Anno 38 - 1 Novembre 2014 - Numero 44
Settimanale indipendente di informazione
euro 0,50
Per internet veloce, nei nostri istituti, soldi al rallentatore Mentre i cornicioni non ci mettono molto a cadere giù IN ETÀ NORMANNA
IMPEGNO SOCIALE DELLA CHIESA
CIAK SPECIALI
Monasteri rurali nel Tirreno cosentino
Alla luce dell’Evangelii gaudium
Cinema territorio e solidarietà
di Pietro De Leo
Santa Maria di Valle Josaphat o delle Fosse nel distretto di Paola
di Pierfrancesco Greco
Nunnari ha aperto il nuovo anno accademico dell’Issr a Cosenza
Al cineteatro “Tieri” la vita di Moscati
II
sabato 1 novembre 2014
Pagine aperte al futuro Boom di adesioni anche quest'anno al progetto Travel game la cultura della lettura
Leggere
Un gioco da ragazzi
Boom di adesioni anche quest’anno al progetto Travel game la cultura della lettura che ha visto ancora una volta protagoniste le scuole che da ogni angolo della Calabria hanno popolato il Tropea Festival Leggere & Scrivere, una kermesse giunta alla sua terza edizione con numerosissimi incontri, dibattiti, focus, approfondimenti, itinerari e molto altro sui temi della lettura e scrittura nell’epoca dei nativi digitali. Nella giornata inaugurale non sono mancati a questo prestigioso appuntamento gli studenti della V F, IV G, e IV F del liceo classico P Galluppi di Catanzaro accompagnati dalla dirigente Elena De Filippis e dai loro docenti Margherita Toraldo, collaboratrice del dirigente, e la professoressa di storia e filosofia Maria Perricelli. Parlando di scuole e lettura non poteva mancare il progetto Gutenberg giunto alla tredicesima edizione che nella giornata inaugurale, è stato presentato presso il palazzo Gagliardi a Vibo Valentia. «Si tratta di una fiera del libro - ha spiegato la dirigente De Filippis -, sostenuta dall’Ufficio scolastico regionale e dall’assessorato alla Cultura della Regione Calabria, con il patrocinio della Provincia e del Comune di Catanzaro, della Camera di Commercio e da aziende private». «Riprendendo il filo d’oro delle precedenti edizioni chiameremo ancora a raccolta, per 5 intense giornate nel mese di maggio, storici, filosofi, scienziati, antichisti, linguisti, scrittori, romanzieri, critici ed autori prestigiosi, che svilupperanno, ognuno dal proprio osservatorio il tema dell’anno 2015: “Sguardi”». «Il Tropea Festival della letteratura si conferma - ha proseguito la dirigente - uno degli appuntamenti più significativi per la cultura e la scuola calabrese. Il nostro liceo ha partecipato con entusiasmo alla giornata inaugurale tutt’altro che rituale: l’esordio dell’evento è sta-
Ancora una volta protagoniste le scuole che da ogni angolo della Calabria hanno popolato il Tropea festival “Leggere & Scrivere” Nella giornata inaugurale gli studenti della V F, IV G, e IV F del liceo classico P “Galluppi di Catanzaro”
to rappresentato dal vibrante appello alla diffusione della lettura e della scrittura dell’assessore Mario Caligiuri, il quale ha con tenacia ed intelligenza promosso, attraverso iniziative mirate, il potenziamento del numero dei lettori di ogni età». «Molto apprezzato dagli studenti l’intervento di Romano Montroni che ha elogiato l’impegno della Calabria intera in questo delicato settore dell’educazione e della formazione giovanile. Abbiamo seguito, poi, con grande interesse l’intervento lucido e essenziale di Remo Bodei, un filosofo di straordinaria lungimiranza sul tema: “Immaginare altre vite”. Il professore è riuscito a raggiungere la mente ed il cuore degli astanti con un linguaggio forbito ma essenziale, veicolo di una visione della vita e del mondo che apre nuovi orizzonti: l’immaginario, inteso come rappresentazione creativa del reale, si traduce in una concreta speranza di edificazione e di futuro per i nostri alunni». «Dalla bellezza delle parole ci si è poi incamminati - ha concluso Elena De Filippis - verso la visione di uno straordinario sito: il castello che domina la città di Vico Valentia che rappresenta uno dei luoghi che coniuga la memoria storica e archeologica con un panorama di un incanto struggente: dalla sommità dei torrioni i ragazzi hanno potuto godere dei vari volti della Calabria, dalle colline ubertose delle Serre alla costa degli Dei». Sempre il 21 ottobre l’associazione culturale “La Movida” ha presentato ufficialmente la terza edizione del progetto culturale “Travel game. Le scuole calabresi in vetrina al Salone internazionale del libro di Torino”: «Un nuovo appuntamento con la lettura per le scuole programmato a maggio 2015 - ha spiegato la presidente Rita Macrì - in un contesto dove gli alunni potranno socializzare e visitare l’ incantevole museo egizio, il palazzo reale, la Venaria reale, partecipando ad un evento unico che da due anni vede la presenza a Torino di oltre 1000 studenti provenienti da tutta la Calabria all’interno del Villaggio olimpico di Bardonecchia. Nella passata edizione, nel teatro interno alla struttura del villaggio, gli studenti hanno potuto incontrare l’autore Mimmo Gangemi e Beppe Braida e si sono confrontati in un concorso sul percorso di viaggio».
sabato 1 novembre 2014
Scuola e internet La dirigente dell'istituto comprensivo Falcomatà-Archi di Reggio Calabria, Serafina Corrado intervistata su "Restate scomodi" di Radio 1
Banda larga tasche piccole
«Se l’eccellente fisico Enzo Valente direttore del Garr, avesse rivolto l’invito alla nostra scuola di potersi connettere alla super-rete in fibra ottica della ricerca scientifica in Italia, avrei accettato subito di verificare insieme la fattibilità dell’iniziativa. Ma si deve sempre tenere conto che soprattutto al Sud, i fondi di una scuola sono spesso esigui. Per mia prassi, allora, dico che se l’attività è interessante i soldi si troveranno. Si deve pensare con ottimismo perché investire sui ragazzi è fondamentale. E il dotare le scuole degli strumenti Ict è un grande investimento. Facilitare i ragazzi all’accesso multimediale significa introdurli efficacemente nei nuovi saperi realizzati con le tecnologie digitali». È quanto ha affermato la dirigente dell’istituto comprensivo “Falcomatà-Archi” di Reggio Calabria, Serafina Corrado, nell’intervista data a Francesco Graziano e Noemi Giunta, i due conduttori di “Restate scomodi” di Radio 1, la rubrica che nel nuovo palinsesto della Rai ha preso il posto di “Baobab, l’albero delle notizie”. Tema dell’intervista è stato l’articolo dei giorni scorsi, scritto da Riccardo Luna, nuovo Ceo digitale del governo Renzi, su La Repubblica, con cui ha denunciato il fatto che «al Sud 220 scuole rifiutano la nuova rete superveloce». L’articolo fa riferimento al progetto proposto dal fisico Enzo Valente, di agganciare gli istituti scolastici di alcune regioni del Sud alla connessione a banda larga usata dai ricercatori «fino a mille volte più veloce di quello che avete a casa, dichiara Valente - ma solo 40 presidi hanno accettato la proposta». Che però, verte sul fatto che l’uso della rete superveloce è gratuita, ma in cambio è richiesto un canone di manutenzione di tremila euro per cinque anni. E qui cominciano i problemi, annota il giornalista. «Paradossale che mentre si apre la discussione su una scuola sempre più digitale e connessa e si cercano nuovi fondi per finanziare il wi-fi nelle classi, si getti al vento un’opportunità di questo tipo» scrive Riccardo Luna. «Al ministero lo sanno e stanno cercando una soluzione. Forse in certi casi basterà parlare con i presidi per trovarla». Ma, ammette il giornalista, «in altri casi, invece, soprattutto nelle scuole elementari dove anche la carta igienica spesso è a cura dei genitori degli alunni, sarà necessario trovare loro i soldi del canone». E qui si innesta l’intervista di Radio Rai 1 alla dirigente della “Falcomatà-Archi” di Reggio Calabria, una scuola nel Sud considerata avanzata nelle azioni innovative in campo tecnologico, e aperta alla solidarietà a favore degli alunni le cui famiglie vivono un disagio economico attraverso l’azione del “libro in dono” oppure in comodato d’uso gratuito. Chiaro è stato allora, il riferimento della dirigente Serafina Corrado alla dura realtà di una scuola chiamata ad affrontare la sfida dell’innovazione digitale con bilanci esigui e un panorama di amministrazioni pubbliche impegnate a realizzare tagli su tagli nei propri servizi, anche nei confronti delle istituzioni scolastiche.
