Anno 38 - 4 Gennaio 2014 - Numero 1
Settimanale indipendente di informazione
euro 0,50
di Lucia De Cicco
Ne perliamo con la sorella del calciatore rossoblù scomparso e con un membro dell’associazione nata per trovare giustizia PENNELLI CHE GENERANO VITA
LE DIVERSE FACCE DELL’AMORE
Zefa Paci L’attesa è finita: dietro la tela... molto
Il giorno in cui una storia viene al mondo
Alla Casa della Cultura di Cosenza la mostra dell’artista del “paesagio umano”
Mariagiulia Votta, giornalista-scrittrice racconta il suo “Polmone pulsante”
di Alessandro Cofone
II
sabato 4 gennaio 2014
Arte in rialzo Si arricchisce la collezione Bancartis
Sportelli aperti alla cultura Bancartis è arrivata al settimo anno e può ormai considerarsi un appuntamento annuale irrinunciabile per la vita culturale della provincia. Il connubio banca-cultura riesce a dare vivacità al clima di auterity che costringe gli enti locali e i tradizionali operatori del settore di ridurre al minimo le attività per la decurtazione dei fondi conseguenza della spending review. La manifestazione inventata e sostenuta annualmente dal presidente della Bcc Nicola Paldino mira a cogliere e valorizzare i talenti calabresi, sia quelli operanti nella regione che quanti per le difficoltà congiuntarli sono costretti a emigrare e portare il frutto del loro genio oltre la barriera del Pollino. La recente nomina di Nicola Paldino a presidente della Federazione Regionale del Credito cooperativo è un incentivo per estendere questa lodevole iniziativa anche alle altre Bcc operanti sul territorio. Bancartis è rivolta in particolare all’arte contemporanea calabrese e ai suoi interpreti. Non ha solo lo scopo di sostenere i giovani artisti, ma di incentivarli nella ricerca di nuove forme espressive e investire sulla sperimentazione artistica. La raccolta di quadri si è arricchita di anno in anno e oggi costituisce un patrimonio artistico importante e significativo e costituisce la base per la creazione di una pinacoteca di sicuro prestigio. Anche la settima edizione dell’importante evento di fine anno, che chiude il ricco cartellone di attività della Mediocrati si è svolta nella sala De Cardona. Il presidente Paldino, nell’aprire l’incontro, ha voluto ricordare il compianto maestro liutaio Vincenzo De Bonis, i cui strumenti era dei veri gioielli, tanto da essere considerato un artista, piuttosto che un valente artigiano. Innamorato della sua terra ha sempre voluto mantenere uno stretto rapporto con la realtà economico e sociale, e per questo vantava anche un lungo rapporto con la stessa banca, di cui era socio, una qualità che esibiva con orgoglio. Un particolare degno di nota è che Bancartis nasce proprio dalla donazione fatta dallo stesso De Bonis di uno dei suoi preziosi strumenti alla banca, con l’unico obiettivo di conservare memoria di questi splendidi oggetti
La Bcc Mediocrati rinnova il proprio impegno in favore dell’arte contemporanea calabrese Acquisita al patrimonio della banca una importante opera di Luigi Magli
d’arte. Da quell’atto di generosità, la Bcc Mediocrati ha deciso di dedicare una particolare attenzione alle attività culturali sul territorio. Annualmente gli artisti donano una delle loro opere alla banca, che entrano a far parte del suo patrimonio. La stessa banca sostiene le manifestazioni organizzati da questi per aiutarli a far conoscere la loro produzione tanto nella regione che al di fuori. Il mecenatismo bancario non è una invenzione recente, ma trova illustri precedenti, poiché si coniuga perfettamente con lo spirito cooperativistico e lo stretto legame che esse mantengono con il territorio. Né si tratta di uno scopo puramente filantropico, poiché in questo modo si sono costituite nel tempo collezioni d’arte prestigiose, che hanno formato la base per importanti musei in tante parti d’Italia. Ricordando la figura di Vincenzo De Bonis, il presidente Paldino ha dichiarato: «È stato un socio eccellente ed è merito suo, e di un suo dono nel 2008, se Bcc Mediocrati ha dato vita a questa esperienza nel settore artistico». In un comunicato, lo stesso istituto di credito lo stesso istituto illustra l’evento di quest’anno. Nel 2013 è stata acquisita un’opera di Luigi Magli, artista rendese che ha inteso partecipare al progetto con un quadro di grandi dimensioni (2metrix2) intitolato “Vibrazioni”. La collezione della Banca, che sta prendendo corpo in questi anni, è stata descritta da Silvio Vigliaturo, mentre Tonino Sicoli ha introdotto Luigi Magli e la sua opera. «Ho sempre cercato compagni di strada - ha detto l’artista - per questo sono contento di far parte di questa collezione. Non sono in Calabria perché confinato, ma per libera scelta. D’altra parte - ha concluso Luigi Magli - sono sempre rimasto qui, anche quando non c’ero». Titolare della cattedra di pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, Magli è figlio d’arte. Donato, il padre, era pittore decoratore; suo fratello Franco ha intrapreso la stessa strada d’artista col nome di Francomà. All’inizio degli anni 80, sulla scia del Nuovo Espressionismo Tedesco e della Transavanguardia, ha indirizzato la sua ricerca verso una pittura selvaggia e affabulatoria. Wilfried Skreiner, nel 1981, in occasione di una sua personale alla Neu Galerie Landsmuseum Joanneum di Graz, scrive di lui: «Magli, che nei suoi quadri usa il nero, l’oro, un rosso carmesino brillante ed un verde velenoso, crea quadri di un forte contenuto espressivo. L’intensità del colore fa pensare all’onda della discoteca con tratti molto personali della pittura. Magli fa il tentativo, non poco eroico, di parlare attraverso i suoi quadri, nei quali oggetti come alberi, la luna, le dune, danno forma ad un linguaggio drammatico, che capiscono tutti». Negli anni Novanta la ricerca si fa più concettuale e il colore si riduce ad un uso monocromatico o, addirittura, si azzera nel nero e nel bianco. Il dipinto Vibrazioni (1988) rappresenta il nuovo corso. Realizzato in materiale polimaterico, registra l’inserimento di oggetti extrapittorici come pomici e legnetti che rendono la pittura aggettante. La lana di vetro, inoltre, conferisce ai pigmenti un aspetto filamentoso presentando una superficie vaporosa. Dopo la firma dell’atto pubblico di donazione dinanzi al notaio Gisonna, Bancartis si è arricchita delle note musicali vibrate dall’arpa della brava Rosaria Belmonte del Conservatorio “Giacomantonio” di Cosenza.
sabato 4 gennaio 2014
III
Le diverse facce dell’amore Mariagiulia Votta, giornalista e scrittrice, racconta il suo "Polmone pulsante"
ne di Alessandro Cofo
Mariagiulia, ci indichi con tre date le tappe fondamentali della sua formazione Gli insegnamenti più importanti li offre la vita nei momenti inaspettati per cui mi risulta difficile individuare solo tre tappe. Sicuramente determinanti sono stati quelli che definisco i miei anni ‘romani’, in cui ho lavorato a stretto contatto con gli ambienti in cui la cultura si fa. In quel periodo credo di aver acquisito molte esperienze professionali e umane. Altra tappa importante reputo sia il periodo che ho trascorso a Napoli, frequentavo un master e contemporaneamente lavoravo alla ricerca su un fumettista di origini calabresi famosissimo negli Anni ‘30-‘40. Come ultima tappa vorrei indicare quella che in realtà è la prima e, cioè, il giorno in cui ho ricevuto in regalo il mio primo libro.
Il giorno in cui una storia viene al mondo Credo che da quel giorno, leggendo pagine su pagine, non abbia mai smesso di imparare e formarmi come persona, come giornalista e adesso anche come scrittrice. Quando nasce la voglia di scrivere un romanzo come Polmone pulsante? Una storia è qualcosa che ti porti dentro da sempre, solo, un giorno, arriva il momento in cui non puoi più tenerla chiusa e allora comincia a scivolare via da te e diventare di tutti gli altri. L’avventura di Polmone pulsante non è cominciata in un momento preciso o, almeno, non con la volontà di scrivere un romanzo. Nel marzo 2009 ero stata in questo magico luogo di Roma, il Polmone pulsante appunto e, nel tornare a casa, mi sono sentita così piena di emozioni che ho avvertito il bisogno di dar loro una forma. E questa è un po’ la malattia di tutti coloro che amano la scrittura. Ogni respiro è un’emozione e ogni emozione, necessariamente, deve diventare parola, frase, segno su un foglio bianco. Quella sera rimasi al computer fino alle 3 di notte, ne uscì un racconto di 10 pagine. Quanto c’é di lei in questo romanzo? C’è molto di me, della mia vita, delle mie esperienze e sensazioni, del mio modo di interpretare gli eventi, di sentirli. Non è una storia autobiografica se non in alcuni punti però, come scrivo alla fine del romanzo, quella di Chiara e Lorenzo è una storia vera. Polmone pulsante racchiude in sé le diverse facce dell’amore: quello che nasce da una profonda ferita, quello per un ragazzo ma anche quello per una città, Roma... Esattamente. Ho voluto mettere insieme tre facce dell’amore che spesso si incastrano nella nostre esistenze, ci condizionano senza che noi ne abbiamo coscienza. È la storia di un uomo e di una donna giovani che si incontrano e si donano le loro reciproche tristezze, comprendono che questo regalarsi il peggio è non solo liberazione ma anche cemento con cui costruire lentamente, tra alternati eventi, il loro amore. Roma non è solo lo scenario di questa storia ma è anche spirito, guida, personaggio. Roma è l’amore stesso e l’umanità da cui non si può sfuggire. Parafrasando Riccardo Palmieri, il giornalista che ha scritto la recensione, ‘Roma è città aperta ad ogni tipo di ferita e di riconciliazione’. Roma è una città che amo per queste ragioni e volevo far si che i luoghi, silenziosi testimoni di tutte le nostre vicende, avessero anche loro un’occasione per raccontarsi, per raccontare.
«Nel marzo 2009 ero stata in questo magico luogo di Roma e, nel tornare a casa, mi sono sentita così piena di emozioni che ho avvertito il bisogno di dar loro una forma E questa è un po’ la malattia di tutti coloro che amano la scrittura»
Mariagiulia Votta
Se dovesse scegliere anche una sola frase di questo libro per far capire ai nostri lettori la forza di un Polmone pulsante quale sceglierebbe? Provava a decifrare le sue percezioni, ad analizzarle: un lavoro meticoloso, spogliare le emozioni. Ma se ci riesci e vedi che qualcosa ti resta, vuol dire che quella è la cosa giusta. Quella che senti. E quando è così, che “la senti”, sei fregato. Una condanna. Perché lo sai che è la strada, per quanto inaudita possa essere. Proprio quando ti interroghi, perché quel tuo chiederti di continuo non è ricerca di conferme ma ricerca della forza e delle ragioni più inconsce per trasformare quel tuo respiro. Sogno. Desiderio. Follia in realtà. Alla sua prima fatica letteraria, cosa significa essere scrittore calabrese? Essere uno scrittore emergente, in generale, non è semplice di questi tempi. Non è l’appartenenza geografica a creare difficoltà ma le regole di mercato che governano anche una cosa che dovrebbe essere ingovernabile come, appunto, la letteratura. Secondo la mia natura ottimista e positiva, però, posso dire che l’essere calabrese è una marcia in più: per ragioni storiche noi calabresi siamo abituati a combattere per raggiungere i nostri obiettivi. Questa la reputo una virtù perché la lotta ti mantiene con i piedi per terra e contemporaneamente ti fornisce gli strumenti per comprendere appieno le motivazioni per cui stai lottando. Chi ha creduto in lei prima di qualunque altro ? Inizialmente gli amici a cui ho fatto leggere il romanzo appena scritto. È merito loro se ho deciso di pubblicarlo, loro mi hanno convinta, fosse per me la mia soddisfazione l’avevo già avuta quando le persone che lo leggevano mi telefonavano dicendomi «mi hai riempito il cuore di emozioni», «mi hai rivelato un mondo», «mi hai fatto piangere di gioia». Poi ho incontrato la mia editrice, donna di talento e profonda sensibilità: ha letto il romanzo e se n’è innamorata. Ha deciso che doveva essere lei a pubblicarlo e così è stato. Stesso entusiasmo ho trovato in Andrea Ungheri, proprietario del Polmone pulsante di Roma che una volta letto il testo non ha avuto dubbi nel concedermi l’uso del nome. Sabato 11 gennaio alle ore 18:00 presso la Ubik di Cosenza incontrerà i suoi lettori. Cosa si aspetta da questo incontro? Quello per cui è nato il romanzo: regalare e condividere parole, emozioni pulite, speranze, il coraggio di viverle, di sceglierle, di dare loro un valore, a dispetto della vita e del mondo che spesso ci mettono a dura prova o ci costringono ad ignorarle: questo è il messaggio del libro, per chi vorrà ascoltarlo.
