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Mezzoeuro numero 23 - Anno 13 - Sabato 7 Giugno 2014

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settimanale d’informazione del Mezzogiorno d’Europa

CALABRIA

Voce ai giovani “Voce ai Giovani giornalisti” Il concorso gratuito per le scuole calabresi www. mezzoeuro.it

Salute, se i neuroni vanno sotto pressione

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Sabato 7 Giugno 2014

Manovre di assestamento dietro lo sportello

Banca, banca

delle mie brame di Oreste Parise

Il negativo risultato di gestione registrato dalla cosentina Banca Brutia, certificato dal bilancio approvato il mese scorso, è l’ultimo segnale della crisi che ha colpito il sistema del credito cooperativo calabrese. Si tratta di una piccola banca che al momento della sua nascita nel 2007 era stata salutata con molto entusiasmo poiché si sente grande bisogno di un sistema creditizio che affianchi le imprese nel loro sforzo di sopravvivere alla crisi e programmare gli investimenti necessari per presentarsi con le carte in regola al momento dell’auspicata ripresa. Il fallimento della politica industriale attraverso i generosi incentivi concessi dal sistema di agevolazioni dei programmi europei Mezzoeuro e dei fondi per il Mezzogiorno ha inFondato da Franco Martelli dotto a ripensare il problema dello sviluppo della regione, che deve essere affidato alla capacità imprenditoriale piutEdiratio editore tosto che alle disponibilità finanziarie messe a disposizione a buon prezzo dal Direttore responsabile sistema agevolativo. A questo è necesDomenico Martelli sario aggiungere il ruolo del sistema cooperativo e del volontariato che posRegistrazione sono dare un valido contributo alla creTribunale di Cosenza scita con la loro capacità di incidere suln°639 la coesione sociale ed incidere signifidel 30/09/1999 cativamente sulle dinamiche sociali. Il sistema del credito cooperativo, che Redazione ha una storia lunga e consolidata nella e amministrazione regione, è certamente idoneo a sostevia Strada Statale 19 bis, 72 87100 Cosenza nere lo sforzo di superare questa lunga congiuntura sfavorevole che sta miResponsabile nando le fondamenta della società mesettore economia ridionale. Tuttavia, come messo in chiaOreste Parise ra evidenza da tutte le relazioni ispettive della Vigilanza, vi è una improvviProgetto sazione nei ruoli di governance degli e realizzazione grafica istituti, a cui si aggiunge fin troppo spesMaurizio Noto so una propensione a una politica clientelare che provoca gravi squilibri nei bitelefono 0984.408063 lanci di questi istituti. L’intervento del fax 0984.408063 Fondo di Garanzia e la catena di solidarietà ha fin qui consentito di superae-mail: ediratio@tiscali.it re le difficoltà ed evitare derive giudiziarie che provocherebbero una crisi di Stampa sfiducia nei confronti di un sistema che Stabilimento tipografico resta ancora solido e in grado di garanDe Rose, Montalto (Cs) tire adeguatamente i depositi loro affidati dai risparmiatori. Diffusione Media Service Il caso della Banca Brutia è il frutto di di Francesco Arcidiaco un coacervo di cause che hanno prodotto telefono 0965.644464 fax 0965.630176 una erosione del suo patrimonio e la inderogabile necessità di trovare soluzioInternet relations ne o con un immediato matrimonio di N2B Rende interesse o con una difficile operazione di aumento di capitale. Una ipotesi molIscritto a: to difficile, come dimostrato dallo scarUnione Stampa Periodica so interesse dimostrato dagli stessi soItaliana ci a sostenere lo sforzo di crescita della banca, considerando che i conti correnti non raggiungono neanche il 50% del loro numero complessivo. Una sollecitazione di sottoscrivere ulteriori quon. 12427

Il ciclone della crisi ha colpito in maniera grave il sistema delle bcc calabresi che hanno subìto un processo di assestamento che ancora non ha prodotto un equilibrio stabile. C'è chi gioca in anticipo con matrimoni di interesse e chi scruta l'orizzonte per scorgere qualche scialuppa di salvataggio. Il caso della Bcc Banca Brutia di Cosenza solo l'ultimo in ordine di tempo E non è ancora chiaro come andrà a finire te o aumentarne il valore delle vecchie appare una operazione molto problematica. La presenza della Banca d’Italia che sta procedendo alla verifica

Il leader della Uil a Reggio

Angeletti, Draghi ha aiutato solo le banche «Finora Draghi ha aiutato le banche, ha ridotto i tassi di interesse alle banche, non a noi. Bisognerà vedere se poi le banche, bontà loro, trasferiranno questi soldi a zero costo, finanziando le imprese e i cittadini». Così Luigi Angeletti, segretario nazionale della Uil, a Reggio Calabria per il XV congresso territoriale del sindacato, ha risposto alle domande dei cronisti. «Per invertire la tendenza bisogna cambiare il modo di operare. Quando si dice ‘fare le riforme’, si intende proprio questo. Il Paese è vittima della burocrazia, del modo come si amministra il potere amministrativo, e del fatto che l’inefficienza costa direttamente e indirettamente facendoci aumentare le tasse. Quindi non ci sono che due ricette: bisogna ridurre le tasse e rendere la vita ai cittadini e alle imprese più semplici. Spirito di servizio e partecipazione, il tema del nostro congresso, - ha aggiunto il segretario nazionale dell’Uil - è proprio quello che è sempre mancato in Calabria, soprattutto nella classe dirigente, coloro che hanno maggiori poteri e responsabilità dovrebbero avere un grande spirito di servizio, e questo è mancato. Molto spesso nel Mezzogiorno gli amministratori sono stati parte del problema, più che parte della soluzione. La Uil si batte per cominciare a spiegare che le opere pubbliche sono una cosa im-

La rubrica “Il legno storto” di Franco Crispini è temporaneamente sospesa


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Sabato 7 Giugno 2014

Manovre di assestamento dietro lo sportello rio di Cariati. In totale potrà operare in 26 comuni ed avrà la sua direzione a Isola Capo Rizzuto. Molto soddisfatto dell’esito della vicenda è il presidente regionale della Federazione delle Bcc, Nicola Paldino il quale ha dichiarato: «Con questa fusione il credito cooperativo calabrese dimostra di essere in grado di sviluppare proprie strategie di sviluppo nell’intento di gestire le attuali difficoltà e di programmare la crescita futura. La nuova realtà si pone come punto di riferimento per un territorio che si identifica con la provincia di Crotone, dove opera con nove filiali e a cui si aggiunge lo sportello di Cariati, in provincia di Cosenza». Una operazione simile è da tempo progettata nel Vibonese, che prevede la fusione tra la Bcc San Calogero con quella di Maierato, con qualche malumore da parte di un comitato di soci della prima che esprime qualche perplessità sulla operazione, che ha ottenuto il beneplacito della Vigilanza e si concretizzerà a breve. Le perplessità sono del tutto ingiustificate, poiché le ragioni della fusione risiedono sulla assoluta necessità di superare una delle cause strutturali di debolezza del sistema delle Bcc calabresi, la dimensione lillipuziana che non consente di poter gestire con professionalità e competenza gli istituti poiché soggetti a condizionamenti personali, com’è del tutto inevitabile in un contesto troppo ristretto. A questo si deve aggiungere la possibilità di operare in un territorio più vasto per ricercare le opportunità più proficue di impiego dei capitali e diventare dei veri soggetti del territorio in grado di dialogare con le istituzioni locali.

