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numero 6 - Anno 13

Sabato 8 Febbraio 2014

settimanale d’informazione regionale

Palazzo Alemanni sede della Giunta regionale della Calabria

Voce ai giovani Zona franca il Fisco non “sbanca”... www. mezzoeuro.it

Sanità, la ricerca indipendente di Neuromed

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Sabato 8 Febbraio 2014

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Il legno storto

La politica parla a vanvera se la ride dei moralisti delle parole Ci vuole ben altro che una retorica del “ben dire”, del “bel dire”, come vogliono certuni con tanta supponenza, ben altro che una etica ed una “estetica delle parole”. Il discorso della politica è essiccato, è prosciugato, si è soprattutto impoverito di quella “substantia rerum” che in qualche modo gli dava un significato, non ha più un cardine. Al momento, Mezzoeuro la politica e le sue interlocuzioni, in alto ed in basso, si lasciano Fondato da Franco Martelli guardare, da osservatori più o meno interessati, da due punti Ediratio editore di vista: quello moralistico di chi vorrebbe trovarvi passioni Direttore responsabile Domenico Martelli autentiche ed emozioni sincere, attori non piatti ma scrupolosi Registrazione e pieni di fervore, che non “parlano” a vuoto, ma usano parole Tribunale di Cosenza n°639 di forte spessore etico; quello retorico di chi reclama una vera del 30/09/1999 vaccinazione del discorso politico, una filologica cancellazione Redazione e amministrazione di quanto di brutto e di sconveniente le sue parole portano con sé. via Strada Statale 19 bis, 72 87100 Cosenza Questi due approcci a contenuti e vocabolario della politica, Responsabile settore economia inducono entrambi a rappresentasi tutto quel che avviene in quel Oreste Parise mondo con paraocchi che danno come risultato rigorismi, a volte Progetto e realizzazione grafica anche cinismi, ma quasi sempre ipocriti indignazioni o esultanze Maurizio Noto per improbabili palingenesi. Da diversi rivoli giungono telefono 0984.408063 fax 0984.408063 al dizionario della politica lemmi, frasi, terminologie, parole, che e-mail: ediratio@tiscali.it non riescono mai, o quasi sempre, a riempirsi di contenuti Stampa comprensibili alla gente, risolvibili o nelle pieghe del senso Stabilimento tipografico De Rose, Montalto (Cs) comune o nelle proposizioni proprie delle aspirazioni sociali. Diffusione Uno di questi incamminamenti è il rarefatto e ristagnante mondo Media Service di Francesco Arcidiaco chiuso della politica stessa nel quale crescono e si riproducono telefono 0965.644464 fax 0965.630176 le razze dei politicanti con i medesimi schemi logici, le medesime Internet relations N2B Rende semantiche, il medesimo vuotismo verbale. C’è poi un canale Iscritto a: nuovo, quello di Facebook, dei Blog, del popolo del Web dal quale Unione Stampa Periodica Italiana si travasano nel discorso politico un linguaggio “Chiunquista” (il neologismo ci viene da Stefano Bartezzaghi) che suona certamente “ostrogota” alle orecchie dei moralisti e retori delle parole appassionate e belle, pronunciate da chi è disposto n. 12427 a spendersi con slancio vitale per il bene di tutti

di Franco Crispini

Come si fa più a raddrizzare il vocabolario politico dietro una vera invasione che si sta avendo e che va oramai coinvolgendo la audience nazionale, di modi di dire, di frasari, di volgarità, e poi di frasi sincopate, voci mozzate, e quanto altro esprime la Rete? Non c’è dall’altra parte una forza di contenimento che possa ridare al discorso di cui deve fare uso la politica, il giusto diritto e dovere ad un “bello eloquio” (magari non proprio quello dei retori e filologi), ad una sensatezza delle affermazioni che si fanno, ad una rispondenza di esse a problemi reali, ad un dire bene avendo che dire. È proprio opportuno per sedare retori e ben pensanti, quanto si ritrova in una pertinente analisi: «La volgarità altrui, è umano, stimola il moralismo. Ma tenendo a bada questo ultimo si vede che sotto c’è anche un problema non etico ma tecnico. Volgarità viene da “volgo” L’indubbia carica liberatoria del “vaffanculo” nasce proprio dal richiamo al volgo, alla schiettezza, all’essere come tutti. I fuori onda dimostrano che siamo tutti come tutti, che il linguaggio paludato che si usa pubblicamente è una maschera». In tale ideologia del “tutti uguali”, anche gli “eletti” (meglio: “nominati”) devono alla fine uniformarsi agli usi di “chiunque”: quello che viene chiamato “chiunquismo” è divenuta la cifra di un egualitarismo dentro il discorso politico. Dalla rete, dalle intercettazioni, dai “fuorionda” è incontenibile la spinta verso un svuotamento ed imbarbarimento dei mezzi espressivi della politica al punto che è solo di anime pie, ispirate e candide (o di abili mentitori) postulare una misura di gradevolezza e assennatezza dell’incontenibile parlare (e fare) dei politici. Di tentativi di bloccare il fiume di anonime stranezze linguistiche che straripa sui territori delle forme verbali della politica e li invade, una vera esondazione linguistica, se ne vanno facendo tanti ma i risultati sono ancora scarsi; non basta quindi per fermare quella invasione, sfoderare, grammatica, sintassi, trattati quintilianei sulla eloquenza, ricorrere ai codici della retorica, puntare il dito ad indicare i buoni ed i cattivi esempi di comunicazione politica, di parlatori e comizianti. La deriva etico-estetica della politica è ormai un dato certo: uno sfrenato uso gergale della parola, la predominanza di puri “flatus vocis”, una rinuncia a farsi capire perché non c’è nulla da capire. Che non si finga dunque ipocritamente di credere che in mezzo a quella baraonda c’è chi si salvi perché sa ancora dare alla politica ed alle sue parole una pregnanza ed una portata etica: la tendenza è invece non a soddisfare i gusti di esegeti, filologi, retori, moralisti (“puristi”, “cruscanti” guardiani della castità del vocabolario politico) bensì di rispondere ad una urgenza “chiunquista”.


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Sabato 8 Febbraio 2014

Nonostante le deviazioni e gli incidenti A chi glielo chiede risponde di no, assolutamente no. Voglio arrivare a Palazzo Chigi dalle urne, va ripetendo Matteo Renzi. Tutto il resto sa di vecchia politica e non mi interessa. È il tormentone del momento e non è materia di gossip, è faccenda seria. Lui magari, il sindaco di Firenze, ne è convinto ma strada facendo qualcosa sta cambiando. Nelle ultime ore il pressing di quattro quinti della rappresentanza dei gruppi parlamentari gli sta sussurrando nelle orecchie di fare in fretta, meglio saltare la liturgia delle urne.

Tutte le strade portano a Roma (e a Renzi) Questo governo, il governo Letta, non sta più in piedi sospirano in molti e anche i più accaniti sostenitori di un tempo se ne stanno lavando le mani dietro le quinte al cospetto del sindaco. Il clima non regge più insomma, il clima è cambiato. Anche il Capo dello Stato pare sia stanco più che per l’età per le difese dell’indifendibile. E allora, questa la tesi di chi sta provando a convincere Renzi, piuttosto che passare da urne perniciose e costosissime in tutti i sensi, meglio prendere il potere subito legittimato dallo status quo. Anche gli altri partiti sarebbero d’accordo a un cambio di leadership ma sempre in casa Pd, sia pure dopo un’aggiustatina al ribasso per Alfano e al rialzo per Berlusconi. Niente di che, roba di poco conto. L’importante, per tutti o quasi, è non sciogliere le Camere e non tornare al voto dove i Cinquestelle e Grillo potrebbero azzannare forte stavolta. Ecco cosa unisce l’arco parlamentare sotto il nome di Matteo Renzi. Tentare l’ultima resistenza prima della travolgente e inevitabile abbuffata dell’antipolitica targata Grillo. Renzi ci sta pensando, ci sta pensando. E valuta pro e contro. Non ingannino i toni dissacratori circa il metodo e quelli strafottenti a proposito del merito. Ci sta pensando anche perché avrebbe comunque messo a punto una sorta di spiegazione al grande pubblico sulla legittimazione popolare saltata a piè pari. Cari italiani, questo il senso, per farvi risparmiare tempo e soldi eccomi qua subito, so che mi volete. Un minuto dopo, dovesse andare in porto questa acrobatica manovra che ancora presenta numerose insidie soprattutto per Renzi, lo scenario nazionale e quindi locale cambierebbe radicalmente. Chi nel gruppo parlamentare del Pd fino a ieri agitava il proprio disperato orgoglio contro il segretario (Stumpo, Bossio e D’Attorre, giusto per fare qualche esempio) ci metterà 30 secondi, se non di meno, per tirare fuori la maglietta della Fiorentina. Tutti renziani inevitabilmente, come da noi ampiamente annunciato da molte settimane. Il motivo è semplice, coinvolgente e straripante. Almeno il novanta per cento della deputazione nazionale e soprattutto calabrese del Pd tornerà a Roma, se si sciolgono le Camere, solo per fare una visita al Papa. D’Attorre, Stumpo e Bossio compresi ovviamente. E quale miglior brindisi per un governo targato Renzi che rimarrebbe a questo punto in carica fino al 2018, blindando stipendi che altrimenti sparirebbero? Tutti con Renzi allora, se Renzi diventa premier senza passare dal voto che sarebbe complicato ottenere. Lo chiede Confindustria, lo chiede la grande stampa, lo chiedono i sindacati. Anche Berlusconi non vede l’ora. Manca solo Napolitano ma è stanco, potrebbe cedere. L’unico che deve

