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0,50 + 0,50 Voce ai giovani

numero 50 - Anno 12 Sabato 14 Dicembre 2013

settimanale d’informazione regionale

Voce ai giovani Soli come cani. Lo stato d’abbandono del canile di donnici www. mezzoeuro.it

Invalidità civile, ad Altomonte il giorno della formazione

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Il legno storto

Chi può dare aiuto

a un Sud che affonda? Anche chi scrive si è occupato, senza scopi accademici o di successo letterario o di esposizione giornalistica, di quanto veniva a riguardare la cosiddetta “questione meridionale” nella sua versione storica e nei suoi aggiornamenti attuali: non è difficile andare a rivedere i moltissimi suoi articoli e note dedicati ad una letteratura critica aperta su tanti lati di quell’annoso e sempre urgente problema. Questo per dire che non vi sono pulpiti speciali dai quali dobbiamo attenderci l’indicazione di come vanno lette le vicende meridionali nella loro portata di una socioantropologia politica. A tenere ancora viva l’attenzione su di una emergenza Mezzogiorno che è sempre lì Mezzoeuro e sempre fuori dall’agenda politica dei governi nazionali, cosi come Fondato da Franco Martelli dalla preoccupazioni delle forze politiche della Sinistra che pure Ediratio l’ha avuta tra le sue idee più Direttore responsabile Domenico Martelli persistenti, viene ora il libro Registrazione “Se il Sud muore” (Feltrinelli) Tribunale di Cosenza n°639 di Gian Antonio Stella e Sergio del 30/09/1999 Rizzo, due notissimi giornalisti Redazione e amministrazione che mettono spesso il dito sulle via Strada Statale 19 bis, 72 87100 Cosenza tante piaghe meridionali Responsabile settore economia e italiane. Non se ne possono Oreste Parise fraintendere le ragioni Progetto e realizzazione grafica e gli scopi, come fanno taluni Maurizio Noto che, quanto alla immagine telefono 0984.408063 fax 0984.408063 del Mezzogiorno che ne viene e-mail: ediratio@tiscali.it fuori, arrivano persino Stampa a nutrire il sospetto di un Stabilimento tipografico De Rose, Montalto (Cs) affiorante pregiudizio Diffusione antimeridionale. Cosa davvero fuori luogo, a meno che certi richiami Media Service di Francesco Arcidiaco alle responsabilità degli stessi meridionali nel concorrere ai disastri telefono 0965.644464 fax 0965.630176 delle loro regioni, non siano avvertiti come impietosamente urticanti. Internet relations N2B Rende Ancora una volta, dalle provocazioni involontarie di Stella e Rizzo Iscritto a: (se ne ricordi l’altro famosissimo libro “La Casta”) vengono Unione Stampa Periodica Italiana ammonimenti ai meridionali a non trincerarsi in accomodanti auto assoluzioni, ed ai governi di tanti anni, alle forze politiche in preda oramai in paurosi disfacimenti e declini, a pesare bene le loro responsabilità nell’aver portato il Mezzogiorno n. 12427 nella pietosa condizione in cui si trova editore

di Franco Crispini

C’è solo da sperare che a tali denunce che nascono non da sporadiche insufficienze delle politiche nazionali e locali bensì da continuate azioni di devastazione del tessuto sociale, economico, civile del Sud, si voglia e si sappia guardare in un corso politico nuovo per il nostro Paese, che assuma come prioritaria la “questione meridionale” della quale uno dei lati più importanti riguarda una vera “bonifica” delle classi dirigenti, della classe politica. Per il Mezzogiorno sfasciato, “colpito dai lutti e azzannato dagli sciacalli”, questa è la prima delle sue emergenze, “l’ipertrofia di una classe dirigente interessata solo ed esclusivamente a se stessa” (Stella e Rizzo). Fuori dalle “lagne” sudiste (il paradiso preunitario e borbonico) che fanno il paio con tante volgarità nordiste, fuori dal “maledetto vittimismo”, il Sud deve necessariamente uscire dal pantano, si deve guardare “senza ipocrisie pelose a quel che è ridotto oggi il Mezzogiorno”. Hanno ragione gli autori di questo libro graffiante: “L’Italia deve assolutamente riaprire la questione del Mezzogiorno. Ma rompendo quel patto empio che alimenta un ceto dirigente di mestieranti incapaci, spregiudicati e insaziabili. Quando non collusi con la criminalità organizzata”. Torna davvero attuale quanto scriveva Gaetano Salvemini, un meridionalista che non faceva sconti al Meridione, quasi un secolo fa: “I governi italiani per avere i voti del Sud concessero i pieni poteri alla piccola borghesia, delinquente e putrefatta, spiantata, imbestialita, cacciatrice di impieghi e di favori personali, ostile a qualunque iniziativa potesse condurre a una vita meno ignobile e più umana. Finché il predominio politico e la rappresentanza parlamentare del Mezzogiorno furono esclusivamente nelle mani della piccola borghesia affamata e facilmente quietabile con impieghi e beveraggi personali, la politica... dello Stato potè essere fatta nell’interesse esclusivo del capitalismo protezionista e affarista dell’Italia settentrionale...”. All’attualità del problema meridionale vanno ancora bene, pur con accenti necessariamente diversi, queste analisi di Salvemini riportate nel libro “Se il Sud muore”. La strada che oggi si deve percorrere è unicamente quella di una politica nazionale che non presti più alcun ascolto tanto al cieco rivendicazionismo sudista che continua a chiedere risarcimenti con sconti totali per le colpe dei meridionali nell’aver determinato i propri fallimenti, quanto alla sordità e famelicità di un Nord non ancora convinto che il crollo oramai certificato del Mezzogiorno è la rovina di tutto il Paese.


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Le porti un bacione da Firenze

Il cerchio magico Il settimanale "Panorama" apre le danze e le stanze del potere e svela gli uomini forti di Calabria dopo la straripante vittoria di Renzi. Sono loro secondo il patinato periodico, quelli che stanno più a cuore del segretario nazionale del Pd: Marco Minniti, Andrea Guccione, Sandro Principe, Ernesto Magorno A poco meno di una settimana dal tornano dell’Immacolata Panorama è il primo dei griffati periodici nazionali tra quelli che scavano sotto il tavolo a dipingere il potere vero che verrà. La mappa dettagliata di chi è “salito” di quota dopo la vittoria di Renzi. Un lavoro certosino, stratificato, documentato, forse persino ispirato. La penna è quella di Carlo Puca, non nuovo alle perlustrazioni analitiche delle stanze dei bottoni. “Tutti gli uomini (e le donne) del segretario” è il titolo di copertina. L’elenco è potente e prepotente, anche sorprendente per come si dispiega in tutti i settori della società italiana. Imprenditori, attori, finanzieri, scrittori, banchieri, sportivi, intellettuali. Regione per regione, “dipartimento” renziano per dipartimento renziano. C’è la galassia degli affetti, poi quella degli intrighi, della finanza, dell’arte, del vivere civile. A dar retta a Puca, e conviene dargliene visto scrive da dove si “sente” il potere, Renzi è ora sul trono dopo un lungo e complesso lavoro di squadra nelle viscere della quotidianità italiana. Dentro i suoi gangli. Forse anche dentro quello che funziona di più. E così Renzi che sradica e scala il partito nella sua vetta più alta è solo l’atto finale di un lungo cammino dentro le viscere della funzionalità italiana. Dentro il “meglio del Paese” che crede d’aver acchiappato. Regione per regione, scandisce Panorama. E come resistere alla tentazione di dare un’occhiata al “paragrafo Calabria”. Sandro Principe, Ernesto Magorno e Andrea Guccione. Ci sono loro nella sezione conterranea del cerchio magico renziano. Ai quali va aggiunto il quarto asso da poker, il sottosegretario con delega ai servizi segreti Marco Minniti. Ora il punto è questo e ognuno del resto è in grado da solo di farsi coscienza critica in materia. Non è un elenco per convenzione questo (nel senso che come “cerchio magico” Renzi poteva e può scegliersi chi vuole). E non è d’altro canto un almanacco ad esclusivo consumo di Puca e di Panorama (nel senso che se non fosse rispondente al vero verrebbe tramortito in poche ore). E allora assodato che non stava scritto da nessuna parte che ci doveva essere un “cerchio” e questo “cerchio” e assodato pure che Puca ha solo trascritto quello che ha “letto” e poteva leggere da dentro la stanza dei bottoni la riflessione “altra” è questa. Nell’elenco di Calabria c’è l’unico sottosegretario renziano che al momento passava il convento (Minniti),

Dall’alto Marco Minniti Andrea Guccione Sandro Principe Ernesto Magorno

l’unico deputato o se non l’unico il più esposto (Magorno) e il capogruppo in consiglio regionale del Pd (Principe). Come dire, se non loro chi? Il nome che fa più “cerchio” invece perché più fuori il contesto istituzionale ma al contempo, e per ciò stesso, più “dentro” è quello di Andrea Guccione. Nel box di Puca viene citato in qualità di componente la commissione Attività produttive dell’Anci ma vale la pena aggiungere, dato che non sfugge certo a Renzi il dato, che è anche imprenditore di successo nonché presidente dell’associazione Assud e autore peraltro di un libro, presentato di recente a Roma, dal titolo “Consuma meridionale”. Marco Minniti, Sandro Principe, Ernesto Magorno e Andrea Guccione. Questo il “cerchio magico” renziano di Calabria secondo Panorama. Potrebbero essere pochi, forse troppi. Magari qualcuno è più dentro che fuori, altri più fuori che dentro. Vedremo, vedremo presto. Quel che è certo è che ve ne sono tanti in Calabria che vorrebbero essere al loro posto e che ci stanno pure sperando. Di sicuro da oggi in poi, e a “cerchio” conosciuto, tutti gli altri aspiranti (imprenditori e politici nostrani) farebbero bene a diffidare di chi in solitudine promette grandi carriere. Il “cerchio” è collegiale, inutile che qualcuno prenda iniziative solitarie. Tutto viene a galla alla fine, anche in riva all’Arno.

