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Mezzoeuro numero 20 - Anno 13 - Sabato 17 Maggio 2014
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settimanale d’informazione del Mezzogiorno d’Europa
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Le allegre notti bancarie
Rapina a volto scoperto di Oreste Parise
L’Adusbef è l’associazione difesa consumatori ed utenti bancari, finanziari ed assicurativi è una associazione poco conosciuta al grande pubblico. Il suo presidente Elio Lannutti, «ha deciso di dedicare la sua vita a rompere i coglioni alle banche, a Finmeccanica e alle Poste», come si legge nel sito. Una opera benemerita, a giudicare da quanto sta emergendo in sede Ubi-Banca. La vicenda merita una grande attenzione in sé perché si tratta del quinto gruppo bancario italiano, ma riveste un particolare interesse per i calabresi e i cosentini, poiché l’Ubi è la principale erede della grande tradizione e del patrimonio della Cassa di risparmio di Calabria e Lucania. La storia di questa grande istituzione è finita malamente travolta dagli scandali, dal clientelismo e dall’uso allegro della finanza, utilizzata per favorire prima sé stessi e poi gli amici degli amici. Questo succedeva in Calabria, tanto tempo fa. L’amara meMezzoeuro dicina è stato lo smantellamento di Fondato da Franco Martelli quella banca “brutta e cattiva”, passata nelle mani di “santi e onesti” amministratori che mai avremmo immagiEdiratio editore nati dediti ad attività lontane dalle finalità della banca. Direttore responsabile Il sacrificio era necessario per far soDomenico Martelli pravvivere l’istituzione e impedire che il crollo della cassa provocasse una graRegistrazione ve crisi nell’economia locale. La conTribunale di Cosenza seguenza è stata che la crisi l’abbiamo n°639 avuta lo stesso, ma, si pensava, che aldel 30/09/1999 meno avevamo in cambio una gestione corretta e al di sopra di ogni sospetRedazione to di inquinamento. e amministrazione La procura di Bergamo ha dato una forvia Strada Statale 19 bis, 72 87100 Cosenza te scossa a questo convincimento con l’invio di avvisi di garanzia ai princiResponsabile pali responsabili dell’istituto, trai quasettore economia li figurano nomi eccellenti come Oreste Parise Giovanni Bazoli, oggi presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa San Progetto Paolo, Giampiero Pesenti, e una decie realizzazione grafica na di alti dirigenti dell’istituto bergaMaurizio Noto masco con accuse che vanno dal reato di truffa, al riciclaggio e persino di ostatelefono 0984.408063 colo alla Vigilanza per occultare il comfax 0984.408063 portamento poco cristallino dei suoi dirigenti. e-mail: ediratio@tiscali.it Per dare una idea del carattere esplosivo dell’inchiesta è sufficiente elencare Stampa i nomi dei presunti dirigenti coinvolti, Stabilimento tipografico i cui uffici sono stati perquisiti: il preDe Rose, Montalto (Cs) sidente del comitato di gestione di UbiBanca Franco Polotti, il presidente del Diffusione comitato di sorveglianza Andrea Media Service Moltrasio, il vicepresidente del di Francesco Arcidiaco Comitato di Sorveglianza della banca telefono 0965.644464 fax 0965.630176 Mario Cera e dei consiglieri Victor Massiah e Italo Lucchini tutti di UbiInternet relations Banca; in Ubi-Leasing sono stati perN2B Rende quisiti la direzione Credito anomalo, gli uffici del servizio Recupero e venIscritto a: dita beni e quelli di Giampiero Bertoli, Unione Stampa Periodica ex amministratore delegato di UbiItaliana Leasing, Alessandro Maggi, ex direttore generale, e Guido Cominotti, ex responsabile del servizio Recupero e vendita beni di Ubi-Leasing.
n. 12427
Mentre i grandi manager sbafano, i poveri cristi pagano per le loro crapule. Tutto nasce da un esposto dell'Adusdef Una vita da sogno alle spalle dei lavoratori chiamati a sacrifici sempre maggiori per assicurare i lauti bonus alla governance L'Ubi Banca ha acquisito la principale (ex) banca calabrese, la tanto rimpianta Carical, massacrandola con tagli di personale e di funzioni La tegola caduta in testa dei suoi principali dirigenti potrebbe forse finire ancora una volta sulla testa dei poveri cristi? Se salta il banco dell'ex Carime dalle nostre parti cosa potrebbe accadere?
