Voce ai giovani

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Anno 38 - 14 Giugno 2014 - Numero 24

Settimanale indipendente di informazione

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Ragazzi dentro la notizia. A Catanzaro la premiazione del progetto-concorso “Voce ai giovani Giornalisti” ANNUNZIATA DI COSENZA

CURVA SUD, NON PER IL CALCIO

“AMORE SBARRATO”

Quando batte il cuore dell’eccellenza

“Conzativìcci” per veder piovere soldi spicci

Attori per un giorno tra palco e realtà

di Francesco Fotia

Roberto Caporale, cardiologo eletto consigliere nazionale Anmco

di Angela Costanzo

Esilarante commedia al San Vito di Cosenza di Sergio Crocco

Cosenza, al “Rendano” spettacolo dei detenuti


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sabato 14 giugno 2014

Che Fifa 2014 Le ricerche di Altrococonsumo della Regione Calabria

Un pallone che sia buono e giusto Pietro Vitelli, responsabile Altroconsumo Regione Calabria, in collaborazione con la grande macchina di tutela dei cittadini consumatori-utenti indipendente e scevra da qualsivoglia condizionamento, tenta di fare il punto anche sul campionato mondiale di calcio. Un evento complesso, con un giro d’affari stimato attorno ai 4 miliardi di dollari per la sola Fifa. Nel cono d’ombra rimangono, prosegue Pietro Vitelli diversi aspetti, come il mondo della produzione dei palloni, oggetto di culto e di campagne commerciali. Quali sono le condizioni di produzione, quale il rispetto dei diritti umani e dei lavoratori, il livello d’attenzione sulle ricadute ambientali nel realizzare l’oggetto feticcio ufficiale per la Coppa del mondo Fifa 2014? Altroconsumo e le altre organizzazioni di consumatori indipendenti hanno voluto vederci più chiaro. A due livelli: con un test in laboratorio per verificare la qualità del pallone ufficiale dei mondiali, Brazuca; con un’inchiesta sulla responsabilità sociale nel settore di produzione nel sud della Cina, a Shenzhen in una delle due fabbriche che produce il pallone ufficiale per Adidas. Il test ha coinvolto sia esperti di laboratorio che calciatori brasiliani professionisti. I palloni sono stati sottoposti a una prova sofisticata realizzata all’interno di una galleria del vento per simulare le condizioni ideali di gioco. Brazuca ha superato le prove, soprattutto grazie alla buona aerodinamica che rende ben controllabile la traiettoria una volta calciato il pallone. Ma Altroconsumo vuole di più: un pallone da calcio che non sia solo buono, ma anche giusto. Il Pakistan ne è stato il più grande produttore sino a fine 1990, con la copertura del 75% dei palloni da calcio cuciti a mano sulla scena mondiale. Con lo sviluppo di nuovi materiali e innovazioni tecnologiche nel processo di produzione, la Cina è subentrata, sfidando il primato e ritagliandosi il 68% della produzione, rispetto ai Paesi tradizionali come Pakistan e India. Oltre alla Cina oggi anche la Thailandia ha un ruolo principale nel produrre palloni da calcio cuciti a macchina. L’innovazione nel processo produttivo ha portato con sé nuovi modelli organizzativi e temi etici da esplorare: l’eccesso di ore lavoro nelle fabbriche cinesi è subentrato al tema dal lavoro minorile diffuso nella cucitura a mano dei palloni. Oggi in Cina, continua Pietro Vitelli di Altroconsumo Regione Calabria, permangono i problemi legati alla mancanza di libertà sindacale, e i lavoratori cominciano ad acquisire consapevolezza dei propri diritti, in un panorama dominato da grandi brand internazionali che si riforniscono nelle fabbriche locali cercando di mantenere i vantaggi derivanti dal basso costo del lavoro. Le dimensioni relativamente limitate permettono una considerazione adeguata degli aspetti sociali e ambientali legati alla produzione del pallone ufficiale dei mondiali. Rimangono però alcuni aspetti che possono essere

Evento complesso con un giro d’affari stimato attorno ai 4 miliardi di dollari per la sola Fifa. Nel cono d’ombra rimangono diversi aspetti come il mondo della produzione dei palloni, oggetto di culto e di campagne commerciali

migliorati, come l’esposizione dei lavoratori alle sostanze chimiche, la libertà di movimento durante i turni di lavoro e l’impegno per accrescere la consapevolezza dei lavoratori rispetto ai diritti fondamentali stabiliti dall’Oil, tra cui la libertà di associazione. Un tema emergente è quello dei contributi per l’assicurazione sociale, un argomento complesso che coinvolge non soltanto i fornitori dei più famosi brand diffusi a livello globale, ma anche le autorità locali cinesi. Proprio questo argomento ha scatenato la protesta di migliaia di lavoratori in una delle più grandi fabbriche cinesi di scarpe sportive. La responsabilità sociale è una visione che supera gli obblighi imposti dalle leggi nazionali, a maggior ragione in paesi come la Cina in cui spesso le norme stabilite dal governo centrale non sono implementate adeguatamente a livello locale. C’è stata una ricaduta positiva dell’inchiesta di Altroconsumo e delle altre associazioni di consumatori conclude Pietro Vitelli: sono state intraprese alcune azioni correttive nella fabbrica cinese che produce il Brazuca in seguito alla visita, un impegno concreto per garantire che il pallone dei mondiali non sia solo tecnicamente buono, ma anche rispettoso dei lavoratori e dell’ambiente.

La Calabria sul podio

Karate-Do è il momento di colpire Cassano allo Ionio il 15 giugno vedrà gareggiare e partecipare a un importante stage regionale tutti i giovani allievi più forti di karate provenienti da 11 palestre regionali affiliate Fikta. L’evento sportivo vedrà la presenza di grandi maestri come Perlati 8 dan, Vignoli 7 dan, Cacciatore 6 dan. La terza edizione del Trofeo regionale di Karate-Do tradizionale è resa possibile grazie agli organizzatori: il maestro Domenico Francomano cintura nera 4 dan presidente regionale Fikta e presidente della Asd Shotokan sport club e della palestra Center KarateDo di Cassano con il maestro Antonio Ruscelli. Partecipano al trofeo i tesserati Fikta della Regione Calabria graduati dalla cintura bianca alla cintura nera e nati dal 1979 al 2008. I tipi di gare a cui gli atleti partecipano sono Kata individuale e Fukugo open. Le prime quattro società sportive che partecipano con il maggior numero di atleti verranno premiate con trofei. Un appuntamento importante che vede la Calabria conquistarsi sempre più vittorie e qualificarsi ai primi posti nelle gare di competizione nazionali e regionali. L’ingresso è libero e tutti gli amanti di questo sport possono approfittare per godersi una giornata all’insegna di tanto sport e benessere.