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Scosse telluriche I fratelli Occhiuto (Mario e Roberto) virano su Forza Italia. Un ritorno a casa, secondo molti Tutor dell'evento dal Cavaliere Jole Santelli che sta guidando la riscossa berlusconiana dei cosentini da un lato contro Scopelliti e dall'altro contro Galati Roberto e Mario Occhiuto

Madrina dell’incursione, tutor, volto femminile di casa, Jole Santelli. La manovra è andata in porto e Jole ci ha lavorato per giorni e su un doppio versante, cosentino e nazionale. Alla fine l’operazione è andata. I fratelli Occhiuto, in tandem, entrano in Forza Italia. Per molti si tratta di un ritorno perché Mario, il sindaco, ha aperto il primo club cosentino nell’ormai lontano ‘93 e Roberto, l’ex deputato dell’Udc, ha dovuto invece lasciare i forzisti per i noti dissidi con i fratelli Gentile dopo esserne stato un giovanissimo consigliere regionale. Storia risaputa questa. Un incrocio micidiale e una ferita ancora aperta che spinge più d’uno a ritenere conseguenziale quanto accaduto di recente, con i fratelli Gentile che vanno da una parte (Alfano) e quelli Occhiuto dall’altra (Berlusconi). Ma rischia di essere una facile semplificazione questo schema. In realtà gli Occhiuto arrivano dal Cavaliere anche con e per logiche differenti tra loro.

Doppietta azzurra Casini, oltreché di Casini stesso. Li lega un rapporto personale non da poco e non deve essere stato facile prendere atto che ormai c’era poco da potersi reciprocamente aspettare. Occhiuto ha attualmente un incarico al ministero dove è sottosegretario Galletti ma è questione di ore e lo lascerà. È altro a cui ambisce. L’Udc, in gran parte

Mario, l’architetto, il tecnico, l’indipendente, per ri-sperimentare la strada del liberismo d’impresa, meglio ancora se illuminato. Poi c’è il retrogusto politico per lui con una giunta e un percorso comunale che si salda e si solidifica e non è più in balia degli eventi. A difenderlo, da domani in poi, c’è la bandiera di Forza Italia che è peraltro, non a caso, il gruppo regionale più forte. Come dire, se toccate Cosenza succede qualcosa poi a Reggio e a Catanzaro. Detto questo Mario Occhiuto, nelle due ore in cui s’è piacevolmente intrattenuto con il Cavaliere, ha poi sconfinato nell’arte, nelle luminarie di Cosenza, nell’architettura urbana con un Berlusconi che vien descritto interessato e intraprendente oltreché ospitale. Come non mai. Amabile viene definito il Cavaliere nell’occasione e deve aver colpito anche la sua determinazione nell’affrontare tutti i particolari del Santelli, Silvio Berlusconi grande ritorno dei fratelli di Cosenza. Jole e, sullo sfondo, Pino Galati Altro e oltre, il sindaco di Cosenza, non poteva ottenere se è vero come è vero che per lui i discorsi più tipici di partito lasciano il tempo che trovano. per questioni local, è stato un tantino crudele con Roberto in occasione delle ultime elezioni politiProbabilmente di altro spessore, di altra durata e che e in mancanza di progetti seri e credibili da di altro scenario è stato poi il confronto avuto inperseguire era fatale che prima o poi sarebbe arvece tra Roberto e il Cavaliere, che pare siano ririvato il divorzio. Ma non è stato facile, tutt’altro. masti un po’ più a lungo insieme. Per l’ex giovane deputato dell’Udc è stata una decisione più sofOra è chiaro che Roberto Occhiuto alla prima ferta nel senso che fino all’ultimo ha cercato di occasione utile proverà a tornare in Parlamento, decifrare i possibili sviluppi politici del partito di avranno parlato anche e soprattutto di questo con

il Cavaliere nel giorno in cui è toccato a Jole Santelli far la parte della regista. L’operazione le è riuscita e dopo la conferenza stampa cosentina con Mancini e Morrone il messaggio che manda è chiaro. Forza Italia in Calabria, dopo l’ingresso degli Occhiuto, ha una prateria davanti. Ma dopo un primo momento in cui lo sbilanciamento era tutto a favore di Catanzaro e di Reggio passando per Lamezia (il dominus fin qui è stato Galati) ora è a Cosenza e con Cosenza che bisogna fare i conti. Firmato Jole Santelli. Quanto ci sia di questo nella grande corsa sotterranea per guidare il partito in Calabria è storia nota ma per il momento fanno tutti squadra, anche perché il Cavaliere lascia spesso intendere di non andare oltre un ufficio di presidenza peraltro con nomi nuovi e freschi in prospettiva. Ma questi sono giochi di potere, inevitabili e futuribili. Altro è fotografare la realtà berlusconiana di Calabria e l’ingresso degli Occhiuto. Un fatto nuovo, non inatteso, ma forte, destinato a scompaginare ancora di più il centrodestra regionale. Ora gli azzurri guidano Catanzaro, Cosenza, ottime spine a Reggio e il gruppo più numeroso in consiglio regionale, che tra l’altro fra un po’ crescerà ancora con l’ingresso di Gianluca Gallo. Non è detto che sarà guerra imminente con Scopelliti ma di certo bottiglie il governatore non ne avrà stappare quando ha saputo dell’ingresso azzurro dei fratelli di Cosenza. Per una volta dello steso umore di Pino Galati...

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Chissà che nasconde Il Tribunale di Cosenza

Dopo gli arresti dell’estate scorsa, il “conto” da pagare. Dopo il botto, lo scontrino. La polizia valutaria di Reggio Calabria ha quantificato la presunta truffa scoperta dalla procura della Repubblica di Cosenza a proposito della Sogefil, società di riscossione dei tributi per conto dei Comuni. Trentatré i milioni di euro di tasse regolarmente versati dai contribuenti di 50 Comuni della Calabria e finiti direttamente nelle tasche dei responsabili della Sogefil, spesi per fare shopping su internet o giustificati con false consulenze. È questo il conto a cui sono arrivati i finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria di Reggio Calabria che, dopo i quattro arresti effettuati in estate, hanno segnalato alla procura regionale della Corte dei Conti di Catanzaro altri 21 soggetti. Il Comune più danneggiato risulta Nicotera (Vibo Valentia) al quale sono stati sottratti fraudolentemente quasi 8 milioni e mezzo. Nel mirino degli investigatori, coordinati dalla procura locale, è finita la Sogefil riscossione spa, società cosentina operante nel settore della riscossione per conto di enti pubblici territoriali: le indagini hanno permesso di accertare che i soldi versati dai cittadini per l’Imu o per la Tares venivano in realtà utilizzati per fare acquisti on line, per pagare fantomatiche consulenze o per elargire lauti compensi agli amministratori della società. In luglio, quattro dei responsabili della società erano finiti in manette con l’accusa di associazione per delinquere e peculato: ora le Fiamme gialle hanno quantificato il danno plurimilionario causato ai Comuni e segnalato alla procura della Corte dei Conti di Catanzaro altre 21 persone, «tutte “legate” alla Sogefil riscossione s.p.a. sottolineano gli investigatori - che, per il proprio comportamento partecipe o omissivo, dovranno risarcire allo Stato il danno cagionato, comprensivo degli interessi». Tra i Comuni truffati - i 50 che tra il 2005 e il 2012 hanno affidato il servizio di accertamento e riscossione alla Sogefil - quelli maggiormente danneggiati, dopo Nicotera, sono risultati Cariati (Cosenza) che ha subito un danno di 4,3 milioni di euro, Nocera Terinese (Catanzaro) di 2,2 mi-

Sogefil... Non si ferma, anzi acquista numeri da capogiro l'inchiesta sulla società per la riscossione dei tributi Nelle casse dei Comuni non sarebbero poi stati versati, dopo essere stati regolarmente incassati, decine di milioni di euro La polizia valutaria di Reggio ha fatto i conti...