IV
sabato 4 gennaio 2014
Dall’Emilia alla Calabria Ne parliamo con la sorella del calciatore scomparso e con un membro dell'associazione nata per trovare giustizia
Verità per Denis Bergamini di Lucia De Cicco
Amelia Lilli Bargone fa parte dei 25 membri del direttivo dell’associazione che si è costituita nel 2010 “Associazione verità per Denis” e che ha portato alla riapertura del caso su Donato Bergamini, morto qualche anno fa e giocatore del Cosenza calcio. Un’associazione che nasce dopo la vicenda di cui si è occupata la trasmissione televisiva “Chi l’ha visto”. Dapprima è la rete a riaprire il caso e il social net facebook, un gruppo “Verità per Donato Bergamini” in cui si legge: «Venti anni fa veniva ucciso a 27 anni Donato Bergamini, calciatore del Cosenza Calcio, il caso fu archiviato frettolosamente come “suicidio”, ma la verità è sempre stata un’altra. Carlo Petrini nel suo libro tentò di risalire agli eventi che portarono alla sua morte, ma la magistratura non ha mai riaperto l’inchiesta. Con questo gruppo tentiamo di dare una verità ai genitori di Donato Bergamini, cerchiamo di far riaprire il caso... Diffondiamo... Giustizia e verità per Donato Bergamini». Il gruppo annovera a oggi più di 10mila iscritti. Dopodiché si costituisce il “Bergamini day”, così ci racconta Lilli Bargone, con una passeggiata commemorativa, che è partita da Tribunale di Cosenza arriva allo stadio San Vito. L’associazione ha il suo statuto e non si occupa solo del caso Denis Bergamini ma anche di altri fatti simili che sono ancora a oggi casi irrisolti in ambito sportivo e della violazione dei diritti umani. Il caso Bergamini è stato riaperto ed esiste il riserbo sull’inchiesta. Lilli, chi era per l’associazione Denis? Un ragazzo come tanti, pulito e che amava lo sport e che si è trovato a un certo punto della vita in una vicenda a subire un certo tipo d’ingiustizia, lui con la perdita della sua stessa esistenza e la sua famiglia con il caso di mancanza di luce chiara su quanto avvenuto. Le manifestazioni fatte a oggi... Si è partiti nel 2009 con il Bergamini Day e poi un susseguirsi negli anni di altre manifestazioni da ultima “Luci a San Vito” che si è tenuta nel 16 novembre scorso. Una fiaccolata con il coinvolgimento di un buon numero delle scuole calcio di Cosenza e provincia che sono state invitate nei tornei, e partita dallo stadio fino a piazza Loreto. Il giorno prima la sorella di Bergamini ha ricevuto un premio dal Comune di Cosenza, alla cultura come sorella coraggio, per il suo esempio di virtù e di ricerca della verità. Il suo ruolo, Lilli, nell’associazione qual è? Per me è il primo anno aiuto nell’organizzazione delle varie attività, piccolo contributo partito proprio da facebook e dall’amicizia con la stessa Donata Bergamini. Sarà che viviamo in una terra dove troppo spesso muoiono ideali veri e che invece sono esempio per i nostri figli e sono importanti per il loro futuro. Lo sport è importante per i giovani e convogliare le loro energie lontano dalla strada è un deterrente ottimo al deviare dalla retta via, aiuta i giovani alla disciplina e a integrarsi nell’amicizia. Abbiamo preso contatto anche la sorella di Denis Bergamini per farci dare informazioni riguardo alle varie iniziative, che sono state intraprese nel tempo, in ricordo del fratello, come la titolazione di alcune strade a suo nome.
«Il comitato principale è costituito in Emilia dove noi abitiamo ma poi si è allargato anche alla città di Cosenza e ogni manifestazione è condivisa da Nord al Sud»
Bergamini in azione all’epoca del Cosenza Calcio Sopra, un delle manifestazioni messe in scena dai suoi tifosi nell’impianto del San Vito A destra, dall’alto Donata Bergamini e Amelia Lilli Bargone
sabato 4 gennaio 2014
Dall’Emilia alla Calabria
Perché la famiglia Bergamini vuole verità sul caso di Denis? L’iniziativa non parte propriamente da noi familiari, ma nasce in giugno del 2009. Mio figlio, in facebook, si accorge che c’è un gruppo dedicato allo zio. Superata la prima diffidenza verso il gruppo, che non era stata voluta da noi familiari e tra l’altro si trattava di ragazzi di Terni e non trovavamo nessun nesso con la nostra vicenda e il territorio. Tuttavia nasce la prima manifestazione organizzata dai giovani Cosentini, e quindi abbiamo deciso di partecipare incontrando il calore della gente cosentina e dei giovani che partono dai quarantacinque anni in giù. I giovani però sanno muoversi in un certo modo che è diverso da quello di noi di una certa età, loro partono e senza cautele. Nasce poi l’idea dell’associazione, e formarla con quasi mille km che ci dividono, non è stata cosa facile e ad oggi operiamo tramite la rete. Il comitato principale è costituito in Emilia, dove, noi abitiamo, ma poi si è allargato anche alla città di Cosenza e ogni manifestazione è condivisa dal Nord al Sud. Un direttivo che è formato da queste due regioni diverse e così lontane ma legate nel nome di Denis. L’obiettivo è di creare un discorso di informazione, raccogliere fondi e sostenere noi familiari in quegli eventi che comunque portano allegria ai giovani che organizzano, ma che per noi di famiglia non è stato facile affrontare. Per noi parlare del caso di mio fratello non vede la gioia e non esiste, ma la forza di questi giovani hanno sbloccato anche questo aspetto. L’associazione oggi conta più di 300 soci e siamo partiti dal caso di Denis ma vorrei che diventasse un esempio per tutte quelle persone che non hanno più fiducia nella Giustizia Italiana. Le strade titolate alla memoria di Denis… Il Comune di Boccaleone, nel 27 maggio del 2006 in Emilia, e dove Donato è nato, hanno titolato il loro campo sportivo, dove mio fratello visse i suoi primi calci Nel 2012 il Comune di Aiello in Calabria ha titolato un parco “Il Giardino della Verità”. Nel 2013 un altro comune Argenta (Fe) ha titolato una via. Ora aspettiamo che proprio Cosenza possa titolare una via alla sua memoria.
V
VI
sabato 4 gennaio 2014
Vince il cuore dei calabresi Quasi in duemila ad assistere al trionfo degli attori, trascinati da un sontuoso Marco Vivio
In campo per un sorriso di Francesco Fotia
Cosenza e la Calabria tutta si sono tinte di solidarietà il 21 dicembre scorso, in occasione della partita fra la ItalianAttori e la Medici Cosenza Fc Una bella gara di calcio, giocata con entusiasmo da entrambe le compagini, che non hanno lesinato corsa e, per la gioia del pubblico, azioni spettacolari. Sul campo, a vincere è stata la ItalianAttori, che ha avuto la meglio con un sofferto 3-2 dopo che la prima frazione di gioco era terminata sull’1-1. La festa al San Vito, gentilmente concesso dall’amministrazione comunale della città, è incominciata sin dalle 13,45, quando intere famiglie, con tanto di bambini al seguito, hanno percorso la strada principale di Via degli Stadi, armati di curiosità e voglia di divertimento. Prima del calcio d’avvio, intorno alle ore 15:00, ad intrattenere i presenti sugli spalti (quasi 2000 calabresi) sono stati i ragazzi dell’associazione “Gianmarco De Maria”, unica destinataria di tutti i proventi derivanti dalla vendita dei biglietti. Ragazze e ragazzi, anche giovanissimi, che hanno vestito i costumi di alcuni personaggi Disney, o che hanno optato per il loro “consueto” costume: quello del clown, indossato ogni giorno dell’anno per regalare un sorriso ai bambini in cura presso l’ospedale dell’Annunziata di Cosenza. E’ stata poi la volta degli Sbandieratori di Bisignano, che si sono esibiti per circa dieci minuti prima di dare la parola al campo. Dopo l’ingresso sul terreno di gioco, medici in casacca bianca, con bordi rossi e neri, attori in rosso con bordo nero, e le foto di rito, ecco arrivare Sebastiano Somma in versione Babbo Natale: il dono portato dal famoso attore teatrale e televisivo è quello della solidarietà. Finalmente si incomincia poi, con la madrina dell’evento, l’attrice Loredana Cannata, a dare il simbolico calcio d’inizio. In campo daranno tutti il massimo, e poco importerà se alla fine il risultato finale premierà la formazione “ospite”. Al termine della prima fase di gioco, il giornalista Fabio D’Ippolito ha condotto le interviste ad alcuni degli uomini che hanno reso possibile la realizzazione del match. Pasquale Arnone, coordinatore e cervello dell’organizzazione, che ringraziando il pubblico, gli attori, e i medici cosentini, capitanati e presieduti dal dottor Antonio Caputo, ha tenuto a porre l’accento sull’associazione “De Maria”, che da più di dieci anni ormai lavora senza sosta accanto ai piccolissimi ricoverati all’Annunziata, e alle loro famiglie. «Non c’è sorriso più importante - ha affermato commosso Arnone di quello che un bambino riceve dall’affetto, dalla vicinanza, dei propri genitori e della propria famiglia. Il sorriso è la medicina più importante, quella che la De Maria diffonde, con amore e coerenza». Molto toccato da quanto è stato fatto nella giornata anche Franco De Maria, responsabile dell’ufficio tecnico dell’associazione che porta il nome del bambino sconfitto da una malattia nel 2002. «Abbiamo vinto; - ha più volte esclamato guardando agli spalti - abbiamo vinto grazie a voi e dobbiamo essere consapevoli che proprio da oggi dobbiamo iniziare a lavorare con ancora più coraggio e passione. Il nostro pazzo sogno - ha raccontato - è quello di costruire un nuovo reparto di Oncoematologia Pediatrica a Cosenza. Da oggi siamo ancora più forti e determinati perché, una volta di più, sappiamo di avere tutti voi accanto». Ringraziamenti dal terreno di gioco sono arrivati anche per l’avvocato Ugo Scalise, che cura gli aspetti legali della ItalianAttori, per Rosellina Arturi, giornalista che ha lavorato alla comunicazione visiva e giornalistica dell’evento, e per il dottor Domenico Sperlì, primario del Reparto di Oncoematologia pediatrica dell’ospedale bruzio.
In occasione della partita fra la ItalianAttori e la Medici Cosenza Fc Una bella gara di calcio giocata con entusiasmo da entrambe le compagini che non hanno lesinato corsa e, per la gioia del pubblico, azioni spettacolari
sabato 4 gennaio 2014
VII
Vince il cuore dei calabresi
Un team dalle “nobili” origini La ItalianAttori è una squadra nata ufficialmente nel 2011, ma erede di quella che già era stata la "Rappresentativa Italiana Attori". Pare che, originariamente, l’idea di creare un’associazione che raccogliesse gli attori al fine di fare beneficenza fu addirittura dell’indimenticato Pier Paolo Pasolini. Di fatto, nel corso dei decenni, tra i maggiori rappresentanti del team è sicuramente da segnalare il mitico Massimo Troisi. Diversi sono stati i milioni di euro raccolti dalla squadra nel corso dell’ultimo ventennio: traguardi nobili e riconosciuti con l’Encomio ricevuto da Roma Capitale (il comune di Roma) e da You Man Right, nel 2013, per l’impegno svolto nel campo culturale e solidale e nell’ambito del riconoscimento e dell’attuazione dei diritti umani. Attualmente, la ItalianAttori è presieduta da Ionis Bascir, il dottore dal nome omonimo di "Un medico in famiglia", e allenata da Giacomo Losi, dal 1954 al 1969 giocatore, e capitano, della Roma.
La cronaca dal campo Già dai primissimi minuti, la gara si è giocata su ritmi altissimi, con rapidi capovolgimenti di fronte e qualche giocata all’altezza di metà campo che, però, non trovano seguito grazie alla solidità delle difese. Dal quarto d’ora, gli attori prendono in mano il match, ispirati da un tecnicamente sorprendente Sebastiano Somma, schierato esterno alto di destra. L’interprete di "Un caso di coscienza" e "Sospetti" prova a illuminare i suoi con dribbling stretti e palle filtranti, ma il pacchetto arretrato dei medici regge bene. Almeno fino a quando da una mischia in aerea di rigore Marco Vivio, "Orgoglio", "Don Matteo 4" e voce di Spiderman nella trilogia di Sam Raimi, non trova il guizzo giusto per siglare la rete dell’1-0. La reazione dei padroni di casa è però efficace: i medici alzano ulteriormente il ritmo riuscendo spesso a incunearsi per le vie centrali della retroguardia ospite. La difesa degli attori sbanda copiosamente diverse volte, ma è sempre salvata da Emiliano Ragno, centrale difensivo, e dall’estremo difensore Giorgio Borghetti, il doppiatore di Benjamin Price, il mitico portiere di "Holly e Benji": quando si dice "il caso". Nonostante le strigliate che Borghetti rivolge ai suoi, la situazione non cambia: i medici continuano ad attaccare e a sfiorare il pari, fino a trovarlo con Gaetano Nucci. Un assedio, quello biancorosso che prosegue fino allo scadere del primo tempo, non trovando però la via della rete. Nella ripresa il canovaccio non cambia: entrambe le formazioni attaccano a spron battuto, si allungano, lasciando spazio ai tanti contropiedi degli avversari. Saranno gli attori a spuntarla, trascinati ancora da Marco Vivio che, in giornata di grazia, al termine della partita avrà messo assegno ben tre gol. Il risultato finale, al San Vito, è: Medici Cosenza Fs 2 - 3 ItalianAttori, degno spettacolo per un giorno da ricordare.
