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numero 3 - Anno 13

Sabato 18 Gennaio 2014

settimanale d’informazione regionale

Voce Competizione tra studenti ai giovani per “La tua idea d’impresa” www. mezzoeuro.it

Paura del Marsili, dai fondali ai fondi...

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Sabato 18 Gennaio 2014

Il legno storto

Mezzoeuro Fondato da Franco Martelli

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Vale ancora la pena coltivare l’autonomia delle idee?

La risposta non può che essere positiva ma non scontata: davvero si preferirebbe chi per avere il plauso abdica alle proprie convinzioni? O chi mette in vendita la propria indipendenza di giudizio? O chi si trincera dietro banalità presentate, sui giornali, in apposite vetrinette, come idee alternative e trasgressive? O chi blandisce l’opinione pubblica non smontando i suoi idoli e abbassando opportunisticamente sempre i toni delle critiche? O chi va solo alla ricerca di utili che i potenti soltanto possono assicurare? Non è certo che a godere delle simpatie, ad avere onori, ad occupare gli spazi dei giornali civettando tra le pagine di essi, ad accaparrarsi posti di primo piano, siano quelli che pizzicano, stridono, sono spigolosi e urticanti, hanno insomma caratteristiche intellettuali (anche umane) che li rendono disarmonici rispetto ad una cultura ufficiale chiusa nei propri vizi, sospettosa molto spesso di ciò che non rientra nei canoni del “politicamente corretto”. Specialmente quando non hanno da esibire patacche, titoli onorifici, tutti specchietti per le allodole (dietro e dentro c’è il vuoto). Pur non mancando di riconoscimenti volutamente taciuti, quanti si trovano spiazzati riguardo ad un clima di conformismo generalizzato, non possono che tener duro rinunciando a tutti i favori che vengono dagli adeguamenti acritici a tanti luoghi comuni, agli andazzi culturali e politici dominanti. E tuttavia, non c’è motivo di lamentare una perdita di notorietà, di una visibilità pubblica, di una presenza testimoniale: non è di un simile velleitarismo che si tratta

di Franco Crispini

Piuttosto, si crea un campo libero per cialtroni, per imbelli, per una ipocrisia che sa imbellettarsi, per pennivendoli che infagottano di salamelecchi le loro “riflessioni politologiche”, per lustratori dei poteri; l’opinione pubblica rimane lasciata in pasto a tutti costoro, deprivata di voci critiche fuori del coro. Quando tacciono o vengono cinicamente messi da parte tali disinteressati dispensatori di idee feconde per la vita civile, politica, culturale di una società, si perdono le rotte, si smarriscono i sentieri dello sviluppo, si inaridisce la mentalità collettiva, si spengono gli slanci verso l’alto. La scena viene invasa da politicanti e petulanti predicatori di parole vuote, i media strombazzano faziosità in tutte le direzioni e fanno eco alle vicende più squallide di un Paese dove la cattiva politica contagia tutti e tutto; l’opinione pubblica non ha chi la incalzi, la orienti, la sottragga alle influenze nefaste di quei mentitori proni ai detentori del potere, incapaci di difendere la libertà e la dignità del pensiero. Se ci guardiamo attorno, constatiamo che buona parte della stampa quotidiana, gli organi televisivi (anche non di proprietà privata), i cosiddetti comitati di esperti dei partiti politici, escludono con scientifica sistematicità tutti quelli che non solo legati a qualche carro, non sono asserviti a trite e rituali tematiche cosiddette sociali, non fanno il verso ai “profondi” leader politici. È ben triste vedere silenziosi e appartati uomini di forte tempra intellettuale e morale, e garruli e petulanti soggetti invece sporgersi in primo piano da siparietti traboccanti di supponenze e stronzate, insulsaggini, personaggi invadenti in veste di rinomati analizzatori della politica o di sapienti moralisti, o di amministratori della cosa pubblica casti e oculati: se si impone questa genia è evidente che nei partiti, nella vita pubblica, nelle istituzioni si fa il vuoto attorno a coloro che hanno qualcosa di serio da dire ma soprattutto hanno una grande forza di resistenza agli allettamenti corruttivi che vengono da contesti degradati, da realtà stremate dal servilismo. Quelli che sono fedeli a stessi, gelosi dei valori da cui si lasciano guidare, e tuttavia disponibili a servire una sensibilità collettiva aperta a quei medesimi valori, non possono che conservare la fiducia nella validità di uno stile di vita e di scelte etiche, anche se si chiudono a catenaccio di fronte ad essi ambienti umani, sociali e politici, cui ripugnano i buoni esempi di fermezza e rigore intellettuale. D’altra parte non ci si può sorprendere che tendenze di questo genere abbiano finito per divenire sempre più dominanti: la esclusione, l’emarginazione, dei lavoratori del pensiero, dei produttori di idee, liberi da ogni tipo di asservimento, dai luoghi da cui devono venire spinte ad una responsabilità di cittadini criticamente partecipi, ha sempre coinciso con i periodi neri nella storia della società.


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Sabato 18 Gennaio 2014

Anche chi sa nuotare è a rischio

Avviso ai naviganti Glielo avessero detto fino a dieci giorni fa non solo non ci avrebbe creduto nemmeno lui ma avrebbe chiamato i carabinieri per violazione delle ambizioni altrui. Parliamo di Ciccio Sulla dal Crotonese, uno dei volti più consolidati del Pd di casa nostra nonostante la giovane età (del partito, non certo la sua). Un passato da assessore, un presente da navigante tra una corrente e l’altra, un futuro (lo spera lui e chi ha ideato il progetto) da segretario regionale del partito. “Suo malgrado”, che poi se vogliamo è l’espressione usata anche da Scajola quando s’è trovato una casa acquistata da altri, Ciccio Sulla s’è ritrovato candidato alla segreteria regionale del Pd a conclusione di un’iperbole più o meno disperata ma non battuta in partenza che vanno confezionando tutti quelli che non sopportano la parlata fiorentina. E chi in loco la rappresenta. E così una cena che doveva essere “carbonara” a Lamezia s’è rivelata così frequentata da trasformarsi in banchetto e si sa poi come va a finire dalle nostre parti quando si mangia e si beve fino a tardi. Si finisce pure per dare i numeri. Uno di questi ha colpito in testa proprio Ciccio Sulla che mai del tutto convintamente lettiano si trova in virtù di questo intestatario dell’ultima trovata di chi teme (e rischia) l’estinzione. In perfetta scia con quanto sta accadendo a Roma gli ultimi e arroccati refoli bersaniani e dalemiani hanno deciso di convergere proprio sul premier e gli uomini del premier. E poco importa se in Parlamento questo significa pregare per la lunga vita di Enrico Letta mentre localmente si deve registrare il clamoroso abbraccio, per esempio, tra Mario Oliverio (a cui sarebbe stato offerto un seggio per l’Europa) o Carlo Guccione nientemeno che con Mario Maiolo. Chi l’avrebbe mai detto. In politica però ci sta tutto e ci sta sempre e non finisce mai di stupire chi in realtà si stupisce delle giravolte spaziali. Pur di spezzare il fronte che al congresso nazionale dell’8 dicembre ha sostenuto Matteo Renzi si è disposti a tutto e piuttosto che gettare in pista un ex comunista da trincea, o da riserva faunistica, i bersaniani di Calabria della prima ora decidono di investire Ciccio Sulla del compito ingrato. È l’ultimo tentativo prima di arrendersi ai vincitori del momento e non è neanche detto che sia perdente in partenza ma alzi la mano chi se la sente di dire, anche in cuor suo e a voce spenta, che si tratta di una nomination innovativa. Di un primo pelo della politica nostrana. Dentro il paniere della pretattica di partito gli sconfitti del congresso nazionale pescano un “non vincente” per scagliarlo contro i vincenti. Qualcuno dirà che di meglio non c’era ma potrebbe valere anche il contrario e cioè che era difficile scegliere molto peggio. I numeri però in politica pesano più che in banca e si vedrà quale sarà la conta, il filo da tessere è lungo. Ciccio Sulla del resto si conterà non per fare da comparsa ma per creare problemi seri all’altra cordata. C’è persino chi si ostina a definirla altra banda ma rischia di essere ingenerosa la metafora. Quel che è certo è che sono sistematicamente falliti tutti i tentativi di mediazione tra le parti, di (finta) unità sintetica. È dall’alto, cioè dalla segreteria nazionale, che non tira alcun vento di unità. Si va allo scontro a tutti i livelli tra chi ha vinto il congresso e chi lo ha perso. Tra chi lo ha vinto e chi lo ha perso un po’ meno. Ma anche tra chi rinnova e chi fa finta di farlo. Tra chi come

Ernesto Magorno e Ciccio Sulla Sotto, Enza Bruno bossio e Mario Oliverio

Col barometro verso il basso, in termini di entusiasmo e credibilità, si va comunque verso una sfida tra Ernesto Magorno e Ciccio Sulla per la segreteria regionale del Pd. Tra cene più o meno carbonare e ostinazioni sembra questo il quadro che si va profilando. Ma attenzione Occhio ai numeri che verranno fuori senza contare che la Calabria è sempre molto "attenzionata" dal cerchio magico di Firenze... Renzi e per primo con la sua segreteria ha chiamato solo quarantenni a lavoro e chi pesca nel museo delle ceneri. È doppia la sfida, incrociata. Non c’è più margine per il sottobanco furbesco tra le parti e valga per tutti la sortita di Enza Bruno Bossio in direzione nazionale. Senza tatticismi (inutili del resto). E senza ambizioni di recupero sul segretario (impensabili) ha sparato proprio contro Renzi quando ha preso la parola. Apprezzabile in termini di coraggio il suo gesto anche se non è dato sapere di quanto è scesa la sua quotazione futuribile. Pare che Renzi abbia l’abitudine di annotare gli interventi di tutti in un blocchetto e poi trarne le conseguenze. In molti nel Pd non vorrebbero essere al posto della Bossio. Ma tant’è, ormai non si tratta più. Ed è per questo che c’è il volto pacioccone di Ciccio Sulla a sfidare Ernesto Magorno.