lioni, Parghelia (Vibo Valentia) di 1,8 milioni, Amantea (Cosenza) e Falconara Albanese (Cosenza) di circa 1,5 milioni. Le indagini proseguono, con la collaborazione dei finanzieri del Comando provinciale di Cosenza, per accertare eventuali responsabilità patrimoniali dei pubblici amministratori che con il loro comportamento hanno consentito alla società di riscossione ed ai suoi amministratori di provocare l’ingentissimo

danno alle casse pubbliche. Perché il punto “politico”, ovviamente, ora è questo: come mai nessun sindaco ha protestato formalmente contro Sogefil per la mancata corresponsione dei tributi incassati in loro nome? Possibile che di questi tempi, e con le casse lacrimanti di quasi tutti i municipi, nessun sindaco tra quelli coinvolti come parte lesa è andato a battere cassa dalle parti di Sogefil? Perché nessun municipio ha chiesto i propri soldi? Che c’è realmente di sotto? Gli inquirenti non escludono nessuna ipotesi, ovviamente neanche quella cosiddetta “politica” che non vuol dire affatto “partitica”. I municipi saccheggiati non rispondono ad un unico colore partitico ma potrebbero rispondere a una serialità di relazioni queste sì, politiche, che il management di Sogefil ha potuto vantare nei confronti degli amministratori locali. Sogefil in altre parole potrebbe aver potuto contare preventivamente sul silenzio dei sindaci “privati” dei legittimi tributi. È solo un’ipotesi, ovviamente. Non si spiegherebbe diversamente la disinvoltura con la quale ha trattenuto per anni la liquidità raccolta in nome delle tasse comunali fatta poi sparire, secondo gli inquirenti, in spese personali le più varie, anche all’estero. Sogefil, è questo il pensiero dominante dei magistrati, è andata via via selezionando le sue “prede” municipali proprio grazie a quella ipotetica rete di relazioni preliminari su cui poter contare. A che titolo, con quale “merce di scambio” e soprattutto a che “prezzo”, questo non è dato sapere. E qui scatta un altro punto delicato. Che questo “impianto” di connivenze silenti, ammesso che sia vero, sia stato messo in piedi dal solo management di Sogefil è il grande quesito che si pongono gli inquirenti. Che via via però potrebbero farsi l’idea che solo una mente coordinatrice, formalmente posta all’esterno della società, poteva tenere tutti quei fili. Delicatissimi fili. Una figura magari non estranea al mondo politico, come è noto non avaro di relazioni le più varie, ma infinitamente abile a non chiudere i propri affari nel solo recinto di partito. Già, il cerchio messo così si potrebbe anche chiudere. Ma chi è allora il (presunto) gran manovratore che sta dietro Sogefil?


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Sabato 14 Dicembre 2013

Sogni nel cassetto

E naufragar m’è dolce in questo mare La ferale notizia risale ormai agli inizi di agosto. Sotto la calura estiva in attesa del solleone, la Banca d’Italia, affigge su tutti i giornali un manifesto funebre. La Banca di Garanzia non c’è più. Il progetto è finito sotto la mannaia e per il momento non se ne parla più. Bisogna dire che probabilmente questo significa che non se ne parlerà più in saecula saeculorum, poiché nessuno si azzarderà più a tentare la scalata di versanti così perigliosi. Per i tanti progetti che attendono pazientemente di essere realizzati, non vale forse la pena di occuparsi del fallimento di un progetto, tra i tanti che sono finiti nella spazzatura delle brillanti idee industriali. Qualche parola tuttavia è dovuta a coloro che pur hanno creduto nel progetto ed hanno investito i propri soldi. Si tratta di spiccioli, in questo momento in cui tra tasse e contratasse si parla solo di migliaia di euro da versare allegramente allo Stato. Siamo tutti contenti di pagare i mutandoni verdi di Roberta Cota (a noi ne spetta qualche spicciolo, inutile fare la faccia storta). Gli spagnoli quando governavano Napoli avevano una maggiore fantasia. Chiamavano donativi le tasse imposte per i grandi eventi di corte, la nascita dell’infante, o il compleanno della regina. Così i bravi sudditi contribuivano allegramente alla felicità della corte. La Banca di Garanzia resta un progetto valido, poiché risponde ad una esigenza realmente avvertita dal mondo imprenditoriale. «La costituzione della attesa Banca di Garanzia fidi di Cosenza è finalmente una buona notizia, di quelle che in maniera concreta aiutano a stringere i denti ed a proseguire nelle attività imprenditoriali» ebbe ad esempio a dichiarare l’allora presidente dell’Associazione degli Industriali di Cosenza. Non si trattava né di una dichiarazione improvvida, né la voce isolata di un visionario, ma esprimeva un sentimento diffuso, la convenzione che fosse una risposta adatta in un grave momento di crisi. I fatti gli hanno dato ragione, poiché i segnali provenienti da tutte le indagini degli istituti di ricerca economica segnalano una grave difficoltà delle imprese a trovare il credito necessario a finanziare gli investimenti necessari per sostenere il mercato e ampliare i confini delle aziende operanti nella regione. Il manifesto funebre della Banca d’Italia non è stato certo un fulmine a ciel sereno, considerato il peso politico ed economico dei proponenti, tra i quali si annoveravano due enti prestigiosi e importanti come l’amministrazione provinciale e la Camera di commercio di Cosenza. Ci saranno stati contatti e conciliaboli informali per trovare una soluzione. Se alla fine ci si è dovuti arrendere significa che si trattava di un nodo gordiano che nessun Alessandro è riuscito a sciogliere con un colpo di spada. È mancata la pietra filosofale in grado di mutare in denaro contante un impegno di spesa. La causa è da ricercare nei feroci tagli che hanno dovuto subire in questi anni i due enti per effetto delle finanziarie “lineari” che non si sono fatto scru-

La Banca di Garanzia ha vissuto il suo momento di gloria, esaltando le capacità programmatiche dei principali protagonisti Una coltre d'oblio ha ricoperto il progetto finito nei faldoni delle opere dimenticate Ma c'è qualcuno che ancora si chiede perché e vorrebbe almeno riavere indietro i denari investiti Si tratta di pochi spiccioli se confrontati con il disastro che stiamo vivendo. Ma in questi tempi calamitosi servono anche quelli poli di cernere il grano dall’oglio ed hanno travolto le spese inutili e gli investimenti necessari per la ripartenza. A chiarimento della vicenda bisogna rilevare che le intenzioni erano buone, le prospettive concrete, l’impegno serio. A questo bisogna aggiungere che le somme accantonate erano solo virtuali, con la conseguenza che non hanno comunque rallentato l’attività dei due enti, ma hanno poi impedito che la Banca d’Italia potesse sentire il tintinnio delle monete per poter concedere l’autorizzazione all’inizio attività. Un aspetto trascurato è il peso attribuito dalla Banca d’Italia alla qualità del personale proposto alla gestione dell’ente, una valutazione assolutamente discrezionale, che essa utilizza come una tagliola. Se l’idea era buona, la proposta mostrava qualche debolezza congenita nell’eccessiva politicizzazione degli organismi in cui figuravano ottime persone, prive però della necessaria competenza tecnica e dell’autotomia di giudizio indispensabili per evitare il ripetersi degli errori che in un passato non troppo remoto ha provocato il collasso dell’intero sistema creditizio meridionale. Lo stesso difetto emerge nelle ormai numerose ispezioni della vigilanza sulle uniche superstiti banche locali. Le numerose relazioni ispettive

hanno messo in evidenza i guasti provocati da governance di istituti di credito inadeguati rispetto ai compiti che sono chiamati a svolgere, con ricadute negative sull’intera organizzazione aziendale e sulla selezione del personale. Nel caso della Banca di Garanzia, il comitato promotore costituito a febbraio di un anno fa era costituito quasi esclusivamente da politici, il presidente della Provincia, il sindaco di Cosenza, il presidente della Camera di commercio. A prescindere dalla qualità degli uomini che occupano pro-tempore quel determinato incarico, nel loro operare sono certamente condizionati dal ruolo svolto nella istituzione di appartenenza e non garantiscono la necessari autonomia e competenza. La mancata creazione della Banca ha creato un vuoto poiché mancano i supporti adeguati per poter assicurare alle imprese un flusso finanziario necessario in questo momento di crisi a sostenere il loro sforzo a restare sul mercato. La settimana scorsa è stato firmato un protocollo di intesa tra la Fincalabra e la Federazione calabrese delle Bcc con la quale si sono messi a disposizione delle imprese quaranta milioni di euro per la concessione di credito ordinario alle imprese. Il nodo dell’operazione è costituito proprio dalla scarsità delle garanzie che le aziende possono offrire, per il deterioramento dei loro bilanci, e il restringimento dei mercati per la caduta dei consumi e la difficoltà di conquistare mercati esteri. Il sistema dei confidi operanti nella regione non è in grado di dare risposte adeguate per la frantumazione degli enti, la dimensione non adeguata e la carenza dell’organizzazione. Sarebbe un risultato di grande rilevanza se il fallimento del progetto di costituzione della Banca di Garanzia si traducesse in una maggiore attenzione della politica regionale nei confronti del credito, che non è in grado di assicurare vaste clientele, sopratutto se gestito in maniera corretta e rigorosa, ma è certamente in grado di dare un grande contributo alla crescita economica del territorio. Potrebbe essere colta l’occasione di un completo riordino dei confidi con l’aggregazione di quelli esistenti per fa creazione di un organismo unitario che per dimensioni e disponibilità finanziaria sia in grado dare una risposta efficace ai bisogni delle imprese calabresi. Si avrebbe anche il vantaggio di separare in maniera molto netta la politica l’attività creditizia dall’influenza politica. o.p

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Mercoledì 4 a Roma

È l’ora di calare gli assi sul tavolo

Mercoledì 4 a Roma l’imprenditore e presidente dell’associazione Assud Andrea Guccione presenta il suo libro “Consuma meridionale”. C’è molta curiosità e c’è un gran fermento attorno a quella che si prefigura già da ora come un’operazione d’impatto anche provocatorio che finirà per incidere e non poco all’interno del dibattito sul Mezzogiorno. S’è creato cioè quel clima tipico che difficilmente poi delude le attese. Si parla di numeri importanti, inediti, con formule choc all’interno del libro. Analisi del momento attuale del Sud ma anche un colpo d’ala, geniale, virile, sorprendente per molti aspetti. La grande reazione, con numeri alla mano a forma di euro, analizzata nella prospettiva del vivere quotidiano. “Consuma meridionale” di Andrea Guccione ha tutta l’aria di essere un volume sul “rinascimento” dell’uomo del Sud. Un uomo nuovo con radici antiche. Consapevole della propria forza. Maturo. Mercoledì 4 a Roma, da Roma, ne sapremo di più...


