euro 1,00
Mezzoeuro
0,50 + 0,50 Voce ai giovani
numero 10 - Anno 13 Sabato 8 Marzo 2014
settimanale d’informazione regionale
Voce Il gioiello bizantino ai giovani di Acquaformosa www. mezzoeuro.it
Sommersi dai rifiuti, c’è l'inchiesta della procura
www. mezzoeuro.it
2
Mezzoeuro
Sabato 8 Marzo 2014
Il legno storto
Sud problema aperto
Se ne discuta con passione e intelligenza critica La migliore stampa meridionale, il “Corriere del Mezzogiorno” in testa, non si è lasciata sfuggire l’occasione con l’uscita del libro di Emanuele Felice, “Perché il Sud è rimasto indietro” (il Mulino 2013) di riaffacciarsi su quelle intricata “questione meridionale” sulla quale si è potuta creare una storiografia meridionalista, da quella classica con padri nobili come un Croce, un Salvemini, a quello più “pragmatica”, che è segnata Mezzoeuro in un lungo percorso da fasi differenti di approcci e risultati Fondato da Franco Martelli critici. Merita di essere considerato per primo quanto scrive con Ediratio editore una puntuale e sintetica messa a punto, Antonio Polito, nuovo Direttore responsabile Domenico Martelli “direttore del Corriere del Mezzogiorno”, proprio a proposito delle Registrazione analisi di Emanuele Felice . Con una chiara visione dei problemi Tribunale di Cosenza n°639 del Sud (pari a quella che è sempre riuscito ad avere il precedente del 30/09/1999 direttore Carlo Demarco), l’editoriale di Polito, “Governo, Buio Redazione e amministrazione a Mezzogiorno - Le colpe sono anche nel nostro Meridione”, mette via Strada Statale 19 bis, 72 87100 Cosenza in luce la collocazione e l’entità del divario Nord-Sud perché è da Responsabile settore economia qui che verrebbero a potersi determinare responsabilità e colpe Oreste Parise tra fase preunitaria e fase della Unificazione. In mancanza Progetto e realizzazione grafica di statistiche “risolutive” su reddito e prodotto, si deve guardare Maurizio Noto ad altri dati incidenti complessivamente sullo stato del Sud telefono 0984.408063 fax 0984.408063 rispetto al Nord per poter vedere alla fine con nettezza, come e-mail: ediratio@tiscali.it fa Felice, quali sono le cause della arretratezza del Sud scartando Stampa le tesi consolatorie (la colpa è sempre di altri o di qualche altra Stabilimento tipografico De Rose, Montalto (Cs) cosa). Il lato convincente delle tesi del libro di Felice è anche per Diffusione Polito nel considerare le istituzioni politiche “estrattive” al Sud Media Service di Francesco Arcidiaco nel senso che succhiano risorse a vantaggio dei ceti dominanti telefono 0965.644464 fax 0965.630176 creando diseguaglianze sociali e civili, ed “inclusive” al Nord Internet relations N2B Rende tendenti a creare partecipazione, sono state determinanti nel fare Iscritto a: del Mezzogiorno quello che è oggi. Regioni(Campania, Calabria) Unione Stampa Periodica Italiana con istituzioni politiche scadenti hanno risultati deludenti. Rompere i privilegi, non reclamare investimenti pubblici che si sa coma finiscono: ecco una formula per andare avanti. Ha ragione Polito a trarre questa conclusione: non c’è una “colpa n. 12427 del Sud” ma è giusto dire che “la colpa è nel Sud”
di Franco Crispini
Le discussioni sul libro di Emanuele Felice hanno preso, come è ovvio, ancora altre strade ma tutte egualmente tese come in Polito a cogliere la cifra più autentica di una riapertura della “vexata quaestio” Tra gli interventi di alcuni storici come Paolo Macry, ai quali giustamente, visti i tanti precedenti illustri, spetta una parola di giudizio per quanto non definitiva, e di economisti come Antonio Lepore, quello di Bruno Craveri, quale si rileva da una intervista sul Corriere del Mezzogiorno (21-2-2914), mette l’accento sulla difficoltà per la questione meridionale, adagiata su di un “binario morto”, di avere una direzione lungo la quale ripartire. Per Craveri non c’è gran che dopo gli anni ‘70 della creazione delle Regioni, quando si ebbe un grande afflusso di risorse pubbliche,tutto si ferma lì. Ma quanto di più specifico vi è nelle impostazioni di Felice - il deficit di qualità delle classi dirigenti meridionali, sul divario reale che vi è su tanti piani, non solo quello del reddito, dall’istruzione alla sanità, sulla borghesia che non investiva sulla modernizzazione - tutto questo accende l’approfondimento critico di un libro “provocatorio”, controcorrente anche rispetto a teorie più recenti, che tiene aggiornate le sue categorie di anali, per nulla “vecchie” come le ritiene un altro storico, Luigi Musella. Questo ampio dibattito “napoletano” nel quale la risposta all’interrogativo di Felice che non è solo rivolto a sciogliere i nodi di un quesito storico, ha messo sul tappeto il ventaglio aperto dei filoni interpretativi che più verosimilmente possono mostrare meglio, senza forzature, senza «l’argomentare neoborbonico» tanto caro ad un Pino Aprile, le vie di accesso alle difficoltà di rimuovere le resistenze che il Mezzogiorno oppone alle politiche che continuano a tenerlo “indietro”. Occorrerebbe che una discussione come quella in corso, si estendesse su tutti giornali meridionali, in particolare quelli che vogliono inalberare la bandiera di un impegno civile nei vari territori: non servono solo ottimi narratori giornalieri delle drammatiche condizioni di vita delle popolazioni meridionali avvilite da soprusi e ruberie,ma anche di che sappia portare i commenti fino alla individuazione e denuncia delle responsabilità istituzionali. Non sembra però che la voglia di contribuire a creare una autentica «cultura del Sud» (così la chiama lo storico Galasso), evitando il grosso rischio segnalato da Galli della Loggia (“Intellettuali e Sudismo”) di una deriva “dal meridionalismo al sudismo”, attragga molto la stampa in molte regioni meridionali, attirata piuttosto da divagazioni etnografiche; quello che è più facile incontrarvi è un “patriottismo del locale” una antropologia del “natìo borgo selvaggio” che riempie le pagine di tanto folclore, che è cosa non certo disprezzabile ma non aiuta molto ad avere le attrezzature scientifiche necessarie (dati statistici, metodologie, modelli socio-istituzionali etc.) per mettere in atto rappresentazioni della realtà meridionale che ne scoprano le crepe ed i dinamismi di trasformazione.
Mezzoeuro
Sabato 8 Marzo 2014
A tutto c’è un limite
Diciamo che può bastare di Domenico Martelli
Partiamo dai punti che non tornano, che non si chiudono nel cerchio. Dalla porticina più scomoda facciamo prima a entrare nel labirinto. Non convince il tono di Alfredo Citrigno nel corso della telefonata con Umberto De Rose. Non convince perché non è sincera, non è umorale, è algida, non è nature come lo è invece quella del suo interlocutore. Il dialetto disarmante di De Rose è a suo modo puro, confidenziale, sia pure depravato. Un tono che ti permetti quando te lo puoi permettere. Alfredo Citrigno invece è britannico (a suo modo). Non risponde a tono come risponderebbe chiunque assalito in quel modo nel proprio "io". Probabilmente perché sta registrando, è teso nella trappola da tendere. Non è solo nel progetto che poi spetterà a chissà chi stabilire se industriale, politico, vendicativo, giustizialista, del Pd, di Forza Italia. Tonino Gentile lo chiamerà complotto ma è troppo facile dirlo dal pulpito al ribasso in cui s’è cacciato. È in compagnia del direttore Luciano Regolo, Alfredo Citrigno. Col passare delle ore da parafulmine accondiscendente il direttore sta assumendo un ruolo da protagonista in questa vicenda e non è da escludere che sia stato proprio lui alla fine a motivare la famiglia editrice nel trappolone da tendere a De Rose e a chi per lui. Come ultima e forse inevitabile via d’uscita per tirarsi fuori dall’angolo. Industriale e giudiziario, o se preferite giudiziario e poi industriale. È questo un punto che non torna nella contemporanea letteratura d’insieme che ha chiuso la faccenda nella classica lavagna divisa a metà, dove c’è il buono e il cattivo. Intanto c’è uno che ha registrato, e un altro che ha parlato volgarmente in dialetto. E chi registra un’idea ce l’ha su dove andare a parare per solito. Altro punto che non torna, la rotativa che s’è "rotta". De Rose dice che poteva non stampare senza telefonare a nessuno, senza chiedere alcunché. Lo stabilisce il contratto di stampa, c’è un numero di guasti che possono capitare durante l’anno e questo potrebbe rientrare tra quelli. Perché allora chiama e pressa? A chi deve far pesare la mediazione? A Gentile soltanto? O a tutti e due? Solo Tonino Gentile in nome del figlio gli ha chiesto di mediare o glielo ha chiesto magari in altro tempo anche l’altra cordata? Qualcosa non torna. De Rose è impresentabile nel suo incedere ma nessuno lo aveva fatto così ingenuo da intervenire anche laddove non ce n’era bisogno. E poi il "guasto". Nel luglio del 2010 si ruppe
È andata ben oltre i confini l'intifada di casa nostra sulla rotativa che s'è rotta e che non si doveva rompere. C'è chi ha gioito della ribalta nazionale, chi ne ha pagato anche giustamente le conseguenze Ma siamo sicuri che in ballo c'era e c'è la libertà di stampa? Di questo aveva bisogno la Calabria in questo momento? un’altra volta la sua rotativa, da qui l’uscita di Scopelliti sul Messaggero circa lo stato di salute "cagionevole" dell’impianto. Quattro anni fa finì però in altro modo, il seguito del "guasto" ebbe altri risvolti. L’editore non dubitò affatto dello stampatore, anzi lo difese, più di mezza redazione dell’epoca (direttore compreso) fuggì via dal giornale e dopo meno di tre mesi lo stesso De Rose divenne presidente di Fincalabra. Chissà perché. Evidentemente però ci sono "guasti" e "guasti". Questo dell’era Regolo dev’essere diverso per forza, non si spiegherebbe diversamente il gran rumore che ha provocato. Poi qualche maligno s’è pure divertito a ipotizzare che era tutto in programma, anche la scaletta in progressione della ribalta mediatica nazionale. Ma sono solo congetture, illazioni, e mai come in questo caso contano solo i fatti. Certo è che se la rotativa s’è "rotta" come nel 2010 non si capisce perché allora nessuno aveva sollevato il caso contro lo stampatore che infatti non aveva avuto "bisogno" di chiamare nessuno per interrompere il ciclo della carta. Solo loro, i protagonisti, sanno davvero perché. Detto questo la telefonata di De Rose è indecente nella forma e nella sostanza. E chi si azzarda a
Umberto De Rose Alfredo Citrigno Andrea Gentile
stabilire se è più indecente nell’una o nell’altra rischia di perdere tempo. È indecente uguale, la gara al ribasso è inutile. Così come rasenta il risibile il tentativo della famiglia Gentile di chiamarsi fuori dalla faccenda provando a scaricare, con il silenzio, l’intermediario. Se la trappola è trappola, valgono i suoni, le parole e gli sms portati all’incasso da Citrigno junior e da Regolo. Poi si potrà dire e noi lo diciamo che non è stato sincero l’atteggiamento di Alfredo Citrigno e di Luciano Regolo. Che è stato seriale, programmato, finalizzato a chissà cosa e generato da chissà cosa. Tutt’altro che prodigato a difendere la libertà di stampa che in questa faccenda c’entra poco o nulla del tutto. Quando se ne accorgeranno Mentana, De Bortoli e Napoletano sarà troppo tardi, la figuraccia l’avranno fatta comunque e rimediare sarà difficile. Ma la telefonata di De Rose e gli ispiratori che hanno soffiato dietro la sua cornetta sono imperdonabili nelle loro movenze quanto nei loro stessi, inutili, intendimenti. La notizia c’era già, sarebbe uscita comunque e la caccia alle "certezze" di censura nelle redazioni è semmai la sconfortate prova di quanto sia alla "cassa" la libera informazione di Calabria. Superficialità, supponenze, prepotenze e connivenze di una Calabria che ancora una volta ha fatto ridere sotto i baffi il Paese intero. Non ingannino gli appelli e gli sms di inconsapevole solidarietà. Uno stampatore che parla in quel modo, un giovane editore che ascolta e registra e fa ripetere i passaggi più pesanti. Un direttore "responsabile" che siede al suo fianco e gli tiene semmai il registratore. E poi un senatore col figlio indagato a soffiare sul collo, un padre dell’editore sullo sfondo e dal colle che aspetta notizie e chissà, nuove prospettive. In mezzo consulenze, cliniche, milioni, potere, editoria. E poi minacce, accuse, fango che schizza e si rinfaccia da una parte e dall’altra. Due pezzi portanti del potere di Calabria che si prendono a secchiate di letame puntando a coinvolgere tutto e tutti. L’Italia del circo mediatico si mostra sorridente e apprezza, sghignazza. Ma finge perché invece ride di gusto. Non può che tornargli utile risbattere in prima pagina la solita giungla di Calabria. Che ammazza bimbi, preti, schianta treni, registra "cinghiali" e "rompe" rotative. Che importa, basta che sia arena. Dei veri guai conterranei meglio soprassedere. Non tirano come si dice in gergo. Non gliele frega a nessuno figurarsi se può importare qualcosa a De Bortoli o a Mentana.