Già, Ernesto Magorno, il deputato renziano se ve n’è uno. Ha ostinatamente e senza soluzioni di continuità inseguito questa candidatura a segretario quasi a far sorgere il sospetto che in realtà nasconda ben altre ambizioni. Ancora altre ambizioni. Non c’è stato verso. Voleva far la corsa e la farà, a meno di stravolgimenti clamorosi. Non è una colpa in politica l’ostinazione o il carrierismo. Può diventare un limite operò. Gli ha fatto gioco fin qui l’aver trovato una segreteria renziana ancora “fiduciaria” sul caso Calabria, vergine se così possiamo dire. Ma è attenzionata la regione e i suoi mille rivoli, molto attenzionata. Nulla passa e passerà inosservato. E nulla passa o passerà in cavalleria se le cose dovessero andare per il verso non dritto. Se lo scenario nazionale non precipita vertiginosamente verso il voto politico anticipato o se non accadono altre cose straordinarie (possibili in questo fine settimana) a sfidare il progetto che sta dietro Ciccio Sulla sarà proprio lui, Ernesto Magorno. Ma anche qui alzi la mano se c’è qualcuno che rintraccia in questa nomination un barlume di novità. Di pagina che si volta. Di vento fresco e nuovo che entra dalle finestre del partito. Ma tant’è. Dev’essere una sindrome contagiosa questa. Siccome però le squadre sono fatte ormai, e chi giocava a pallone sotto casa lo sa, palla al centro e il gioco prenda inizio. Con mille incognite sullo sfondo da tenere sott’occhio però. A cominciare dai numeri, che pesano più che in banca. A giudicare dallo scarso entusiasmo che si registra negli ultimi giorni siamo sicuri che alle primarie regionali andrà a votare la stessa gente che ha votato per le primarie nazionali? E se chi si candida in quota Renzi dovesse alla fine vincere prendendo però meno voti di quanti ne ha preso Renzi stesso il giorno dell’Immacolata come la metteremo? Che segretario rischia di essere quello che vince con una zampa sola, come un’anatra ferita? Certo è che i segnali di disamore in giro non mancano. Che ne è per esempio dei renziani rampanti della prima ora, per lo più giovani, che si erano avvicinati al partito con tanto entusiasmo? Ci sono ancora? Qualcuno li ha coinvolti e li sta coinvolgendo? Per intanto Ciccio Sulla contro Ernesto Magorno. La sfida, con tanti perché sul collo, può iniziare a meno di clamorosi sviluppi in questo fine settimana. E alzi due mani stavolta chi è pronto a giurare che era questo il meglio che il Pd poteva offrire per la madre di tutte le sue sfide... d.m.

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Sabato 18 Gennaio 2014

La pasta non basta

Ve lo do io il rimpasto... Aveva iniziato la sua carriera in politica Peppe Scopelliti scommettendo tutto o quasi sull’azzeramento delle tecniche da politichese, quelle che nella formula e nel linguaggio da supercazzola servono a perdere tempo senza compromettere niente. Per un po’ c’ha creduto di poterne fare a meno ma mai avrebbe immaginato che persino lui un giorno, anzi forse soprattutto lui, avrebbe dovuto far ricorso ai “tavoli” fumosi, ai vertici per sistemare poltrone, alle “mestruazioni” delle carriere da posizionare col bilancino pur di non rompere il giocattolo del potere. Chi l’avrebbe mai detto che poi alla fine si sarebbe rivelato persino brillante in questi giochi di prestigio che si basano sul niente, sul fumo negli occhi. Perché un dato è certo se seguiamo gli sviluppi della contemporaneità del centrodestra calabrese. Tutti si agitano, tutti scalpitano, tutti avanzano titoli di credito e tutti si mostrano in grado di rimanerci male potenzialmente ma solo lui resta al comando delle operazioni (insieme a Franco Zoccali, ovviamente): il governatore appunto. La tecnica è semplice, è quella di sempre pure condita con perfidia inaspettata per uno diretto come lui. Scopelliti riceve, ascolta, prende nota, ha imparato a dire potenzialmente sì a tutti, si mostra disponibile a incassare ogni manifestazione di malessere anche riconoscendone delle oggettive verità. Ma non muove foglia, non tocca niente del suo asse portante del potere. E così “sfilano” in sequenza tavoli azzurri berlusconiani a rivendicare spazio e potere rispetto alla distribuzione originaria (quando il centrodestra era tutto unito). Vogliono deleghe, peso specifico. Euro da gestire che poi significa clienti per il voto. Vicepresidenza più altri due assessorati, almeno due aziende sanitarie più qualche altro ente strumentale. In politica ci sta nel senso che oggi Forza Italia è il primo gruppo in consiglio regionale ma “pesa” meno dell’Udc dei Trematerra family, sigla ormai in via d’estinzione. O meno della stessa lista che porta il nome del presidente. La cosa quindi così non può andare, non sta nei numeri che sorreggono il potere e l’esperienza insegna che le anomalie non portano mai da nessuna parte. Ma è a questo punto che Scopelliti usa tutta la sua arte acquisita nel perdere tempo, che poi è il vero e unico suo obiettivo finale. Da un lato punta a dividere nelle viscere il tenue fronte berlusconiano che s’è andato costituendo in Calabria, più per rincorsa di visibilità che per altro. Dall’altro mira in prospettiva a metterli letteralmente uno contro l’altro perché ha capito bene che “da quella parte” si sono promesse troppe poltrone, una per ognuno, e non ce n’è per tutti ovviamente. Il tutto, l’uno atteggiamento e l’altro, ben dosati da una consapevolezza che ancora rimane la favorita a Roma. Tra Nuovo centrodestra e Forza Italia i toni devono restare bassi, questa la direttiva nazionale. Può accadere di tutto, in ogni momento. La situazione può anche precipitare con Alfano che esce dal governo ricompattando quello schieramento che anche localmente a quel punto deve presentarsi non collassato.

Gianpaolo Chiappetta, Ennio Morrone e Jole Santelli In primo piano, Peppe Scopelliti e Pino Galati

Il governatore Scopelliti si cimenta militarmente dentro il consulto a cui lo chiama sistematicamente Forza Italia. Chiedono più visibilità e potere gli azzurri berlusconiani e lui, il presidente, li ascolta, non li rigetta. E si mostra accogliente e disponibile anche se impegni temporali non ne prende Li tiene a brodo, come si suol dire Ben sapendo che se si rompe il giocattolo e si innervosisce il tavolo lui una mossa segreta ce l'ha... Abile nel gioco della lenta clessidra Scopelliti. Anche avvelenata. Non incontrava Pino Galati da tempo immemorabile e lo fa pochi giorni dopo che la corona del “capo” Berlusconi ha deciso di affidarla a Jole Santelli. E Pino Galati naturalmente, che fino a qualche giorno prima avrebbe fatto il difficile e il fiero, s’è reso disponibile (salvo poi smentire) a chiacchierare con il presiden-

te come ai vecchi tempi sul riassetto della giunta. Alla faccia di Jole naturalmente. Come dire che Forza Italia, una volta che sfumano le poltrone, può attendere. E questo è niente rispetto a quello che può accadere se il clima si innervosisce del tutto. Scopelliti da un giorno all’altro potrebbe chiedere a Santelli e a Ennio Morrone di tirare fuori i nomi da piazzare negli assessorati, nella sanità o nelle aziende strumentali. Sono pronto, potrebbe dire il governatore. E hai detto niente. Un minuto dopo si aprirebbe l’intifada dentro gli azzurri perché ad ognuno di loro, singolarmente presi, è stata promessa una poltrona importante. Il gioco funziona finché si vive la fase dell’aspirazione collettiva, l’adrenalina fa fare buone prestazioni. Quando invece arriva il momento dei nomi, di chi ce la fa davvero, l’incantesimo si rompe. E si fa a cazzotti. Scopelliti questo lo sa bene e sa anche meglio che né Santelli né Morrone aspettano con gioia quel momento. Gli esclusi ci rimarrebbero assai male e di questi tempi tenere unito il gruppo senza motivazioni ascetiche non è per niente facile. Fortuna per tutti, Scopelliti e Santelli in primis, che l’ordine vero e proprio di rompere non è arrivato né probabilmente arriverà mai. Gli ultimi rumori romani parlano di elezioni politiche che si avvicinano e Alfano altro non può fare che tornare ad Arcore dal cancello di sicurezza. Per lui il portone è sempre aperto ma non sappiamo se sarà così per tutti gli altri sparsi in giro che hanno voltato le spalle al Cavaliere nel breve spazio di una mattina. Comunque sia non si rompe tra Nuovo centrodestra e Forza Italia. C’è bisogno di unità nelle candidature per le amministrative e probabilmente per le europee dove Gianpaolo Chiappetta, vero uomo di fiducia del governatore in questa fase, si mostra disponibile all’avventura a patto che sia unito il fronte del centrodestra. Altrimenti sarebbe uno stillicidio, per tutti. Perché con i muscoli da mostrare si può anche giocare in palestra a braccio di ferro. Perdere non costa niente. Ma quando si fa sul serio meno avversari ci sono in giro meglio è. È una legge della natura.


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Sabato 18 Gennaio 2014

C’era una volta il “gioiello”

Rende C’è c’è uno

strano vento

Sandro Principe, Mimmo Talarico e, qui accanto, Raffaele De Rango

L’avvicinarsi delle prossime consultazioni elettorali al comune di Rende, dopo la fase commissariale, appare incerta e confusa. Il centrosinistra, che ha guidato il Comune ininterrottamente dal 1952 con il Pd punto di forza, non risulta al momento né unito e né organizzato per poter affrontare con tranquillità le prossime scadenze. All’interno del Pd sono in molti tra gli ex consiglieri che non rispondono più alle chiamate di Sandro Principe leader indiscusso del Psi prima e del Pd oggi. Tra i giovani del Pd che fin’ora hanno catalizzato più consensi nella cittadinanza gli occhi sono puntati su Francesco Mirabelli e Alessandro De Rango ritenuti i più probabili a guidare il nuovo corso della città del Campagnano forti di un grande consenso popolare registrato nelle ultime consultazioni. Una candidatura di transizione che è anche al momento la più probabile, considerata la delicata fase politica, dà molte possibilità a Nello Gallo ex assessore al Comune di Rende ed ex consulente della Regione Calabria. Senza contare, naturalmente, Raffaele De Rango ex sindaco di Rende e ex presidente dell’allora Assindustria così come, e per ultimo ma non “ultimo”, Giuseppe Gagliardi ex assessore del Comune di Rende e dell’amministrazione provinciale che resta in campo con percentuali di successo non elevatissime. Mimmo Talarico, ex Idv che su Rende ha consensi importanti vuole essere protagonista e propone le primarie consapevole che ha diverse chance di vincerle. Non è escluso il suo ingresso imminente nel Pd, grazie anche alla sua vicinanza a Giuseppe Civati. Per i bene informati dovrebbe essere questione di giorni, se non di ore. Si vedrà. Il centrodestra, guidato dai soliti noti che fin qui non hanno minimamente subito l’incedere del tempo e delle vicissitudini nazionali, non è stato in grado fino ad oggi di impensierire la coalizione di sinistra. I più cattivi hanno sempre sostenuto che infondo il centrodestra a Rende s’è sempre limitato a perdere bene, con consapevolezza di dover perdere e probabilmente neanche gratis.