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Non ci sono più i confini di una volta

Luzzi, “provincia” di Firenze... Quando in pochi ci credevano e quando, ancora di meno, ci puntavano sul “rottamatore” sindaco di Firenze a Luzzi la parlata fiorentina era già di casa. Già conterranea, già domestica, familiare. Un risultato eccellente dopo l’altro per l’attuale segretario nazionale del Pd confezionato su misura nel grosso centro della presila cosentina. Tra manovre di disturbatori e silenzi conniventi. Ma Luzzi, la “fiorentina” Luzzi, è andava avanti lo stesso collezionando cinque trionfi di fila per Renzi comprese primarie di tutti i livelli, parlamentarie e varie. Diciamo che da quando il sindaco di Firenze ha cominciato a fare sul serio non c’è stata occasione, a Luzzi, che non abbia trionfato. Il dato non dev’essere sfuggito allo stesso Renzi e al suo più ristretto entourage se è vero come è vero che ogni qual volta è passato da queste parti un pezzo da novanta del “cerchio magico” del sindaco non ha mancato di fare visita proprio a Luzzi. È andata così, tanto per dire, con il ministro Delrio e per la componente la segreteria nazionale Maria Elena Boschi. Se a questo si aggiunge che il giovane Flavio De Barti, luzzese purosangue e ovviamente renziano, è stato eletto nell’assemblea nazionale del partito il quadro, già chiaro di suo, diventa persino nitido. Il Pd da queste parti parla prevalentemente una sola lingua e l’elezione recente a segretario di Angelo D’Acri, figura apprezzata da tutti per moderazione ed equilibrio ma anche per lo spessore fin qui dimostrato sin dalla carriera politica universitaria, non ne è che il corollario finale. Gran cerimoniere di tutte le operazioni comprese le “visite” illustri, manco a dirlo, l’imprenditore e capogruppo comunale di opposizione Andrea Guccione, figura che si sta imponendo e non poco anche nello scenario politico non solo locale. C’è il suo timbro dietro l’lezione del segretario e di De Barti nell’assemblea nazionale e probabilmente c’è il suo timbro anche dietro la grande partecipazione di votanti alle primarie nazionali dell’8 dicembre. A Luzzi la domenica dell’Immacolata sono andati a votare 800 tra simpatizzanti e iscritti al Pd, un ottimo indice di salute per lo stato di democrazia partecipativa del Pd. Scontato, per la “fiorentina” Luzzi, il risultato, il quinto di fila trionfante per Matteo Renzi che ha totalizzato l’80% dei consensi. Ma è nell’insieme che l’operazione delle primarie ha lasciato il sapore buono in bocca. Tra partecipazio-

Quinto trionfo di fila nel grosso centro della presila per il nuovo segretario nazionale del Pd. Quando in pochi ci credevano qui si parlava già il "nuovo verbo" La domenica dell'Immacolata buona prova di partecipazione e compostezza E, ovviamente, l'80% dei consensi al sindaco...

ne, equilibrio e soprattutto documenti in regola la consultazione è andata in archivio come un gran successo complessivo per il partito. «Ottocento votanti per i due circoli di Luzzi rappresentano un risultato straordinario per la comunità intera, senza contare che avevamo chiesto un ulteriore seggio per i duemila abitanti della zona di montagna che non ci è stato poi concesso, chissà perché. Sono davvero molto contento per lo stato di salute del Partito democratico di questo importante centro del Cosentino. Domenica scorsa, giorno della festa dell’Immacolata non lo dimentichiamo, 800 votanti si sono presentati ai seggi ognuno col proprio documento, “armati” di civiltà, buon senso e due euro al seguito. Davvero una grande dimostrazione di modernità e compostezza e soprattutto di partecipazione».

Così in una nota Angelo D’Acri, segretario democratico di Luzzi, torna sul voto per le primarie nazionali di domenica del Partito democratico. «Per questo straordinario risultato in termini di democrazia partecipativa ringrazio tutti i membri del direttivo di Luzzi - continua D’Acri -, i consiglieri comunali, il capogruppo d’opposizione in consiglio comunale Andrea Guccione che tanto si è battuto, e con successo, per far eleggere un luzzese purosangue come Flavio De Barti all’interno dell’assemblea nazionale del partito». Proprio questa rinnovata “primavera luzzese” torna al centro delle riflessioni di D’Acri che non può non sottolineare come «dopo la visita graditissima a Luzzi del ministro Delrio e della componente la segreteria nazionale Maria Elena Boschi l’elezione di De Barti, in seno all’assemblea nazionale, riporta l’importante centro della Media Valle del Crati al centro della scena nazionale dopo anni di buio ed emarginazione. Segno evidente che anche i luzzesi, forse soprattutto i luzzesi, hanno una gran voglia di partecipare al processo di rinnovamento complessivo del Partito democratico e della politica italiana». Passando poi ad analizzare più nel dettaglio i risultati di Luzzi della consultazione popolare di domenica D’Acri sottolinea «che con l’80% dei consensi ottenuti Renzi si conferma abbondantemente “di casa” da queste parti. È già la quinta volta, in progressione e sempre in crescendo, che il sindaco di Firenze e ora segretario nazionale del partito sbanca a Luzzi, aumentando di turno in turno il proprio consenso. Nessun paese della Media Valle del Crati ha avuto per Renzi negli ultimi periodi i numeri che sta esibendo Luzzi di tornata in tornata. Non posso che registrare quindi con grande soddisfazione - conclude D’Acri - la voglia di partecipazione e di cambiamento che attraverso il voto per Renzi esprime la comunità di Luzzi. Che poi coincide, e non da oggi, con la linea stessa dettata dal partito locale».

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di Oreste Parise

Per sgomberare il campo a qualsiasi fraintendimento, è necessario premettere che in questa settimana si sono consumati una serie di eventi che debbono essere considerati intrinsecamente positivi. Sono pochi coloro che sono rimasti a difendere il cimitero di sepolcri imbiancati che ha occupato manu militari lo scenario politico italiano. Vi era e vi è tuttora una sentita esigenza di rinnovare la classe politica che si è resa responsabile, collegialmente e senza colpevolizzare i singoli, del più grande sfascio istituzionale, economico, sociale e morale della recente storia italiana. La seconda repubblica ha lasciato solo macerie e pochi rimpianti. Non si può che salutare con simpatia ed entusiasmo l’apparizione sullo scenario politico di personaggi come Matteo Renzi, Matteo Salvini, Angelino Alfano e Giorgia Meloni.

Da sinistra Matteo Salvini Angelino Alfano Giorgia Meloni

La carica dei Matteo Patetico il combattente Umberto nel tentativo di difendere il campo di battaglia che gli ha regalato tante emozioni a carico dei contribuente italiani chiamati a finanziare le mirabolanti imprese della family più amorale d’Italia. Abbiamo dovuto aspettare qualche decennio, ma alla fine abbiamo scoperto che il familismo amorale è forse una invenzione del Sud, ma ha messo profonde radici nella bergamasca dove ha assunto un carattere industriale, organizzato come si confà a dei bravi polentoni abituati all’efficienza. Altrettanto improbabile è la pretesa di Silvio di trasformarsi da Re Artù in cavaliere dell’Apocalisse. Fatta questa premessa, non si possono però ignorare i limiti di questo processo di rinnovamento. Intanto la questione non può essere affrontata e risolta solo su un piano generazionale. Il giovanilismo è importante per dare entusiasmo ed energia alla propria azione, ma l’esperienza e la competenza devono comunque avere un ruolo se non si vuole cadere nel difetto opposto, di una classe dirigente umorale che rincorre gli umori della gente piuttosto che seguire un modello rigoroso tanto di sviluppo che degli aggiustamenti istituzionali indispensabili per riportare sulla rotta dello sviluppo questo sciagurato paese dopo un ventennio in cui si è lasciato incantare dagli esorcismi di uno sciamano. In secondo luogo non si possono ignorare i limiti di un procedimento che tenta la legittimazione popolare di decisioni calate dall’alto, in termini tanto di selezione della classe dirigente, quanto delle proposte da attuare. I quasi tre milioni che hanno accompagnato la cavalcata trionfale di Renzi innalzandolo a pontefice massimo del Pd sono un segnale chiaro ed evidente di una voglia di partecipazione molto ampia e diffusa in tutte le aree del paese. Questo è un dato da salutare con grande entusiasmo e fornisce un formidabile assist alla classe dirigente di ricostituire il legame profondo che legava ieri la politica con la sua base. Si possono criticare i vecchi politici per il loro comportamento, ma si deve riconoscere che essi avevano un carisma personale e una legittimità che gli derivava dal rapporto diretto dovevano mantenere con il proprio elettorato. In terzo luogo non si può ignorare che l’obiettivo era quello di ricercare un segretario per un partito, e pertanto, l’allargamento della consultazione a chiunque fosse intenzionato ad andare a votare è una forzatura che stravolge il significato della consultazione e comporta in maniera quasi au-