sabato 14 giugno 2014

Dalla tela di Penelope a oggi Convegno sulle pari opportunità a Castrolibero

Meno rischi per la donna

Parto in casa ritorno alle origini

Ti amo da ucciderti “L’amore dai tempi di Penelope a whatsapp” è stato il primo avvenimento voluto e organizzato dalla commissione Pari opportunità del Comune di Castrolibero. Un seminario di studi che si è svolto il 4 giugno scorso presso il Polo d’istruzione superiore di Castrolibero. Dopo i saluti istituzionali da parte di Giovanni Greco, sindaco, di Orlandino Greco, presidente del consiglio provinciale di Cosenza, che è intervenuto in chiusura di serata sono seguite le relazioni di Iolanda Maletta, dirigente scolastica e Alessandra Lappano, presidente della commissione Pari opportunità, sul tema oggetto dell’incontro dove si sono alternati gli interventi della docente, Giovanna Vingelli, ricercatrice del dipartimento di Scienze politiche dell’Unical, che ha relazionato anche sull’intervento di Ida Rende, del “Centro women’s studies Milly Villa” che era assente; Bruna Filippone, scrittrice della Commissione nazionale Snadas/Miur; Francesco Fusca, scrittore e poeta di Spezzano Albanese. Ha partecipato ai lavori Sabrina Pacenza, assessore con delega alle Pari opportunità e ha moderato gli interventi, la giornalista Daniela Franco. Sono state esposte le opere degli artisti Anna Manna, Marco Carellario e Luigia Granata, con intermezzi musicali affidati alla cantante cosentina, Alessia Labate. Interessante in tutte le sue parti, la figura dell’amore attraverso i secoli e di come tutto sommato la donna rivesta sempre un ruolo di pazienza anzi di troppa pazienza che è richiesta da una società remissiva. Dalla tela di Penelope a oggi ancora nulla è cambiato. L’emblema dell’amore romantico nasce in contemporanea con la possibilità di scelta del proprio soggetto d’amore, e cui contribuirono i supporti poetici dei tanti scrittori nel corso dei secoli. Strano a dirsi però l’amore romantico si completa con il matrimonio con il consolidamento di una relazione mediante un contratto. Nell’indole maschile secondo una grande letteratura psichiatrica, esiste la necessità di possedere la partner, un immaginario maschile, che affonda nella sessualità e nello stesso tempo la donna ne è vittima e inconsapevolmente complice. Nell’immaginario maschile esiste l’idea di un controllo assoluto della donna, per cui se la compagna sfugge a queste logiche potrebbe essere anche annientata, infatti, non è estranea l’affermazione di molti uomini che in caso di femminicidio hanno affermato che hanno ucciso per amore e il problema consiste nel fatto che essi ne sono anche convinti. Alla base di tutto esiste una forte mentalità che chiarisce che l’essere è completo se si completa nell’altro totalmente, usiamo abitualmente il “mio e mia” anche senza consapevolezza, perché amore romantico ha sempre coinciso con il possesso dell’altro e anche il nostro esprimerci segue questo percorso. Le donne di oggi usano mezzi di comunicazione moderni e che facilitano la relazione aperte, eppure amore è ancora il sacrificarsi per gli altri, in cui rientrano anche le follie di amore. Che cosa è una follia d’amore? Oggi viaggia sulle onde internettiane, ma sei si pensa a un amore che non è corrisposto di come possa essere violento con un mezzo così potente a disposizione, si può dare il via a forme di violenza anche peggiori di quelle fisiche come quelle di tipo psicologico. La violenza domestica legata al possesso della persona può molto di più uccidere che il terrorismo, o la criminalità eppure ancora nulla si è fatto in questa direzione... e Penelope intanto tesse la sua tela.

Nell’immagin ario maschile esiste l’idea di un controllo assoluto della donna, per cui se la compagna sfugge a queste logiche potrebbe essere anche annientata Infatti non è estranea la affermazione di molti uomini che in caso di femminicidio hanno affermato che hanno ucciso per amore

La Giornata internazionale dell’ostetrica, che si è tenuta nel mese di maggio e svoltasi presso la Casa della Culture di Cosenza, ha voluto fare il punto sull’esigenza di poter scegliere dove e quando partorire, seguendo l’esempio di altre Regioni d’Italia dove tutto questo è già possibile, con la possibilità di scegliere la propria abitazione, tra il calore delle mura domestiche, come si faceva nel passato, ma con più attrezzature e assistenza, ultima in ordine di tempo il Lazio che con legge regionale ha legiferato in tale direzione, con la possibilità di un rimborso di 800euro per chi sceglie il parto domestico. Abbiamo preso contatto la responsabile della manifestazione, Anna Domenica Mignuoli per ascoltare il punto di vista dell’ostetrica. Il servizio sanitario in questo periodo non garantisce assistenza domiciliare per chi partorisce in struttura sanitaria, mentre chi preferisce la soluzione a casa, può scegliersi un’ostetrica che la segue usufruendo di questo sussidio che in Emilia Romagna ammonta addirittura a 1.500 euro. «A Bologna - ci dice la Mignuoli - esiste, addirittura, una casa parto gestita da sole ostetriche, privata, ma le cui spese sono coperte interamente dalla Regione Emilia. La legge è passata anche in Lombardia, Marche, Piemonte. Teniamo presente che nei paesi del nord dell’Europa, l’80% delle donne partorisce in casa propria. Obiettivo è la diffusione della cultura del parto a casa, nell’ambito della tutela dei diritti della donna, così si esprime il Collegio, tra le varie possibilità anche quella di partorire in casa o in casa parto». Dalla giornata ne è seguita la redazione di un documento che è stato presentato al Consiglio regionale. Al centro la salute della donna e del bambino, che possa far riflettere sulla possibilità della scelta. «Una vasta letteratura scientifica - riprende la Mignuoli - garantisce che la gravidanza in maggioranza è una condizione a basso rischio per la donna. Una donna a basso rischio di gravidanza, partorisce in ospedale ha più possibilità di riscontrare una patologia. Nel momento in cui una donna con un rischio basso di gravidanza (ovviamente abbiamo dei protocolli che stabiliscono il livello di rischio) può scegliere un luogo più intimo e consono alla propria psicologia e secondo i protocolli stabiliti di professionalità ostetrica».

Anna Domenica Mignuoli, sulla destra durante una seduta di preparazione al parto

Ldc Lucia De Cicco

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Buoni propositi Su “suggerimento” del Marchese di Scanno

Violenza di genere tra riflessioni e spunti di Francesco Fotia

Giornata di sensibilizzazione sul femminicidio e sulla violenza di genere quella che si è tenuta lo scorso mercoledì presso la sala del caffè letterario di Cosenza. Un evento, organizzato dalla Fidapa (Federazione italiana donne arte professioni affari) di Cosenza in collaborazione con partner quali il Comune di Cosenza e Adt Group press editori, che ha curato la comunicazione giornalistica e visiva della manifestazione. Silvana Gallucci, presidente Fidapa Cosenza, in apertura ha salutato i presenti e rivolto un ringraziamento particolare a Debora Falcone, presentatrice della manifestazione, e ha colto l’occasione per fare un breve resoconto di quanto fatto nell’anno sociale che volge al termine. Innumerevoli le iniziative fidapine, realizzate, come ha tenuto a sottolineare la stessa presidente, in collaborazione con molte associazioni, come la Gianmarco De Maria, o enti di primaria importanza: primo fra tutti l’amministrazione comunale di Cosenza, nelle persone degli assessori Rosaria Succurro e Alessandra De Rosa, e naturalmente del sindaco Mario Occhiuto. Tra gli eventi citati dalla presidente, il convegno sulla sacralità della vita, il Premio Mnemosyne, la mostra sul riciclo solidale, il convegno sull’endometriosi, con annessa inaugurazione del gruppo di autoaiuto composto da volontarie, operante all’interno della clinica Sacro Cuore. Per l’occasione, ha ricordato Gallucci, Fidapa si è avvalsa anche del contributo artistico dell’attrice Orsetta Foà e della cantante Rosa Martirano, anche lei membro Fidapa. La giornata è proseguita con la lettura di alcuni passi tratti dal libro Il marchese di Scanno (l’antenato scomodo), scritto dalla professoressa Giovanna Guaglianone ed edito dalla Marval editrice di Palermo, protagonista della giornata. I brani sono stati interpretati dall’attrice Antonella Carbone. Si tratta di un libro che può essere definito come appartenente al genere giallo, sebbene tra le sue pagine denoti una forte valenza psicologica: in effetti Il marchese di Scanno è un viaggio all’interno della psiche di un uomo che, dopo aver vissuto una drammatica infanzia, che gli impedisce di portare avanti un’esistenza normale, diventa un killer seriale. Accattivante il modus operandi dell’assassino, che seleziona le vittime, tutte donne, in base ai sette peccati capitali: avarizia, ira, accidia, gola, superbia, lussuria ed invidia. A rappresentare le sette donne assassinate all’interno del libro della Guaglianone sono state altrettante giovani cosentine che, vestite di nero, hanno esposto i cartelli rappresentanti i peccati, con grafica di Adt Group press editori. Ci sono stati poi i saluti dell’assessore Succurro, che ha evidenziato quanto Fidapa Cosenza sia presente sul territorio e quanto impegno mostri nel perseguire il raggiungimento di obiettivi utili per il bene comune. Ha riassunto e commentato il libro Pina Falcone, anche lei socia Fidapa, con un intervento che ha svelato molti dei caratteri più accattivanti de Il marchese di Scanno. Grande interesse ha suscitato l’intervento della dottoressa Patrizia Nicotera, psichiatra forense e responsabile del progetto Free-Fly del Centro ascolto donna dell’Asp di Cosenza. «Mostri non si nasce - ha esordito Nicotera - ma in qualche modo è la società tutta che ha le sue responsabilità quando si trova davanti a personaggi simili a quello descritto nel libro di Giovanna Guaglianone, che per altro consiglio sinceramente di leggere. Comprendere - ha spiegato la psichiatra - è fondamentale, un atteggiamento che dovrebbe prevalicare sul generale sentimento di condanna. Solo comprendendo si può infatti operare per un cambiamento della società. I meccanismi che regolano l’esplosione di violenza di un femminicida - ha proseguito Nicotera - è un qualcosa che ha a che fare con l’autostima; lo stesso vale per i tossicodipendenti o per i serial killer: ciascuno di questi “mostri” ha alle spalle un certo tipo di passato che ne ha condizionato la vita. Certo - ammette Nicotera - gli sviluppi della vita dell’individuo dipendono anche dal carattere che si ha. Penso all’infanzia difficile che hanno vis-