C'è un clima nuovo e inevitabile che si va formando nel gruppo parlamentare del Pd Il pressing per portare il sindaco di Firenze a Palazzo Chigi direttamente e senza passare dalle urne è forte, molto forte Dovesse aver successo tutti gli onorevoli (D'Attorre, Stumpo e Bossio compresi) diventerebbero immediatamente renziani, per sopravvivenza Tutti uniti. L'unica intifada resterebbe quella per la presidenza della Regione definitivamente convincersi è proprio Renzi, questione di giorni. Se cede al pressing trasversale il quadro politico nazionale e locale viene rivoltato come un calzino. Tutti con Renzi a Roma, per forza. Tutti sballottati in Calabria per un posto al sole. Non solo. Con le Camere (o la Camera se passa l’abolizione del Senato elettivo) chiusa e blindata fino al 2018 dove vanno a finire e come addomesticare tutti gli appetiti e le carriere promesse? Che sfogo troverà e dove chi ambiva a un seggio al Parlamento subito? Un bel guaio questo per il Pd nostrano. Che s’è fatto progressivamente renziano anche per questo, cioè per spalmare le ambizioni di ognuno tenendo conto del voto politico al massimo per la primavera dell’anno prossimo. Ma che succede se Renzi diventa premier subito senza passare dal voto e senza rinnovare le Camere? Chi lo ha seguito per andare a Roma che farà nel frattempo?

Mario Oliverio (a sinistra) e Ernesto Magorno

Fortuna per tutti che le “sorti progressive” dipendono mai come stavolta dalle altrui determinazioni. Giochi troppo più grandi per i “nostri”, non resta che attendere gli sviluppi e trarne le conseguenze. Altro non si può fare. Né, d’altra parte, si possono dirottare tutte le ambizioni e le guerriglie sull’unica elezione al momento certa e cioè sulle regionali del 2015, se non prima. Se passa la riforma del numero dei consiglieri da 50 a 30 e tenendo conto anche di chi aspettava un seggio subito a Roma che non può arrivare è facile immaginare che non ci sarà assolutamente posto per tutti gli appetiti e per tutte le promesse ricevute. Sarà un’intifada, una guerriglia urbana, un massacro. Tutti renziani a Roma (per salvare lo stipendio di parlamentare). E tutti nell’arena in Calabria (per conquistarselo). Ma in pochi, davvero pochi, l’acchiapperanno. Senza contare che poi diventa essenziale vincere la presidenza della Regione per acciuffare un numero discreto di consiglieri. Non a caso con larghissimo anticipo e quasi fosse più in scaletta della stessa segreteria è partita la nonimation per la candidatura alla presidenza della Regione. Nelle ultime ore ha ufficialmente aperto le danze Mario Oliverio dichiarandosi disponibile a candidarsi alle primarie. «Non c’è più altro tempo da perdere: la Calabria è investita da una crisi senza ritorno - dice. Il governo di Scopelliti ha fallito proprio per l’incapacità di fronteggiare la dimensione di questa crisi. Anzi, sono gli effetti della crisi a dettare l’agenda delle priorità senza alcuna efficacia dell’azione del governo regionale. L’esperienza di Scopelliti costituisce il punto più alto del fallimento del regionalismo calabrese. Il Pd ha il dovere politico e morale di mettere al servizio della Calabria migliore la propria funzione per una radicale svolta. Nel convincimento di pormi in sintonia con tale sentimento, ma anche per corrispondere alle molteplici sollecitazioni che da tempo mi provengono da diversi settori della società calabrese, ho deciso di sciogliere ogni riserva e di annunciare l’intento di essere un candidato protagonista delle primarie». Non passano nemmeno un paio d’ore ed ecco la risposta, subliminale ma non troppo, di Ernesto Magorno. «Immediatamente dopo le primarie per la segreteria - ha detto - dobbiamo partire con il promuovere le primarie anche per la scelta del candidato presidente della Regione. Abbiamo bisogno di donne e uomini nuovi, di figure di unione e non di divisione che ridiano speranza ai calabresi». Difficile pensare che come “uomo nuovo”, “figura di unione e non di divisone”, Magorno avesse in mente Mario Oliverio. È questa forse l’ultima, e forse unica, battaglia. Quella finale. Quella vera.

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Sabato 8 Febbraio 2014

Mezzoeuro Altro che “concorsone”

Te lo do io il lavoro... di Oreste Parise

Chi in quest’ultimo periodo s’è lasciato ingannare dalle rimostranze “in tenda” dei medici dell’Annunziata di Cosenza con tanto di fuochi sindacali e sessantottini nel cuore delle notti. Chi ha intravisto in tv barelle rotte e incerottate, chi morti ambulanti in pronto soccorso senza stanza né riscaldamento. Chi magari s’è depresso solo al pensiero che i lavoratori precari di Calabria.it sono costretti a traslocare come palestinesi senza sede chissà dove e per fare chissà cosa. Chi s’è affannato a chiedere due euro, un concorso, una speranza alla Regione dei misteri e degli affanni e s’è fatto l’idea che da qui a poco chiuderà tutto perché non ci sono più liquidi né prospettive si rincuori un attimino. Non è così che stanno le cose o quantomeno non del tutto. C’è una luce infondo al tunnel, non disperiamo e non disperate. Sono in arrivo, anzi sono già arrivati, quattordici super consulenti regionali responsabili e con cariche dirigenziali (occorrerebbero cinque anni di anzianità per arrivarci ma fa niente, siamo in Calabria). Fanno gran parte quasi tutti della cosiddetta “struttura specializzata” che poi non si capisce bene cos’è né che deve fare. Si sa solo che ha sede a Catanzaro, alle dirette dipendenze della presidenza della Regione. Senza concorso, senza avviso, per chiamata diretta ecco arrivare i super 14 con incarichi di tutto rispetto. Il decreto è fresco fresco del 2014 e questa volta chi se la piange addosso con la crisi e le casse vuote della Regione si metta l’anima in pace. Si guarda al futuro a Palazzo Alemanni, l’amministrazione gode di ottima salute. Sul sito della Regione Calabria il Dipartimento Organizzazione e Personale ha pubblicato il decreto che reca il titolo “Anno 2014, (I semestre) Incarico conferiti a soggetti esterni alla Pubblica amministrazione, (http://www.regione.calabria.it/personale/index.php?option=com_content&task=view&id =1096&Itemid=33)” dove apprendiamo le notizie

riassunte in seguito. Portiamo a conoscenza dei lettori questi dati perché finalmente possiamo contare su di uno staff di primo ordine per affrontare la difficile gestione dell’amministrazione regionale. Si tratta di quattordici persone doc, con una professionalità e competenza da far tremare i polsi e poco importa se con un curriculum “moderno”, diciamo, dove la laurea spesso è un optional e quando c’è è lontana mille miglia dalla materia in questione. Dove sta il problema? Ci pensa la “struttura specializzata”. Il primo è un autista. Pio Saviglio, assunto per un anno alla “misera” cifra di tremila e cento euro al mese, per accorrere di corsa in caso di chiamata al Tavolo Massicci magari e mettere in chiaro tutte le questioni che vengono puntualmente contestate. Le sue credenziali sono più che ottime potendo vantare un diploma di perito tecnico industriale che gli consente di cambiare le gomme in apnea. In caso di necessità, ovviamente. Il secondo è Serafino Mauro, un super esperto che ha una lunga esperienza come imprenditore agricolo nella sua azienda e addirittura amministratore provinciale a Crotone. Per questi indubitabili meriti è stato nominato capo struttura della vicepresidenza per le pubbliche relazioni, monitoraggio iter procedimenti e organizzazione di processi lavorativi. Oggi che la sua opera rischiava di non essere valorizzata e messa a disposizione dell’intera collettività è stato tempestivamente no-

