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Mezzoeuro numero 22 - Anno 13 - Sabato 31 Maggio 2014
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settimanale d’informazione del Mezzogiorno d’Europa
CALABRIA
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Sabato 31 Maggio 2014
Il dopo 25 maggio
Renzi e la messa a punto
Con più o meno Calabria? I più maligni sostengono che una nuova brutta avventura provocherà il casus belli, la pistola fumante, una volta si diceva la goccia che fa traboccare il vaso. Per brutta avventura si intende naturalmente, dalle nostre parti, un’incursione della magistratura che potrebbe essere all’origine preventiva, da qui a poco, di un rimpastino di governo. Per chi è disposto a credere a questa versione futuribile va detto che gli argomenti non mancano a cominciare dall’Expo di Milano che da sotto cenere non ha mai smesso di covare pur in queste frenetiche ore che hanno preceduto e seguito il voto europeo. L’inchiesta sulla grande fiera di Milano, se solo ci pensano, fa paura un po’ a tutto l’arco costituzionale dei partiti ma ce n’è uno in particolare di partito, grandemente sconfitto dal voto, che rischia più degli altri.
Mezzoeuro Fondato da Franco Martelli
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Che possa essere questa la genesi di una messa a punto della squadra di Renzi o piuttosto una razionalizzazione delle forze politiche in campo la sostanza rimane più o meno intatta. Il premier non lo dice, ma entro giugno un ritocchino lo farà. Se sarà pesante o meno lo vedremo, ma lo farà. Se toccherà poltrone di peso, per necessità “altra” o se procederà provando a dare spazio anche a chi siede alla sinistra del Pd, lo vedremo. I movimenti e le fibrillazioni non mancano all’ombra della grande vittoria del premier. Detto dell’annessione certa di Scelta civica e detto anche che Vendola potrebbe portare brandelli di Sel dentro l’area di governo il resto del sommerso è Ncd che rischia e deve sventare la scissione del proprio germe. Se Alfano ci riesce conserverà intatta la rappresentanza numerica del suo partito nel governo altrimenti ne verrà ridimensionato. Altro è poi il discorso che attiene alle anime del Pd, oggi tutte renziane per convenzione. Come è noto e come è noto a tutti dopo la grande foto dopo il 40% oggi non ha senso parlare di alternative a Renzi nel Pd. Non se la sente nessuno a parte Civati. Sono tutti di Firenze oggi e a Renzi questo va bene, fa finta di non ricordare. Nell’ottica di un rimpasto questo suo atteggiamento non è da sottovalutare perché potrebbe appagare vecchi pruriti interni con nuove poltrone. Quindi sempre più tutti renziani. Tradotto, un’aggiustatina di seggiole. Dalle nostre parti un rimpasto a breve e con queste caratteristiche non può che destare grande curiosità e per mille ragioni. Intanto, verrà confermato il numero dei calabresi nel governo? Rimarrà al suo posto Maria Carmela Lanzetta anche ora che la sua vecchia area di provenienza, Civati appunto, è l’unica che non si allinea? La poltrona che era di Tonino Gentile resterà in quota Calabria? E in quota Ncd? Sono solo le prime domande.
Dopo il trionfo e dopo aver dato un colpo agli assetti dei partiti il premier a giugno metterà mano alla squadra di governo Non è dato sapere se confermerà o meno, o magari aumenterà, il numero dei conterranei nell'esecutivo C’è poi da capire in che modo Renzi userà il rimpasto per aggiustare il tiro delle partite locali del Pd. In Calabria per esempio, e nell’ottica di superare l’intifada delle primarie per la candidatura a presidente della Regione, Renzi potrebbe provare ad aggiustare le resistenze e le inimicizie offrendo una poltrona da sottosegretario tanto alla irriducibile area che fa riferimento a Mario Oliverio quanto, ovviamente, a quella che fa capo al segretario Magorno. Magari Oliverio e Magorno stessi, magari altri per conto loro, o magari ancora nessuna delle eventualità se non si trova un candidato di superamento per la presidenza. Si vedrà. Certo che Renzi è abile a chiudere a suo favore le ansie del passato. Meraviglierebbe molto se non trovasse, a volerla trovare, una soluzione anche per la Calabria. Oggi che tutti sono renziani sarebbe paradossale se solo in Calabria ci si contasse ancora.
Questione di “cabine di regìa”
Lavoro, disposto pagamento arretrati ammortizzatori in deroga "La cabina di regia istituita e coordinata dalla presidenza del Consiglio ha dato mandato al ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, di procedere al pagamento di tutti gli arretrati del 2013 relativi agli ammortizzatori sociali in deroga. Lo stesso ministro Poletti ha assicurato di attivarsi affinché la questione sia risolta celermente". Una notizia di grande rilevanza per lavoratori calabresi che è stata sottolineata nel corso della riunione che il segretario regionale del Pd, Ernesto Magorno ha avuto a Lamezia Terme con i segretari delle federazioni provinciali, Luigi Guglielmelli, Cosenza; Enzo Bruno, Catanzaro; Arturo Pantisano, Crotone; Sebi Romeo, Reggio Calabria, Michele Mirabello, Vibo Valentia e con alcuni dirigenti del partito.
La rubrica “Il legno storto” di Franco Crispini è temporaneamente sospesa
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Sabato 31 Maggio 2014
Dietro la curva le regionali
Prende quota il Marco La segreteria nazionale del Pd ormai non fa mistero di preferire una figura avvolgente per la presidenza della Regione. In gergo si dice di superamento anche se non è ben chiaro di cosa. Minniti è sotto osservazione per prestigio e buoni uffici ma potrebbe rifiutare e lasciare così intatte le chances degli altri scenari
Nel corso dell’incontro è stato evidenziato come "l’azione del governo Renzi abbia impresso una svolta decisa, in senso positivo e concreto, verso la risoluzione delle più importanti e urgenti questioni calabresi. Un impegno, che con la cabina di regia voluta da Matteo Renzi e coordinata dal ministro Delrio, ha finalmente un punto riferimento fondamentale e dinamico come mai prima era avvenuto". Hanno poi unitariamente confermato i presenti all’incontro di Lamezia: "Lavoro e lotta alla criminalità sono i problemi più urgenti da risolvere in Calabria. Per questo è di straordinaria importanza il fatto che nel giro di pochi giorni si stiano concretizzando gli impegni assunti dal presidente Renzi e dal ministro Poletti a Reggio Calabria con i lavoratori e i sindacati. Il Pd calabrese - concludono i democratici - da questa fase positiva e da questi risultati, deve trarre la spinta decisiva per avviare quella stagione di cambiamento in Calabria, da realizzarsi assieme a tutte le forze civiche, sociali, economiche e politiche che vogliono condividere questo percorso di reale rinnovamento fatto di idee, progetti e risultati concreti". In apertura Matteo Renzi Più in basso, Mario Oliverio e Maria Carmela Lanzetta In questa pagina, Marco Minniti
Rispetto agli scenari originari è rimasto intatto solo il “primario”, Mario Oliverio. Diceva, dice e dirà che per lui ci sono solo e soltanto le primarie per l’individuazione del candidato alla presidenza della Regione in quota Pd. Altre tecniche le considera fuori dalla logica, fuori dal comprensibile, forse addirittura insufficienti per farlo desistere dal voler correre lo stesso. Non tutti sanno infatti che non è improbabile, al di là delle sigle di partito, raccogliere il numero giusto di firme per correre per la presidenza e l’ostinazione motivata di Oliverio in questa partita potrebbe anche