Giornata di sensibilizzazione sul femminicidio tenutasi presso la sala del caffè letterario di Cosenza

In alto, le giovani che simboleggiano le vittime di femminicidio Nella pagina accanto Silvana Gallucci e Debora Falcone Qui a destra: Giovanna Guaglianone Rosaria Succurro Antonella Carbone e Patrizia Nicotera

suto Barack Obama e suo fratello: il primo è diventato presidente degli Stati Uniti, il secondo ha avuto gravi problemi con l’alcool». La dottoressa ha voluto poi porre l’accento particolarmente sul minore, che «’essendo quello maggiormente privo di difese e di punti di riferimento già forti, è più passibile di sfruttamento. Un dato terribile ma che non stupisce - afferma Nicotera ampliando la sguar-


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Buoni propositi

do dall’individuo alla collettività - in quanto viviamo all’interno di un universo societario basato proprio sullo sfruttamento». Interessante la domanda con la quale la Nicotera conclude il suo intervento: «Se il contatto emotivo con il prossimo e con sé stessi è fondamentale al fine di evitare che la società generi il cosiddetto mostro, in quanti ne hanno realmente coscienza?».

Evento organizzato dalla Fidapa di Cosenza in collaborazione con il Comune di Cosenza e Adt Group press editori, che ha curato la comunicazione giornalistica e visiva

A chiudere la giornata di presentazione del libro e di riflessione sulla violenza di genere è proprio l’autrice de Il marchese di Scanno, Giovanna Guaglianone. Dopo i ringraziamenti, la scrittrice svela qualche lato caratteriale del protagonista che, «dopo essere stato maltrattato nel corso dell’infanzia, anche quando non fosse divenuto un serial killer, avrebbe avuto una vita non certo facile. La vittima - ha voluto sottolineare Guaglianone - diventa carnefice quando si rende tragicamente conto che non può amare sua moglie, e credo che questo ne mostri un lato interessante, anche considerando che nel suo percorso di violenza in qualche modo non rinuncia mai alla sua forte fede. Mi sono orientata verso il racconto giallo - svela l’autrice - perché sono da sempre affascinata dai racconti di Edgar Allan Poe, perché adoro Andrea Cammilleri, perché mi piace molto Agatha Christie. Mi piace molto il ruolo dell’investigatore moderno - ha confessato - che è quello di compiere un viaggio a ritroso nella psicologia del serial killer, e che risalendo al momento in cui nasce il trauma che genera il mostro riesce a individuarlo e a disinnescarlo». Al termine della presentazione, Debora Falcone e Silvana Gallucci hanno consegnato le pergamene contenenti una preghiera rara rivolta alla Madonna del Pilerio, e “recuperata” dalla giornalista Rosellina Arturi in occasione della sua pubblicazione Appunti di viaggio, i bracciali della Madonna del Pilerio, dati in omaggio a Fidapa da Carlo Gentile, presidente onorario dell’Eco (Ematologia Cosenza Onlus), e creati dalla maestra orafa Paola Righetti della Maison Adamas. Da parte sua, Gentile ha voluto spendere poche ma sentite parole per raccontare il suo dono: «In onore della Madonna e di tutte le nonne, mamme, mogli, sorelle, figlie che ogni giorno sono a fianco di chi ha bisogno del loro aiuto e in particolare alle giovani donne che hanno prestato gratuitamente il loro volto per manifestazione». Nel ringraziare lo stimato dottore, Gallucci ha ricordato l’apertura di una struttura nella quale l’Eco può accogliere le famiglie dei piccoli pazienti di ematologia, che avranno così un grande punto di riferimento che gli permetterà di seguire più facilmente i propri figli. Una notizia splendida che incornicia una giornata all’insegna di nobili propositi e profonde riflessioni.

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Ragazzi dentro la notizia

A Catanzaro manifestazione finale e premiazione del progetto-concorso “Voce ai Giovani Giornalisti” indetto dalla nostra testata regionale ”Il Tiraccio - Voce ai giovani”

Voci fuori dal coro Grande successo per la manifestazione finale e premiazione del progetto-concorso “Voce ai Giovani Giornalisti” svoltosi nella sala dei concerti di Palazzo de Nobili, a Catanzaro e indetto dalla nostra testata regionale Il Tiraccio - Voce ai giovani. Tanto l’entusiasmo e molta la partecipazione da parte degli studenti di tutta la regione, inaspettate presenze anche dagli istituti più lontani dal capoluogo, come quelli dei comuni del reggino, della locride, del cosentino, che, nonostante la distanza, hanno voluto essere presenti e partecipare in prima persona alla conclusione di questa iniziativa didattica-culturale che li ha visti protagonisti nel corso dell’anno. L’evento, organizzato e coordinato dal direttore responsabile della testata Claudia de Fazio, ha visto presenti il presidente dell’Ordine dei giornalisti Soluri, l’assessore Tony Sgromo in rappresentanza del sindaco Abramo trattenuto in una riunione, una rappresentanza dell’ufficio scolastico regionale nella persona della dottoressa Franco e la dottoressa Sonia Talarico, che in sostituzione dell’assessore Caligiuri, bloccato a Milano da impegni istituzionali, si è congratulata con i giovani “giornalisti in erba” per l’interesse e le capacità dimostrate. Dopo aver salutato i presenti a nome del sindaco e del comune di Catanzaro l’assessore alla Pubblica istruzione Sgromo ha voluto sottolineare che «È un momento che ci riempie d’orgoglio, è importante perché andiamo a riconoscere dei meriti che i nostri ragazzi hanno ottenuto e voluto applicandosi in una cosa che è molto difficile: riportare con esattezza una notizia che possa poi interessare i lettori». L’assessore, dopo essersi complimentato con gli organizzatori per l’importante opportunità di crescita data agli studenti, prosegue: «Mi auguro che continuerà ad esserci questo premio per molte edizioni perché è un momento di alta cultura anche per la città di Catanzaro, capoluogo di regione e storicamente “salotto buono della cultura calabrese”. Possiamo attraverso questa manifestazione e premi così importanti - conclude l’assessore - far crescere e conoscere il nome della nostra città». La vincitrice, una giovane studentessa del liceo scientifico di Oppido Mamertina, Elisa Papalia, ha ricevuto un pc portatile Hp di ultima generazione offerto dalla Ristorart eventi, unico sponsor del progetto. Tutti gli altri premi sono invece stati offerti dalla redazione organizzatrice. Seconda e terza classificata, rispettivamente Noemi Fiorentino del Convitto Galluppi di Catanzaro e Clorinda Maria Morabito del liceo di Oppido Mamertina, hanno ricevuto un Ipad Air e un Ipad mini. Premi speciali sono stati consegnati ad altri due studenti meritevoli, uno dell’istituto Anna Frank di Crotone, l’altra del liceo scientifico Grimaldi di Catanzaro: Paolo Giampà e Annarita Tammè che hanno ricevuto 2 e-book reader. Premiato infine l’istituto che, tramite i suoi studenti, si è classificato al primo posto meritando quindi il premio, offerto sempre dalla redazione, consistente in un defibrillatore Philips. Il progetto ha avuto il patrocinio dell’assessorato alla Cultura regionale, dell’Ordine dei giornalisti della Calabria e dell’Ufficio scolastico regionale, la cui rappresentante, dott.ssa Franco, ha voluto sottolineare: «Abbiamo subito sposato questo progetto appena ci è stato sottoposto, perché rispondente a pieno a quelle che sono le richieste della scuola dell’autonomia e quelle della Comunità europea, consapevoli di dover scegliere solo i progetti più validi tra i numerosissimi che ogni anno ci giungono». Anche la dott.ssa Talarico ha sottolineato l’immediata volontà dell’assessorato regionale alla cultura a concedere il patrocinio, vista la valenza culturale e formativa del progetto: «È stata un’opportunità per i ragazzi per conoscere il proprio territorio, approfondire determinati problemi su cui, forse se non ci fosse stato questo stimolo, non si sarebbero soffermati».