Senza preavviso, senza bando e per chiamata diretta ecco super 14 consulenti dirigenti (e l'anzianità?) alla Regione Calabria Più o meno con laurea, più o meno con titoli afferenti alla materia, chi se ne frega… Guadagneranno 54mila euro all'anno nella "struttura specializzata" Ma per fare cosa? minato segretario particolare di “Struttura specializzata”, con un “misero” compenso di 54mila euro per dodici mesi. Ha accettato per dovere di servizio. Anche Carmen Caputo ha dovuto “accontentarsi” di un contratto annuale di 54mila euro (che sembra sia una specie di minimo aziendale per per-

sone in difficoltà). Quale laureata in Chimica (così c’è scritto quantomeno) non ha trovato particolari lavori ma ha svolto la sua attività nella segreteria particolare del presidente Scopelliti dal quale ha direttamente appreso le “pillole” di sapere che oggi mette a disposizione della Calabria. Per le sue capacità di manipolazione degli acidi ha ottenuto l’incarico di responsabile amministrativa di una “Struttura specializzata”, attività che gli consente di mescolare beni i conti. Daniele Romeo del 1980 ha conseguito la maturità classica nel liceo Campanella di Reggio Calabria e vanta una buona conoscenza del pacchetto Office e di Internet Explorer. Ha guadagnato anche lui il contratto-base di dodici mesi a 54mila euro quale segretario particolare di “Struttura specializzata”. Una vera ricchezza per la Regione, potendo lo stesso vantare una pluriennale esperienza come consigliere comunale di Reggio Calabria e per ben otto mesi nel 2004 e sei mesi l’anno successivo è stato collaboratore amministrativo dell’Ufficio del commissario


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Sabato 8 Febbraio 2014

Altro che “concorsone”

Palazzo Alemanni a Catanzaro sede della Giunta regionale

per l’Emergenza idrica nel Comune di Reggio Calabria. Si può star ben certi che i dipendenti regionali non rischieranno di affogare. La sua lunga e ricca esperienza professionale è stata messa a disposizione dei calabresi che potranno godere così di un sicuro punto di riferimento che consentirà loro di risolvere delicate questioni giuridico-amministrative. Giubilo grande anche per l’altra nomina che sembra uscita dal cappello di un prestigiatore. Alla stessa modica cifra di 54mila euro per un anno si è acquisita la “preziosa” collaborazione di Raffaele D’Agostino come segretario particolare di “Struttura specializzata”. Perfetto rappresentante del professionista regionale “home made”, tutto fatto in casa, caratterizzato dal non aver mai dovuto preoccuparsi di trovare un lavoro. Raffaele D’Agostino ha conseguito la maturità scientifica al liceo Zaleuco di Locri. La sua carriera lavorativa è stata quella di vicesindaco ed assessore ai

Lavori pubblici e Trasporti del Comune di Gioia Tauro, e poi una serie di incarichi politici quale componente Struttura ausiliaria del direttore generale del Dipartimento Trasporti Regione Calabria (nel secondo semestre del 2000); consulente Giunta regionale Turismo e Trasporti Regione Calabria (dall’ottobre 2000 a luglio 2001); segretario particolare assessore ai Trasporti della Regione Calabria (ottobre 2001, aprile 2003); componente Struttura speciale Consiglio regionale della Calabria fino al 2010 e poi responsabile amministrativo del sottosegretario alla Presidenza della Regione Calabria. Un faro sicuro per la gestione ottimale della Regione. Altra figura di sicuro prestigio per le sue specifiche competenze regionali è Maria Antonietta Iocopino, maturata all’Istituto statale d’arte di Reggio Calabria, che gli conferisce una particolare ed artistica capacità di intervento nel suo nuovo e prestigioso incarico di segretario particolare di

“Struttura specializzata”, dove sicuramente adornerà le pareti con artistici pannelli murali. La sua esperienza può giovarsi dell’incarico di segretaria particolare dell’onorevole Alberto Sbarra. Anche lei ha dovuto “accontentarsi” dei 54mila euro annuali per la sua preziosa collaborazione altamente specializzata (come la struttura dove prenderà servizio). Minervino Enzo Mario per l’incarico di collaborazione professionale conducente riceverà 37mila euro per un anno, detto in italiano, tremila e cento euro al mese per fare l’autista. Indispensabile sicuramente l’opera di Franco Torchia, giornalista pubblicista cui viene sottoscritto un contratto di consulenza a duemila euro al mese, essendo in grado di intervenire tempestivamente in tutte le questioni regionali con pareri fulminanti e soluzioni brillanti, verve pura per affrontare con tempestività le emergenze. Due piccoli contratti di quattromila euro cadauno a Pierluigi Ritrovato, laureato in Scienza dell’informazione, Bellò Vittorio e Andrea Sacripanti, tecnico dei rifiuti, quali componenti del Comitato di Valutazione dei Pacchetti integrati di agevolazione imprese giovanili. Luigi Melissari è un anomalo, addirittura laureato in Economia e commercio presso l’Università di Messina e con una esperienza amministrativa accertata, come segretario di Struttura specializzata è un pesce fuor d’acqua ed occorre immediatamente proporre una sua espulsione per non infettare gli altri e metterli in cattiva luce, per la loro manifesta inesperienza. Elvira Gualtieri, come responsabile amministrativa Struttura specializzata ha almeno il requisito del diploma di Ragioniera e una esperienza quale responsabile di una azienda per la vendita di prodotti sanitari. Carolina Proietto riceve l’incarico annuale di segretaria di struttura specializzata, mentre dichiara di essere ancora vicepresidente della Regione Calabria. Forse qualche minimo dubbio sulla opportunità di trasformare un incarico politico in un incarico amministrativo gli potrebbe venire. Entrambe ricevono un contrattino di 54mila euro come argent de poche. È appena il caso di ricordare che in questo affresco decadente d’inizio millennio non vi sono reati da segnalare. Tutto avviene alla luce di un sole pallido e un po’in imbarazzo e con le dovute cautele di legge (a meno che non dobbiamo dubitare dei curriculum pubblicati sul sito). Ciascuno in cuor suo può giudicare da solo se quelli che hanno ricevuto un incarico da 54mila euro all’anno avessero i requisiti adatti per tale nomina e se il compenso è congruo rispetto al lavoro che sono chiamati a (non) svolgere. Faranno i “responsabili” per un anno, se ne sentiva proprio il bisogno di questi tempi e poco importa se manca l’anzianità, in alcuni casi i titoli, in quasi tutti gli altri il profilo manageriale appropriato. Avranno esibito altre “qualità” sul tavolo e in ogni caso basta con chi se la mena con la storia della disoccupazione illuminata e le casse che piangono. In Regione a Catanzaro (ma non per tutti) è il tempo di una ventata nuova di energia. Arrivano i super14. Si può star certi che l’augurio che possiamo fare è che non mettano mai piede nelle strutture nelle quali sono stati nominati e che siano solo un peso economico, alla fine più sopportabile del danno collaterale. Per tutti gli altri laureati di Calabria meno fortunati, o per chi magari sente in cuor suo di aver fatto bene l’autista al punto da meritare un incarico, poca depressione. In alto i calici e i cuori. Un’altra occasione arriverà prima o poi. Non è il caso certo di abbattersi. Per ora mano ai secchi e lavate per terra e se ci trovate il culo di sopra è il vostro. Non ve lo caccia nessuno da lì... o.p

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C’è della polvere nel Palazzo Quando c’è di mezzo Mimmo Tallini infilato in una delle stanze fumose dei dipartimenti di Catanzaro chissà perché finisce sempre in casino. Non si capisce dove sta l’inizio del film, e dove la fine. Chi ne è il regista, quale è la trama. E dire che da ragazzotto Tallini tutto mostrava di sé tranne che fosse il mistero a circondare il suo agire perché non sfugge a nessuno il ricordo di quel “picchiatore” di destra che agilmente si destreggiava per i quartieri di Catanzaro con fare sbrigativo. Deve essere il potere, cresciuto in progress per lui. O magari il clima che si respira in Regione, chissà. Certo è che negli ultimi tempi è un crescendo di incognite (o magari di strane certezze) il suo percorso nell’amministrazione regionale.