3
4
Mezzoeuro
Sabato 8 Marzo 2014
La salute prima di tutto
Tra i cantoni svizzeri Ormai è chiaro che la più sospetta delle operazioni finanziarie avvenute all'Asp di Cosenza va ben oltre le consulenze e potrebbe riservare sorprese pi clamorose La stampa quotidiana locale e nazionale, come è ovvio che fosse ha preso molto gusto nella pubblicazione dei nomi dei consulenti pagati in questi anni dall’Asp di Cosenza. Il prurito, che nel caso dell’avvocato Nicola Gaetano e dell’avvocato Andrea Gentile è già nelle mani della magistratura, sprofonda nelle parcelle, nelle fatture e nel fatto che l’Asp di suo può contare su di un Collegio di legali che a questo punto non si capisce a cosa servono visto che si fa continuo ricorso alle consulenze esterne. E però visto che di euro si parla colpisce che fin’ora poca risonanza è stata conscessa ad una transazione milionaria che si prefugura come un danno alle casse dell’ente non di poco conto. Ha a che fare con la cosiddetta transazione Sifin, la Società emiliana che vantava un credito di 2 milioni di euro nei confronti dell’Asp e che ha finito per incassarne di più con procedure anomale per non dire altro. Nei confrontoi della Sifin, a seguito di una doppia sentenza del Tribunale che ne ha riconosciuto il credito è stato stipulato un piano di rientro da Franco Petramala e Franco Maria De Rose che ha finito per svuotare più del dovuto le casse dell’ente. In sostanza la transa-
L’Asp di Cosenza
zione rateizzata tra le parti è avvenuta da un lato con mensilità altissime e insostenibili e dall’altro con altrettanti altissimi interessi che la Sifin poi si è fatta canalizzare e anticipare da una sociteà con sede in Svizzera. Per capirci l’Asp dona il sangue a questa Sifin, società emiliana che ha fornito prestazioni sanitarie private, quest’aultima incassa e poi cede gli interessi ad una terza società con sede in Svizzera, società sconosciuta, che ne anticipa parte della liquidità guadagnandoci a sua volta. Parliamo di più di 8 milioni di euro di interessi non so se ci renadimo conto. E non è tutto. Perché a un certo punto considerato il rateo insostenibile l’Asp smette di pagare e può girare il rimanente debito alla
Regione così da uscirne indenne ma l’amministrazione generale dell’ente non ci sta. Rivuole il debito, si rimette a pagare rinegoziando e rimettendoci ancora una volta in termini di capitale e interesse. In questa incredibile storia ci guadagna la Sifin, ci guadagna un noto avvocato cosentino che l’ha difesa, e ci rimette l’Asp che poi sono i soldi di tutti noi. Ma l’aspetto più singolare di questa evidente operazione a perdere per le casse pubbliche è proprio quella società in Svizzera che è chiamata ad anticipare la liquidità degli interssi alla Sifin. Chi si nasconde in quella società oltre le Alpi? Chi c’è dietro? Ci sono uomini che amano la cioccolata e la neve sulle Alpi o c’è qualche dialetto conterraneo che si nasconde tra in Cantoni?
Inchiesta “Eolo”
Assolti quelli con l’abbreviato Ma l’attesa è per maggio...
Si sono conclusi con una piena assoluzione gli otto giudizi abbreviati a carico di altrettanti imputati coinvolti in una delle due tranche investigative relative alla vasta inchiesta connessa al settore dell’energia eolica in Calabria denominata “Eolo”. Lo scorso 31 gennaio, quando il giudice dell’udienza preliminare di Catanzaro, Domenico Commodaro, ha rinviato a giudizio altre dodici persone per le quali il processo dibattimentale inizierà il 18 aprile, per gli otto imputati che hanno scelto l’abbreviato il pubblico ministero, Domenico Guarascio, ha chiesto l’assoluzione, proprio come hanno fatto poi tutti i rispettivi difensori. E il giudice, ha alla fine accolto tali richieste assolvendo: l’ex direttore generale dell’assessorato regionale questo filone di “Eolo” il titolare del procedimento, il sostituto procuratore Carlo Villani, ha formulato accuse che vanno dalla corruzione, all’abuso d’ufficio e falso. Il filone investigativo che li riguarda ruota attorno ad autorizzazioni rilasciate per la realizzazione di diversi parchi eolici, in particolare nel Cosentino. Non a caso tra gli indagati compaiono ex componenti del Nucleo Via (di valutazione ambientale) regionale, accusati di aver concesso varie autorizzazioni senza che ce ne fossero le condizioni. Una più grave contestazione formulata dagli inquirenti, quella di associazione a delinquere, fa capo invece al primo filone investigativo di “Eolo”, che ha coinvolto tre società e otto persone, tra cui l’ex vice presidente della Giunta calabrese, Nicola Adamo, e l’ex dirigente esterno del settore commercio artigianato ed energia del dipartimento Economia della Regione, Carmelo Misiti. Quest’ultimo filone
ruota attorno ad una presunta maxi tangente che sarebbe stata promessa ed in parte sborsata per la realizzazione del parco eolico “Pitagora” di Isola Capo Rizzuto e per l’adozione da parte della Regione Calabria delle “Linee guida sull’eolico”, gli imputati sono stati rinviati a giudizio e il processo è slittato al 23 maggio per difetti di notifiche. L’inchiesta “Eolo” è stata avviata nel lontano 2006 ed passata per tre diversi uffici di procura. Le indagini, infatti, hanno preso le mosse da Paola, da dove il relativo fascicolo di oltre cento faldoni fu poi trasmesso a Cosenza per competenza territoriale, e dove venne poi inviato a Catanzaro poiché i presunti reati sarebbero stati commessi nel capoluogo calabrese. Qui, divisa fra le varie Forze di Polizia, la mole di materiale investigativo all’Ambiente, Giuseppe Graziano, all’epoca dei fatti contestati presidente del Nucleo Via; e poi Ilario Monteleone, Salvatore Patamia, Vincenzo Iacovino, Pier Paolo Bonanno, Annamaria Ranieri, Leonardo Splendido, Giovanni Misasi. Per gli imputati di è finita all’attenzione del sostituto procuratore Carlo Villani, titolare del fascicolo - coassegnato al procuratore Vincenzo Antonio Lombardo ed all’ aggiunto Giuseppe Borrelli - che alla fine ha emesso un provvedimento di conclusione indagini per due filoni d’ inchiesta, inviando il materiale relativo ad un terzo filone alla Procura di Cosenza, territorialmente competente, e chiedendo, per quanto riguarda un quarto filone, l’archiviazione delle accuse ipotizzate nei confronti di diciassette persone.
Mezzoeuro
Sabato 8 Marzo 2014
Il cinghiale, le rotative e la “libertà di stampa” Il lungo sodalizio prima della grande e sanguinosa guerra tra la famiglia Gentile e la famiglia Citrigno
Vi racconto la faida che c’è dietro di Paride Leporace
La notizia su Andrea Gentile, avvocato, la mattina del 17 febbraio circola negli ambienti bazzicati dai cronisti giudiziari. Lo stralcio deciso dal gip competente l’ha resa nota, in sé - va detto - è molto di routine, ma è resa molto ghiotta dal cognome dell’indagato figlio di un senatore della Repubblica in odor di sottosegretariato alla Giustizia per mediazioni del mondo berlusconiano. Al Corriere di Calabria, testata che non che non pecca di filologia giudiziaria, si decide, secondo consuetudine del settimanale, di pubblicare la notizia sul web con articolo pieno di particolari scritto da Pablo Petrasso. Alla Gazzetta del Sud si da una valutazione della notizia che non lascia adito a nessun sospetto il giorno dopo. Al Quotidiano della Calabria la vicenda è stata ampiamente ricostruita dal suo direttore in diversi editoriali. All’Ora di Calabria la notizia è ben conosciuta e si sa anche che il giorno dopo avrà caratteri cubitali.