Nella foto accanto al titolo il gruppo degli attori e dei medici Nel fotomontaggio in basso Franco De Maria solleva la coppa della solidarietà; dietro di lui Loredana Cannata, Sebastiano Somma e alcuni membri dell’Associazione nazionale Carabinieri; gli sbandieratori di Bisignano e gli attivisti dell’associazione “Gianmarco De Maria” Qui accanto uno scorcio del pubblico del San Vito e i festeggiamenti alla rete di Nucci
VIII
sabato 4 gennaio 2014
Pillole di fede quelli della poetessa Maria Romeo
Versi per il sociale di Lucia De Cicco
A Corigliano Calabro, una serata di poesia in musica, il 4 gennaio, presso il Teatro Valente. Protagonista della serata organizzata dalla sezione Fidapa del luogo, dal titolo “Musica e Poesia tra passato e presente”, la poetessa Maria Romeo, che declamerà alcune sue poesie e di altri autrici di Corigliano, il dicitore Franco Cirò e The Center Ballet della scuola di danza di Ilaria Cava. La parte vocale e strumentale sarà magistralmente offerta da alcuni importanti artisti: Luigi Arnone, Aurelio Romio, Luca Ferrari, Maria Francesca Mannella, Maria D’Amico. Abbiamo preso contatto con una dei protagonisti della serata Maria Romeo, fine poetessa, che unisce alla spiritualità l’attualizzazione della vita quotidiana e della grande città. Maria Romeo artista, poetessa visiva è nata a Scala Coeli (Cs) vive e lavora a Corigliano Calabro dal 2003. Profonde il suo impegno anche in ambito socio-culturale. Ha pubblicato: 2002 “...dal sipario della notte”; 2006 “Il seme folle” n°33 quaderni d’artista, decennale di morte della poetessa A. Rosselli; 2007 “I finti raggi perlati” Ferrari Editore; 2007 “Tre poesie per Alda Merini” quaderno d’artista- Ed. Profili d’Autore; 2008 “Oltre la siepe” libro d’artista di pitto-poesia con opere informali dell’artista Maria Credidio; 2013 “Esz Rouge”, micro-libro di poesie haiku, recensito da Diego Pignatelli Spinazzola. La sperimentazione l’ha portata in questi anni anche a una “fusione” con le nuove tecnologie media-video. “Danzando poetando in un dipinto” nel 2002; “Durrain Munt Tramp” presentato per l’occasione del centenario sul futurismo al Dulcamara lettere e caffè di Corigliano Calabro; 2009 “Amore ed armonia”; 2010 alla Galleria La Pigna di Roma; “Urban technology” presentato al museo di Acri “Maca” in occasione della VII giornata del contemporaneo. Numerose le assegnazioni di 1° Premio: Targa della Regione Lazio (2004) da parte del Ciac “Premio Primavera” Castello Piccolomini (Roma); Targa dell’Unione europea nel 2005 alla “ III Biennale d’Arte Contemporanea Magna Grecia” (Cs), con la seguente motivazione: l’intuizione profonda e la forma elegante onorano l’ermetico e grande Poeta M. Luzi; 2006 - 1° posto al Premio internazionale letterario - scientifico- Artistico Aumobenv; nel 2008 in occasione del centenario dalla nascita di Raul Maria De Angelis le è stata consegnata una targa dall’ammistrazione comunale di Terranova da Sibari nel Cosentino per avere reso omaggio ad un grande della letteratura. Nel 2009 le è stato consegnato presso l’Unical il Premio cultura “Il fuoco sacro dell’arte” da parte dell’Associazione Pul: per l’innovazione del linguaggio poetico. Che tipo di poesia fa Maria Romeo? Una poesia maggiormente improntata sul sociale e moraleggiante se posso usare questo termine, come in una delle poesie “Non c’è pane per l’Infante” in cui immagino Gesù che nasce sulla strada e mi riferisco all’evento da me organizzato l’anno scorso di un presepe di arte contemporanea, in cui c’era tutto un processo di discesa di un Cristo, che arrivava dall’alto come una luce e nasceva su una ruota di automobile, che simboleggiava la sua natura molto più umana. Il pane per l’Infante cui mi riferisco non è solo quello materiale, ma soprattutto quello spirituale. Nel senso che noi non andiamo a nutrire questo Cristo piccolino che nasce ogni anno con il dono spirituale da lui donatoci. “L’aria è fritta stasera…/come le preghiere di maggio quando /entri in un santuario e non c’è suono…/nemmeno lo scalpitio dei piedi fa rumore/ nell’isola di cristallo/e tu sei
Protagonista della serata di poesia e musica il 4 gennaio a Corigliano Calabro, organizzata dalla sezione territoriale Fidapa
infante!/Solo un soffio ti avvolge/ e chiudi la bocca col nero del collo /e pieghi la testa…/ti chiudi te e te per non sentire più l’eco dei pensieri…/fermi la tua voce/per afferrare quella dell’ineffabile che non ha forma/sei tu e tu!/Schiuma di mare nell’oceano su un legno di croce/dove ti aggrappi immacolata /come cigno che vibra gli eteri su asfalti di catrame ma/ il pensiero sosta nell’onda solitaria /su un lastrico di ghiaccio /e tu sei lo stesso bella e maestosa/con le ali di cigno che nutrono gli oceani /dissolvendosi come schiuma di sale/in un abbraccio che si fa luce. /Non conosci alcun tempo assiso nel tuo magnificat.../sei tu e tu!/L’ombra dei pensieri avvolge la mano arrendevole/nell’ignoto che non conosci…/affidando la tua manina al buio in una stanza /mentre Il corpicino è lì a nutrirsi di catrame piegato sull’asfalto /dove uomini hanno calpestato un cuore indossando frack di illusioni./No! Non c’è pane per
sabato 4 gennaio 2014
Pillole di fede
curiose forme d’aria e il profumo d’ibisco sovviene in mille rivoli di coriandoli; lieve, sottilmente lieve come due dita delicate che scrivono dell’indicibile; breve, breve come il puntillo dello spillo che scalfisce il foglio”). Piccole poesie formate da soli tre versi, è la poesia detta Haiku recensite da Diego Pignatelli Spinazzola, cui ho fatto leggere il testo e che piacendogli mi ha regalato un suo scritto con tanti riferimenti anche alla psicologia Junghiana: «(...) Quel “grano fecondo” per la “pace dell’anima” che l’autrice intende esplorare è la mietitura del grano, la “moltiplicatio”, l’oscuro segreto dell’opus alchymicum, il granello di senape divenuto regno dei Cieli che nel tormentato poetare di Maria Romeo trova una peculiare sintesi nel processo di individuazione. Sembra in qualche modo che il fecondo granello rappresenta una Gerusalemme celeste ritrovata, una sconfinata prateria di chicchi di grano che inseguono la facoltà immaginale dell’autrice collocata non più nella fulvida luce del locus convenzionale, ma nell’oscuro campo di grano della virgo terra (...)».
Due scatti che immortalano Maria Romeo
l’infante /ma i suoi occhi /due candele al buio/ irraggiano sulla sconfitta dei nostri lauti pranzi e …/nel brusìo dei clacson rinveniamo tutti i nostri egoismi /nel tunnel delle nostre banalità!. L’altra poesia è riferita ai sogni dal titolo “Custodisci il suo sogno” c’è una madre che culla il suo bambino nel tentativo di custodirlo, mentre lo sappiamo ciò è quasi impossibile, il dilagare della violenza fisica, materiale e psicologica lo impedisce. Un Gesù nato in seno a una città dunque che si presenta all’uomo e in mezzo all’uomo. Perché ha scelto proprio la città? Ho fatto di recente uno studio all’interno della stessa, centro nevralgico delle attività e quindi essa diventa nel mio immaginario il centro dell’Universo. Dove, tuttavia, esistono le varie polarizzazioni delle cose: l’uomo tecnico e l’uomo nella sua essenza umana. Un aspetto duale che, invece, andrebbe riunito in un centro inteso come valore universale. L’uomo dovrebbe accostarsi oggi maggiormente a quest’unità e farle osservare come punto terzo del guardare. Il mio studio, che parte attraverso la poesia di Urbano poetico che andrà a rivestire la mia prossima produzione letteraria, è incentrato proprio su questi doppi linguaggi all’interno della città. «In questo senso la poesia è pubblica; è pubblica perché essa vive nel contesto di vita dell’uomo contemporaneo, e si esprime all’interno dello spazio pubblico con contenuti ideologici popolari. Compito del poeta è però cercare una connessione superiore ai contenuti parole-suoni-immagini all’interno delle superficiali sovrapposizioni e sedimentazioni varie ed indagare sulle semantiche della parola e sui nuovi gerghi tecnologici utilizzando anche il linguaggio convenzionale della pubblicità per portare alla coscienza critica lo specchio fedele dell’anima del commercio che muove i suoi fili tra finzione e realtà. Il poeta però, che non è un venditore sa che la poesia svolge un ruolo molto morale, e può restituire all’uomo la sua funzione da protagonista nello scenario e-commerce per recuperare il senso primario dell’essere su questa terra» (tratto da Urbano poetico). Di recente la presentazione di un altro libro di poesia tutta Haiku... Questo libro “ESz Rouge” che è mini-libro nasce da una visione mistica e ricerca di Dio, ché volevo sentire fortemente dentro di me. Da tutto ciò è nata questa poesia che poi è un distillato di pensiero e che rappresenta una sintesi di ciò che è stato fino a oggi. (Si legge nella dedica del testo: “Distillazioni di pensiero: appese al filo
Che cosa bolle in pentola? Dicevamo del libro Urbano poetico, già completo e in attesa di finanziatori; esso è un testo composto da grafica e poesia. Molto innovativo e contemporaneo sia nell’immagine sia nel linguaggio poetico. Ho guardato il mio tempo e l’obiettivo è senza dubbio quello spirituale, mostrare la realtà per quella che è. Una città come un contenitore e portare alla luce ciò che sta accadendo all’uomo contemporaneo. Utilizzando lo stesso linguaggio dell’uomo di oggi, quindi più diretto nella parola, far vedere un altro aspetto che è quello di porre l’Umanità davanti a due strade: avvalerci di questa maggiore razionalità e forse autodistruggerci, oppure riprendere quei valori un poco messi da parte e metterli nel nostro contenitore, poiché ne abbiamo necessità. Come se dovessimo fare una sorta di mescolanza integrativa di spiritualità e virtualità, intesa come prodotto della tecnologia, divenendo noi stessi un prodotto; siamo dimentichi forse di un magnifico Universo di cui tutti facciamo parte e che possiamo chiamare Dio, riconoscendo quella “scintilla” (causa stessa della creazione e matrice del big bang) e che sta all’interno del tutto e di tutti nessun escluso.
Breve recensione al testo “Urbano poetico”
«La poesia è pubblica; è pubblica perché vive nel contesto di vita dell’uomo contemporaneo e si esprime all’interno dello spazio pubblico con contenuti ideologici popolari»
Il testo è un insieme di grafica contemporanea in cui si affaccia una sorta di onde e spirali tipiche del linguaggio matematico e anche di appartenenza prevalentemente nostrana in cui fanno capolino note musicali con poesie in un mondo liquido, ormai, quello in cui viviamo eppure il mare nella sua fluidità e liquidità rappresenta il nostro inizio il nostro forse tornare come una sorta di passaggio di epoca come un piccolo lichene: «Il lichene non ha stabilità alcuna nel mondo liquido si muove con la sola certezza su ciò che è: tutto e il contrario di tutto e la sua somma». Interessante il riferimento grafico e anche poetico alla metropoli della periferia in cui i graffiti appaiono come il risultato di una poetica che come un figlio nato per strada affiora sui muri, figlio di un vuoto trionfante. I manifesti pubblicitari, a volte luminosi in angoli oscuri e marginali di una città nevrotica e nevralgica riempiono un angolo del pensiero e anche un colore, una frase, possono aprire racconti infiniti nella testa del viandante, che diventa unico lettore di quel messaggio che propone altro, un prodotto. Eppure tutto ciò nasconde la vera lettura poetica all’uomo che non alza il volto, che non guarda in alto dove «sulle pie colline l’infinito che sobbalza in volo e la nebbia che assale?» La città nel suo caos urbano appare quindi: «La materia è fiction spazio illusorio mondo altamente complesso andirivieni di cellulemacchine tic nervosi di gente convulsa». Nel testo appare interessante come pur se circondati da folle il nostro individualismo ci porta a vivere come murati nella nostra indifferenza, che ci rende sempre più soli. Le immagini grafiche del testo sembrano quasi immagini prese dall’alto come se si stesse osservando un posto nelle sue mille luci di un volo aereo o si stesse percorrendo una strada ad alta velocità in una macchina da corsa, che lascia scie luminose e più nette della Cometa dei presepi, forse la stessa anticipazione del nostro futuro e di dove stiamo dirigendo la nostra esistenza. La nebbia che si respira nelle città nei grattaceli è una nebbia, che oscura l’altezza e riempie gli sguardi di disilluse illusioni tra luci e stop dei semafori e dei nostri vibranti cellulari di ultima generazione. «(...) Caduta sull’asfalto ho avuto un ultimo fremito, come palpito d’ala (...) La folla è ancora lì a guardare».