portante, le infrastrutture sono essenziali per la crescita e se il problema è l’occupazione, tutto dev’essere sacrificato a questo obiettivo. Da noi avviene esattamente il contrario. Il turismo - ha aggiunto - basta a saturare le strutture che ci sono, se tutti gli alberghi e i ristoranti che ci sono fossero pieni, basterebbe già quello, senza bisogno di inventarsi cose che sarebbe anche problematico fare. Però senza industria nessun paese al mondo negli ultimi 200 anni è riuscito a uscire dalla povertà. Il Brasile, la Cina e l’India, hanno smesso di essere poveri quando hanno costruito le fabbriche, che hanno pure inquinato, però erano le uniche che potevano fare». «È una cosa che fa cadere le braccia. Certe volte uno per mestiere deve dire che ha la speranza, ma quando accadono queste cose si comincia a perdere anche la speranza che le cose possano cambiare. Detto questo, la soluzione sta nel fatto di rendere trasparente i rapporti tra pubblica amministrazione e imprenditori, pubblicare tutto online, tutti devono vedere quanti soldi sono stati trasferiti e a che titolo e che cosa questo imprenditore si è impegnato a fare, così che tutti possano giudicare».

Qui sopra, Luigi Angeletti Accanto al titolo la sede di Banca Brutia a Cosenza

contabile è un dato rassicurante considerata la cautela a cui essa ha improntato la sua condotta in tutti i casi analoghi. Da notizie dell’ultima ora si profila la conlcusione dell’indagine con l’ingresso possibile della Bcc Centro Calabria nella partita che però ha imposto condizioni molto dure richiedendo l’azzeramento del vertice e gravi sacrifici per i dipendenti. Il problema non è tanto quello della Banca Brutia, che costituisce una entità modesta, che potrebbe essere risolta con un intervento da parte, ad esempio, della Banca Sviluppo che già è intervenuta con l’acquisizione della Bcc di San Vincenzo la Costa e della metà dell’ex Bcc di Cosenza. Questa operazione consentirebbe di assicurare una presenza nel capoluogo brutio realizzando una sinergia significativa con la rete di cui già dispone sul territorio. La difficoltà è data dalla Bcc dei Due Mari, che per dimensioni e problematiche ha un peso molto più rilevante e stenta ancora a trovare un assetto definitivo. La strada maestra dovrebbe essere quella perseguita in altri casi. Con molta lungimiranza, ad esempio, la Bcc Alto Ionio ha deciso di fondersi con la Bcc Mediocrati che resta la regina del sistema calabrese per la sua consolidata governance. Una operazione di intervento preventivo fortemente voluta dal presidente Michele Aurelio, che con molta lungimiranza, ha evitato di trovarsi in difficoltà ed essere poi costretta a procedere sull’onda di una emergenza e in condizioni di minor peso contrattuale. Meglio nuotare in un mare grande che affogare in una palude. La stessa strada hanno seguito recentemente la Bcc di Scandale, già commissariata e rimessa in bonis, ma sempre con un bilancio in bilico, che unendosi a quella di Isola hanno dato vita alla Bcc del Crotonese, che ha la capacità di poter affrontare meglio il mercato e predisporre gli strumenti necessari per dare risposte alla propria clientela. La nuova banca avrà circa 2,500 soci, 10 filiali e 56 dipendenti, con una operatività estesa alla provincia di Crotone, con una estensione nel territo-

Secondo valutazioni della stessa Federazione regionale il sistema andrebbe organizzato su di un numero molto ristretto di banche, tre o quattro al massimo, in grado di assumere una dimensione e un patrimonio di competenze tecniche per affrontare le complessità del mercato creditizio e finanziario. Più che di una banca di quartiere, si ha bisogno di un soggetto più robusto, che diventi protagonista del territorio e sappia magari assumere finalmente un ruolo preminente nell’allocazione delle risorse finanziarie, diventando il riferimento della politica regionale in campo finanziario. I terrificanti dati sullo sviluppo, con un Pil regionale che è regredito del 4% in un solo anno e una disoccupazione giovanile al di sopra del 60%, si ha bisogno di nuovi soggetti di riferimento, di un completo rinnovamento della classe dirigente e dei ruoli dei protagonisti dello sviluppo. Il governo regionale e gli strumenti come la Fincalabria o la Fondazione Field si sono dimostrati assolutamente inidonei a programmare e gestire lo sviluppo e gestire il sistema degli incentivi pubblici, come i fondi europei. Delle banche locali forti e autorevoli potrebbero essere i soggetti ideali per assumere un ruolo di questo tipo. Per la Banca Bruzia il futuro è sicuramente il matrimonio di interesse con un partner da scegliere sul territorio. Le ipotesi non sono poi moltissime, ma è indispensabile non crogiolarsi rincorrendo ipotesi fantasiose e prive di qualsiasi possibilità reale. Le piccole banche non servono a nessuno, e il mercato degli sportelli è oggi asfittico, poiché sono diventati sovrabbondanti e destinati a essere in gran parte soppiantati da sportelli automatici in grado di compiere un numero sempre maggiori di operazioni. Il vero patrimonio delle banche è costituito dal bagaglio di competenze tecniche e dalla capacità di interloquire con la realtà locale. Un ruolo ideale per le Bcc, purché sappiano in tempo trovare un assetto adeguato ai nuovi compiti che sono chiamati a svolgere. Gli scandali che hanno investito istituti come l’Ubi Banca, o la Carige mostrano i limiti dei mega agglomerati finanziari e la necessità di disporre di strumenti più a misura d’uomo, che vogliano e sappiano essere protagonisti dello sviluppo locale.

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Mezzoeuro L’evento

"Sbarca" anche in Calabria a Cosenza, il libro dell'imprenditore Andrea Guccione "Consuma meridionale". Un inno all'appartenenza laboriosa della gente conterranea, un'iniezione di adrenalina responsabile, consapevole Un plauso alle eccellenze del Sud che fanno da traino. E un obiettivo: c'è un cittadino completo da ricostruire Sabato 7 giugno ore 17

Appuntamento alla Camera di Commercio Cosenza Sabato 7 giugno 2014 alle ore 17:00 presso la sala “P. Mancini” della Camera di Commercio di Cosenza, Andrea Guccione presenterà il suo libro Consuma Meridionale - un manifesto per il Sud edito da Imprimatur editore. Alla presentazione del libro, cui seguirà un dibattito a più voci sulla dignità d’appartenenza della produzione conterranea e sul nuovo cittadino meridionale, prenderanno parte Giancarla Rondinelli (giornalista Raiuno “Porta a Porta”), Giuseppe Malara (giornalista Tg1), Carlo Puca (vice-caporedattore di Panorama), Andrea Pancani (vice-direttore TgLa7 e conduttore di della trasmissione “Omnibus”), Paolo Di Giannantonio (giornalista Tg1 UnoMattina). Prevista una rappresentanza dell’Università della Calabria, dell’Ordine dei Medici di Cosenza, sindaci e amministratori locali, nonché i rappresentanti delle varie associazioni di categoria. Hanno già assicurato la loro presenza Mauro D’Acri (Presidente Cia Calabria), Francesco Rosa ( Presidente Cna Cosenza).