I GENTILE E I CITRIGNO, UNA . LUNGA STORIA
Pino, il fratello di Tonino, ha la sua villa accanto a quella di Piero Citrigno sulla collina di Sambiase a Cosenza, territorio dei nuovi ricchi emergenti che hanno preso spazio alla borghesia di tradizione allocata sul vicino Colle dell’Acquedotto. Da ragazzi dei quartieri popolari sono diventati quelli che contano. La politica per i Gentile e l’edilizia e il denaro per Citrigno. Poi per Pierino arriverà l’editoria, prima con una televisione e poi con due testate giornalistiche (una l’ho fondata e diretta io per 13 mesi). In tempo di pace Tonino chiamava Pierino “l’avvocato”, un po’ per celia un po’ per saccenza. Ma Piero Citrigno non è tipo da farsi abbindolare. Lui ama essere trasversale alla politica. In buona sostanza saperla condizionare per beneficiarne. E al momento opportuno Piero si chiama autonomo dai vecchi alleati in un altalenante rapporto di pace guerreggiata e guerra cruenta che meriterebbe un racconto da Balzac. Per estrema sintesi storicizziamo la si-
gnificativa battaglia delle Provinciali del 2009 a Cosenza. Al ballottaggio Mario Oliverio per il centrosinistra e Pino Gentile per il centrodestra. Citrigno con una lista ad hoc poggia il suo sostegno su Mario “Palla palla”. Il competitor Gentile va al faccia a faccia in tv e accusa “Sei sostenuto dagli strozzini”: Il riferimento non è casuale considerato che Citrigno ha ricevuto una condanna definitiva in Cassazione per usura. La contromossa di Citrigno sarà a poche ore dal voto una notizia “cattiva” sul giornale di famiglia nei confronti di Gentile sui finanziamenti concessi ad alberghi di proprietà sospetta. Pino reagirà con querela.
CITRIGNO, CHI ERA COSTUI?
Il dominus della politica affarista calabrese a 360 gradi. Ha firmato fideiussioni per salvare federazioni di partiti, ha sostenuto campagne elettorali, compagno di poker anche di magistrati, conosce il potere condizionante e determinante dell’editoria. Giocatore al tavolo verde e nella vita. Al punto da affidare la direzione di un giornale ad uno come me che in quel periodo ho potuto capire come i ruoli spesso si confondono e che tutti sono disponibili in nome del proprio interesse. Ultimamente la ruota gli gira male. Una condanna definitiva per usura, beni per cento milioni sequestrati dalla magistratura antimafia, un processo per estorsione pendente a Paola. Da tempo è stato costretto a indicare il giovane figlio Alfredo come rappresentante legale di un impero che somma cliniche convenzionate, edilizia, editoria e ingenti somme finanziarie. L’ultima testata aperta da Citrigno segna tre fallimenti, un gioco di scatole cinesi con tanti creditori e soprattutto la sconcertante vicenda del giornalista Alessandro Bozzo suicida in circostanze ancora da chiarire e che comunque hanno fatto aprire un’indagine nei confronti di Piero Citrigno da parte della procura di Cosenza.
ATTUTIRE UNA NOTIZIA
Da fonti personali molto accreditate apprendo che il 17 febbraio Andrea Gentile personalmente avrebbe chiesto ad Alfredo Citrigno di non pubblicare la notizia del celebre “affaire”. E’ eviden-
Piero Citrigno (in primo piano) e Tonino Gentile
te che la richiesta non viene accolta. Nella psicologia dei due schieramenti si tratta della gestione della “confidenza”. La trattativa viene affidata ad un uomo adatto per poterla gestire. Umberto De Rose, per antonomasia uomo pratico dei poteri forti locali, è lo stampatore del giornale. Sa come parlare ad Alfredo perché il padre intenda. A mio parere adopera il bluff assicurando che le testate concorrenti non pubblicheranno la notizia. E’evidente che la telefonata è attesa. E la registrazione (un saggio di antropologia del potere calabrese) dimostra che è stata condotta con abilità per far dire a De Rose anche quello che non si dice. I 18 minuti sono una sorta di ring in cui Alfredo Citrigno cerca di raccogliere il maggior numero possibili di elementi contro il tentativo di condizionamento di Gentile. A questo punto serve la mossa di Umbertino, come lo chiamano gli amici. Non è nuovo a queste imprese. Spesso le sue rotative si bloccano al momento giusto. Accadde altre volte anche se mai c’è la prova provata dell’intervento voluto. Invece la gestione della registrazione è stata perfetta. Resa pubblica nel momento che Tonino diventa sottosegretario del premier rottamatore. La vendetta è un piatto che si serve con freddezza. Gentile è l’uomo nero del governo, l’Ora di Calabria riguadagna la visibilità nazionale mediatica che un tempo aveva avuto la progenitrice Calabria Ora e da giornale “inguaiato” assume il ruolo di chi si è opposto a Gentile
IN CONCLUSIONE
Si spera che questa triste vicenda serva a spiegare come vanno molte questioni in Calabria nel 2014. Purtroppo è come ai tempi prima del delitto Fortugno: quando le segreterie dei partiti nazionali devono decidere qualcosa d’importante evitano di sporcarsi le mani. Per bloccare Gratteri a guardasigilli è intervenuto il corazziere Napolitano, per ratificare quella di Gentile è bastato il suo pacchetto elettorale per mettere il professor Quagliariello a difesa della nomina. Ridicole le dichiarazioni dei democrat calabresi giunte postume a fatti accaduti. Il vecchio consociativismo politicante è tutto in piedi.
5
6
Sabato 8 Marzo 2014
Mezzoeuro Eterna ambiguità
Da destra: Ernesto Magorno Sandro Principe, Nicola Adamo Mario Maiolo, Mario Oliverio
Di Lotta e di Governo Ernesto Magorno forse qualche leggerezza l’ha commessa negli ultimi tempi. I più maligni sostengono addirittura che sia già pentito di essere stato ostinatamente convinto di mettersi a capo del Pd. Ma chi lo conosce bene invece rimane dell’opinione opposta e cioè che nonostante il partito sia una specie di fanghiglia da attraversare senza stivali lui è convinto di quello che ha fatto perché sa cos’altro dovrà fare dopo aver vinto il Congresso. Non è il caso qui di sottolineare le piccole recenti sbavature del segretario come ad esempio la presa di posizione su Gentile dopo aver appreso dalla stampa che era stato messo in mezzo. Può darsi che siano peccati veniali di un segretario che ancora deve capire la macchina. È il caso invece di sottolineare quanto e come il Pd sia confuso frastornato ambiguo poco incisivo per quello che riguarda il momentaccio che vive Scopellti e la giunta che lo segue. Come ci fossero due Pd in Consiglio regionale. Uno segue la strada dritta che indica Magorno. L’altro quella che deve far finta di ascoltarlo salvo poi puntare ad altro. Per la cronaca, a proposito delle strategie per mettere in difficoltà Scopelliti, una parte dei consiglieri indica la strada delle proprie dimissioni in blocco mentre l’altra continua a chiedere a gran voce quelle del presidente. Ora è del tutto evidente che tanto la prima quanto la seconda parte del Pd in Consiglio giocano a prendere per i fondelli il pubblico. Chi si vuole dimettere lo può sempre fare consegnando per valide ragioni umanitarie il suo diniego nelle mani dell’ufficio di presidenza e non nelle mani di Sandro Principe. Chi invece non si vuole dimettere e vorrebbe che lo facesse Scopelliti non può sperare che questi levi le tende da solo soltanto perché glielo chiedono con “insistenza” le voci civiche di Nicola Adamo o Nino De Gaetano. Proprio Adamo dovrebbe sapere bene che Scopelliti ha un carattere robusto e dovrebbe anche conoscere, viste le frequentazioni di un tempo, che raramente il lungo
Il Pd nonostante il congresso continua a viaggiare con due polmoni e un'unica grande paura che poi è quella di trovare spazio per tutti. Non ce n'è ed è per questo che le fibrillazioni non cessano presidente dello Stretto si impressiona. In buona sostanza i due pezzi del Pd che giocano a nascondino hanno un unico obiettivo in questo momento che è poi quello di perdere tempo, aspettare gli eventi, posizionarsi al meglio in attesa di direttive romane. Si capisce bene che in queste condizioni per Ernesto Magorno fare il segretario di un partito come questo somiglia tanto al disperato tentativo del capitano De Falco di far risalire Schettino a bordo. La vera partita che si continua a giocare sotto traccia e in ogni circostanza è quella per la presidenza della Regione che mai come stavolta rischia di essere anticipata rispetto alle previsioni. Mario Oliverio, non si sa se consigliato o inevitabilmente determinato, si è gettato in pista già da tempo convinto che la strategia del mettere il cappello sulla sedia comunque significhi qualcosa. Ma Magorno non ha scelto di fare il segretario per scaldargliela questa sedia e lavora già a smontarla questa candidatura senza però far sal-
tare l’alibi delle Primarie che per tutti è considerato intoccabile. In quest’ottica si sondano nomi, si cerca abilmente di non farne uscire nessuno, si tenta magari di convincere Roma a risolvere da sola la partita indirizzando i suoi volerti su un calabrese che sta facendo fortune nella Capitale. Magorno non lo dice, forse neanche a se stetto, ma quando tutto dovesse mettersi male potrebbe provare finanche lui stesso a sfidare Mario Oliverio in un turno di Primarie. Ma è una ipotesi che al momento non predilige perché il suo obiettivo temporaneo è quello di spargere liquido infiammabile attorno al percorso di Oliverio considerato a capo “dell’altro Pd” che siede in Consiglio regionale. Il paradosso, da noi ampiamente anticipato, è che mentre a Roma sono tutti diventati inevitabilmente renziani per salvarsi il posto in Calabria potrebbe avere ancora un senso giocare a differenziarsi. Renzi addirittura potrebbe persino usarla la Calabria per esplorazioni compensative tra le anime del partito e ci sarà un perché se Ernesto Magorno questo pericolo l’ha colto e prova a giocare d’anticipo. Il quadro lo ha ingarbugliato del tutto poi, e destabilizzato, prima l’allontanamento del voto politico al 2018 e poi, indiscrezione più recente il suo repentino avvicinamento invece in date molto vicine. E allora si può facilmente capire perché la deputazione romana di Calabria un giorno parla fiorentino e l’altro si commuove quando vede Bersani, mentre qui i “nostri” continuano a navigare nel buio. Il termometro della schizzofrenia del Pd è nelle dimissioni annunciate di Principe da capogruppo mai confermate. Doveva passare la palla magari a Maiolo, ma è rimasto tutto fermo. Nessuno sposta niente in attesa di ordini. Sicché si è mosso solo Mario Oliverio fin’ora candidandosi senza che nessuno glielo chiedesse. Se poi Renzi domattina sceglie all’improvviso un presidente Oliverio potrà sempre dire di averci provato lo stesso, sia pure virtualmente. Anche questa è una emozione.