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sabato 4 gennaio 2014
All’insegna della solidarietà e dei saperi Gemellaggio dell' Ic "Falcomatà Archi" di Reggio con la scuola femminile di "Nostra Signora degli Angeli" di Mulot in Kenya
Gemelli ma non diversi
Un gemellaggio all’insegna della solidarietà e dei saperi, è stato siglato a Reggio Calabria tra l’Istituto comprensivo “Falcomatà Archi” e la “Secondary school Our Lady of Angels - Scuola di Nostra Signora degli Angeli” di Marinwk nel Villaggio Mulot del Kenya, centro di istruzione femminile istituito nel 1985 dalla congregazione delle Suore missionarie del catechismo. La collaborazione tra le due scuole avverrà lungo due direttrici: la prima tipicamente educativa, è finalizzata allo scambio formativo tra gli alunni e i docenti delle due scuole, poiché nell’intesa è previsto un collegamento mensile, in teleconferenza via satellite e via web. Secondo aspetto, sarà quello di creare in seno alla scuola reggina un centro per la raccolta di materiale didattico (matite, penne, libri, eccetera) e di fondi per sostenere economicamente le iniziative solidaristiche della missione religiosa nello stato dell’Africa dell’Est. «Raccogliere questi fondi vuol dire dare a queste ragazze africane la possibilità di studiare perché lo studio è strumento di riscatto sociale», ha dichiarato la superiora generale madre Bernardina Perez, presente sabato scorso nel plesso di Santa Caterina, durante la simpatica cerimonia di scambio degli auguri natalizi tra il corpo docente e gli alunni e i loro genitori. Piena soddisfazione è stata espressa dalla dirigente della scuola reggina, Serafina Corrado, convinta «dell’importanza educativa che assume il gemellaggio per i nostri alunni, volto a rafforzare in loro con gesti concreti, i valori della fratellanza tra i popoli, senza differenza di colore della pelle e di religione, della difesa della libertà di pensiero e di espressione, della salvaguardia del diritto all’istruzione scolastica. Impegno formativo e di crescita sociale - ha concluso la dirigente -, che coinvolge anche la componente dei genitori». Il progetto educativo è stato promosso dalle docenti Rory Modafferi e Lorella Emo, ed è stato condiviso dalla Congregazione missionaria che alla cerimonia reggina si è fatta rappresentare dalla Superiora Generale madre Perez, e da suor Fatima, e dal legale rappresentante avvocato Antonio Circosta che ha esposto i progressi che sta registrando una delle iniziative condotte in Kenya grazie al sostegno
Per rafforzare nei ragazzi con gesti concreti i valori della fratellanza tra i popoli senza differenza di colore della pelle e di religione, la difesa della libertà di pensiero e di espressione, la salvaguardia del diritto all’istruzione scolastica
delle libere donazioni. Si tratta del “Trinity Mission”, un ospedale sostenuto dal “Pontificio Consiglio Cor Unum” per offrire alle popolazioni povere del Kenya un’assistenza dignitosa, che nell’ottobre scorso ha inaugurato un primo padiglione con 50 posti letti, dove vengono erogati servizi di ginecologia e pediatria. Significativo è il fatto che la Congregazione molto attiva in Kenya, ma anche in Madagascar, in Israele, nelle Filippine, in Argentina, nel Messico, nello Stato Usa di New York, e in diversi centri d’Italia (Roma, Milano, Como, e in diversi centri calabresi), è stata fondata 75 anni fa nel piccolo centro di Anoia Superiore in provincia di Reggio Calabria da un illuminato sacerdote di Gerocarne, padre Vincenzo Idà. Ordinato sacerdote nel 1935 e parroco nel 1937, due anni dopo, padre Idà ha avviato un piccolo nucleo di giovani donne di Anoia, dodici ragazze col nome di “Ostie Viventi” consacrate alla vita eucaristica e all’apostolato catechistico che negli anni hanno visto crescere la famiglia religiosa in maniera imponente, tanto da contare oggi numerosi centri missionari. E in Kenya, a Mulot, proveniente dalla missione che ha sede nella provincia contadina del Messico meridionale di Oaxaca, dal 1985 opera una suora che sta incidendo profondamente nel cambio di mentalità fra le ragazze africane e nelle loro famiglie. Si chiama suor Maria de Los Angeles Vasquez, e ha rivoluzionato la vita delle tribù locali riuscendo a evitare a centinaia ragazze il rito della circoncisione femminile, sostituendolo con il rito cattolico della Cresima. Il primo ritiro fatto da un gruppo di ragazze keniote, due settimane di preparazione alla Cresima, porta la data del 16 dicembre del 1995. Da allora la cerimonia si svolge ogni primo gennaio. «In questo gennaio - dice madre Bernandina Perez - festeggeremo i primi 75 anni di fondazione della nostra Congregazione, con una significativa cerimonia che riceverà una particolare attenzione anche da parte del Governo centrale del Kenya verso questo tipo di sperimentazione che vuole contrastare un fenomeno ancora diffuso, e contro cui sono sempre molte di più le ragazze e le famiglie che si rifiutano di sottostare preferendo la Cresima».
sabato 4 gennaio 2014
Direzione futuro Un nuovo progetto didattico per informare i giovani delle classi terze medie
GeOrientiamoci
Rapporto di Italia Lavoro
Disoccupazione i numeri fanno tremare La Fondazione geometri italiani lancia un utile e innovativo strumento per le scuole che offre a insegnanti e studenti di terza media tutte le informazioni utili per scegliere la scuola secondaria di secondo grado per l’anno 2014/2015, anche alla luce dell’ultima riforma. Nasce “Georientiamoci. Una rotta per l’orientamento”, un nuovo progetto didattico per informare i giovani delle classi terze medie della Regione e di tutta Italia nel momento della scelta della scuola superiore. Una scelta che risponda alle loro attitudini ma anche a ciò che offre oggi il mondo del lavoro. Georientiamoci è una iniziativa promossa dalla Fondazione Geometri italiani composta dal Consiglio nazionale geometri e geometri laureati e dalla Cassa italiana di previdenza e assistenza dei geometri liberi professionisti, in collaborazione con Ellesse Edu. L’obiettivo è duplice: da un lato fornire indicazioni generali su tutti i percorsi di studio presenti in Italia. Dall’altro mettere in luce la proposta formativa degli istituti tecnici settore tecnologico indirizzo Cat (Costruzioni, Ambiente e Territorio) che prima della riforma scolastica si chiamava Istituto tecnico per geometri (Itg). «Ogni anno il numero di diplomati tecnici e professionali è inferiore alle richieste del mercato. Abbiamo così voluto realizzare Georientiamoci per dare un quadro chiaro dell’attuale panorama delle scuole superiori e per far conoscere meglio a studenti e famiglie come è strutturata la formazione dei Cat. Ogni scuola ha la possibilità di caratterizzare il piano dell’offerta formativa secondo le esigenze specifiche del territorio per offrire una formazione quanto più adeguata» dicono i Consiglieri della Fondazione Geometri Italiani incaricati del progetto, Carmelo Garofalo e Giuliano Villi.Alle scuole calabresi che hanno aderito a Georientiamoci è stato fornito un kit multimediale, che in linea con la scuola 2.0 offre informazioni utili attraverso un Dvd per la lavagna interattiva da utilizzare in classe, che comprende video, materiali di approfondimento e interviste divertenti a studenti e geometri professionisti. A disposizione dell’insegnante una infografica animata con le diverse tipologie di licei, istituti tecnici e professionali per fare chiarezza sulle opportunità scolastiche dopo la riforma del 2010. L’insegnante riceve inoltre un vademecum da distribuire ai genitori e la locandina da appendere in classe. Georientiamoci lancia anche due concorsi, uno di classe Concorso Scuola 2.0. Il mio futuro per le classi che hanno aderito al progetto e uno individuale Concorso Io Geometra 2.0 indirizzato ai ragazzi che decideranno di iscriversi al Cat per l’anno scolastico 2014/2015.
Per rispondere alle attitudini dei ragazzi accompagnandoli verso il mondo del lavoro
Precarietà o disoccupazione in una famiglia su cinque: lo denuncia Italia Lavoro nel rapporto “Famiglie e lavoro 2013”. Il fenomeno dei giovani che non lavorano, non studiano e non fanno formazione (i cosiddetti Neet) mostra un livello preoccupante: 1.967.888 famiglie (cioè il 28,9% di quelle con almeno un componente di 15-29 anni) hanno almeno un Neet tra i suoi membri e il 12,7% ne ha addirittura più di uno. Lo studio mette in luce l’impatto della crisi sulle famiglie dal punto di vista della condizione occupazionale. Secondo il rapporto, “le percentuali più preoccupanti si registrano nelle maggiori regioni del Sud, cioè in Calabria (42,4%), Sicilia (44,8%), Campania (42,9%), e Puglia (39,2%)”. “La crisi economica - prosegue il rapporto - ritarda inoltre l’emancipazione giovanile: nel 2012 quasi 4,7 milioni di ragazzi di 20-29 anni vivono con i loro genitori, di cui il 14,7% (690 mila) sono disoccupati, il 31,6% (1,5 milioni) inattivi che studiano e il 13% (610 mila) inattivi che non studiano. Complessivamente oltre il 20% (cioè 5.544.239 famiglie) del totale delle famiglie italiane ha almeno un componente in difficoltà (disoccupati, lavoratori a termine, in cassa integrazione, in part time involontario); il 3,2% ne ha almeno uno in estrema difficoltà: in 809.98 famiglie c’è infatti almeno una persona che a un anno dalla perdita del lavoro non è riuscita a trovarne un altro”. “La crisi - commenta il presidente di Italia Lavoro Paolo Reboani - non solo impoverisce le famiglie, ma ne cambia gli equilibri e crea tensioni nella cellula fondamentale della società le famiglie sono colpite da fenomeni come lo scoraggiamento giovanile, l’inattività e la tendenza a rimanere nella casa dei genitori ben oltre i tempi fisiologici: su 10 famiglie con un giovane di 20-29 anni, quasi tre hanno un Neet al loro interno e sono oltre 600 mila gli inattivi di questa età che non studiano. Per invertire la tendenza occorrerebbe un colpo di reni attraverso tutti gli strumenti di politica economica, ma sappiamo che le risorse disponibili non bastano a fronteggiare un’emergenza di questo genere”. Secondo Reboani, “una prima risposta potrà tuttavia arrivare dall’attuazione della Garanzia giovani, da gennaio 2014, con l’utilizzo di fondi europei e nazionale per allargare il bacino di utenza dei servizi per il lavoro e potenziare il ruolo della scuola come punto di primo orientamento”.