Un vero macello. Cosa sia successo lo apprendiamo dall’Adusbef, per dare il giusto merito a chi ha innescato il meccanismo con un esposto alla procura con cui «aveva chiesto di accertare le condotte degli amministratori, coinvolti in operazioni di acquisto di beni sociali a prezzi di favore rispetto alle quotazioni di mercato, l’acquisizione di beni voluttuari, quali imbarcazioni di oltre 40 metri, aeromobili e beni immobili ceduti anche ai vertici del gruppo Ubi a prezzi notevolmente inferiori alle offerte pervenute nei competenti uffici della banca». Tradotto in termini semplici, si concedevano allegramente operazioni di leasing a personaggi che sicuramente non erano in grado di onorare i contratti, per poi acquisire i beni per mora del debitore e cederli a prezzi stracciati ai dirigenti della stessa banca. Per la verità bisogna essere comprensivi, poiché si trattava di un piccolo cadeau a persone che dedicano anima e corpo all’istituto e meritano di essere adeguatamente ricompensati. La stessa associazione fa notare che «331 tra amministratori e sindaci percepiscono complessivamente oltre 22 milioni, con la media più alta di
La rubrica “Il legno storto” di Franco Crispini è temporaneamente sospesa
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Le allegre notti bancarie
Gli uffici Carime in corso Telesio Sopra, il centro direzionale di via Popilia
tutto il sistema creditizio italiano in rapporto al numero dei dipendenti». Il numero è rapportato al “grande” modello organizzativo del gruppo Ubi, dove ogni più piccola attività viene svolta in maniera specializzata da una apposita società con tanto di governance, bonus e piccoli benefit come l’acquisto dei beni acquisiti dalla Ubi Factor ed Ubi Leasing per insolvenza dei debitori. L’entità del premio è commisurato all’alto contributo dato da questa allegra comitiva alla redditività dell’istituto attraverso l’adozione dei famosi piani industriali, tutti basati su lacrime e sangue dei lavoratori, il taglio di filiali, la chiusura dei centri direzionali come quello cosentino ridotto allo stato larvale. Con un facile slogan, i piani industriali abbinati alla condizione riservata ai dirigenti si potrebbe riassumere nella formula “dalla produzione alla scialo”. A ben vedere, però, si trattava di un’opera meritoria, poiché i dirigenti assorbivano quei beni che altrimenti non avrebbero trovato mercato. È vero che l’Adusbef nella sua denuncia parlava di «disastrosa situazione economico finanziaria delle società, gravate da una enorme massa di crediti in sofferenza dovuti a centinaia di operazioni maldestre che destano forti dubbi sull’operato degli amministratori, posto che il gruppo Ubi è coinvolto nei principali dissesti degli ultimi anni: dal crack Burani a quello dell`ospedale San Raffaele, per finire con centinaia di altri fallimenti che han-
no visto spesso gli amministratori perseguiti e condannati dalla magistratura e dalle istituzioni di vigilanza, connessi ad ingentissime operazioni di factoring concesse nel comparto della sanità della Regione Lazio ed a molte altre operazioni ad alto rischio in itinere». Una esagerazione? I magistrati hanno cominciato a dare qualche credito alle affermazioni dell’Abusdef. E mai credito fu così ben riposto! Certo la vicenda deve essere chiarita in tutti i suoi risvolti prima di azzardarsi a dare giudizi definitivi. Vi sono gradi di giudizio che devono essere scalati ed è ben nota la difficoltà di pervenire all’accertamento dei fatti soprattutto in presenza di personaggi eccellenti che ancor oggi godono di grandi risorse persuasive. La vicenda dovrebbe provocare una giusta indignazione e la richiesta di più rigorose norme a tutela dei risparmiatori e dei dipendenti degli istituti bancari con l’immediata reintroduzione del reato di “falso in bilancio” e la rivisitazione di tutto il sistema penale societario, allegramente smantellato nel corso di questa sciagurata seconda repubblica. Non si può ignorare che nel mentre nelle aule giudiziarie si discutono questi “affaire”, nelle ovattate sedi della direzione generale dell’istituto sono in corso le trattative per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro, dove con una monotona ri-
petitività si ripropone il tema dei tagli delle sedi operative e dei sacrifici richiesti ai dipendenti per assicurare la redditività del gruppo. È facile immaginare quale potrebbe essere la ricaduta sulla Carime, che è l’anello debole della catena, solo perché opera nell’area maggiormente colpita dalla crisi che presenta per questo degli elementi intrinseca di debolezza. In barba a qualsiasi principio di solidarietà non vi è dubbio che sarà chiamata a sopportare il peso maggiore di una crisi che rischia di travolgere l’istituto già penalizzato con una caduta verticale in borsa del suo titolo. Il modello del gruppo era stato disegnato per consentire una autonomia gestionale alle varie società del gruppo e assicurare uno stretto rapporto con il territorio di riferimento. La Carime era la banca del Sud e doveva tutelarne gli interessi. Una formula che si è rivelata utile solo per consentire ai suoi dirigenti di partecipare alla crapula. Oggi questa formula organizzativa potrebbe rivelarsi utile per scegliere immediatamente quali sono le zavorre di cui liberarsi per proseguire la sua navigazione in un mare in tempesta. La Carime potrebbe ritrovarsi tra i “rari nantes in gurgito vasto”, abbandonata a sé stessa nel momento della maggiore difficoltà.