Tema dell’intervista è stato l’articolo dei giorni scorsi, scritto da Riccardo Luna, nuovo Ceo digitale del governo Renzi, su “Repubblica", con cui ha denunciato il fatto che «al Sud 220 scuole rifiutano la nuova rete superveloce»
«Si deve pensare con ottimismo» l’affermazione di fondo della dirigente Corrado. «Certo tremila euro da corrispondere anche in cinque anni sono tanti. Poiché investire sui ragazzi è fondamentale, ritengo possibile rivolgersi all’esterno: anche dai genitori spesso si possono avere risposte positive. Ma i costi per accedere e utilizzare internet - ha proseguito la dirigente - sono una spesa cui debbano farsi carico le istituzioni pubbliche. Come avviene con il Comune di Bologna che si è fatto carico di dotare gratuitamente della banda larga tutte le scuole della città. Mi piacerebbe che fosse così anche nella mia Reggio Calabria, ma credo che la situazione attuale evidenzi un alto indebitamento generale dell’amministrazione comunale, impegnata ad effettuare drastici tagli in molte voci di spese e in tanti servizi per il cittadino». Anche i fondi governativi messi a disposizione delle scuole sono molto esigui. C’è una produzione normativa in questo settore molto complessa che mira a realizzare tagli nella spesa e pochissimi investimenti. «Nella mia scuola crediamo sia estremamente positivo utilizzare gli strumenti Ict, ma quando in concreto si deve operare per dotare di questi strumenti informatici - Lim, tablet, pc, server, ben nove plessi, quanti sono quelli che compongono il nostro istituto comprensivo, allora siamo consapevoli che il compito oggi è arduo e difficile». «Comunque resto ottimista» - ha concluso la dirigente Serafina Corrado - «e credo che anche dalle iniziative del governo con il progetto della buona scuola, possano venire quelle risposte che cerchiamo per investire al meglio sui nostri ragazzi, per offrire loro le migliori opportunità di crescita civile e di sviluppo delle conoscenze».
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sabato 1 novembre 2014
Scuole al cubo Attestato di merito dell'Unical all'Iti "Monaco" di Cosenza
Banchi sul podio Nell’ambito delle attività dell’Università della Calabria volte a creare sinergie con le istituzioni scolastiche e con il territorio, il 28 ottobre, nella sala “University Club” dell’ateneo calabrese, è stato consegnato un attestato di merito all’Istituto Iti “Monaco” di Cosenza. Organizzato e promosso dal corso di studi in Informatica, l’evento ha celebrato il recente successo di un team di studenti della scuola, guidati dal professor Remo Scavello, nella edizione del 2014 della RoboCup junior (categoria “dance challenge”): una competizione internazionale di robotica, rivolta anche agli istituti secondari, il cui obiettivo è quello di sviluppare e promuovere la ricerca nel campo dell’intelligenza artificiale. L’iniziativa si è rivelata un’importante occasione per mettere a confronto le esperienze maturate presso l’Iti Monaco con quelle dei docenti del corso di laurea in Informatica, ormai un consolidato punto di riferimento internazionale proprio nell’ambito delle tematiche dell’intelligenza artificiale. Il confronto ha dato la possibilità di far emergere importanti iniziative di orientamento che il corso di studi ha in programma, come ad esempio l’erogazione di seminari tematici presso le scuole o l’organizzazione di minicorsi per studenti degli istituti secondari presso l’università. All’incontro hanno partecipato il rettore dell’Università della Calabria, Gino Mirocle Crisci, il direttore del dipartimento di Matematica e Informatica, Nicola Leone, il coordinatore del CdS in Informatica, Giorgio Terracina e il responsabile dell’ufficio Orientamento, Maurizio Trobia ed il direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale, Diego Bouchè. In rappresentanza dell’Istituto “A. Monaco”, invece, sono intervenuti il dirigente scolastico, Ennio Guzzo, il professor Scavello ed il team dei suoi studenti.
Iniziativa del corso di studi in Informatica dopo il successo ottenuto dalla scuola alla RoboCup junior
sabato 1 novembre 2014
L’impegno sociale della Chiesa Monsignor Salvatore Nunnari ha aperto il nuovo Anno accademico dell'Issr di Cosenza
Alla luce dell’Evangelii gaudium eco di Pierfrancesco Gr
Un’accorata riflessione sul mondo, sull’umanità di oggi, chiamata a guardare con coraggio e fiducia alla realtà contemporanea, perennemente alla ricerca di quella sensibilità valoriale trovante compiuta enucleazione nella luce del Vangelo, la cui forza salvifica deve trarre la sua linfa nell’interazione missionaria dei laici, contestualmente ai nuovi orizzonti che Papa Francesco sta indicando alla Chiesa universale, di cui siamo tutti parte: queste le linee guida attorno a cui Salvatore Nunnari, arcivescovo metropolita di CosenzaBisignano e presidente della Conferenza episcopale calabra, ha sviluppato la sua lectio magistralis, che presso l’Aula magna dell’Istituto superiore di Scienze religiose di Cosenza a Rende, ha inaugurato l’anno accademico 2014/2015 dell’ente di formazione cosentino, sorto nel 1963. Promosso e gestito dall’arcidiocesi di CosenzaBisignano, l’Istituto superiore di scienze religiose (Issr), intitolato a San Francesco di Sales, è stato eretto accademicamente dalla Santa Sede nel 1986, e in seguito alla nuova disciplina emanata dalla Congregazione per l’educazione cattolica, questa ne ha confermato l’erezione accademica il 7 ottobre 2009, collegandolo alla Pontificia facoltà teologica dell’Italia meridionale (Pftim). In tale ambito, l’Issr "San Francesco di Sales", ha lo scopo di offrire una solida formazione teologica, affinché si provveda all’aggiornamento e alla qualificazione culturale e pastorale di coloro che intendono impegnarsi nei diversi settori dell’evangelizzazione, dei ministeri ecclesiali e dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole e a quanti desiderano partecipare consapevolmente - quali diaconi permanenti o ministeri istituiti - alla vita e alla missione della comunità cristiana. In conformità con l’Accordo di Colonia - al quale la Santa Sede ha aderito nel 2003, che fissa i termini per il riconoscimento dei titoli conferiti dalle università europee - gli Issr rilasciano lauree di primo e secondo livello, con piani di studio che si articolano prevalentemente nel campo delle scienze umane, filosofiche e teologiche. In conformità ai parametri del progetto di riordino degli studi universitari (processo di Bologna) le lauree rilasciate dall’Issr di Cosenza prevedono 300 crediti Ects complessivi di cui 180 per la laurea in Scienze religiose (baccalaureato) e 120 per la laurea magistrale in Scienze religiose (licenza). Cinquant’anni di proficua attività formativa, dunque, durante i quali, come ha scritto tempo fa Nunnari, "l’Issr ha affrontato molte sfide, intraprendendo una nuova strada caratterizzata da una precisa scelta qualitativa e da una rigorosa formazione nelle scienze religiose in dialogo con i diversi saperi. Questa scelta non solo ha contribuito a ricomporre una propria identità, ma anche ad accrescere una specifica competenza sul versante della cultura religiosa ramificando le forme di presenza e di collaborazione culturale sul territorio". Una cinquantennale attività, che negli scorsi mesi è stata adeguatamente celebrata da una serie di eventi, che, ha scritto ancora Nunnari, hanno aiutato a ricordare e a vivere l’importanza "di questa istituzione universitaria, che si è profondamente incarnata nella realtà storico-culturale dell’intero territorio della provincia di Cosenza, e ci sollecita a ripensare e rinvigorire le forme originarie dell’annuncio, del dialogo e della testimonianza investendo soprattutto sulla formazione permanente che opera una vera e propria "conversione culturale" delle nostre comunità, affinché il Vangelo sia incarnato nel nostro tempo, per aiutare la cultura ad aprirsi all’accoglienza integrale di tutto ciò che è autenticamente umano". L’Istituto costituisce, in poche parole, un presidio di promozione teologica per l’intero Mezzogiorno: un faro di formazione religiosa la cui rilevanza, nel panorama universitario territoriale, è notevolmente cresciuta, distinguendosi per la partecipazione e l’impegno profusi da parte di coloro i quali studiano e insegnano al suo interno. E se nell’ottobre del 2013, in occasione del cinquantesimo anniversario, l’anno accademico era stato aperto da una lectio magistralis del cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo metropolita di Napoli, gran cancelliere della Pontifìcia facoltà teologica dell’Italia meridionale,