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sabato 4 gennaio 2014
Il passato per guardare al futuro Bilancio e prospettive dell'associazione internazionale "Amici dell'Università della Calabria"
Chi trova un amico... Creare una maggiore sinergia sociale e culturale tra l’Università della Calabria e la società calabrese; sviluppare e far crescere all’interno del campus universitario di Arcavacata un nuovo spirito di condivisione e partecipazione attiva al processo di sviluppo dell’ateneo attraverso un dialogo tra persone con una condivisione responsabile rispettosa delle forme di socializzazione e collaborazio-
Aldo Bonifati
Il ricordo del primo rettore, Beniamino Andreatta La Festa della nascita dell’Unical e del suo laureato
ne attiva nella difesa della programmazione mirata ad assicurare all’ateneo una comunità viva e aperta alle sfide dell’innovazione come alle regole del buon vivere civile; aprire un canale diretto di comunicazione e collaborazione con i circa sessantamila laureati e diplomati dell’Università della Calabria. Sono questi alcuni degli obiettivi primari che l’Associazione internazionale no-profit “Amici dell’Università della Calabria”, diretta dal dottor Aldo Bonifati, ha in cantiere come attività primaria da realizzare nel corso del nuovo anno, con significative iniziative che saranno portate all’attenzione dell’assemblea dei soci oltre che del comitato direttivo, al cui interno, in base allo statuto, dovranno confluire il nuovo rettore, professor Gino Mirocle Crisci, ed il prorettore, professor Guerino d’Ignazio, oltre che un rappresentante del consiglio di amministrazione dell’Università. Un lavoro, per quanto riguarda gli aspetti di socializzazione interna all’Università, che si svilupperà mediante un rapporto di collaborazione con il circolo ricreativo dell’ateneo (Cruc), i cui contenuti saranno oggetto di discussione ed impostazione nel corso di un incontro programmato con la dirigenza del circolo nel corso del mese di gennaio subito dopo la festa dell’Epifania. Se nel 2013, l’Associazione ha ottenuto il riconoscimento di soggetto “no profit” ai fini di una buona gestione economica, sociale e culturale delle proprie attività; nel 2014 si spera che la campagna promozionale del cinque per mille, attuata con la spedizione di seimila lettere a soggetti appartenenti ai vari ordini professionali della regione ed oltre regione, abbia registrato una buona raccolta, in modo tale da investire in borse di studio a favore dei giovani studenti dell’Unical meritevoli e bisognosi. Intanto si sta lavorando per realizzare entro il 12 marzo 2014 due importanti iniziative, in concomitanza della pubblicazione del terzo volume La Storia dell’Università della Calabria: dalla legge istitutiva alla sua realizzazione, di Aldo Bonifati, edito dalla Pellegrini Editore. La prima iniziativa riguarda una manifestazione commemorativa della figura del professor Beniamino Andreatta, primo rettore dell’Università della Calabria dal 1971 al 1975, che ha posto le fondamenta dell’ateneo, insieme ad altri padri fondatori, operando e vivendo questa meravigliosa esperienza nella città Bruzia. Una iniziativa che ha trovato l’adesione sia dell’Università che del sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto. La seconda iniziativa riguarda la festa della nascita dell’Università della Calabria, da istituzionalizzare negli anni, coincidente con la data di approvazione della legge istitutiva n° 442 del 12 marzo 1968, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 103 del 22 aprile 1968, con primo firmatario il presidente del Consiglio, Aldo Moro. È una iniziativa che dovrà coinvolgere, insieme all’Università, i comuni di Cosenza e Rende, le amministrazioni provinciali di Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria, la Regione Calabria, le Camere di Commercio e le Associazioni degli Industriali delle tre città capoluogo dell’epoca, la Fondazione Carical, come le organizzazioni sindacali Confederali, quali soggetti riconosciuti e presenti nel Consiglio di amministrazione con dei propri rappresentanti, a norma del primo Statuto dell’Università della Calabria. Deve essere l’occasione della venuta in Calabria e a Cosenza di quei professori che hanno fatto parte del primo nucleo di docenti, come del personale tecnico ed amministrativo e di quegli studenti, poi laureati, che hanno vissuto la loro esperienza di studio tra le città di Cosenza e Rende. Deve essere la giornata del laureato Unical, che nel frattempo si ritrovano in circa sessantamila; come anche per quegli studenti che sono transitati dal campus di Arcavacata, come Rocco Papaleo (studente Dams), per proseguire e concludere gli studi altrove; per non parlare di quegli studenti provenienti da altre regioni italiane e da altri Paesi, a cominciare dalla Cina e dalla Russia, come dal Canada, Stati Uniti e Sud America, dando al campus di Arcavacata un aspetto di caratura internazionale, per come internazionale è la funzione data all’associazione “Amici dell’Università della Calabria”, la cui sede operativa si trova nel cubo del TechNest, su Piazza Vermicelli dell’asse attrezzato Ponte Bucci. Franco Bartucci portavoce associazione internazionale “Amici dell’Università della Calabria”
sabato 4 gennaio 2014
Pennelli che generano vita Cosenza: alla Casa delle Culture la mostra dell’artista Zefa Paci
L’attesa è finita La Casa delle Culture di Cosenza ospita la personale dell’artista Zefa Paci, patrocinata dall’amministrazione comunale. La mostra, che è stata inaugurata giovedì 2 gennaio, alla presenza del sindaco Mario Occhiuto, presentata dal critico e sociologo d’arte Tiziana Vommaro. Presente l’artista. In mostra 18 opere, acrilico su tela, che presentano tutte la medesima particolarità: sono dipinte sul retro della tela, così che solo chi è in grado di cercare potrà scoprire il complesso mondo emozionale della giovane artista. La mostra rimarrà aperta sino a domenica 5 gennaio.
Note sull’artista Zefa Paci è nata a Cosenza il 27 aprile 1981 da genitori siciliani. Fin da piccola l’artista si è dedicata alla poesia e al disegno tanto che poi, con la maturità, ha scelto di seguire gli studi di Storia e Conservazione dei Beni Culturali e in questo ramo si è laureata. La passione per la pittura è nata invece casualmente; trovandosi all’interno di un negozietto dell’usato, l’artista ha notato una vecchia confezione di tubetti contenenti pittura acrilica, l’ha acquistata d’istinto e il giorno dopo ha iniziato a dipingere da autodidatta. Ha cominciato con gli autoritratti, il primo dei quali si intitola “Sostienimi sopra un fiume di lacrime senza farmi mai cadere” e rappresenta l’artista con una benda sugli occhi, descrivendo il totale abbandono all’altro, all’uomo che ama. È sul paesaggio umano che verte la riflessione artistica e filosofica
In mostra 18 opere tutte con la medesima particolarità: sono dipinte sul retro della tela, così che solo chi è in grado di cercare potrà scoprire il complesso mondo emozionale della giovane artista La mostra rimarrà aperta sino a domenica 5 gennaio
della giovane artista, e in particolare sulle donne (spesso gravide) e le bambine; le prime sono indagate a fondo nella serie “Fra poco non verrai a prendermi ma io ti aspetto qui” in cui la pittrice descrive un’attesa che si nutre di una speranza logorante e corrosiva; le bambine sono rappresentate invece nella serie “Il pennello è una mamma e partorisce persone”, bimbe intese come donne in fieri, proiettate completamente nel loro futuro di donne, un futuro che a volte appare roseo, delle altre talmente ostile da terrorizzarle e farle invecchiare precocemente. Di lei dice Tiziana Vommaro: «Le opere di Zefa Paci parlano della donna e del grande dono di cui ella è portatrice: generare la vita. L’attesa è il titolo scelto per la mostra perché le donne di cui parla Zefa sono donne in attesa. Donne ancora bambine che sognano il grande amore, donne in attesa di incontrare il proprio amante e che quindi fantasticano sul prossimo incontro oppure donne che hanno perso l’amore e sono assalite da mille dubbi. Ma anche le donne che attendono l’arrivo di un bambino sono dette in attesa, ed infatti la rappresentazione della donna gravida è uno dei temi classici della giovane artista. Eh già... perché l’attesa può essere uno status fisico ma soprattutto uno status mentale. L’attesa trova rifugio tra i pensieri, i ricordi, i sogni e le paure: sono proprio i nostri pensieri che trasformano l’attesa in un momento piacevole o in attimi di terrore. La sensazione e la condizione dell’attesa, letta con gli occhi delle donne: questo è dunque l’universo raccontato nelle opere di Zefa Paci».
Zefa Paci posa davanti ad una delle sue opere e (qui a lato) intrattiene i visitatori con il sindaco Occhiuto
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sabato 4 gennaio 2014
Un fascino intramontabile Fino la 6 gennaio il progetto "Omaggio a Marilyn Monroe" presso la Biblioteca provinciale
La diva La sfilata di Elena Vera Stella a Lamezia
Eleganza di tutti i giorni Nella suggestiva location dell’atelier di piazza Stocco, ha sfilato l’alta moda firmata Elena Vera Stella, da sempre espressione di una moda capace di coniugare l’eleganza con la vita quotidiana, una moda capace di comunicare l’identità di chi l’indossa in tutto il suo estro creativo. Abiti da sera e da cocktail, quelli indossati dalle splendide modelle, rese ancora p iù luminose dai gioielli di Paola Canzoniere, dal make up di Elisabetta Lo Casto e dal “tocco in testa” firmato Saverio Nicolazzo: ancora una volta gli abiti di Elena Vera Stella risvegliano il gusto per il bello grazie a creazioni artigianali di alta qualità pensate per chiunque voglia provare l’emozione di vestire eleganza, per chiunque vede nell’indossare un abito un modo per sognare. Tra le modelle, Katia Viola finalista nazionale in Cina per Miss Motore. Ad animare la serata, condotta da Elena De Fazio (associazione culturale InOper@) e Francesca Stella e aperta dall’esibizione della Scuola di Ballo “Danza e movimento” (truccate da Elisabetta Lo Casto), un frizzante dj set a cura dei ragazzi della community IgerslameziaTerme. Grande partecipazione alla Mostra fotografica degli Igers lametini che per tre serate, fino all’1 di notte, ha visto oltre 200 persone ammirare le quasi 300 foto che immortalano i luoghi più suggestivi della città di Lamezia Terme, selezionate tra le tantissime condivise ogni giorno su Instagram con l’hashtag #Igerslameziaterme. «Soddisfatti per i tanti visitatori e soddisfatti per i risultati raggiunti in questo primo anno", dichiara Pasquale Cerra di Igers Lamezia Terme che sottolinea l’impulso dato dagli Igers lametini alla conoscenza della mobile photogaphy "un’espressione artistica dell’era dei social network che nel nostro caso è diventato un modo innovativo per raccontare la città di Lamezia, farla conoscere, immortalando attraverso gli scatti fotografici le molteplici bellezze della nostra città».
Con lo scopo di farne rivivere il grande mito ricordando alcuni momenti della sua vita
La galleria Santa Chiara di Cosenza ha aperto le porte per il progetto “Omaggio a Marilyn Monroe” patrocinato dalla Provincia di Cosenza, realizzato dai due fotografi Francesco Tosti e Francesco Greco, con la preziosa collaborazione della giornalista Valentina Zinno e della visagista Emilia Sapia. Una scenografia ideale curata da Oriental Shop, un lungo tappeto bianco sul quale hanno sfilato le splendide modelle. Acconciature anni 50 realizzate da Orrico Style, abiti creati appositamente per il progetto, dagli alunni dell’accademia di moda New Style e dalle stiliste Cristina Cozzolino e Antonella D’Alia, accompagnati dai preziosi della Gioielleria Scintille, hanno stupito il numeroso pubblico. Quarantuno fotografie, riprodotte in omaggio alla grande diva, con lo scopo di farne rivivere il grande mito, ricordando alcuni momenti della sua vita. Foto, che ritraggono il fascino e la sensualità di Maria Laura Giorno, modella che ha vestito i panni della diva e che è stata rappresentata in diverse sfaccettature: partendo da scatti effettuati in sala posa a quelli realizzati in alcuni dei luoghi più significativi della città di Cosenza. Un evento, quello dell’inaugurazione, che ha visto la partecipazione del cantante Alfredo Bruno e dell’attrice Barbara Pasqua, sotto l’attenta regia di Luigi D’Alife. L’assessore alle politiche giovanili della Provincia di Cosenza, Maria Francesca Corigliano, che ha seguito e sposato questo progetto fin dall’inizio, si è ritenuta soddisfatta del lavoro effettuato. «Sono sincera, non mi aspettavo tutto questo. Complimenti ai due fotografi e a tutto lo staff organizzativo. Ancora una volta i giovani hanno espresso la loro creatività con professionalità e impegno, arricchendo sempre più il bagaglio culturale e artistico», ha dichiarato. La mostra, resterà in esposizione presso la Biblioteca provinciale fino al 6 gennaio. Aperta a tutti.
sabato 4 gennaio 2014
Racconti di vita vissuta Low budget, talento e impegno per la nuova produzione di Open Fields
In città pellicola in vista nelli di Federica Monta
La “moda” del low budget la fa da padrona. Tocca, ancora una volta, alla “Open Fields Productions “, annunciare la produzione di un nuovo lungometraggio indipendente, dal titolo “Scale Model”. Una donna (Emilia Brandi) racconta i suoi quindici anni trascorsi in carcere per l’omicidio dei genitori e desidera riacquistare uno spazio nella società. Le riprese del film si svolgeranno in parte nell’area urbana di Cosenza ed in parte in altre regioni italiane. «Come per il precedente lungometraggio”Goodbye Mr. President” - afferma Nausica Tucci, tra i soci della fondazione, - anche questo film rientra in un progetto importante. L’obiettivo attuale è quello di creare i presupposti, anche a livello finanziario, per una vera e propria micro-produzione». A questo proposito, infatti,la Fondazione ricorda che sarà attiva una raccolta fondi su internet, attraverso il sito crowdfunding eppela.com, che consentirà, a chiunque lo volesse, di sostenere il progetto e di ricevere una serie di ricompense. «Insieme con una copia del Dvd di “Goodbye Mr. President”- prosegue Tucci- offriremo i biglietti per la prima di “Scale Model”. A questo si aggiunge anche la possibilità di diventare co-produttori del film». Il “crowdfunding” sarebbe, dunque, un processo collaborativo di un gruppo di persone per questo nuovo progetto, la soluzione per finanziare dal basso le risorse. «È attualmente - ricorda - una delle forme più innovative per la realizzazione di progetti di varia natura, reso celebre da Barack Obama con la sua campagna elettorale». Il protagonista maschile, Giovanni Turco, sarà accompagnato dai musicisti Mirko Onofrio, Aldo d’Orrico e Stefano Amato nella composizione della colonna sonora. «“Scale Model” - conclude Tucci - racconta la società di oggi attraverso gli occhi di un personaggio fuori dal comune. È la storia di una donna, assassina dei propri genitori, che deve, ora, ricollocarsi in un mondo diverso da quello lasciato quindici anni prima. La storia è anche un’opportunità per tutte le persone che saranno coinvolte nel progetto: potranno, infatti, dimostrare che si può fare del buon cinema anche in maniera indipendente, in pieno dissesto economico e in territori difficili come i nostri». L’obiettivo dei talentuosi è sempre lo stesso: trovare riscontro all’estero, nelle cosiddette “terre lontane”, laddove l’arte è, forse, ancora protetta dall’ambizione e dall’amore per i mestieri “difficili”.