Il mistero Tallini Dopo le gridate, il famoso cazzotto, i mugugni continui solo per restare dentro il segreto delle stanze e senza contare l’ultima allucinante proposta “politica” di spostare la Concordia a Gioia per essere rottamata (copiando Cinquestelle) ecco per Tallini il ritrovamento di una microtelecamera con tanto di microfono dentro l’impianto elettrico della stanza. La scenografia mandata alle agenzie di stampa è venuta di lì a poco quasi con naturalezza. Alla grande e sconcertante sorpresa dell’assessore, recita sostanzialmente una delle tante note, ha fatto ben presto seguito la denuncia alla procura della Repubblica del fatto e il relativo e articolato commento di Tallini. «Ho ritenuto, stante la gravità del fatto - dice Tallini - di sporgere immediatamente denuncia contro ignoti, presentandola alla procura della Repubblica di Catanzaro e chiedendo l’apertura di un’indagine. Il dispositivo audiovisivo, in seguito alla mia denuncia - aggiunge - è stato sequestrato dagli agenti della sezione di Polizia Giudiziaria presso la procura della Repubblica». Fin qui note consuete di sdegno e prassi giudiziaria, niente di sorprendente. Attenzione invece all’esegesi delle parole successive dove Tallini si affretta a precisare una cosa che in quel preciso momento, e in quella sede, nessuno gli chiede di precisare... «È evidente che ignoti - prosegue Tallini per motivi a me sconosciuti, hanno per molto tempo spiato la stanza dove io svolgo la mia attività politico-amministrativa, ricevendo numerose persone sia nell’ambito delle deleghe a me assegnate, sia nell’espletamento del mandato elettorale». Occhio alle parole scritte, raramente ingannano. Tallini sostiene che presumibilmente per molto tempo (la microspia è stata appena ritrovata) è stato spiato e cioè ascoltato e inquadrato nel bel mezzo della sua attività amministrativa ma anche politica nel senso del rispetto del collegio elettorale di riferimento. Vuol dire, tradotto e riadattato, che in quella stanza c’è entrata gente avente a che fare con l’amministrazione regionale e quindi con il suo lavoro di assessore ma anche gente che con la Regione, apparentemente, non c’entra nulla. Tallini lo sa bene questo e ha messo subito le mani avanti. In quelle immagini non troverete solo burocrati e funzionari, ma magari anche notabili, imprenditori, faccendieri, fruttivendoli o salumieri. È il collegio elettorale di riferimento bellezza, e tutto è giustificato. Ora la di là del fatto che è quantomeno insolito che tra le prime cose da dire Tallini abbia trovato tempo e spazio per fornire già una prima “autocertificazione” delle immagini che qualcuno ha spiato e al di là del fat-

Mimmo Tallini

L'assessore regionale al Personale trova (o dice di trovare) nella sua stanza in dipartimento una microtelecamera e denuncia alla procura il fatto. Qualcuno lo spia, ma potrebbe pure esserci qualcun altro che lo indaga e che era legittimato a farlo Senza contare che il tutto potrebbe essere venuto fuori proprio per far saltare il banco, politico e giudiziario...

Peppe Scopelliti

to che, se vogliamo essere pignoli, per rispettare gli impegni interpersonali del collegio ogni assessore ha una sua segreteria politica che non coincide mai con le stanze della Regione il vero punto, o il punto vero a seconda dei gusti, è un altro. Perché Tallini tiene a specificare le coordinate di chi ha frequentato quella stanza? A chi tra gli “spioni” poteva interessare se in Regione entra un direttore generale nella stanza di Tallini o il prete di Santa Maria? Altro è, e qui siamo al nodo, se nella stanza dell’assessore è entrato qualcuno che a prescindere dalle sue prerogative istituzionali o politiche ha un profilo giudiziario borderline, diciamo meritevole di attenzione. E anche in questo caso, siccome anche il Signore ha prestato udienza pubblica ai peccatori senza esprimere giudizi, bisognerà poi vedere che cosa si sono detti in quella stanza l’assessore e i suoi ospiti (da qui l’importanza del microfono legato alla microtelecamera). «La mia porta - riprende poi Tallini - è notoriamente sempre aperta a tutti: non ho segreti da custodire e non capisco pertanto quale possa essere stato l’obiettivo degli anonimi autori della suddetta operazione di spionaggio. Non ho dubbi che la procura della Repubblica non lascerà nulla di intentato per risalire ai responsabili di questa inqualificabile azione e punire, ove dovessero essere ravvisati estremi di reato, coloro che hanno interesse a condizionare la mia attività di politico e di amministratore». Quindi il finale, il piccolo, grande, esoterico colpo di teatro. «Sto valutando in queste ore, in ragione della gravità di un episodio che tende a privarmi della necessaria serenità - conclude Tallini - l’ipotesi di astenermi da qualsiasi attività amministrativa fino a quando la magistratura non farà luce su questa inquietante vicenda». Vuol dire che si dimette? Lo farà in progress? È solo disponibile a farlo se la faccenda dovesse degenerare? Manda un messaggio a chi lo ha ascoltato e spiato del tipo “se la chiudiamo qui me ne vado da questa poltrona”? Chissà. Certo è che il mistero Tallini rimane intatto e a questo punto è davvero sottile il confine che decodifica la faccenda. Non è dato sapere se siamo in presenza di una microtelecamera ritrovata e in dotazione di uno spione “interessato” alle cose di quella stanza e alle cose (anche politiche) di Tallini. O se magari siamo al cospetto di un “utensile” regolarmente in uso alla magistratura inquirente. Anche loro fanno così. Nel primo caso Tallini è stato spiato. Nel secondo è indagato e non si sa per cosa e a poco serve ricordare che proprio ieri doveva (non c’è andato) essere in aula per l’udienza sulle presunte firme false presentate da una lista alle ultime comunali di Catanzaro. Nel primo caso qualcuno vuole farlo fuori da lì, con ogni mezzo e sa lui perché. Nel secondo è qualche pm che vuole vederci chiaro dentro quella stanza e a questo punto non sappiamo nemmeno se avendo fatto scoppiare il bubbone Tallini ha (involontariamente o meno) stoppato o comunque ingabbiato l’inchiesta stessa. Quale sia più grave tra le due opzioni è lana caprina ormai. Di questi tempi non c’è limite al peggio. Dopo tutto questa è sempre la Regione del “concorrente” (di Tallini) Scopelliti che trova il suo pc invaso da spioni salvo dire poi, e confermare più volte, che la manina è da dentro le stanze della Regione che va rintracciata. E forse non ha torto chi va ripetendo, giusto per descrivere il clima che si respira di questi tempi a Catanzaro, che la procura del Corvo di Palermo e di quegli anni sembra un asilo infantile al cospetto di Palazzo Alemanni... d.m.


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Sabato 8 Febbraio 2014

Le eccellenze per sperare

La parte migliore della sanità

Due vertici si incontrano Silvio Garattini visita l'Irccs Neuromed in vista di una collaborazione per promuovere la ricerca indipendente Una giornata interamente trascorsa in Molise per Silvio Garattini, direttore dell’Istituto “Mario Negri” ma soprattutto un uomo che da cinquant’anni dedica ogni singolo giorno della sua vita alla ricerca e alla divulgazione della scienza. Arrivato a Pozzilli, il Professore ha trascorso l’intera mattinata con i ricercatori, di fama internazionale, del Centro ricerche e gli specialisti della clinica; apprezzandone la dedizione e la passione con cui quotidianamente affrontano le sfide che la ricerca impone loro. Il nome di Garattini è spesso associato a numerose cariche (fondatore dell’European organization for research on treatment of cancer, presidente e membro di istituzioni come Cnr, Oms, Consiglio superiore di sanità e delle principali associazioni e organizzazioni internazionali del mondo dei farmaci, Grand’Ufficiale della Repubblica italiana, autore di 1.329 pubblicazioni delle quali 890 scientifiche e 439 divulgative); una brillante carriera che lo posiziona tra i migliori ricercatori al mondo. Ma l’aspetto che emerge nell’immediatezza è l’umiltà e la disponibilità - anche nei confronti di coloro che poco sanno di ricerca - con cui Garattini si pone, innescando un profondo sentimento di curiosità e stima non solo nei suoi confronti ma verso l’attività scientifica. Garattini, grazie alla grande capacità semplificativa di concetti e procedure e quindi divulgativa, rende l’universo scientifico semplice da capire e da apprezzare. Così diventa semplice capire cosa significhino concetti quali epidemiologia, cancerologia, chemioterapia e immunologia dei tumori, neuropsicofarmacologia, farmacologia cardiovascolare e renale.