La città del Campagnano si avvicina al voto amministrativo in un clima quasi surreale tra malcontento latente e incertezza politica diffusa Qualche candidato lo si può ipotizzare, in uno schieramento e nell'altro (in attesa di quello dei grillini). Ma sono lontani i tempi delle certezze del Principato Tutto può accadere... Vedremo se andrà così anche stavolta ma è il buongiorno che va rintracciato sin dal mattino. La candidatura più probabile per il Nuovo centrodestra risulta quella di Rosario Mirabelli, consigliere regionale in carica, tra i più visibili e in movimento negli ultimi tempi. In alternativa è pronto un altro dottore, Mario Rausa (assessore della giunta Bernaudo alla quale i rendesi addebitano molti errori che hanno contribuito a portare all’attuale fase di commissariamento). Per Forza Italia non trapelano indicazioni di candidature perché in ogni caso sono in pochi quelli che ad oggi scommettono su una divi-

sione frontale del centrodestra alle elezioni. Detto in altri termini, e per sperare di impensierire il Principato, Nuovo centrodestra e Forza Italia debbono viaggiare insieme a meno di cataclismi definitivi dell’ultima ora. Nei moderati (area cattolica) è presente la candidatura di Eraldo Rizzuti, segretario della Democrazia cristiana più volte impegnato come assessore per le sue riconosciute capacità professionali e amministrative. Non si esclude una candidatura a sindaco di Andrea Cuzzocrea segretario del Centro democratico, sostenuto da due liste e che fa capo a livello nazionale a Bruno Tabacci dopo un passaggio temporaneo nelle grazie di Franco Bruno. Per l’Mpa ha già annunciato la sua candidatura Luca Pizzini ex assessore della giunta Cavalcanti ma sembra anche prendere consensi la candidatura di Emilio Cozza (politico di lungo corso ed ex socialista). I grillini, che in molti danno addirittura favoriti nel territorio sede dell’Università della Calabria, scaldano i motori per diventare protagonisti nella città più importante dell’area urbana affidandosi ad un candidato che sarà scelto tra gli attivisti. A tutt’oggi, però, è impossibile fare previsioni sul nome che spunterà fuori. Certo è che oggi le carte in tavola sono stravolte, le stesse carte che in passato sono state sempre date dai socialisti oggi vagano da un versante all’altro come schegge impazzite, La macchina comunale con il disavanzo è ferma, le tasse aumentano e i cittadini accusano apertamente dei mali e del degrado della città le ultime gestioni amministrative. A torto o a ragione il “popolo” manifesta una inedita rabbia sociale anche a Rende, l’ex gioiello amministrativo del Cosentino e della Calabria intera. Chi l’avrebbe mai detto. Sono tante le cose che non vanno più giù e che preoccupano, a tutti i livelli. Per solito quando tira questo vento è impossibile fare previsioni e chi pensa di avere i favori del pronostico in tasca spesso poi non si ritrova neanche la tasca...

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Sabato 18 Gennaio 2014

Mezzoeuro Il veleno prima delle urne

I “miracoli” di Montalto

«Pronti via, si avvicinano le elezioni amministrative e come d’incanto, con manovre che ricordano un po’ la prima repubblica, si cominciano a materializzare nuovi posti di lavoro e nuove promesse di assunzioni all’interno del Comune di Montalto Uffugo». La denuncia, a pochi giorni dall’apertura ufficiale delle danze preelettorali a Montalto, è del Movimento Cinquestelle che naturalmente non va per il sottile quando si tratta di entrare nell’emisfero mediatico della comunicazione. Per “entrare” bisogna rompere uno schema e delle consuetudini e i grillini in questo non badano a spese. «La giunta Gravina è pronta - si legge in una nota dei pentastellati - dopo la graduatoria truffa per l’assegnazione degli incentivi alle persone che percepiscono gli assegni di mobilità, a sfornare dal suo cilindro un altro atto che andrebbe a sistemare, prima delle elezioni, altre persone all’interno dell’amministrazione: nuovi agenti di polizia municipale e il nuovo comandante. Quest’ultimo già assunto qualche anno fa e dopo qualche mese, con un bando di selezioni interno illegittimo e contro ogni norma contrattuale, spostato a svolgere il ruolo di responsabile dell’ufficio tributi. Quali i motivi? Non vorremmo pensare altro!! Vogliamo sperare che queste nuove assunzioni rientrino nei dettami legislativi e rispettino la norma sul turn-over obbligatorio all’interno degli enti locali soggetti al rispetto del patto di stabilità, visto quello che questa amministrazione è riuscita a fare in materia di gestione del personale ed emerso dalla verifica da parte del Mef, che solo qualche giorno fa abbiamo portato a conoscenza dell’opinione pubblica. Infatti, giusto in merito, sembrerebbe che l’amministrazione stia per notificare al personale dipendente la richiesta di restituzione delle somme erroneamente liquidate, con un enorme danno in un periodo davvero difficile come questo; il tutto per i gravissimi errori amministrativi commessi dai responsabili della gestione dell’ente su indirizzo dell’amministrazione Gravina. Vogliamo, inoltre, da subito sgombrare ogni dubbio sul fatto che il M5S sia contro le assunzioni, specialmente in questo periodo di crisi che sta at-

Si avvicina il voto amministrativo nel popoloso centro dell'area urbana del Cosentino ed ecco improvvisamente la moltiplicazione delle promesse e dei posti di lavoro (e naturalmente delle presunte clientele) La denuncia, manco a dirlo, è del movimento Cinquestelle

Ugo Gravina Sopra, il centro di Montalto Uffugo

tanagliando il nostro paese, ma Il nostro intervento vuole denunciare e portare all’attenzione dell’opinione pubblica le speculazioni elettorali che con questa manovra si tentano di effettuare e come tale scelta, potrebbe, in un prossimo futuro essere causa di un eventuale danno alle stesse persone che dovrebbero essere assunte. Già conosciamo quello che questa amministrazione è in grado di fare, anche in barba a tutte le più elementari norme legislative e contrattuali, come, da ultimo, nel caso dell’assegnazione dei posti per l’assunzione temporanea per sei mesi di circa 60 unità disoccupate e che attualmente sono in mobilità in deroga. Pur consapevoli del fatto che è necessario avere a disposizione più personale, non possiamo nostro malgrado, però, non portare all’attenzione di tutti quali sono oggi le effettive condizioni dell’ente. La giunta Gravina si appresta a lasciare un ente sull’orlo del fallimento, preso atto che la massa debitoria a dicembre 2012 ammontava a soli 28 milioni di euro, e il collegio dei revisori aveva invitato l’amministrazione a non effettuare ulteriori assunzioni di nuovi prestiti, che è stato prontamente disatteso. Con l’assunzione di nuovo personale, anche se in questo momento si potrebbero alleviare le sorti di qualche nostro concittadino, le già deficitarie casse comunali potrebbero essere compromesse definitivamente, con grosse incognite sul futuro dell’ente e dello stesso personale dipendente. Crediamo, infine, che a pochi mesi dalla scadenza del mandato elettorale non sia politicamente corretto e amministrativamente giusto procedere ad effettuare delle assunzioni, ma sappiamo anche che le parole “politicamente corretto” e “giustizia” non hanno trovato spazio nel vocabolario di questa amministrazione. Però, in un momento come questo, non possiamo e non vogliamo tacere per il bene dell’intera collettività e anche perché se tali assunzioni sono legittime possono e devono essere effettuate dopo l’esito delle prossime consultazioni elettorali, evitando di far sorgere, in questo momento, forti dubbi nella cittadinanza».


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Sabato 18 Gennaio 2014

Mai come ora “carta canta”

Non deleghiamo più Facciamo da soli... Dopo la kermesse romana con “bella gente” dell’imprenditoria, della politica e della comunicazione è il tempo del libro a casa sua, nelle librerie. Che effetto le fa trovare Consuma meridionale ora ufficialmente in giro per l’Italia? Un bell’effetto, mi creda. Inebriante. Una sensazione forte, di uso civico delle energie. Del resto è questo il tempo dell’impegno massimo che ognuno di noi è chiamato a profondere, se ritiene, per la collettività. È questo il tempo dice? E perché? Perché non ne vedo molti altri a disposizione. Niente è più come prima nella distribuzione complessiva e completa del benessere possibile, dello sviluppo, della società alle prese con i servizi minimi di sopravvivenza che le sono venuti a mancare. Negli ultimi quattro anni, e lo dico anche da imprenditore ogni giorno in prima linea, abbiamo subìto danni come se avessimo affrontato una guerra. Senza bombe né generali in campo, ma una vera e propria guerra. Economica, finanziaria, di sopravvivenza. E le ferite sono sotto gli occhi di tutti E al Sud da resuscitare con una mossa “di popolo” come si ci arriva? E la parte più debole e indifesa del Paese, paga il prezzo più alto. Attenzione, più debole e indifesa ma anche quella che ha paradossalmente più carte da giocarsi. In tutti i campi. E questa “ingiustizia” non può più essere alimentata. È arrivato il tempo e con ogni mezzo, compreso anche quello editoriale giusto per tornare al libro, delle iniziative forti. Della presa d’atto che il Sud deve tirarsi fuori da solo dai guai. Lo deve fare ogni giorno, singolarmente. Con responsabilità e consapevolezza. Responsabilità dell’azione e consapevolezza delle proprie forze. Ora o mai più. Perché ora o mai più? Non è sempre stato questo l’andazzo? Perché non si può più sbagliare, non si può più aspettare, non si può più delegare. Ognuno di noi s’è reso chiaramente conto che non c’è più spazio per soluzioni salvifiche calate dall’alto o peggio ancora in lista d’attesa della politica politicante. Sulla quale, occorre dirlo, è meglio stendere un velo pietoso, rigorosamente bipartisan. Il cittadino del Sud è chiamato per primo a innovare se stesso attraverso una mutazione d’atteggiamento. Non ha altra scelta del resto. Niente cappello in mano, non si piange più a “Roma”. Non serve, non porta da nessuna parte e lo sappiamo bene. Le risorse dallo Stato centrale non ci sono per la ripresa della nostra terra, non bastano. Quelle comunitarie sono essenziali ma guai a immaginare che da sole possano tirarci fuori, le lungaggini burocratiche non lo consentono. Il resto lo deve fare il Sud per il Sud. Il meridionale per il meridionale. Ogni giorno. Perché le potenzialità e le eccellenze non mancano di certo. Si riferisce alle “stelle” del Sud che brillano sui mercati internazionali? Quella è la stella cometa? Sono tutte col timbro del Mezzogiorno le principali eccellenze italiane più conosciute al mondo. Le sembra un caso questo? Forzando potremmo dire che il made in Italy è ancora in gran parte il made del Sud nel mondo. Non c’è niente da fare, quando una grande impresa del Mezzogiorno ha la forza di sconfinare, di rompere le barriere e di portarsi all’attenzione del grande mercato inter-

Approda in libreria in questi giorni il libro dell'imprenditore e presidente della associazione Assud Andrea Guccione dal titolo esplicativo, “Consuma meridionale”, peraltro presentato a dicembre a Roma con una grande kermesse. Un manifesto economico e sociale pure dal retrogusto politico a saperlo assaporare, anche se mai nelle cento e più pagine del volume è citata una sola volta la parola «Non è più il tempo di aspettare, dobbiamo agire. La rivincita del Sud e dei meridionali è in noi stessi a cominciare da un gesto quotidiano e responsabile: acquistare quando possibile e in ogni campo prodotti e servizi di provenienza conterranea Si spostano 15 miliardi di euro almeno, nel senso che restano qui Non so se mi spiego...» nazionale ci sa fare di più. Si impone prima e meglio. Ha più appeal. E più Sud c’è nel mondo più Italia c’è nel mondo con tutto quello che questo significa. Voglio dire che il Mezzogiorno è l’unica grande occasione dell’intero Paese. La ripresa deve venire da qui, nell’interesse di tutti. Deve ammettere però che a tavola andiamo forte mentre sul resto...

