato, com’è successo per la presidenza della Fincalabra. La stessa Camera di commercio ha mostrato chiaramente i segni dell’età, mettendo a nudo la sua qualità di ente inutile che si sforza di attuare una politica di sostegno alle imprese, con strumenti di nessuna efficacia pratica poiché è impossibile rianimare un sistema imprenditoriale che sta scomparendo. Esse hanno ormai esaurito la loro funzione, e andrebbero abolite ad horas trasferendo la tenuta del registro delle imprese e l’ufficio di metrologia, che sono le uniche attività reali svolti da questo ente che hanno natura pubblica, all’amministrazione statale o provinciale. (En passant, si deve ricordare che in una recente indagine svolta questa estate, si è rilevato che la maggioranza dei distributori di carburante operanti in Italia hanno strumenti di misurazione taroccata che consentono l’erogazione di quantità al di sotto di quanto segnalato. Il controllo spet-

Il vero motivo del diniego è, come si è detto, che i tre enti più che soldi veri, hanno impegnato importi di cui all’atto pratico non avevano disponibilità: la “spietata” Banca d’Italia non si è accontentata delle promesse, ma ha preteso di vedere sul conto della società promotrice il cash e non gli zecchini d’oro che Pinocchio voleva raccogliere sull’albero dopo aver seminato i suoi. I sottoscrittori delle quote non corrono alcun rischio, poiché le somme sono vincolate presso la Banca d’Italia, e potranno essere restituite integralmente dopo esperite le necessarie procedure di svincolo. Non vi è in questo caso una parte destinata alle spese di costituzione, che sono state addossate interamente agli enti promotori, in particolare Camera di commercio e amministrazione provinciale, ed è questo l’unico costo sopportato dai due enti. Il sacrificio chiesto a coloro che hanno inteso credere nel progetto si limita, pertanto, unicamente nella svalutazione del capitale intervenuto per effetto dell’inflazione poiché essi riceveranno lo stesso importo nominale versato qualche anno fa. Il vero disastro non è di carattere finanziario, ma nella perdita di credibilità e della speranza che in questa Regione si possano concepire progetti di un ampio respiro in grado di provocare una svolta positiva, uno shock per far ripartire l’economia.

Forse

l’unica residua occasione per non precipitare rapidamente nel sottosviluppo e nel novero delle regioni affette da povertà cronica è rappresentata dalla prossima consultazione elettorale con una svolta radicale nella rappresentanza politica. In Calabria la rottamazione non è mai iniziata, neanche tangentopoli è riuscita a scuotere la foresta pietrificata della nostra rappresentanza politica. La novità positiva è rappresentata dalla mobilità dell’elettorato molto meno legato a fattori clientelari, poiché gli stessi vecchi volponi della politica hanno esaurito le loro capacità di dare risposte clientelari. Il disincanto di fronte al turbinio delle promesse che costituiscono il punto di forza del vecchio sistema potrebbe provocare quello shock positivo lungamente atteso e mai iniziato.

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Stessa estate, stessa m... Expo

Sgarbi, sui Bronzi infantile campagna campanilistica

Diamante Quando non basta un bel lungomare Mare sporco e rifiuti dappertutto nell'alto Tirreno cosentino. Una stagione da dimenticare Mare sporco e caos totale questi sono gli ingredienti della triste estate della Riviera dei cedri. Il mare non è più cristallino con il colore dell’acqua che diventa anno dopo anno sempre più scuro, la presenza in lungo e in largo di macchie e schiuma indecifrabile, la demotivazione dei villeggianti e i dubbi sul funzionamento di depuratori e sul controllo delle autorità competenti. Il rapporto di Goletta verde sui dati del mare calabrese fornisce, per la maggior parte dei rilievi effettuati, un quadro negativo e allarmante - anche a Diamante il mare risulta altamente inquinato -. Da Diamante, un tempo perla del Tirreno, passando per Santa Maria del Cedro fino a Scalea i turisti giunti da fuori regione hanno trovato cumuli di immondizia e bancarelle serali permanenti, anche sulla strada statale 18, che hanno provocato rallentamenti e ingorghi al traffico con gravi disagi per chi si è trovato a spostarsi durante l’estate sull’importante arteria dell’alto Tirreno cosentino. Più di un comune è andato in tilt con la raccolta dei rifiuti. Cumuli di sacchetti hanno dato un’immagine degradante della zona contribuendo a penalizzare ulteriormente il già precario e ridotto periodo di vacanze. Diamante, che ha abdicato da anni al suo ruolo storico di turismo di qualità, ha preferito dare sfo-