Il presule cosentino ha tenuto una Lectio magistralis di fronte a un’affollata platea sviluppando un tema foriero di spunti e interessanti motivi di riflessione
Lo stemma dell’Istituto superiore di Scienze Religiose di Rende Sopra, un momento della lectio magistralis di monsignor Nunnari
quest’anno l’inizio delle attività di studio è stata nobilitata dai pensieri dell’arcivescovo metropolita cosentino, il quale ha sviluppato un tema foriero di spunti e interessanti motivi di riflessione: “L’impegno sociale della Chiesa e dei cattolici alla luce dell’Evangelii gaudium. Nello specifico, partendo dalle indicazioni rivolte ai fedeli da Papa Francesco, nella sua esortazione apostolica Evangelii gaudium, per invitarli a una nuova tappa evangelizzatrice marcata dalla gioia del Vangelo, ovvero da un rinnovato incontro personale con Cristo, e indicare le vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni, Nunnari ha posto l’accento sulla necessità di lasciarsi dissetare dalla freschezza originaria del Vangelo, quella da cui la Chiesa trae la sua vocazione missionaria, verso cui si protende l’invito di Bergoglio, in linea con la dottrina sociale, inerentemente alla quale si estrinseca quella teologia morale che dovrebbe pervadere la quotidianità di ogni cristiano, impegnato nell’annuncio della Parola. In questo senso, l’Evangelii gaudium costituisce una novità insita nelle linee programmatiche, espresse chiaramente nel documento rispetto all’evangelizzazione del sociale, che deve avere nei laici i propulsori del cammino che attende la Chiesa. Orientamenti, quelli del pontefice, in cui trovano respiro valori eterni quali la lotta alla povertà e la tutela e promozione degli ultimi, da perseguire in ogni campo, politico ed economico, ove i cattolici sono chiamati a testimoniare la loro fede, indirizzando il loro agire verso la vocazione del servizio, verso il bene comune, la cui concretizzazione rientra nel progetto di redenzione che splende attraverso l’amore di Cristo. Un cammino in cui la Chiesa è più che mai impegnata: una Chiesa, quella di Francesco, aperta a tutti, che accoglie tutti, che deve prendere l’iniziativa, comprendere, far fruttificare, festeggiare, condividendo l’orizzonte del mondo, che si trova nelle periferie esistenziali e che nessuno, meglio dei laici, può capire ed elaborare. Indirizzi, questi, che richiamano le linee direttrici della costituzione pastorale Gaudium et spes e nei quali si palesa il carattere caratterizzante la Chiesa disegnata da Francesco: dopo la Chiesa trionfante trascinata da Wojtyla, successivamente alla Chiesa stanca guidata da Ratzinger, ecco la Chiesa missionaria riscoperta da Bergoglio, fondata su una maggiore collegialità, di cui il recente Sinodo è stata una manifestazione, su una nuova attenzione verso le varie conferenze episcopali, le più adeguate a capire le problematiche delle singole realtà nazionali e regionali e a trovare le più opportune soluzioni, coinvolgendo il singolo, il suo quotidiano, con i vescovi diocesani chiamati a favorire la comunione dei fedeli e la loro partecipazione ai destini del Popolo di Dio. Ecco, dunque, la parola chiave: Partecipazione, quella capace di rendere fattuale la democrazia dello spirito, in grado di realizzare il sogno missionario, fissato nel cuore del Vangelo e prefigurato dall’opera di Francesco, di arrivare a ogni sorella, a ogni fratello, a ogni figlio. La Chiesa deve osare, insomma, comunicando la Novella con un approccio franco e chiaro nelle omelie, semplificando le proposte della Chiesa e rendendola convincente riguardo alla gerarchia dei valori, secondo i dettami del Concilio, della Verità, della misericordia, del profumo del Vangelo: una gerarchia valoriale, la quale, rifuggendo dalle lusinghe del capitalismo selvaggio e dall’idolatria del denaro, causa prima della crisi antropologica, che ha ridotto l’uomo a oggetto di consumo e in cui risiede il prodromo della crisi finanziaria, aiuti l’uomo a riscoprire il valore dell’etica, rimandante a Dio, al suo insegnamento, al suo sguardo, illuminante la navigazione della Barca di Cristo, verso l’alba della sua Salvezza.
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sabato 1 novembre 2014
In età Normanna Santa Maria di Valle Josaphat o delle Fosse nel distretto di Paola
Monasteri rurali del Tirreno cosentino di Pietro De Leo
Verso l’XI secolo, dalla Normandia, alcune schiere di normanni scesero in Italia. Allettati dalla fortuna dei primi avventurieri ne seguirono altre, tra cui quelle guidate da Guglielmo d’Altavilla e da suo fratello Dragone, e poi da altri fratelli minori, come pone in evidenza Saverio Abenavoli nel recente saggio I Normanni, edito quest’anno da La Rondine di Catanzaro In breve tempo, gli uomini del Nord tolsero ai Bizantini le Puglie e ai Longobardi Salerno, aiutati dal Papa Leone IX. Nel 1047 Roberto d’Altavilla, detto il Guiscardo per la sua astuzia, fu mandato dal fratello Dragone, duca delle Puglie, alla conquista delle Calabrie. Alla fine dell’XI secolo a sud di Paola, che faceva capo a Fuscaldo, del cui feudo, a partire dal 1056 sarebbe divenuta parte integrante, sorse il monastero di Santa Maria di Valle Josaphat, detto anche delle Fosse che, con le offerte dei nobili conquistatori, s’ingrandì notevolmente. Un cenobio di cui rimangono ancora tracce interessanti. Paola era allora un casale di campagna abitato da contadini, bifolchi e pastori, provvisto di un mulino (i cui resti sono visibili in contrada S. Domenico), ricco di acque sorgive e fluviali, di ortaggi e frutta varia, di selve, di pascoli e di biade. Non era dotato di castello né di cinta muraria: ciò lo rendeva esposto e vulnerabile agli attacchi e incursioni barbariche provenienti dal mare. Nel 1110 dopo la morte di Roberto de Bibum, signore di Fuscaldo, venne elargita da Sica sua vedova, una ingente somma alla comunità religiosa di Santa Maria di Valle Josaphat. La donazione consisteva in un piccolo monastero intitolato a S. Michele Arcangelo, sito in territorio di Fuscaldo, (ora di Paola), in un vecchio mulino, e in una vigna personale. Nel 1114 Umfredo de Bibum donò ai monaci di S. Maria di Valle Josaphat alcuni monasteri rurali di origine bizantina. Alle donazioni dei Bibum seguirono quelle della famiglia di Dragone normanno, signore di Montalto, consistenti nelle chiese di S. Vincenzo Martire di Montalto, di S. Lucio (presso S. Lucido), di S. Maria delle Fosse (di sicura origine bizantina come dimostra l’abside), di S. Demetrio e S. Pietro di Ferlito, entrambe presso S. Lucido, di S. Pietro e S. Venere (o Venera), in territorio di Rende, ed inoltre la chiesa di S. Maria di Guardia. Nel settembre del 1137, Arnolfo, arcivescovo di Cosenza, concesse nella sua diocesi, con l’assenso di papa Innocenzo II, importanti diritti ecclesiastici, quali il battesimo, il cimitero, la confessione e tutte le decime ai monasteri di S. Vincenzo e S. Michele Arcangelo di Josaphat e relative chiese dipendenti, tra cui quelle di S. Maria delle Fosse, S. Giovanni e S. Lorenzo, tutte in territorio di Paola. Innocenzo II nel 1140 confermò tutti i beni posseduti alla casa-madre dell’Ordine in Gerusalemme. Parimenti nel 1144, Ruggero II di Altavilla, approvò le suddette donazioni. Nel 1153, tale Alessandro di Buono, un signorotto normanno dal temperamento audace e temerario, temendo per la salvezza della sua anima e pentito dell’offesa per lungo tempo arrecata ai monaci di S. Maria di Valle Josaphat, restituì loro le chiese di S. Demetrio e S. Giovanni, con tutte le rispettive pertinenze nonché i patrimoni dei villani di S. Michele. Nel Gennaio 1188, Guglielmo II detto il Buono, in un amplissimo “Privilegium” confermò le donazioni fatte in passato dai sovrani e dai numerosi principi del tempo. Fu verso la fine del secolo XII che i normanni costruirono il castello di Paola ubicato su una collinetta rocciosa a sud del primo nucleo abitato.