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Le eccellenze per sperare Al Neuromed la prevenzione, la cura, ma anche la ricerca, per capire meglio il sistema nervoso
Gli occhi finestre sul cervello A parlare della nuova visione che la medicina e la scienza hanno dell’occhio si potrebbe scomodare un sacco di filosofia o letteratura. Non più semplici organi di senso, ma componenti effettive del Sistema nervoso centrale. In parole povere: il nostro cervello che si affaccia all’esterno. E funziona anche in senso inverso: due finestre, da scrutare per studiare il sistema nervoso e le sue patologie. Un cambiamento profondo, che coinvolge non solo la ricerca scientifica pura, ma anche il modo di trattare i pazienti oculistici. Se fino a pochi anni fa la cura dell’occhio era un problema sostanzialmente “strumentale”, fatto di interventi meccanici in sala operatoria, oggi gli specialisti cominciano a vedere, e combattere, patologie nuove, in molti casi così simili a quelle degenerative che possono colpire il cervello. È in questo quadro innovativo che nasce la Farmacologia oculare, un campo nuovo dove anche l’Irccs Neuromed di Pozzilli sta gettando le sue già solide capacità di ricerca nell’ambito delle neuroscienze. Un’attività che ha già portato i primi frutti, tra i quali un recente studio interamente italiano, al quale Neuromed ha dato un importante contributo, nel quale si dimostra come un trattamento topico con vitamina B12 stimoli la guarigione della cornea e la rigenerazione delle fibre nervose corneali. Del resto, la vitamina B12 è già ben conosciuta come un importante fattore nel metabolismo del sistema nervoso. E così questo studio rappresenta anche un buon esempio di come occhio e sistema nervoso siano fortemente interconnessi. Ma nel campo oculistico c’è un altro grande aspetto che sta diventando sempre più evidente: le patologie degenerative. «L’innalzamento della vita media - dice la dottoressa Maria Rosaria Romano ricercatrice nel è Laboratorio di Neuroscienze del Neuromed - sta facendo diventare sempre più frequenti malattie oculistiche che prima risultavano molto più rare. Spesso sono di tipo degenerativo, legate all’età o ai cattivi stili di vita, come è evidente nel caso delle retinopatie derivate dal diabete di tipo II. E così oggi l’oculista incontra più retinopatie, ma anche un numero più elevato di cataratte giovanili. Questi disturbi emergono soprattutto nei Paesi occidentali, ed è la stessa cosa che accade per altre patologie croniche ben note, come quelle cardiovascolari, i tumori o le malattie neurodegenerative. È un chiaro segnale del ruolo che le cattive abitudini, nel campo alimentare ad esempio, ma senza dimenticare il fumo, possono avere anche nelle malattie dell’occhio».