Di Matteo non c'è solo Renzi. Anche Salvini ha lo stesso nome Entrambi neanche quarantenni, e poi Alfano la Meloni e tanti altri La carica dei giovani minaccia di spazzare via tutta la vecchia nomenklatura Ma anche il giovanilismo presenta dei rischi... tomatica che essa sia considerata una investitura automatica verso la premiership. L’immediata conseguenza è la confusione tra l’attività politica che deve svolgersi attraverso i partiti e l’occupazione delle istituzioni. I due momenti vanno tenuti distinti, poiché il cumulo di cariche non si sostanzia solo nel cavaliere e nel suo irresolubili conflitto di interessi, ma riguarda tutti. Non vi è alcun obbligo legale, ma sarebbe opportuno che il segretario nazionale di un importante partito non fosse distratto dai compiti istituzionali di un altro ente. Dovrebbe sciogliere immediatamente il nodo costituito dall’essere sindaco di una grande città come Firenze. Il compito che gli è stato demandato è quello di creare un partito ben strutturato sul territorio, in grado di disegnare un futuro per il paese facendo riferimento alla storia, alla cultura, alla tradizione della sua area di riferimento. La scelta della collocazione tra i grandi partiti della storia europea diventa un momento fondamentale, poiché sarebbe sciagurato tentare di cavalcare ancora una volta il populismo dei sondaggi, rivolgersi alla pancia del paese assecondandone gli umori, Oggi non vi sono più partiti radicati sul territorio, ma satrapie che hanno occupato il potere servendosi anche della peggiore legge elettorale che si sia saputo concepire. Una legge nata nel cilindro

magico della intellighenzia di sinistra, poiché il modello di base è stato quello della legge regionale della Toscana, inventata dai compagni. C’è voluta la spudoratezza del cavaliere per imporre a livello nazionale, ma non vi è dubbio che ha goduto di vaste simpatie nello schieramento opposto, dove ancora oggi il centralismo democratico gode di ampie simpatie. Le primarie sono delle consultazioni senza regole, inventate ad hoc per favorire la soluzione auspicata dai satrapi alla ricerca della legittimazione democratica. Il risultato è che non creano un politico, ma un personaggio che incarna il potere dietro la sua figura e lo esercitano in maniera assolutistica ed arbitraria, e questo è contrario di qualsiasi sistema democratico. Sarebbe una sciagura proseguire il ventennio berlusconiano sotto mentite spoglie e continuare con una politica populistica priva di riferimenti etico-culturali, di modelli sociali, di principi e regole che debbono prescindere dall’interprete pro-tempore. Un plauso per la celerità con cui si è proceduto alla costituzione della segreteria, tutti giovani belli e competenti. Ma bisogna ricordare che sono il prodotto di una selezione dall’alto, che non garantiscono una rappresentatività sul territorio. Quanti sono i calabresi, ad esempio, e perché non ne sono stati scelti? Certo non abbiamo una buona nomea, ma forse qualche bravo giovane alberga anche a queste latitudini, e la regione ha bisogno di una voce forte ed autorevole che manca da tanto tempo, perché è la realtà dove si materializza la maggiore arretratezza, la povertà più feroce e diffusa, la crisi più cruenta, il degrado sociale più evidente. Senza una classe dirigente rappresentativa ed autorevole, è molto difficile che la regione possa liberarsi dalla zavorra della propria rappresentazione criminale. Le primarie qui non hanno prodotto alcun cambiamento, i vecchi baroni si sono collocati strategicamente per occupare le posizioni più idonee e garantirsi un roseo futuro nelle poltrone disponibili. Neanche con il cannocchiale si riesce a vedere una nuova classe dirigente non coinvolta con il grande fallimento dell’esperienza agaziana che è stata semplicemente rimossa dalla coscienza collettiva, senza alcuna catarsi. Viva Renzi e il nuovismo renzista, ma qui c’è urgente bisogno di una nuova classe dirigente, nuova non tanto sotto l’aspetto generazionale, ma che sia dotata di autonomia di giudizio, capacità politica, rappresentatività, moralità e competenza per portare la regione fuori dalla pericola deriva del declino.


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Le eccellenze per sperare

C’è ancora una Corea da sconfiggere

Neuromed, nuove prospettive di cura per la malattia di Hungtington

Nuove prospettive di cura per la Malattia di Huntington emergono da una ricerca "targata" IRCCS Neuromed e appena pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica Human Molecular Genetics che suggerisce una possibile risposta a questa malattia rara tramite un farmaco già in commercio per la Sclerosi Multipla. La ricerca è stata condotta presso il Centro Ricerche dell'Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed dal gruppo di Neurogenetica diretto da Ferdinando Squitieri. Gli esperimenti di laboratorio hanno evidenziato che il farmaco migliora la comunicazione tra le cellule nervose (fenomeno noto come "connettività"), preserva le aree cerebrali, favorisce l'incremento cerebrale di fattori protettivi neurotrofici come alcuni gangliosidi e fattori di crescita, rallenta la progressione della malattia e prolunga in maniera significativa la vita media degli animali trattati con questo farmaco che hanno presentato performance motorie eccellenti rispetto a quelli non trattati che, al contrario, hanno manifestato la drammatica progressione di malattia attesa. Le strutture di connessione che collegano le aree cerebrali sono apparse protette dall'uso di questo farmaco che, come già sottolineato, viene prodotto con una indicazione diversa dalla Malattia di Huntington e specifica per la Sclerosi Multipla. Questa ricerca, condotta nell'ambito di un prestigioso progetto Marie Curie dell'Unione Europea, apre dunque nuovi panorami ed offre nuove speranze per combattere questa gravissima malattia rara che, ad oggi, non ha una cura.

La scheda

La corea di Huntington La malattia di Huntington è una gravissima malattia rara del sistema nervoso che coinvolge anche l’apparato muscolare. Perdita della capacità di controllo delle emozioni e delle facoltà cognitive, progressiva disabilità motoria con movimenti involontari del corpo a scatti (motivo per cui è nota anche come Còrea, ovvero danza) e difficoltà della coordinazione motoria coesistono in un quadro clinico complesso che la rende, ad oggi, priva di una cura. L’esordio della patologia, a carattere ereditario, avviene intorno ai 40-50 anni. Attualmente la MH ha una prevalenza di circa 3-7 casi per 100.000 abitanti con discendenza europea occidentale. Si stima che in Italia siano circa 6.000 le persone ammalate e 18.000 quelle a rischio di ereditare la malattia.


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Una immagine al microscopio di neuroni spinosi medi (giallo) con inclusioni nucleari (arancione) che si verificano come parte del processo della malattia

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Tana per tutti Molinari (M5s)

L’antimafia di facciata è un pericolo da disinnescare Non voglio entrare nel merito dell’operazione “Inganno”, con la quale la Dda di Reggio Calabria ha incriminato l’imprenditrice Rosy Canale con l’accusa di aver distratto i fondi assegnati all’associazione Donne di San Luca: sarà compito della magistratura fare piena luce su questa vicenda. Voglio invece analizzare un pericolo derivante da una certa aberrazione culturale tipica dei nostri tempi e cioè il trionfo dell’apparenza sui contenuti che, in questo frangente, sfocia in un’antimafia di facciata. L’immagine di una Calabria pulita e che prende le distanze dal malaffare non può prescindere dalla profonda condivisione di quest’obiettivo, una condivisione interiore spesso fondata sul sacrificio personale.

Occhio all’Antimafia parolaia Per ortuna il procuratore De Raho e i magistrati della Dda di Reggio stanno svelando le trame del perbenismo. Ma che sofferenza dover assistere al crollo di figure che avevano infuso speranza Da tempo vado denunziando che la ‘ndrangheta ha assunto la veste del perbenismo e dell’antimafia parolaia al fine di poter continuare a pervadere tutti i gangli vitali delle nostre comunità. Fortunatamente il procuratore Cafiero De Raho, insieme agli altri magistrati della Dda di Reggio Calabria, con i vari provvedimenti giudiziari stanno svelando cosa si celi effettivamente sotto la veste del perbenismo e dell’antimafia parolaia. L’operazione “Insula” condotta dalla Dda di Catanzaro che nei giorni scorsi ha coinvolto, insieme agli uomini della cosca Arena, Carolina Girasole, ex sindaco del Comune di Isola Capo Rizzuto, e l’odierna operazione “Inganno”, condotta dalla Dda di Reggio Calabria, che ha coinvolto Sebastiano Giorgi, ex sindaco del Comune di San Luca e Rosy Canale, presidente del movimento “Donne di San Luca”, rivelano come l’an-

timafia parolaia di fatto serva a creare quella coltre di “finta legalità” sotto la quale si agisce favorendo un sistema di malaffare che vede intrecciarsi la cattiva politica, l’economia illegale e la ‘ndrangheta. Crea sofferenza dover assistere al crollo di figure che avevano infuso speranza sul contrasto alla criminalità organizzata; crea sofferenza e dolore vedere così annullato il tributo di sangue offerto dalle numerose vittime di mafia; crea sbigottimento pensare che diventa sempre più difficile dare fiducia a coloro che vanno ad amministrare le nostre comunità chiedendo il tributo dei malavitosi. Basta con le targhe e le pillole antindrangheta! Basta con i finanziamenti elargiti per creare sviluppo, ma dirottati per il proprio benessere! Al bando tutti coloro che inquinano il nostro territorio navigando nell’illegalità! Diciamo basta a rappresentanti di pubbliche amministrazioni che partecipano a convegni o rilasciano pubbliche interviste cercando di sminuire la bontà di alcune norme antimafia, quale lo scioglimento dei consigli comunali per infiltrazione mafiosa. Teniamo lontani dalla politica tutti coloro che anche solo con atti amministrativi sono stati coinvolti nella cattiva gestione della cosa pubblica, favorendo il potere mafioso. Dubitiamo di quelle associazioni che nascono solo per attingere ai finanziamenti pubblici. Serve legalità, trasparenza e responsabilità! Angela Napoli presidente associazione “Risveglio ideale”