L’evento che ha riscosso grande successo è stato organizzato e coordinato dal direttore responsabile della testata Claudia de Fazio La vincitrice del concorso è una giovane studentessa del liceo scientifico di Oppido Mamertina Elisa Papalia


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Ragazzi dentro la notizia

La sala era gremita di gente di tutte le età, numerosissimi i ragazzi che con l’entusiasmo tipico della loro età hanno dato alla serata un tocco di gioiosa allegria. Dopo aver ringraziato gli organizzatori per l’opportunità data agli studenti calabresi il presidente Soluri sottolinea l’importanza di eventi del genere, sopratutto dopo la riforma dell’esame di stato che prevede la stesura obbligatoria di un articolo di giornale che rappresenta, continua il presidente, «la summa di quello che è la capacità dello studente di sintetizzare le nozioni di cui dispone». «Crea un collegamento tra la scuola e la società, continua Soluri, permettendo ai ragazzi di scrivere di ciò che vivono e vedono, insegnando con intuito a sintetizzare e analizzare la realtà. Giornalismo e scuola diventano un binomio sempre più interessante, importante e necessario, perchè, pur se in futuro non si vuole fare il giornalista, si dà modo ai ragazzi di crescere e formarsi». Nel salutare i presenti a conclusione dell’evento il direttore responsabile de Il Tiraccio - Voce ai Giovani, la dottoressa de Fazio, ha espresso la determinazione a ripetere l’esperienza: «Il successo ottenuto da questa prima edizione ci dà la conferma della validità del progetto che intendiamo proseguire per molti altri anni, supportati anche dalle numerosissime critiche positive che hanno ritenuto l’iniziativa un momento di altro livello culturale nonché occasione di crescita per i nostri giovani che rappresentano il futuro della società».

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Svegliarsi “ripensati”

I ragazzi del progetto insieme all’economista Luca Meldolesi durante un’attività non formale

Il sogno Ubuntu riparte in Calabria Questa la parola che guida il progetto europeo "Think creative, be the change" realizzato dal Gruppo informale “L'Isola che non c'è” di Anna De Caro

Il sogno Ubuntu riparte in Calabria: partecipazione e comunità per combattere la crisi ai tempi dell’Europa Ubuntu. Sembra essere questa la parola che guida il progetto europeo “Think creative, be the change”, realizzato dal Gruppo informale L’Isola che non c’è, che si è svolto in questi giorni in Acquappesa e che ha coinvolto ragazzi dall’Italia, dalla Polonia e dalla Romania, insieme per una settimana per workshops e attività non formali per confrontarsi su soluzioni creative per convivere con la crisi. Ubuntu, dicevamo. Ubuntu è una parola di origine africana, zulù precisamente, utilizzata da Mandela nella sua campagna contro l’apartheid. Ma cosa significa Ubuntu? Ubuntu si basa su un concetto semplice: “Io sono ciò che sono per merito di ciò che siamo tutti”. Ed è questo che si è fatto ad Acquappesa (Cs) durante il progetto: cercare di creare una comunità, condividere insieme le idee, sentirsi tutti importanti. I ragazzi non sono stati infatti coinvolti in semplici conferenze sulla crisi, ma sono stati coinvolti direttamente nelle attività. Ecco che sono stati quindi chiamati a scrivere una bozza di un progetto europeo per convivere con la crisi, si sono applicati per lanciare performance musicali con oggetti riciclati, hanno piantato pomodori nell’orto urbano del Centro anziani di Rende (Cs) per capire che anche l’agricoltura potrebbe essere una via d’uscita, hanno visitato le bellezze presenti nel centro storico di Cosenza e si sono confrontati con i ragazzi dell’impresa sociale “Aniti” - “Uniti” di Rende (Cs). Ma non sono mancate le sessioni professionali: i ragazzi hanno infatti anche assistito alle testimoniane del professor Luca Meldolesi, stimato economista con un forte legame con la terra calabrese, che ha tenuto occupati i ragazzi con le sue storie di vita e con la presentazione del suo libro Imparare a imparare, presentato a Cetraro (Cs) il 28 maggio presso la prestigiosa cornice di Palazzo del Trono, dove ha spiegato ai giovani che l’apprendimento è un processo continuo, a cui nessuno può sfuggire, neanche le imprese. E la scommessa de “L’Isola che non c’è”, il gruppo informale che ha organizzato il progetto, è presto vinta: i ragazzi si sono scoperti protagonisti e il feedback è positivo. Non è passata inosservata la felicità che traspare dai ragazzi rumeni durante la loro serata interculturale, dove tra danze e canzoni sono riusciti finalmente ad esprimere se stessi e la bellezza del loro Paese, in Italia, dove spesso sono discriminati senza motivo. Non sono passati inosservati i sorrisi dei ragazzi polacchi, quando si sono dipinti i visi per preparare la loro performance musicale, quando hanno ascoltato interessati una sessione su come costruire da soli il proprio progetto all’interno del nuovo Programma Erasmus+. Perché forse è davvero così, che la riuscita di qualcosa non si misura solo sulla conoscenza acquisita, ma sulla felicità condivisa. Condivisa, come nella comunità che si è creata in questi giorni ad Acquappesa. E allora, forse, il sogno Ubuntu si è realizzato per davvero. Qui, in Italia. Qui, in Calabria, a due passi dal mare.