Paola era allora un casale di campagna abitato da contadini bifolchi e pastori, provvisto di un mulino ricco di acque sorgive e fluviali, di ortaggi e frutta varia, di selve, di pascoli e di biade...
sabato 1 novembre 2014
In età Normanna
La torre normanna di Paola (Cosenza)
Con il nuovo insediamento da parte dei normanni, la contrada iniziò a trasformarsi ed allargarsi. Si presume che le prime espansioni si ebbero alla fine della via Macchia e Motta, mentre il villaggio indirizzò la crescita di nuove case a ovest. A parte le costruzioni più recenti, si può osservare, guardando la pianta della città, che il criterio di costruzione seguito forma una curva ad “U”, quasi da far pensare ad un allontanamento dal mare. Per ciò che riguarda il castello, si è sempre supposto che l’ingresso principale fosse stato dalla parte nord, unica parte di piano che poteva collegare il paese; così si spiega anche l’esistenza della “Porta Cancello”, situata all’incrocio tra via Macchia e via S. Margherita. Una maggiore espansione a ovest venne frenata dall’esistenza di un dirupo o fosso che dovette ostacolare la volontà costruttiva dei primi abitanti. Così, il villaggio si espanse privo di logicità urbanistica, con l’esistenza di quattro porte nei punti nevralgici che delineano il crescente sviluppo. Non si può parlare di vere e proprie fortificazioni, quanto di case una addossata all’altra quasi come mura di difesa dalla parte esterna. Oltrepassata la “Porta del Fiume”, (nome presente nella toponomastica), i signori provvidero ad allacciare le sponde del torrente che scorre sotto il castello con un ponte a due arcate sopra cui passava la strada mulattiera, che partendo dalla porta del Fiume, allacciava il paese al vallo cosentino. Le attuali e strette vie trasformate, distrutte, ricostruite nel corso dei secoli fanno supporre un nucleo molto compatto abitato da boscaioli e rudi agricoltori, i quali si adattarono alla natura del terreno circostante per non andare incontro ai numerosi pericoli del tempo. L’esistenza di non pochi vicoli sbarrati da mura, fa inoltre pensare a numerose altre costruzioni di cui, a causa di terremoti, smottamenti di terreni e intemperie, non si sono conservate tracce evidenti salvo delimitazioni di giardini privati. È quanto fu ampiamente notato nel 1994 da Napolitano Romano nel pregevole saggio: Storia delle origini di Paola e di Fuscaldo: da Roberto de Bibum a Matteo di Tàrsia, 1110 ca.-1203... Una storia da non dimenticare. da custodire e riscoprire: fiumi, sassi e casupole analoghi a quelli che Matera esalterà all’Europa e al mondo nel 2019.
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sabato 1 novembre 2014
Legame narrativo col territorio
Chiude con numeri da record l'ottava edizione de “Le strade del paesaggio”
Un amore mostruoso a Cosenza Gli Amici del festival danno appuntamento al prossimo anno lanciando un video virale su YouTube
Un bilancio oltremodo positivo in termini di proposta, qualità degli eventi e partecipazione. Si chiude con numeri da record l’VIII edizione del Festival del fumetto “Le Strade del paesaggio”. Oltre 12.000 sono state le presenze, provenienti dall’intero meridione, che hanno visitato le mostre in programma negli spazi del Museo del Fumetto, del Mam e della Galleria d’arte Terrain Vague. Più di mille gli studenti degli istituti scolastici del territorio provinciale che hanno partecipato ai laboratori promossi dal festival e alle visite guidate delle opere in mostra. L’e-book dell’albo speciale di Dylan Dog Un amore mostruoso a Cosenza, realizzato da “Le Strade del paesaggio” in collaborazione con la Sergio Bonelli Editore ha collezionato 12.000 download in poco più di 10 giorni: un dato straordinario e in crescita esponenziale. Sul sito ufficiale dell’evento www.lestradedelpaesaggio.com 30.000 sono stati i click di visita, mentre 32.000 sono stati gli utenti unici sulla pagina Facebook. Ultimo ma non per ordine d’importanza è stato il notevole coinvolgimento cittadino che il Festival ha saputo calamitare. Non parliamo solo di pubblico, ma di soggetti operanti nel territorio; in particolari esercenti e titolari di attività commerciali che hanno sposato (sono più di 60 le adesioni) lo spirito del festival dedicando al fumetto e al suo tema, vetrine, menù speciali.
Sono proprio loro i protagonisti del video virale all’indirizzo web http://youtube/zgPw5yZzMHs con cui si congeda quest’anno “Le Strade del paesaggio”. Una comunità intera che ha supportato attraverso la sua attività lavorativa e condiviso il mood della kermesse, che dà il suo personale in bocca al lupo a un festival che ha con la sua ottava edizione sancito profondamente il legame narrativo con il territorio di riferimento, diventando al contempo un punto di riferimento a cui guardare con attenzione e ammirazione per l’intero panorama nazionale.
sabato 1 novembre 2014
Ciack speciali Cosenza, grande successo per l’evento presso il cineteatro “Aroldo Tieri”
Cinema, territorio e solidarietà Si è svolto sabato scorso 25 ottobre 2014, presso il Cineteatro Aroldo Tieri, ex Cinema Italia, l’evento “Cinema, territorio e solidarietà” con oggetto il film sulla vita del medico Giuseppe Moscati, organizzato dalla Società Generale Cristiana di Mutuo Soccorso “Pt Group salute” di Paolo Trotta e con la direzione artistica di Pasquale Arnone. Una data particolare, visto che proprio il 25 ottobre, ricorreva l’anniversario della canonizzazione di Giuseppe Moscati da parte di un altro grande Santo, Giovanni Paolo II. A condurre la serata, la giornalista Giulia Fresca che ha dapprima introdotto una performance di Mikael Santelli per passare poi a una conversazione a più voci con tutti gli ospiti della manifestazione e che ha visto la bellissima presenza, fra gli altri, di Giuseppe Zeno e Paola Casella, attori del film “Giuseppe Moscati - L’amore che guarisce” con protagonista Beppe Fiorello nei panni del medico di Napoli. Oltre ai citati Zeno, Casella e Santelli, hanno partecipato anche il produttore Sergio Giussani, l’attore Marcello Arnone, il presidente di Anec Calabria Pino Citrigno e il presidente del Consiglio Comunale di Cosenza Luca Morrone. In particolare Pasquale Arnone ha ricordato i giorni della produzione del film su Cosenza e di quanto sia importante per i territori investire sul cinema. Da Sergio Giussani è arrivata invece, una bella rivelazione che ha destato entusiasmo fra gli ospiti e nel vasto pubblico presente in sala: «Sto cercando - ha detto il produttore - di portare la produzione di un film o almeno parte di essa a Cosenza». Giuseppe Zeno, bravissimo attore nonché uno dei belli del cinema nostrano, ha improvvisato con simpatici e divertentissimi sketch molto apprezzati sul palco e in platea, ed ha parlato del lavoro che sta conducendo per una serie Tv ma anche a teatro. Paola Casella ha riferito della sua partecipazione nel cast di Andiamo a quel paese, film commedia con attori protagonisti Ficarra e Picone, completamente incentrata sulla parola che gioca la carta della denuncia del malcostume politico e culturale italiano. Anche Marcello Arnone ha fatto una sua rivelazione: «Una via di Cosenza - ha detto l’attore - diventerà un set fotografico curato dall’artista Franz Rotundo». Il presidente del consiglio comunale Luca Morrone, in rappresentanza del Comune di Cosenza (era atteso il Sindaco Mario Occhiuto) ha raccontato un aneddoto inerente la registrazione delle scene del film di Moscati nel centro storico del capoluogo bruzio sino a svelare la proposta fatta al produttore Giussani di riportare Moscati a Cosenza. L’intervento di Giuseppe Citrigno ha evidenziato, invece, l’importante occasione che il cinema offre all’economia di un territorio sia nel periodo della registrazione che in termini di promozione una volta diffuso. «Giussani - ha affermato Citrigno - ha lasciato sul territorio Cosentino oltre un milione e mezzo di euro e la Calabria - ha proseguito - è un set naturale mentre Cosenza potrebbe essere la Matera della nostra regione». «Purtroppo - ha concluso Citrigno nessuna fra le produzioni cinematografiche in programma sarà effettuata in Calabria». A fine conversazione, sul palco, con i protagonisti della serata si è passati alla consegna sia dei premi ovvero le maschere d’argento firmate dall’orafo crotonese Gerardo Sacco, sia degli attestati di benemerenza da parte del presidente della Società generale cristiana di mutuo soccorso “Pt Group salute”. Sul palco, il presidente Paolo Trotta ha dapprima ringraziato gli ospiti, i soci, le autorità presenti in platea fra cui molti rappresentanti di