nascondere una possibilità del genere. Con tuto quello che questo può significare. Poi l’esperienza ultratrentennale lo porterà a più miti consigli, specie oggi che sono tutti renziani, che si avvicina un rimpasto di governo e che non è detto che tutti i compagni di viaggio lo seguirebbero. La dinamiche cambiano. Ma niente si può escludere e Oliverio stavolta s’è messo d’impegno a proposito della presidenza della Regione. Vuole le primarie che potrebbero tenersi sì, ma solo per incoronare un nome di superamento che non può essere il suo. Quelle famose formule che abbiamo conosciuto in passato, tanto per intenderci. L’assemblea regionale che doveva tenersi il 27 per stabilire la data è stata spostata al 6 e nessuno ci dice che non potrebbe essere spostata ancora, quasi fino al costume da bagno. Ha avuto gioco facile per questo il segretario Ernesto Magorno che il giorno dopo il voto europeo s’è lasciato scappare che, infondo, le primarie ci sono già state il 25 di maggio. A cosa si riferisce Magorno? Perché ritiene che ci si è già contati l’altra domenica e con quale esito a questo punto? Forse Magorno si riferisce alla distribuzione dei consensi per i candidati al parlamento europeo, dove ogni colonnello locale s’è infondo pesato dietro i voti raccolti dal cavallo da corsa? Inutile riepilogarli, se è questo il criterio sappiamo chi ha vinto, e sappiamo chi ha perso. Ma se accettiamo questo schema, l’esito del voto del 25 in Calabria, non possiamo nemmeno sottovalutare che pochi se non nessuno hanno potuto davvero brindare perché non è trascurabile il dato che nessuno dei deputati calabresi è stato eletto e che, nelle tappe amministrative di rilievo e cioè a Rende e a Montalto, è stato un mezzo flop per il Pd. Dunque poco champagne, e per quel poco che se ne è bevuto neanche una goccia è toccato al “partito” delle primarie di Mario Oliverio. Ma non è sufficiente questo alla segreteria nazionale per poter decretare un vincitore (Ernesto Magorno). L’obiettivo rimane l’individuazione di un candidato di superamento, a cui nessuno può dire di no, indiscutibile per prestigio e buoni uffici. È Marco Minniti il nome che potrebbe avere in mente Matteo Renzi. Un nome forte, di fronte al quale anche le velleità di Magorno (ben nascoste, ma mai sopite) dovrebbero fare un passo indietro. Il problema è che però Minniti potrebbe rifiutare riaprendo così i giochi e gli scenari originari. Anzi, non del tutto originari perché dopo il voto del 25 come può non infilarsi anche Mario Maiolo nella griglia delle velleità? Dopo tutto è lui il candidato più votato in Calabria per il Parlamento europeo. Difficile però che Maiolo possa passare per candidato unitario, molto difficile se non impossibile. Dovrebbe fare primarie vere ma a quel punto diventerebbero una rissa (con esito a rischio per i renziani) che è poi quello che vuole evitare Renzi. Se si mette così la palla finirebbe per tornare a Magorno che infondo, in cuor suo, non aspetta altro. Dopo aver visto naufragare il tentativo di coinvolgere le forze imprenditoriali nella partita, neanche senza tanti rimpianti, Magorno potrebbe avere tutto l’interesse a rappresentare un quadro confuso e frastagliato alla segreteria nazionale. Con il tempo che stringe peraltro. Se Minniti rifiuta (perché se accetta, invece, Magorno non può farci niente) il segretario dirà che c’è un candidato in solitudine che fa il “primario” (Mario Oliverio) e che vuole contare e spaccare il partito. Un lusso che è troppo tardi da concedersi, a luglio si è già in campagna elettorale per vincere la Regione. Dunque serve una soluzione, dirà Magorno a Renzi. Nessuna esclusa...
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Sabato 31 Maggio 2014
Fuori i secondi Ha fatto finta di niente, come se nulla fosse. Ha fatto persino finta di essere amico di Piccone, l’abruzzese sconosciuto che l’ha preceduto in lista per l’Europa. Discorsi medio alti e proiettati al futuro. Niente miele, poco fiele, per nulla malinconico lo Scopelliti che in conferenza stampa mostra la faccia della sconfitta vera, quella forse definitiva. Di gomma, Scopelliti. Non ha ceduto a nessuna provocazione. Il giorno dopo, il classico giorno dopo che non è un giorno qualsiasi per chi è tramonti li ammira dallo Stretto, entra in giunta e ordina ai suoi di cacciare a pedate Gianfranco Scarpelli dal vertice dell’Asp di Cosenza. L’Asp più grande, l’Asp da un miliardo. L’Asp dei Gentile. Nei film western funziona che mostri le spalle al nemico e fai finta di andare per il viale e poi ti giri all’improvviso e spari. In pieno viso.
Si salvi chi può Con tutte le proporzioni del caso (almeno per ora...) Scopelliti questo ha fatto ai fratelli Gentile nel primo pomeriggio di venerdì. Ha “sparato” il missile della vendetta, la prima possibile al primo tavolo possibile con i quattrini più pesanti nel piatto, quelli della salute. Poi toccherà ai deputati Cinquestelle andare a verificare se poteva o no farsi vedere nei pressi della stanza del potere da dimissionario e sospeso, o prima da sospeso che dimissionario fate voi. Poi toccherà a giuristi e avvocati di corte stabilire se nel primo pomeriggio di un venerdì di vendetta Scopelliti è o no solo un fantasma possibile nei paraggi della giunta regionale. Ma nel film western tutto questo rischia di essere un dettaglio, poco appetibile. La sensazione a pelle è che la facente funzioni (Stasi) e l’inossidabile Franco Zoccali abbiano messo a posto la parvenza di legalità per sbattere fuori la porta Scarpelli tanto è vero che le prime reazioni del circo della politica, pochine per la verità, non vanno nella direzione della guerra tecnocratica. È il “missile” che è passato nel messaggio. L’incursione violenta e vendicativa e a questo punto seriale di Scopelliti contro chi ha palesemente remato per la sua morte (politica...). È tutta muscolarmente qui la faccenda. Non prende stavolta il tavolo giuridico, non coinvolge. Il ring invece sì perché fa paura un ex governatore che comincia a “sparare” e non a salve. Carte a posto o meno una riunione di giunta che doveva approvare l’assestamento di bilancio assesta sì, questo in pieno viso, un gancio mica male alla famiglia più potente di Cosenza. Una guerra antica, mai sciacquata del tutto dal balsamo del potere in comune. Un pezzo di strada l’hanno fatto assieme Scopelliti e i Gentile. Ma con Tonino soprattutto non è mai stato amore. Nel 2010, nei paraggi dell’impostazione della rotta iniziale del rapporto, è agli archivi una memorabile scazzottata (pare poi neanche del tutto metaforica) tra i due con conseguenze prevedibilmente più pronunciate per chi ha meno centimetri. Lo sgarro è stato ricucito subito, non se n’è parlato più. Sempre la “salute” al centro degli screzi, ora come allora. Poi l’andatura mai da crociera della Regione ha costretto le rispettive velleità a confluire in non belligeranza, spartizione, coesistenza, quasi mai però in complicità. Il punto massimo dell’unione di plastica si registra quando Scopelliti vola a Roma a organizzare la fronda calabrese dell’Ncd contro Forza Italia e Tonino Gentile si schiera come una medusa al suo fianco. Ma aveva i suoi motivi il senatore cosentino e l’amore non è nato neanche al capezzale della culletta del partito di Alfano.