Per un meridionale “nuovo” Il libro dell’imprenditore Andrea Guccione viene presentato anche in Calabria, a Cosenza, dopo la tappa d’esordio a Roma nel mese di dicembre. È il secondo appuntamento dopo quello capitolino e a differenza del primo, dal sapore inevitabilmente più mondano, questo di Cosenza si preannuncia un tantino più foriero di approfondimenti visto il contesto e la stagione cruciale che vive il Mezzogiorno e la Calabria. Consuma meridionale, questo il titolo del volume di Guccione, è del resto una consapevole e ragionata iniezione di fiducia per la gente conterranea, quella laboriosa per intenderci. Un inno all’appartenenza che produce, un plauso alle eccellenze che ce l’hanno fatta e che possono fare da traino. Ma non c’è solo questo nel libro edito da Imprimatur e scritto da Andrea Guccione che è anche presidente dell’associazione Assud. C’è anche, se non soprattutto, l’itinerario pragmatico del nuovo cittadino meridionale. Che non si piange addosso, che è forte delle proprie consapevolezze, che è ostinato al punto giusto, che conosce i limiti del recente passato ma anche l’immensità non solo retorica che la Storia gli ha affidato. Un cittadino meridionale moderno, maturo, duttile, produttivo nella misura in cui ha bene in mente per una volta l’obiettivo finale che è quello della crescita collettiva della società cui appartiene. Andrea Guccione, e l’associazione Assud che presiede e che se vogliamo è il retaggio d’appartenenza, nasce e si fonda all’interno della comunità universitaria di Arcavacata. Laddove

per primi s’è annusato il progresso possibile, il grande sogno. Poi la cruda realtà dell’ultimo decennio ma la sfida, a leggere il libro, è proprio questa. Il Mezzogiorno non più service del consumo altrui, non più perimetro di “discariche” di fatture ma atrio d’orgoglio della produzione che meglio viene al territorio d’appartenenza. Da qui la risalita, con consapevolezza e maturità. Il libro nella sua seconda presentazione e alla prima “uscita” in Calabria è il terminale (non ultimo però) di un percorso che viene da lontano. Non sono previste tappe propagandistiche in questo progetto, a uso e consumo, ma contributi effettivi e funzionali alla società civile e alle categorie produttive. Con la vetrina espositiva mondiale di Expo 2015 alle porte poi, fattacci a parte, il libro e la discussione che ne verrà appresso possono servire anche a fare il punto su quanto e cosa la Calabria e il Mezzogiorno hanno in mente di portare a Milano. Un appuntamento da non perdere quello dell’esposizione mondiale che merita senza alcun dubbio d’essere preparato senza tralasciare nessun dettaglio. Anche in questo senso il contributo che può fornire il libro di Guccione, e il parterre della manifestazione di sabato pomeriggio, non sono secondari. In attesa di altre novità ancora.


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Sabato 7 Giugno 2014

Dopo di lui “il diluvio” Di sicuro quello calabrese di novembre è il primo voto amministrativo (e serio) dopo la sbornia dell’Europa. Dopo il sondaggio travolgente più sull’appeal di Renzi che sul suo operato, ingiudicabile perché prematuro. Chi l’avrebbe mai detto, proprio la Calabria. Proprio la terra maledetta che s’è sciroppata cinque anni di commissariamento. Proprio la terra della ‘ndrangheta da expo del crimine assoluto e planetario. Proprio la Calabria che ha metà del pil della Valle d’Aosta. Matteo Renzi tutte le messe a punto del consenso avrebbe preferito tranne che vedere il suo bolide ai box di Calabria dopo la pausa estiva. Appuntamento qui se l’è già dato Angelino Alfano, che magari proverà a strappare per sempre o a ricucire con Forza Italia. Appuntamento l’ha chiaramente dato Maurizio Gasparri parlando di test decisivo per il futuro dei berlusconiani. E appuntamento naturalmente anche per la corazzata del premier, il partito del 40% da non toccare, il partito dove devono vincere sorrisi e speranze. Rinnovamento e sicurezza. E hai detto niente tutto questo in Calabria. Una specie di impresa.

Florindo Rubbettino Marco Minniti e Maria Carmela Lanzetta

Molinari e Barbanti

La nuova legge elettorale è legge anti-M5S

Tre “papi”

per una messa sola Sarà anche per questo, per l’altissima posta espositiva in gioco, che Matteo Renzi non si fida delle primarie da tenersi tra il Pollino e lo Stretto. Troppe le incognite, le possibile imboscate. Troppe le voci sui cartoni di schede già compilate e portate dentro i gazebo in occasione di altri “esercizi democratici” del consenso. Renzi preferisce non rischiare stavolta, almeno questo è il suo intento. Poi dipende da come butta e dipende dal ritorno negativo che un’operazione del genere (la negazione delle primarie mentre magari le fa il centrodestra) può avere. E dipende anche dal nome e dal movente che viene fuori in alternativa. Ma l’orientamento quello è, non farle celebrare. Se dovessero tenersi sappiamo già quale è la possibile griglia di partenza (Oliverio, Maiolo, Naccari, Aieta più altri ed eventuali). Ma di partenza la segreteria nazionale non le vuole e non sono riscontrabili allo stato lacrime di Ernesto Magorno se dovesse prevalere questa linea. Dunque dipende anche dal “papa”, dal nome forte e inedito da calare. Dal movente certo ma è il nome e il profilo che fanno la differenza. Quello a cui è difficile dire di no. La sensazione forte è che si procede per due strade, una delle quali poi alla fine deve escludere l’altra. O Renzi decide di non uscire dal recinto più prettamente politico, e quindi partitico. O si getta nell’esperimento da cosiddetta società civile impegnata, di area ma non di partito. Se sceglie la prima strada è opinione diffusa che il nome forte è quello di Marco Minniti. Poi magari non sapremo se a Renzi serve in realtà libera la poltrona di Minniti ai servizi segreti, e non sapremo se è per questo se Minniti stesso accetterà l’investitura. Ma il nome forte, dal punto di vista politico, questo è. Da qui è difficile che si scappi perché è il personaggio più altolocato che si aggira nei paraggi di Renzi tra quelli conterranei. Il più forte, ma non l’unico. In forte ascesa c’è Maria Carmela Lanzetta, il ministro degli Affari regionali. Decisivo il suo attivismo a proposito della vicenda Scopelliti, il parere del ministero da lei guidato è arrivato subito, per quello di Alfano ancora non c’è traccia. Da questo punto di vista s’è imposta sulla scena ma è ancora tutta da valutare la portata della sua esperienza al governo. In un certo senso se Renzi do-

Se saltano le primarie nel Pd (e tutto lascia pensare che andrà così) non sono poi tanti i nomi fin qui circolati come diretta provenienza renziana per la presidenza della Regione Certo l'attenzione è alta Il premier non vuole rischiare nulla vesse privarsene potrebbe anche voler dire che non l’ha più ritenuta indispensabile a Roma. Ma ci sta la sua nomination, sulla carta. Tra i “papi” ovviamente. Fin qui la ricerca metodologica dentro la politica, dentro il partito. In alternativa il mare aperto e spesso in tempesta della società civile impegnata. Dove puoi pescare tutto e il suo contrario. Nelle ultime ore ha finito per prendere quota il nome di Florindo Rubbettino, in verità da Mezzoeuro già in precedenza menzionato sia pure attraverso altri circuiti diversi da quelli del premier in persona. Pare abbia acquisito molta stima Rubbettino da parte di Renzi. Di certo è un imprenditore che ha fatto strada ed è molto inserito a Roma. Piace un po’a tutti e piace così tanto che si fa fatica a inquadrarlo come espressione di un’area culturale ben definitiva. I nomi forti e familiarmente a lui legati ma di tutt’altra provenienza e colore sono lì, a portata di mano. Inutile girarci attorno. La sfida del resto è tutta qui. Se Renzi decide di andare oltre il Pd fino a quasi coinvolgere direttamente chi ne è lontano, l’esperimento ci può anche stare. Si vedrà. I “papi” sono lì. Tre per una messa sola alla fine. Uno solo però la porterà. Chi sognava e sogna le primarie può sempre cantare nel coro.