Oggetto della serata il film sulla vita del medico Giuseppe Moscati
associazioni culturali ed, infine, coloro che si sono prodigati affinché lo scopo dell’evento, ossia unire l’esperienza e la promozione del cineturismo alla valorizzazione dei nostri territori potesse sposarsi, come nel caso della figura di San Giuseppe Moscati, con il motivo conduttore dell’esistenza del medico Santo, una vita contrassegnata dalla sua filosofia, «non la scienza ma la carità ha trasformato il mondo», ampiamente condivisa dalla Pt Group salute. Inoltre, il presidente della Pt Group salute, Paolo Trotta, citando le famose tre stelle ispiratrici, ossia sociale, economico e politico, non partitico, ha voluto ricordare un altro grande Santo, ovvero il “nostro” San Francesco di Paola, il quale sosteneva che «si può avere una fede da scalare le montagne ma la fede senza la carità cristiana non è nulla». Successivamente si è proceduto alla premiazione degli ospiti. Tra gli insigniti il produttore Giussani, autore di oltre 200 produzioni televisive fra cui quella di Giovanni Palatucci questore di Fiume (Croazia) detto anche il “Questore giusto”. Con Giussani ci si è ripromessi di organizzare un evento con il Presidente del comitato scientifico della stessa Pt Group salute, Damir Grubisa ambasciatore della Repubblica di Croazia presso la Repubblica italiana. Stesso riconoscimento attribuito anche gli attori Giuseppe Zeno, Marcello Arnone e Paola Casella nonché a Ferdinando Isabella editore, giornalista ed imprenditore che molto sta facendo per i nostri territori.
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sabato 1 novembre 2014
Corti di memoria La Federazione italiana dei circoli del cinema - Centro regionale della Calabria (Ficc) organizza la terza edizione della rassegna-concorso Corti di memoria. Segni privati (ma non troppo). I video partecipanti, realizzati in ambito amatoriale, dovranno riguardare la sfera familiare/amicale, ma anche contenere tracce storico-sociali e contestuali di evidente interesse collettivo. Verranno premiate le tre opere che, a insindacabile giudizio della giuria, mostreranno la migliore commistione tra gli aspetti privati raccontati e le esperienze e i valori sociali rievocati, con particolare riferimento alle minoranze etnico-linguistiche. In quest'ultimo caso i corti potranno essere incentrati sia sulle culture proprie delle minoranze locali territorialmente consolidate (grecaniche, albanesi, occitane, valdesi, ecc.) sia sulle tradizioni, gli usi e i costumi dei popoli di più recente immigrazione nel nostro Paese. Corti di memoria è realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università della Calabria. La fase finale della rassegna, con la proiezione e la premiazione dei video vincitori, si svolgerà all'interno del Campus di Arcavacata, presso la Sala Stampa dell'Aula Magna, mercoledì 17 dicembre 2014 alle ore 15:00. CONDIZIONI DI PARTECIPAZIONE Possono essere iscritti al concorso video di durata non superiore a 20 minuti (compresi gli eventuali titoli di testa e/o di coda) - La richiesta d'iscrizione al concorso deve essere inoltrata esclusivamente tramite la scheda di adesione, allegata al presente bando o scaricabile sul sito www.ficc.it o richiesta alla mail centroregionale.calabria@ficc.it - Per essere ammessi al concorso sarà necessario inviare 5 copie del video esclusivamente su supporto DVD (indipendentemente dal formato originale) e in formato MPG o AVI - Le 5 copie, unitamente alla scheda di adesione, dovranno essere recapitate, o consegnate a mano, entro le ore 13:00 di giovedì 11 dicembre 2014, al seguente indirizzo: Concorso "Corti di memoria" C/O ex Dipartimento di Filosofia, cubo 18C, VI piano, Campus di Arcavacata, 87036 Rende (Cs) - Per le opere che perverranno oltre tale data NON farà fede il timbro postale. - I filmati partecipanti potranno essere in lingua anche diversa dall'italiano, purché siano, in tal caso, corredati da sottotitoli in lingua italiana - I plichi incompleti o non in regola con il presente bando non saranno ammessi al concorso - Il materiale inviato non sarà restituito L'organizzazione del concorso non si assume alcuna responsabilità per gli eventuali danni che i materiali inviati potrebbero subire durante il trasporto - Una giuria d'esperti sceglierà i video ritenuti, a suo insindacabile giudizio, idonei a partecipare alla fase finale della manifestazione - Tra i video finalisti la giuria sceglierà tre video che risulteranno vincitori - I partecipanti cedono alla Federazione Italiana dei Circoli del Cinema/Centro regionale della Calabria il diritto a diffondere, per la promozione del concorso e senza scopo di lucro, i video in concorso ed il materiale promozionale eventualmente ad essi connesso - L'iscrizione è gratuita e implica l'accettazione del suddetto regolamento. PREMI Una selezione dei video finalisti sarà proiettata pubblicamente durante la manifestazione finale del concorso - Al primo, secondo e terzo classificato sarà consegnato il Premio "Corti di memoria 2014". Ai primi tre classificati sarà inoltre offerta la circuitazione presso i circoli FICC. INFO centroregionale.calabria@ficc.it http://www.ficc.it (Centro Regionale della Calabria) Seguici su Facebook: "Corti di Memoria"
Rassegna-concorso dedicata ai video "di famiglia"
Segni privati (ma non troppo) Ficc Federazione italiana dei Circoli del Cinema Centro regionale della Calabria in collaborazione con Unical Dipartimento di Studi umanistici
Spettacolo a Spezzano Albanese
Viaggio alla ricerca della “bellezza” Un viaggio alla ricerca della “bellezza” attraverso l’uso della parola, grazie al volume scritto da Anton Nikë Berisha e intitolato Il fulgore della bellezza (Luigi Pellegrini editore), ha coinvolto e incantato i tanti presenti. Uno spettacolo nuovo ed originale che ha puntato al coinvolgimento dei sensi al fine di comprendere il significato più profondo della “bellezza”. Lo spettacolo, che ha visto la regia di Rosamaria Camodeca, la direzione in scena di Roberta Vaccaro e la fotografia di Ferdinando Bruni, si è aperto con una interpretazione artistica che ha visti protagonisti l’attore Demetrio Corino, il maestro violoncellista Spiro Pano e i ragazzi della Mt dance di Maria Toma, che insieme hanno dato vita ad una rappresentazione teatrale sensoriale. Così i saluti del sindaco Ferdinando Nociti e quelli dell’assessore alla Cultura Caterina Marini, volti entrambi ad evidenziare il lavoro “colto” e “prestigioso” degli organizzatori della manifestazione, l’associazione culturale MeEduSA e l’Agenzia Expressiva comunicazioni. È il presidente MeEduSA, Emanuele Armentano, a sottolineare quanto l’opera di Berisha, docente Unical, sia stata importante e come il testo del Fulgore della bellezza possa «cambiare la vita ai lettori».