Mezzoeuro
Sabato 8 Marzo 2014
Ore contate
Alla fine è sempre così. Succede tutto in un colpo come nel più classico dei film che non ha scritto nessuno e che superano ogni immaginazione. Nelle stesse ore il potere governativo di Calabria si gioca tutto e su tutti i fronti. A cominciare proprio da lui dal governatore Scopelliti che dopo aver respinto e ingarbugliata e comunque dribblato guai giudiziari che lo inseguono da quattro anni ora conoscerà un primo verdetto. In settimana si discuterà la interdizione dai pubblici uffici che la Corte di primo grado di Reggio Calabria ha chiaro nei suoi confronti in merito al processo sul caso Fallara. È appena il caso di ricordare che questo filone investigativo non tratta in questa sede delle oscure movenze che hanno accompagnato il suicidio delle ex dirigente amministrativa del Comune di Reggio. Tratta invece dell’ingente danno contabile che il cosiddetto modello Reggio avrebbe lasciato sulle spalle dell’ente e dei cittadini dello Stretto. Cifre milionarie e da capogiro che avrebbero avuto, secondo gli inquirenti “asilo politico” nel corso di una gestione decennale dell’ex sindaco di allora e cioè di Scopelliti reo di aver amministrato non negli interessi della cittadinanza. Se a torto o a ragione le ipotesi accusatorie troveranno definitivo approdo lo sapremo nei prossimi gradi di giudizio per intanto conosciamo il primo grado e cioè la richiesta di condanna a cinque anni di reclusione per il governatore e l’interdizione dai pubblici che nei prossimi giorni arriverà a sentenza. Com’è noto poi il governatore, qualsiasi l’esito della sentenza, sia appellerà ad altri giudizi ma resta il fatto che se dovesse intervenire l’interdizione dai pubblici uffici la sua permanenza al vertice di Palazzo Alemanni diventerebbe a rischio. Non sarà obbligato a dimettersi la mattina dopo, ma certamente sarà chiamato a farsi due conti e a stabilire se gli conviene farsi ancora cuocere a bagno maria o invece forse non sarà il caso di organizzare una via di fuga. Per lui e per la Regione. Tanto per cominciare Scopelliti potrebbe decidere di candidarsi alle elezioni europee di maggio. L’interdizione non sarebbe comunque definitiva e la candidatura europea rientrerebbe nei tempi. È chiaro che per far questo dovrebbe scippare il seggio a un suo collega di partito e garantire ad Alfano che comunque la Calabria non rischia nell’immediato di passare di mano. Se eletto in Europa, come è molto
La settimana santa Nei prossimi giorni sapremo se Peppe Scopelliti sarà ancora "degno" per la magistratura d'essere considerato eletto ed eleggibile. In una parola sapremo se è interdetto dai pubblici uffici Se si mette male gli scenari che si aprono non sono semplici
probabile, Scopelliti potrà dimettersi da presidente della Giunta regionale lasciando che per un periodo limitato di tempo, diciamo sei mesi, la reggenza del potere passi nelle mani del vicepresidente. E qui si apre la sfida a coltellate tra Forza Italia e Nuovo centrodestra. Proprio in virtù di questa eventualità, che gli addetti ai lavori considerano altamente
verosimile Forza Italia ha cominciato a inserire la vicepresidenza nel pacchetto delle richieste che Iole Santelli ed Ennio Morrone hanno sbattuto con violenza al tavolo della Regione. Com’è noto il tris d’assi che insegue il partito di Berlusconi in Calabria immagina già di poter contare su un doppio colpo che vale molto più di tutti gli assessorati. Approfittando del caso del “cinghiale” e della faida tra Citrigno e Gentile Forza Italia, per non far saltare il banco, ha strappato promesse di Fincalabra e Asp di Cosenza che poi significa proprio Umberto de Rose e famiglia Gentile da defenestrasse dal potere della sanità. Non è dato sapere se questa operazione andrà in porto e se chi tra gli scopellitiani ha garantito lo scambio di prigionieri se lo poteva permettere. Certo è che Fincalabra e Asp di Cosenza in mano a Forza Italia sarebbero già di per sé un malloppo più che consistente ma è invece proprio quì che si infila la richiesta del terzo asso. La vicepresidenza della Regione. Fino a ieri una carica simbolica che Antonella Stasi ha recitato nella maniera più ininfluente possibile. Con le prospettive di Scopelliti in fuga dalla Regione invece una postazione diventata strategica e centrale per il potere della Regione. Prima del caso “cinghiale” e del braccio di ferro di Forza Italia tutto portava a Pino Gentile. Doveva essere lui il vicepresidente che nel caso di una elezione di Scopelliti in Europa ne ereditato il potere. Ma il caso “cinghiale” e le chissà quanto casuali richieste al rialzo di Forza Italia rischiano di cambiare il quadro. Ora la vogliono loro quella poltrona di vicepresidenza (Nazareno Salerno) ma c’è da star sicuri che né Gentile né tantomeno Scopelliti gliela molleranno. Ne ora ne mai. È questo l’incrocio più spinoso. Venirne a capo significherà aver trovato un equilibrio tra i veleni e le pretese che al momento appare un miraggio.
Peppe Scopelliti Alla sua destra Nazareno Salerno, a sinistra Pino Gentile Sopra, Palazzo Alemanni
7
Mezzoeuro
Sabato 8 Marzo 2014
Poltrone che si sfilano Chi ama le metafore belliche non ha avuto esitazioni allo scoccare della sentenza della Corte costituzionale che ha ribadito quanto già sospettavano in molti ormai. In conseguenza della diminuzione della popolazione residente in Calabria, pochissimo meno di due milioni di abitanti, deve scendere anche il numero dei consiglieri regionali. Non ci sono santi, la legge è legge e parla chiaro. L’ultimo censimento è stato decisivo in questo senso perché ha certificato che per soli quindicimila abitanti la Calabria sta sotto il target di due milioni. Una beffa per gli amanti disperati delle poltrone, per le assemblee, le spese e tutto il fatto appresso. Una pura norma consequenziale invece per i cultori del diritto. Ovvio che nella folta schiera dei primi si possono individuare più o meno tutti gli attori istituzionali e di partito e anche se qualcuno sta zitto in cuor suo lo fa solo per convenienza.
li nel turno delle regionali che è oggettivamente più solido in scaletta. E bagno di sangue sarà.
Sarà un
bagno di sangue A nessuno dei regnanti, di maggioranza o di opposizione, può far comodo una così drastica diminuzione dei consiglieri regionali. Il perché è semplice. Che sia di conservazione governativa o, al contrario, di conquista del potere la prossima campagna elettorale per le regionali deve sfamare un oceano infinito di appetiti per lo più rimasti insoddisfatti. Tanto nel Pd quanto nel variegato mondo in formazione del centrodestra ci sono al momento più desideri che prospettive e fare due conti non è sbagliato. I collegi vedranno restringere la loro cinghia e, per esempio, nel Cosentino sarà un accoltellamento generale. Un esempio? Naturalmente è più semplice, quando si tratta di descrivere cazzotti, guardare in casa Pd. Con l’Europa fuori gioco e fuori portata, con il Parlamento nazionale per il momento blindato fino a data da destinarsi, con le amministrative sparse in giro che sono per lo più marginali se si fa eccezione per le caldissime poltrone di sindaco di Reggio e Rende è su Palazzo Campanella che si tenterà di tenere buoni gli appetiti. E così Mario Maiolo, Franco Laratta, Mimmo Bevacqua, Carlo Guccione, uno della famiglia Adamo, il giovane figlio di qualche altro pezzo da novanta tanto per dire si dovranno contendere poche, pochissime poltrone. In caso di sconfitta della coalizione addirittura un simbolo, un paio al massimo.
La Corte costituzionale conferma che dovranno essere 30 i consiglieri regionali. Davvero niente rispetto agli appetiti che si profilano più insaziabili e repressi che mai Dall’altra parte se patto di potere semmai nascerà (anche se al momento è azzardato solo parlarne) tra Nuovo centrodestra e Forza Italia dovrà tenere conto di Giacomo Mancini, di Roberto Occhiuto, di chi indicherà Galati, del gruppo catanzarese, di quello che vorranno fare i reggini guidati da un lato da Nino Foti e dall’altro da Peppe Scopelliti. Un bagno di sangue, a destra e a manca. Tanto più sgorgante quanto più lontane saranno le urne nazionali che se davvero Renzi le terrà blindate fino a fine legislatura, nel 2018, finiranno per far convergere tutte le esigenze loca-
Non a caso Franco Talarico, in qualità di presidente del Consiglio ma anche in qualità di “portavoce” di un terrore stratificato nei partiti, reagisce e prova a contrastare con i mezzi che passa il convento la sentenza della Corte costituzionale... «Rispetto la sentenza della Corte costituzionale, ma non la condivido - dice -. Trovo ingiusto che la Calabria per meno di 15.000 abitanti, abbia una rappresentanza di 30 consiglieri regionali anziché 40. Lo stesso numero di consiglieri, in sostanza, che avranno regioni con molto meno abitanti dei nostri. A mio avviso - sono stati confusi i costi della politica, che e’giusto ridurre come abbiamo fatto anche noi in maniera sostanziale, con i costi della democrazia». «Se i primi vanno giustamente ridotti, occorrerebbe però - spiega il presidente Talarico - fare attenzione agli effetti negativi che una simile decisione provoca per l’esercizio stesso della democrazia, sia in termini di funzionalità delle istituzioni che di partecipazione alla politica da parte dei cittadini. Qualcuno dovrà spiegarci come potrà efficacemente funzionare, con soli 18 consiglieri regionali di maggioranza di cui 6 eserciteranno incarichi di governo, un’assemblea legislativa che, in forza del titolo V della Costituzione, ha competenze e responsabilità enormi, senza dimenticare la programmazione e il controllo di ingenti somme derivanti dai fondi comunitari». Per il presidente Talarico «si riducono i consiglieri comunali, si azzerano i consigli provinciali e si punta tutto su un neocentralismo che vorrebbe scaricare sulle Regioni le disfunzioni del sistemaPaese. Perciò, ho più volte detto che la posta in gioco non è la difesa di privilegi o peggio della cosiddetta casta, ma la salvaguardia di un’adeguata rappresentanza democratica, soprattutto in aree difficili del Mezzogiorno. In tal senso, avevo quindi proposto, pur di avere una rappresentanza adeguata, di utilizzare le risorse destinate a 30 consiglieri regionali per le indennità riservate a 40 consiglieri. Trenta consiglieri è un numero del tutto insufficiente per consentire all’assemblea regionale di far funzionare persino le commissioni permanenti e speciali. Quanto accaduto, invece, anziché agevolare il rilancio delle Regioni, riduce fortemente la loro autonomia decisionale e depotenzia le istanze politiche e sociali delle periferie rispetto al centro. L’auspicio è che il legislatore nazionale riveda una normativa assunta sulla spinta dell’emotività scaturita, in un particolare momento della vita politica, da episodi di sperpero accaduti in alcune Regioni. Una classe politica che non intenda tornare indietro, non può responsabilmente pensare che la crisi del regionalismo si risolve con un suo ridimensionamento deciso dall’alto».