A 47 anni e con troppo potere trascorso a spadroneggiare dallo Stretto non è facile andare in soffitta Non viene istintivo Specie poi se nei titoli di coda si annidano tradimenti e colpi bassi dai vecchi nemici di sempre La reazione può allora diventare violenta, anche incontrollabile. Le minacce e la rabbia di Scopelliti nascono da qui. La rabbia ha fatto la prima vittima, Gianfranco Scarpelli rimosso dall'Asp di Cosenza Per le minacce c'è ancora tempo perché sono in tanti a tremare Ora tutto può accadere Ognuno per cazzi suoi, Scopelliti e Gentile. Ognuno con i cazzi suoi. Ognuno col proprio plotone di potere da servire e seguire e ognuno con il retaggio che si porta da casa. Scopelliti e la sua Reggio, Gentile e il giardino di Cosenza. Due mondi inconciliabili, avvicinabili quanto si vuole ma mai confondibili. Poi la cruda realtà dei nostri giorni con Scopelliti che sceglie la strada delle dimissioni e della Regione che salta per aria e soprattutto Scopelliti che non accompagna il consigliere anziano (Pino Gentile) sulla poltrona di vicepresidente.
Da sinistra Peppe Scopelliti Tonino Gentile e Gianfranco Scarpelli
Il duello da ultima scena inizia con lo sfacciato Piccone che prende tutti i voti che può prendere un abruzzese a Cosenza se accompagnato da Gentile. È troppo evidente lo sgarro per apparire vero e Scopelliti, infatti, dice di non essersi meravigliato del risultato cosentino. Vola a Roma a chiedere chiarimenti ed è nella capitale che si accorge che il vertice l’aveva già accoltellato per tempo, prima del voto. Gentile come mezzo stavolta, non come fine. Ma non importa a Peppe, Gentile s’è prestato e non ha fatto nulla per opporsi alle richieste di Quagliariello e quindi, dal suo punto di vista, Gentile va punito nella materia che gli è più cara, che gli sta più a cuore, la sanità. Fuori Scarpelli arriva Alesssandro Moretti, già direttore amministrativo dell’Asl Roma A e vicino all’ex governatrice Renata Polverini oltre che all’attuale subcommissario per la sanità calabrese Andrea Urbani. Per quanto possa esser sembrato impulsivo Scopelliti ha ragionato a mente fredda, invece. E ha mostrato di non temere né Alfano, né Quagliariello, né tantomeno i Gentile. E non perché non abbia niente da perdere ma perché loro sanno, a partire proprio da Alfano, che argomenti ha usato Scopelliti per farsi candidare a tutti i costi per l’Europa. Non lo voleva nessuno, non hanno potuto fare altro che dirgli di sì. Chissà di cosa parla l’ex governatore quando vuole essere convincente. Per far presa su certe persone si deve parlare di cose “concrete”, per solito. Cosa intende Scopelliti per «borghesia mafiosa» che sta dietro la sua defenestrazione a puntate? Alfano, per il momento, tace. Tace Quagliariello, tacciono i big dell’Ncd calabrese. Scopelliti, da ex re dimesso e sospeso, con la coda che si muove fa tremare il tavolo da destra a sinistra. Già, anche a sinistra. Non a caso il primo commento all’accaduto è di Ernesto Magorno... «Quanto successo oggi in giunta è gravissimo. Scopelliti, sospeso dopo la condanna, si permette ancora il lusso di dettare la linea a una giunta che resta in carica solo per l’ordinaria amministrazione. Non tocca a me difendere Scarpelli, né ho intenzione di farlo adesso, ma il diktat dell’ex governatore è un fatto che deve far riflettere tutti». Tonino Gentile in tarda mattina ha mandato in rete un’agenzia che parla di amore tra i calabresi, di clima di legalità e pace ritrovata se si vuole voltare pagina. Nel primo pomeriggio, poi, gli è arrivato un “rosario” dalla giunta regionale. La prossima mossa sarà fuori dalla portata degli uomini di chiesa. D.M.
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Mezzoeuro Il terzo occhio
Calabria sorvegliata speciale Cgil, Cisl e Uil regionali esprimono «apprezzamento per la decisione da parte del governo di istituire una specifica cabina di regia per la Calabria La sua istituzione - affermano Gravano, Tramonti e Castagna - è un segnale importante di attenzione da parte del governo nazionale» Si comincia da Lamezia
Più veloci della luce con la fibra ottica Telecom Italia accelera con l’Internet super-veloce in Calabria e avvia i lavori per la nuova rete in fibra ottica a Lamezia Terme con l’obiettivo di rendere disponibili servizi innovativi a cittadini e imprese. Nella regione, i servizi “Ultra Internet Fibra” sono già disponibili nella città di Catanzaro e Reggio Calabria, mentre sono stati avviati i lavori per la posa della fibra ottica a Cosenza. L’iniziativa si inserisce nel piano di sviluppo nazionale di Telecom Italia per la realizzazione della rete Ngan (Next generation access network) che prevede di raggiungere 600 città entro il 2016, con una copertura di 12,4 milioni di unità immobiliari, corrispondenti a oltre il 50% della popolazione. L’investimento programmato da Telecom Italia per lo sviluppo innovativo della banda ultra larga sulla rete di accesso è pari a 1,8 miliardi di euro nel triennio 2014-2016. Cittadini e aziende potranno usufruire in un prossimo futuro di connessioni ultrabroadband con velocità a partire da 30 Megabit al secondo, che migliorano nettamente l’esperienza della navigazione in rete e abilitano nuovi servizi. Da casa, ad esempio, sarà possibile fruire di video in Hd, gaming on line multiplayer in alta qualità e contenuti multimediali resi disponibili contemporaneamente su smartphone, tablet e smart Tv. Ma la fibra ottica abiliterà anche applicazioni innovative come la telepresenza, i servizi di cloud computing per le imprese e servizi per la realizzazione del modello di città intelligente per le amministrazioni locali, tra cui la sicurezza e il monitoraggio del territorio, l’infomobilità e le reti sensoriali per il telerilevamento ambientale. Per la posa dei cavi a fibra ottica verranno sfruttate le infrastrutture esistenti e, dove necessario realizzare scavi, verranno utilizzate tecniche e strumentazioni innovative a basso impatto ambientale che minimizzano i tempi di intervento, l’area occupata dal cantiere, l’effrazione del suolo, il materiale asportato, il deterioramento della pavimentazione e, conseguentemente, i ripristini stradali. Con questa iniziativa Telecom Italia si conferma motore dell’innovazione sul territorio. La realizzazione di infrastrutture ultrabroadband e soprattutto la diffusione dei servizi che esse abilitano, infatti, possono dare un impulso importante ad una crescita sostenibile dell’economia locale e al miglioramento della qualità della vita dei cittadini.