Rileva profili di incostituzionalità, che faremo valere nelle sedi opportune, la nuova legge elettorale approvata ieri dal Consiglio Regionale della Calabria. Mentre fuori dal Palazzo gli attivisti penta stellati davano vita ad un sit in di protesta contro questa legge anti-M5S, dentro l'Aula si consumava un delitto alla partecipazione democratica dei gruppi politici che non intendono scendere a compromessi, fare alleanze e accordi con i partiti che rappresentano la casta. In altre parole che non intendono partecipare alle prossime elezioni regionali in coalizione con altri partiti, come nel caso del Movimento 5 Stelle. La nuova legge elettorale prevede infatti una soglia di sbarramento al 15% per i partiti che si presentano da soli, mentre la soglia scende al 4% per quei partiti che si presentano in coalizione. Inoltre prevede la ripartizione del territorio regionale in tre circoscrizioni elettorali (Reggio Calabria - "Sud", Cosenza - "Nord" e Catanzaro-Vibo Valentia e Crotone - "Centro"), invece che in cinque quante sono le province calabresi: su questo ora si attende il parere dell'ufficio legislativo del Consiglio per redimere un profilo di illegittimità costituzionale. La casta cambia le regole del gioco l'ultimo giorno utile, quindi, con uno sprint finale che non si era mai visto tra i banchi dell'aula. E corre ai ripari al "pericolo" Movimento 5 Stelle con questo obbrobrio normativo approvato da un Consiglio Regionale decaduto, che avrebbe dovuto prendere atto della fine consiliatura e ratificare le dimissioni di un presidente di Regione condannato a sei anni di reclusione per reati commessi quando era ancora sindaco di Reggio Calabria. La politica che difende gli indagati, i pregiudicati e i condannati, le pensa tutte pur di lasciare i cittadini fuori dalle istituzioni, come se il potere e la gestione della cosa pubblica fossero esclusiva dei partiti e degli interessi privati che rappresentano. Come Movimento 5 Stelle promuoveremo un ricorso di incostituzionalità al fine di ristabilire le regole del gioco democratico. Nonostante i loro maldestri tentativi siamo certi che i cittadini riusciranno comunque ad entrare a Palazzo Campanella. Francesco Molinari - M5S cittadino eletto al Senato Sebastiano Barbanti - M5S cittadino eletto alla Camera

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Mezzoeuro A giocar con le regole si finisce...

L’assemblea dei misteri incarta il Pd Ancora un rinvio per l'assise massima di Calabria, quella che in teoria deve indicare il percorso per la presidenza della Regione. Ma è parvenza, gli ostacoli veri sono altri Non è chiaro se il bubbone, l’ennesimo in casa Pd, l’ha fatto scoppiare una letterina di Guglielmelli (il segretario provinciale di Cosenza del partito) o un post su facebook di Pasquale Motta (un nome che riporta direttamente all’entourage di Nicola Adamo). Fatto sta che l’incursione di Lorenzo Guerini, il vicesegretario nazionale del partito, è stata perentoria, fulminante, per certi aspetti illuminante. Cosa ha detto Guerini e

di cosa è stato indirettamente chiamato a rispondere? Guglielmelli al presidente Peppino Vallone e Motta direttamente alla segreteria nazionale hanno di fatto chiesto se è intervenuta la “manina” di Roma nell’ennesimo rinvio dell’assemblea regionale del partito, per qualcuno quella decisiva nell’ottica della candidatura alla presidenza della Regione. Pronto Guerini nel replicare, anche se mai chiamato in causa direttamente. Sono questioni vostre, ha detto in sostanza. Noi non entriamo in queste dinamiche, gli organismi locali li convoca e li sconvoca un responsabile e un organismo locale. Punto. Ogni altra attribuzione del verbo renziano in loco è da ritenersi una riproduzione impropria. Questo in sintesi il succo dell’incursione di Guerini che se vogliamo è forte assai nei confronti della leadership calabrese del partito. I “nostri” qui hanno fatto circolare la voce di un rinvio voluto dalla segreteria nazionale, in un certo qual modo facendosi portatori di indicazioni che invece Guerini smentisce che qualcuno a Roma abbia mai dato. Fuori dai denti, chi ha autorizzato Magorno a mettere in giro la voce che l’assemblea non si sarebbe potuta tenere? Possibile che non abbia parlato con nessuno a

Da sinistra Giuseppe Vallone, Lorenzo Guerini, Ernesto Magorno

Roma? Va bene Guerini, che la sua l’ha detta a tal proposito, ma allora con quale altro big del partito ha parlato Magorno? Con qualcuno sicuramente, non può essere stato così imprudente da inventarsi movente e circostanze. Qualcuno magari che in questo momento non va molto d’accordo con Guerini a Roma. Ma una sua “copertura” Magorno deve averla avuta per forza anche se questo solo parzialmente risolve il rebus. L’altro, se vogliamo più corposo, ha a che fare con il rinvio in sé dell’assemblea regionale che dal 5 di maggio viene sistematicamente mandata a farsi benedire. Magari non servirà a nulla, non è la prima volta che va a finire così, ma un motivo ci deve essere se non si tiene. Chi materialmente sta proponendo il rinvio periodico al presidente Vallone? Con quali argomenti? Ci sono altre partite prima da definire, da chiudere, magari da non perdere così tutti stanno ancora tesi al guinzaglio? Come al solito non sono poche le domande insidiose che maturano da dentro il Pd di Calabria. Che vive la sua paradossale condizione d’essere a due passi da una vittoria annunciata ma anche a due e mezzo da un baratro dal quale non riesce più a uscire.

I democraticamente giovani

Il rinvio denota limiti di conduzione del partito «L'ennesimo rinvio dell'assemblea regionale palesa seri limiti nella conduzione politica del Pd Calabria e suscita grandi preoccupazioni». È quanto si legge in un documento dei Giovani democratici della Calabria. «In un momento così delicato per le sorti della nostra regione, caratterizzato da una profonda crisi economica, sociale e soprattutto istituzionale, e dopo le dimissioni di Scopelliti, il Partito democratico - evidenziano i giovani democratici - è chiamato ad indicare un progetto di governo credibile, che sia capace di dare le giuste risposte ai tanti problemi che attanagliano la Calabria. Impedire, attraverso continui rinvii, il funzionamento degli organismi democratici abilitati ad assumere le decisioni necessarie per mettere in campo una proposta politica, contribuisce ad alimentare la confusione e ad indebolire la credibilità del nostro partito. Delegare le decisioni a riunioni ristrette, rappresenta una scelta dannosa e in controtendenza rispetto alla fiducia che il premier Renzi ha riposto nella capacità della Calabria di autodeterminarsi». La Calabria, affermano i Gd, «deve essere messa nelle condizioni di sce-

gliere democraticamente il proprio indirizzo politico attraverso lo strumento delle primarie: unico mezzo che ha le potenzialità di unire e di restituire ai calabresi il diritto di scegliere i propri rappresentanti. Ricorrere ad una riunione romana (annunciata per il 12) come espediente per determinare scelte vitali per il futuro della nostra regione, significa rinchiudersi dentro steccati che rivelano una gestione verticistica e rischiano di compromettere importanti alleanze politiche e sociali funzionali alla costruzione di una proposta di governo regionale efficace. Per questo - si legge - crediamo che la giusta direzione sia quella di aprirsi a tutte le forze sociali e civiche, al mondo del sapere e ai tanti movimenti presenti sul territorio. Le primarie, per la scelta del candidato alla presidenza della regione, costituiscono, alla luce di quanto detto, la condizione per rendere forte, competitivo e vincente il centrosinistra in Calabria. È in gioco - è scritto in conclusione - la credibilità del Partito democratico della Calabria e di tutte le persone che credono nella costruzione di una regione migliore».