9
Mezzoeuro
Sabato 8 Marzo 2014
Le eccellenze per sperare
Terapia intensiva aperta Passo avanti nella cura Più tempo per il rapporto famiglia-malato al Neuromed, per una ripresa qualitativamente migliore Il dottor Filvio Aloj, responsabile dell’Uoc Terapia intensiva dell’Irccs Neuromed è uno dei promotori, insieme all’associazione ‘Amici di Eleonora’ del progetto della Terapia intensiva aperta. Abbiamo chiesto al dottore di chiarire questo termine e di farci capire come funziona il modello di terapia al Neuromed di Pozzilli (Is). «La nostra terapia intensiva è principalmente di tipo neurologica e neurochirurgica. Non abbiamo però solo ammalati di tipo neurochirurgico, abbiamo anche ammalati di Sla, parkinsoniani con cure intensive presenti in T.I. per superare la fase acuta, trauma cranico, in generale persone che hanno subito eventi improvvisi che sconvolgono la vita del paziente e dei familiari. Quindi possiamo dire che in questo reparto abbiamo degenti svegli e collaboranti anche se non autosufficienti». Al Neuromed, proprio perché convinti dell’indispensabilità di sostenere tutta la famiglia del malato si è cercato si aprire la Terapia intensiva per qualche minuto in più; ci si è convinti però che bisognava fare altro iniziando ad aprirla dalle ore
16:00 alle 20:00 per poi renderla aperta, con le dovute precauzioni, per tutto il giorno. «Abbiamo sempre consentito anche se per poco tempo, un’ora, l’ingresso dei parenti in terapia intensiva - ci spiega il dottor Aloj - ma ci siamo resi conto che il dover stare fuori ed aspettare quel limitato tempo sia per vedere il proprio caro ma anche per interagire con il personale sanitario risulta essere un’attesa che da problemi anche psicologici al familiare. Il malato è in coma ma forse i veri eroi di tutto questo iter sanitario sono proprio i parenti che hanno un fardello non indifferente da sopportare. La collaborazione con l’associazione ‘Amici di Eleonora’ è fondamentale soprattutto per l’approccio perché nasce proprio dalle difficoltà vissute dai familiari di una bimba andata in coma e ‘rimasti fuori dalla stanza’. Il problema fondamentale che nasce in questi contesti è rappresentato da un deficit di comunicazione che si viene a creare tra il curante e il familiare. I familiari manifestano una naturale ed impellente esigenza di essere informati ma spesso non sono in condizioni di comprendere ed accettare fino in fondo le dimensioni reali del problema. Alcune volte non accettano neanche le regole del reparto e nutrono sentimenti di ostilità e diffidenza; frequentemente si possono instaurare con l’equipe sanitaria dei colloqui un po’confusi e scoraggianti; sembra che interrompendosi la normale comunicazione con il malato i parenti comincino a cercare un canale di espressione e ascolto su altre bande di frequenza. Io credo che questo sia dovuto essenzialmente al tempo limitato di contat-
to che i familiari hanno con il loro caro ed è proprio per questo, dalla nostra esperienza in reparto che vogliamo fortemente una Terapia Intensiva aperta». Quello della Terapia intensiva, infine, risulta essere un reparto molto particolare; per questo abbiamo chiesto al dottor Aloj di individuarci poche buone pratiche da consigliare a chi è costretto ad approcciarsi a tale contesto. «È fondamentale - ci spiega lo specialista - attenersi alle regole del reparto; se questo viene fatto anche dai familiari dei pazienti tutto l’apparato ne beneficerà e il rapporto medico-paziente-familairi potrà essere soltanto buono. Posso, inoltre, dare dei consigli di tipo generale per i familiari dei degenti in terapia intensiva: quando si entra in reparto è necessario spegnere il telefono che può interferire con gli apparecchi e cosa più importante bisogna disinfettarsi le mani. All’interno della camera le visite sono consentite ad un solo familiare per volta. Quando sono necessarie misure di isolamento è meglio utilizzare mascherina, camice, guanti, cappellino chirurgico; accorgimenti volti a ridurre essenzialmente il rischio infettivo per i pazienti. L’impatto che le persone esterne hanno della Terapia intensiva non è dei migliori e ci capita spesso di dover soccorrere il parente che sviene appena entra: cercate quindi almeno per i colloqui il soggetto in famiglia che sia maggiormente predisposto psicologicamente a tale tipologia di esperienza in modo da evitare problemi e fare in modo che il rapporto medico-familiare- paziente sia il migliore possibile».
11
12
Mezzoeuro
Sabato 8 Marzo 2014
Le eccellenze per sperare
Iva Zanicchi madrina del progetto Un progetto che presto sarà realtà e che vede l’Irccs Neuromed di Pozzilli tra i primi ospedali in Italia ad avere una Terapia intensiva aperta 24 ore su 24. Madrina dell’iniziativa l’onorevole Iva Zanicchi che ha trascorso un intero pomeriggio all’Istituto neurologico Mediterraneo dove, oltre alla visita nel reparto di terapia intensiva, ha avuto modo di visitare l’intero ospedale e il Centro ricerche Neuromed. «Sono piacevolmente sorpresa - ha affermato Zanicchi a margine della visita - ho visitato un ospedale modernissimo, con apparecchiature all’avanguardia e con tanti giovani competenti che offrono le migliori cure. Quando sono venuta a conoscenza del progetto della terapia intensiva aperta ho voluto subito sostenerla. Si tratta di un’enorme possibilità per i familiari del pazienti ricoverati in questo reparto così particolare, i quali non saranno costretti ad assistere i loro cari solo per dieci minuti al giorno bensì potranno essere loro vicino per tutto il tempo che vorranno. Un beneficio che va anche ai malati stessi. Io ho avuto esperienze in altri ospedali e so per certo i malati di questi reparti sono coscienti di tutto ciò che succede intorno a loro; sono certa quindi, ed i medici confermano questa tesi, che la vicinanza di un familiare non può fa altro che aiutare colui che soffre in un momento così delicato. Oltre a questo - ha continuato la cantante - devo spendere una parola anche per il centro di ricerca in cui ho conosciuto tanti giovani ricercatori; la ricerca è il futuro e rappresenta la salute per i nostri figli perché senza la ricerca non potremmo affrontare nessuna patologia. Sono venuta a Pozzilli per sposare un’iniziativa che fa onore a questo Istituto di Ricerca e Cura, devo dire che non è solo questo progetto ma tutto quello che il Neuromed fa deve far onore non solo al Sud, non amo differenziare il nostro Paese perché siamo tutti uguali, ma tutta l’Italia. Il Neuromed è un vanto per tutti noi». ...con il presidente Neuromed Melaragno
Iva Zanicchi saluta una paziente
Qui il dottor Lunghini, rappresentante dell’associazione “Amici di Eleonora”, insieme ad alcune operatrici
Mezzoeuro
Sabato 8 Marzo 2014
Le eccellenze per sperare
Dal primo marzo la Terapia intensiva Neuromed ha aumentato le ore di apertura ai familiari dando loro la possibilità di entrare dalle ore 16:00 alle 20:00. Seguirà, con la nuova struttura, l’apertura 24 ore su 24 così come affermato nel corso dell’inaugurazione del Punto Coma con cui è stata avviata un progetto, in collaborazione con l’associazione onlus ‘Gli amici di Eleonora’ che intende mettere al centro del lavoro dell’ospedale il paziente insieme alla sua famiglia.