A ragionare attorno al tema della serata, i cui lavori sono stati coordinati dall’avvocato Alcide Simonetti, sono stati chiamati la traduttrice del testo, Albana Alia, e l’ispettore emerito del Ministero Iur Francesco Fusca. Entrambi hanno evidenziato quanto il lavoro di Berisha sia complesso ma allo stesso tempo armonico e poetico.
sabato 1 novembre 2014
Tra reperti e progetti Manifestazione curata dal critico Gianfranco Labrosciano
Ritorno a Sibari “Arte contemporanea e Magna Grecia. Contaminazioni, tecnologia e comunicazione per la riscoperta dei beni archeologici in Calabria” questo il tema della conferenza che ha dato il via alla manifestazione Ritorno a Sibari, curata dal critico Gianfranco Labrosciano e organizzata dall’associazione Alt Art con il patrocinio del Comune di Rende e del Mibact Biblioteca nazionale Cosenza. Nella splendida cornice del parco d’arte Alt Art di Rende hanno partecipato per discutere della tematica Maria Cerzoso, direttore Museo dei Brettii e degli Enotri - Cosenza, Maria Teresa Iannelli, direttore Museo archeologico nazionale di Vibo Valentia, Alessandro D’Alessio, direttore del Museo nazionale archeologico della Sibaritide che hanno appunto sottolineato come il Museo oggi non è solo un mero contenuto di reperti antichi ma un vero e proprio contenitore culturale capace, anche attraverso le interazioni con le altre arti, di attrarre pubblico e turisti, pur - sottolineano gli esperti - intervenendo sempre nella tutela del bene stesso e non invadendone i suoi caratteri principali. E per la valorizzazione di questi caratteri e la necessità di una più vasta fruibilità del bene, si pone necessariamente l’accento sulle nuove forme di comunicazione e tecniche 3D capaci di avvicinare il pubblico,così diversificato per età, provenienza ed esigenze, al mondo antico. Si rafforza ancora una volta, quindi, la consapevolezza che dal patrimonio culturale - unico e irriproducibile -è possibile generare comportamenti innovativi capaci di incidere in maniera significativa sulle dinamiche della crescita e dell’occupazione, ben espresso dagli interventi di Maurizio Muzzupappa, amministratore della 3D Research, Aldo Presta, designer - coordinatore del progetto Re.Design Calabria e Vincenzo M. Mattanò, Teoresi dell’Architettura. I relatori si sono confrontati alla presenza del sindaco di Rende Marcello Manna e dell’assessore alla Cultura Vittorio Toscano, i quali hanno espresso la volontà amministrativa di proseguire il cammino oggi intrapreso in nuovi e futuri incontri operativi, necessari alla creazione di una rete di esperti, operatori e istituzioni atta a migliorare e incrementare l’offerta museale ad oggi presente sul territorio, rendese ma non solo, verso la realizzazione di un vero e proprio museo diffuso, a sottolineare che solo rendendo vivo il patrimonio culturale giacente attraverso eventi culturali integrati, innovazione e nuove idee può essere possibile generare nuovi prodotti e servizi incidendo notevolmente sulle dinamiche della crescita e dell’occupazione. A chiusura del convegno è stata inaugurata al Museo del Presente di Rende la personale dell’artista Enzo Palazzo - per l’allestimento di Nuccia Parisella e Stefania Lecce che ben sono riuscite a donare al fruitore l’essenza stessa del percorso segnato dall’artista traducendo il collegamento speculativo tra l’opera e la sua Idea. Il lavoro del maestro Palazzo scaturisce da una precedente esposizione nel Museo nazionale archeologico della Sibaritide e ne costituisce un’estensione concettuale - a partire dal medesimo titolo Ritorno a Sibari -come un naturale prolungamento, inteso a circoscrivere i luoghi e i siti archeologici della Magna Grecia in Calabria. Lo stesso critico Labrosciano afferma che «L’intento dell’artista, di spaziare oltre i confini di Sibari, è rivolto al fruitore perchè possa attraverso le opere adottare uno sguardo lungo e immettersi nell’area considerata attraverso il vettore dell’arte contemporanea, che qualifica il tempo presente come prodotto o risultato di un sentire greco che abbraccia passato e presente in una medesima sostanza esistenziale».
Istituzioni e artisti per discutere di arte contemporanea e beni culturali
E così, come per i Greci l’arte era soprattutto intesa come bene comune ossia consustanziale alla politica e alla società l’opera qui presentata e da intendersi non come un insieme di oggetti più o meno preziosi da inserire nel mercato, ma come un bene collettivo da condividere in funzione delle relazioni sociali e della qualità della vita. «Per questo la mostra - continua Labrosciano - si presenta piuttosto come una grande sceneggiatura teatrale che si svolge, attraverso le quinte del mondo magno greco, nella contemporaneità storica in vista delle sue possibili, auspicabili evoluzioni». «Sarà possibile visitare la mostra fino al 15 novembre - spiega Anna Infante, presidente dell’associazione Alt Art - e fino ad allora, si svolgeranno una serie di incontri e attività pensati per rendere il Museo del Presente un organismo vivente, un vero e proprio laboratorio del presente - visto anche il titolo che reca - per incoraggiare i giovani all’interessamento del patrimonio greco, e all’arte in generale, della nostra regione. La rassegna è infatti di alto contenuto culturale per il grande pubblico locale, regionale e nazionale ed è capace di coinvolgere esperti del settore e studenti universitari, ma anche le famiglie, le scuole ed i giovani. Tra gli appuntamenti che si svolgeranno al Museo del Presente ricordiamo giorno 11 novembre l’incontro sul tema “I Pink Floyd e il pensiero greco” - in occasione dell’uscita dell’ultimo album del noto gruppo - a cura di Stefania Bruno e giorno 14 novembre l’incontro sul tema “Il museo e la biblioteca, un rapporto da costruire” con Coriolano Martirano, segretario perpetuo Accademia Cosentina e Elvira Graziani, direttrice Biblioteca nazionale di Cosenza. «Con questa manifestazione - conclude il direttore esecutivo Gianfranco Infante - si tenta di contribuire alla costruzione, a partire dal patrimonio esistente, di un sistema regionale di attrattori culturali in grado di rendere la Calabria più attraente per i visitatori/turisti e per gli operatori che operano nel comparto del turismo sostenibile e dell’industria della cultura. Risulta da qui evidente la necessità di mettere in rete le diverse forme di offerta culturale a livello territoriale e regionale, sostenendo il connubio tra pubblico e privato e dare ampio spazio alla progettazione e realizzazione di sistemi innovativi, basati sulle Ict, per la promozione e la fruizione della stessa offerta artistica, creativa e storico-culturale».
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sabato 1 novembre 2014
L’arte di Francesco Bitonti Pittore e scultore di alta e sincera ispirazione psicologica e religiosa, legato alla modernità ci consegna opere ammirevoli
Tele col fuoco creativo lo di Vincenzo Napolil
Francesco Bitonti, pittore e scultore di alta e sincera ispirazione psicologica e religiosa, legato alla modernità, ci consegna opere ammirevoli per efficacia espressiva e perizia tecnica, senza alcun segno di stanchezza nel suo itinerario artistico. Egli spalanca la porta a ogni ricerca, soprattutto a quella che ripudia il vieto “illustrazionismo” del passato, rinnovando il linguaggio della pittura e della scultura. Bitonti è stimolato, costantemente, a guardarsi dentro e a vivere a profusione le emozioni interiori senza dover fare analisi di tipo freudiano. Il suo non è soltanto pensiero positivo, ma è soprattutto pensiero creativo. La sua arte, come attuazione di un continuo processo di perfezionamento, affonda le radici del talento, che egli definisce «dono divino», nell’humus della cultura contemporanea e nell’interrelazione tra arte e religione. A dare una piega alla sua concezione estetica è stata la fondazione, assieme alle artiste Luigia Granata e Giuliana Franco, dell’introspezionismo, col quale procede alla ricerca del dialogo con le proprie capacità di dipingere e scolpire immagini di una realtà che si scopre essenziale nella mente e nell’anima. Bitonti coniuga l’introspezionismo con l’ostinato tentativo di superare l’involuzione della società staccatasi dalle premesse morali e umanitarie e d’inaugurare la difesa di valori spirituali a tutela dell’interiorità minacciata da dilaceranti conflitti e dalle ombre scure del mondo esterno. L’arte di Francesco Bitonti deriva dalla sua spiritualità come da una sorgente cristallina. Bitonti recita con Agostino che «nell’interiorità dell’uomo abita la verità». Nelle sculture dei libri chiusi, Bitonti immagina di trovare verità nascoste o di scrivervi le riflessioni su se stesso e sulla vita, per arricchire la propria esistenza di significati ed esperienze durature. Da principio egli mette in atto, con tecnica raffinata, la raffigurazione di luoghi e paesaggi meridionali rappresentati con balenii luminosi e intenzioni liriche; in seguito intride, con colori primari (rosso, blu, giallo), i ritratti e le vivissime presenze di donne con estro e con fresca emozione interiore. Le Amalie, che ricordano la figura materna con il collo lungo perché proteso o meglio sospeso tra la terra e il cielo, si riconoscono non solo dal logo del cavallino acefalo, ma dalla loro solenne semplicità e da cromatiche magie. Prendono forza vitale i nudi, miscuglio di ritegno formale e di esuberanza sensuale, espressione d’irrinunciabile libertà e di stile animato da intensi effetti cromatici. Bitonti scandisce la bellezza della sua Sila, enigmatica e attraente, dai colori mutevoli e singolari. Discendono dalla medesima virtualità tecnica e coloristica le nature morte, che si accendono di vari colori e di estrema naturalezza. Le grandi melagrane, dischiuse nell’abbondanza di semi rosso-fuoco, alludono alla fecondità e, nella simbologia cristiana di Bitonti, alla ricchezza della benedizione divina o all’amore celeste. Sembra che Francesco Bitonti elabori una visione fantastica con la quale riscattare e potenziare non solo i valori della bellezza ma anche del vitale. Uno dei tratti distintivi della sua modernità pittorica sta nell’adesione all’informale, sia per gli elementi cromatici autonomi e le singolari atmosfere sia per le “figure”, che mancano di un riferimento fedele al mondo esterno. Il cordiale, coerente e profondo sentimento religioso si rileva anche nella raffigurazione di scene apocalittiche e della figura profetica di Gioacchino da Fiore in lotta con il dragus rufus, che assume solennità quasi statuaria. Bitonti, tuttavia, tocca l’apice di un eloquente virtuosismo nel quadro della Parabola dei ciechi. Le tele e le sculture di Francesco Bitonti non sprizzano scintille momentanee, ma sono raggiunte dal fuoco dell’esercizio creativo.