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Mezzoeuro Le eccellenze per sperare

Se i neuroni vanno

sotto pressione Al Neuromed gli studi sul ruolo dell’ipertensione arteriosa nell’aumentare il rischio di demenza Praticamente tutti hanno a che fare con l’ipertensione, magari non in prima persona, ma un parente o un amico con questa condizione non manca mai. Il sale da limitare, la pillola giornaliera per tenerla bassa. Gesti quotidiani, tutti rivolti, nell’opinione delle persone, ad evitare malattie serie come l’ictus o altre patologie cardiovascolari, o ancora danni ai reni. Sembra un quadro ben definito, sul quale la medicina ha lavorato e lavora ancora molto. Ma l’ipertensione arteriosa ha un’altra sorpresa spiacevole da regalarci: l’aumento del rischio di avere una riduzione delle capacità intellettive in età anziana. «Molte nozioni sull’ipertensione sono ormai diffusissime. - dice il professor Giuseppe Lembo, direttore del Dipartimento di Angiocardioneurologia e Medicina Traslazionale dell’Irccs Neuromed di Pozzilli (Is) - Ormai, ad esempio, anche le pietre sanno che rappresenta un grande fattore di rischio per l’ictus cerebrale. Ma ciò che la scienza ha scoperto negli ultimi anni è che la pressione arteriosa alta rappresenta qualcosa di molto più insidioso, capace di causare danni enormi in tutto l’organismo. Tra queste insidie forse la più temibile è il danno cognitivo, la diminuzione delle facoltà intellettuali». È proprio in questo campo che il laboratorio di Lembo si è lanciato, con una serie di ricerche che mirano a chiarire i meccanismi che potrebbero essere alla base di questo rapporto tra ipertensione e demenza. «Ci è voluto tempo per raggiungere risultati in questo campo, che avvicina lo studio dell’ipertensione alle neuroscienze. - commenta il professore, che è anche professore di Medicina molecolare alla Sapienza di Roma - Venti anni per la precisione. Anni in cui abbiamo incontrato giovani capaci di affrontare la sfida, di confrontarsi continuamente, di sviluppare percorsi nuovi e di padroneggiare tecniche innovative». Il risultato è in una nuova strada, che vede i fenomeni patologici della circolazione sanguigna legati con quelli delle malattie neurologiche, molto più di quanto non si sospettasse in passato. «È una rivoluzione in atto da poco tempo - spiega Lembo - Qualche anno fa l’Alzheimer, ad esempio, era considerato sostanzialmente una malattia genetica, nella quale il sistema circolatorio non era per niente implicato. Oggi gli studi epidemiologici ci dicono che effettivamente l’ipertensione rappresenta un fattore di rischio per questa malattia del cervello. Con un fenomeno molto strano: spesso l’ipertensione era presente prima del-

la comparsa dei sintomi della demenza, lo sappiamo dal racconto di pazienti e familiari. Poi, quando la malattia ha già colpito, la pressione tende a tornare normale. Ecco perché il rapporto tra le due cose non fu facile da svelare». Attualmente, insomma, la classica distinzione tra demenze di origine vascolare e quelle strettamente neurodegenerative «non è più così definita. Il con-

cetto classico della demenza neurodegenerativa era quello di una base familiare, genetica, che in tarda età andava incontro ad una evoluzione, scatenando la malattia. Ma non è una sequenza di eventi così definita. Direi, con le conoscenze che abbiamo oggi, che dobbiamo immaginare un poligono, in cui fattori diversi, genetici, ma anche cardiovascolari concorrono tutti assieme».


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Le eccellenze per sperare normale flusso sanguigno, impedendo il passaggio di determinate sostanze e favorendone solo alcune, ndr). Quindi vediamo che nella demenza non c’è solo in gioco una disfunzione dei neuroni, ma anche delle strutture che li supportano. Questo potrebbe portare ad un arrivo dal sangue nelle cellule nervose di sostanze che sono tossiche per queste ultime (“in”). E anche impedire che sostanze pericolose vengano portate via (“out”). Nelle nostre ricerche ci siamo concentrati sul primo fenomeno».

È qui che entra in gioco l’ipertensione. E il Dipartimento Neuromed di Angio-cardio-neurologia è andato a caccia dei meccanismi che possono legare questa condizione alla malattia neurologica. «Abbiamo visto - spiega ancora Lembo, al Neuromed dal ‘94 - che l’ipertensione è capace di arrecare danni alla barriera ematoencefalica (lo sbarramento che separa le cellule nervose dal

Se l’ipertensione è capace di alterare meccanismi così delicati, questo è certamente un altro buon argomento per effettuare una prevenzione attenta, tenendola accuratamente sotto controllo, una connessione che Lembo sottolinea: «La medicina ha ben presente quali comportamenti possono favorire l’ipertensione, ed ha a disposizione diverse armi per il controllo di una pressione arteriosa elevata. Quindi il punto centrale è che tutti devono sapere che una vita sana, con una pressione ottimale, significherà aumentare le probabilità di avere un cervello sano da anziani. Siamo in un’epoca in cui le cure mediche hanno fatto diventare sempre più rappresentata la fascia di età tra i 90 ed i 100 anni. Il problema è come vivere a quell’età». Se prevenire l’ipertensione può essere una forte arma di riduzione anche del rischio di declino cognitivo, ci si potrebbe chiedere se, in una persona già colpita da demenza, un migliore controllo della pressione arteriosa possa portare benefici. «È difficile dare una risposta su questo punto - conclude il direttore del Dipartimento - Se il danno è troppo avanzato, non credo sia possibile rimettere a posto il cervello, per così dire. Potrebbe insomma essere troppo tardi per tornare indietro».

Occhio al manometro

Gli stili di vita che aiutano a tenere bassa la pressione Sono cose probabilmente già lette su giornali, o sentite dal proprio medico, ma spesso a prestare ascolto sono solo quelli che ipertesi lo sono già. Invece un corretto stile di vita riguarda tutti, in modo da non dover fare i conti con la pressione alta in futuro. Le poche regole che aiuteranno a tenere sotto controllo la pressione arteriosa:

Controllare il proprio peso

Essere in sovrappeso può aumentare da due a sei volte le probabilità di sviluppare l’ipertensione.

Fare attività fisica

Le persone più attive hanno un minor rischio di avere pressione alta. Non c’è bisogno di essere maratoneti: anche attività leggere, se fatte ogni giorno, possono aiutare a ridurre il rischio.

Diminuire il sale

Forse la più famosa delle regole. È un gesto importante, e non costa molto: ci si abitua rapidamente al gusto meno salato dei cibi

Bere alcol in moderazione Il professor Lembo con il suo gruppo di ricercatori

Bere troppo aumenta il rischio di pressione alta. Consumarne poco, durante i pasti, è una regola molto più sana

Non fumare

Elencare i danni del fumo sarebbe decisamente troppo lungo. Si fa prima a smettere e via così.