Devo darle ragione ma solo in parte. Per svariate ragioni anche naturalistiche e orografiche è quello enogastronomico il settore che traina ma attenzione, c’è dell’altro che sta crescendo. Dalla moda alla componentistica d’arredamento ai servizi, passando per i primi vagiti di alta tecnologia. Il Sud c’è nel mondo. Non è stratificato ma è eccellente laddove c’è. E allora il gesto quotidiano e responsabile di ognuno di noi per cambiare le carte in tavola quale deve essere? Se ognuno di noi ogni giorno e a parità di leali e vantaggiose condizioni di mercato privilegia in ogni settore l’acquisto di prodotti di provenienza meridionale si spostano ogni anno, nel senso che non prendono altre strade, almeno 15 miliardi di euro. Una finanziaria in casa ci facciamo da soli. Una cifra enorme che può restare al Sud. Oggi le cose stanno andando in modo diverso purtroppo. La bilancia commerciale complessa del Mezzogiorno è totalmente in perdita nel senso che compriamo la roba di altra provenienza geografica non riuscendo peraltro a vendere al meglio la nostra. Le cose non possono più andare avanti così. Con una mutazione quotidiana d’atteggiamento il cittadino del Sud può mettere in campo una vera e propria rivoluzione economica, finanziaria, sociale, civile. Non è contro nessuno il “consuma meridionale”. È un’iniezione di orgoglio e di fiducia questo sì. E di euro... Ma lei crede che questo possa valere anche per la Calabria? Certo che sì. Deve valere anche per la Calabria. Oggi la “foto” della regione è agghiacciante in ogni suo settore ma è riduttivo, e deleterio, fermarsi qui. Tre dati. A Mongiana, prima dell’Unità d’Italia, c’era la fabbrica più moderna e produttiva d’Europa, anche con tecniche di socialità sindacale inedite. Oggi la Calabria, dati alla mano, è la regione più depressa tra quelle in area euro per produzione e occupazione. E nonostante questo, terzo dato, ci sono alcune eccellenze aziendali in giro per il mondo e alcune professionalità calabresi nella grande burocrazia internazionale che ci invidiano tutti. Dal passato al futuro, la forza dobbiamo prenderla solo da qui. Da come eravamo e da come potremmo essere in futuro. Cercando di cancellare questo presente amaro... Consuma meridionale, messa così, ci pare di capire che non sé solo un libro allora... Cos’altro c’è in cantiere? C’è un progetto, un’idea in movimento dietro tutto questo. C’è un mondo che si muove, in ogni campo delle professioni e delle produzioni. Abbiamo l’ambizione di mettere in vetrina il meglio del Sud che deve trascinare se stesso. Nell’immediato futuro, a proposito di “consuma meridionale”, pensiamo anche a un grande portale che metta in rete e in tutto il mondo le eccellenze tra loro ma anche consumatori e produttori. Senza barriere. Ci saranno altri libri? Per solito non amo parlare delle cose che non sono ancora. Ma debbo confessarle una notizia. Questo libro non resterà per molto da solo in libreria... d.m.

Andrea Guccione

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Sabato 18 Gennaio 2014

Mezzoeuro La guerra nel porto di casa nostra

Meglio la coca... di Oreste Parise

C’è voluto un complicato gioco diplomatico per disinnescare la bomba di una nuova guerra globale in Medio Oriente. La Siria è in fiamme, e si rischiava un nuovo intervento “umanitario”, che avrebbe scatenato un putiferio proprio nel cuore del Mediterraneo. Un lampo di genio ha consentito di evitare la catastrofe ricorrendo allo stratagemma di togliere tutto il potenziale di armi chimiche accumulate dal regime di Damasco per evitare un vero e proprio genocidio dei ribelli. L’uso di uno strumento di morte così devastante aveva generato un diffuso sentimento di orrore in tutta l’opinione pubblica mondiale. Già in questo vi è una buona dose di cinismo. Non si può accettare che vengano sterminati donne e bambini tutti in una volta, ma se lo fanno un poco alla volta, sono fatti loro. Si tratta di un affare interno dello stato siriano. Intanto, i riflessi del conflitto si fanno sentire con i profughi che bussano alle nostre frontiere per sfuggire al loro destino di morte. Per il momento abbiamo evitato una catastrofe sotto casa, affidando ai soliti americani, diventati i gendarmi del mondo, il compito di depotenziare il regime siriano dal loro arsenale di armi chimiche. I bravi americani si sono presi la briga di andare in Siria, impacchettare questo carico esplosivo, caricarlo su proprie navi e poi sono fatti loro come, dove e quando distruggerli. Nymby, nymby nessuno si vuole prendere la responsabilità di un minimo rischio. Comprensibile che uno stato sovrano non abbia la possibilità, per garantire la sicurezza nazionale, di assumere delle decisioni serie ed importanti? Questo è il risultato paradossale della cultura leghista che ci ha impacchettato per un ventennio, con ricadute nefaste sui partiti di tutto l’arco costituzionale. Ci siamo ritrovati con la famosa riforma del Titolo V della Costituzione, con uno Stato barzelletta che consente, che deve consentire, a ogni moscerino di pronunciarsi solennemente su questioni che travalicano i loro limiti e le loro competenze. Perché solo uno stato forte è in grado di garantire realmente la sicurezza nazionale. Questi pseudo staterelli in balìa dei vari Batman da avanspettacolo sono solo in grado di creare disastri. Sono i principali responsabili del più imponente debito pubblico del pianeta, in rapporto al reddito, della distruzione di un ammontare impressionante di spesa pubblica improduttiva, di un numero esorbitante di episodi scandalosi sotto il profilo etico e morale. La conclusione logica è che dovrebbero essere i primi a sparire in un progetto serio di riforma dello Stato. Il caso delle armi chimiche siriane è emblematico di come siano degli organi irresponsabili, che invece di favorire soluzioni logiche ed accettabili, parlano unicamente alla pancia della gente, alimentano paure e apprensioni, consci della loro capacità di dare delle risposte rigorose. Chiunque abbia un minimo di conoscenza della movimentazione dei principali porti del mondo, sa benissimo che in ogni momento sui loro moli attraccano navi che trasportano materiale pericoloso, che sia infiammabile o esplosivo, o chimico, come nel caso specifico. Lo stesso governo italiano ha diramato un comunicato in cui afferma che giornalmente nei porti

La nave americana Cape Ray vuole fare scalo a Gioia Tauro per distruggere il suo carico di morte. Si è subito scatenato il putiferio tra posizioni di comodo e finte battaglie ambientaliste Sono in primis le istituzioni, la Regione in testa con il suo presidente, e i sindaci della Piana, a incitare i cittadini alla rivolta creando il panico tra la popolazione. A regnare è il caos, anche normativo e istituzionale. Non è dato sapere cosa può realmente accadere anche perché non è facile trovare una sintesi tra le strumentalizzazioni L'unica certezza è il "convitato di pietra" che sta dietro il porto a cui, evidentemente, non è piaciuto come "Roma" ha in mente di gestire l'affaire siriano. È un "convitato" che per solito è di poche parole e che preferisce altri affari da quelle parti...

italiani vengono movimentate duemila tonnellate di prodotti chimici pericolosi, un quantitativo pari a quattro volte quello di cui si parla, senza che nessuno ha mai sollevato alcuna obiezione. Il rifiuto di questa operazione è una manifesta dichiarazione di impotenza e incapacità, nonché una strumentalizzazione di un problema che ha una risonanza internazionale per guadagnarsi il proprio quarto d’ora di notorietà mediatica. Semmai il problema è quello di adottare le soluzioni tecniche di sicurezza che impediscano il verificarsi di disastri. Gli americani che sono andati a raccogliere le armi chimiche negli arsenali erano perfettamente consapevoli dei rischi che correvano, ma altrettanto sicuri dei loro mezzi e delle loro possibilità. E soprattutto della rigorosa esecuzione del lavoro da svolgere. A onor del vero, lo stesso spettacolo indecoroso è stato inscenato anche in Sardegna, con il presidente Cappellacci che gonfia il petto per aver allontanato da sé il pericolo e salvato l’onore dei sardi. Questo è il punto cruciale. La classe politica del nostro Paese ha completamente perso la fiducia dei propri cittadini, poiché in infinite occasioni si è dimostrato incapace di dare delle risposte rigorose e tecnicamente ineccepibile ai problemi che ha dovuto affrontare. Si può fare qualche esempio a caso, ma migliaia di altri se ne possono aggiungere. Consideriamo Crotone il cui sottosuolo è stato avvelenato da una azienda pubblica, o l’Ilva di Taranto cui è stato consentito di operare in dispregio di qualsiasi norma di sicurezza sanitaria


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Sabato 18 Gennaio 2014

La guerra nel porto di casa nostra

Quello che si omette di dire, è che che siriani, danesi e americani si sono dimostrati in grado di affrontare il rischio e adottare le misure idonee allo scopo. Questo significa che hanno le competenze tecniche, le capacità organizzative e il personale specializzato idoneo a queste operazioni complesse. La nostra paura è un segno evidente del degrado tecnico scientifico in cui siamo caduti, poiché mettiamo in mostra la nostra incapacità, l’incompetenza e l’approssimazione del nostro sistema aeroportuale. L’arretramento tecnologico e la mancanza di tecnologica mette il Paese in una condizione di oggettiva debolezza, per cui non ci si deve lamentare per la delocalizzazione delle imprese. In molti settori, compreso quello aeroportuale, l’utilizzo della forza lavoro si è ridotto drasticamente e non costituisce più una componente significativa dei costi. Una vicenda come questa che stiamo vivendo mette chiaramente in mostra le debolezze del nostro sistema e costituisce un formidabile spot pubblicitario negativo, che potrà avere un diretto impatto sulla operatività del porto. Altrettanto incomprensibile appare la posizione delle autorità locali, sindaci e amministratori che si preoccupano oggi di diventare protagonisti per un giorno, ma non hanno organizzato iniziative importanti per rilanciare l’attività portuale. Sembra impossibile che un problema di politica internazionale a cui l’Italia è tenuta a rispondere sulla base di trattati internazionali che riguardano la propria sicurezza sia nelle mani di amministratori locali, con il rischio di perdere qualsiasi credibilità internazionale. Quella di chiudere il porto ed impedirne l’attività appare francamente una boutade, un modo per scansare i problemi, poiché dalla salute di questo dipende il loro presente e il loro futuro, poiché non vi è niente all’orizzonte che possa sostituirlo. dei cittadini, o di Bagnoli inquinata per un’altra azienda pubblica che ha lasciato dietro di se un paesaggio lunare, o le navi dei rifiuti tossici nel Tirreno, il disastro di Gela e così via. La perdita di credibilità della classe politica e dirigente provoca una situazione di panico e di incertezza, determina un senso di totale sfiducia della gente, che viene aizzata da comportamenti inaccettabili delle stesse istituzioni che dovrebbero collaborare per trovare soluzioni accettabili e non rifiutarsi semplicemente di affrontare il problema. «Non vogliamo fare allarmismi inutili», dichiara Elisabetta Tripodi, sindaco di Rosarno, mentre il suo comportamento dimostra esattamente quello che dichiara di non voler fare. Qualcuno le dovrebbe pur chiedere quante tonnellate di materiali chimico pericoloso transita per il porto di Gioia, e se ritiene che il pericolo ordinario senza particolari misure di sicurezza sia minore di questa operazione in cui in tanti si giocano la loro credibilità professionale sotto gli occhi del mondo. «Perché a Gioia Tauro si è scelto di portare le armi chimiche e non il relitto della Costa Concordia?» si chiede il sindaco di Gioia Tauro, Renato Bellofiore. È una domanda retorica la sua con una unica risposta logica: proprio il comportamento della politica locale determina un atteggiamento di chiusura nei confronti della Calabria, poiché l’operazione Concordia presenta molte più difficoltà e un grado maggiore di pericolosità di quella che oggi rifiutano con tanto ardore. Nymby, nymby. Ma alla fine i disastri si materializzano lo stesso, poiché se i problemi non si af-