«Conoscevo Neuromed di fama - afferma Silvio Garattini - ho trovato laboratori attrezzati, tecnologia innovativa, un ambiente molto giovane con ricercatori motivati. Ci sono molte analogie con il “Mario Negri”, abbiamo in comune molte tecniche e viviamo insieme molti problemi per onorare la ricerca. Sono queste visite che fanno nascere produttive collaborazioni. Nel nostro Paese la ricerca è sempre stata come Cenerentola, trascurata e non integrata nella cultura. La ricerca invece ci permette di aumentare la conoscenza che viene utilizzata in modo pratico per aiutare i pazienti a migliorare la loro qualità di vita. I fondi in Italia dedicati alla ricerca sono scarsi. La pensiamo come una spesa e non come un investimento. Ma l’Europa ben sa che per ogni euro che investiamo in ricerca ne ricaviamo ventitre. L’ Italia dovrebbe investire in ricerca perché solo attraverso l’innovazione possiamo realizzare prodotti ad alto valore aggiunto che potrebbero trainarci in mercati internazionali. Anche il flusso di ricercatori che generiamo è unidirezionale, molti italiani vanno all’estero, ma ben pochi ricercatori stranieri vengono in Italia. Abbiamo bisogno di strutture adatte per ospitarli, di fondi e per questo dobbiamo impegnarci». Il dialogo - iniziato e destinato a diventare una collaborazione concreta - tra i due enti di ricerca, l’Istituto “Mario Negri” e l’Istituto Neuromed, che non vuole solo sottolineare il valore sociale della ricerca, della prevenzione delle malattie ma anche l’importanza delle campagne di informazione rivolte all’opinione pubblica per educare ai corretti stili di vita e all’importanza del ‘volersi bene’ inteso come difesa della qualità e salvaguardia della propria salute. «Ho lavorato 30 anni con il prof. Garattini, è stata un’esperienza fortunata iniziata a Milano, continuata in Abruzzo

Un momento della lezione di Silvio Garattini Sopra, l’istituto Irccs di Pozzilli

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Le eccellenze per sperare

e che mi ha condotto ora in Molise. Sono molto entusiasta della sua visita di oggi qui al Neuromed. Questi momenti di incontro sono molto importanti dal punto di vista sia scientifico sia formativo e credo che i nostri studenti oggi abbiano avuto un’importante possibilità di confronto. Garattini ci ha insegnato che la ricerca è un impegno a tempo pieno, è una professione che può rilanciare il nostro Paese - afferma il prof. Giovanni de Gaetano, responsabile del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione del Polo tecnologico dell’Irccs Neuromed -. La ricerca indipendente è poi fondamentale perché può portarci ad ottenere risultati che abbiano come obiettivo solo e

Garattini durante l’incontro con i ricercatori Neuromed; a destra, mentre sigla la visita al Centro Sopra, lo vediamo prima con il direttore scientifico Neuromed, Luigi Frati e con il responsabile del Dipartimento Epidemiologia e Prevenzione, Giovanni De Gaetano; poi, tra il presidente Neuromed Erberto Melaragno e il direttore sanitario Edoardo Romoli

Garattini parla a studenti e ricercatori Neuromed

La Ricerca indipendente L’importanza del ruolo dell’Accademia per lo sviluppo e l’utilizzo dei farmaci Evidente la strategicità e la forte azione educativa della ricerca vista dal prof. Garattini. Un’azione educativa che deve partire da coloro che stanno intraprendendo un percorso dedicato al settore scientifico vale a dire gli studenti. Garattini, infatti, ha tenuto una lectio magistralis sul ‘Ruolo dell’accademia nello sviluppo e nell’utilizzo dei farmaci’. Nel corso del seminario Garattini osserva con occhio critico l’ attività delle case farmaceutiche e sottolinea l’importanza della ricerca indipendente. L’intero sistema compromette l’indipendenza della ricerca stessa invalidando dati utili allo studio di farmaci e di conseguenza al benessere del paziente, che dovrebbe sempre rappresentare la centralità per tutti gli organismi interessati. Sistema gestito dalle case farmaceutiche per esempio, che rivestono ruoli decisionali nella scelta produttiva di farmaci, manifestando, quindi, un conflitto di interesse insanabile, dato dall’esigenza aziendale di produrre il più possibile, ad un prezzo sempre più alto, seguendo un marketing che non limita tale problema e non garantisce la tutela del paziente. Questo non significa, però, che non esistano farmaci che hanno rappresentato progresso nella medicina. La spesa per il farmaco è in continuo aumento si rischia di rincorrere un declino. Dal punto di vista economico la spesa privata si è stabilizzata per ragioni di natura economica e quindi aumenta la percentuale di prodotti generici. La quota a carico del servizio nazionale è, però, diminuita di circa mezzo miliardo danneggiando cmq i cittadini che la registrano a loro carico. L’entità delle prescrizioni è in aumento, si annota una dose di farmaco ogni giorno. I farmaci per ipertensione sono quelli più richiesti. Alcuni farmaci non risultano essere efficienti eppure sono molto prescritti. Da un’indagine emerge che questa gestione rileva che 60 miliardi della spesa farmaceutica vengono sprecati, non utilizzati per lo sviluppo di farmaci.


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Le eccellenze per sperare

La platea presente al seminario

soltanto la salute dei pazienti. Un ruolo fondamentale in questa partita lo gioca anche la prevenzione. Prevenire vuol dire soprattutto ridurre lo sviluppo di numerose malattie. Un’efficace prevenzione spesso è garante di una buona salute e comporta una notevole riduzione dei costi della Sanità». Il prof. Luigi Frati, rettore della Sapienza università di Roma nonché direttore scientifico del Neuromed, commentando la visita del collega Garattini ha affermato: «Abbiamo una lunga storia in comune che ci ha visto insieme nella Commissione unica del farmaco (Cuf) Post Poggiolini che ha disegnato un formulario terapeutico volto a dare ai pazienti farmaci sicuri, efficaci e sostenibili dal Sistema sanitario nazionale. A distanza di anni facciamo parte di uno stesso network scientifico internazionale che si impegna quotidianamente per portare avanti lo stesso obiettivo: la ricerca per la salvaguardia della salute della persona».

Nel 2012 in Italia 772 farmaci sono stati approvati ma il 2% dei reali farmaci offre beneficio. L’accademia deve essere leader e non più il recettore, dovrebbe determinare l’orientamento, la qualità, l’uso dei farmaci e la loro appropriatezza. Essere attiva alla preparazione dei protocolli, alla loro registrazione, all’accesso e detenzione di dati nei progetti. Quindi bisognerebbe avere maggiore considerazione etica, evitare l’abuso del placebo, trattare il singolo paziente. Si tende a far diventare malattie tutte le cose che in realtà sono eventi della vita, i farmaci antidepressivi per esempio sono inutili per il 90% perché curano eventi della vita, ma non risolvono il problema danno solo dipendenza. Bisognerebbe cambiare la legislazione che non permette ai ricercatori l’accesso ai dati e ciò rappresenta un’anomalia del sistema perché non rende note le basi effettive su cui il farmaco viene approvato. Qualità, efficacia e sicurezza sono i tre criteri secondo cui un farmaco viene approvato, manca in questi aspetti il confronto, la nulla comparazione che non dà credito al valore aggiunto che rende migliore ed utilizzabile il farmaco. Il processo per l’approvazione del farmaco vede l’intervento di due enti, almeno uno di essi dovrebbe essere indipendente, non avere interessi specifici nell’approvazione del farmaco. La medicina è costruita per il paziente.

Un impegno quotidiano che onora la ricerca ma che onora soprattutto l’interesse che la ricerca persegue vale a dire la tutela della salute dei cittadini, il rispetto del malato.

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Prevenire è meglio che distruggere

Facciamoci i suoli nostri Non ha senso realizzare nuove opere strutturali e infrastrutturali, costruzioni manufatti ecc. anziché procedere al riammodernamento e alla ristrutturazione di quelle già esistenti ubicate peraltro nelle aree fortemente urbanizzate o in via di urbanizzazione, senza compromettere le condizioni e i bisogni futuri delle aree agricole e forestali di Giovanni Perri