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Prove tecniche per non perdere

Giochi di fioretto

(in attesa della sciabola) Non sanno neanche se saranno alleati, o se si potranno alleare con l’aria che tira, eppure non passa giorno che dentro quel che rimane del centrodestra calabrese di governo (o di ex governo, per meglio dire) non voli qualche lama di coltello. Tra Ncd e Forza Italia, naturalmente (l’Udc allo stato non viene neanche considerata). Ma anche all’interno degli stessi partiti con le varie anime che non perdono occasione per marcare presenze e smarcamenti, comunque rogne. Del resto è anche normale che sia così, a pensarci bene. Ncd a Roma governa con Renzi, il suo ruolo sarebbe residuale altrimenti. Ma una fetta consistente comincia a pensare che bisogna rompere più presto che tardi col Pd (Schifani e De Girolamo per esempio). Un’altra, ugualmente consistente e con Alfano facente il capo, la pensa all’opposto e si mostra contraria per definizione a un’alleanza in ogni dove con Forza Italia mentre vede di buon occhio un progressivo bagno in comune con un Pd che magari, col tempo, sarà stato in grado di eliminare ogni tinta di rosso dalla bandiera. Progetti alternativi, diametralmente alternativi. In questo dipinto s’inserisce tutta la nevrosi di Calabria con un blocco di maggioranza di governo regionale che ancora non riesce a digerire l’idea che Scopelliti ha mandato tutti a casa anzitempo, lasciando un mare di guai alle spalle. Ma ormai è tardi per organizzare o pararsi da vendette, è storia andata quella della stagione Scopelliti. E fin tanto che ci si organizza per raccogliere il meglio e raccontarlo (operazione non semplice) si arriva al voto regionale di novembre. In parole povere, bisogna muoversi. Poi si vedrà se con Ncd e Forza Italia insieme, lo decideranno logiche romane che al momento sono premature. Per il momento si procede facendo finta di dover stare insieme anche se c’è chi è pronto a scommettere sul contrario e cioè sul fatto che Ncd in particolare potrebbe cercare una desistenza faunistica con il Pd. Si vedrà. Per il momento si fa finta di far coalizione. E naturalmente cominciano altri guai. Tonino Gentile sin dall’inizio ha chiesto primarie ai cugini di Forza Italia che invece puntavano in un primo momento alla naturale selezione delle europee. Poi il voto non ha del tutto convinto e c’ha pensato Mimmo Tallini a rompere il silenzio dalla parte azzurra. Primarie anche per noi, ha detto in sostanza, replicando il pensiero di Gasparri e zittendo Jole Santelli che puntava e punta ad altro. Da quel momento in poi da dentro Forza Italia e da dentro Ncd è iniziata una specie di semifinale interna, un preliminare di posizione e veti. Dentro Forza Italia ha esordito Wanda Ferro, io ci sono ha detto. Lo si sapeva, ma lei ha preferito l’ufficialità diretta. È fatta così. Naturalmente forte del blocco catanzarese e portatrice di “valori” altri che non siano quelli di Jole Santelli e Ennio Morrone ecco per l’appunto stuzzicare il magnate delle cliniche cosentine che appena il giorno dopo puntualizza: per noi (di Cosenza) c’è Giacomo Mancini. E sono due, tutti azzurri e nel pieno rispetto del derby più classico di Calabria. E a questo punto poteva stare a guardare Nino Foti da Reggio lasciando a Catanzaro e Cosenza il possesso palla? Ma certo che no, ci sono pure io dice Foti. Io più di Peppe Raffa tanto per capirci. E sono tre, solo per restare nel campo azzurro. Dentro il partito di Alfano il crescendo numerico è più lento, più consolidato. Ma va montando

Se ha ancora un senso chiamarlo centrodestra diciamo allora che è in gran fermento in Calabria dopo l'addio di Scopelliti e le urne (drammatiche) che si intravedono alla vendemmia. Qualcuno è convinto di perdere e prova a trattare la resa Qualcun altro piazza bandierine. Qualcun altro ancora prova a far sul serio ma si naviga a vista lo stesso. Ha aperto le danze Gianpaolo Chiappetta, probabilmente la figura più accreditata. “Avanzava” un giro per l’Europa, c’è chi dice pure che lui ce l’avrebbe fatta al posto di Peppe che gli ha soffiato la nomination. Ma è acqua passata, per forza passata. Ora Chiappetta non vuole più aspettare manne per conto terzi dal cielo e se la vuole giocare in proprio per l’Ncd e (forse) per l’intero centrodestra. Comunque per se stesso. Il suo tutor (Tonino Gentile) non è chiaro se lo copre più per difendere il posto da altre incursioni o perché ci crede davvero. Al momento il gioco di squadra funziona e il senatore si infila pure nel ribadire che le primarie per legge (con una spesa di 600mila euro) sono una follia in tempi di crisi. Il messaggio sembra più cifrato per il Pd se è per questo tanto che viene da pensare che Gentile stia

Dall’alto, in senso antiorario: Gianpaolo Chiappetta, Giacomo Mancini, Tonino Gentile, Nino Foti, Wanda Ferro

giocando a tutto campo la sua permanenza al potere. Ma sono pensieri retrospettivi questi, valgono a poco. Certo è che il suo peso c’è ancora tutto nella partita di Calabria e chi immaginava di levarselo dai piedi è costretto a rivedere i suoi piani. Chiappetta, dicevamo. Ma non solo, anche qui la conta è appena iniziata. «Nel dibattito sul futuro governatore, sulle primarie del centrodestra, bisogna cercare una figura autorevole e che in passato abbia dimostrato di saper fare politica sul territorio e risolvere i problemi dei cittadini. A mio giudizio Tilde Minasi corrisponde esattamente a queste caratteristiche». Parole e firma di Michele Marcianò, capogruppo Ncd alla Provincia di Reggio Calabria, che spiega le ragioni della sua indicazione: «Da assessore comunale ai servizi sociali - aggiunge - Minasi ha gestito in modo concreto un settore particolarmente delicato e da consigliere regionale si è contraddistinta per essere riuscita a dare un notevole contributo ai progetti della maggioranza. Tilde Minasi sarebbe quel mix di esperienza, equilibrio e continuità che il centrodestra calabrese ha bisogno se vuole continuare e governare e completare tutti i progetti avviati dal presidente Scopelliti e dal suo esecutivo». A Cosenza, tanto per capirci, non sanno nemmeno chi è Tilde Minasi. A Catanzaro forse conoscono solo il nome. Ma è normale che sia così. Più dei partiti e dei colori, mai come in questo periodo sbiaditi e poco attrattivi, è l’area geografica che fa la differenza. Nessuno vuol restare fuori dai giochi. E le Calabrie sono lì, tante e diverse per l’occasione. Ognuna col suo appetito di provenienza. Per ora si va di fioretto. Fra un po’ arriva la sciabola...



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Sabato 7 Giugno 2014

Sì, viaggiare...