A dare una piega alla sua concezione estetica è stata la fondazione assieme alle artiste Luigia Granata e Giuliana Franco, dell’introspezionismo, col quale procede alla ricerca del dialogo con le proprie capacità di dipingere e scolpire immagini di una realtà che si scopre essenziale nella mente e nell’anima
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Passi di grazia Mostre e spettacoli presso Palazzo Sersale, Cerisano
Intrecci d’arte Sono state serate all’insegna della grazia, evocata dall’estatica danza di alcune giovanissime ballerine, dei colori, elargiti dalla pittura del maestro Antonio Oliva, della gioia, suscitata dalla musica, quelle ospitate giorni fa dai saloni di Palazzo Sersale, a Cerisano: appuntamenti, o meglio, “Intrecci d’arte”, organizzati dalla compagnia teatrale “Apertamente”, di Marano Principato, che hanno deliziato il numeroso pubblico accorso presso l’antica residenza ducale, i cui spazi, seppur per pochi giorni, sono stati nuovamente sfiorati dal sacro alito della bellezza e del piacere di ritrovarsi attorno ad essa; il medesimo alito, che, per tanti anni, in misura, ovviamente più corposa e articolata, ha impregnato i giardini, i cortili, le arcate del maniero cerisanese, in occasione di quel Festival delle Serre dalla cui atmosfere tanta cultura si promanò, tanto lustro sgorgò e tanto sviluppo si materializzò, per Cerisano, per la sua gente e per l’intero comprensorio. Oggi il festival, quel festival, non c’è più, annichilito da incomplensibili scelte amministrative, che hanno privato Cerisano del suo diadema d’arte, cultura e spettacolo, lasciando spazio a uno stallo piatto e anomico, in cui, fortunatamente, si staglia il luccichio degli unici momenti capaci di attenuare il plumbeo immobilismo nell’ameno borgo delle Serre, donando, così, un po’ di respiro alla “socializzazione del bello”: momenti, come i tradizionali festeggiamenti religiosi, che riescono ancora a promuovere e valorizzare le eccellenze artistiche, nonostante tutto, fiorenti sul territorio; momenti, come quelli in cui l’orgoglio verso tali eccellenze prende il sopravvento sull’ordinario del quotidiano; momenti, infine, analoghi a quelli vissuti qualche giorno addietro, presso il Sersale, grazie alle piccole, ma già grandissime, ballerine della Scuola di danza cerisanese “Scarpette rosse”, le quali sono state protagoniste assolute di una serata gioiosa, durante la quale la musica è stata disegnata da piroette e passi sfoggiati con straordinaria naturalezza. Delle vere, giovani, virtuose della danza, insomma, che, con elegante delicatezza, sorprendente spontaneità, sopraffina freschezza, hanno elevato i sensi della rapita platea, facendoli volare sulle ali dorate di un talento immenso e, per il futuro, di speranze denso. PfG
Grande soddisfazione in particolare, per la performance di alcune giovanissime ballerine del luogo
Momenti dello spettacolo di danza con le giovanissime ballerine cerisanesi Accanto, le giovanissime ballerine sono pronte: inizia lo spettacolo
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Pillole di fede Si è tenuta a Policoro, provincia di Matera, ai confini della Calabria, l'apertura del Terzo ordine dei Carmelitani calzati della provincia napoletana
La Comunione si fa comunità
Da sinistra: Fotia, Lenoci, il provinciale Calvieri, don Adriano Miglietta
di Lucia De Cicco
Si è tenuta a Policoro, provincia di Matera, ai confini della Calabria l’apertura del Terzo ordine dei Carmelitani calzati, della Provincia napoletana, con il padre provinciale da poco tempo nominato, Antonio Calvieri, di origine calabrese, nativo di Curinga (Cz), che ha vissuto a Taranto per la sua missione. Hanno partecipato Puglia, Campania e Calabria a questo evento, che quest’anno è stato molto profondo, semplice e quasi sorprendente per i grandi carismi che portano alcune persone, che davvero potrebbero vantarsi di avere avuto titoli e ruoli di servizio pastorale anche importanti, ma che sorprendono per la loro umiltà e allegrezza, gioia. Uno di questi è don Adriano Miglietta, un uomo molto vicino alla fede carmelitana. Dopo l’ingresso in apertura del provinciale e della presidente Maria Rosaria Lenoci, Marisa Fotia, vicepresidente, l’incontro con don Adriano dal titolo “La comunione si fa comunità”, 26 ottobre, presso l’Hotel Residence Heraclea, e presso la chiesa a essa adiacente dedicata a San Francesco d’Assisi. La fraternità è stata allietata nel pomeriggio dai canti popolari e dal gruppo dei giovani di “Sanataranta”. Interessante la relazione di don Adriano, che è riuscito a comunicare la sua semplicità nel suo discorso diviso in tre importanti step. Dal testo biblico Atti 2,42-47 I primi cristiani, il contesto si esprime nella Resurrezione e post-pentecoste. La parola che emerge è comunione, koinonia: Luca, che scrive gli Atti, precisa che «tutti i credenti avevano tutto in comune». La comunione non è solo dei beni materiali, ma anche di quelli spirituali. Alle origini gli uomini ignoravano la proprietà privata; per questa comunione ci sono stati diversi tentativi di realizzazione, il contesto più concreto è quello che si potrebbe tradurre “tra amici tutto è comune”, cioè l’affetto, che si prova gli uni gli altri e porta a mettere tutto ciò che si ha a loro disposizione. In Deuteronomio 15,4 è richiamata la sollecitudine verso gli umili, perché un giorno Dio benedirà chi si sarà comportato così, quindi c’è una prospettiva escatologica, bisogna fare in modo che ci siano già su questa terra per anticipare la vita eterna. La comunione di beni è stata sempre libera, per esempio: Pietro rimprovera Anania e Saffira solo perché hanno ingannato gli apostoli, non perché non hanno messo in comune i loro beni. La comunione dei beni, prosegue nella sua relazione don Adriano, è la comunione delle anime, il cristiano esiste in questa comunione delle anime, un cuor solo e un’anima sola: i fedeli nella koinonia hanno stessi beni divini, e sono quelli che assicurano una base oggettiva alla comunità fraterna, che naturalmente si ritrova a dover dividere anche i beni materiali con chi ne è privo. Tuttavia, la piena condivisione realizza la comunione delle anime. Il punto di partenza di questa comunione consiste nell’amicizia, ma il fatto che Luca definisce i primi cristiani né amici né fratelli, ma credenti, invita ad una valutazione della condotta dei primi cristiani sulla base della fede che li unisce nella comune adesione al Cristo. Su questa fede si fonda la koinonia. Riferimento anche ai salmi 1 e 133.