Un nuovo lungo-metraggio indipendente, dal titolo “Scale Model” Le riprese del film si svolgeranno in parte nell’area urbana di Cosenza e in parte in altre regioni italiane
La storia L’Open Fields Productions è una piccola casa di produzione cinematografica indipendente nata a Cosenza nel 2010. L’intento dei suoi fondatori (Fabrizio Nucci e Nicola Rovito) è quello di dare sfogo alla propria passione per la cinematografia e, allo stesso tempo, di creare i presupposti perché altre persone con il medesimo entusiasmo possano condividere - contribuendo ognuno con la propria personale esperienza nel campo - la bellezza del creare storie attraverso le immagini. Attraverso la realizzazione dei primi cortometraggi, quel proposito è divenuto realtà, con la creazione di un gruppo stabile di lavoro che, attualmente, conta la presenza - oltre che dei fondatori - di altre sei persone: Fabrizio Nucci e Nicola Rovito( montaggio, sceneggiatura, regia); Alessandro Nucci (direzione della fotografia); Nausica Tucci (segretaria di produzione, pubbliche relazioni); Marino De Luca (fonico, aiuto regia); Giuseppe Rovito (produzione esecutiva); Antonio Giocondo (consulenza tecnica,elettricista); Pierluigi Nudo (consulenza gestionale).
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sabato 4 gennaio 2014
Grande attesa per “Karol Wojtyla” Catanzaro, spostata al 17 maggio al Teatro Politeama la prima in Calabria della grande opera musicale
Sulle sue tracce sempre Cosenza, in scena al “Morelli” il 12 gennaio
Il Piccolo Principe
La grande opera musicale “Karol Wojtyla, la vera storia”, con musiche di Noa, Gil Dor e Solis String Quartet, la regia di Duccio Forzano, le coreografie di Marco Sellati, le video scenografie di Giuseppe Ragazzini e un cast di ben ventisei attori, tra cui Alessandro Bendinelli, Mike Introna e Massimo Colonna nelle vesti di Karol Wojtyla dai nove anni in su, per decisione della Santa Sede debutterà a Cracovia il prossimo 2 aprile 2014, anniversario della morte di Papa Giovanni Paolo II. Modificato, quindi, tutto il calendario del tour mondiale dell’attesissima opera musicale che approderà al Teatro Brancaccio di Roma il 15 aprile per circa un mese di repliche, in coincidenza con la canonizzazione dell’amatissimo pontefice polacco in programma il 27 aprile. Subito dopo Roma, l’opera toccherà la Calabria, dove sarà messa in scena sabato 17 maggio al Teatro Politeama di Catanzaro. Lo spettacolo catanzarese, inizialmente previsto per il prossimo 18 gennaio, è quindi spostato a tale nuova data. «Visto l’interesse mondiale per questo evento, la produzione dell’Opera - ha spiegato l’organizzatore Ruggero Pegna in un comunicato - ha accolto l’invito a effettuare la prima assoluta a Cracovia, nella sua Polonia, nel giorno dell’anniversario della morte di Papa Wojtyla. Pertanto, si è reso necessario lo spostamento di tutta la prima parte del tour, già annunciata, compresa la data di Catanzaro. Coloro che hanno acquistato il biglietto possono chiederne il rimborso o sostituirlo negli stessi punti di prevendita con quelli del 17 maggio, disponibili già dalla prossima settimana. Per ogni informazione su prezzi e settori, si può contattare la nostra segreteria, telefono 0968441888, oppure si può visitare il nostro sito ufficiale www.ruggeropegna.it».
Musiche di Noa, Gil Dor e Solis String Quartet, regia di Duccio Forzano, coreografie di Marco Sellati, video scenografie di Giuseppe Ragazzini e un cast di ben ventisei attori
Domenica 12 gennaio dalle ore 18.00 al Teatro Morelli in scena Il Piccolo Principe’. Il Piccolo Principe di Antoine De SaintExupéry, è un capolavoro della letteratura, non solo per ragazzi. È un racconto allegorico della nostra avventura umana, una parabola sull’infanzia e l’età adulta, sull’amicizia e sull’amore, sulla paura ed il coraggio, sulla morte e la speranza. È la storia di un incontro tra un pilota, caduto con il suo aereo in avaria nel deserto del Sahara, e un bambino, abitante di un asteroide, poco più grande di lui. La trasposizione teatrale, ne segue interamente il clima e la storia, puntuale anche nei flash/back e nel viaggio interstellare. Il suo viaggio tra gli asteroidi surreali traccia fedelmente i caratteri dei personaggi che incontra: il re, il vanitoso, l’ubriacone, l’uomo d’affari, il lampionaio, il geografo. Ognuno di questi incontri insegna qualcosa al Piccolo Principe e quando scende sulla terra è pronto per altre esperienze. L’incontro con la volpe gli fa scoprire il vero significato dell’amicizia: «non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi». Ma l’incontro più enigmatico avviene con un serpente, simbolo di trasmutazione, quando il Piccolo Principe avrà nostalgia per il suo pianeta e il desiderio di tornare dalla sua rosa, non esiterà a chiedergli aiuto. E poi l’addio con una interpretazione consolatoria: «Guarderai le stelle, la notte. È troppo piccolo da me perché ti possa mostrare dove si trova la mia stella. È meglio così. La mia stella sarà per te una delle stelle. Allora, tutte le stelle, ti piacerà guardarle... tutte saranno tue amiche». Tecnica utilizzata: teatro d’attore, pupazzi e immagini. Età consigliata: scuola primaria e scuola secondaria di primo grado.
Il nuovo tour di Cristiano De Andrè passa da Rende
Come in Cielo così in terra Le grandi anticipazioni di “Fatti di Musica Radio Juke Box 2014”... Unico concerto in Calabria di Cristiano De Andrè con la sua band il 14 marzo alle ore 21.00 al Teatro Garden di Rende (Cs). Nuovo Tour “Come in cielo così in terra” - Biglietti euro 34,50 platea, euro 30,50 balconata, euro 25,50 galleria. Prevendita in corso nei punti abituali e Ticketone (a Cosenza: Inprimafila, via Alimena, tel. 0984795699). Info: 0968441888.
sabato 4 gennaio 2014
XVII
Versi urlati Per il Folle Beltrano, così conosciuto, poeta in musica, è stato all’insegna delle due presentazioni del suo libro “Da Vasco al Sud. Due mondi a confronto” a Castrolibero
Il Sud partendo da Vasco Un concerto di Davide Beltrano Sotto, la cover del suo Cd
di Lucia De Cicco
Dicembre per il Folle Beltrano, così conosciuto, poeta in musica se così lo possiamo definire è stato all’insegna della scuola due presentazioni del suo libro “Da Vasco al Sud. Due mondi a confronto” presso Castrolibero, nel cosentino istituto “Ettore Maiorana” e il “Pietro Mancini” alberghiero a Cosenza, lo scorso 17 e 18 dicembre. Al secolo Il Folle Beltrano passa come Davide Beltrano, questo pseudonimo è ereditato dal web da un profilo facebook falso che prendeva il nome di Jack il folle, che tutti pensarono lo avesse creato lo stesso Vasco Rossi, «alla smentita di Vasco nel tempo nacque una rissa mediatica accusando me di avere creato un profilo dal momento che io con Vasco Rossi in web avevo in comune tanti video. In questo equivoco lo stesso Vasco Rossi intervenne prendendo le mie difese. Il tutto nacque perché si esaltava in questo profilo falso il mio nome dando risalto alla mia possibile carriera artistica di successo, ma io ne ero totalmente all’oscuro e così Vasco Rossi. Per fortuna il tutto si è risolto e però ho deciso di tenere lo pseudonimo perché questo “male” mi ha permesso di chiarire virtualmente con Vasco Rossi, che mi ha aiutato a risolvere la mia e sua vicenda parecchio antipatica». Come nasce l’idea di scrivere del Sud partendo dal personaggio Vasco Rossi? Il tema in realtà è quello del precariato e la base su cui mi muovo sono brani musicali. Apro un dialogo/confronto poetico tra le canzoni di Vasco e le mie rime poetiche il tutto in musica. Un confronto che deve far capire ai ragazzi di oggi di come ancora le cose dette nelle canzoni di Vasco Rossi siano attuali nelle mie rime e in mezzo a noi giovani. In particolari la canzoni “Siamo solo noi” e la mia poesia “Siamo solo noi giovani calabresi”, senza afferrare discorsi sociologici possiamo dire che ancora un fare attualità. Un parlare della cultura ancora attuale post ‘68, del divertimento e dello sballo e del sogno che nel tempo è mutato. Noi giovani non sogniamo più in grande, purtroppo, come essere artisti e/o calciatori, ma il vero sogno è diventato un contratto a tempo indeterminato. Partendo dalla musica di Vasco arrivo ai giovani in modo diretto e franco senza troppi giri di parole ed è da qui che nasce l’idea del “Concerto poetico”. La poesia che cosa diventa per Davide Beltrano? La uso per tenere sveglie le coscienze, ma, soprattutto, serve a me, io però vivo tutto questo non come un passatempo o divertimento, come forse dovrebbe essere, per me è un bisogno primario come mangiare e dormire. Scrivo per urlare le mie fragilità e soprattutto le mie paure e per non affondare. Per me è uno scrivere che mi aiuta ad affrontare la vita, una rabbia che sfogo così e che mi tiene in alto nel modo giusto, molti giovani, troppi, ricorrono a sostanze stupefacenti e così non dovrebbe essere. Il nostro ambiente forse è poco aperto alla novità artistica e soprattutto poetica sia essa di denuncia che di contemporaneità. Che cosa ne pensa il Folle Beltrano?
«Il tema in realtà è quello del precariato Apro un dialogo/ /confronto poetico tra le canzoni di Vasco e le mie rime poetiche il tutto in musica Un confronto che deve far capire ai ragazzi di oggi di come ancora le cose dette nelle canzoni di Vasco Rossi siano attuali»
Ho sempre scritto per me stesso ma da quando i miei video sono finiti nel sito di Vasco Rossi, da quel giorno ho cominciato a capire che cosa vuol dire la cosa di cui lei mi sta parlando. Le critiche basse fanno male, se lo scrittore incomincia a indossare un vestito più impegnato. Alla gente puoi incominciare a dare fastidio, perché scrivere di determinati argomenti è andare a scardinare alcuni status quo delle coscienze. Dopodiché, gli attacchi si fanno anche più banali come sul modo di scrivere, punteggiatura e altro, cosa fare dunque se non usare gli attacchi come punto di forza, scrivendo ancora più forte. Non è facile rendere il negativo positivo, anche perché ti puoi trovare disorientato nelle prime critiche, che possono arrivare e rischi di mal rispondere. E per i giovani diventa più difficile, perché se non fai, sei un fannullone e se fai non sei all’altezza del fare. Si deve credere solo in sé e nei propri sogni, che sembra banale, ma alla fine è l’unica cosa che aiuta. Hai concertato il tuo concerto poetico e annessa presentazione del testo senza relatori... Una scelta innovativa che vuole essere anche un nuovo modo di approcciarsi al testo. Vedo tanti giovani che scrivono e che, a volte, portano solo i saluti, invece, di farli esporli sulle loro creazioni. Al mio concerto poetico è affiancata invece la musica di Antonio Caruso, giovane artista di Rossano, nel Cosentino e che proviene dal conservatorio. Dopo alcune presentazioni standard mi sono accorto che la gente dopo un poco si annoia e così nasce la nuova idea. I ragazzi delle scuole sono stati colpiti dalla musica e non solo dalla parola quindi, e credo, che procederò in questa direzione, un modo interessante che lascia spazio, alla parola poetica e alla musica, la narrazione del testo. Ciò mi ha portato dalle scuole alla piazza, a Spoleto su un palco con un riscontro enorme. Tante soddisfazioni quindi chiudono il suo 2013... Siamo stati in Svizzera, nelle scuole e con la regia dell’editore Pino Vitola, manager anche di Castrocaro nel passato. Un nome grande della musica Italiana. Mi prese contatto nel 2011 perché lesse alcune mie poesie e da quell’anno nacque un buon sodalizio che mi lascia ampia libertà di scelta. Il viaggio in Svizzera è stato organizzato, perché invitati dal fan club Azzato Svizzero, di Vasco Rossi. Siamo stati prima a Basilea con un 40 persone in attesa del mio concerto e poi gli stessi erano in libreria ad aspettare me e il mio libro. Devo dire che non tutta la comunità italiana svizzera è pronta ad affrontare un passato per loro ormai morto e sepolto che è quello che ancora oggi ci affligge e che loro vogliono dimenticare perché ormai superato dalla loro “fuga” all’estero.