frontano, comunque si materializzano in altro modo, sotto forma di miseria e di sottosviluppo. Il porto di Gioia Tauro è un caso da manuale dell’incapacità politica di gestire situazioni complesse. Siamo di fronte alla più grande occasione di sviluppo che si è presentata alla regione negli ultimi decenni, e niente è stato fatto per valorizzare questo patrimonio, suscettibile di un grande sviluppo. Al contrario si è consentita una crescita esponenziale dei concorrenti, dalla Tunisia all’Egitto. Non si poteva certo impedire a questi Paesi di investire nelle portualità; ma una infrastrutturazione razionale del porto, con collegamenti aeroportuali, autostradali, ferroviari e una dotazione ottimale di servizi avrebbe scoraggiato la concorrenza e consentito la fidelizzazione della clientela.

Quello che dovrebbe succedere

a Gioia Tauro è l’operazione di trasbordo dalla nave danese Ark Futura del suo micidiale carico di 570 tonnellate di gas nervino e iprite alla nave statunitense Cape Ray. Le misure di sicurezza adottate sono veramente imponenti, dalla scorta militare fino ad una serie di accorgimenti tecnici per impedire qualsiasi incidente. In tutta l’operazione sono interessate navi norvegesi, cinesi e russe. Il governatore si è svegliato per denunciare il pericolo della nave dei veleni, pur sapendo di poter contare su di un personale tecnico tra i più competenti del mondo in grado di garantire la loro stessa sicurezza e quella degli altri.

Assisteremo nei prossimi giorni alla sceneggiata di un’armata Brancaleone sobillata dai tanti Masaniello del territorio che tenteranno di imporre delle scelte irrazionali, dettate solo dall’emozione e non da una attenta analisi di quello che è necessario fare, e di fronte al quale uno stato moderno non può sottrarsi. Non risulta che sia mai stata concepita alcuna protesta per il fatto che il porto di Gioia Tauro sia lo scalo più frequentato dai trafficanti di coca, con soddisfazione di tutti. I sindaci della Piana non si sono messi la fascia per pretendere che il porto venga liberato dalla malavita organizzata, ma che venga impedita una operazione che altrove aspettano con ansia poiché è fonte di ricchezza. Può addirittura sorgere il sospetto che a sobillare gli animi siano stati gli esclusi dall’affaire che non consentono ad altri di poter operare nel porto senza il loro consenso. Fossero pure i gendarmi del mondo. Sarebbe stato molto più serio se i rappresentanti del territorio avessero incontrato i responsabili politici, i ministri Bonino e Lupi, e i responsabili tecnici dell’operazione per concordare le misure necessarie a permettere una esecuzione ordinata e in piena sicurezza queste armi di distruzione di massa. «Mi stupisce che ci siano amministratori locali che vogliono chiudere quei porti in cui già vengono trattati materiali chimici: allora dovrebbero chiuderli tutto l’anno», afferma Lupi. E non si può che dargli ragione. Saranno molti i sindaci pronti a partecipare alla kermesse organizzata per protestare contro la decisione del governo. E non sarà un bel giorno per la Calabria.

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Mezzoeuro Le eccellenze per sperare

Continua a crescere

la nuova struttura Neuromed Con nuovi servizi, nuove attività di ricerca e nuovi investimenti si aprono anche nuove opportunità di lavoro Continuano alacremente i lavori alla nuova ala ospedaliera dell’Irccs Neuromed di Pozzilli (Is). L’Istituto, da oltre 30 anni sinonimo di ricerca e servizi clinico-sanitari altamente qualificati nel settore delle Neuroscienze, è al suo terzo step evolutivo all’insegna dell’avanguardia clinica e tecnologica. A ridosso del plesso esistente, sta rapidamente nascendo un nuovo edificio di quattro piani, su una superficie di circa 11.000 mq che favorirà un innalzamento qualitativo in termini di innovazione tecnologica e ricerca scientifica. Il progetto è infatti inserito nel più ampio contesto del contratto di sviluppo “Hospital and Health services - Servizi avanzati di diagnostica e oncogenomica”, presentato al Ministero dello Sviluppo economico e alle Regioni Molise e Campania in partenariato con altre strutture cliniche presenti in Campania. Diversi i centri ad alta specializzazione che dunque troveranno presto più spazio nella nuova ala, tra cui un Centro per lo studio e la cura del piede diabetico e un Centro sul coma per lo studio dei disturbi cognitivi e della coscienza. Grazie all’ampliamento della struttura sarà anche possibile l’acquisizione di nuove attrezzature all’avanguardia, che contribuiranno ulteriormente al lavoro d’integrazione tra attività assistenziali e di ricerca; non solo, sempre nell’ottica di una migliore assistenza al paziente e ai suoi familiari, saranno migliorate le attività già esistenti tramite, ad esempio, l’ottimizzazione degli spazi relativi al blocco operatorio, con la creazione di sale “ibride” innovative, e l’ampliamento delle palestre del reparto di riabilitazione. La costruenda ala è stata progettata riservando grande e particolare attenzione all’umanizzazione degli spazi tramite la realizzazione di ambienti ampi ed articolati, aperti alla comunicazione, che facilitano i contatti, i percorsi e la permanenza e creando, in definitiva, un ambiente confortevole ed accogliente, rassicurante e non ostile. Non mancheranno aree attrezzate a verde, che contribuiranno al benessere di pazienti e familiari. Il nuovo intervento sarà, infine, dal punto di vista dei materiali utilizzati e degli impianti installati, rispettoso dei criteri ambientali e paesaggistici e si avvarrà di nuovi sistemi costruttivi in grado di garantire elevati standard in termini di isolamento acustico, termico, di eco biocompatibilità e di antisismicità.


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Le eccellenze per sperare

In apertura di servizio, l’esterno della struttura Neuromed di Pozzilli Nelle altre immagini le elaborazioni di come si presenterà a lavori ultimati

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Sabato 18 Gennaio 2014

Disastri annunciati a gettoni

Dai fondali ai fondi Il vecchio e bravo vulcano Marsili giace da secoli sui fondali tirrenici al largo del Golfo di Lamezia e guarda sonnacchioso Palinuro sulla splendida riviera del Cilento. Un gigante buono, come tanti altre montagne sparsa tra gli appennini che sotto il loro manto erboso nascondono verità lontane, ricordi di lava e lapilli che si sono divertiti a sputare dalle loro bocche di fuoco. Trattandosi del complesso vulcanico più imponente ed importante d’Europa, merita tutto il rispetto dovuto a un gigante molto riservato che si gode le meraviglie nascoste negli splendidi fondali. Ogni tanto lassù in superficie ci si ricorda di lui e si cerca di svegliarlo dal suo lungo sonno, perché dell’ultima volta che ha mostrato i segni della sua straordinaria potenza se ne sono perse le tracce nella storia. Piuttosto che tentare di raccontare il suo influsso sulla regolazione della temperatura degli abissi marini, della straordinaria flora che cresce sui suoi pendii, dei pesci tropicali che si aggirano tra le sue fiancate, il tema dominante è sempre la paura, il pericolo di una eruzione che potrebbe provocare un rovinoso tsunami e tutte le tragedie che si possono immaginare. Peccato che Isaac Asimov, maestro indiscusso di fantascienza, potrebbe raccontare con dovizia di particolari i grandi rivolgimenti che questo gigante del mare potrebbe provocare in un incerto futuro. Secondo quanto circola tra gli austeri corridoi dell’ateneo cosentino dove si ascoltano i messaggi esoterici inviati dalle viscere della terra, vi è altrettanta probabilità di assistere al tremendo spettacolo del Marsili che scaglia i suoi lapilli a chilometri di altezza nell’atmosfera, quanto di vedere prosciugati laghetti dei colli albani, un altro sito che deve la sua straordinaria bellezza alla sua origine vulcanica. La differenza tra le due situazioni nasce dalla evidenza che nei colli albani, ogni attività vulcanica sembra cessata, per cui si può considerare che il vulcano sia spento. Sembra al contrario che il gigante buono del Tirreno ogni tanto fa sentire qualche mugugno o fa salire di

Il vecchio vulcano Marsili giace da secoli sui fondali tirrenici al largo del Golfo di Lamezia. Ogni tanto ci si ricorda di lui, e il tema dominante è sempre la paura che neanche la voglia di racimolare soldi per qualche improbabile ricerca può giustificare qualche grado la temperatura dell’acqua con il suo alito. Ma nessuno sa con precisione sa se i borbottii che a volte si sentono nei fondali provengono proprio da lui o hanno altra causa. Va tenuta presente la lezione del vulcano Eyjafjallajökull, nella lontana Islanda, che ha provocato una nuvola gigantesca di cenere e lapilli, da sotto un ghiacciaio. Un fenomeno che ha sorpreso tutti e spiazzato la comunità scientifica. Deve insegnare che con questi mostri non si ha mai una sicurezza assoluta, e nessuno è in grado di prevedere il loro comportamento nel futuro. L’uomo non è riuscito ancora neanche a carpirne qualche piccolo segreto. Nonostante tutti gli sforzi, e le numerose scienze che si sono occupate del fenomeno non si è riusciti a sviluppare un modello che consenta di azzardare qualche previsione minimamente attendibile. Per colmare le deficienze scientifiche si è fatto persino ricorso alla chiromanzia, alla numerologia, all’astrologia per cercare di trarne qualche utile indicazione, ma sempre con risultati molto discutibili, per non dire disastrosamente non verificabili.