Questa vicenda - come altre simili che portano a scoprire interessi personali in dolorose vicende collettive - crea un clima d’incertezza dove i confini tra il bene ed il male perdono nettezza, favorendo quest’ultimo, nella delusione. Occorre avere punti di riferimento, nella costellazione dei valori dell’associazionismo antimafia, certi e fondati sulla passione civile, senza indulgere nella rassegnazione quando fanno capolino gli interessi privati e sospettando sempre l’eccesso di presenzialismo, tipico di altri campi della società civile. Non basta la presenza dello Stato, ravvisabile nel lavoro felicemente portato a termine dalle forze dell’ordine e dagli inquirenti, è necessaro l’apporto della società civile e di tutti i cittadini. La cultura della legalità parte dalla diffusione della cultura tout court: il mafioso è spaventato più dalle aule scolastiche che da quelle di un tribunale. Il fenomeno mafioso si combatte distanti da passerelle, che - pur catalizzando l’attenzione - rischiano di consegnarci un’immagine patinata e non realistica di questa battaglia, quasi da spot pubblicitario per il quale occorre pagare ; la vera guerra si combatte in trincea, in silenzio e - spesso - sotto traccia. Le cose troppo vistose distraggono dall’essenziale, facendo dimenticare di come la realtà dei fatti sia intrisa del potere mafioso e del malaffare. Compito del Movimento 5 Stelle sarà quello di aiutare a ristabilire un nuovo sentire nel Meridione per dare vita ad un nuovo corso per questa terra e per la Calabria, speriamo definitivo. Non dobbiamo aver bisogno di eroi e non dobbiamo aver bisogno di martiri : servono cittadini attivi che alzano la testa per controllare l’operato di una classe dirigente infedele e, al contempo, per arginare il fenomeno mafioso. Solo così allontaneremo, dalla cerchia sociale e culturale meridionale, queste malattie che stanno distruggendo la nostra società. Mai come oggi serve una nuova etica all’interno dello Stato e non potrà essere né un marchio né un’etichetta a certificarlo ma solo un comportamento concreto.

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Mezzoeuro Forconi, le voci della protesta

Fame allo svincolo Cosenza Nord, la protesta del 9 dicembre: bandiere e violenza restano a casa Le uniche bandiere a sventolare sono state quelle del Cosenza Calcio, anche se qua e là è spuntato il volto di più di un attivista pentastellato A proposito di Grillo, qui la situazione con le forze dell'ordine è stata tranquilla, gli agenti hanno vigilato sull'andamento pacifico della manifestazione e dialogato senza sosta con manifestanti e automobilisti

di Francesco Fotia

Allo svincolo autostradale di Cosenza Nord, nei giorni di protesta iniziati il 9 dicembre, la circolazione non è mai stata veramente paralizzata, né si sono verificati i tanti temuti blocchi permanen-

ti che avevano comunque portato, nelle primissime ore di manifestazione, all’assalto dei distributori di carburante di Cosenza e provincia, e provocato così un quasi totale e rapidissimo esaurimento scorte. La mobilitazione, piuttosto, seppur facilitata dal numero non troppo elevato degli ade-

Dall’alto: uno degli striscioni affissi; Salvatore Brogno; una delle code a Cosenza Nord Nel box accanto alcuni dei manifestanti


Sabato 14 Dicembre 2013

Mezzoeuro Mezzoeuro Forconi, le voci della protesta

Le “voci” della protesta nata nel Meridione...

renti, in questo angolo di Mezzogiorno ha mirato ad informare l’opinione pubblica sul perché del dissenso, attraverso il dialogo, la distribuzione di volantini agli automobilisti in coda e l’intonazione di slogan decisamente forti e chiari, concentrati contro l’austerity e il Parlamento, definito “illegittimo” a seguito della nota sentenza della Corte Costituzionale, che ha dichiarato “parzialmente anticostituzionale” l’attuale legge elettorale, relativamente al premio di maggioranza e all’impossibilità di esprimere preferenze. I protagonisti sono appartenenti a diversi movimenti, quello, più famoso, dei “Forconi”, ma anche “Dignità sociale”, “Life”; alcuni sono autotrasportatori, diversi i lavoratori precari e i pensionati. Ci sono anche dei giovani, anzi dei giovanissimi, che hanno manifestato la propria preoccupazione per il proprio avvenire ma, sorpresa, erano studenti delle scuole superiori: un gruppo sparuto, ma più “partecipativo” di quello degli iscritti alla vicinissima Università della Calabria, praticamente non pervenuti; collettivi e movimenti studenteschi sono rimasti tra i cubi. Non ci sono state neanche, come da richieste del coordinamento nazionale, sigle di partito né di sindacato. Le uniche bandiere a sventolare sono state quelle del Cosenza Calcio, anche se qua e là è spuntato il volto di più di un attivista pentastellato. A proposito di Grillo, qui la situazione con le forze dell’ordine è stata tranquilla: gli agenti hanno vigilato sull’andamento pacifico della manifestazione e dialogato senza sosta con manifestanti e automobilisti. Dei caschi, insomma, non c’è mai stato bisogno, anche perché i dimostranti, come richiesto, nel corso delle nottate hanno sciolto il blocco. Qualcuno ha confessato che sono stati diversi gli agenti che hanno privatamente manifestato la propria solidarietà ai movimenti, altri invece hanno raccontato che alcuni degli attivisti “più in vista”, in questi giorni di tensione, non sono riusciti ad accedere ai rispettivi account Facebook, e che alcune delle loro linee telefoniche private hanno subito guasti, definiti “alquanto sospetti”. Il traffico, dicevamo, è stato bloccato solo a tratti: si è sentito qualche clacson isolato risuonare, qualcuno ha chiesto che cosa stesse succedendo, in pochissimi hanno accolto la richiesta degli aderenti al coordinamento di scendere dall’auto e di unirsi a loro. Una giovane in Mini Cooper, innervosita dal blocco, insulta i manifestanti che lasciano correre. Tra i pochi casi di disapprovazione del blocco.

Ecco cosa vuole chi c’era a Cosenza Nord

Non sono stati in molti a schierarsi all’ingresso autostradale di Cosenza Nord. Chi c’era ha diverse idee sul perché della poca confluenza dei cosentini, ma per molti la scarsa partecipazione di cittadini e studenti è un dato che rattrista. Rosanna è tra le manifestanti che “ci hanno messo la faccia”, con un cartellone fra le mani ha spiegato cosa la spinge è stare lì: «Sono qui perché non ho lavoro, i miei figli non ce l’hanno, non avrò una pensione e forse non l’avranno nemmeno loro. Ho incominciato a lavorare qui quando avevo quattordici anni, ma sono stata costretta a farlo sempre a nero. Sono nata in Germania, - racconta - il paese dove un tempo era tutto diritti e doveri, e dove oggi invece si lavoro anche dieci ore al giorno per seicento euro al mese. Voglio che sia chiaro che qui non siamo né di destra né di sinistra, anche se personalmente credo ci voglia qualcuno che prenda per mano il Paese». Anche Anna, tra le pochissime studentesse, manifesta e fa volantinaggio fra le auto costrette al fermo, e anche lei, che vive a Rossano e ha la mamma emiliana, prova una sorta di «amarezza per l’indifferenza dei più». Come Rosanna, tiene a dire che non rappresenta nulla, nessun partito, è qui solo per sé stessa. Nella vita lavora, quando può, a nero, è iscritta a Giurisprudenza, che definisce «la più inutile delle facoltà» e sostiene che «gli studenti non sono qui tra noi perché ancora stanno bene. Non hanno ancora sentito la devastazione perché sono a carico di mamma e papà, che in qualche modo ancora riescono a mantenerli. Ma non durerà per sempre. In questo momento - commenta - i miei coetanei sono atrofizzati, dalla televisione, ma anche da internet, che usano per passare il tempo anziché come prezioso strumento di informazione e approfondimento». Nonostante la percezione negativa dei nostri tempi, Anna però crede ancora nella Calabria e nelle sue possibilità, «se la classe politica si rendesse conto - dice - che la regione potrebbe avere una crescita incredibile, se solo si decidesse di investire nelle infrastrutture, nei servizi e, soprattutto, nel turismo. Per fare questo però, oltre alla volontà della classe dirigente serve anche un’Europa diversa, un’Europa “dei popoli”. Non sono una scissionista - sottolinea - ma non voglio vivere in un’Italia “commissariata” dove, da ormai due anni, a governarci è un presidente del Consiglio, prima Monti poi Letta, non eletto dagli italiani». Francesco, non più ventenne non ancora trentenne protesta convinto e «contento, nonostante - racconta - per farlo ha dovuto rinunciare ad aiutare suo padre nella ditta di famiglia. Sono tra i pochi fortunati che, in un modo o nell’altro, un lavoro ce l’ha ancora nonostante le tasse stiano piegando anche la nostra impresa. Io sono qui a gridare e protestare anche per coloro i quali non hanno ancora ben capito a quale futuro stanno andando incontro. Come i tanti studenti che vediamo seduti all’interno dei pullman che fermiamo: la maggior parte di loro, con il pezzo di carta tra le mani non troverà altro che call center e precariato ad aspettarli». Tra i più attivi, megafono in mano e cappellino col simbolo dei forconi, tra le automobili ferme è Salvatore Brogno, cosentino in pensione, ma combattivo abbastanza da essere tra i coordinatori nazionale del coordinamento nazionale 9 dicembre. Brosal, come lo conoscono sul web, tuona contro la Bce, l’Europa e l’atteggiamento disinteressato degli studenti, promettendo la prosecuzione della manifestazione, qui o altrove, almeno «fino a quando il governo e il parlamento non accetteranno le nostre richieste: andare tutti a casa». A chi gli domanda perché gli automobilisti dovrebbero scendere al fianco dei manifestanti, risponde che ce ne sono diversi: «I parlamentari non sono eletti, sono semplicemente nominati dai partiti. Ci hanno messo quasi dieci anni per arrivare a dire che il porcellum era incostituzionale, ma adesso è il momento di prendere atto di questo dato di fatto. La gente - prosegue - deve inoltre unirsi a noi contro l’Europa che, con trattati come quello di Maastricht e Lisbona, ci sta togliendo la sovranità territoriale e quella politica, dopo averci tolto quella monetaria, di cui dobbiamo immediatamente riappropriarci. Stanno distruggendo i nostri confini e stuprando il nostro futuro: ecco perché la gente dovrebbe partecipare in massa, unendosi a una protesta tutta italiana ma che è nata dal sud e che abbiamo impiegato anni a organizzare e promuovere. Una manifestazione che, - conclude - come tutti hanno avuto modo di vedere, è stata assolutamente pacifica e democratica. I pochi tafferugli avvenuti in qualche altra zona dell’Italia sono dovuti a un ristretto gruppo di minoranze violente, che non ho problemi a definire “deficienti” e che il movimento tutto deve isolare».