XVIII
sabato 4 gennaio 2014
Nella gelida capanna... Il presepe vivente di Panettieri, evento che negli anni si è arricchito di elementi e contenuti nuovi
Emozioni dal vivo La manifestazione è entrata di recente a far parte degli Eventi Culturali Storicizzati della Regione Calabria ed è cresciuta e si arricchita negli anni di elementi e contenuti nuovi. Il riconoscimento, assieme alla numerosissima e sempre crescente affluenza di visitatori, gratifica e ripaga tutta la cittadinanza di Panettieri, impegnata ormai da anni, a diversi livelli, con passione, sforzi, impegno e soprattutto collaborazione, nell'organizzazione e nella realizzazione di quest'evento. Il Presepe Vivente rievoca gli eventi ed i luoghi della Betlemme che ha visto nascere il Bambin Gesù, con un'ambientazione attenta alla riproduzione storica e, al tempo stesso, rivisitata ed adattata alla tradizione, agli usi ed ai costumi del nostro Piccolo Borgo. Fede e tradizioni dunque che si affiancano e si fondono insieme in uno scenario incantato, creato per trasmettere a tutti un messaggio di pace, amore, speranza e fratellanza, ma anche di cultura e di saperi che non si possono nè si devono dimenticare.
Le foto del presepe vivente sono tratte da www.visitcosenza.it www.presepeviventedipanettieri.it/storia.asp#
Rievoca gli eventi e i luoghi della Betlemme che ha visto nascere il Bambin Gesù con un’ambientazione attenta alla riproduzione storica
sabato 4 gennaio 2014
XIX
Premio Troccoli Magna Graecia Promuovere e valorizzare la ricerca storica e letteraria sugli autori del ‘900
Il giudice Gratteri intervistato da Maria Vittoria Morano
Cittadini europei nel “mirino” L’Anno europeo dei cittadini è sotto i riflettori del Premio Troccoli Magna Graecia. Il mensile Prospettive meridionali e il centro studi Cresesm (Centro di ricerche e studi sconomici e Sociali per il Mezzogiorno, Lauropoli) bandiscono la XXVIII edizione del Premio letterario nazionale “Troccoli Magna Graecia”, di ricerca e promozione culturale. Il Premio si articola nelle sezioni: saggistica, ricerca, “Targa F. Toscano”, Premio alla carriera giornalistica, scuola e promozione culturale, fotografia. L’obiettivo del Premio, ormai consolidato negli anni, è di promuovere e valorizzare la ricerca storica e letteraria sugli autori del ‘900; approfondire l’opera dello scrittore Giuseppe Troccoli allo scopo di onorarne la memoria e di garantirne la continuità nel ricordo del messaggio educativo; mettere in evidenza l’impegno e l’opera di personalità illustri, che hanno svolto la propria attività in campo letterario, artistico, giornalistico e scientifico e sottoporre ai giovani studenti il tema proposto annualmente dal Parlamento europeo: L’obiettivo generale è “Il 2013 Anno europeo dei cittadini”. E la sezione Scuola e promozione culturale, riservata agli alunni frequentanti la terza classe delle scuole medie, istituti comprensivi e le classi degli istituti d’istruzione secondaria superiore tratteranno il tema: «Il 2013: l’Anno europeo dei cittadini. L’obiettivo è di rafforzare la consapevolezza e la conoscenza dei diritti e delle responsabilità connessi alla cittadinanza dell’Unione, al fine di permettere ai cittadini di esercitare pienamente i proprio diritti, con particolare riferimento al diritto di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati Membri.
L’evento inoltre vuole approfondire l’opera dello scrittore Giuseppe Troccoli allo scopo di onorarne la memoria e di garantirne la continuità nel ricordo del messaggio educativo
Nel tuo territorio sono pienamente esercitati il diritto di circolazione e quello di soggiornare liberamente?». Alla sezione saggistica possono partecipare gli autori di una pubblicazione di carattere storico, letterario, scientifico. Alla sezione ricerca sono ammessi gli autori di una tesi di laurea o di uno studio edito o inedito: sull’opera letteraria di Giuseppe Troccoli o di un autore meridionale contemporaneo o su tematiche di carattere socio-culturali. La targa “F. Toscano” è assegnata a una personalità che ha degnamente onorato la Calabria e l’Italia attraverso la propria opera svolta in campo letterario, artistico, giornalistico o scientifico. Il riconoscimento alla Carriera giornalistica viene assegnato a una personalità che si è imposta all’opinione pubblica nazionale e internazionale per il particolare e significativo impegno nelle comunicazioni sociali. Alla sezione fotografia possono partecipare i giovani frequentanti le classi terminali degli istituti scolastici di ogni ordine e grado (“Sezione A”); i fotografi amatori (“Sezione B”); i fotografi professionisti (“Sezione C”), con foto a colori o in bianco e nero di dimensioni non superiori a 20x30 cm e non inferiori a 18x20 cm. Il tema proposto è: “Il 2013: l’Anno europeo dei cittadini. L’obiettivo è di rafforzare la consapevolezza e la conoscenza dei diritti e delle responsabilità connessi alla cittadinanza dell’Unione, al fine di permettere ai cittadini di esercitare pienamente i proprio diritti, con particolare riferimento al diritto di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati Membri. Nel tuo territorio sono pienamente esercitati il diritto di circolazione e quello di soggiornare liberamente? Presenta una documentazione fotografica”. Gli elaborati e le opere delle varie sezioni dovranno pervenire, entro il 28 febbraio 2014, alla segreteria organizzativa all’indirizzo email: premiotroccolimg@libero.it o in Via Zara, 26 - 87011 Lauropoli (Cs).
XX
sabato 4 gennaio 2014
Braccio di ferro con la crisi Fismo-Confesercenti: I più convenienti degli ultimi dieci anni, subito sconti a partire dal 40-50%
Saldi
con pochi soldi Il 2014 si apre all’insegna dello sconto. Il 4 gennaio e dureranno sino al 5 marzo prendono il via in Calabria i saldi invernali, con sconti iniziali a partire dal 40-50%. Secondo le stime Fismo-Confesercenti, la spesa media durante i saldi si attesterà sui 155 euro a persona. Dalle informazioni che provengono dagli associati “Fismo” l’associazione Confesercenti del commercio al dettaglio di moda e abbigliamento, i prossimi saldi saranno i più convenienti degli ultimi dieci anni: gli imprenditori praticheranno sconti sostenuti per recuperare un anno difficile: oltre alla crisi economica, il settore è stato colpito anche dal clima, con una primavera fredda e un’estate in ritardo e troppo lunga. La conseguenza è stata un aumento delle rimanenze di magazzino e quindi delle opportunità per chi acquista in saldo. Anche le vendite di Natale sono andate peggio del previsto, registrando cali in linea con tutto il territorio nazionale.
Prevista spesa media di 155 euro a persona Occasione per recuperare il calo di vendite di Natale e per invertire il trend: 2013 anno nero, hanno chiuso 1000 negozi al mese «No alla deregulation»
I saldi invernali aiutano a sostenere sia i bilanci dei negozi che hanno risentito di una calo delle vendite, sia di quelle famiglie strette dalla crisi economica: per questo non vanno di certo deregolamentati, ma tutelati, a partire dall’istituzione di una data davvero unica per tutta Italia. La liberalizzazione condurrebbe di fatto alla fine dell’effetto positivo del saldo, che resta un’importante opportunità per dare respiro ai commercianti gravati da una crisi che ha costretto numerosi negozi a chiudere i battenti: secondo le stime dell’Osservatorio Confesercenti, il 2013 termina, a livello Italia, con la cessazione di oltre 11.900 imprese (circa 500 nella sola provincia di Reggio Calabria) della distribuzione moda, al ritmo di 1000 negozi chiusi ogni mese. Ci auguriamo che il 2014 porti finalmente la tanto attesa inversione di tendenza. Tab.1 - Saldo aperture/chiusure di imprese dettaglio abbigliamento e tessile in Italia, gennaio-dicembre 2013 Aperture Chiusure Saldo
5.457 11.959 -6.502
Anno duro per i risparmiatori
Ci vuole tanto ottimismo I due quinti dei risparmiatori, dichiara Pietro Vitelli responsabile Altroconsumo Regione Calabria che la nostra speciale sezione di Altroconsumo Finanza ha raggiunto nel corso dell’ultima indagine per fare il punto sulla fiducia dei risparmiatori calabresi, ritengono che il 2014 sarà un anno difficile. A fronte di questo nutrito numero di pessimisti, presenti anche nella nostra regione prosegue Vitelli, solo un quarto del campione intervistato è ottimista, mentre ben un terzo è indifferente rispetto al futuro. L’indice che descrive le speranze nel futuro dei risparmiatori italiani è sceso a un livello di 87,7 (in area di pessimismo) da quota 100 (assoluta incertezza) in cui si trovava a settembre. È da oltre tre anni che l’indice non riesce a infilare almeno tre due trimestri di fila stabilmente sopra quota 100, in area di ottimismo. Tutto ciò è segno che la crisi economica non risparmia nessuno figuriamoci noi calabresi!
In questo contesto è calata pure la voglia di investire (oggi a 104,8 eravamo a 108 a settembre) che conferma un trend discendente che dura sin dal 2002. La prospettiva che la Banca centrale americana smetta di stampare moneta a costo zero e che le Borse si prendano una pausa di riflessione dopo quest’anno, conclude Pietro Vitelli, è oramai percepita come tangibile (l’indice che descrive la voglia di investire in azioni è sceso a 99,5 da 102) e questa crisi è ancora più accentuata sopratutto nelle regioni come la nostra. Occorrerà, quindi, uscire definitivamente dai mercati e correre a mettere la testa nella sabbia come gli struzzi? «Noi di Altroconsumo non lo crediamo». «Alla fine il tapering sembra spaventare i mercati meno del previsto e se la Fed comunicherà le sue scelte in modo adeguato, le Borse continueranno a restare positive. Ovvio che sarà importante scegliere con cura i titoli» per chi investe nella borsa. Buon anno ai consumatori calabresi.