Sono nuove sfide per gli oculisti, impegnati nel trattare una serie di condizioni alle quali magari non erano così abituati. Ma sfide anche per gli scienziati, alla ricerca dei meccanismi di base con cui queste malattie nascono e si evolvono. «Dobbiamo anche considerare - spiega la dottoressa Francesca Biagioni, ricercatrice nel Laboratorio di Neurobiologia dei Disturbi del movimento del Neuromed - che la maggior parte dei farmaci oggi usati per combattere le malattie degenerative dell’occhio non ha avuto una ricerca specifica. Nella maggior parte dei casi, infatti, sono molecole studiate per altri problemi che poi, per meccanismi di base comuni o per osservazioni cliniche, si sono rivelate utili anche per le patologie oculistiche. Ora è il momento di portare avanti una ricerca più precisa e più specifica. Capire meglio come agiscono i farmaci già in uso, e svilupparne di nuovi, significa approfondire i meccanismi di azione a livello molecolare». «Vediamo molte opportunità all’orizzonte, e stiamo lavorando su di esse. - aggiunge Romano - Per fare qualche esempio, puntiamo ad approfondire il ruolo che alcuni neurotrasmettitori possono avere nell’insorgenza e nella progressione delle retinopatie. Inoltre è importante studiare meglio il ruolo dello stress ossidativo, che già sappiamo essere fondamentale nelle patologie oculistiche, tanto è vero che gli antiossidanti sono già largamen-
te usati in questo campo. E ancora c’è il settore dell’angiogenesi (il fenomeno alla base dello sviluppo di nuovi vasi sanguigni, ndr), del quale già conosciamo il ruolo in alcune retinopatie e che potrà offrire sviluppi molto interessanti in futuro». Sono tutte connessioni molto strette tra occhio e sistema nervoso. Che ci fanno tornare a quella visione degli occhi come “finestra” sul cervello. «Gli studi che stiamo avviando in questo campo - dice il professor Ferdinando Nicoletti, direttore del Laboratorio di Neurofarmacologia del Neuromed - sono estremamente importanti. L’occhio ha strutture interne che rispecchiano l’anatomia funzionale del Sistema nervoso centrale, soprattutto a livello della retina. Ecco perché le ricerche in questo campo potranno facilitare la diagnosi ed il trattamento sperimentale delle patologie degenerative nervose. E c’è anche un’altra prospettiva che dobbiamo considerare quando parliamo dei motivi che ci spingono ad estendere le nostre ricerche in questa area: al di là della retina, altri disturbi dell’occhio, come l’aumento di pressione interna che porta al glaucoma o le patologie che colpiscono la cornea ed il cristallino, dipendono molto dall’innervazione. Gli studi di questa stretta relazione tra occhio e sistema nervoso potranno quindi aprire nuove prospettive nella terapia di malattie che hanno un forte impatto sociale».
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Le eccellenze per sperare
La dottoressa Eliana Palermo spiega i passi da compiere per la slute dei nostri occhi
La prevenzione oculistica
Mariarosaria Romano
Inizia nell’infanzia: la prima visita oculistica può essere effettuata ad 1 anno d’età e consente di esaminare l’anatomia dell’occhio compreso il fondo per controllare la struttura della retina e di verificare le dimensioni degli occhi del piccolo paziente e controllare se la visione avviene correttamente con entrambi gli occhi. Eccezione fanno i bambini nati prematuri dove la visita si effettua i primi giorni di vita per escludere una grave malattia: la retinopatia del prematuro. Se non si presentano particolari disturbi, le visite oculistiche vanno poi effettuate ai 3 anni, ai 6 (prima delle scuole primarie) e successivamente una visita all’anno. I controlli diventano sempre più approfonditi e consentono di capire se il bambino vede bene e se ha bisogno di correzioni. Queste visite servono anche a prevenire l’ambliopia comunemente chiamata “occhio pigro”, cioè l’eventualità che uno dei due occhi non sviluppi correttamente la propria capacità visiva, a causa di un difetto che può essere corretto con delle lenti, consentendo al bambino un completo recupero della vista. Tra i 12 e i 14 anni c’è un picco di sviluppo della miopia piuttosto importante, per questo motivo le visite oculistiche si rivelano necessarie per consentire una buona correzione del difetto. Tra i 18 e i 21 anni ci può essere un secondo picco di sviluppo della miopia, solitamente di minor gravità. Oggi è importante il controllo in quei giovani che usano e spesso abusano delle lenti a contatto. Un uso sbagliato delle lenti a contatto può portare infatti a danni molto gravi alla cornea. Se non sono presenti disturbi o patologie già identificate, dopo i 20 anni e fino ai 55-60 anni d’età si consiglia una visita oculistica ogni tre anni, fino ai 70 anni ogni due anni e dopo con frequenza più ravvicinata. In età adulta aumenta il numero delle malattie che possono colpire l’occhio, come il glaucoma e la maculopatia. Si osservano poi le complicanze di alcune malattie sistemiche come il diabete che può causare la retinopatia diabetica. Dopo i 70 anni il disturbo visivo più frequeste resta la cataratta cioè l’opacizzazione del cristallino. Dopo gli 80 quasi il 50% delle persone presentano la vista ridotta ad almeno uno dei due occhi a causa di qualche malattia (glaucoma o più spesso degenerazione maculare senile). Se la persona sviluppa il diabete, importante malattia metabolica, i controlli vanno effettuati con particolare scrupolo a causa dei possibili danni alla retina causati da questa patologia. Un fattore di cui tener conto è poi quello della familiarità: la presenza in famiglia di miopie elevate, diabete, glaucoma deve indurre a controlli più accurati e ravvicinati.