Iva Zanicchi fa visita al Neuromed... ...in questa e nella foto a sinistra, con i ricercatori
...con Pietracupa (a sinistra) e Aloj
«Dopo l’inaugurazione del Punto Coma del 10 febbraio scorso - ha affermato il dottor Lunghini, rappresentante dell’associazione ‘Amici di Eleonora’ - questo appuntamento per noi corona un sogno: i familiari debbono e possono stare accanto ai loro cari malati anche in situazioni cliniche estreme. A noi non fu permesso di stare vicini alla piccola Eleonora, ci fu impedito nel modo più drammatico poiché raramente ci fu concesso di toccarla e di vederla da soli. Fu una sofferenza tremenda! Oggi a 10 anni di distanza da quel dramma la situazione sta cambiando e l’esempio dell’Irccs Neuromed dimostra che una sanità più umana è possibile. Per fortuna anche la legislazione evolve, e un recente parere del Comitato nazionale di Bioetica del 24 luglio 2013, apre la strada a notevoli mutamenti perché dimostra che ‘la separazione dai genitori è stata riconosciuta come la maggiore fonte di stress per i bambini ospedalizzati’ e che ‘madri di bambini ricoverati in Terapia Intensiva aperta hanno indici di stress più contenuti di quelle dei bambini nelle Terapie intesive con accesso limitato». Più in generale il parere conclude valutando che «...dal punto di vista etico, un primo elemento da considerare è quello del rispetto della persona del malato nei trattamenti sanitari, come previsto dall’art. 32, comma 2 della Costituzione italiana». «Per fortuna la scienza evolve su questi temi - conclude Lunghini - per cui sentiamo il dovere di porgere un sincero ringraziamento all’equipe del dott. Fulvio Aloj, responsabile della U.O. Terapia intensiva di Neuromed, al direttore sanitario, dott. Edoardo Romoli, e a tutta l’organizzazione aziendale per aver reso possibile in tempi brevissimi un’iniziativa unica nelle strutture sanitarie del Centro-Sud e tra le poche effettivamente attive nel Paese». Una iniziativa dunque che ha valicato i confini molisani tanto da essere apprezzata da Iva Zanicchi che ha voluto esserci e testimoniare la bontà del progetto.s
Iva Zanicchi firma il libro dei visitatori
...con il dottor Lunghini (Amici di Eleonora) e Pietracupa
13
14
Sabato 8 Marzo 2014
Mezzoeuro Le eccellenze per sperare
Mezzoeuro
Sabato 8 Marzo 2014
Movimento oltre il Campagnano
Rende
Quel patto sotterraneo... I giovani colonnelli del Pd rendese, dopo gli errori e la debacle delle ultime primarie che hanno evidenziato limiti e incapacità, hanno richiamato in servizio il vecchio gruppo dirigente per poter predisporre una migliore organizzazione in grado di affrontare la prossima consultazione amministrativa di maggio. Anche se non sembrano sanate le frizioni tra le due diverse generazioni c’è stata la disponibilità del vecchio gruppo dirigente a dare il proprio contributo in ricordo e per la salvaguardia della storia della città. Il Pd forte delle sue tre liste, quella ufficiale più “Insieme per Rende”, “Rende riformista” ha già l’appoggio di una lista nata dall’associazionismo, più gli alleati che hanno dato l’adesione come Idv anche se fortemente ridimensionata (non è accreditata a prendere il quorum) per l’abbandono di Mimmo Talarico. Non è ancora chiara la posizione del Psi dove sarà determinante per le alleanze la forte presenza dell’ex assessore Pietro Ruffolo. Peraltro completamente abbandonato dai suoi compagni di viaggio tutti confluiti nel Pd. Le trattative per l’individuazione del candidato a sindaco vanno avanti anche se ancora senza esito. Tra i totocandidati Francesco Mirabelli che ha chiesto a gran voce le primarie, Raffaele De Rango che gode della stima della parte nuova della città, Giuseppe Gagliardi che risulta molto popolare su tutto il territorio e ancor di più nelle periferie, Pasquale Verre che è conosciuto solo dal vecchio centro storico mentre Nello Gallo si conferma la figura che gode il rispetto di tutti i residenti del territorio comunale. Non si esclude la scelta di un professionista stimato della società civile al di fuori delle logiche dei partiti. Il leader Sandro Principe sta mettendo in moto tutta la sua diplomazia per poter trovare un nome condiviso che porti alla più ampia convergenza nella coalizione del centrosinistra per evitare che altri candidati in campo possano conquistare la guida della città. Nel centro con simpatie di buona parte della sinistra si conferma e si rafforza la candidatura di Mario Toteda che parte con un forte consenso sulla zona di Roges e raccoglie molti consensi e simpatie in tutta la città. Presente anche il movimento di Orlandino Greco con due liste che so-
Pur di mettere in mezzo Rosario Mirabelli, i Gentile e la macchina di Peppe Scopelliti, il Pd di Sandro Principe potrebbe per le comunali stabilire un contatto di "non belligeranza" con Forza Italia Il tornaconto reciproco non manca
sterranno un proprio candidato a sindaco. Da registrare anche un altro movimento che raccoglie una lista civica sulla città più una lista civica con candidati delle importanti zone periferiche, che non avendo fiducia nei partiti potrebbe indicare un proprio candidato alla poltrona di primo cittadino. In corsa anche Andrea Cuzzocrea del Centro democratico di Tabacci che non ha ancora ufficializzato adesioni verso i papabili candidati. Rimane in campo anche l’ex assessore Eraldo Rizzuti forte della sua vicinanza alle formazioni democratiche e al mondo cattolico. Per il Nuovo centrodestra è presente la candidatura del consigliere regionale Rosario Mirabelli. Su Forza Italia la novità potrebbe essere un pressing diretto e per il momento sotterraneo del Pd per la chiusura di un accordo che potrebbe salvaguardare il principato da spiacevoli sorprese. È fuor di dubbio infatti che al momento, nel centrodestra, il candidato da battere è il gentiliano (dell’ultima ora) Rosario Mirabelli che non è azzardato immaginare possa disporre in campagna elettorale della macchina esplosiva dell’apparato regionale di Peppe Scopelliti (Orsomarso, Chiappetta etc). In queste condizioni e con il centrosinistra frammentato e senza un candidato forte il Principato rischia seriamente per la prima volta nella sua storia di passare in mano avverse al Garofano d’origine. Non è infondata perciò la voce sotterranea che sussurra di un patto di non belligeranza tra i principiani e Forza Italia pur di mettere in mezzo Rosario Mirabelli, la famiglia Gentile e Peppe Scopelliti. Si vedrà. I grillini per intanto sono già in movimento sul territorio con il giovane giornalista Domenico Miceli consapevoli che i malumori della cittadinanza e la situazione di deficit del Comune possano far crescere fortemente i loro consensi. A loro favore del resto gioca tutto e il contrario di tutto e mai come stavolta il dissenso stratificato nei confronti della politica potrebbe giocare brutti scherzi alla vecchia regnanza di sempre. Anche Rende non è più al sicuro di questi tempi. Sandro Principe, Fausto Orsomarso e Rosario Mirabelli Sopra, il municipio di Rende
15
Mezzoeuro
Sabato 8 Marzo 2014
Un peso insopportabile
I tentacoli
di Rende Multiservizi La bacchettata della Commissione europea ha chiarito ancora una volta che l’Italia deve subire una vera e propria rivoluzione burocratica amministrativa se vuole riacquistare la fiducia dei mercati e avviare un nuovo periodi di sviluppo. Il problema più importante è il sistema dei poteri locali che sotto la spinta della demenziale politica leghista ha portato il Paese sull’orlo del baratro, poiché la decentralizzazione dei poteri decisionali ha creato una miriadi di centri di spesa, che non riescono a trasformare le risorse impiegate in investimenti, ma costituiscono solo una fonte di alimentazione del debito pubblico. La situazione più grave riguarda le Regioni, che dimostrano una fantasia senza limiti nell’inventare nuove forme di spreco delle risorse e marchingegni istituzionali che bloccano qualsiasi decisione. guardati la situazione sotto qualche spunto. Non è certo un caso se la riforma della riforma del Titolo V della Costituzione è diventata una delle priorità nell’agenda governativi. La situazione è talmente grave che ci si augura un sollecito intervento legislativo, anche se il timore che, come è avvenuto in questi ultimi due decenni, qualsiasi riforma si è tradotta in un peggioramento della situazione precedente. La condizione degli enti locali presenta delle patologie altrettanto gravi poiché si sono voluti introdurre degli elementi distorsivi privi di qualsiasi logica sistemica. L’esternalizzazione dei servizi con soluzioni “in house”, realizzate con società pseudo private e come tali al di fuori del rigido controllo e delle regole della contabilità pubblico, o con affidamento a società private che dovevano garantire l’efficienza e l’economicità perduta dalla burocrazia degli enti, avviluppatasi su se stessa. La grande semplificazione si è tradotta in tutta Italia in una vera e propria catastrofe sia sotto il profilo della qualità dei servizi, sia sotto il profilo economico ed organizzativo. Dopo qualche tempo, di solito molto breve, i vantaggi si sono tramutati in un vero e proprio disastro.
Il caso di Rende,
già additato come uno dei pochi comuni virtuosi della Calabria, se non dell’intero meridione è emblematico in questo senso. Il suo primato ha resistito fino a quando la gestione dei servizi comunali era affidata alla buona, vecchia ed inefficiente burocrazia cittadina. Da quando ci si è affidati ai privati e alle loro alchimie produttive, la situazione è andata progressivamente peggiorando fino al disastro finale, il fallimento della società Valle Crati che doveva gestire il ciclo dei rifiuti. Oggi a destare le maggiori preoccupazioni è la Multiservizi, una impresa costituita sotto forma cooperativistica, che avrebbe dovuto assumere una serie di servizi, con un personale di duecento persone e un costo annuo che si aggira sui cinque milioni di euro, una enormità sia per numero di dipendenti che per i incidenza del costo cresciuto enormemente rispetto alla condizione precedente. Ma sono due gli aspetti che destano la maggiore preoccupazione, la qualità la dei servizi e del personale addetto. Secondo il Piano programma dei servizi, la Multiservizi dovrebbe garantire la manutenzione dell’area cimiteriale, compresi i servizi di tumu-
Una soluzione semplice per assicurare servizi pubblici più efficienti ed economici si è rivelata una palla al piede dell'amministrazione comunale. Ora la pianta organica è decisamente sovradimensionata Con tutti gli addetti la città dovrebbe somigliare a Montecarlo e non è così Razionalizzare è la vera sfida che attende il potere che verrà Sempre se sarà possibile... lazione ed estumulazione delle salme, la custodia dei musei, autoparchi ed edifici di interesse comunale, la gestione e manutenzione delle scale mobili, degli immobili comunali, parchi e giardini, trasporto scuolabus, spazzamento e pulizia delle strade cittadine. Le inchieste giudiziarie hanno messo chiaramente in luce le infiltrazioni di elementi poco raccomandabili che con la loro presenza impediscono anche agli altri di svolgere adeguatamente il proprio lavoro. In rapporto ai costi, i benefici dei servizi erogati sono molto al di sotto per quantità e qualità: - la spesa per il servizio scuolabus risulta raddoppiata negli anni senza giustificazione; - il servizio di spazzamento viene assicurato solo sulle strade lungo l’asse Roges -Quattromiglia;
- il verde viene curato anche e solo lungo l’asse lo stesso asse; - la pubblica illuminazione passata ora alla gestione di Enel Sole - senza risparmio di spesa- risulta peggiorata con lampade che non si sostituiscono per diversi mesi o tratti di illuminazione pubblica interrotta per oltre 3 mesi. Ironia della sorte si è voluto cambiare la gestione dell’unico settore che la Multiservizi gestiva bene con 7 unità!); - il servizio di pulizia delle cunette o dei pozzetti sulle varie zone anche centrali e periferiche del territorio è inesistente. Da ciò si vede che la Multiservizi con i suoi numerosi dipendenti risulta diretta male e amministrata peggio. Le cose non sono migliorate nemmeno con l’arrivo del nuovo amministratore Umberto Vivona sulla cui nomina c’è un ricorso pare che la causa sia la mancanza dei necessari titoli. Meglio organizzata poterebbe garantire servizi migliori e portare un notevole risparmio alle casse del Comune. Sembra evidente che la scommessa della Multiservizi condizionerà il futuro della nuova amministrazione, poiché bisognerà procedere a una politica di qualificazione del personale e ridefinizione dei servizi affidati alla cooperativa. In particolare ad essa potrebbe: - ritornare a gestire la pubblica illuminazione; - gestire la riscossione dei tributi (ora affidata alla Maggioli); - gestire bene con le squadre organizzate la piccola manutenzione delle strade e degli immobili comunali; - gestire meglio la cura del verde e la prevenzione sul territorio garantendo la presenza del personale; - gestire meglio il verde di parchi e giardini comunali. La questione della Multiservizi assume un significato particolare alla vigilia del delicato confronto amministrativo che segue al più lungo commissariamento di Rende e per il valore strategico sia in termini di consenso che di confronto sulle responsabilità passate che sulle strategie per superare quest’impasse che ha un pesante impatto sulla vita dei cittadini rendesi. o.p.