Volotea riprende il collegamento
Reggio-Genova si torna a volare Volotea, la compagnia aerea low-cost che collega medie e piccole destinazioni, dal 31 maggio, è tornata a solcare i cieli da Reggio Calabria a Genova. I biglietti sono disponibili attraverso i tradizionali canali di vendita del vettore: nelle agenzie di viaggio, sul sito www.volotea.com o chiamando il call center all’895 895 4404. Il collegamento con la Liguria, che prevede 3 voli a settimana, si va ad aggiungere alla rotta già operata dal vettore verso Venezia. «Si accorciano le distanze tra Liguria e Calabria! - afferma Valeria Rebasti, Italian Commercial Country Manager Volotea - Tornare a volare da Reggio Calabria a Genova è per noi motivo di grande orgoglio. Abbiamo deciso di ripristinare i collegamento, offrendo due destinazioni in linea con i desideri e le esigenze dei passeggeri calabresi». I passeggeri calabresi possono nuovamente raggiungere in modo facile, veloce e - soprattutto - conveniente la città di Genova, magari per gustarsi un bel piatto di trofie al pesto. Al tempo stesso, il collegamento consentirà a tutti i viaggiatori liguri di decollare alla volta di Reggio Calabria, apprezzandone le specialità culinarie e il ricchissimo patrimonio artistico e naturale. «Grazie a Volotea dichiara il presidente Sogas spa Carlo Alberto Porcino - dall’aeroporto dello Stretto è possibile raggiungere le città di Genova e Venezia. Con voli diretti e tariffe convenienti. Siamo felici della partnership avviata ormai da tempo con Volotea. La qualità dei servizi offerti e la puntualità di questa compagnia la rendono sicuramente una valida scelta di viaggio seria ed affidabile per quanti vogliono partire dall’aeroporto dello Stretto salendo a bordo di un aereo di Volotea». Tutte le rotte Volotea sono in vendita sul sito www.volotea.com, presso le agenzie di viaggio o contattando il call center all’ 895 895 4404.
Esprimiamo apprezzamento per la decisione da parte del governo di istituire una specifica cabina di regia per la Calabria. L’istituzione della cabina di regia è infatti un segnale importante di attenzione da parte del governo nazionale. Tanto più importante poiché esso giunge in un momento di improvviso vuoto istituzionale, a seguito delle dimissioni del presidente della giunta regionale e della fase di perdurante commissariamento della città di Reggio Calabria. Per Cgil-Cisl-Uil è fondamentale che i lavori della cabina di regia si avviino nel più breve tempo possibile sia per far fronte alle tante emergenze presenti che per attuare quegli interventi strutturali in grado di ridurre il divario esistente con il resto del Paese. Rappresenta sicuramente una priorità assicurare, coerentemente con gli impegni assunti, da parte del governo le risorse per gli ammortizzatori sociali in deroga per il 2013 ed il corrente anno in modo da dare sollievo alle migliaia di lavoratori coinvolti e alle loro famiglie. Sul fronte dello sviluppo è fondamentale che il governo sblocchi i fondi a disposizione, in modo particolare i Fas, al fine di mettere in campo provvedimenti specifici per la Calabria sul fronte del lavoro, delle infrastrutture e dei trasporti per favorire una maggiore integrazione con le aree più sviluppate a livello nazionale ed europeo. In particolare vanno accelerati i tempi dei lavori della ss.106, il completamento della Salerno-Reggio Calabria, trasversali, dighe, nuovi ospedali. In questo contesto diventa prioritaria la realizzazione della Zes (zona economica speciale) per l’area di Gioia Tauro. Così come è importante supportare operativamente la nostra regione in vista dell’avvio della nuova programmazione comunitaria 2014-2020, occasione veramente unica per invertire l’attuale tendenza e favorire il rilancio economico, sociale, produttivo, occupazionale della nostra Regione. Temi, questi, sui quali è necessario far convergere tutti gli sforzi coinvolgendo i soggetti a vario titolo interessati: istituzioni, politica, forze sociali, imprenditoriali, associazionismo. Il sindacato confederale, a tutti i livelli è disponibile come sempre a confrontarsi in modo costruttivo con tutti con l’esclusivo obiettivo di migliorare le condizioni economiche e sociali delle nostre comunità. Gravano, Tramonti e Castagna segretari Cgil, Cisl e Uil della Calabria
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Sabato 31 Maggio 2014
Mezzoeuro Le eccellenze per sperare
Al Neuromed la strada tra terapia e ricerca avanzata
Sclerosi multipla,
si moltiplicano gli sforzi Al confine tra due delicatissimi meccanismi biologici del nostro corpo. È lì l’origine di una malattia temibile come la Sclerosi multipla. Come in tutte le patologie autoimmuni, alla base c’è la triste ironia di un sistema cruciale dell’organismo, quello immunitario, che decide di rivolgere le sue armi contro l’organismo stesso. Il bersaglio di questo attacco quasi suicida è, nel caso della sclerosi multipla, il sistema nervoso. Ma è proprio da questo abbraccio poco felice tra i due mondi, apparentemente molto diversi tra loro, che potrebbero arrivare le cure del futuro. Ed è su questo fronte che l’Irccs Neuromed di Pozzilli (Isernia) si sta ponendo in prima linea, sia nella ricerca che nella terapia. Il meccanismo di base di questa malattia, i cui primi cenni descrittivi risalgono al caso di Santa Liduina di Schiedam a cavallo tra il 1300 e il 1400, è stato ricostruito con cura nel corso di studi iniziati già nel diciannovesimo secolo, con le prime osservazioni, durante autopsie, di lesioni alla materia bianca del sistema nervoso. Poco alla volta quei danni furono messi in relazione ai sintomi che i pazienti avevano sviluppato nel corso della loro vita, ma si dovette attendere il 1944 per capire a fondo l’origine delle lesioni ed il ruolo che avevano nel generare la sclerosi multipla. Banalmente la si potrebbe definire una questione di conduzione elettrica, nella quale un ruolo fondamentale viene giocato dalla mielina, composta da cellule che avvolgono le fibre nervose come fa la plastica isolante attorno ad un cavo di rame. Nei pazienti di Sclerosi multipla la mielina è il bersaglio dell’attacco da parte del sistema immunitario, cosa che rende sempre più difficoltoso il passaggio dei segnali elettrici. «Infatti - spiega il dottor Paolo Bellantonio, Responsabile del Centro per la diagnosi e trattamento della Sclerosi multipla dell’Irccs Neuromed di Pozzilli - parliamo di malattia infiammatoria cronica demielinizzante. Come abbia origine, ciò che in medicina chiamiamo etiologia, è ancora qualcosa di sconosciuto. Probabilmente entrano in gioco più fattori diversi: una predisposizione genetica su cui si potrebbero instaurare situazioni ambientali, oppure infezioni virali. La combinazione di questi fattori potrebbe innescare il meccanismo che porterà alla formazione delle lesioni».
Le origini della sclerosi multipla
insomma, non sono chiare. Dal punto di vista della distribuzione tra la popolazione, poi, ha delle caratteristiche peculiari.
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Sabato 31 Maggio 2014
Le eccellenze per sperare
L’infopoint dell’Associazione italiana Sclerosi multipla
Così funziona il supporto ai malati e alle loro famiglie Dal 24 al 1 giugno si è svolta in tutta Italia la Settimana Nazionale promossa dall’Associazione italiana Sclerosi multipla (Aism), che si terrà dal 24 maggio al 1 giugno. Neuromed e Aism Campobasso si sono uniti in questa iniziativa inaugurando l’Infopoint Aism. «Come gli altri 35 Centri i in Italia che già hanno aderito - spiega Remo Pallotta, presidente della Sezione Aism di Campobasso - anche il Molise, grazie al Neuromed di Pozzilli e all’impegno della sezione Aism di Campobasso, avrà l’Infopoint Aism, che dal 30 Maggio funziona con personale in Servizio civile della Sezione Aism di Campobasso. Dalla mia esperienza di persona con Sclerosi multipla da anni, dico che uno dei momenti più critici per me è stato quello della diagnosi. Ecco, al momento della diagnosi non tutti i centri sono in grado si dare le giuste direttive. Non mi riferisco certo ad informazioni mediche ma a quelle che riguardano il diritto alle cure, le certificazioni da fare, come gestire la propria vita con questa nuova consapevolezza. Con il nostro Infopoint cerchiamo di fare proprio questo: dare risposte a domande che ben conosciamo per esperienza. Con questo nuovo Infopoint, l’Aism Molisana continua un percorso che dovrà portarla ad essere sempre più vicina alle richieste delle persone con Sm. Essendo poi il Neuromed un’ ospedale con un alto tasso di mobilità attiva, l’ Infopoint Aism di Pozzilli diventa un punto centrale per informazioni ai pazienti provenienti anche dalle provincie limitrofe e non».