go ad un turismo di massa che ha portato solo caos e confusione. Le attività commerciali sul lungomare che hanno invaso completamente i marciapiedi o quelle nella zona storica dei murales quasi tutte in mano a indiani e pakistani si sono adeguate ormai ad un turismo di basso profilo. Il parco del Corvino che viene pulito solo a fine estate la dicono tutta sulla lungimiranza politica degli amministratori della zona. Anche la ristorazione storica di qualità è in crisi. Ha chiuso la “Tartana” a Cirella, ha chiuso lo “Snack bar” sul lungomare. Sono lontani gli anni della mitica “pagoda” dell’Hotel Ferretti di Diamante, suggestivo ristorante-bar degli Anni ‘80/’90 direttamente sul mare, angolo riparato ed intimo, luogo privilegiato dell’estate per vip e imprenditori allietato un tempo da Luciano Fineschi con la sua orchestra. Oggi quasi tutti i lidi, oggetto di contestazione dei turisti per le tariffe adottate nel rapporto qualità/prezzo/accoglienza, hanno le autorizzazioni per il servizio bar e la ristorazione anche serale con tutti i dubbi sulla qualità e sicurezza dei cibi. La cementificazione indisturbata di spiagge e scogliere fanno da cornice ad un quadro desolante del degrado estivo della Riviera dei cedri. La spiaggia libera è ormai diventata un miraggio mentre gli stabilimenti balneari, aumentati a dismisura, continuano a fare affari d’oro pagando canoni di concessione irrisori. Andare al mare sta diventando per gli italiani un lusso e un privilegio, una diritto negato a chi non può permettersi di pagare ombrellone e lettino. La delega per la gestione delle concessioni del demanio ai Comuni è stata sicuramente un grave errore. Basterebbe verificare nei vari Comuni chi sono i proprietari dei lidi per capire qualcosa.

«Con grande spirito civico in contrasto con un’infantile campagna campanilistica di molte amministrazioni pubbliche, il sindaco di Forlì Davide Drei e la sovrintendenza si sono detti disponibili a far esporre a Expo 2015 la Ebe di Canova: splendida scultura del Neoclassicismo italiano». Lo ha annunciato, attraverso una nota della Regione Lombardia, l’ambasciatore delle Belle arti per l’Expo 2015 Vittorio Sgarbi. Nelle sue dichiarazioni sulla “campagna campanilistica” Sgarbi allude, senza citarli direttamente, agli amministratori locali che invece hanno polemizzato sul fatto che opere come i Bronzi di Riace o l’Ortolano di Arcimboldo venissero esposte a Milano. Sul prestito concesso da Forlì, poi, Sgarbi sottolinea che «il sindaco e la sovrintendenza dimostrano» in questo modo di «conoscere bene l’importanza di queste iniziative culturali all’Esposizione universale proprio per il bene di tutto il Paese».

Domenica il corteo

Varia Palmi numerosi ospiti Tanti gli ospiti che si recheranno a Palmi per le manifestazioni della “Varia”, il cui corteo si svolgerà domenica 31 agosto. Tra gli altri interverranno il presidente della Commissione nazionale Unesco Giovanni Puglisi, il sondaggista Nicola Piepoli, lo scrittore e autore televisivo Umberto Broccoli, lo scrittore Pino Aprile, la pittrice Dolores Puthod, il direttore di “Tempi” Luigi Amicone. «Un parterre di qualità che dimostra come la manifestazione di Palmi stia crescendo nella percezione nazionale, consolidando la dimensione culturale della Calabria». È quanto ha dichiarato il presidente del comitato “Varia” Mario Caligiuri, assessore regionale alla Cultura. All’evento, seguito, tra gli altri, da Tg1 Cultura, saranno presenti anche i sindaci della Rete italiana delle Macchine a spalla Nicola Sanna (Sassari), Leonardo Michelini (Viterbo) e Geremia Biancardi (Nola). All’evento interverrà anche il presidente facenti funzioni della Regione Calabria Antonella Stasi, insieme a una folta rappresentanza di parlamentari e consiglieri regionali.

BUON ANNIVERSARIO

di matrimonio a Tommaso e Milena. 31/08/2013, nasce una nuova famiglia 31/08/2014, la famiglia compie un anno e potrebbe pure allargarsi...

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