Le pratiche predittive nascondono spesso altre mire e altri obiettivi: ottenere i cinque minuti di notorietà, solleticare il proprio ego, o sollecitare un pò di quattrini per qualche ricerca improbabile. La capacità predittiva della variazione del colore delle trote nei laghi silani, o “il comportamento dei pesci di profondità prima del terremoto”. Potrebbero essere alcuni spunti per ricerca molto sofisticate da sottoporre al Miur. L’importante è avere i fondi, tanto alla fine di sofisticate investigazioni prive di qualsiasi utilità pratica e scientifica se ne fanno tante. Come diceva Pierre De Coubertin, l’importante è partecipare... alla spartizione della torta. Le notizie diffuse su un presunto risveglio del gigante sono totalmente destituite di ogni fondamento logico e scientifico, poiché non si è registrato alcun fenomeno particolare che lasci presupporre un risveglio. Qualche solito borbottio, forse, ma nulla di più. La notizia è immediatamente rimbalzata su giornali e televisione, provocando qualche apprensione perché una eventualità di questo tipo potrebbe provocare conseguenze anche molto serie. Oggi il rischio è esattamente uguale a quello di ieri. La conoscenza delle situazioni di pericolo che incombono sempre quando sono attenzionati, ma anche quando li ignoriamo volontariamente o per un calcolo di convenienza economica, ci deve indurre a un maggior rispetto della natura, a comportamenti più logici e razionali. Non si può costruire sulla battigia, ad esempio, perché basta un uragano particolarmente violento per spazzare via la nostra costruzione. Non c’è bisogno di aspettare lo tsunami per assistere a scene di distruzione e di devastazione, basta molto meno come hanno dimostrato i tanti episodi recenti e remoti. Neanche la rincorsa dei fondi per la ricerca può giustificare la creazione di un clima di paura e di malessere tra la gente. Bisogna abituarsi a un maggior rispetto della scienza e del buon senso. (OP)

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Sabato 18 Gennaio 2014

Mezzoeuro Una speranza contro la crisi

La scommessa di Rossano

Esenzione delle imposte sui redditi (Irpef-Ires); esenzione dall’imposta regionale sulle attività produttive (Irap); esenzione dall’imposta municipale propria (Imu); esonero dal versamento dei contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente; esenzione dai contributi previdenziali fissi artigiani e commercianti per le nuove iniziative produttive e considerevoli riduzioni per quelle già esistenti. Dalla prossima Primavera 2014, con l’avvio del nuovo regime fiscale della Zona franca urbana di Rossano, saranno queste le importanti agevolazioni per quanti, aderendo alla misura, investiranno nel perimetro del centro storico e in alcune aree dello Scalo per i prossimi dieci anni. - Nei giorni scorsi, il ministero per lo Sviluppo economico ha emanato il bando attuativo d’intervento in favore delle micro e piccole imprese localizzate nelle Zfu calabresi. A Rossano saranno destinati 7,2 milioni di euro. Soddisfatto il sindaco Giuseppe Antoniotti. Si tratta - afferma - di un obiettivo che perseguiamo da anni e che si è riusciti a raggiungere grazie all’interessamento della Regione Calabria e all’azione pressante delle amministrazioni comunali interessate. La speranza è che attraverso questo strumento si possa innescare una positiva reazione a catena che garantisca, in un momento così difficile per l’economia, un volano per nuove idee imprenditoriali, soprattutto dei giovani. Poi - aggiunge Antoniotti - c’è l’altra grande sfida, il centro storico, che diventa, di fatto, un territorio favorevole agli investimenti delle imprese, attraverso una serie di agevolazioni ed esenzioni sul fronte fiscale e dei contributi previdenziali. Ma la

Il Ministero per lo Sviluppo economico ha emanato il bando attuativo d'intervento in favore delle micro e piccole imprese localizzate nelle Zfu calabresi In arrivo per la città 7,2 milioni di euro Zona Franca Urbana - prosegue il sindaco - oltre ad essere uno strumento di fondamentale importanza per attrarre investimenti su Rossano e nuove iniziative imprenditoriali, sarà un’opportunità per mantenere i posti di lavoro e le diverse attività che con fatica, negli ultimi anni, hanno difeso la loro esistenza nella città alta. Il mio invito è che ci possa essere un’adesione di massa, con la speranza che questo nuovo strumento possa dare un importante input affinché questo lungo e duro periodo di crisi possa essere messo finalmente alle spalle. L’amministrazione comunale - aggiunge l’assessore alle Attività produttive, Rodolfo Alfieri che ha seguito l’intero iter burocratico d’attuazione delle zone franche - al fine di poter agevolare cit-

tadini e imprese, che ci auguriamo possano cogliere a pieno l’utilità della misura garantita dalla Zfu, intende strutturare un gruppo di lavoro che fornisca informazioni e assistenza, su diversi ambiti e aspetti, per la partecipazione al bando. In questo piano organizzativo meramente informativo - conclude Alfieri - nelle prossime settimane, sarà costituita un’equipe di lavoro che coinvolgerà tre settori comunali: l’ufficio Europa, l’ufficio Urbanistica e lo Sportello unico per le Attività produttive. L’ufficio Europa fornirà informazioni generali per la partecipazione al bando, l’ufficio Urbanistica si occuperà di tutti gli aspetti meramente tecnici, mentre il Suap curerà la parte burocratica relativa ad autorizzazioni, nulla osta, e alla documentazione necessaria. Le imprese ammissibili alle agevolazioni - fanno sapere gli uffici comunali - devono svolgere la propria attività all’interno del perimetro territoriale indicato nel bando della Zona franca urbana di Rossano disponendo, alla data di presentazione dell’istanza (che può essere inviata esclusivamente in formato telematico dal 7 febbraio al 28 aprile 2014 dal sistema “Agevolazioni Dgiai” https://agevolazionidgiai.invitalia.it), di un ufficio o locale destinato all’attività, regolarmente segnalato alla Camera di commercio. L’importo complessivo delle agevolazioni richieste non può essere superiore al massimale previsto pari a 200mila euro. La procedura di adesione al bando - informano ancora gli Uffici - non è a sportello e quindi l’ordine temporale di presentazione delle istanze non determina alcun vantaggio né penalizzazione nell’iter di trattamento delle stesse.


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Sabato 18 Gennaio 2014

Insieme verso il futuro

La prima pietra

di Unindustria Calabria Importante sinergia tra le Associazioni industriali di Cosenza, Crotone, Reggio Calabria e Vibo Valentia. Per un sistema imprenditoriale attivo e aperto ai mercati internazionali, ma soprattutto per promuovere la crescita economica, sociale, civile e culturale del territorio e dell'intero Paese «Contribuire all’affermazione di un sistema imprenditoriale innovativo, sostenibile ed aperto verso i mercati internazionali, partecipe del processo di sviluppo della società, capace di promuovere la crescita economica, sociale, civile e culturale del territorio e dell’intero Paese». Questo l’obiettivo dichiarato dai presidenti delle Associazioni industriali di Cosenza, Crotone, Reggio Calabria e Vibo Valentia che hanno dato avvio al processo di aggregazione tra le quattro realtà associative.

«Accompagnati dai vertici di Confindustria che hanno valutato in maniera eccellente il progetto proposto - hanno affermato i rispettivi presidenti Natale Mazzuca, Michele Lucente, Andrea Cuzzocrea ed Antonio Gentile -è stata posta, non solo simbolicamente, la prima pietra di Unindustria Calabria, nuovo soggetto associativo e della rappresentanza degli interessi delle imprese aderenti a Confindustria». «Più servizi di sempre maggiore qualità, presidio capillare del territorio con aumento della vicinanza a favore delle aziende associate, più competenze al servizio della rappresentanza per conferire maggiore forza e capacità di interlocuzione nei confronti dei referenti istituzionali e dei diversi livelli di governo». Saranno questi i primi vantaggi tangibili per le imprese frutto «di un nuovo modello organizzativo in grado di creare valore con la messa in rete dei servizi, omogenei ed univoci per qualità e modalità di erogazione, la testimonianza di una autonoma, più presente ed efficace azione di rappresentanza sui territori, il significativo aumento del grado di rappresentatività complessivo, la rinnovata capacità di essere attrattivi per le imprese che necessitano di organizzazioni come Confindustria dallo sguardo lungo e positivo». Presenti gli imprenditori che rivestono le principali cariche associative e tutto il personale dipendente delle quattro associazioni, sono stati i presidenti Cuzzocrea, Gentile, Lucente e Mazzuca ad illustrare i punti di maggiore valenza politica della riforma di Confindustria in atto e del progetto di aggregazione avviato; i direttori Rosario Branda, Francesca Cozzupoli, Anselmo Pungitore e Daniela Ruperti hanno affrontato gli aspetti tecnici ed organizzativi. Unanimi apprezzamenti, suggerimenti e stimoli ad andare avanti in maniera celere è quanto è emerso dagli interventi degli imprenditori presenti

che hanno invitato i presidenti Mazzuca, Lucente, Cuzzocrea e Gentile ad alzare l’asticella del confronto rispetto alla classe politica soprattutto nei confronti del Governo regionale. È stato evidenziato, infatti, come «l’utilizzo poco efficace dei fondi comunitari abbia fatto perdere al sistema economico calabrese la possibilità di una fase anticongiunturale durante la crisi, così come il balbettio che perdura rischia di far perdere la possibilità di aggancio con i segnali di ripresa che si registrano». Hanno denunciato il grave ritardo con cui il sistema delle imprese deve fare i conti in tema di accesso a forme di sostegno e finanziamenti pubblici. È il caso, ad esempio, dei Pacchetti integrati di agevolazione del 2010, la cui graduatoria pubblicata a gennaio 2013 non registra avanzamenti nello stato di erogazione dei fondi, oppure dei fondi di controgaranzia, per nulla utilizzati ed oggi in via di rimodulazione, ed ancora dei 320 milioni di euro previsti dai Pisl senza che sia stato speso ancora un euro, sebbene siano state firmate molteplici convenzioni con enti pubblici e sebbene sul fronte del turismo siano attesi i primi bandi per i privati oppure al Fondo Jeremie, per il quale avevano già evidenziato ai soggetti attuatori le enormi difficoltà nell’erogazione dei requisiti troppo stretti per l’accesso all’istruttoria. I presidenti Cuzzocrea, Gentile, Lucente e Mazzuca hanno, infine, dichiarato che nei prossimi giorni si faranno carico di esplicitare le perplessità registrate agli organismi competenti, avanzando al contempo puntuali proposte.

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Mezzoeuro

Sabato 18 Gennaio 2014

A colpi di veleni

Volete un’altra “Terra dei fuochi”?