Francesca Biagioni
Un premio al culmine della carriera di Nicoletti Per il suo costante impegno nelle malattie neurodegenerative, il Professor Ferdinando Nicoletti è stato recentemente insignito del Premio “Robert R. Ruffolo”, che riconosce le conquiste scientifiche nel campo della farmacologia compiute da scienziati che si trovano al culmine della loro carriera. Il premio gli è stato assegnato a San Diego (Usa) durante il meeting annuale dell’American Society for Pharmacology and Experimental Therapeutics. Il lavoro di Nicoletti, tra gli altri aspetti, è fortemente incentrato sui cosiddetti recettori “mGlu”, molecole che rivestono un ruolo fondamentale nel ricevere segnali da altre cellule. Presenti soprattutto nel sistema nervoso, dove giocano un ruolo fondamentale nella trasmissione di impulsi tra i neuroni, questi recettori sono studiati con molta cura in relazione a diverse malattie neurodegenerative, ma il loro ruolo è visto con molta attenzione anche nel campo delle patologie degenerative dell’occhio.
Ferdinando Nicoletti
Eliana Palermo
Ma naturalmente, secondo la filosofia Neuromed, ricerca e clinica sono in stretta interconnessione. E nel reparto di Oftalmologia del Centro di Pozzilli le più avanzate risorse farmacologiche e terapeu-
tiche vengono messe ogni giorno a disposizione dei malati. «Molte cose sono cambiate nel corso degli anni per le terapie in questo campo - spiega la dottoressa Eliana Palermo, del Reparto di Oftalmologia del Neuromed - Ad esempio, per le maculopatie (le malattie che colpiscono la parte centrale della retina, ndr) fino ad alcuni anni fa la medicina poteva offrire ben poco. E per il glaucoma c’è stato un profondo cambiamento, al punto che i vecchi farmaci non si usano più. In generale oggi abbiamo molte armi a disposizione, al punto che la cecità derivata dall’avanzamento di patologie oculari è diventata rara. Riusciamo a rallentare molto la progressione di queste malattie, facendo in modo che la qualità della vita dei pazienti non diventi critica». Molto possono fare gli stessi cittadini, anche quelli che si sentono in perfetta salute: «A parte condurre uno stile di vita sano (dal non fumare al fare attività fisica ad una corretta alimentazione), che aiuta a prevenire anche molte patologie dell’occhio, è molto importante la diagnosi precoce. Diciamo che la visita oculistica periodica deve diventare un’abitudine. Questo significherà avvantaggiarsi su molti aspetti. Facciamo una veloce
carrellata di esempi: prendere per tempo una maculopatia significa poter rallentare di molto il progredire della malattia, mentre nei diabetici il controllo costante porta ad interventi molto efficaci contro le retinopatie causate da quella condizione. Anche nel glaucoma, quando lo individuiamo prima che compaiano sintomi evidenti della malattia, i vantaggi sono veramente grandi, con la possibilità di ridurre sensibilmente i danni al nervo ottico». Ma gli adulti sono solo una parte del fronte su cui combattere. «Nei bambini - dice Palermo - abbiamo osservato un grande miglioramento dovuto alla prevenzione ed alla diagnosi precoce. Una volta i bambini non andavano mai dall’oculista, ed i problemi in questo campo venivano fuori magari solo durante la visita militare. Oggi siamo in grado di correggere moltissimi problemi con tecniche niente affatto invasive. E voglio sottolineare che la sola osservazione da parte dei genitori, per quanto attenta, non garantisce molto. La visita specialistica periodica è importante anche in questo ambito, anzi, qui la rapidità di intervento diventa ancora più cruciale per garantire al bambino una vita sana per i suoi occhi».