«Prevale nel sesso femminile - spiega Bellantonio - nella razza caucasica e con un picco di età compresa tra i 20 ed i 30 anni. È anche una malattia fortemente dipendente dalla latitudine, con una spiccata prevalenza nelle regioni nordiche. Probabilmente qui osserviamo un collegamento con il metabolismo del calcio per via della ridotta esposizione alla luce rispetto alle regioni equatoriali. L’Italia in generale rientra tra le nazioni ad alto rischio epidemiologico di Sclerosi Multipla, con punte altissime in Sardegna. Quanto alla nostra regione, il tasso di prevalenza è in linea con quello italiano». Il percorso di un paziente, soprattutto con una patologia così insidiosa, inizia da una buona diagnosi. «I quadri clinici di esordio - spiega Bellantonio - sono variabili ed imprevedibili, spesso soprattutto in età giovanile l’esordio avviene con episodi di nevrite ottica che per tale motivo non vanno mai trascurati e devono essere ben diagnosticati. La Sclerosi multipla, inoltre si presenta con alcune forme cliniche diverse tra di loro: quella più frequente è la forma di tipo recidivante-remittente che alterna fasi di riacutizzazione di malattia a fasi di quiescenza ed è quella su cui oggigiorno abbiamo più armi di “attacco” della infiammazione. Tornando alla diagnosi, oltre a una corretta anamnesi ed un esame clinico neurologico, ci avvaliamo della Risonanza magnetica nucleare encefalica e midollare, dei potenziali evocati e della analisi del liquor cerebrospinale, stando ben attenti ad escludere tutte le patologie che possa mimare una sclerosi multipla». Giunta la diagnosi, è il momento di avviare il percorso terapeutico: «Le terapie attuali, sebbene parziali - continua il Direttore del Centro, hanno notevolmente modificato il decorso naturale della Sclerosi Multipla e si basano su farmaci ad azio-
ne immunomodulatoria che tendono al ripristino della disfunzione linfocitaria responsabile della patologia. Il futuro sicuramente sarà orientato sempre più al tentativo di arrivare in maniera definitiva alla componente eziologica primaria della patologia ed al conseguente aspetto terapeutico definitivo. Intanto però nei prossimi anni ci attendiamo nuovi farmaci che possano garantire sia l’efficacia che una maggiore sicurezza nell’utilizzo a lungo termine». Semplificando molto, l’obiettivo delle ricerche più avanzate in questo campo è di convincere il sistema immunitario a “desistere”, in particolare puntando proprio quelle cellule responsabili della reazione immunologica contro la mielina. È una delle strade seguite nei laboratori di ricerca del Neuromed.
«Ciò su cui ci stiamo particolarmente concentrando - dice la dottoressa Serena Notartomaso del Laboratorio di Neurofarmacologia del Neuromed - è il ruolo che può essere giocato nella sclerosi multipla da una particolare categoria di recettori per il glutammato, quella definita mGlu4». Il glutammato è ben conosciuto come
uno dei neurotrasmettitori, cioè sostanze che consentono la comunicazione tra una cellula nervosa e l’altra. La ricezione di questa comunicazione è affidata a proteine presenti sulla membrana cellulare, capaci di “catturare” la particolare molecola messaggera e modificare il comportamento della cellula a cui appartengono. È da sottolineare come uno dei protagonisti della scoperta dei recettori per il glutammato nel cervello, oggi considerati una grande possibilità per terapie innovative di molte malattie neurologiche, fu nel 1986 il professor Ferdinando Nicoletti, oggi responsabile del Laboratorio di neurofarmacologia del Neuromed e ordinario di Farmacologia della “Sapienza” di Roma. «Un lavoro scientifico pubblicato su Nature medicine nel 2010, al quale ha partecipato anche il Neuromed - dice ancora Notartomaso - ha dimostrato per la prima volta che il recettore mGlu4 è implicato non solo nel fenomeno di trasmissione tra cellule nervose, ma ha un ruolo anche nelle cellule del sistema immunitario: è capace di regolare la loro azione. Attraverso molecole che agiscono specificamente su questo recettore attivandolo, è stato visto che animali da esperimento in cui si riproduce sperimentalmente una patologia simile alla sclerosi multipla umana, si aveva una regressione della patologia». E questo campo continua ad essere battuto dall’istituto Neuromed, che recentemente ha partecipato ad un’altra ricerca nella quale è stata individuata una nuova molecola endogena capace di attivare i recettori mGlu4. Sono tutti punti di partenza importanti per affrontare in modo nuovo la sclerosi multipla. La strada verso lo sviluppo di farmaci completamente innovativi parte sempre da qui, anche se c’è da considerare che i risultati concreti hanno bisogno di tempo, e di ricerche continue, per arrivare al letto del paziente.