Premesso che: - la Regione Calabria ha emanato un bando di gara denominato “Procedura aperta per l’affidamento del servizio di progettazione preliminare e definitiva per l’adeguamento e completamento del sistema impiantistico regionale dei rifiuti per l’attuazione della delibera di Giunta regionale n° 49 dell’11/02/2013. Cig 551387733E” in cui è compresa, tra le altre, la progettazione dell’impianto tecnologico di recupero e riciclaggio del Comune di Bisignano (Cs) con capacità di trattamento di circa 180.000 t/anno di Rifiuti urbani; - in 180 g.g. dall’aggiudicazione, dovranno essere fornite progettazione preliminare e definitiva redatti nel rispetto del Titolo II del Dpr n. 207/2010 e studio di impatto ambientale ai sensi del D.Lgs. 152/2006 (che prevede Via (Valutazione di impatto ambientale) e Aia (Autorizzazione integrata ambientale); - in relazione a quanto sta accadendo in Campania (vicenda Terra dei Fuochi), dove sono stati interrati da parte della criminalità organizzata rifiuti speciali ed urbani e sostanze fortemente inquinanti con conseguenze dannose alla salute dei cittadini; - alla luce dei dati che comproverebbero che anche in Calabria siano state utilizzate aree del territorio per interrare sostanze e rifiuti inquinanti;

Il consigliere regionale del Pd Carlo Guccione interroga il presidente della giunta Scopelliti a proposito del mega impianto di compostaggio dei rifiuti che il Comune di Bisignano vorrebbe impiantare nella media Valle del Crati a seguito di un bando regionale «Quale sarà il vero impatto per la salute dei cittadini? Qualcuno è in possesso di uno studio in materia?» Considerato, inoltre, che: - risulta necessario che la realizzazione dell’impianto di recupero e riciclaggio nel Comune di Bisignano sia soggetta non solo al rilascio di Via e Aia, unitamente alle altre autorizzazioni che si renderanno necessarie, ma preliminarmente, sia sottoposta anche ad un approfondito monitoraggio della qualità dell’aria, delle falde acquifere sotterranee, del sottosuolo e dei corpi idrici superficiali, per stabilire la presenza di eventuali so-

stanze chimiche e tossiche all’interno delle matrici ambientali (suolo, acqua ed atmosfera), capaci di causare patologie oncologiche e leucemiche; - è necessario effettuare uno studio retrospettivo epidemiologico relativo alle incidenze tumorali sulla popolazione residente nell’area compresa tra i comuni di Bisignano, Luzzi ed Acri, teso a verificare l’eventuale aumento delle patologie oncologiche, con particolare attenzione per tutte quelle aree limitrofe a criticità ambientali presenti nel territorio e a discariche dismesse da molti anni e realizzate, quindi, senza alcun criterio di controllo ambientale; Si chiede di sapere quali iniziative urgenti e necessarie si intendono intraprendere, anche attraverso il coinvolgimento dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza, dell’Università della Calabria e dell’Arpacal, per avviare uno studio epidemiologico sulle incidenze tumorali e un monitoraggio dell’acqua, del sottosuolo e dell’atmosfera per stabilire la presenza eventuale di sostanze chimiche e tossiche, al fine di garantire l’incolumità e la salute dei cittadini. Carlo Guccione

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Sabato 18 Gennaio 2014

Mezzoeuro È tempo di raccolta

Agricoltura I fondi della salvezza L’assessore regionale all’Agricoltura Michele Trematerra - tramite un comunicato dell’ufficio stampa della Giunta - esprime soddisfazione per l’accordo raggiunto tra il ministero delle Politiche agricole e le Regioni sull’applicazione della Politica agricola comune (Pac) 2014-2020, per quanto riguarda il secondo piastro, ossia la dotazione finanziaria dei Programmi di sviluppo rurale (Psr) regionali della prossima programmazione dei fondi comunitari. Alla riunione romana, alla presenza del capo del dipartimento delle Politiche europee e internazionali e dello sviluppo surale Giuseppe Blasi, oltre all’assessore Trematerra, hanno preso parte anche il dirigente generale del dipartimento Agricoltura, foreste e forestazione della Regione Calabria Giuseppe Zimbalatti, l’autorità di gestione del Psr Alessandro Zanfino e il dirigente del settore sviluppo rurale Giovanni Aramini. La dotazione finanziaria del Programma di sviluppo rurale della Calabria, rispetto al passato sessennio, è stata non solo confermata, ma addirittura implementata. In particolare per il periodo della prossima programmazione, la Calabria, in posizione di spicco tra le regioni a obiettivo convergenza, riceverà 1.103.562.000 euro, a testimonianza della riconosciuta capacità amministrativa che la Regione a ha dimostrato in questi anni nella gestione dei fondi comunitari. Al termine dell’incontro Trematerra ha ribadito il suo compiacimento «perché il dipartimento regionale è riuscito nel suo intento di salvaguardare il comparto agricolo calabrese». «Nonostante la Calabria avrebbe meritato di più - ha affermato l’assessore - siamo comunque soddisfatti dei risultati ottenuti, considerando che stiamo attraversando un momento di forte crisi generale e che i fondi comunitari sono stati concessi e suddivisi in maniera più ponderata rispetto al passato. E’ stato determinante, ai fini dell’intesa, proprio il voto favorevole della Calabria, unica fra le ventuno regioni che ha esitato sulle condizioni dell’accordo. Pertanto, pur sapendo di meritare qualcosa in più - ha precisato l’esponente della Giunta - abbiamo votato si all’accordo sulla programmazione 2014-2020 inerente allo sviluppo rurale, per senso di responsabilità nei confronti dei nostri agricoltori e di quelli di tutta Italia che, mai come adesso, hanno bisogno di certezze e punti fermi, nonché di rapidità ed efficienza burocratica. Prima di dare il nostro assenso, però- ha sottolineato Trematerra - abbiamo preteso dal Ministero le opportune garanzie per la nostra regione sul primo pilastro, ossia sugli aiuti diretti, altra partita importante che giocheremo a breve nei tavoli romani. Adesso - ha evidenziato ancora l’assessore regionale all’agricoltura - possiamo procedere in maniera più spedita con le attività della nuova programmazione e siamo certi che riusciremo a valorizzare al meglio le potenzialità che essa ci offre, sempre nell’ottica della qualità della spesa, della valorizzazione della progettazione di qualità e della limitazione degli sprechi». La Regione Calabria contribuirà, anche al finanziamento di quattro Piani operativi nazionali, ritenuti dallo stesso Trematerra «della massima rilevanza perché avranno certamente importanti ricadute sul territorio calabrese, che riguardano il piano irriguo, la gestione del rischio, la biodiversità e la rete rurale nazionale. La Calabria - ha dichiarato infine Trematerra -, d’accordo con le altre Regioni, ha chiesto al Governo e all’Europa di escludere dal calcolo delle spese che concorrono al patto di stabilità interno, la quota di cofinanziamento regionale per lo sviluppo rurale».

La Calabria alla Ferien-Messe

Turismo Diciamo la nostra

L'assessore regionale all'Agricoltura Michele Trematerra, è soddisfatto per l'accordo raggiunto tra il ministero delle Politiche agricole e le Regioni sulla applicazione della Politica agricola comune (Pac) 2014-2020, in merito alla dotazione finanziaria dei Programmi di sviluppo rurale (Psr) regionali della prossima programmazione dei fondi comunitari. La Calabria, in posizione di spicco tra le regioni a obiettivo convergenza, riceverà 1.103.562.000 euro

La Regione Calabria sta prendendo parte, e vi resterà fino a domenica, 19 gennaio, alla fiera Ferien-Messe di Vienna, kermesse internazionale per le vacanze, i viaggi e il tempo libero, che è leader per il turismo in Austria. Si tratta - informa una nota dell’ufficio stampa della Giunta - di una tappa fondamentale nella promozione dell’offerta turistica calabrese nel territorio austriaco, in una manifestazione che riscontra la presenza di 750 espositori provenienti da oltre 70 paesi, 800 espositori da tutto il mondo e richiama oltre 150.000 visitatori, con un programma speciale per gli addetti del settore ed eventi paralleli: il "Vienna Autoshow" e la "Cook & Look". Nello stand della Regione Calabria, di circa 40 mq, si è orientata un’attività di promozione turistica mirata al fine di riposizionare il territorio calabrese nei mercati internazionali. Il dipartimento Turismo, rappresentato dal dirigente generale Pasquale Anastasi, è presente alla kermesse per promuovere le destinazioni turistiche calabresi con un’intensa e specifica presentazione di nuove proposte di itinerari e pacchetti turistici, la campagna di comunicazione e la linea strategia del Piano di sviluppo turistico sostenibile. "Il serrato confronto già avviato con i maggiori tour operator internazionali - ha detto il presidente della Regione Scopelliti -, le più importanti compagnie aeree e la partecipazione alle fiere di settore, è la dimostrazione concreta del forte impegno che la Regione Calabria sta indirizzando verso un settore strategico come quello del turismo. Il dipartimento è fortemente impegnato in questa direzione sostenuto dalle ingenti risorse che il Governo regionale ha messo a disposizione. Di recente ci siamo recati in Austria in missione istituzionale, per avviare delle iniziative per incrementare i flussi turistici austriaci verso la Calabria, promuovendo la regione sul versante agroalimentare e sulla cultura attraverso la collaborazione con l’Ambasciata d’Italia a Vienna". "Il nostro Paese - ha affermato il dirigente generale Pasquale Anastasi - rimane la destinazione più apprezzata dai turisti austriaci. Siamo presenti in questa importante fiera perche’ l’Austria rappresenta uno dei principali paesi che scelgono la Calabria e abbiamo in programma una serie di incontri con tour operator, agenti di viaggi e giornalisti, al fine di favorire i contatti tra la domanda austriaca e l’offerta calabrese, per accrescere ulteriormente i flussi turistici da questo mercato".


Mezzoeuro

Sabato 18 Gennaio 2014

Altro che verde speranza

Maglia nera cucita addosso di Giovanni Perri

Il rapporto sulla “Qualità della vita 2013”, conferma che Trento, Bolzano, Aosta, Belluno, SienaBelluno, Verona, Vicenza guidano la classifica della 15^ indagine promossa dallo studio pubblicato da “Italia Oggi Sette-Università La Sapienza” di Roma, mentre le ultime della classe figurano Catania, Napoli, Trapani, CarboniaIglesias, Vibo Valentia, Enna e Crotone. Ciò è quanto emerge dall’analisi degli indicatori economici “affari e lavoro, ambiente, criminalità, disagio sociale, popolazione, servizi, tempo libero, tenore di vita”, che offrono altrettante classifiche parziali, utili ad evidenziare in generale l’andamento della qualità della vita in ogni provincia italiana raffrontata con l’anno precedente. Lo studio offre la significativa percezione dei differenziali di sviluppo delle sfaccettate realtà, nell’ambito delle quali con l’analisi di ogni singolo indicatore o parametro, con successive semplificazione, la qualità della vita è stata definita “Buona, accettabile, scarsa e insufficiente”. Esaminando dall’alto in basso le graduatorie parziali e quella finale si ha un quadro dello stato di salute e di sofferenza delle diverse realtà territoriali rispetto all’anno precedente.