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Sull’orlo di un crollo
Il salto nel buio di Oreste Parise
Sembra passato un secolo da quando sono apparse nell’etere le prime Tv locali, un pò ingenue e un pò spavalde che osavano oltrepassare i rigidi confini di una Tv patinata che dettava i confini del lecito e del consentito, dall’ossequio al potere al rigido costume clerico-diretto. Molta acqua è passata sotto i ponti, con un radicale cambiamento non solo della programmazione televisiva, ma degli stessi costumi, dei confini della morale e dell’etica del confronto. Il modello è risultato vincente, tanto da aver condizionato un ventennio della vita nazionale, poiché il sistema Tv si è trasformato in un vero e proprio regime che ha condizionato la vita di tutti, anche di coloro che quel modello avevano in orrore. Il digitale terrestre doveva rappresentare il grande passo verso una teledemocrazia, un passaggio verso forme di partecipazione popolare alla vita delle comunità locali, che non hanno voce nel gran circo delle Tv nazionali. Dovevano diventare lo strumento di comunicazione glocal, occuparsi di tematiche locali per trasportale ovunque nel mondo affinché tutti i cittadini di una qualsiasi piccola comunità potessero seguire lo svolgimento della vita politico amministrativa e le vicende della cronaca locale ovunque nel mondo. In realtà si assiste un pò sbigottiti a un quasi totale fallimento di quel sistema che sta affogando nell’abbondanza degli strumenti coniugata con la totale deficienza di una programmazione in grado di garantire quel pluralismo che era alla base della scommessa della moltiplicazione dei canali. A questo hanno sicuramente contribuito svariati fattori. Ma la principale colpa risiede nella incapacità della politica di gestire questo delicato passaggio. Non c’è bisogno di grandi discorsi per dimostrare un’affermazione così grave. È sufficiente prestare una qualche attenzione alle cronaca giudiziarie per accorgersi quanto il sistema sia stato gestito in maniera che dire approssimativa è solo un eufemismo. Con questo non si vuole certo affermare che i politici che si sono occupati della questione sia degli imbecilli o degli incompetenti, anzi al contrario. Spesso si è trattato di fior di tecnici che hanno trascorso lunghi anni della loro attività lavorativa dentro il sistema televisivo e ne conoscevano fin troppo bene i pregi e i difetti, le potenzialità e le fragilità che si nascondono dietro regole solo apparentemente neutre. Hanno sempre operato con obiettivi ben precisi, per consolidare il sistema, impedendo con il caos normativa la crescita di una alternativa moderna. Il labirinto delle norme ha avuto, e continua a mantenere, un carattere puramente conservativo. Facendo un pò di surfing in rete si scopre che ogni passaggio dal nuovo al vecchio sistema è tutt’altro che definito. L’assegnazione delle frequenze, il switch-off, i contributi per l’adeguamento degli impianti, l’assegnazione delle frequenze locali, l’attribuzione del numero del telecomando, il famoso quanto misterioso Lcn (Logical channel number) e altre diavolerie del genere nascoste dietro acronimi incomprensibili ai poveri profani, come il mux, il multiplex, lo zapper, ed è inutile elencarne altri ancora più incomprensibili. Dietro ognuno di questi vi sono vertenze kafkiane, procedi-
Il digitale terrestre ha moltiplicato per sei le frequenze disponibili per le tv locali Doveva essere una grande opportunità per incrementare l'offerta di programmi di qualità La realtà si è dimostrata brutalmente diversa e la maggioranza di essa si è auto oscurata per la difficoltà di sostenere il costo di una programmazione... Chi ha investito per adeguare gli impianti si trova ora in serie difficoltà e le prospettive future appaiono tutt'altro che rosee. Ecco l'elenco delle società calabresi ammissibili al Piano di sviluppo aziendale
menti giudiziari infiniti che hanno creato un irreale stato di sospensione di tutto il sistema televisivo locale, compresso tra le difficoltà economico-finanziarie e l’indeterminatezza giuridica. Sono in moto nel settore il Tar, il consiglio di Stato, la procura di Roma e persino il presidente della Repubblica chiamato a esprimersi come supremo magistrato con il ricorso straordinario previsto dal Contenzioso amministrativo intentato da alcune emittenti locali.
La domanda
che sorge spontanea è: perché il ministro competente, che non dovrebbe essere più espressione di un potente canale televisivo non interviene per risolvere normativamente la miriade di questioni che impediscono al sistema di trovare un equilibrio? Perché non si riesce ad emanare una serie di norme che chiariscono tutti i dubbi interpretativi intervenuti nella in questo momento di transizione? Ha ma magistratura la competenza tecnica di trovare le soluzioni adeguate per questioni così tecniche e complicate? Vi è una oggettiva difficoltà di raccontare con chiarezza cosa sta realmente accadendo nel settore, che però rischia di trasformarsi in un cumulo di macerie con perdite non solo di migliaia di opportunità di lavoro, ma di quella potenzialità esplosiva rappresentata da una informazione realmente libera ed indipendente. L’unica possibilità che rimane è quella di tentare di fare chiarezza su ogni singolo passaggio, nella speranza che ciascuno riesca poi a mettere insieme le varie tessere per ricostruire il mosaico.