17
Mezzoeuro
Sabato 8 Marzo 2014
La guerra del sacchetto
Il tribunale di Cosenza
Rifiuti, c’è l’inchiesta La procura di Cosenza ha aperto un’inchiesta sulla situazione dei rifiuti a Cosenza. Nei giorni scorsi il sindaco, Mario Occhiuto, aveva pubblicamente accusato, e poi denunciato per interruzione di pubblico servizio, il sindaco di Celico, nel Cosentino, per presunte ostruzioni nel conferimento dei rifiuti del capoluogo nella locale discarica della presila. Diversi i camion, provenienti da Cosenza, che sono stati bloccati dalla popolazione, impedendo il conferimento della spazzatura. Il sindaco di Celico aveva anche emesso delle ordinanze che impedivano l’accesso ai camion. Adesso sarà il Corpo forestale a dover svolgere delle indagini, per cercare di appurare le eventuali responsabilità. Una richiesta bipartisan di convocare con urgenza un Consiglio comunale straordinario aperto sull’emergenza rifiuti a Cosenza è stata rivolta al Presidente della massima assemblea cittadina Luca Morrone da 25 consiglieri comunali, espressione delle forze di maggioranza e opposizione. La richiesta di convocazione, primi firmatari i consiglieri comunali Andrea Falbo e Roberto Bartolomeo, è stata sottoscritta anche dai consiglieri Massimo Bozzo, Roberto Sacco, Giovanni Cipparrone, Francesco Perri, Francesco Caruso, Giuseppe Mazzuca, Maria Lucente, Cataldo Savastano, Marco Ambrogio, Giuseppe Spadafora, Claudio Nigro, Francesco Spadafora, Lino Di Nardo, Mimmo Frammartino, Michelangelo Spataro, Pierluigi Caputo, Luca Gervasi, Salvatore Perugini, Giovanni Quintieri, Antonio Ruffolo, Massimo Commodaro, Francesco De Cicco ed Enzo Paolini. «Considerato il carattere di estrema urgenza e la grave situazione igienico-sanitaria che sta vivendo la nostra città e che stanno subendo i cosentini, ormai inermi di fronte alla questione dei rifiuti - si legge nella richiesta sottoscritta dai consiglieri comunali e avanzata al Presidente dell’assemblea di Palazzo dei Bruzi Luca Morrone emergenza che, in poco tempo, ci ha portato in maniera estremamente negativa alla ribalta mediatica nazionale, premesso che la questione stessa interessa diversi livelli istituzionali quali la Regione Calabria, la Provincia di Cosenza e il Comune capoluogo, atteso che negli ultimi tempi si sta innescando una “guerra tra poveri” tra i cittadini cosentini e la cittadinanza di Celico, fino a poco tempo fa impensabile, considerati gli ottimi rapporti da sempre esistenti, preso, inoltre, atto del fatto che regna una confusione totale in merito alle responsabilità e, in particolar modo, alle soluzioni adottate che risultano ad oggi inefficaci, atteso, inoltre, che al fine di fare chiarezza è necessaria e indispensabile la presenza di tutti gli attori coinvolti, si chiede, nel più breve tempo possibile, la convocazione sull’argomento di un consiglio comunale straordinario aperto, consi-
La procura di Cosenza apre un'inchiesta sulla vicenda. La città è ancora sepolta da immondizia nel mentre prosegue la pratica dello scaricabarile derata l’estrema urgenza della situazione venutasi a determinare». Nel documento, i consiglieri firmatari hanno, inoltre, richiesto la presenza, alla seduta di Consiglio che si andrà a convocare, oltre che del sindaco Occhiuto, cui la richiesta è stata portata a conoscenza, anche del Prefetto di Cosenza Tomao, del presidente della Giunta regionale, dei consiglieri regionali della provincia di Cosenza, dell’assessore regionale al ramo, del presidente della Provincia e del sindaco di Celico. Intanto sulla vicenda dei rifiuti in Calabria e a Cosenza intervengono i Verdi. «Cosenza invasa dai rifiuti. Non è la prima volta e - ne siamo convinti - non sarà l’ultima se si continuerà a perseverare con la logica del rinvio e la dilatazione dei tempi per l’implementazione di un sistema di raccolta differenziata domiciliare spinta. Senza fare ciò non possiamo dare la colpa agli altri quando un servizio di pubblico interesse, nel proprio comune, non funziona a dovere». È quanto affermano il portavoce e la co-portavoce dei Verdi Ecologisti della Calabria, Aurelio Morrone e Elisa Romano. «Perché erogare, regolarmente, il servizio della raccolta dei rifiuti - sostengono Morrone e Romano - è prerogativa esclusiva dell’ente locale e nessun altro organismo ha compe-
tenza. Se le cose non vanno, la causa va ricercata nelle proprie, volute o non volute, incapacità di organizzare il servizio in esame. E non è nemmeno una questione di soldi - spiegano i responsabili dei Verdi calabresi - poiché i cittadini pagano salato e sempre il servizio, anche quando questo non viene assicurato a dovere, come sta avvenendo in questo periodo. Si tratta di applicare le principali regole, che valgono per tutta l’Europa, ben scritte in una direttiva sui rifiuti che è stata recepita dall’ordinamento nazionale e che, con molta semplicità, indica la strada che ogni Stato, e quindi le appendici istituzionali territoriali, deve percorrere nei modi e nei tempi previsti. L’Ue - da tempo - ha fissato una precisa gerarchia nel modo di procedere, consigliato per evitare che i rifiuti diventino una bomba ad orologeria come sta avvenendo puntualmente in Calabria. Al primo punto - informano Aurelio Morrone e Elisa Romano - la direttiva indica espressamente di non produrli. Il secondo punto riguarda il riutilizzo degli oggetti, per far sì che la produzione dei rifiuti venga evitata in modo strutturale, dal momento che l’uscita dal ciclo dell’uso risulta notevolmente rinviata, come nel caso delle bottiglie di vetro non a perdere». «Una volta ridotta il più possibile la produzione di rifiuti, conviene utilizzarli (terzo punto della priorità gerarchica) come fonte di materia che prende il posto della materia vergine, con notevoli vantaggi ambientali ed energetici. Solo quando tutti questi passaggi sono stati compiuti la direttiva europea prevede che è possibile inviare i rifiuti al recupero energetico e, in ultima istanza, in discarica una volta trattati. Purtroppo, il senso della gerarchia da noi è invertito! Si parte direttamente dalla discarica. Le cose nella nostra realtà - rilevano Aurelio Morrone e Elisa Romano - stanno cosi, quindi è inutile spostare l’asse della problematica su altri aspetti, quali quelli del campanilismo o appartenenza politica. Qui c’è una mancanza di applicazione della norma, che - ricordiamo - non è facoltativa ma obbligatoria, che si perpetra da tre lustri. Si abbia il coraggio - sostengono, fermamente, i responsabili dei Verdi Ecologisti calabresi -, di richiedere con decisione, da parte dei cittadini, lo scioglimento ed il commissariamento dei consigli comunali che non rispettano le leggi, che non avviano la raccolta differenziata e non raggiungono gli standard d’efficienza del servizio richiesti. Ricordiamo,con l’occasione, che le oltre 300 vecchie discariche sono dei siti ad alto rischio ambientale per la salute dei cittadini e che aspettano di essere bonificate. Aggiungerne delle altre - concludono Aurelio Morrone e Elisa Romano - come sta avvenendo a Celico (un comune dell’hinterland cosentino ad alto indice di montanità, alle porte della Sila), significa aggravare la già precaria situazione, dilatando nel contempo il numero di siti già esposti ad una rilevante criticità ambientale».
19
Mezzoeuro
Sabato 8 Marzo 2014
Qualcosa salviamocela
Speranza a gocce di Giovanni Perri
I corsi d’acqua per svolgere adeguatamente le loro funzioni devono avere argini sempre bene ordinati e sistemati, al fine di tutelare, salvaguardare, conservare e valorizzare lle risorse naturalistiche, ecologiche ed ambientali. È bene perciò che vengano privilegiate le opere di difesa idraulico-agrarie e non trascurate le pratiche agronomiche antierosive, quali il mantenimento della velocità di allontanamento delle acque piovane con il relativo trasporto del materiale terroso da monte verso valle. Altro fattore di controllo e di freno all’azione di trasporto delle acque piovane verrà svolto dalla lettiera costituita dai residui della vegetazione accumulata sul suolo negli anni precedenti, unitamente ad altri interventi agronomici e all’azione positiva svolta dalle radici delle piante in prossimità dei reticoli idrografici. Gli interventi di assetto del territorio pertanto saranno finalizzati al miglioramento delle condizioni idrauliche e di regimazione dei corsi d’acqua presenti nelle aree agricole e forestali, la cui azione benefica si riflette certamente sul deflusso delle acque meteoriche e quindi sulla più efficace azione di protezione idrogeologica del territorio ed a beneficio del paesaggio, dell’ambiente, dell’ecologia e delle aste fluviali dei corsi d’acqua. Le tipologie di intervento riguarderanno essenzialmente la regimazione idraulica delle fiumare, per lo più a carattere torrentizio, attraverso la pulitura e la sagomatura dei corsi d’acqua, eventuali piccoli interventi correttivi dell’alveeo, realizzazione di opere di stabilizzazione: brigliette, gabbioni, muretti a secco, viminate ecc. Per quanto attiene il dimensionamento e posizionamento di tali opere, le relative problematiche saranno affrontate con razionalità e con opere di ingegneria naturalistica in base alle caratteristiche e alla natura dei luoghi, utilizzando materiali rispettosi dei sistemi e possibilmente senza l’impiego del tradizionale calcestruzzo cementizio. In tal modo le finalità e gli obiettivi da raggiungere riguarderanno essenzialmente gli aspetti tecnico funzionali per la risoluzione delle problematiche relative al consolidamento dei corsi d’acqua e alla stabilizzazione dei versanti in frana, naturalistico ecologiche, non stravolgendo le caratteristiche dell’ambiente, della flora e della fauna. Sarà così tutelato e salvaguardato l’aspetto estetico-paesaggistico, pur realizzando piccolissime modifiche, qualora dovessero rendersi necessarie, in senso longitudinale e trasversale degli alvei. con l’eliminazione della vegetazione infestante (erbacea ed arbustiva) che solitamente è di ostacolo alla regimazione delle acque piovane. Tutto ciò al fine di dare un assetto possibilmente stabile e definitivo al territorio, salvaguardare la sicurezza del territorio e preservare la compatibilità ambientale, la prevenzione del rischio idrogeologico ed in generale attenuare i danni allorché dovessero verificarsi avversità climatiche non facilmente governabili. Le opere di difesa dei corsi d’acqua devono basarsi su tecniche di ingegneria naturalistica e comporteranno un sostenibile impatto ambientale, consentendo la riqualificazione paesaggistica ed am-