Orgoglio da geologi

Un termine di origine africana che si basa su un concetto semplice: “Io sono ciò che sono per merito di ciò che siamo tutti” Coinvolti ad Acquappesa ragazzi di Italia, Polonia e Romania, insieme per workshop e attività non formali per confrontarsi su soluzioni creative per convivere con la crisi

Ho scritto Unical sulla lava

Il desiderio di “marcare” la propria identità di studenti e di evidenziare il forte legame che li unisce all’Università della Calabria, anche in un luogo insolito e particolare, come può essere il cratere di un vulcano. In questo “proprio” Vulcano, una delle isole Eolie. C’è anche questo nella simpatica e originale iniziativa di alcuni iscritti al primo anno del corso di laurea magistrale in Scienze geologiche, immortalata in uno scatto fotografico che sta facendo impennare l’indice di gradimento, soprattutto sui social network. Un’istantanea che immortala l’acronimo Unical, disegnato con le pietre raccolte all’interno del cratere, e loro, i protagonisti di questa curiosa esperienza, con la mani verso il cielo, come a voler esprimere il senso di allegria e lo spirito di libertà che li ha animati. Anche il loro commento, evidenzia un entusiasmo straordinario che bisogna augurarsi diventi il quotidiano riferimento per tutti gli studenti iscritti all’Università della Calabria: «Questa foto per noi non rappresenta soltanto il ricordo di un’escursione, ma qualcosa di più. Rappresenta dei momenti bellissimi che solamente questo tipo di esperienze possono dare, rappresenta il nostro amore per questa università che ci da sempre occasione di vivere queste esperienze e conoscere gente fantastica». Dire grazie a questi ragazzi è scontato. Non solo per la semplicità di ciò che hanno realizzato e del gesto di cui si sono resi protagonisti, ma per il messaggio che è lecito cogliere oltre le loro belle parole. L’invito, cioè, ad affrontare il periodo della formazione universitaria - e a maggior ragione quella che è possibile trascorrere nel Campus di Arcavacata - con la spensieratezza e l’entusiasmo che questa fase della vita regala agli studenti. Ma, non di meno, con serietà di intenti e voglia di fare, senza i quali è difficile immaginare un percorso professionale positivo e gratificante.


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Pillole di fede Tavola rotonda a Castrolibero

Cristianesimo e religione

Padre Pino Stancari seduti, alla sua destra Antonio Strigari e Francesco Tarantino; alla sua sinistra Vilma Perrone e l’assessore Sabrina Pacenza

di Lucia De Cicco

Una tavola rotonda su “Cristianesimo e Religione”, quella che si è tenuta a Castrolibero lo scorso 7 giugno e che ha visto l’incontro tra cattolici, evangelisti e semplici cristiani, appartenenti alla chiesa di Gesù, ma a nessuna particolare religione. A parlarne con il pubblico, padre Pino Stancari della comunità Gesuita di Cosenza e biblista di grande approfondimento, numerose, da oltre quarant’ anni, le sue pubblicazioni e le lectio divinae, che tiene per avvicinare l’uomo alla Parola, fonte inesauribile di riflessione e di amore verso l’uomo. Con il patrocinio dell’amministrazione comunale di Castrolibero e organizzata dalla Bottega degli hobbies di Castrolibero di Vilma Perrone, gli altri relatori: Antonio Strigari, poeta e scrittore e Francesco M.T. Tarantino, poeta, scrittore ed evangelista. Dopo i saluti istituzionali ma anche personali dell’assessore Sabrina Pacenza, si è passati alla riflessione sul cristianesimo e su quale direzione oggi il credente sta andando riflettendo su tre brani musicali eseguiti dalla cantautrice Raffaella Scarpelli: la figura di Franco Battiato e Giuni Russo, tratta dal Cantico spirituale di San Giovanni della Croce; Anime spente, brano composto da lei e che ha portato a riflettere sul dolore di dover, a volte, attraversare il mondo con il suo carico di sofferenza, tanto da fare perdere in alcuni istanti la fede in Dio, avvenimento che ha ripercorso anche la vita di numerosi Santi, e l’ultimo brano Maledette nuvole di Vasco Rossi, il cui brano presenta la sofferenza dell’uomo moderno, che non ha, ormai consapevole, neppure la certezza di una fede o religione in cui potersi riposare o consolare per dirla alla Oriana Fallaci e che pone tanti perché a chi continua a credere a non arrendersi e portare avanti un messaggio, che appare sempre più privo di “senso”. Si ha necessità del confronto, afferma padre Pino Stancari, ed è il motivo per cui ha accettato volentieri di partecipare alla tavola rotonda, è la consapevolezza, maturata nel tempo con il bisogno di ascoltare. «Cristianesimo e religione, di che cosa stiamo parlando? - afferma padre Pino Stancari. In quale dimensione viviamo, che non sia predefinita, in quale dimensione di gratuità della bellezza di una storia di amore, che ci coinvolge e siamo a nostro perfetto agio, dove non siamo primi attori e che ci coinvolge in primo luogo. I discorsi tra Pietro e Gesù ripercorrono quella profondità, che risiedono nel profondo umano e con cui ciascuno di noi fa i conti quotidianamente». Nel Vangelo del 7 giugno appare un discepolo anonimo, poi nel tempo identificato con Pietro stesso, ma è un personaggio, che nella complessa catechesi teologica di Giovanni, rappresenta quella partecipazione interiore che è attivata e coltivata nell’animo di ogni apostolo. Il discepolo interiore, che custodisce in sé quell’identità che emerge e si afferma in autenticità, sapienza di amore e in noi è educato all’eredità del messaggio custodito, annunciato e trasmesso. Un amico del Signore che è dentro di noi e che è trascurato, bi-

A parlare col pubblico, padre Pino Stancari biblista della comunità Gesuita di Cosenza

strattato e dimenticato da ciascuno di noi. Un discepolo che rimane, è chi Gesù ama, che sarà alla fine martirizzato, anche se non necessariamente mediante la Croce, ma con diverse condizioni di crudeltà, per l’essere costantemente messo alla prova in un contesto, afferma Padre Pino, non facile. A tale scopo esiste la Chiesa, per testimoniare l’esperienza di eredità che vive in ognuno di noi. Francesco M. T. Tarantino nella sua relazione ha affrontato il tema di come andare avanti nonostante i momenti oscuri dell’anima, con annessa perdita di fede. nel suo intervento c’è stato un forte riferimento alla figura di Cristo, come fonte di verità e vita, strada maestra, poiché esiste purtroppo uno scollamento tra Fede e vita quotidiana. La persona non è nella vita quotidiana come nella vita normale ma è, a volte, anche un nemico un rivale. Mentre è la testimonianza di Cristo che ha conquistato il mondo. Si deve sempre fare riferimento al primo assoluto testimone della fede che è Cristo. Il Salmo in cui si dice “Chi ti loderà nella tomba...” solo Dio è il mediatore tra uomo e Dio, la persona ormai defunta non può intercedere per nessuno, pregate gli uni per gli altri come in San Paolo, ma si riferisce nella vita perché dopo la morte non ci sarà possibilità se non solo Cristo il mediatore, solo Lui. La tavola rotonda, che si è conclusa con un bel dibattitto tra relatori e pubblico, ha visto prima la relazione conclusiva di Antonio Strigari, che ha raccontato la sua esperienza nei suoi primi anni della conversione, dicendo che quando ciò avvenne, la gioia era diventata incontenibile, ma più cercava di avvicinare la gente, più loro si allontanavano, allora invece che parlare loro ho cominciato a parlare a Dio di loro. «Al mondo si deve parlare con un linguaggio di unione, perché le separazioni non servono a nulla, unico modo di essere credibile, affinché il mondo possa credere». Il cristianesimo per Strigari non è semplice religione tra tante, ma è soprattutto un qualcosa che riguarda la nostra vera identità. Fondamentale, afferma Strigari, è che l’uomo debba riallacciare l’amore con Dio, perché egli ha necessità di questo legame e di vincolare sé a Dio. Così come l’osservanza della religione metterebbe il cristianesimo al pari delle altre religioni. Mentre nell’intera Scrittura è chiaro che la legge di Dio va oltre attraverso la figura di Cristo e soprattutto della sua forza si può comprendere anche nella tentazione nel deserto da parte dell’anticristo. Nella forza di Gesù si comprende come il nostro essere in tutto l’intero anno si deve impegnare a tenere saldi i principi cristiani. L’impegno a osservare nella Sacra scrittura la legge data dai Padri non è stata mai cosa facile e se vi fossero riusciti gli uomini, la figura di Cristo non avrebbe avuto alcun senso. L’uomo senza lo Spirito di Dio, che lo accompagna sarà sempre vinto dai desideri, egli, invece, ha necessità, afferma ancora Strigari di una rigenerazione, di una nuova nascita come Nicodemo, come Paolo. Oggi si può dire: posso ogni cosa in Colui che mi fortifica. Io posso ogni cosa perché è Cristo che me ne da la forza. (Filippesi 4,13).