Rapporto qualità della vita. Tra le nostre, ultime della classe sono Vibo Valentia e Crotone consumo e qualità ambientali, diversamente, l’universo produttivo non sarà in grado di sostenere un quadro socio-economico migliore rispetto all’attuale, per modernizzare la Calabria, renderla competitiva e più vivibile, sostenendo crescita, sviluppo, produzioni di eccellente qualità, economia e capacità di attrarre investimenti, mantenendo sempre un occhio attento all’ambiente e al paesaggio. Raggiungere tali obiettivi è possibile, alla condizione che tra i diversi attori dello sviluppo socioeconomico ci sia la disponibilità piena e responsabile, che vi sia l’impegno di tutti, professionisti (agronomi, architetti, ingegneri, geologi ecc,), operatori economici, mondo variegato del volontariato e di quanti altri costituiscono il tessuto sociale e produttivo, idoneo e disponibile per sviluppare attività materiali e immateriali, professionali, imprenditoriali, produttive, approfittando anche della presenza qualificata e qualificante di robuste strutture universitarie. Per quanto concerne l’ambiente ad esempio, occorrerebbe realizzare iniziative progettuali mirate ad un ordinato sviluppo della qualità del vivere a livello comunale e comprensoriali con politiche urbanistiche innovative per la gestione e manutenzione del verde urbano e non solo. Dalla lettura e dall’analisi dei dati della nuova realtà agricola nazionale emerge, pertanto, una situazione complessivamente con luci ed ombre, tanto da consigliare ai diversi operatori del settore ed ai pubblici poteri, di invertire la tendenze negative ed attuare urgenti interventi correttivi da mettere a disposizione del settore primario al fine di accrescere la competitività delle aziende agricole e forestali. Dove si è operato bene e con maggiore razionalità d attenzione sulle problematiche sociali ed

Dall’analisi della situazione del Paese emerge che le realtà territoriali del Nord mantengono sostanzialmente le proprie performance, mentre quelle del centro Italia non invertono la tendenza verso i miglioramenti generalizzati, mentre quelle del mezzogiorno e delle Isole mostrano evidenti segni di gravi e acute sofferenze e di delusione, per non palare dei cinque capoluoghi calabresi che affollano, ancora una volta, le retrovie della classifica in esame. Le cinque province calabresi ancora una volta affollano il gruppo di coda dei primati negativi della graduatoria per un insieme di concause che vanno dalla questioni ambientali, al tempo libero, agli affari e lavoro, al tenore di vita ed alla situazione di crisi generale che attraversa il Paese. In questo quadro poco esaltante è necessario individuare ricette risolutive, non solo per la realtà della città di Crotone che scivola all’ultimo posto della graduatoria finale. C’è bisogno di un’accelerazione della spesa pubblica e interventi sul credito a beneficio di chi genera reddito, ricchezza, posti di lavoro, beni di

economiche, pur con tante luci ed ombre e notevoli difficoltà sul fronte delle politiche industriali ed occupazionali, soprattutto a svantaggio delle forze giovanili, i risultati positivi non mancano, tant’è vero che a Trento, Bolzano ed Aosta, Cuneo e Belluno città circondate da montagne bellissime, da realtà sostenibili e a naturalità diffusa i risultati positivi non mancano, anche se necessitano ulteriori miglioramenti. La Calabria può risalire la graduatoria della qualità della vita, sfruttando in modo virtuoso gli aiuti finanziari della prossima programmazione dei fondi dell’Ue 2014-2020, per tutelare, salvaguardare e valorizzare le risorse naturalistiche, archeologiche, agricole, ambientali e paesaggistiche esistenti nel nostro territorio. Voltare pagina è possibile anche e soprattutto grazie alla disponibilità e sensibilità partecipativa delle popolazioni calabresi per affrontare ed avviare a soluzione le questioni che affliggono l’intera società ed in primis i problemi della disoccupazione, del diffuso disagio sociale e dello sviluppo socio-economico in generale. Sempre per restare ancorati alle politiche ambientali, vanno fronteggiate le diverse criticità non risolte, quali la riduzione dei consumi energetici, l’installazione diffusa dei pannelli fotovoltaici, riduzione dei costi energetici, riuso e riqualificazione dei manufatti già esistenti, uso razionale del consumo dei suoli, politiche ambientali non sempre virtuose, “corridoi ecologici” fluviali nei greti dei corsi d’acqua per la tutela e salvaguardia della biodiversità ed infine la riqualificazione dei centri storici nell’ambito di politiche innovative incentrate sulla cosiddetta “rigenerazione urbana”. agronomogperri@virgilio.it

Tabella generale delle cinque province calabresi con dati riferiti alle annualità 2012 - 2013 e relative differenze Parametro

Catanzaro

Cosenza

Crotone

Reggio C.

Vibo V.

Anno

2013

2012

Diff.

2013

2012

Diff.

2013

2012

Diff.

2013

2012

Diff.

2013

2012

Diff.

Affari e lavoro Ambiente Criminalità Disagio sociale Popolazione Servizi finanz. Sistema salute Tempo libero Tenore di vita

108 87 45 15 34 85 30 79 86

95 83 58 11 34 48 30 85 92

+13 +4 - 13 +4 - 37 +2 -6 -6

103 38 51 52 61 83 76 87 105

85 80 36 5 49 45 34 97 97

+8 - 42 +15 + 47 +12 + 38 +42 - 10 +8

110 62 24 85 4 95 102 110 98

102 103 10 12 3 81 93 102 98

+8 - 41 + 14 +73 +1 + 14 +9 +8 -

97 36 45 7 29 104 87 88 108

90 87 58 6 17 89 51 81 78

+7 - 51 - 13 +1 +12 + 15 + 36 +7 + 30

109 89 87 26 37 90 54 107 103

100 98 57 3 40 76 53 87 87

+9 - 10 + 30 + 23 -3 +14 +1 + 20 +16

Classifica finale

89

87

+2

102

75

+27

110

101

+9

93

76

+ 17

108

98

+10

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Mezzoeuro

Sabato 18 Gennaio 2014

La strada è sbarrata

Il Governo boccia il provvedimento rivolto a sostenere il trasporto pubblico locale in Calabria

Presenti nel Piano nazionale per gli aeroporti

Non andiamo da nessuna parte

Calabria nell’alto dei cieli

La vicepresidente della Regione Antonella Stasi ha espresso soddisfazione per la presentazione in Consiglio dei ministri, da parte del ministro Lupi, del nuovo piano nazionale per gli aeroporti che prevede l’inserimento dello scalo di Lamezia Terme nel gruppo degli aeroporti strategici e degli scali di Reggio e Crotone tra quelli di interesse nazionale. «È da oltre un anno - ha detto la vicepresidente Stasi - che sul tavolo del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti si alternano documenti che tentano di trovare una mediazione rispetto a quello che dovrà essere il tanto atteso piano nazionale degli aeroporti. Lo scorso mese di maggio è stata istituita una cabina di regia all’interno della quale la Regione è riuscita a conquistarsi una postazione. In questi mesi - ha aggiunto la vicepresidente - è stato portato avanti un importante lavoro tecnico e di mediazione politica grazie al ruolo nazionale sempre più forte del presidente Scopelliti che ha permesso di definire principi all’interno di linee guida in materia di trasporto aereo, nell’ambito di una visione strategica nazionale. In queste settimane siamo rimasti in attesa di un documento finale da parte del Mit e il ministro ha precisato che il documento finale sarà sottoposto all’attenzione delle Regioni dopo un passaggio in Consiglio dei ministri». «Il Piano - ha sottolineato inoltre la vicepresidente Stasi - identifica due grandi gruppi di aeroporti: strategici (11) e di interesse nazionale (26). Tra gli aeroporti strategici la Regione Calabria è riuscita ad ottenere l’inserimento dell’aeroporto di Lamezia Terme insieme con Milano Malpensa, Venezia, Bologna, Roma Fiumicino, Napoli, Bari, Catania, Palermo, Cagliari e Pisa/Firenze a condizione che tra gli stessi si realizzi la piena integrazione societaria e industriale. Tra i 26 aeroporti di interesse nazionale anche Reggio Calabria e Crotone insieme a Milano Linate, Torino, Bergamo, Genova, Brescia, Cuneo, Verona, Treviso, Trieste, Rimini, Parma, Ancona, Roma Ciampino, Perugia, Pescara, Salerno, Brindisi, Taranto, Comiso, Trapani, Pantelleria, Lampedusa, Olbia, Alghero. Gli aeroporti di interesse nazionale sono stati individuati sulla base delle seguenti due imprescindibili condizioni, che l’aeroporto fosse in grado di ricoprire un ruolo ben definito e una riconoscibile vocazione all’interno del bacino di appartenenza e che l’aeroporto fosse in grado di dimostrare il raggiungimento, entro un triennio, dell’equilibrio economico-finanziario da dimostrare mediante un piano industriale che dovrà essere presentato entro tre mesi dall’approvazione del piano nazionale». «In merito al tema dell’aereonautica generale, il piano prevede che tutte le strutture aeroportuali, non inserite nell’elenco degli aeroporti nazionali dovranno essere trasferite alle Regioni, sulla base di opportune iniziative a sostegno di questo trasferimento. È stata premiato dunque - ha concluso la vicepresidente Antonella Stasi - il lavoro, l’attenzione ed il coraggio di portare avanti e difendere delle infrastrutture direi “vitali” per una regione come la Calabria. Adesso bisogna proseguire su questa strada e rafforzare il risultato attraverso un piano che consenta di rilanciare gli scali e portarli a diventare il vero motore di sviluppo del territorio calabrese. Su questo il presidente Scopelliti e tutti noi come Giunta abbiamo dimostrato di avere le idee chiare».

Il Governo ha bocciato il provvedimento rivolto a sostenere il trasporto pubblico locale in Calabria. La notizia è stata resa nota dal presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, e dall’assessore regionale ai Trasporti, Luigi Fedele, nel corso di una conferenza stampa che si è svolta a Catanzaro. L’accordo che era stato raggiunto in precedenza prevedeva l’utilizzo dei fondi Fas per affrontare i tanti problemi del settore, compresa la situazione debitoria. Scopelliti ha evidenziato che «in questi mesi la Regione ha lavorato ad un provvedimento per mettere in sicurezza il sistema del trasporto pubblico locale in Calabria. Oggi ci aspettavamo l’approvazione e, invece, dobbiamo registrare una sorta di ostruzionismo che non aiuta né noi, né le aziende e né il cittadino calabrese». «Si rischia il tracollo delle aziende e il caos nel servizio - ha spiegato il governatore - e noi di tutto abbiamo bisogno tranne che di questo. Per quanto ci riguarda, va chiarito che non abbiamo chiesto risorse al Governo. Al contrario, i fondi sono di competenza Fas e, contrariamente a quanto accaduto ad altre Regioni, non c’era necessità di avere finanziamenti aggiuntivi». Scopelliti ha, quindi, annunciato che incontrerà il ministro Lupi: «L’appello che lancio è che su questa vicenda quanti fanno parte della coalizione di governo si facciano sentire perché chi deve governare lo faccia tutelando gli interessi della nostra gente. Devo ringraziare il ministro Lupi e di questa vicenda ho già interessato i parlamentari del Nuovo centrodestra calabrese».

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