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Sull’orlo di un crollo In questo articolo ci occuperemo dei contributi distribuiti per consentire alla Tv locali di adeguarsi al nuovo sistema di trasmissione presentando quanto si è verificato nella regione Calabria, perché solo considerando i singoli casi si riesce a percepire la dimensione del fenomeno e percepirne la gravità. Una piccola premessa è tuttavia necessaria. Il crollo del sistema televisivo locale è identico in tutta Italia, con delle specificità nel meridione di cui si accennerà in seguito. Le cause sono sostanzialmente tre. La prima è l’eccesso di offerta locale e l’abnorme proliferazione delle reti nazionali che hanno rafforzato il duopolio Rai-Mediaset con l’attribuzione di canali generalisti e tematici che restringono drasticamente lo spazio delle tv locali. La seconda è l’iniquità delle risorse, considerato che il duopolio raccoglie il 95% circa della pubblicità, lasciando solo le briciole a tutto il resto del sistema. I contributi previsti dalla legge non sono che dei palliativi che non scalfiscono la sostanziale iniquità del sistema. A questo si è aggiunta la crisi, con il restringimento del credito che ha reso quasi impossibile programmare investimenti e la gran confusione che rende ancora incerta la condizione giuridica delle emittenti, molte delle quali si trovano ancora nel limbo di una incertezza giuridica e sottoposte alla spada di Damocle dei vari giudizi pendenti. Un effetto collaterale della crisi è anche il crollo delle tariffe sui canali nazionali rendendole competitive anche per le aziende locali, che preferiscono rivolgersi al duopolio che garantiscono una maggiore visibilità, piuttosto che alle reti locali che hanno una estensione trasmissiva e uno share sicuramente molto minore. Né si può dimenticare il canone Rai, che costituisce una vera e propria tassa iniqua, poiché attribuisce ad una rete che agisce in maniera totalmente commerciale, un vantaggio ingiustificato a danno di tutti gli altri. Il sistema è stato mantenuto in vita dal patron del maggior gruppo privato poiché in cambio si è assicurato per sé una serie di vantaggi costituiti dall’esclusiva pubblicitaria, dall’affollamento degli spot e così via.
Elenco società ammissibili alla valutazione dei Psa (Piano di sviluppo aziendale) Azienda
Punteggio
Contributo
Psa (euro)
(Piano Inv. Prod.)
in euro
(Piano di Svil. Az.)
Pluriservice srl, C.da Salice Zona Asi, Corigliano Calabro (Cs)
83,25
124.581,60
306.754,00
Grandinetti Holding srl, Vis Statale 18, 9 Nocera Terinese (Cz)
75,43
51.001,20
123.428,00
66,15
116.108,80
286.772,00
75,21
312.500,00
778.000,00
Radio Telediogene, Via Risorgimento, 107 Crotone (Kr)
63,26
99.489,20
248.722,99
Teleuropa srl, C.da Cutura Rende (Cs)
55,93
400.000,00
800.000,00
Telereggio srl, Via Demetrio Tripepi, 72 Reggio Calabria (Rc)
52,50
156.502,50
313.005,00
1.260.283,30
2.856.681,99
Sagittarius Soc. coop., con sede in Viale San Bruno loc. Bosco Amatello, Lametia Terme (Cz) Radio Tele International srl, Via M. Nicoletta Centro Comm. “Il Granaio”, Crotone. (Kr)
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Sull’orlo di un crollo contrario a che serve avergli dato la concessione destinata ad essere ibernata sine die, per impossibilità di trasmettere? E ancora. I piani di sviluppo delle aziende sono coerenti con le concessioni? Come possono aver valutato gli investimenti necessari senza una conoscenza dei soggetti operanti (o che opereranno quando saranno concluse le vicende giudiziarie) nel settore? Quello che è certo è che l’offerta televisiva locale è scaduta di molto dopo il famoso switch-off e tutte le Tv locali appaiono in sofferenza. Se degli operatori sono stati autorizzati a trasmettere bisognava che gli si desse la concreta possibilità di poterlo fare. Sarebbe stato forse più opportuno dare un incentivo sugli apparecchi idonei alla trasmissione e non sui piani industriali che comprendono ben altre spese non connesse al passaggio al digitale terrestre. Questo sarebbe stato in coerenza con quanto deciso per l’acquisto del decoder da parte dei consumatori: il contributo è stato dato al decoder piuttosto che all’impianto televisivo. Il sistema di agevolare le aziende ha finito per favorire i più forti o meglio introdotti nel sistema politico-clientelare. Con buona pace della qualità dell’informazione, sottoposta alla tutela del Santo protettore. Nel prossimo numero ci occuperemo della vexata quaestio dell’Lcn, che ha originato una vicenda giudiziaria esilarante, con il Consiglio di Stato chiamato persino a smentire sé stesso. Società televisive ritenute ammissibili che non hanno ottenuto il contributo per incapienza dei fondi:
1. Video Più, soc. coop. A r. l.,
con sede in Via Sturzo, 1 - Mormanno (Cs)
2. Alfag srl (Produzioni Editoriali Integrate), Zona Industriale Campo Calabro, Villa S. Giovanni (Rc)
3. Radio Video Calabria, Piazza Pitagora, Palazzo Euromoda, Crotone (Kr)
4. Telelibera Cassano, C.da Caldane Cassano allo Ionio (Cs)
5. Gruppo Adn Italia srl, Loc. Montesanti, Lametia Terme (Cz) Quello che aggrava la situazione meridionale è la desertificazione industriale con la quasi totole scomparsa del mercato pubblicitario, il restringimento del credito che colpisce in maniera indiscriminato tutte le emittenti, la scarsità dei patrimoni aziendali, la spending review che ha azzerato le piccole risorse che gli enti locali destinavano alla cultura. Veniamo alla questione dello switch-off che doveva creare il Bengodi dell’informazione locale. Le questioni fondamentali erano due, la prima è l’assegnazione delle frequenze, che sono sotto il vaglio della magistratura, e la seconda è la concessione di un aiuto alle tv locali per adeguare i propri impianti. Le due cose dovrebbero viaggiare in parallelo, perché se io concedo a una società la facoltà di trasmettere, devo anche garantirgli i mezzi per trasmettere, altrimenti il suo diritto è puramente teorico con conseguente spreco dello spazio trasmissivo. Ebbene la prima sorpresa è che i criteri sulla base dei quali sono state decise le due questioni sono totalmente diversi. C’è chi ha ottenuto la concessione ma non i mezzi per poter adeguare gli impianti, e chi ottiene l’incentivo per l’adeguamento degli impianti senza avere la certezza che la sua concessione non possa subire pesanti modifiche essendo sub iudice. La Regione Calabria ha distribuito contributi per un totale di un milione e 260mila euro, che sono stati trasferiti dal ministero. La regione ha fatto, molto malamente, da tramite.
Ciascuna azienda interessata ha dovuto presentare un Psa (Piano di sviluppo aziendale), costituito dalla somma del Piano degli investimenti produttivi (Pip) e del Piano dei servizi reali (Psr), che costituiscono una quota molto piccola del totale, a cui sono stati destinati complessivamente 31mila euro: per cui nella tabella sotto si è fatto esclusivamente riferimento al Pip. Le aziende calabresi che hanno presentato la domanda sono in totale 22, di cui solo 15 sono state dichiarate idonee ad ottenere il contribuito, distribuito però solo a sette di esse. Le altre, benché meritevoli, non hanno ricevuto nulla per incapienza dei fondi. L’esclusione delle sette aziende è avvenuta tutta per carenza di documentazione ai sensi dell’art. 18 della legge. Anche per quanto riguarda questo aspetto non mancano contestazioni e la questione non può certo dirsi conclusa. Bisogna sottolineare che il contributo copre il 50% dell’investimento, per cui le sette aziende beneficiarie avrebbero dovuto realizzare investimenti per circa tre milioni di euro, ma i meccanismi di controllo della spesa sono alquanto carenti e le condizioni del mercato del credito non consentono di immaginare che le banche si siano precipitate a concedere le necessarie risorse per completare le spese. Cosa dovrebbero fare le aziende che non hanno ricevuto alcun incentivo? Avevano i requisiti per garantire la fornitura di servizi televisivi, gli impianti necessari per la trasmissione oppure i mezzi propri per provvedervi? In caso
6. Centro Audiovisivo Maranatna soc. coop. S r.l., Viale della Repubblica, Cosenza (Cs)
7. Rete Azzurra Tv, Ass. Culturale, Via Rimini, 15 Cutro (Kr)
8. Teleitalia, Via San Giovanni, 12 San Fili (Cs) Società televisive che non sono state ammesse al contributo per mancanza di documentazione relativa all’art. 17, come specificato:
1. Digiesse spa, Via Aieta, 17 87028 Praia a Mare comma k;
2. Rete Sud, Viale Europa, 6/C 87029 Scalea commi H, I, L, AA;
3. Media Soc. Coop. Rete Mia, Roccellal Ionica, commi H, I;
4. Tele A57 srl, Piazza Grottaferrata, 3 Rossano
commi E, L, V, Y1, Y2;
5. Radio Tele Tebe (RTT), C.da Valleleotta, Luzzi commi H, I, J, K, L, X, AA;
6. Teleradio Speranza S.G. Via Poggio, Bacoli (NA) commi C, E, G, H, J, K;
7. Sette Gold srl, Viale De Filippis, 85 Catanzaro
commi H, I, AA.
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