Il comparto agricolo, che offre sempre interessanti elementi di riflessione, ai fini della tutela dell’ambiente e della salvaguardia degli eco-sistemi e nel contempo limitare il consumo del suolo senza prospettive di sviluppo non più penalizzando le attività agro-silvo-pastorali. Non ha senso infatti realizzare nuove opere strutturali e infrastrutturali, costruzioni, manufatti ecc. anziché procedere al riammodernamento e alla ristrutturazione di quelle già esistenti ubicate peraltro nelle aree fortemente urbanizzate o in via di

urbanizzazione, senza compromettere le condizioni e i bisogni futuri delle aree agricole e forestali. Non è infatti razionale consumare altro suolo agricolo per realizzare interventi che non siano duraturi nel tempo che spesso sono destinate a danneggiare aree molto sensibili dal punto di vista agronomico e ambientale, senza alcuna logica di tutela e di programmazione del territorio agro-forestale che, invece, dovrebbe essere tutelato, salvaguardato e valorizzato sotto l’ottica della compatibilità socio-economica e ambientale. È dunque evidente, invece, che osservando elementari regolare di pianificazione urbanistica, tanti dispendiosi interventi, in aree molto sensibili dal punto di vista naturalistico, agronomico ed ambientale, potrebbero essere evitati privilegiando mirate politiche di riequilibrio territoriale e con obiettivo di sviluppo, in primis delle aree interessate da fenomeni di spopolamento e di emarginazione economica. Gli interventi di pianificazione territoriale vanno sempre programmati, al fine di limitare il consumo di ulteriori suoli pianeggianti e collinari, molto fertili e sensibili dal punto di vista agricolo e ambientale, utilizzando, semmai, per le tante iniziative progettuali investimenti alternativi a quelli agricoli già esistenti, come le aree non soggette a particolari forme di tutela o con modesta o valenza economica, sociale e territoriale. In tal modo vengono di fatto protette e tutelate quelle aree e quelle aziende a notevole valenza produttiva ed occupazionale e ad alto impegno imprenditoriale. È bene pertanto che tali aree e tali realtà produttive non vengano interessate da sottrazioni e sprechi di suolo per usi alternativi a quelli agricoli se non per esigenze inderogabili di interesse pubblico e sociale ed allorché non sia possibile recuperare terreni strettamente necessari in aree non appartenenti a determinate realtà che necessita sempre tutelare e salvaguardare. Queste considerazioni assumono notevole rilievo affinché vengano tutelate, salvaguardate e valo-

rizzate, e quindi non sottratte all’attività agricola, unità poderali accorpate, da tempo consolidate e specializzate per la produzione di vera ricchezza, e che assicurano, fra l’altro, tranquillità sociale ed attiva operatività al territorio, all’ambiente e razionalità allo sviluppo socio-economico alle popolazioni ivi insediate. Tutto ciò è purtroppo destinato a peggiorare la crescita spaziale orizzontale e diffusa allorché gli interventi extragricoli si attuano in maniera dilatata senza giustificata logica di sviluppo, finendo per incidere negativamente sull’ambiente, sul territorio ed in maniera negativa sull’erosione del suolo e sull’attività agricola. La situazione, invece, con n oculato uso del territorio può migliorare ricorrendo alla pianificazione urbanistica e territoriale e più specificatamente della legge regionale n. 19/02 - art. 50 comma 1 e 5 che, nella fattispecie, regolamenta e disciplina l’edificabilità delle strutture produttive e abitative nelle aree agricole e forestali. Nelle aree agricole la necessità dell’intervento edilizio deve scaturire da un’ipotesi progettuale supportata da specifica relazione tecnico-economica e dal piano di sviluppo aziendale, unitamente ai vincoli sulla destinazione dell’uso dei suoli, alla tutela del patrimonio naturalistico-ambientale e alle caratteristiche vocazionali delle aziende agricole. Si tratta in sostanza di applicare regole puntuali e precise di edificabilità finalizzate a valorizzare le vocazioni produttive e garantire altresì la tutela del suolo e le emergenze ambientali di pregio, incoraggiare la permanenza della popolazione rurale in condizioni civili,adeguate alle esigenze sociali attuali e nel contempo favorire il recupero funzionale ed estetico del patrimonio edilizio esistente, sia per l’utilizzo aziendale che per quello abitativo. Necessita altresì garantire la tutela e la sicurezza fisica del territorio, ovviare alla carenza dei servizi sociali ed essenziali, soprattutto per i coltivatori anziani e migliorare la qualità della vita, coniugare l’edificabilità (restauro - ampliamento nuove costruzioni ecc.) alle esigenze gestionali delle aziende agricole e/o forestali, attuare politiche agrarie compatibili con le risorse naturali ed economiche, dove il paesaggio ed il suolo rappresentano fattori decisivi per la tutela dell’ambiente e dell’economia. Non ultimo necessita garantire il benessere degli animali e la salute dell’uomo e dei consumatori, innalzare il reddito dei vari operatori che vivono nel territorio extraurbano, salvaguardare l’integrità delle aziende agricole e rurali. Per evitare nel futuro ulteriori sprechi e consumi di suoli agricoli si rende necessario un nuovo approccio alle problematiche urbanistiche e pianificatorie, in primis quando l’attività agricola svolge un ruolo importante per la stabilità degli equilibri idrogeologici, per la conservazione e tutela dello spazio rurale non urbanizzato, oltre che per la conservazione del paesaggio e dell’ambiente. L’attività agricola infatti non può subire ulteriori danni ed essere ancora penalizzata o sacrificata per l’attività edificatoria ad ogni costo, bensì incoraggiata, incentivata e supportata da investimenti sostenibili e significativi per proteggere e valorizzare le risorse naturali, paesaggistiche e ambientali. Si tratta in definitiva di privilegiare la qualità della vita, di sostenere la presenza dell’uomo come “custode” per la conservazione dell’ambiente naturale, delle aziende agricole come entità fisiche produttive dove si attua la produzione vegetale agricola, zootecnica e forestale, così pure la tutela e salvaguardia degli ecosistemi e degli agroecosistemi. * già presidente Agronomi e Forestali Calabria

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Mezzoeuro Misteri sul parabrezza

di Oreste Parise

Alla fine si è preferito stralciare la Rca dal resto del roboante decreto “Destinazione Italia”, perché alla fine il nostro destino è pur sempre misero, anche dopo questi nomi altisonanti di cui Mario Monti era maestro. Come si chiamavano tutti quei mirabolanti interventi? Il nome lo si può rintracciare in internet, ma gli effetti quelli sono svaniti con tutte le speranze che avevano acceso. Proprio per ricordarne una. Ma quante farmacie nuove dovevano essere aperte immediatamente? Cinquemila, diecimila, centomila posti di lavoro, o forse di più? Si è ballato il cancan, poi tutto è finito nel dimenticatoio. Solo per dire come vanno le cose in Italia. Ora si affronta il nodo Rca auto. Una cancrena per il Sud. Quanto paghiamo di più e inutilmente? In Italia mediamente il 25% in più rispetto all’Europa, nel Sud dal 30 al 50% in più rispetto all’Italia (e in alcuni casi anche il 100% in più come in Campania...). Ergo... Una caterva di denari, un drenaggio di liquidità continuo e in crescita di anno in anno, che si traduce in meno occupazione, meno sviluppo, meno opportunità d’investimento ...

Un premio o una fregatura? Ora finalmente il governo interviene. Che sollievo, forse avremo qualche vantaggio. A giudicare dai numeri subito filtrati dal ministero competente, una riduzione media del 23%. Huhau! Dietro le cifre la realtà è ben diversa. Cerchiamo di capire allora, anche con l’aiuto di un esperto del settore e svelare le insidie che si nascondono dietro le buone intenzioni. Intanto i maggiori sindacati di categoria sono divisi ed esprimono valutazioni molto diverse tra di loro. In particolare, l’Sna (Sindacato nazionale agenti), che potremo definire proletario poiché protegge i piccoli e l’Unapass (Unione nazionale agenti professionisti di assicurazione), associato alla Confindustria, a voler sottolineare che i suoi aderenti sono dei professionisti che gestiscono un’attività professionale autonoma, e come tali sono da considerarsi dei veri e propri imprenditori che ha un approccio più patronale. Il decreto favorisce il contatto diretto delle compagnie con il consumatore con penalizzazione del sistema degli intermediari, che sono 27.000 agenti e 380mila subagenti in tutta Italia. Insomma, il risparmio lo si vuole spalmare sugli intermediari (che riscuotono le commissioni), ritenuti responsabili del caro tariffe, mentre le compagnie (poverine!) si accontentano solo dei profitti. L’offerta assicurativa è concentrata su 6-7 gruppi e una quarantina di operatori che offrono i loro servizi attraverso i call center, con il risultato di riuscire a offrire alcun servizio specialistico ai clienti, che si trovano a dover affrontare il rebus di clausole e codicilli, di cui si accorgono solo quando ricevono delle fregature. Tutta la manovra sembra il frutto di una proficua attività di lobbying delle compagnie, che intendono imporre un regime controllato e sotto la loro tutela, con l’uso intensivo di call center come rete di vendita, la fidelizzazione di officine e carrozzerie poste sotto la loro tutela, la diffusione della black box, una rete di propri agenti sul territorio.