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Sabato 31 Maggio 2014
C’è posta per Claudio
Le parole che non ti ho detto Scajola: ai pm, «Appunto su lettera Speziali non e’ mio». «Confermo che si tratta della missiva di cui ho parlato prima, che io colloco qualche giorno prima dell’incontro con Speziali del 16 gennaio 2014. L’appunto aggiuntivo potrebbe essere stato vergato di suo pugno dallo Speziali in occasione dell’incontro avvenuto nella data indicata. Certo non è di mio pugno». Lo ha detto Claudio Scajola durante l’interrogatorio ai pm che gli hanno mostrato la missiva in francese, sequestrata nel suo studio di Imperia, e allegato un appunto vergato a mano. «Scajola non scrive mai appunti in corsivo». Lo ha detto ai pm durante l’interrogatorio la segretaria dell’ex ministro Claudio Scajola, Roberta Sacco. «Mon cher Claudio», ovvero «Caro Claudio», e «Amicalement» ovvero «amichevolmente», così comincia e termina la lettera che l’ex ministro Claudio Scajola spiega ai pm nell’interrogatorio di avere ricevuto, e che «Speziali riferiva a Gemayel», uomo politico libanese di primo piano. Si tratta di un fax scritto in francese, una lettera di 19 righe datato 20 marzo 2014 alle ore 12.49, all’interno di una cartellina verde che la segretaria di Scajola, Roberta Sacco, ha spontaneamente consegnato durante la perquisizione dello studio, in via Matteotti di Imperia, dell’ex ministro. La traduzione della lettera è la seguente: «Caro Claudio, Come mi ha spiegato il nostro comune amico alcuni mesi fa, credo verso la fine di novembre, capisco bene che la situazione ti tocca in modo particolare. Sfortunatamente proprio oggi siamo in pieno dibattito ministeriale per accordare la fiducia al nuovo governo, visto che il vecchio è dimissionario da quasi un anno. Prima di oggi era inutile tentare di trovare un accordo per la persona che ti è cara, mentre da due settimane, ossia dalla formazione dell’attuale esecutivo, io ho potuto patrocinare la questione e abbiamo già convenuto che una volta qui egli potrà beneficiare, in maniera riservata, della stessa posizione che egli ha a Dubai, consegnandogli un documento d’identificazione con dati anagrafici affinché egli possa rimanere nel nostro paese e condurre una vita normale, naturalmente sotto la nostra responsabilità. Ciò di cui mi occuperò a partire da domani è di trovare un modo riservato per farlo uscire dagli Emirati Arabi poiché tratteremo il dossier con molta attenzione, una volta ottenute le garanzie che noi stabiliremo con le loro autorità. Comprendi bene che la questione è estremamente delicata, ma sono fiducioso. A tal fine, visto che la prossima settimana ci andrò per un giorno e mezzo, porterò con me il nostro amico e tenterò di avviare il discorso e ti terrò informato». Un appunto scritto a mano su carta intestata della Camera dei deputati con indicazioni da inviare agli avvocati di Matacena. L’appunto è contenuto nel verbale dell’interrogatorio coi pm dell’ex ministro Claudio Scajola, verbale secretato e depositato, zeppo di omissis, al Tribunale del riesame dopo i ricorsi presentati dai legali di alcuni indagati nella medesima inchiesta "Breakfast". «Lo Speziali - spiega Scajola ai pm - mi propose un incontro con Chiara Rizzo e un consigliere di Gemayel per affrontare l’argomento. Seppi da Speziali che a tale incontro non avrebbe preso parte il consigliere di Gemayel qualche giorno prima della data fissata, tanto è vero, se ben ricordo, che mi era stato detto che avrebbero mandato una lettera, che lo Speziali riferiva a Gemayel. Ricevuta
Ammesse le parti civili Claudio Scajola
Scajola ai pm: «Confermo che si tratta della missiva di cui ho parlato prima, che io colloco qualche giorno prima dell'incontro con Speziali del 16 gennaio 2014. L'appunto aggiuntivo potrebbe essere stato vergato di suo pugno dallo Speziali in occasione dell'incontro avvenuto nella data indicata Certo non è di mio pugno» questa missiva ho poi predisposto un appunto in cui indicavo i punti che Speziali mi aveva detto di portare all’attenzione degli avvocati del Matacena per la procedura di asilo». Speziali è l’imprenditore di origini calabresi che, secondo l’accusa, sarebbe stato l’uomo su cui Scajola, arrestato per procurata inosservanza di pena, si appoggiava nel progetto di trasferire Amedeo Matacena da Dubai in Libano, dove secondo il piano avrebbe avuto asilo politico. L’appunto, tra le carte sequestrate a Scajola, è un foglio di carta intesta della Camera dei deputati, in cui è scritto a mano: «1) Evidenziare la condanna di reato associativo per mafia inesistente nel codice libanese 2) Persecuzione di carattere giudiziario per finalita’politiche 3) storia della palingenesi dei processi 4) supplica di asilo per fini umanitari e di carattere medico». Ancora, nell’appunto vi è scritto: «Consegna diretta all’Ambasciata di Roma» e infine «dovrà essere compiuto immediatamente dopo l’insediamento del nuovo esecutivo».
Inchiesta Field tutti in aula La Regione Calabria e la fondazione Field (Fondazione innovazione emersione locale disegno del territorio) sono state ammesse a costituirsi parte civile nel processo a carico dell’ex presidente dell’ente, Domenico Barile, e del direttore amministrativo, Lucio Marrello, considerati responsabili dell’ipotesi di peculato formulata a seguito delle indagini svolte dalla Guardia di finanza su un ammanco di 500.000 euro dalle casse dell’Ente in house della Regione. Lo ha deciso il tribunale collegiale di Catanzaro (presidente Mastroianni, a latere Raschellà e Natale), davanti al quale ha avuto inizio il giudizio immediato chiesto dalla procura della Repubblica lo scorso 10 aprile. I giudici hanno anche ammesso i mezzi di prova richiesti da accusa e difesa, dopo aver rigettato le eccezioni preliminari degli avvocati in ordine a presunti errori sulla richiesta di giudizio immediato, ed infine hanno rinviato il processo al prossimo 7 ottobre. A chiedere il giudizio per gli imputati è stato il sostituto procuratore titolare del caso, Paolo Petrolo, che in fase di indagini ha chiesto e ottenuto per Barile un provvedimento cautelare agli arresti domiciliari eseguito lo scorso 14 ottobre. Le indagini sono partite nel dicembre 2012 da un dettagliato esposto presentato dal revisore dei conti della Field, cui seguì l’immediata decisione della giunta regionale calabrese di sospendere Barile dall’incarico presso l’ente. Gli investigatori partirono subito con gli accertamenti necessari a verificare i movimenti di denaro avvenuti sul conto corrente della Fondazione, per identificare chi vi aveva accesso e chi, materialmente, dispose dei soldi. A metà gennaio l’attenzione dei finanzieri e del sostituto Petrolo era già concentrata su venti assegni circolari di diverso importo ed emessi per destinatari diversi, che i militari della Guardia di finanza hanno ritrovato presso diverse banche, tutti sottoscritti da Barile. Le investigazioni proseguirono anche con diverse acquisizioni di materiale da parte delle fiamme gialle, con l’audizione di testimonianze di soggetti in grado di descrivere le modalità con cui i soldi dell’ente venivano spesi e l’iter formale necessario per la movimentazione del denaro, e con varie perquisizioni.
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Sabato 31 Maggio 2014
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Sacchetto a perdere Fallimento gestione rifiuti in Calabria: la giunta regionale triplica le tariffe per un servizio che non c’è. All'orizzonte una stagione estiva molto calda e maleodorante
L’Ufficio marittimo controlla
Meglio mettere la testa sotto la sabbia L’ufficio circondariale marittimo di Cetraro, impegnato su più campi a tutela dell’ambiente, ha esteso nell’ultimo periodo l’attività ispettiva agli impianti di lavorazione, selezione, lavaggio inerti e produzione calcestruzzi della costa tirrenico-cosentina. Sotto osservazione sono ora passate le fasi di esercizio degli impianti ed il rispetto, da parte di chi ne ha la responsabilità, di quanto previsto dal decreto legislativo n° 152/2006 (Testo unico ambientale). Il monitoraggio della costa, svolto sotto il coordinamento della Capitaneria di porto di Vibo Valentia Marina e della direzione marittima di Reggio Calabria, è stato quindi da tempo particolarmente intensificato. Ciò ha comportato il sequestro, nei mesi invernali, di 1.400 metri quadri di strutture balneari risultate illecitamente realizzate; 1.100 metri quadri è invece l’estensione delle varie discariche di rifiuti, anche pericolosi come l’eternit, rinvenute a poca distanza dal mare e che sono state anch’esse sequestrate con l’obiettivo di far ripristinare l’originario stato dei luoghi. Sul nuovo fronte ispettivo il personale della Guardia costiera di Cetraro ha ora registrato talune irregolarità, ovvero: in cinque casi la mancanza di autorizzazione provinciale all’emissione polveri in atmosfera; in due casi il deposito incontrollato sul suolo dei fanghi/rifiuti prodotti dal ciclo di lavorazione; in un caso la mancata tracciabilità dello smaltimento di tali fanghi/rifiuti. I responsabili di sei impianti di lavorazione inerti e calcestruzzi operativi lungo la costa sono stati pertanto deferiti all’autorità giudiziaria per violazione, a seconda dei casi, degli articoli 256 e 269 del decreto legislativo 152/2006. Gli stessi dovranno ora attivarsi per acquisire le autorizzazioni ad oggi mancanti, previa effettuazione di apposite verifiche tecniche agli impianti, ed assicurare, per il futuro, una gestione degli stessi in linea con le previsioni normative in materia di sostenibilità ambientale.