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Sabato 14 Dicembre 2013

Scoppia lo schermo di Giuseppe Aprile

La moralizzazione della nostra vita è oramai centrale obiettivo del nostro lavoro sociale. C’è troppo disorientamento che sta portando a confondere l’utile con il dilettevole, “il sacro con il profano”. Ci sta, però, dimostrando che c’è grande coscienza che in questo paese si precipita sempre di più nel baratro del non ritorno proprio per responsabilità di gran parte della classe politica e di chi comanda i nostri mercati dove l’economia ha il sopravvento sui valori di altra natura. (l’umana, per esempio). È ora di intervenire sui problemi ma non per costruire trasmissione e talk show che, tranne le poche eccezioni, finiscono per confondere le idee, creare spettacolo senza finalità giuste, costringere la gente a non capirci più niente nemmeno quando le cose sono altrimenti chiare. Sorge necessario identificare tempi e questioni su cui, invece di perdere ulteriormente tempo, serve prendere provvedimenti immediati.

Nelle nostre case entri l’informazione e mai la corruzione. Aborrire tv-spazzatura e bandire il porno in internet"

Oggi ripropongo il grande problema delle invasioni, nelle nostre case, di tutte quelle porcherie che tramite internet, televisioni incontrollate, mezzi di comunicazione cosiddette moderne che non riusciamo nemmeno ad identificare con proprio nome e cognome, di faccende assai deleterie che minano alla base la moralità e l’etica delle nostre famiglie, e fanno passare per passatempi comunicazioni assai rovinose della nostra mentalità e della nostra religione e della nostra morale. Pornografia per tutti i gusti, notiziari pieni di cose che nulla hanno a che ve-

La televisione che ci divora dere con la logica delle comunicazioni dove la comunicazione è materia di crescita sociale e non fatto fine a se stesso, magari per turbare ulteriormente la pubblica opinione. I nostri pc sono usati troppo a scopo di deviare la gente dai suoi problemi, creare e soddisfare curiosità ovvie, compromettere ogni forma di reazione a cose diseducative, corruttrici dei costumi della nostra storia, mettendo prodotti, come su un mercato, prodotti il cui scopo è in contrario di quello che dovrebbe essere lo strumento comunicativo quando è attuato da giusto giornalismo e giusta editoria. La televisione, la radio, internet, i computer, il telefonino non possono più essere lasciati nelle mani gestionali di chi non ha remore nel turbare famiglie e ingenua pubblica opinione. Che senso ha che in tutte le ore di notte e di giorno più volte e in tempi diversi sperimentato - apri il computer con la voglia di sapere e di studiare e ti trovi con pornografia per tutte le razze, comunicazioni al solo scopo di corrompere la gente, trasmissioni senza altro scopo che quello di corrompere, cambiare i connotati alle nostre certezze ed alle nostre migliori credenze, far giungere alle nostre famiglie ragioni che creano sicuramente negatività ed ai nostri figli, ed a noi stessi, immagini che per molto tempo, magari senti siano utili analizzare, salvo poi accorgerti che sono solo corruzione, fustigazione dei costumi, corruzione di massa. Altro che modernità e nuove ragioni di conoscenza! È alla fonte che va affrontato il problema. La corruzione non avviene quando il tutto è nelle nostre case. Avviene quando si fab-

brica questo strumento di mostruosa indegnità, quando lo si consente di entrare nelle nostre case, di notte e di giorno, quando si fabbricano questi strumenti che richiedono voglie assai negative e diseducative. C’è un grande commercio di film porno, di film diseducativi, di fenomeni mafiosi in grande stile, di una filmografia dove la morte e l’obbrobrio sono porte a piene mani e senza limiti. Lo stesso deve dirsi per trasmissioni altrettanto brutte come quelle che spesso ci vengono elargite dai signori che popolano le trasmissioni dei balletti tra perdigiorno e anziani che vivono l’isolamento del nulla, dei corteggiamenti da parte di stravecchi che farebbero meglio a dedicarsi alle proprie età. Ciò dico anche se so che a quel tipo di trasmissioni si dedicano persone anziane che non hanno famiglia, sempre falliti nella propria vita, privi di una famiglia a cui dover dare conto di quello che fanno. Giovani che fanno l’amore in diretta senza ritegno alcuno, amanti traditori della propria famiglia e della propria donna, il cui privato è sconosciuto e dopo la trasmissione nessuno vede più e nessuno pensa, ma che nell’intento ha dato spettacolo amaro che nemmeno i piccoli di casa possono evitare. Si tratta di corruzione che va colpita alla base, se si vuole. Se non si colpisce è come per la politica che da una parte vede militanti di partiti, par-

lamentari, consiglieri vari che vivono e ridono, partecipano sempre sorridenti e dall’altra la società vera, quelle che vive di stenti, che è lasciata di disoccupati, che sente sempre parlare del potere delle banche e che nessuno mai pensa di abbattere. Non serve salvare gli interessi dei corruttori tramite pellicole eloquenti di brutti e bassi valori e col fine di mortificare i componenti delle nostre famiglie. L’unico modo per difendere la moralità pubblica è di impedire l’entrata di notizie e visioni di indegna devianza, è l’impedire che tanti soggetti entrino nelle nostre case con i loro prodotti, le loro visioni dietro cui si nascondono sempre più secondi fini; che hanno finalità che vanno davvero oltre l’immediata idea che si viene fatta. Non tanto la radio, ma sicuramente tanto il mezzo di visione, pc, tv private (ma anche altre a volte), trasmettitori di film su cui punta molto la pubblicità, i contratti di pubblicità che richiedono aderenti, interessati, pubblico, denaro, sono peggio della pornografia per strada che ha oramai invaso angoli essenziali di tante città ad ampia popolazione. Non serve fermarsi, assistere al crescere dei fenomeni brutali. Serve prevenire, impedire l’entrata del fenomeno che poi non riusciamo più a combattere, una volta che prende piede e invade le nostre case e s’impossessa e devia e tenta di provocare i gusti. C’è tanta gente che lamenta trasmissioni balorde, dette spazzatura, ma ci sono pochi che difendono i loro occhi ed i loro gusti. La legge, in questo paese, è la cosa da riformare maggiormente. Nulla, ovviamente, contro il privato personale di ognuno. Ma il privato non deve sconfinare nel pubblico. Spesso si confonde il corrotto con il corruttore, il mafioso con l’innocente, chi combatte per la pace al contrario di chi cerca e fa la guerra. Forse la confusione di ruoli, per cui abbiamo sempre pagato duri prezzi, ancora non si vuole assumere come problema centrale e da abbattere immediatamente al fine di garantire la tranquillità e l’incolumità delle famiglie. C’è disorientamento nelle nostre case, c’è poca certezza di giusto nel nostro pensiero. La menzogna sembra si sia impadronita della morale pubblica. Si prenda una decisione nuova, che impedisca l’entrata nelle nostre case di materia illogica, poco formativa, per niente educativa. Molti mezzi di comunicazione viaggiano a proprio interesse e secondo un proprio fine. La gente ha bisogno anche di questa grande difesa, prima che dilaghi il male. E anche qui, diciamo come in altre circostanze, puntando a sanare più oltre che a colpire i responsabili della corruzione e del cattivo mercanteggiare di strumenti e mezzi per depistare i giusti dalle loro strade sperimentate. È troppa la confusione in piedi tra legalità e giustizia, tra giusto per legge e giusto di fatto. Vogliamo combattere il male? E facciamolo, non limitiamoci al dire o a fingere. Da tempo conduciamo con grande efficacia la lotta ai mali di cui parliamo oggi. Mai, ovviamente, per fare i giustizieri del male ma, ovviamente, per prevenire, identificare il male e le sue origini, sapere che il primo passo per colpire i mali della droga, sono per impedire il suoi commerci. Evitare i trafficanti del male, vuol dire evitare la presenza e la loro attività.