E i trasporti dove li mettiamo? «La questione dei trasporti sarà un tema cruciale sul piano programmatico e politico. Parleremo con Del Rio, con Lanzetta e Lotti perché i trasporti vengano inseriti nella cabina di regia creata in Calabria dal governo Renzi». È quanto ha affermato il deputato del Partito democratico Alfredo D’Attorre nel corso di una conferenza stampa tenuta nella sala della Giunta provinciale, a Catanzaro, alla presenza del segretario provinciale, Enzo Bruno, dei segretari provinciali e di categoria Trasporti della Cgil, Giuseppe Valentino e Michela Avenoso, della Uil Fpl Francesco Caparello, dei consiglieri comunali del Pd Vincenzo Capellupo, Nicola Ventura, Lorenzo Costa e Franco Passafaro (presente anche il capogruppo del Psi Roberto Guerriero). Presenti tra gli altri il sindaco di Satriano nonché vice segretario provinciale Michele Drosi, il sindaco di Decollatura, componente della segreteria provinciale Anna Maria Cardamone, Rosario Bressi, il segretario del circolo “Lauria” Pasquale Squillace, e i dirigenti Giovanni Puccio e Pino Soriero. «Questi tagli - ha affermato D’Attorre - incidono non solo sul diritto alla mobilità dei calabresi, ma anche sull’’idea di questo territorio e sul disegno futuro che si ha di questa regione. In questi giorni sento molto parlare di candidature e di proposte nominative, in merito alle prossime elezioni regionali, ma per quanto riguarda il gruppo dirigente di Catanzaro noi legheremo molto le nostre valutazioni a problemi di merito: pretenderemo di sapere cosa ha in testa ogni candidato per il capoluogo, per l’area Centrale della Calabria, perché è necessario iniziare a parlare di una nuova Calabria che per il Pd vede l’asse CatanzaroLamezia, che per tante funzioni che si stanno disegnando dovrebbe essere uno snodo nevralgico. Per questo sosteniamo i sindacati. Li ringrazio per la mobilitazione che hanno messo in campo: il Pd prende l’impegno ad accompagnare con la sua struttura organizzativa e i suoi circoli una campagna diffusa per costruire una mobilitazione». I sindacati e chi si batte per questo diritto essenziale, secondo D’Attorre, non possono essere lasciati soli. «Siamo in contatto con il sottosegretario alle infrastrutture Del Basso De Caro, che è già stato qui a Catanzaro e ha preso l’impegno di tornare e di questo punto dei trasporti in provincia ha fatto una delle questioni in cui si È impegnato maggiormente - ha detto ancora il deputato democratico -. Parleremo con i membri del governo, a partire dal sottosegretario Del Rio, il ministro Lanzetta e il sottosegretario Lotti perché i trasporti vengano inseriti nella cabina di regia creata in Calabria dal governo Renzi. È giusto che cali il silenzio su questa esperienza amministrativa regionale, fallimentare sotto tutti i punti di vista, anche quello dei trasporti i cui danni sono sotto gli occhi di tutti. Purtroppo l’oblio non calerà sui danni che sono stati prodotti sui diritti dei calabresi». Sulla vicenda dei tagli i rappresentanti sindacali presenti hanno annunciato una «lotta costante per evitare che la situazione degeneri» e la costituzione «di banchetti in città, perché si capisca quali siano i punti sostanziali su cui spingere». «Noi dobbiamo costruire una proposta chiara che su alcuni punti specifici ci consenta di stringere un nuovo patto di fiducia con i calabresi e - dice ancora - di che cosa fare dell’area centrale della Calabria è un punto discriminante».

D’Attorre: «Tema cruciale sul piano programmatico e politico Parleremo con Del Rio, Lanzetta e Lotti perché i trasporti vengano inseriti nella cabina di regìa creata in Calabria I tagli incidono sul diritto alla mobilità, e sull'idea di questo territorio e sul disegno futuro che si ha di questa regione» Rende, la battaglia di Morcavallo

Dopo 5 anni riecco Ponte Surdo Sono trascorsi cinque logoranti anni da quando i Giovani dello scudo crociato dell’area urbana, capitanati dall’allora commissario giovanile Morcavallo, presero a cuore l’atavica vicenda del ponte sul fiume Surdo. Il Sindaco Cavalcanti, ricevendo una delegazione dei Giovani Udc, aveva assicurato e rassicurato che il ponte sul fiume Surdo sarebbe stato riconsegnato ai cittadini in tempi brevissimi, correva l’anno 2012. Per due lunghi anni, sulla “vexata quaestio” in salsa rendese è regnato il silenzio dell’amministrazione pre-commissariale. Nel frattempo l’economia circostante è tragicamente ed ingiustamente defunta, i residenti e i commercianti della zona, vera terra nullius, hanno subito per troppo tempo l’abbandono delle istituzioni. I cittadini non chiedevano certo che venisse costruito un’opera faraonica, come il ponte sullo stretto, ma una normale infrastruttura cittadina, di poche decine di metri, che, in altri paesi del resto del mondo, viene realizzata in tempi abbastanza celeri. Non solo, in questo lasso temporale, i commercianti presenti nella zona rossa, già inginocchiati dalla logorante crisi dell’economia nazionale, si sono visti abbattere i loro fatturati del 70% a causa della negata viabilità del ponte. La Città di Rende, in barba al Trattato di Schengen ed al principio di libera circolazione di merci, cose e persone, ha ampiamente dimostrato, grazie alla sua ex amministrazione, di non poter essere considerata europea. Rivolgo le mie congratulazioni all’attuale commissario prefettizio di Rende, Dott. Maurizio Valiante, e al sub-commissario, Dott. Giuseppe Di Martino, i quali non sono rimasti “So(u)rdi” al problema ed hanno sempre mostrato disponibilità e collaborazione al fine di risolvere l’annosa questione. La vicenda resta solo un brutto ricordo e si spera che, le future amministrazioni rendesi, non replicheranno mai mancanze simili e non rimarranno mai più “Surde” alle istanze ed alle necessità della collettività. Enrico Morcavallo , Commissario Udc

Diga Melito

Molinaro, l’opera esca dal limbo «Una opera utile e grande quale è la diga sul fiume Melito non può essere lasciata nel limbo, fino ad oggi, dall’insipienza sia della burocrazia che della politica ma anzi deve assurgere ad esempio virtuoso per la Calabria». Lo afferma Pietro Molinaro presidente di Coldiretti Calabria, sulla vicenda Melito illustrata in modo ampio e documentato dal presidente del consorzio di bonifica “Grazioso Manno” nel corso della conferenza stampa. Le forti dichiarazioni di Manno dirigente di Coldiretti, che con profondo senso etico ha reclamato e richiesto giustizia è un concreto esempio di una agricoltura che sa indignarsi, che chiede chiarezza e dice un no alle rendite da qualunque parte esse vengano. «L’obiettivo è realizzare l’opera: ne va dello sviluppo e della credibilità della nostra terra. Il tempo è propizio - continua Molinaro - e questo va alimentato e sostenuto con un atteggiamento positivo e lungimirante da parte delle Istituzioni. Sia la cabina di regia sulla Calabria istituita dal Governo che l’iniziativa del Premier Renzi sullo “sbocca-Italia” che ha chiamato direttamente in causa i sindaci che devono segnalare le opere incompiute e/o bloccate del proprio territorio, sono due circostanze importanti che non possiamo e dobbiamo farci sfuggire. Constatare la determinazione e la condivisione da parte dei sindaci di Gimigliano (Chiarella), Sorbo San Basile (Cosentini), Fossato Serralta (Raffaele), comprensori nei quali ricade la diga, ma anche di tanti altri primi cittadini è un indicatore rilevante che non possiamo trascurare. Il presidente Manno, - conclude Molinaro - ha detto quello che doveva dire, ma ha anche testimoniato da protagonista di far parte dell’agricoltura che vuole bene alla Calabria».