Il governo vara un decreto sulle Rca. Secondo i calcoli si potrebbe ottenere un risparmio di qualche centinaio di euro all'anno su ogni polizza auto per i cittadini del Sud Un risparmio notevole che incide su tutte le famiglie considerato che ognuna ne possiede almeno una, e spesso di più Vi sono però dei risvolti preoccupanti per il Mezzogiorno «Potremmo perdere migliaia di posti di lavoro» avverte Franco Ferro

Con l’uso sempre più invasivo dei call center si vuole ridurre lavori molto specializzati come quello dell’agente assicurativo in un rapporto routinario utile per la vendita di beni o servizi di massa, senza particolari difficoltà. Un sistema che si dimostra inefficace nell’affrontare tematiche un po’ più complesse, poiché l’interlocutore è anonimo e sparisce nel momento del bisogno. Il sistema è talmente sotto controllo che nella formazione si prevede la metà del numero di ore per gli operatori dei call center, rispetto a quanto previsto per gli agenti. La comunicazione in remote è sicuramente più difficile e richiede semmai un grado maggiore di chiarezza rispetto al rapporto diretto con l’agente che è in grado di valutare il grado di ricettività del suo cliente. Il colloquio in presenza può utilizzare un tecniche di comunicazione più complesse, potendo fare affidamento oltre che sulla voce, sulla gestualità, l’ausilio scritto, la ripetitività dei concetti che si dimostrino ostici o scarsamente trattati. La comunicazione in remote è spesso fonte di equivoci per la difficoltà di affrontare tutti i vari aspetti del problema e lascia irrisolti molti dubbi ed equivoci. Ma questo è il futuro che ci aspetta: risposte robotizzate a fronte di contratti sempre più sofisticati. Il riordino del comparto sarà un’ulteriore mazzata per l’economia del Sud, che non ha alcuna compagnia assicurativa, e fin qui ha potuto partecipare alla spartizione delle briciole attraverso il sistema degli intermediari, che sono capillarmente diffusi su tutto il territorio. Con l’approvazione del nuovo decreto, rischiano di perdersi dai 150- ai 200mila posti di lavoro nel


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Misteri sul parabrezza

della privacy e questo ne rallenta in maniera molto significativa il loro utilizzo. Come è successo nel recente passato, questi provvedimenti portano dei vantaggi apparenti ed effimeri, come è stato dimostrato nel caso delle banche. Si è fatto un gran parlare di concorrenza e di mercato che avrebbero provocato una diminuzione del costo della intermediazione finanziaria per ritrovarsi un sistema oligopolistico che opera sulla base inconfessata di accordi di cartello, e predilige le operazioni speculative. Oggi si prova con le assicurazioni. Le dichiarazioni d’intenti sono buone, ma dietro l’angolo si nasconde il pericolo che dopo qualche fuoco fatuo, tutto tornerà peggio di prima. Sentiamo l’opinione di Franco Ferro, un esperto del settore.

Cosa lamentate nel caso specifico? Intanto, credo che qualsiasi intervento deve essere realizzato interpellando gli operatori, che conoscono meglio di chiunque altro i pregi e i difetti del nostro sistema assicurativo. In secondo luogo è assurdo che si voglia tagliare il costo delle assicurazioni sulla pelle degli agenti, che sono delle figure professionali che hanno garantito la sopravvivenza del sistema e fornito ai clienti l’assistenza necessaria per districarsi in un campo che diventa sempre più complicato. Credo che il primo nodo è quella della concorrenza, che è responsabile del maggior costo che grava sulla clientela italiana. Cosa vuole dire con questo, cerchiamo di chiarire il concetto. Qualche giorno fa su tutti media è rimbalzata la notizia che gli italiani pagano dei premi assicurativi per l’Rca che sono superiori del 20-30% in più rispetto alla media europea. L’incidenza degli intermediari è solo di qualche punto percentuale, a fronte però di un servizio effettivamente reso alla clientela, che dimostra di apprezzare il ruolo e la funzione da essi svolti. Gran parte di questo maggior costo è da attribuire alla scarsa concorrenza. È sufficiente qualche dato per rendersi conto della situazione. In Italia operano solo sei o sette grandi gruppi assicurativi, tanto che il mercato può definirsi oligopolistico, altro che concorrenza. In mercato comparabili come quello francese, tedesco, o inglese siamo in presenza di migliaia di operatori, che operano realmente in regime concorrenziale contendendosi i clienti a colpi di ribassi. Il disegno di legge cerca di abbassare le tariffe, incidendo sui costi delle compagnie. Credo che le intenzioni del governo trovino la loro ispirazione della lobby assicurativa, che vuole distruggere il sistema dell’intermediazione e ritrovarsi a gestire il sistema senza alcun ostacolo attraverso i call center.

Sud, e tutta la movimentazione legata al sistema assicurativo diventerà di pertinenza dei territori dove sono ubicate le sedi centrali delle compagnie. Per il Sud sarà un doppio svantaggio, tutta e la ricchezza prodotta sarà trasferita al Nord, mentre il Sud si vedrà ancora una volta penalizzato con tariffe sempre più care e soprattutto con un differenziale crescente rispetto a quello del Nord. La storia della black box è esemplare al riguardo. Oggi viene sbandierato come una grande novità, ma è misura che ormai data a un ventennio fa, e non ha fin qui trovato una significativa applicazione. In larga misura ciò è dovuto alla sfiducia sull’utilizzo dei dati sensibili che attraverso di essa possono essere raccolti. L’esperienza delle intercettazione insegna che esse non servono solo a smascherare comportamenti illeciti, ma sono state spesso utilizzate per scopi che travalicano l’interesse processuale e si intromettono nella vita privata dei cittadini. L’autovettura è uno degli elementi più sensibili in questo senso. È sufficiente pensare al numero di concepimenti avvenuti nella riservatezza delle cinquecento e della vecchia Diane, per rendersi contro che una scatola nera può diventare un grande fratello che ti spia in tutti i momenti della vita. svelando la baita dove si è soliti passare il week-end, o l’hotel a ore dove magari si è consumati un amore proibito. Sono elementi che nulla hanno a che fare con il comportamento alla guida, con la velocità tenuta durante il percorso o altri elementi utili per individuare la pericolosità delle abitudini al volante. L’impressione è che l’utilizzo di questi strumenti assuma spesso un carattere repressivo e di controllo della vita dei cittadini, con un totale disprezzo

Intervista a Franco Ferro

«Siamo contenti, ma qualcuno resterà perplesso» Finalmente un disegno di legge destinato a disciplinare l’Rca. Siamo contenti che il governo abbia voluto occuparsi di un comparto delicato come l’Rca che è forse il ramo assicurativo più delicato e sensibile poiché incide sulla vita quotidiana di tutti i cittadini. Tra gli operatori del ramo serpeggia però qualche malumore. Quali sono i motivi che vi lasciano perplessi? Da qualche parte bisogna pure cominciare. Non discutiamo sulla necessità di intervento, ma dopo anni di inerzia temiamo che qualsiasi intervento possa essere peggiorativo per i clienti e tutti gli operatori del sistema. In questi ultimi decenni abbiamo spesso assistito a riforme che hanno introdotto elementi di appesantimento nel sistema piuttosto che affrontare i nodi e cercare di semplificare.

Perché tira in ballo i call center? Il gioco è semplice e manifesto. Si vuole sostituire un sistema basato su delle professionalità che si sono venute cerando negli anni, con un sistema duttile, flessibile, precario, volatile come quello dei call center. Si prendo quattro ragazzi a cui viene impartito qualche lezioncina sui contratti assicurativi e gli si affida la consulenza telefonica delle polizze con pagamento a ore delle prestazioni. Magari il call center lo si colloca a Tirana o in Romania e così con qualche centinaio di euro si ottiene un sistema di consulenza altamente specializzato, che sparisce al momento del bisogno. Questo è un sistema precario, che non crea professionalità, ma solo provvisorietà e precariato. Basti pensare che per la formazione degli operatori dei call center è previsto un numero di ore di formazione pari alla metà di quanto previsto per gli agenti. Una vera assurdità. Delle due una, o si impone un carico assurdo agli agenti, o la formazione degli operatori di call center è una pura formalità, poiché non si ritiene che essi debbano avere la necessaria preparazione per poter operare. Quali rischi comporta l’approvazione del nuovo decreto? Per il Sud questo si traduce nella perdita di migliaia di posti di lavoro e nella sparizione di un patrimonio di professionalità ed esperienze che si sono accumulate negli anni. Gli agenti possono al contrario svolgere una grande funzione di diffusione delle best practices, di comportamenti corretti nella gestione dei sinistri, di consulenza sulle forme più opportune per ridurre le polizze adattandole alla clientela.