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Sabato 14 Dicembre 2013

Mezzoeuro

Rubrica a cura dell’Ente di Patronato e di Assistenza sociale Epas-Fna (Federazione nazionale agricoltura)

IN COLLABORAZIONE CON

SEDI ZONALI ALTOMONTE FRANCAVILLA MARITTIMA PRAIA A MARE SCALEA

C.DA PANTALEO, 7/A VIA MAZZINI, 64 VIA TRIESTE, 20 VIA FIUME LAO, 253

0981/946193 0981/992322 0985/777812 0985/90394

SEDI COMUNALI ACRI ALTOMONTE BELVEDERE MARITTIMO CASTROVILLARI CERCHIARA DI CALABRIA CETRARO COSENZA FAGNANO CASTELLO GRISOLIA LAUROPOLI DI CASSANO IONIO MALVITO MOTTAFOLLONE PAOLA SAN MARCO ARGENTANO SCALO SAN SOSTI SANTA MARIA DEL CEDRO SARACENA SARTANO DI TORANO CASTELLO SPEZZANO ALBANESE TERRANOVA DA SIBARI TREBISACCE VILLAPIANA LIDO VILLAPIANA LIDO

VIA DUGLIA, 486 VIA SAN FRANCESCO, 62 VIA GIOVANNI GROSSI, 33 C/O STUDIO LEGALE CORDASCO VIALE PADRE F. RUSSO CONTRADA PIANA VIA G. DE GIACOMO, 4 VIA DE RADA, 24 VIA SAN SEBASTIANO CORR. BELLUSCI ANGELO PIAZZA CAPOLANZA, 8 CONTRADA VADITARI CORR. BORRELLI ANTONIETTA VIA NAZIONALE, 134 C/O CEDEFIN VIA ALCIDE DE GASPERI C/O STUDIO PERRONE-NOVELLO VIA PIANO DELLA FIERA, 14 VIA SAN MICHELE, 10 PIAZZA XX SETTEMBRE, 21 CORSO UMBERTO I PIAZZA DELLA REPUBBLICA, 49 CORSO MARGHERITA, 365 VIA PARIGI, 16 VIA DELLE AZALEE C/O STUDIO MELITO VIA DELLE ROSE, 28 C/O TEAM SERVICE

333/9833586 0981/948202 0985/84661 0981/483366

0982/999654 349/5842008 346/8569600 347/9433893 0981/70014 349/5438714 0982/621429 346/8569600 0981/60118 0985/5486 340/9692335 0984/521251 345/1337465 0981/956320 0981/51662 0981/56414 0981/56423

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Sabato 14 Dicembre 2013

Rubrica a cura dell’Ente di Patronato e di Assistenza sociale Epas-Fna (Federazione nazionale agricoltura)

Informati sull’invalidità Ad Altomonte corso di formazione tenuto dal gruppo “Acquario” Presenzierà il presidente nazionale Unic Mario Smurra

Si svolgerà ad Altomonte (Cs) giovedì 19 dicembre alle ore 14,30, presso la sede territoriale della Federazione nazionale agricoltura sita in Contrada Pantaleo, il corso di formazione sulla “Invalidità civile”. L’intenzione degli organizzatori è quello di formare i propri operatori sul territorio sulla tematica sempre più complessa che riguarda le invalidità civili, le domande, la documentazione, i requisiti, la predisposizione delle pratiche; ma anche le visite, il contenzioso, le lungaggini burocratiche, la vertenzialità che bisogna produrre con molte sedi per evitare che si ripetano i tanti casi di riconoscimento con ritardi enormi o, addirittura, post-mortem. Proprio per affrontare queste problematiche con più efficienza e professionalità, che sono diventati oramai le caratteristiche che fanno crescere la Fna e il patronato Epas, la Federazione nazionale ha fondato l’associazione Unic (Unione nazionale invalidi civili), di cui è presidente nazionale Mario Smurra, che presenzierà e concluderà i lavori del corso. La relazione introduttiva sarà tenuta dall’esperto in materia previdenziale e assistenziale e responsabile territoriale Franco Pignataro. Il corso, al quale parteciperà il responsabile territoriale Snap Franco De Rosa, sarà presieduto da Leone Cazzolato, responsabile del Tirreno cosentino del patronato Epas per il gruppo “Acquario”, nome che si è dato il gruppo che fa capo alla sede territoriale di Altomonte e che è in crescita organizzativa continua. La Fna territoriale, anche con questo evento, vuole continuare nel progetto della qualificazione del proprio personale per rispondere meglio e con grande professionalità alla domanda sempre più articolata che viene dall’utenza, dai propri assistiti. Infine, l’iniziativa, che ricade a ridosso delle festività natalizie, sarà l’occasione per fare gli auguri ai dirigenti, operatori e tutti gli addetti ai lavori del gruppo “Acquario” della Federazione nazionale agricoltura. Fna - Federazione nazionale agricoltura sede territoriale di Altomonte

“ GRUPPO ACQUARIO ”

_____________________________________ CORSO DI FORMAZIONE SU “ INVALIDITA’ CIVILE ” ALTOMONTE – 19 DICEMBRE 2013 ORE 14,30

Presiede

LEONE CAZZOLATO Responsabile Tirreno Cosentino Patronato EPAS

Relazione Introduttiva

FRANCO PIGNATARO Responsabile Territoriale Patronato EPAS

Partecipa

FRANCESCO DE ROSA Responsabile Territoriale SNAP - FNA

Conclude

MARIO SMURRA Presidente Nazionale UNIC Unione Nazionale Invalidi Civili

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Sabato 14 Dicembre 2013

Cercansi politiche ambientali

Territorio senza pace di Giovanni Perri

Negli ultimi anni le problematiche ambientali connesse all’abbandono, al dissesto idro-geologico, alla prevenzione e lotta contro gli incendi, al degrado del territorio hanno offerto diverse input ed occasioni a studiosi, tecnici, politici ed amministratori per dibattere ed evidenziare la complessità progettuale di tali questioni, per le cui soluzioni vengono spesso invocati e reclamati gli interventi dell’autorità giudiziaria. La riqualificazione ambientale e l’assetto idrogeologico del territorio si propongono finalità volte a superare le emergenze attraverso la prevenzione delle frane, alluvioni, erosioni ed incendi dei versanti collinari, con particolare attenzione di quelli non coltivati, degradati e abbandonati che diversamente deturpano il paesaggio e rendono invivibile l’ambiente. Per evitare ciò vengono attivate necessarie iniziative mirate ad attenuare la franosità dei terreni in pendio, particolarmente di quelli sciolti mediante opportuni ed organici interventi di forestazione boschiva protettiva, di rinaturalizzazione dei luoghi con mirati interventi di ingegneria naturalistica. Sono perciò necessarie opere di protezione del territorio dal rischio idro-geologico, unitamente alla razionale regimazione delle acque piovane, mediante una attenta politica di assetto del territorio, finalizzata a ridurre la quota di ruscellamento dell’acque piovane superficiali e sottosuperficiali. La protezione dell’ambiente rurale è perciò necessaria per consentire un razionale assetto territoriale, unitamente ad una altrettanto opportuna valorizzazione degli spazi verdi per le attività del tempo libero. In detto contesto si giustificano pienamente i piani delle aree rurali che dovranno perseguire obiet-

La riqualificazione ambientale e l'assetto idrogeologico del territorio si propongono finalità volte a superare le emergenze attraverso la prevenzione di frane, alluvioni, erosioni e incendi dei versanti collinari, con particolare attenzione di quelli non coltivati, degradati e abbandonati che diversamente deturpano il paesaggio e rendono invivibile l'ambiente tivi di conservazione, tutela e salvaguardia delle risorse naturalistiche e ambientali con iniziative progettuali innovative finalizzate a tutelare,valorizzare e implementare la funzionalità ecologica del territorio. Le pratiche agricole razionali, infatti, riducono notevolmente l’erosione ed impediscono in maniera naturale ed efficace il dissesto e l’impoverimento dei territori. Negli ultimi anni l’evoluzione tecnica rapida e senza controllo, unita ai mu-

tamenti economici e sociali ed il massiccio intervento pubblico, hanno finito con lo stravolgere le modalità di utilizzo del territorio. Per frenare ed invertire questa tendenza, l’Unione europea ha predisposto regolamenti e misure finalizzate a favorire interventi di forestazione, di riqualificazione ambientale ed in generale mirati interventi nelle aree protette con lo scopo di aumentare la copertura del manto vegetale a beneficio della salvaguardia del territorio. Tutto ciò diventa prioritario nelle aree a forte pendenza per ridurre i fenomeni erosivi soprattutto nei periodi autunnali ed invernali, caratterizzati da intensa piovosità ed estremi climatici sfavorevoli, in considerazione dell’effetto positivo che svolgono le superfici boscate e pascolative. Il manto vegetale, infatti, riduce notevolmente le portate e la velocità dei deflussi idrici superficiali, svolgendo un’azione di salvaguardia e di forte contrasto rispetto alla erosione dei suoli, soprattutto in quelli sciolti e sabbiosi. Inoltre il fogliame e la biomassa depositati al suolo contribuiscono a rallentare la velocità di ruscellamento delle acque piovane e quindi a ridurre e trattenere notevolmente il trasporto di materiale terroso da monte verso valle, perseguendo in tal modo una valida ed attiva politica di assetto territoriale. È perciò importante intervenire con interventi vegetazionali, finalizzati a contenere il ruscellamento delle acque superficiali e rallentare il trasporto del materiale solido verso valle. In definitiva le politiche di riqualificazione ambientale dovranno essere coniugate con la programmazione urbanistica e territoriale, tenendo nel debito conto gli interventi e la prevenzione del rischio e l’aggressività climatica che devono essere sempre valutate attentamente con una visione ed ottica multidisciplinare, ovverosia in un contesto più ampio e globale, per creare così migliori condizioni di sviluppo, di sicurezza ambientale a beneficio dell’intera collettività calabrese. agronomogperri@virgilio.it

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