Nei giorni scorsi, attraverso una nota inviata a tutti i comuni della Calabria, il dirigente generale del dipartimento Ambiente della Regione Calabria ha informato gli enti che, con decreto dirigenziale n. 5823 del 14 maggio 2014, sono state rimodulate le tariffe relative allo smaltimento dei Ru e del trattamento in impianto della frazione umida a decorrere dal 1 maggio. Infatti, la tariffa per il conferimento di Ru indifferenziato è passata da 91,84 euro/t a 176, 25 euro/t , mentre la tariffa per il conferimento della frazione umida è passata da 34,65 euro/t a 105,26 euro/t . È evidente la responsabilità politica di chi ha promesso e predisposto un piano regionale dei rifiuti che è miseramente fallito e che oggi, attraverso
Cetraro, il sindaco ambientalista
Demolizione rinviata, ci sono le rondini La demolizione di una vecchia chiesa è stata rimandata perché ci sono i nidi delle rondini. Il fatto è avvenuto a Cetraro. Il sindaco, Giuseppe Aieta, afferma «abbiamo verificato, attraverso personale specializzato, la presenza di nidi pieni di uova costruiti sotto il cornicione della chiesa. Siccome non abbiamo alcuna intenzione di macchiarci, non solo di un reato, ma anche di un turpe e volgare gesto, abbiamo deciso di rinviare la demolizione della chiesa appena le rondini avranno lasciato il nido». La notizia, che sta rimbalzando anche sui social network, sta facendo sorridere di gioia gli ambientalisti. «E se qualcuno sorride ironicamente, non me ne importa proprio nulla», scrive anche su Facebook il sindaco Aieta, che è anche l’assessore all’Ambiente della Provincia di Cosenza.
questa scelta scellerata, intende costringere i comuni e i cittadini a pagare il caro prezzo del loro completo fallimento. In questi mesi molti comuni si sono adoperati per intraprendere il percorso virtuoso della raccolta differenziata, profondendo ingenti risorse e notevole impegno. Sono molti gli amministratori che in questi mesi hanno tentato di caricare sulle proprie spalle lo stato di grave emergenza che contraddistingue la gestione dei rifiuti nella nostra regione, sopperendo gravi deficienze della giunta regionale. Una giunta il cui unico obiettivo è stato ed è quello di esportare i rifiuti all’estero dilapidando importanti risorse che possono essere utilizzate a finanziare un Piano regionale dei rifiuti che metta in moto un ciclo virtuoso nella gestione dei rifiuti e fare i modo che da problema diventino risorsa. Se queste sono le modalità con le quali la nostra amministrazione regionale intende perseguire, per come dichiarato, l’incremento della raccolta differenziata, sorge spontanea la domanda su quali misure avrebbe dovuto adottare se l’avesse voluta disincentivare. È evidente, inoltre, che si tratta di una tariffa non solo illegittima, posto che la stessa L.R. 12 aprile 2013, n. 18 - richiamata nella relazione- demanda espressamente alla giunta regionale, e non anche ad un decreto dirigenziale, la competenza a rimodulare le tariffe, in aumento o in diminuzione, in materia di rifiuti (Cfr. art. 1, comma 3), ma addirittura iniqua, punitiva e disincentivante la raccolta differenziata dei rifiuti medesimi. Alla luce di questo provvedimento, risultato del fallimento della giunta regionale, i cittadini vedranno triplicata la tariffa per lo smaltimento dei rifiuti senza la soluzione al problema. La recente nomina della cabina di regia da parte del premier Matteo Renzi per la Regione Calabria può essere l’occasione affinché l’intero comparto della raccolta e smaltimento dei rifiuti nella nostra regione sia assunta come una priorità per trovare un giusta soluzione. Ogni ulteriore perdita di tempo non farà altro che determinare l’implosione dell’intero sistema con il rischio di farci precipitare in una drammatica emergenza proprio nel periodo estivo e turistico. Carlo Guccione consigliere regionale Pd
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Sabato 31 Maggio 2014
La lotteria dell’Lcn N. Buon giorno, compare Micuzzu. Da oggi ci vedremo più spesso, e possiamo prendere un caffè insieme per scambiare quattro chiacchiere. M. Piacere di vederti, compare Nino. Ma cosa ti ha portato a Reggio, qualche affare importante immagino. N. Sì, finalmente ho deciso di trasmettere anche in questa provincia. C’è un bel po’ di lavoro che mi aspetta: trovare una sede, attivare i ripetitori, scegliere i collaboratori. Voglio mettere insieme una bella squadra per costruire un vera rete regionale. M. Bene, bene, compare Nino. Che bella combinazione. Domani sarò a Cosenza per attivare anche io la frequenza che mi è stata attribuita nella tua provincia. Possiamo scambiarci i servizi, per risparmiare e offrire una informazione più completa. Ma, per curiosità, su quale banda trasmetti? N. La xxx per l’intera provincia di Reggio. Mi potresti dare una mano per i ripetitori. M. Ma stai scherzando. Io ti denuncio! Questa è la mia banda e tu vorresti venire a disturbare la mia rete e mi chiedi anche una mano. N. Guarda i documenti. Questa è la comunicazioni del ministero che mi autorizza le trasmissioni. Come potevo sapere che era proprio la tua banca. Ci deve essere un errore. Ma tu su quale canale vorresti trasmettere a Cosenza. M. La cosa mi appare strana. A Cosenza mi hanno assegnato la frequenza YYY. N. Ah, ah, ah! È proprio il mio canale! Anche tu hai l’autorizzazione ministeriale? M. Certo, eccola! Questo è proprio un pasticcio. N. Le alternative sono due. O ci denunciamo a vicenda, oppure denunciamo tutti e due il ministero chiedendogli i danni! M. Adesso non possiamo, abbiamo già un sacco di cause in corso che aggiungerne un’altra non mi sembra il caso. Dovremmo fare un mutuo per pagare l’avvocato!
Zapping da far west Questo dialogo è inventato, nomi, luoghi sono di pura fantasia. La conversione al digitale ha generato situazioni paradossali, non mancano infatti anche aspetti piccanti e situazioni scabrose. A rendere difficile la realizzazione di un simile progetto è l’astrusità degli argomenti e il rischio di impantanarsi in particolari tecnici che diventano ostici da capire e spiegare. Prendiamo l’Lcn, acronimo che sta per “Logical channel number”. È il numero che viene associato al tasto del telecomando quando si sintonizza un televisore. I primi tre posti sono occupati dalla Rai, seguono i canali Mediaset, poi La7 e così via. Sembra una banalità, ma non lo è poiché costituisce una quota importante dello share. Certo il telecomando si può riprogrammare e porre ai primi posti i canali preferiti, ma pochi lo fanno, oppure si può ricercare il canale preferito con il relativo Lcn, ma bisogna ricordarselo e la pigrizia regola lo zapping. La storia dell’Lcn merita di essere raccontata perché è incredibile. In un primo momento la questione non viene affrontata, lasciando alla “libera” scelta del mercato l’attribuzione di quel piccolo particolare, con la consapevolezza che “la mano invisibile” avrebbe dato il “giusto” rilievo al duopolio esistente. Quando si è cercato di porre rimedio al caos che aveva generato nelle retrovie, essendo scontato che i primi posti fossero occupati dai due gruppi dominanti, invece del caos
che nemmeno i giudici riescono a raccapezzarsi ed emettono sentenze contraddittorie che si sovrappongono tra di loro. La complessa questione ha avuto una prima ipotesi di soluzione nel 2010 da parte del ministro Paolo Romani, un personaggio molto noto nel mondo radiotelevisivo. La sua brillante carriera si svolge tra Rete A e le televendite di Wanna Marchi, la rappresentazione della Milano da bere a Telelombardia, le pruderie di “Vizi privati e pubbliche virtù” del transessuale Maurizia Paradiso fino ai servizi porno di Lombardia 7, con la truffa del 144. Una carriera ideale per approdare in Parlamento in rappresentanza di Forza Italia ed assumere una prestigiosa poltrona ministeriale. Ovviamente il suo obiettivo e di non disturbare i padroni delle ferriere e così dà l’incarico di risolvere il busillis. Il Piano del 2010 prevedeva che le posizioni da 1 a 9, così come la posizione 20, fossero assegnate ai canali generalisti nazionali ex analogici, le posizioni da 10 a 19 alle emittenti locali, le posizioni da 21 a 70 ai canali nazionali nativi digitali (ripartiti in sottoblocchi secondo l’ordine dei generi di programmazione indicato dalla legge), le posizioni da 71 a 99 alle emittenti locali. La sua attuazione pratica è affidata all’Agcom, ben presidiata dagli uomini Mediaset, che provvide ad emanare in gran fretta un regolamento con il quale si assegnava il prezioso numerino a ciascuna emittenti.