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sabato 14 giugno 2014

Una scoperta continua Simposio nazionale all'Unical sul "drug repurposing"

La ricerca di nuove terapie Il processo di Ricerca e Sviluppo (R&D) di nuove terapie è uno tra i più difficili challenges attuali, richiede molto tempo ed è estremamente costoso. Inoltre, la R&D di nuovi farmaci incontra spesso complessi problemi di sicurezza oltre che di efficacia clinica. La disponibilità di informazioni sulla sicurezza (fase IV della ricerca clinica o di Farmacovigilanza) di farmaci impiegati in clinica per lunghi periodi (circa 10-15 anni) e su un numero vasto di pazienti unitamente alla scadenza del brevetto consente la loro sperimentazione per la cura di patologie diverse da quelle previste dalla precedente autorizzazione all’immissione in commercio da parte dell’agenzia regolatoria (Fda, Ema, Aifa). Uno scenario simile può essere prospettato anche per quei farmaci sperimentati fino ad una delle fasi avanzate della loro sperimentazione preclinica o clinica (Fase II e Fase III) e che non siano stati, successivamente, registrati per l’immissione in commercio, e ciò non necessariamente per motivi di sicurezza. Tale processo, definito “drug repurposing”, riceve oggi una grande attenzione per la Ricerca e lo Sviluppo (R&D) di nuove terapie dal momento che risulta, in principio, capace di superare i problemi di attrito (con conseguenze finanziarie catastrofiche per l’azienda che ne ha proposto la R&D) nel processo di sviluppo clinico dei farmaci. Pertanto, il repurposing prevede la possibilità che lo stesso farmaco sia dotato di effetti basati su identici o diversi meccanismi d’azione utilmente sfruttabili in patologie distinte. L’aspirina, per esempio, è utilizzata da sempre come antipiretico ma da qualche decennio si è sviluppato su basi razionali e di evidenza clinica il suo impiego a più basse dosi nella prevenzione dell’infarto del miocar-

Organizzato dalla sezione di Farmacologia preclinica e traslazionale del dipartimento di Farmacia, Scienze della salute e della nutrizione

dio. Ancora, farmaci neurolettici classici come la clorpromazina e congeneri agiscono come antipsicotici bloccando i recettori della dopamina ma gli stessi farmaci sono stati utilizzati, ed ancora lo sono, per la terapia del prurito dove agiscono bloccando i recettori dell’istamina e non della dopamina. Esempi se ne possono aggiungere tantissimi e di sempre più nuova concezione e, soprattutto, inerenti gli ambiti clinici dove maggiore è la necessità di terapie efficaci come, per esempio, l’oncologia, le malattie del sistema nervoso, e le malattie rare che risultano spesso mortali. Sebbene la R&D di un farmaco sia prevalentemente competenza industriale, interessante risulta la prospettiva, aperta dal repurposing, della ricerca accademica in questo ambito dal momento che dati recenti indicano come più frequentemente ricercatori universitari, sia in Europa che negli Stati Uniti, contribuiscono o, addirittura, propongono sempre nuovi progetti di repurposing. Pertanto, pur essendo attualmente la ricerca molto orientata nella direzione “from bed to benchside” viene riconosciuta la fondamentale importanza della ricerca di base. Di questi argomenti si discute fino al 14 giugno presso l’Università della Calabria nell’ambito di un convegno monotematico sponsorizzato dalla Società italiana di farmacologia ed organizzato dalla sezione di Farmacologia preclinica e traslazionale del dipartimento di Farmacia, Scienze della salute e della Nutrizione. Accanto ad affermati ricercatori italiani e stranieri, al convegno parteciperanno, prevalentemente, giovani ricercatori provenienti da molte Università ed enti di ricerca italiani localizzati in città come Milano, Brescia, Firenze, Roma, Napoli, Catanzaro, Messina e Catania.

Il progetto “Bruco mela”

Alimentazione consapevole per i bambini Per il secondo anno consecutivo, il Comune di Tortora ha promosso il progetto “Bruco Mela”, rivolto ai ragazzi delle scuole primarie. L’assessore ai Progetti comunitari e all’associazionismo del Comune di Tortora, Vincenzo Accardi, ha ringraziato la dirigente scolastica, le insegnanti e la biologa nutrizionista Mariacarmela Guerrera, per aver portato avanti tale iniziativa. «I bambini e le loro famiglie - ha spiegato l’assessore - sono rimasti piacevolmente colpiti da questo progetto. L’iniziativa nasce con l’intento di educare i ragazzi, fin da piccoli, a mantenere una corretta alimentazione. Il progetto “Bruco mela” ha favorito, nel corso dell’anno scolastico, la comprensione dell’importanza di un corretto ed equilibrato rapporto con il cibo, raggiungendo un buon obiettivo nutrizionale ed educativo, indispensabile per preservare il benessere fisico dei ragazzi». Il progetto ha introdotto bambini di 7 e 8 anni, attraverso giochi, alla comprensione dell’importanza della frutta e della verdura per la propria salute. Durante l’intervallo i bambini hanno consumato frutta, anziché le solite merendine, incentivati dal gioco dei punti-stelline, premiando il cambiamento delle abitudini alimentari. «Crediamo - ha concluso Accardi - che la sinergia che si è instaurata fra l’ente, la scuola e le famiglie, sia importantissima per fornire modelli e valori po-

sitivi per i bambini. Come amministrazione comunale, crediamo sia essenziale continuare ad investire sulla formazione dei nostri ragazzi e sulla cultura, pertanto continueremo in tal senso». Il progetto si è concluso con una manifesta, presso la Sala consiliare del Comune, durante la quale i bambini si sono esibiti con recite e canti incentrati sul tema dell’alimentazione.


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Trofeo in corsia Roberto Caporale, cardiologo dell'ospedale dell'Annunziata di Cosenza, è stato di recente eletto consigliere nazionale dell'Anmco

Quando batte il cuore dell’eccellenza di Francesco Fotia

Si sa, la sanità della nostra regione troppo spesso è al centro dell’attenzione per questioni che non ci fanno troppo onore. È particolarmente piacevole, di conseguenza, potere raccontare di quelle eccellenze che proprio in questo settore riescono a regalare un sorriso ai calabresi. Nonostante la fuga dei cervelli interessi particolarmente l’ambito medico, tanti sono i professionisti calabresi che hanno messo a disposizione le loro competenze per migliorare la qualità dell’assistenza nelle strutture in cui lavorano. È il caso di Roberto Caporale, cardiologo dell’ospedale dell’Annunziata di Cosenza, il quale è stato di recente eletto Consigliere nazionale dell’Anmco, l’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri. La nomina di Caporale è arrivata nel corso del 45° congresso per il rinnovo del direttivo dell’Associazione, tenutosi a Firenze. Il cardiologo cosentino ha ricevuto 615 preferenza su 1100 votati, affermandosi come il terzo medico più votato (gli elettori potevano indicare più di una preferenza). L’Anmco, fondata nel 1963, è un’associazione no profit suddivisa in delegazioni regionali che ha lo scopo di riunire i cardiologi operanti nel Servizio Sanitario pubblico in modo da attuare una serie di iniziative a sostegno della ricerca e della divulgazione. Le tante iniziative sono realizzate attraverso proposte organizzative e formative come seminari, pubblicazioni scientifiche e raccolte fondi. Inoltre vi sono campagne di prevenzione e riabilitazione sanitaria che riguardano le malattie cardiovascolari. Questo è reso possibile anche grazie all’istituzione della Fondazione Hcf onlus “Per il tuo cuore”, alla quale è possibile donare il 5xmille nella dichiarazione dei redditi al fine di sostenere la ricerca, senza costi ulteriori, sulle patologie cardiovascolari. Tra le più note operazioni di raccolta fondi che la fondazione ha portato avanti negli anni c’è sicuramente “la settimana del cuore”, con una significativa campagna di grande rilievo nazionale. Da ricordare l’ultima raccolta della settimana del cuore, che ha avuto come testimonial il Commissario Tecnico della nazionale italiana di calcio Cesare Prandelli. La raccolta, in quest’occasione, si è concentrata sulla morte improvvisa, tenendo particolarmente in conto di quei casi in cui