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Rubrica a cura dell’Ente di Patronato e di Assistenza sociale Epas-Fna (Federazione nazionale agricoltura)

In aumento i congedi parentali per i papà

IN COLLABORAZIONE CON IN COLLABORAZIONE CON

SEDI ZONALI ALTOMONTE FRANCAVILLA MARITTIMA PRAIA A MARE SCALEA

C.DA PANTALEO, 7/A VIA MAZZINI, 64 VIA TRIESTE, 20 VIA FIUME LAO, 253

0981/946193 0981/992322 0985/777812 0985/90394

SEDI COMUNALI ACRI ALTOMONTE BELVEDERE MARITTIMO CASTROVILLARI CERCHIARA DI CALABRIA CETRARO COSENZA FAGNANO CASTELLO GRISOLIA LAUROPOLI DI CASSANO IONIO MALVITO MOTTAFOLLONE PAOLA SAN MARCO ARGENTANO SCALO SAN SOSTI

Allevare i figli non è più una prerogativa delle sole madri, si sa, e questa tendenza sociale affermatasi da anni trova un importante riscontro anche in ambito lavorativo: sebbene con notevole (e colpevole) ritardo, la società sembra finalmente indirizzarsi verso una più equa distribuzione delle responsabilità e del tempo che i genitori devono dedicare ai pargoli. La cartina tornasole di questo fenomeno è data dal numero di richieste di astensione facoltativa dei lavoratori uomini, dato cresciuto abbondantemente negli ultimi tempi. «L’idea di una effettiva e completa parità tra lavoratori e lavoratrici è il commento di Denis Nesci, presidente nazionale del patronato Epas - è un valore di assoluto rilievo per noi e si esplica sì in una serie di diritti, ma anche in un insieme di responsabilità che vanno condivise fra entrambi i genitori. L’augurio è che la crescita del numero di congedi richiesti dai padri -aggiunge Nesci- coincida con un abbattimento consistente degli ostacoli che ad oggi ancora si frappongono fra il ruolo di madre e quello di lavoratrice a cui venga data la possibilità di fare carriera». Nel periodo compreso fra il 2008 e il 2012 sono stati oltre 124mila i padri che hanno fatto ricorso alla possibilità del congedo parentale: si tratta di un numero che, tradotto in percentuale, significa una crescita del 56%. La speranza è che tale percentuale indichi effettivamente una nuova dimensione del concetto di famiglia, con un numero sempre crescente di donne che possono finalmente aspirare a traguardi lavorativi importanti spesso preclusi. Ad ogni modo, però, le differenze di genere riguardo ai dipendenti in congedo parentale restano molto significative: nel 2012, ad esempio, su un totale di 269mila richieste solo 28mila erano riconducibili a uomini e ben 241mila a donne. Un altro dato interessante al riguardo è che l’età media dei lavoratori in astensione facoltativa risulta essere in crescita: gli over 40 sono passati dai 46 mila del 2010 ai 54 mila del 2012, mentre di contro gli under 30 sono passati (negli stessi anni di riferimento) da 43 mila a 38 mila. Riguardo alla suddivisione geografica, persiste una forte sproporzione sul territorio nazionale, poiché il 62% dei congedi parentali sono stati utilizzati al Nord e solo il 21,5% al Centro e il 16,5% al Sud. Un dato poco lusinghiero per il nostro Paese è rappresentato dal contributo pubblico per i congedi parentali, misurato per ogni nato in percentuale del Pil pro capite: in Italia tale contributo si arresta al 19%, mentre in Germania è pari al 27%, in Francia al 24% e in Gran Bretagna al 29%. Ancor più impietoso il paragone con Paesi come Svezia e Finlandia, dove il dato arriva al 59% e al 57%. «Il cambiamento in atto indica una nuova dinamica a favore dell’effettiva uguaglianza fra uomini e donne in ambito lavorativo - sostiene Denis Nesci - anche se ancora persistono situazioni discriminatorie che vanno assolutamente corrette. A tal proposito è molto importante che le normative vigenti sappiano favorire l’emergere di una concreta e piena equità fra lavoratori e lavoratrici - conclude il presidente nazionale Epas - tutelando al 100% le donne che intendono svolgere al meglio il proprio ruolo di madre senza per questo dover rinunciare al raggiungimento di traguardi importanti nel mondo del lavoro».

SANTA MARIA DEL CEDRO SARACENA SARTANO DI TORANO CASTELLO SPEZZANO ALBANESE TERRANOVA DA SIBARI TREBISACCE VILLAPIANA LIDO VILLAPIANA LIDO

VIA DUGLIA, 486 VIA SAN FRANCESCO, 62 VIA GIOVANNI GROSSI, 33 C/O STUDIO LEGALE CORDASCO VIALE PADRE F. RUSSO CONTRADA PIANA VIA G. DE GIACOMO, 4 VIA DE RADA, 24 VIA SAN SEBASTIANO CORR. BELLUSCI ANGELO PIAZZA CAPOLANZA, 8 CONTRADA VADITARI CORR. BORRELLI ANTONIETTA VIA NAZIONALE, 134 C/O CEDEFIN VIA ALCIDE DE GASPERI C/O STUDIO PERRONE-NOVELLO VIA PIANO DELLA FIERA, 14 VIA SAN MICHELE, 10 PIAZZA XX SETTEMBRE, 21 CORSO UMBERTO I PIAZZA DELLA REPUBBLICA, 49 CORSO MARGHERITA, 365 VIA PARIGI, 16 VIA DELLE AZALEE C/O STUDIO MELITO VIA DELLE ROSE, 28 C/O TEAM SERVICE

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«Lasciamo ai partiti i”terremoti”... noi scendiamo in campo con “spirito olimpico”» Nasce Altomonte 3.0, un gruppo civico con valori nuovi, da “terza” repubblica Il 6 Febbraio alle h.21,05 prende vita dalle pagine del social network più famoso del pianeta, il gruppo “Altomonte 3.0”, organizzazione politica indipendente, che si autodefinisce di “terza generazione”. L’iniziativa è promossa da un gruppo di giovani di Altomonte (Cs), Francesco Capano, Tommaso Caporale, Susanna Camoli ed Esperia Piluso. «Il gruppo nasce dalla “terza generazione” ed è fatto da persone che vogliono mettersi in gioco nell’importante missione di risollevare le sorti della pubblica amministrazione locale, partendo dal basso, dalla comunità, dalle contrade, dalla gente comune, quella che esprime forza e professionalità, modestia e caparbietà, ponendosi come piattaforma di lancio di un nuovo protagonismo civico» così si legge dalla descrizione pubblicata on-line. Non a caso, il gruppo ha voluto annunciare la propria nascita in anteprima sul web proprio in queste ore, in cui hanno preso il via i giochi olimpici invernali di Sochi, per testimoniare uno spirito innovativo che spesso caratterizza i valori sportivi:

così come “la pratica dello sport è un diritto dell’uomo” - come si legge dalla carta olimpica - anche la politica, intesa come curare gli interessi della collettività, è un diritto di ognuno di noi; perché la collettività siamo noi e investirci della responsabilità di tutelare la nostra vita, il nostro lavoro, la nostra libertà è un nostro diritto. Ma così come nello sport - “ogni individuo deve avere la possibilità di praticare la politica senza discriminazioni di alcun genere e nello spirito olimpico, che esige mutua comprensione, spirito di amicizia, solidarietà e fair-play” - questo è lo spirito 3.0. 3 le parole-chiave: lavoro, legalità e libertà, che si svilupperanno nelle prossime settimane attraverso una serie di incontri pubblici sul territorio. La data di presentazione ufficiale del gruppo alla comunità altomontese sarà annunciata sempre dalla pagina Facebook nelle prossime ore e pare che già altri territori della provincia vogliano formare delegazioni locali targati 3.0. «3.0 è una forma mentis trasversale a qualsiasi aggregazione partitica, la versione aggiornata della futura classe dirigente che fa un passo avanti partendo dalle seconde file, facendo tesoro della storia e della buona politica del passato».

Dunque dopo i sussulti politici che hanno visto spaccarsi diverse compagini partitiche locali, uno spirito innovativo sorge all’orizzonte di Altomonte, un’ennesima occasione di partecipazione e rinnovamento a cui tutti i cittadini, di qualsiasi estrazione sociale, possono dare il proprio contributo; forse l’ultimo treno da prendere per non essere succubi della politica obsoleta della seconda repubblica. «Essere cittadini non vuol dire essere spettatori inermi della storia, ma uomini e donne capaci di poter esprimere il proprio pensiero civico e modificare la storia della propria vita e quella dei proprio figli. 3.0 perché un giorno potremo dire: “noi abbiamo contato!”. Conta anche tu…prima di votare.1,2,3…3.0».

Altomonte 3.0 Gruppo civico di terza generazione Facebook: altomonte3.0 Web: www.altomonte.net 3.0@altomonte.net Cell. 393.6287001 (Tommaso Caporale) 329.8945290 (Francesco Capano)


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