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Sabato 7 Giugno 2014

Quelle scorie a sorpresa Il Comitato civico pro Serre chiede un incontro al prefetto di Vibo Valentia in merito alle notizie sul presunto interramento di sostanze radioattive nel territorio delle Serre «È ormai da diversi giorni scrive il comitato - che siamo in possesso dei file che riportano i carteggi desecretati dal Consiglio dei ministri, che documentano, fra le altre cose, i presunti traffici internazionali smaltiti in passato dalle cosche in diverse aree della nostra regione» Il Comitato civico pro Serre chiede un incontro al prefetto di Vibo Valentia in merito alle notizie sul presunto interramento di scorie radioattive nel territorio delle Serre. «È ormai da diversi giorni - scrive il comitato che siamo in possesso dei file che riportano i carteggi desecretati dal Consiglio dei ministri, che documentano, fra le altre cose, i presunti traffici internazionali di scorie radioattive smaltiti in passato dalla ‘ndrangheta in diverse aree della nostra regione. Gli inquirenti, già venti anni fa - secondo quanto riportato negli stessi carteggi - avrebbero identificato la presenza di scorie radioattive occultate, tra gli Anni ‘80 e ‘90, anche nel territorio delle Serre calabre. Nei documenti si fa esplicito riferimento a centinaia di fusti contenenti sostanze tossiche, tra le quali anche uranio rosso, che sarebbero stati disseminati nella zona di Serra San Bruno e in altri punti del comprensorio delle Serre. Un territorio - continua il comunicato - in cui, oggi, si evidenziano dati allarmanti, inerenti ad una mortalità e ad un’incidenza di patologie neoplastiche di gran lunga superiore rispetto alla media nazionale ed europea». «Abbiamo accolto favorevolmente - aggiunge la nota - la notizia che, seppur tardivamente, anche i rappresentanti delle locali amministrazioni comunali stanno finalmente rivolgendo la giusta attenzione sui fatti che il nostro sodalizio ha pubblicamente denunciato già la scorsa settimana nel corso di un incontro in piazza con la cittadinanza, tenutosi proprio a Serra San Bruno, durante il quale abbiamo reso pubblici alcuni stralci dei documenti siglati dai Servizi Segreti, riguardanti appunto i loschi traffici di cui una vasta zona del territorio delle Serre sarebbe stata vittima. Un silenzio incomprensibile, dunque, - lamenta il comitato - ha coperto per anni una drammatica realtà sulla quale il centro Sisde di Reggio Calabria pare avesse ricevuto importanti e credi-

Un pensierino alla ‘ndrangheta bili ragguagli investigativi già due decenni fa, tanto che - come emerge dai documenti stessi - alcune discariche sarebbero state addirittura individuate. Le scorie, che secondo questi carteggi sarebbero giunte in Italia da altri stati europei, venivano smaltite in zone argillose, grotte e negli scavi per i metanodotti. Proprio per approfondire ulteriormente tutto ciò - afferma il comitato - abbiamo inviato all’indirizzo del prefetto di Vibo Valentia, Giovanni Bruno, una richiesta ufficiale per un incontro con una delegazione ristretta del nostro Comitato, per chiedere l’avvio di iniziative concrete che puntino, nel tempo più breve possibile, ad affrontare questa drammatica questione».

Arpacal a Lamezia Terme

Ambiente: istruzioni per l’uso L’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria (Arpacal) ha accettato l’invito dell’istituto Comprensivo “Don Lorenzo Milani” di Lamezia Terme per celebrare insieme la giornata mondiale dell’Ambiente. Promotori dell’incontro, che si è tenuto alla presenza dell’assessore all’Ambiente dell’amministrazione comunale, Pierpaolo Muraca, il dirigente scolastico, Lorenzo Benincasa e Felicia Costanzo con gli alunni delle quinte elementari. «Arpacal è da sempre attenta all’importanza di sviluppare, fin dalla prima infanzia, interesse e responsabilità nei confronti del mondo che ci circonda. È infatti fondamentale far comprendere - hanno riferitoClaudia Morabito e Antonella Federico del Servizio di educazione ambientale della direzione generale - gli effetti che i nostri stili di vita possono produrre sull’ambiente in modo da intervenire positivamente sulla formazione ed interiorizzazione di piccoli e grandi comportamenti. Educare un bambino adesso vuol dire avere nel futuro prossimo un adulto rispettoso e amante del proprio territorio». Il tecnico Salvatore Procopio, fisico del Dipartimento di Catanzaro, ha spiegato ai bambini il progetto di monitoraggio del Radon che l’Agenzia sta svolgendo da febbraio, per la durata di un anno, nella piana lametina. «Questo monitoraggio assume una doppia valenza, non solo perché una delle città più grandi della Calabria sarà complessivamente attenzionata sui valori di radioattività naturale nei luoghi di vita e di lavoro, anticipando di fatto la normativa della direttiva comunitaria 59/2013/Euratom che l’Italia dovrà recepire entro quattro anni, ma anche perché l’iniziativa è nata dalla comunione di intenti tra soggetti privati e pubblici. Il progetto, infatti, è alla base di una convenzione che l’Agenzia ha stipulato con l’Aneas (Associazione nazionale esperti ed addetti della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro) con la Efei (ente paritetico bilaterale nazionale per la formazione) e con la Sinergetica Group S.r.l. Il radon non è frutto dell’inquinamento - ha spiegato il fisico Salvatore Procopio - è del tutto naturale, anche se questo non significa che sia innocuo, anzi, tutt’altro. Incolore e inodore, è prodotto dalla degradazione dell’uranio, un metallo pesante che si trova in alcuni tipi di rocce e di terreni, per esempio quelli di origine tufica, lavica e granitica molto presente nel territorio calabrese». «Il radon, dal terreno, si disperde nell’aria; nelle case tende però ad accumularsi negli ambienti chiusi, a causa della differente pressione che si crea tra i locali domestici e l’ambiente esterno. Gli ambienti troppo riscaldati e con clima secco, con finestre a tenuta stagna che riducono l’aerazione sono i luoghi in cui si accumula in maniera maggiore il radon. Questo gas riesce a penetrare nelle costruzioni dal terreno, ecco perché costruire palazzi ben isolati dai terreni e con un ottimo sistema areazione è fondamentale. I punti in cui il radon si raccoglie maggiormente sono i piani bassi delle abitazioni, quindi le taverne e i seminterrati». Il tecnico ha, quindi, invitato le maestre ed i bambini ad aprire ogni mattina la finestra prima di iniziare la giornata e di ripeterlo anche nel tardi pomeriggio visto che i bambini effettuano il tempo prolungato. Il fisico Procopio partendo dalla semplice distinzione tra le radiazioni non ionizzanti, comunemente chiamate campi elettromagnetici, che, al contrario delle radiazioni ionizzanti, non possiedono l’energia sufficiente per modificare le componenti della materia e degli esseri viventi, ha dato alcuni preziosi e spesso trascurati consigli al giovane pubblico. Le radiazioni ionizzanti non sono così distanti da noi, anzi spesso l’uomo le utilizza frequentemente: il forno a microonde, gli apparecchi televisivi, le lampade solari, la piastra dei capelli, il phon, il cellulare. Negli ultimi anni sono aumentati gli interrogativi relativi ai possibili effetti sulla salute legati all’inquinamento elettromagnetico, ecco perché è bene porre alcuni piccoli accorgimenti; quando usiamo il forno a microonde, ad esempio, basta mettere il timer e si deve stare dinanzi l’apparecchio in funzione. Per il cellulare, invece, si consiglia di spostare il telefono all’altro orecchio ogni cinque minuti se la telefonata è troppo lunga e non si deve mai lasciare l’apparecchio sotto il cuscino nelle ore notturne.

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