Il medico cosentino ha ricevuto 615 preferenze su 1.100 votati affermandosi come il terzo medico nella Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri

l’evento accade sui terreni sportivi, di cui abbiamo ancora il doloroso ricordo di Piermario Morosini, calciatore del Livorno. Da sottolineare inoltre la grande adesione pervenuta dai reparti di cardiologia dell’intera Calabria, e di cui, a suo tempo, lo stesso Roberto Caporale aveva parlato proprio su questa testata. Nel corso del convegno di Firenze, inoltre, un altro importante riconoscimento è stato conferito all’Unità operativa di Cardiologia dell’Azienda ospedaliera di Cosenza diretta dal dottor Francesco De Rosa. Il reparto è uno degli oltre 200 centri cardiologici, distribuiti su tutto il territorio nazionale, che aderiscono al Registro Eyeshot, progetto nato per volontà della Fondazione “Per il tuo cuore” e dell’Anmco. Il Registro, di tipo osservazionale, è uno strumento fondamentale per la raccolta di dati che possono aiutare il personale medico nella scelta delle terapie più adeguate per tutti i pazienti ad elevato rischio di ischemia o emorragia. Tale iniziativa ha lo scopo di migliorare le conoscenze sulle varie terapie comunemente impiegate per le diverse patologie cardio-circolatorie. Il Registro, che viene coordinato nella città di Cosenza dai medici Gianfranco Misuraca e Maria Teresa Manes, arruola i pazienti ricoverati consecutivamente con diagnosi di sindrome coronarica acuta. Il reparto di De Rosa è arrivato al terzo posto per numero di pazienti arruolati su tutti le Utic - Unità di Terapia intensiva cardiologica italiani monitorati. Alla luce dei risultati ottenuti e riconosciuti da importanti associazioni come l’Anmco, che conta oltre 5.000 iscritti, possiamo affermare che nella nostra regione anche a livello sanitario ci sono delle eccellenze; uomini e donne che sono già punto di riferimento per i cittadini calabresi, e il cui esempio speriamo possa essere seguito da chi ha il compito di amministrare l’intero comparto sanitario.

Roberto Caporale


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sabato 14 giugno 2014

Attori per un giorno

Va in scena “Amore sbarrato” al Rendano di Cosenza

Quelli tra palco e realtà Tra i velluti rossi della platea del “Rendano”, la commozione a fine spettacolo è palpabile. Siamo al lungo applauso finale che accompagna l’epilogo di Amore sbarrato, l’atto unico, scritto e diretto dall’attore cosentino Adolfo Adamo e interpretato da un gruppo di detenuti della Casa circondariale “Sergio Cosmai” di via Popilia. Andrea, Giuseppe, Pietro, Fabio, Rosario, Armando e Salvatore per tre mesi hanno seguito il laboratorio teatrale che Adolfo Adamo ha tenuto all’interno della casa circondariale, auspici la direzione del carcere e l’amministrazione comunale, sempre più unite nell’obiettivo di promuovere e favorire quei percorsi riabilitativi indirizzati verso chi è privato della libertà personale. Per la prima volta, infatti, le porte del teatro “Rendano” si sono aperte ad un gruppo di attori-detenuti che potrebbero diventare presto il nucleo fondante di una vera e propria compagnia, sull’esempio di quanto accaduto più di vent’anni fa in altre carceri italiane dove sono sbocciate significative esperienze, come la Compagnia della Fortezza di Volterra o come quelle attecchite nel carcere di Opera a Milano o a Rebibbia. L’idea di una compagnia stabile all’interno della casa circondariale di via Popilia piace molto anche al sindaco Mario Occhiuto, visibilmente entusiasta, ma anche commosso al termine della rappresentazione. «È una delle più importanti manifestazioni alle quali ho partecipato da quando sono sindaco - ha detto sul palco del “Rendano” quando, al termine dello spettacolo, ha consegnato ai detenuti-attori una targa della città, in ricordo di questa giornata indimenticabile. Li ringrazia «perché sono stati bravissimi» e confessa candidamente che da ragazzo ha coltivato il sogno di fare l’attore anche lui, proposito al quale ha rinunciato, vinto dalla sua timidezza. Poi rivolge altri ringraziamenti: al magistrato di sorveglianza Paola Lucente, al direttore della casa circondariale “Sergio Cosmai” Filiberto Benevento per l’opportunità che è stata data, non solo agli ospiti dell’istituto di pena, ma anche alla città intera. Poi lascia intendere che quel che accaduto ieri avrà un seguito. «È questa la prima di una serie di esperienze che possiamo mettere in cantiere insieme alla casa circondariale». E chiude il suo intervento mandando un saluto anche a tutti gli altri detenuti che sono rimasti nella casa circondariale. Tornando ad Amore sbarrato, stando ai risultati, si vede lontano un miglio che Adolfo Adamo ha lavorato sodo, vincendo quella diffidenza iniziale dei detenuti, manifestata al primo approccio durante il laboratorio e che forma anche l’incipit della rappresentazione del “Rendano”, subito dopo un prologo in cui Adamo, l’ottavo attore in scena, dalla platea declama i versi del primo canto dell’Inferno. Metaforicamente l’inferno dantesco coincide con il reclusorio dove Adamo fa il suo ingresso per presentarsi ai suoi futuri allievi. Il tutto accade in una scena molto minimale dove lo spazio dell’azione potrebbe essere quello della sala mensa del carcere o un altro spazio del reclusorio dove si radunano i detenuti. È qui che l’attore e direttore del laboratorio teatrale fa la sua conoscenza con i suoi compagni d’avventura. Man mano che le ritrosìe e gli sberleffi iniziali cedono il passo alla curiosità e all’accettazione della sfida, si fa strada la fiducia, il rapporto si consolida e la magia del palcoscenico e i misteri del teatro si materializzano, facendo presa anche su coloro che all’inizio avevano mostrato scetticismo, ad eccezione di Rosario che col teatro mostra di avere avuto confidenza in passato, vantandosi di aver recitato al “Masciari” di Catanzaro. Anche se il corpo è in carcere e la testa è altrove i miglioramenti registrati durante il laboratorio proiettano i protagonisti verso una tournèe immaginaria nei migliori teatri italiani. Tutto lo spettacolo è costruito come un work in progress e Adolfo Adamo, sorta di demiurgo che plasma i suoi allievi, punteggia i cambi di azione con il ricorso ad una colonna sonora molto virata sul rock e sull’hard rock, con l’unica eccezione del minimalismo di Fly di Ludovico Einaudi. E, infatti, si va da Outro degli M83 a Roxies’ suite di Danny Elfman fino ai Radiohead di Creep e ai Pink Floyd di Hei you. L’epilogo è affidato al 33° canto del Paradiso (ancora Dante) con Adamo che ritorna in platea, come all’inizio, mentre salgono le note di Stairway

Atto unico scritto e diretto dall’attore cosentino Adolfo Adamo e interpretato dai detenuti della casa circondariale “Sergio Cosmai”

to heaven dei Led Zeppelin. E la scalata al Paradiso è alla portata di tutti. La catarsi può dirsi compiuta. Ma al culmine del percorso di redenzione si è arrivati grazie a quella che può essere ritenuta la scena più suggestiva di Amore sbarrato. In un rovesciamento di prospettiva, l’attore e regista arriva a vestire i panni dei detenuti e questi ultimi quelli di un gruppo di volontari arrivati in carcere per prestare assistenza al recluso Adolfo. Il regista rende questo “passaggio di consegne”, quasi una sorta di staffetta, facendo arrivare dalla graticcia gli abiti che ognuno di loro indosserà di lì a poco perché si compia la metamorfosi richiesta dal copione. È un momento molto alto dello spettacolo, con Adamo che intona tutta la malinconia della situazione in Amara terra mia di Domenico Modugno. Poi, non appena ognuno è tornato al suo posto, il gioco finisce e il ritorno alla realtà è duro da mandar giù, ma una certezza si fa strada. L’amore non può essere sbarrato. C’è tempo per un altro omaggio a Modugno, artista caro ad Adolfo Adamo, che ritorna con il primo verso di Volare, senza musica, scandito, parola per parola, da ciascuno dei detenuti-attori. Il pubblico - tanti in platea i familiari dei protagonisti - applaude a scena aperta. Oltre le sbarre c’è il teatro, capace di accorciare le distanze tra il mondo esterno e l’universo carcerario, ma anche di commuovere fino alle lacrime. Erano in tanti, fuori dal “Rendano”, ad avere gli occhi lucidi.