Da tempo servono interventi di ingegneria naturalistica nei corsi d’acqua e nel reticolo idrografico per fronteggiare alluvioni e dissesti idro-geologici del territorio bientale delle aree in avanzato stato di erosione e nello stesso tempo destinare ad incidere favorevolmente in direzione della stabilizzazione e della sicurezza fisica ed ambientale del territorio, in particolare di quelle ubicate in forti pendii collinari e montuosi. Con siffatti interventi di ingegneria naturalistica, sui diversi corsi d’acqua che modellano l’intero territorio calabrese, unitamente al reticolo idrografico minore ,a ai fossi di scolo per la raccolta delle acque di scorrimento superficiale, soprattutto nei periodi di intensità piovosità, si creano veramente le premesse per limitare i dissesti idrogeologici, cui abbiamo assistito in questi giorni nostro malgrado, con la possibilità di valorizzare le risorse naturalistiche ed ambientali e quindi lo
sviluppo socio-economico in modo veramente sostenibile. Infatti per favorire tali interventi preventivi e sistematori, peraltro in sinergia con le politiche di salvaguardia del patrimonio naturalistico, ecologico ed ambientale la sistemazione dei versanti collinari, la pulizia dei corsi d’acqua, la manutenzione e l’efficienza dei fossi di scolo, costituiscono un insieme di fattori importanti, finalizzati a prevenire eventi alluvionali, dissesti idro-geologici, lutti e rovine di imprevedibili conseguenze sociali e territoriali. In tale ottica di riqualificazione degli aspetti paesaggistici, ambientali ed ecologici del territorio, si potrà ottenere una maggiore conoscenza ed informazione delle caratteristiche del luoghi che presentano maggiori fattori di criticità con prevedibili conseguenze negative per quanto attiene le attività economiche-produttive, Le ricorrenti alluvioni, i continui dissesti idro-geologici del territorio, purtroppo sono sempre forieri di effetti penalizzanti in termini turistici ed economici, ovverosia negativi eventi che penalizzano fortemente e significativamente, le popolazioni che vivono nelle aree agricole e forestali, in primis nelle aree interne, che spesso vengono messe in ginocchio dalle ricorrenti calamità naturali. agronomogperri@virgilio.it
21
22
Sabato 8 Marzo 2014
Mezzoeuro
Rubrica a cura dell’Ente di Patronato e di Assistenza sociale Epas-Fna (Federazione nazionale agricoltura)
IN COLLABORAZIONE CON
SEDI ZONALI ALTOMONTE FRANCAVILLA MARITTIMA PRAIA A MARE SCALEA
C.DA PANTALEO, 7/A VIA MAZZINI, 64 VIA TRIESTE, 20 VIA FIUME LAO, 253
0981/946193 0981/992322 0985/777812 0985/90394
SEDI COMUNALI ACRI ALTOMONTE BELVEDERE MARITTIMO CASTROVILLARI CERCHIARA DI CALABRIA CETRARO COSENZA FAGNANO CASTELLO GRISOLIA LAUROPOLI DI CASSANO IONIO MALVITO MOTTAFOLLONE PAOLA SAN MARCO ARGENTANO SCALO SAN SOSTI SANTA MARIA DEL CEDRO SARACENA SARTANO DI TORANO CASTELLO SPEZZANO ALBANESE TERRANOVA DA SIBARI TREBISACCE VILLAPIANA LIDO VILLAPIANA LIDO
VIA DUGLIA, 486 VIA SAN FRANCESCO, 62 VIA GIOVANNI GROSSI, 33 C/O STUDIO LEGALE CORDASCO VIALE PADRE F. RUSSO CONTRADA PIANA VIA G. DE GIACOMO, 4 VIA DE RADA, 24 VIA SAN SEBASTIANO CORR. BELLUSCI ANGELO PIAZZA CAPOLANZA, 8 CONTRADA VADITARI CORR. BORRELLI ANTONIETTA VIA NAZIONALE, 134 C/O CEDEFIN VIA ALCIDE DE GASPERI C/O STUDIO PERRONE-NOVELLO VIA PIANO DELLA FIERA, 14 VIA SAN MICHELE, 10 PIAZZA XX SETTEMBRE, 21 CORSO UMBERTO I PIAZZA DELLA REPUBBLICA, 49 CORSO MARGHERITA, 365 VIA PARIGI, 16 VIA DELLE AZALEE C/O STUDIO MELITO VIA DELLE ROSE, 28 C/O TEAM SERVICE
333/9833586 0981/948202 0985/84661 0981/483366
0982/999654 349/5842008 346/8569600 347/9433893 0981/70014 349/5438714 0982/621429 346/8569600 0981/60118 0985/5486 340/9692335 0984/521251 345/1337465 0981/956320 0981/51662 0981/56414 0981/56423
Vuoi aprire una sede nel tuo Comune? Contattaci!
Mezzoeuro
Sabato 8 Marzo 2014
Su le maniche di camicia
E lo chiamano terzo settore
Solidarietà: a Crotone istituzioni e volontari fanno rete
Niente più alibi Lavoro, la Cisl chiede un piano strutturale per far ripartire la Calabria Si è riunito il consiglio generale della Cisl Calabria. Ha introdotto i lavori il segretario generale Paolo Tramonti il quale nella sua relazione ha auspicato che dal nuovo Governo possano arrivare finalmente risposte concrete soprattutto per quanto riguarda la crescita, una nuova spinta propulsiva ai consumi e alla produzione industriale. Il Consiglio generale, partendo da una disanima e analisi dei dati più recenti sulla situazione economica e sociale dei territori, si è focalizzato sul tema della riforma dell’architettura istituzionale della Regione che offra maggiori poteri e competenze al sistema delle autonomie locali e una riorganizzazione dei livelli amministrativi atta a ridurre e riorganizzare secondo criteri di efficacia e razionalizzazione la moltitudine di enti strumentali e, sub regionali e società collegate. «Il piano strutturale per il lavoro, sul quale la Cisl si pone da diverso tempo come interlocutore delle Istituzioni, è stato ulteriore e fondamentale argomento di dibattito. Il riferimento ai nuovi strumenti di lotta alla disoccupazione giovanile, quali la Garanzia Giovani, è stato al centro del dibattito per la sua importanza strumentale rispetto a problemi vivi e tragicamente attuali quali il costante incremento dei Neet e le difficolta’ di funzionamento della rete regionale dei Centri per l’impiego. Il precariato, con la stabilizzazione della platea degli Lsu - Lpu e il finanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga, sono il tassello fondamentale di un piano strutturale per il lavoro che permetta di rilanciare e rimettere in moto una regione riqualificandone le troppe, finora mortificate, professionalità».
«A questi obiettivi può concorrere inoltre l’enorme mole di finanziamenti derivante dalla nuova programmazione dei fondi comunitari per i quali la Cisl si augura un confronto partneriale che possa concorrere a definire una strategia regionale che sia capace di non ripercorrere gli errori commessi con lo scorso ciclo di Programmazione. Si è fatto, a questo proposito una disamina delle maggiori opportunità per la cresita e lo sviluppo del nostro sistema regionale: Porto di Gioia Tauro, Zone Franche Urbane, creazione della Macro Regione Adriatico-Jonica con possibili ricadute positive anche per la Calabria. I lavori sono proseguiti con la discussione sul testo unico sulla rappresentanza sottoscritto il 10 gennaio 2014 da CgilCisl-Uil e Confindustria. Per la Cisl si tratta di una svolta epocale che cambia decisamente il volto delle relazioni industriali nel nostro Paese, per un sistema partecipato, moderno e ben governato, utile a favorire la buona economia, con conseguenze positive sugli investimenti e sulla nuova occupazione, anche per la nostra Regione. Ha concluso i lavori il segretario confederale Luigi Sbarra secondo il quale la vera grande priorità della Cisl è quella di un impegno forte per il lavoro e per alzare salari e pensioni. È questa la sola condizione per far ripartire i consumi, agevolare la domanda interna, aiutare le imprese e quindi salvaguardare l’occupazione. Per questo il presidente Renzi deve tagliare le tasse ai lavoratori e pensionati per far ripartire la crescita e lo sviluppo. Occorre rifinanziare gli ammortizzatori sociali in deroga per garantire tutele e protezioni sociali alle persone colpite dalla crisi, accelerare il percorso di attivazione sul Fondo Garanzia Giovani per dare risposte ai tanti giovani disoccupati, aprire una grande discussione nel Paese sulle politiche attive per il lavoro ed i servizi per l’impiego. Serve inoltre costruire piani industriali ed investimenti in alcuni settori come la manifattura, l’agroalimentare, il turismo, la cultura, la green economo, i servizi di cura e assistenza alle persone per realizzare politiche di crescita e di sviluppo».
Una rete tra istituzione e mondo del volontariato per dare senso concreto alla parola solidarietà. E’ quanto emerso questa mattina dalla conferenza stampa indetta dall’assessore alle Politiche Sociali del Comune di Crotone Filippo Esposito alla quale hanno partecipato i rappresentanti delle associazioni Cooperativa Baobab, Cooperativa Agorà Kroton, Prociv Arci e Kroton Community che hanno aderito al tavolo istituzionale promosso dall’assessorato. Una rete che incomincia a dare i suoi frutti concreti attraverso i progetti presentati dal tavolo rispetto al programma Spar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). Il programma Spar è finalizzato alla realizzazione progetti di accoglienza integrata alle quali le reti degli enti locali, Crotone è tra essi, possono accedere al fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo. Il Comune di Crotone grazie al prezioso supporto delle realtà del terzo settore è riuscito ad intercettare fondi in grado di poter garantire ad almeno cinquanta soggetti interventi che nella filosofia del programma non si limitano solo alla distribuzione di vitto ed alloggio ma anche all’accompagnamento, all’assistenza ed all’orientamento. Un lavoro che parte da lontano attraverso l’azione specifica dell’assessore alle Politiche Sociali Filippo Esposito che ha fortemente voluto l’istituzione del tavolo con le associazioni del terzo settore. Lavoro che non si limita al programma Spar come è stato evidenziato nel corso della conferenza stampa. L’amministrazione comunale, come ha evidenziato Filippo Esposito nell’ambito della programmazione dell’assessorato, intende promuovere piano progettuali rivolti a favorire iniziative, interventi e progetti finalizzati alla cooperazione e solidarietà internazionale. Detti piani si propongono essenzialmente di apportare utili e significativi contributi in relazione alle dinamiche a cui assistiamo ciclicamente fra una sponda e l’altra del Mediterraneo, determinando i flussi migratori e l’elevato impatto che quest’ultimi producono sullo sviluppo e sottosviluppo in entrambe le sponde del mare. Al fine di dare attuazione al programma, l’amministrazione comunale ritiene che le Cooperative sociali, le Associazioni di volontariato e tutti gli altri Organismi no-profit possano presentare idee progettuali di cooperazione e solidarietà internazionale che intendano perseguire gli obiettivi proposti. A tale riguardo è stato predisposto un apposito Avviso Pubblico riportante requisiti richiesti, termini, modalità e criteri di valutazione che sta per essere emanato dal Comune.
23