Con il padre provinciale da poco tempo nominato, Antonio Calvieri, di origine calabrese, nativo di Curinga
Il secondo punto: l’Eucarestia e la Chiesa. I gesti e le parole di Gesù nell’ultima cena gettano le fondamenta della nuova comunità messianica, il popolo della nuova alleanza. Siamo incorporati in Cristo con il Battesimo, ciascuno di noi lo riceve, ma anche Cristo riceve noi. Il fatto di essere in un’unione con Cristo comporta che in Lui siamo associati all’unità del suo corpo, che è la Chiesa. L’Eucarestia diventa il culto centrale anche fuori dalla messa di questa convivialità umana. Il senso della riconciliazione che è legata alla comunione eucaristica va a consolidare un qualcosa, che già esiste o dovrebbe fra gli uomini. È necessario anche un luogo adatto che sia per tutti ritrovo di comunità, ciò evita frammentazioni e soprattutto si vive in comunione e riconciliazione e non fa in modo che ci si ripieghi su se stessi. L’Eucarestia educa alla comunione; da qui l’importanza di partecipare almeno alla messa domenicale. Inoltre il senso della comunione apre alla relazione ecumenica pur nel rispetto di ogni confessione religiosa cristiana, proiettando al dialogo interreligioso. Si è parlato in questa relazione anche della testimonianza di Maria, madre di Dio, fornendo un interessante parallelismo sul “fiat” e l’“amen” sul “sia fatta la sua volontà” in lei e sul così sia secondo questa volontà di Dio. Il terzo punto della relazione ha riguardato la dimensione sociale della comunità. Affermare che Gesù ha dato il suo sangue per noi ha valore per tutta la comunità e valore trascendente. Naturalmente, prosegue don Adriano, si potrebbero leggere i testi sacri e trovarsi in perfetta comunione con Dio, ma se non rendiamo partecipe l’altro di questa comunione, potrebbe alla fine sembrare una sorta di serie di azioni che tendono a tranquillizzare la coscienza. Conclude con una preghiera a Maria Madre dell’evangelizzazione con un sottofondo musicale che calma gli animi e con queste parole da (Egn.183): «Amiamo questo magnifico pianeta dove Dio ci ha posto, e amiamo l’umanità che lo abita, con tutti i suoi drammi e le sue stanchezze, con i suoi aneliti e le sue esperienze, con i suoi valori e le sue fragilità. La terra è la nostra casa comune e tutti siamo fratelli» e si è recitato il salmo 138, che è il salmo della conoscenza di Dio dell’uomo, ancor prima della madre, nel suo ventre, perché siamo disegnati da lui e conosce ogni nostra fattezza. Il terz’Ordine inoltre si è dato un programma triennale per la provincia napoletana: anno 2014-2015 “La Chiesa segno e veicolo dell’amore»; anno 2015-2016 “La Chiesa comunità che prega”; anno 2016-2017 “La Chiesa espressione del Risorto”.
sabato 1 novembre 2014
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Disciplina cinese Cosenza, un seminario formativo di livello nazionale, con la collaborazione di Sifu Luca Ortelli e Francesco Bossio
Il forte mondo delle arti marziali Wing Chun Scene dal seminario a Cosenza
Si è tenuto sabato scorso a Cosenza, un seminario formativo di livello nazionale, Wing Chun, arti marziali con la collaborazione di Sifu Luca Ortelli e Francesco Bossio. Ortelli fa parte del lignaggio di Kwok ed è responsabile italiano della disciplina e il seminario ci dice: «È legato alla mission di questa disciplina di arti marziali. In particolare il lignaggio del sistema è costituire un’associazione con Francesco, affinché il suo lavoro, che aveva portato avanti non andasse perso. Francesco Bossio ha la funzione di coordinatore a livello regionale». Come inizia Luca Ortelli questa disciplina? Ho avuto problemi di salute per cui ho iniziato per questo motivo. Nelle condizioni in cui mi trovato dovevo trovare, un qualcosa, che mi potesse aiutare, anche perché i soliti rimedi mi servirono a poco come la palestra. Cominciai il corso senza prospettive e attese, riuscire a toccarsi la punta dei piedi è già tantissimo avere maggiore beneficio a tutto ciò che c’è dietro la disciplina cinese. Sono più di quindici anni che pratico questa disciplina e dopo vari lignaggi ho aderito a quello tradizionale che è quello di Kwok. Questa disciplina usa le mani nude, poi si utilizza un manichino di legno e alla fine si arriva all’uso delle armi. Nell’antichità di questa disciplina l’uso delle armi era consuetudine, naturalmente le usavano determinati ceti sociali e lignaggi. La sopravvivenza derivava dall’uso delle armi se ci si trova in difficoltà senza armi è perché in una posizione di svantaggio, disarmati, in Cina venne nel tempo vietato l’uso delle armi, chi la possedeva era perseguito, così poi l’arte anche nel movimento a mani nude è usata a mo’ di arma per rimanere fedeli al sistema. Le relazioni tra le varie forme di questa disciplina: mani nude, coltelli e l’uso del manichino, si sono legate tra di loro. Un bagaglio tecnico, che si può ripassare giornalmente da soli, ma la pratica è fatta con un partner in modo da avere una reazione propositiva a quelli che sono i movimenti di base. Il manichino aiuta a mo’di colpitore per una sensazione tattile e percettiva e ci aiuta a calcolare la distanza tra arti e corpo a corpo, durante un conflitto. Progetti futuri? Intanto il seminario ha registrato la presenza di molti luoghi della Calabria, speravo che qualcuno provenisse anche dalla Puglia, il discorso è legato a portare la disciplina alla sua massima diffusione. Prevedo per l’anno prossimo di ampliarlo in altre regioni d’Italia come Puglia, Lazio. L’associazione esiste in tante parti del mondo in quasi tutti i continenti ed io cerco di diffonderlo come responsabile nazionale nella nostra Nazione. Lo trovo didatticamente valido, di crescita anche personale e dal punto di vista economico: i costi sono contenuti e si dà alle persone possibilità di apprendere una disciplina mirabile per i vari usi di apprendimento di benessere psicofisico correlato alla salute anche mentale. La didattica dà la possibilità a chi non conosce la disciplina di poterla apprendere anche da zero, praticato con un partner sotto la guida di un maestro. Si sono stabiliti seminari formativi a scadenza mensile in una palestra di Cosenza per agevolare chi è distante e poi man mano la previsione di estendersi in ogni regione Italiana. Lucia De Cicco
Sopra, i partecipanti al corso con al centro Ortale e Francesco Bossio
Si usano le mani nude, poi un manichino di legno e alla fine si arriva all’uso delle armi Nell’antichità di questa disciplina le armi erano consuetudine, adoperate da determinati ceti sociali e lignaggi
Il karate in trasferta
La Coppa Shotokan si “esibisce” a Rieti Dal primo novembre partiranno i tornei e le gare di karate in tutta Italia e all’estero. Per il Centro-Sud la Coppa Shotokan rappresenta una gara molto importante che consente di far qualificare tanti giovani provenienti da tutte le regioni del meridione: Lazio, Umbria, Marche, Campania, Puglia/Basilicata, Sardegna, Sicilia, Calabria. La Calabria, rappresentata dal presidente regionale Fikta, il maestro cintura nera 4dan Domenico Francomano, vedrà gareggiare i migliori allievi di karate-do cintura nera, tesserati Isi (ente morale) nell’anno 2014. Le gare sono kumite e kata femminile e maschile. A gareggiare sul tatami saranno nove atleti accompagnati dagli allenatori, i maestri cintura nera Claudio Rende, Isidoro Bonfilio e Antonio Ruscelli in qualità di arbitro. I giovani karatekiti più bravi della Calabria a gareggiare sono: Fedele Cetraro, Alessio Passarelli, Francesco Stabile, Albino Petracca, Morris Aloia, Aldo Grazidio, Andrea Diaco, Vincenzo Diaco, Francesco Aloia e Michele Agrelli. Carmelita Brunetti