Lo switch-off doveva essere l'inizio di una nuova era dell'etere. Più canali, informazione e pluralismo Di tutto di più, realizzando uno slogan ripetuto ossessivamente dalla Rai per marcare la sua diversità e la supremazia informativo-culturale Niente si avvicina meglio al caos primordiale, dove alla fine prevalgono le forze occulte, i potentati di sempre. A scavare nei meandri delle norme e dei procedimenti attuativi sembra che nulla sia stato fatto in maniera equa e imparziale. A cominciare dal piccolo telecomando, diventato il simbolo del potere nelle famiglie... casuale è scoppiato il caos legale. Una guerra di tutti contro tutti perché i nodi sono così intricati
Il criterio adottato era di attribuire il numero meno elevato alle Tv locali che avevano una maggiore fetta di mercato, determinato sulla base di una apposita indagine sulle abitudini degli telespettatori. Inoltre Mtv e Deejay Tv, considerate generaliste, si vedevano assegnate le posizioni 8 e 9, una vera fortuna che provocava una enorme lievitazione del loro valore di mercato. La decisione dell’Agcom provocò immediatamente una vera e propria rivolta in tutto Italia, con una infinita sequela di ricorsi presso i tribunali amministrativi. Il Consiglio di Stato, chiamato in ultima istanza, ha annullato tutto l’operato dell’Agcom, contestando la fretta che ha impedito alle tv locali di avanzare proposte e osservazioni, e soprattutto la superficialità dell’indagine che aveva determinato l’ordine di attribuzione, imponendo all’Autorità di rinnovare l’indagine per stabilire lo share di ciascuna tv locale all’atto dello switch-off. La decisione del tribunale ha prodotto una situazione di incertezza poiché a distanza di tanto tempo non era possibile ricostruire il quadro delle preferenze dell’epoca, perché le decisioni prese avevano sicuramente modificato profondamente il comportamento dei telespettatori finendo per dare una legittimazione ex post ad una ingiustizia inflitta alle emittenti minori. La situazione è risultata talmente ingarbugliata che per sopperire all’inerzia dell’Agcom si ordina la nomina di un commissario ad acta. Il 10 aprile scorso il consiglio di Stato sospende l’efficacia delle decisioni del commissario, che doveva procedere alla completa riscrittura del Piano di numerazione Lcn. Per cui si ricomincia ancora una volta da zero. La maggiore penalizzazione ricade certamente sulle tv più deboli che non hanno una documentazione idonea a dimostrare la loro penetrazione sul mercato. Ad esempio, in Calabria, Ten ha avuto assegnata la posizione numero 10, poiché è stata riconosciuta come la tv più seguita all’atto dello switch-off, una vittoria che non trova tutti d’accordo e certamente sarà seguita da un’altra accesa guerra legale poiché dietro le tv si gioca una guerra reale di potere. Un capitolo interessante è costituito dall’analisi delle emittenti locali, dietro le quali si nascondono personaggi e interessi politici ed economici. o.p.
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Sabato 31 Maggio 2014
La nostra via crucis da sempre
Le vie di Francesco sono infinite? In occasione della visita di Sua santità Francesco prevista in Calabria, a Cassano all’Ionio, per il prossimo 21 giugno, Fabio Pugliese, autore del libro Chi è Stato?, un racconto inchiesta sulla strada statale 106 Ionica calabrese, il primo libro sulla famigerata “strada della morte” e fondatore del gruppo “Basta vittime sulla ss. 106” ha già reso noto di aver inviato al Sommo pontefice una copia del suo libro ed insieme una lettera lo scorso 18 aprile. Pugliese rende noto d’aver avuto modo «di conoscere e visionare l’area che ospiterà la messa che papa Francesco terrà in occasione della sua visita a Cassano all’Ionio. L’area prescelta - come è stato chiarito nei giorni scorsi - è quella della grande spianata dell’ex Insud a Sibari, a ridosso della strada statale 106. Ciò - continua Pugliese - credo sia una ottima scelta poiché farà in modo che il pontefice possa incontrare la “strada della morte” nel suo viaggio in Calabria». L’autore del libro sulla ss. 106 nella sua lettera a papa Francesco aveva evidenziato la pericolosità di una strada che dal 1996 ad oggi ha provocato oltre 475 vittime ed aveva spronato il pontefice affinché la chiesa ritornasse a parlare di questo problema uscendo dall’indifferenza nella quale è caduta da anni proprio perché non è più possibile ignorare il dolore di chi perde un proprio familiare sulla “strada della morte”.
Fabio Pugliese autore del libro “Chi è Stato?” racconto-inchiesta sulla statale Ionica calabrese e fondatore del gruppo “Basta vittime sulla ss.106”, scrive al Papa che a giugno sarà in Calabria e percorrerà la strada della morte
«Sono certo - continua Pugliese - che monsignor Galantino - vescovo della diocesi di Cassano e segretario generale della Cei - provvederà ad informare il Santo padre sulle questioni che riguardano la famigerata strada statale 106 Ionica calabrese. Sono sicuro che non si sottrarrà dal riferirgli che è la principale causa di morte che abbiamo in Calabria dal 1996 ad oggi; che in questo lasso di tempo ha provocato un numero di vittime 30 volte maggiore della ‘ndrangheta; che la popolazione calabrese (soprattutto jonica), è ormai rassegnata quanto la chiesa calabrese rispetto all’idea che la “strada della morte” possa essere finalmente ammodernata e, quindi, possa diventare la “strada della vita”; e, soprattutto, sono certo che monsignor Galantino non esiterà ad informare Sua santità della sincera, civile e dignitosa istanza che viene avanzata ormai da migliaia di calabresi e cattolici che sono fermi nella loro volontà di dire “basta alle vittime sulla ss. 106”». «Sono altrettanto certo - conclude Pugliese - che quando lo sguardo di papa Francesco incontrerà la strada statale 106 ionica calabrese capirà il dolore immenso che ha causato alle tante, troppe famiglie che hanno pianto sull’asfalto di questa strada i loro cari e capirà, soprattutto, l’infinita solitudine in cui vivono i tanti giovani (e meno giovani), che nella nostra Calabria rivendicano una nuova strada non rinunciando ad unirsi a loro, a noi».
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