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Attori per un giorno

Alcuni momenti dello spettacolo A sinistra, il sindaco di Cosenza Occhiuto tra il pubblico

La direzione del carcere e l’amministrazione comunale, sempre più unite nell’obiettivo di promuovere e favorire quei percorsi riabilitativi indirizzati verso chi è privato della libertà personale

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Curva sud stracolma Oltre 5.000 spettatori allo stadio di Cosenza per assistere alla commedia "Addùi chiòvanu sordi spicci"

Conzativìcci al San Vito zo di Angela Costan

Ideata e scritta da Sergio Crocco ultrà rossoblù abituato ad animare la curva “Denis Bergamini” con il megafono: adesso è sul palco a presentare il suo lavoro Soldi spicci che scompaiono dopo ogni temporale...

Sergio Crocco

Una curva sud piena di gente che dalle 18.00 comincia ad occupare tutti gli spalti. Una brezza fresca e sottile che accarezza i volti mentre un vociare allegro e incomposto inganna l’attesa. Ore 21.30: lo spettacolo ha inizio! Conzativicci, la commedia in vernacolo “Addùi chiòvanu sordi spicci” finalmente, alla tredicesima replica, prende corpo al San Vito, lo stadio di Cosenza, fondamentalmente sua culla naturale. Sergio Crocco, ideatore e scrittore della commedia, diretta dalla regia di Paolo Spinelli, è infatti un ultrà rossoblù della prima ora, abituato ad animare la curva “Denis Bergamini” con il megafono: adesso è lì, sul palco, a presentare il suo lavoro, a spiegare come questo nasca dall’idea di un grande progetto, quello di finanziare, attraverso l’associazione “La terra di Piero”, un parco giochi per disabili, da realizzare in centro città. Un sogno, questo, che sta per realizzarsi. Un sogno che nutriva Piero Romeo, anch’egli ultrà rossoblù, anzi, un capo ultrà, nome significativo dei Nuclei sconvolti. Tre anni fa è prematuramente scomparso ma è rimasto nel cuore di tutti gli amici e di quanti l’hanno conosciuto, per la sua disposizione al sociale e al volontariato, per la solidarietà verso i deboli. Ma torniamo alla commedia dove piovono soldi. In due atti e un epilogo, si snoda una vicenda esilarante e surreale: una tempesta di soldi spiccioli si abbatte su Cosenza da mesi. Soldi che, invece di arricchire la povera gente, scompaiono al termine di ogni temporale lasciando soltanto danni. Vengono quindi scomodati il “signor Dio” e tutti i santi del paradiso per risolvere questo problema: una sequela di paradossali personaggi sfila al cospetto di un istrionico e improbabile Signore e del “tatangelo” Gabriele, oppure si aggira per Cosenza: San Marco Argentato, San Remo, San Lucido, San Vincenzo Lacoste, San Nicola Ascella, San Lorenzo del Callo, Sant’Honorè, Santa Giovanna in Fiore, Santa Sofia De Piscopo, San Marzano, Santa Rita da Cascia, l’Annunziata, ovviamente San Vito, tutti evocanti, parodicamente, dei toponimi calabresi o delle realtà lette con l’occhio dell’ironia e della beffa. Ancora, non poteva mancare San Francesco di Paola, ritratto nella sua irruenza e focosità. Sopra le righe e teatralmente dominante si muove il personaggio di Totonno ‘u Squalo, probabilmente il “mendicante” più celebre di Cosenza, “esperto” di “sordi spicci”, a cui viene affidata la missione di scendere sulla Terra, a Cosenza, per capire il perché del flagello che assilla la città e cercare un rimedio al problema. Accompagnato da Donna Bretta che canta sulle note di Mario Gualtieri e da Donnu Scantu, immagine del folclore e della stereotipia del cosentino tipico, Totonno giunge a Cosenza: vediamo quindi aggirarsi questi tre picareschi eroi tra Piazza Kennedy, il Comune, Piazza Prefettura, parlare con il sindaco, rievocare lo spirito di Bernardino Telesio, affidarsi alla misericordia della Madonna del Pilerio. Ma li vediamo, soprattutto, parlare con la gente per raccoglierne le opinioni, la rabbia, le lamentele, il bisogno di verità e giustizia. Un amore dolceamaro per Cosenza si nasconde dietro le parole dei protagonisti, intrisi di “cosentinità” ma al contempo polemici contro le mancanze e le lacune di questa città. Che la si ama e la si odia, di cui non si riesce a fare a meno, che è “dotta” ma anche cieca di fronte ai mali e alle negatività che vi albergano. Una spontaneità ed una naturalezza fresche e genuine connotano la rappresentazione e i personaggi tutti, interpretati, tranne alcuni, da non professionisti e da dilettanti che per passione, per amicizia e per slancio verso il prossimo si sono lasciati catturare dal progetto di Conzativicci. Il che accresce maggiormente l’importanza e il valore dell’opera, ideata da un poeta - commediografo - giardiniere; Crocco appunto, che ha dato vita ad un vero fenomeno di costume, che sta riscuotendo un successo clamoroso e inaspettato non solo a Cosenza e in Calabria, ma anche fuori regione.

Brio, simpatia, comunicatività e leggerezza caratterizzano questa troupe “allo sbaraglio” che, tra scherzi, beffe, gag serrate, giochi di parole e doppi sensi, ha il merito di trasmettere tanti messaggi. Ed è qui il punto. Sotto l’apparente comicità, si cela il desiderio di affrontare tematiche importanti e serie, di togliere il velo alla falsità, di costruire una società migliore, ove regnino correttezza e giustizia. Conzativicci è allora l’urlo degli ultimi, dei dimenticati, di quelli che vengono sempre guardati dall’alto in basso, dei disabili ostacolati dalle barriere architettoniche, dei poveri che hanno perso tutto, anche la dignità. A costoro corre il pensiero di Conzativicci che, al di là della mancanza o meno di una studiata tecnica teatrale, colpisce nel segno, spinge alla riflessione, servendosi dell’arma migliore che, anche quando tutto manca, non deve abbandonarci mai: il sorriso. Una stella cadente è stata avvistata dal pubblico ad inizio spettacolo. Buon auspicio, suggestione, segno dall’alto: non si sa. Sicuramente un bel momento, un attimo che ha lasciato tutti senza fiato: un saluto, forse, da chi non c’è più, a ricordare che, pur nelle difficoltà e durezze del vivere quotidiano, c’è sempre qualcuno più bisognoso di noi a cui tendere una mano con positività e rispetto. A ricordare infine che, anche nel buio più nero ove non c’è posto per la speranza, a volte le favole si avverano.


sabato 14 giugno 2014

Curva sud stracolma

Un momento dello spettacolo con Roberto Giacomantonio e Gianni Moretti alias Dio e Tatangelo Gabriele; a destra Maria Grazia Cavaliere alias San Marzano La curva sud del San Vito gremita

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