sabato 4 gennaio 2014
Tradizioni che ancora stupiscono Meccanico, meravigliosamente ambientato, con costruzioni e personaggi in movimento Allestito presso i locali dell'Ipsia "G. Prestia" di Vibo Valentia
Incantàti dal presepe o di Pileria Pellegrin
Si rimane incantati dalla cura di ogni particolare di questo presepe. Un presepe meccanico, meravigliosamente ambientato, con costruzioni e personaggi in movimento. Allestito presso i locali dell’Ipsia “G. Prestia” di Vibo Valentia, e curato dagli stessi allievi dell’istituto che si sono distribuiti gli incarichi: l’indirizzo meccanico si è occupato degli impianti e dei meccanismi; l’indirizzo moda dei vestiti dei personaggi, dell’abbellimento delle case, dei panni stesi dalle finestre; l’indirizzo odontotecnico ha assemblato le diverse sezioni del presepe. Bellissimo e affascinante. Un’opera di pazienza da vedere. In numerose scene si possono ammirare vari paesaggi in movimento, con luci che li valorizzano. È un presepe costruito in sezioni, molto meccanicizzato, che si snoda lungo un percorso che giunge fino alla Natività, raccontando la vita quotidiana del tempo antico. Molto ben curato anche nei dettagli, con ricchezza di particolari e ottimo gusto. I pastori sembrano reali nei loro vestiti e nei loro dettagli. Molto caratteristico e suggestivo, un percorso che porta tra vicoli, case e botteghe. Ogni tipo di oggetti, personaggi e mestieri del tempo, sono sapientemente rappresentati con minuzia di particolari: passato e presente si incontrano senza alcun contrasto, si fondono offrendo una vista armonica e unica. Il presepe è una di quelle tradizioni antiche e ricchissime di simbolismo che, purtroppo, si va perdendo. Eppure esso non è e non è mai stato un semplice addobbo natalizio: è portatore, invece, di molteplici significati simbolici e rituali che si perdono nella notte dei tempi e che hanno un fascino davvero incredibile. Riscoprire quei significati, vuol dire portare alla luce il significato più profondo dell’esistenza umana, con tutte le sue contraddizioni e misteri. Vuol dire rinnovare un rituale antichissimo e meraviglioso che ci parla del Bene e del Male, della Luce e dell’Oscurità, dell’Ignoranza e della Consapevolezza, della Perdizione e della Salvezza. Moltissimi i simboli nascosti anche in questo presepe che rappresentano il cammino “terreno” dell’uomo dall’ignoranza alla consapevolezza, dal sonno al risveglio, dalla morte alla rinascita, anche con il suo alternarsi di cicli e stagioni. La grotta, porta d’accesso al regno dei misteri: il varcarla significa entrare in un mondo sconosciuto ed oscuro, l’unico dove il mistero può prendere vita. È il punto focale di tutto il presepe, la sua stessa ragion d’essere ed è quindi giusto che accentri in sé molta attenzione ed interesse. Il posto più dimesso possibile dove nascere per un bambino, a significare che il Redentore viene per tutti, a cominciare dagli ultimi, dagli scartati della società per restituire agli uomini la dignità di figli di Dio, così come promesso ad Adamo. Per questo motivo la grotta è situata nel punto più basso della scena; tutti infatti attraverso il Cristo possono ascendere al Cielo e nessuno è troppo in basso. Gesù, facendosi uomo, è partito proprio dal fondo. Il castello di Erode, dall’altra parte della scena, proprio nel punto più alto del “costruito dall’uomo” è il castello di Erode: quel re non ebbe mai un castello, non sulle montagne, bensì godeva delle comodità di una reggia cittadina. Ma il castello di cupo aspetto medievale, accessibile solo dal ponte levatoio, arroccato sui dirupi in posizione dominante le casupole della povera gente rende bene il senso dell’arroganza umana, della presunzione bieca e cieca. L’osteria, luogo simbolo della soddisfazione dei piaceri della carne, come contraltare alla grotta, punto dell’elevazione spirituale. Nell’osteria si mangia, si beve, si gozzoviglia, ci si inebria. Anche i tavoli imbanditi, strabocchevoli di leccornie prelibate, frutta, salumi, pesci, pani e brocche certosinamente cesellate nel legno o minuziosamente plasmate in creta e vivacemente colorate danno l’idea dell’opulenza licenziosa, dell’ingordigia sfrenata delle passioni umane. Ma l’osteria assomma anche altro significato, decisamente
Curato dagli stessi allievi dell’istituto che si sono distribuiti gli incarichi Molto ben curato con ricchezza di particolari e ottimo gusto I pastori sembrano reali nei loro vestiti e nei loro dettagli
più spirituale, e perciò spesso è posta in prossimità della grotta. Ci riporta al viaggio ed alle sue difficoltà, al posto di ristoro per uomini e bestie, alle varie tappe, sempre faticose da percorrere per poter raggiungere la meta riservata agli uomini; purificazioni dalle imperfezioni della carne e conquista della santità. Ed ogni tappa ha la sua tentazione. Il fiume, o il ruscello, è simbolo dello scorrere della vita dalla sua origine, nascosta nel mistero della montagna, ma è anche simbolo della rinascita. Il fiume è elemento di divisione, ed ancora oggi molti confini seguono il suo corso, ma anche di unione, sia in quanto naturale via di comunicazione fra le genti sia per la presenza del ponte, pericoloso da attraversare ed insidioso, ma anche passaggio obbligato del percorso di fede che ricongiunge l’umanità a Dio Padre attraverso il Figlio Gesù. Il pozzo, anch’esso collegamento fra il mondo della luce e quello ipogeo, fra le acque scoperte e quelle nascoste, la tradizione riconosce nella figura della giovane che si accinge ad attingere acqua, con in mano la brocca da riempire il futuro incontro di Gesù con la samaritana. La fontana, ancora legata alla simbologia dell’acqua, ha connotazioni invece più solari e gioiose. L’acqua ormai scorre libera e gorgogliante, e non incute più timore. La fontana è per eccellenza luogo di incontro e di apparizioni, una metafora dell’episodio evangelico dell’Annunciazione e del concepimento di Maria. Il forno, rappresentato acceso e con il pane appena sfornato, ovviamente il pane è simbolo del Cristo che si incarna. I mulini, i più criptici dei luoghi-segno del presepe: le pale, la ruota, la macina, il lento andare della bestia che muove gli ingranaggi, ricordano il tempo che trascorre, passa e ricomincia. La macina che schiaccia il grano per produrre la farina diviene sinonimo della morte che precede la vita: dalla farina infatti prenderà vita il pane, nutrimento indispensabile per la vita stessa. Al centro di tutto questo simbolismo è il chicco di grano, che deve morire per divenire bianca farina in grado di sfamare le genti. L’osteria con l’Oste che attira la gente e tra l’ebbrezza del vino e del cibo, obnubila la coscienza e impedisce agli uomini di accorgersi che poco più lontano il Figlio di Dio sta venendo alla luce, dando vita al mistero più grande di tutti i tempi. “Presepari” d’eccezione dunque gli allievi dell’Ipsia “G. Prestia” di Vibo Valentia, che attraverso il presepe hanno voluto simboleggiare anche il ciclo vitale terreno con le stagioni che si susseguono secondo un’ottica antica e “agricola”: il raccolto andato a buon fine finisce nel mulino e qui si trasforma in cibo vitale sia per il corpo sia per lo spirito. La progettazione di questo presepe, la sua costruzione, lo studio dei particolari, l’inserimento di ogni elemento e di ogni personaggio, è stata ottima occasione per un approccio di cultura, di storia, di morale, di socialità, insomma l’apprendimento personalizzato e finalizzato ad una “educazione” nella tradizione e nella solidarietà dei vincoli sociali.
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sabato 4 gennaio 2014
I botti sono sempre i botti... A Cosenza ennesimo record di presenze
Bilanci di Capodanno
«Nella lunga notte del Capodanno 2014 la città di Cosenza ha dimostrato ancora una volta il suo enorme potenziale attrattivo di capoluogo di provincia che, nonostante il grave periodo di crisi economico-finanziaria, è tornato riferimento culturale della regione». È quanto afferma il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto. «Ne è testimonianza visiva - dice ancora Occhiuto - l’ennesimo record di presenze che abbiamo registrato nell’appuntamento clou degli eventi natalizi, con il concertone principale davanti al teatro Rendano e con gli altri numerosi spettacoli andati in scena su corso Telesio e su corso Mazzini ad animare la totalità dei luoghi fra il centro cittadino e il centro storico. Le decine di migliaia di persone che hanno spontaneamente formato un vero e proprio fiume umano che da piazza Kennedy e per l’intero Museo all’aperto Bilotti saliva fino a piazza XV Marzo - aggiunge Occhiuto - rappresentano la nostra speranza di miglioramento per il 2014. Le ringrazio idealmente una per una, così come ringrazio tutti gli artisti che si sono esibiti, con una menzione particolare alla generosità di Vinicio Capossela il quale, per ben tre ore, sul palco non si è risparmiato». «E, ancora - prosegue Occhiuto - il mio sentito grazie va al presidente della Provincia Mario Oliverio, alle maestranze, ai nostri collaboratori, agli operatori della comunicazione, alle Forze dell’ordine, ai volontari dell’Associazione nazionale carabinieri, alla Polizia municipale, agli autisti dell’Amaco che hanno garantito i servizi straordinari della circolare veloce senza interruzioni per tutta la nottata e, naturalmente, ai cosentini e ai visitatori per l’alto senso civico che ha fatto si’ non si verificassero incidenti di alcun tipo. La città e i suoi spazi sono la nostra primaria risorsa: un teatro all’aperto, uno scenario urbanistico e ambientale votato per tradizione all’aggregazione e all’accoglienza. Animazioni, luminarie, luci artistiche, installazioni effimere appositamente progettate, musica live e il piacere di ritrovarsi insieme sotto l’insegna di rinnovati auspici, hanno fatto il resto. Un ulteriore ringraziamento intendo rivolgerlo ai responsabili e agli operatori dell’azienda Ecologia Oggi che hanno provveduto a ripulire la città continuando il lavoro sia di bonifica che di raccolta dei rifiuti e spazzamento delle strade. Rinnovo quindi - conclude Occhiuto - gli auguri per questo 2014 carico di aspettative».
Il sindaco Occhiuto ringrazia tutti coloro che hanno reso possibile la notte di festa Non ultimi gli operatori di Ecologia Oggi che hanno ripulito a dovere la città
Coldiretti, la spesa per la tavola scende
Feste al risparmio Per il tradizionale cenone gli italiani hanno speso quest’anno a tavola quasi 1,6 miliardi di euro, il 20 per cento in meno rispetto allo scorso anno. È quanto emerge da un’analisi di Coldiretti/Ixè nel tracciare un bilancio del tradizionale appuntamento di fine anno che quasi sette italiani su dieci (68 per cento) hanno trascorso a casa e appena il 6 per cento al ristorante mentre tiene il 3 per cento in agriturismo. La difficile situazione economica che ha indubbiamente pesato sulle scelte degli italiani, spingendo la maggioranza dei cittadini a preferire soluzioni casalinghe, pur - sottolinea Coldiretti - senza rinunciare ai piaceri della tavola, anche in un momento di difficoltà economica. Il 59 per cento degli italiani - precisa la Coldiretti - ha speso per il cenone di Capodanno come nel 2012 ma c’è un 18 per cento che ha tagliato fino alla metà della spesa ed un 6 per cento addirittura oltre. C’è però anche un 10 per cento - continua la Coldiretti - che è arrivato a spendere fino al 50 per cento in più. Con il Capodanno si stima che siano state stappate circa 80 milioni di bottiglie di spumante, ma durante la notte più lunga dell’anno sono stati consumati anche 6,5 milioni di chili di cotechini e zamponi, con un aumento del 9 per cento rispetto all’anno scorso, serviti - conclude la Coldiretti - assieme a 10 milioni di chili di lenticchie, “chiamate” secondo tradizione a portar fortuna, vista anche la situazione difficile che vive il Paese.
sabato 4 gennaio 2014
Anche quest’anno è andata Fuochi e fiamme, premiazione a Soveria Mannelli
Tra pire, scintille e fochere La Pro loco di Soveria Mannelli, affiliata Unpli, guidata dal giovane presidente Fulvio Abbruzzese, ha premiato a sorpresa la tradizione soveritana delle Fochere di Natale. Sono stati attribuiti tre premi ex equo, consistenti in una cena per gli organizzatori in una nuova pizzeria locale ed una coppa ricordo. La commissione giudicatrice, costituita da soci della Pro loco che non avevano preso parte alla realizzazione delle fochere rionali, ha deciso di assegnare i premi alle cataste di legna allestite in località “Vunazzi”, per l’operosa ingegnosità nell’utilizzo di mezzi tradizionali, nell’arena comunale di località San Tommaso, per l’entusiasmo dei giovanissimi partecipanti del neo-costituito comitato “San Tommaso in festa”, ed in località Celifetto, per le ragguardevoli dimensioni della fochera. Un plauso agli organizzatori delle altre fochere accese nelle vie cittadine, come la storica fochera di Portapiana, oppure quella organizzata dai ragazzi di Largo ai Giovani in memoria del compianto Francesco Sirianni, o quelle delle località Colla ed Arciprete, nonché quella in corso Garibaldi organizzata dai giovani del Tirabusciò. La fochera di località “Vunazzi” per anni è stata organizzata da una persona speciale, da poco non più tra noi, Maurizio Sirianni, meglio conosciuto come “l’uomo delle fochere”, per la sua abilità nel creare magici falò di natale, tutti lo ricordano con affetto con il suo mantello nero animare la fochera ma soprattutto esserne il primo promotore. «La “fochera” è un rito millenario che si tramanda da generazione in generazione è una di quelle tradizioni destinate a vivere nel tempo; un fenomeno che, nonostante le spiegazioni fornite da studiosi ed etnologi, sfugge ad una rigorosa interpretazione razionale. La manifestazione che si tiene ogni anno durante le festività natalizie nel centro e nelle frazioni di Soveria Mannelli prevede l’accensione del fuoco acceso in varie zone del paese in ricordo dei pastori che vegliarono all’arrivo di Gesù insieme ai loro greggi. La fochera riscuote molto fascino ed infatti vi partecipano molte persone in segno di festa e di allegria. L’associazione Pro loco di Soveria Mannelli ha inteso promuovere questo semplice concorso per tenere viva la tradizione». Queste le parole del presidente della Pro loco Fulvio Abbruzzese che ha voluto inoltre sottolineare l’importanza della valorizzazione delle tradizioni. La manifestazione è stata organizzata su iniziativa del socio e componente del Collegio dei Revisori dell’Unpli Catanzaro, Domenico Colosimo, con l’aiuto degli instancabili Vincenzo Perri, Antonio Abbruzzese ed Angela Bianco, al fine di riscoprire le vecchie tradizioni natalizie soveritane e creare momenti di aggregazione nei vari rioni cittadini. Anche questa manifestazione, come le altre organizzate per queste festività natalizie, è stata realizzata attingendo al contributo ordinario erogato dalla Provincia di Catanzaro in favore della Pro loco di Soveria Mannelli.
La “fochera” è un rito millenario che si tramanda di generazione in generazione È una di quelle tradizioni destinate a vivere nel tempo; un fenomeno che nonostante le spiegazioni fornite da studiosi ed etnologi, sfugge ad una rigorosa interpretazione razionale
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