Voce ai giovani

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Anno 38 - 15 Novembre 2014 - Numero 46

Settimanale indipendente di informazione

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Torna Orientagiovani, la manifestazione che Confindustria Cosenza dedica ogni anno agli studenti delle superiori UNA VETRINA PER IL MONDO

SCAVANDO SCAVANDO...

PENNELLANDO

Pennellate di una Calabria positiva

Lagaria mette l’archeologia sul tavolo

Mimmo Legato e l’informale

di Oreste Parise

Myriam Peluso, ambasciatrice bruzia di cultura, espone Vidal Bedoya

di Carmelita Brunetti

A Francavilla Marittima si è svolta la XIII Giornata dedicata all’archeologia

di Vincenzo Napolillo

Un’arte libera che non produce immagine


II

sabato 15 novembre 2014

Aprire i cuori alla solidarietà Da Catanzaro a Napoli, consegnate due borse lavoro ai ragazzi dell’area penale minorile di Napoli-Nisida

Nella memoria di Giovanni Paolo II Anche Tosca D’Aquino e Gigi D’Alessio all’Istituto di Nisida per l’evento promosso dalla Life Communication in collaborazione col dipartimento della Giustizia minorile del ministero della Giustizia. Aprire i cuori alla solidarietà per abbattere il muro del pregiudizio ed offrire una seconda opportunità ai giovani detenuti: con questo obiettivo l’evento “Nella memoria di Giovanni Paolo II” ha fatto tappa nei giorni scorsi all’Istituto penale per minorenni di NapoliNisida nell’ambito del progetto promosso dalla “Life Communication produzioni televisive e grandi eventi” in collaborazione col ministero della Giustizia - dipartimento della Giustizia minorile e patrocinata dalla Conferenza episcopale italiana - Ufficio delle Comunicazioni sociali, dall’arcidiocesi di Napoli, dalla diocesi di Pozzuoli, dalla Regione Campania, dal Comune di Napoli, dalle Camere di Commercio di Napoli e di Catanzaro. Dallo scorso anno l’evento si svolge all’interno degli Istituti penali minorili con l’obiettivo di promuovere e favorire il pieno riscatto e reinserimento lavorativo dei giovani provenienti dal circuito penale. La manifestazione - ideata da Domenico Gareri, autore e conduttore televisivo, e giunta alla sua decima edizione - oltre a ricordare la figura e l’opera di uno dei Pontefici più amati nella storia della Chiesa e diffondere i suoi messaggi dal profondo significato sociale, culturale ed evangelico alle nuove generazioni, ha rappresentato un momento di grande vicinanza ai giovani detenuti ai quali sono state donate due borse lavoro grazie all’impegno della segreteria nazionale del progetto Policoro promosso dalla Cei e della cooperativa sociale “Il germoglio” della diocesi di Sant’Angelo dei Lombardi e alla sensibilità dell’associazione Giffas Onlus. A riceverle idealmente sul palco sono stati il Sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Maria Ferri, e il capo dipartimento per la Giustizia minorile, Annamaria Palma Guarnier, in sinergia con il mondo della chiesa, rappresentato dal vescovo di Pozzuoli, S.E. mons. Gennaro Pascarella, e le istituzioni locali con il presidente della X Municipalità del Comune di Napoli, Giorgio De Francesco. Nel corso della serata, condotta da Domenico Gareri e dall’attrice Tosca D’Aquino, è stato consegnato il premio “Nella memoria di Giovanni Paolo II”, realizzato dal maestro orafo Michele Affidato, ad un artista napoletano doc che da sempre si è distinto per la sensibilità e l’impegno profuso nel campo del sociale: Gigi D’Alessio. Il noto cantautore ha ritirato il riconoscimento dalle mani del vicepresidente della Vallecchi 1903, Maria Paola Corona, che ha donato dei volumi alla biblioteca dell’istituto. Serenella Pesarin, del Dipartimento Giustizia Minorile - Direzione Generale per l’attuazione dei provvedimenti giudiziari, ha consegnato il premio agli “artisti speciali” del Giffas Onlus, presieduto da Armando Profili, realtà operante a Napoli da diversi anni in attività di riabilitazione psico-motoria. Altri riconoscimenti per l’impegno profuso all’insegna dei valori della pace

L’iniziativa oltre a ricordare la figura e l’opera di uno dei pontefici più amati nella storia della Chiesa e diffondere i suoi messaggi dal profondo significato sociale, culturale ed evangelico alle nuove generazioni, ha rappresentato un momento di grande vicinanza ai giovani detenuti

Da sinistra, Domenico Gareri Gigi D’Alessio e Tosca D’Aquino

e della solidarietà sono stati consegnati da Giuseppe Centomani, direttore del Centro Giustizia Minorile Campania, all’Associazione italiana maestri cattolici - ha ritirato il premio Maria Marino su delega del presidente nazionale Giuseppe Desideri - e da Gianluca Guida, direttore dell’istituto di Nisida, a Emiliano Abramo, portavoce siciliano della Comunità di S. Egidio. Nel corso della manifestazione hanno offerto la propria testimonianza, intervenendo in video, anche l’arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, il cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, che fu segretario di Giovanni Paolo II. Presente all’evento anche don Antonio Tarzia, direttore del mensile Jesus edito dal gruppo San Paolo, che ha donato i Vangeli e i testi sacri ai ragazzi dell’Istituto in collaborazione con l’Associazione dei Bibliotecari ecclesiastici italiani, presieduta da S.E. Mons. Vincenzo Milito, e l’associazione Cassiodoro. Il direttore dell’Istituto “Malaspina” di Palermo, Michelangelo Capitano, ha raccontato l’esperienza vissuta lo scorso anno, mentre il vaticanista Rai, Enzo Romeo, oltre a ricordare il Santo padre, ha letto un estratto della lettera inviata da Andrea Bocelli ai ragazzi protagonisti dell’evento. Presente anche Camillo Galluccio, presidente del Consiglio regionale Ente nazionale sordi Campania. Grande emozione hanno suscitato le performance delle aggregazioni sociali e dei gruppi artistici che sono stati ospitati a Napoli grazie anche alla collaborazione dell’Aig (Associazione italiana alberghi per la gioventù): l’Ars Canto “G. Verdi” - coro di voci bianche giovanile del teatro Regio di Parma , l’Orchestra giovanile di Laureana di Borrello e il coro dell’Unione italiana dei ciechi di Catanzaro. Le coreografie sono state dirette dal maestro Giovanni Calabrò e realizzate dal Centro studi Artedanza. Anche in questa edizione “Nella memoria di Giovanni Paolo II” porterà nelle case degli italiani un messaggio dal notevole significato educativo, proponendosi quale momento di incontro tra le diverse voci della società civile, del mondo delle istituzioni laiche e religiose e dell’associazionismo e abbracciando quello che è il vero significato del servizio pubblico.


sabato 15 novembre 2014

La vera certezza è l’incertezza! XXI edizione di Orientagiovani, la manifestazione che Confindustria Cosenza dedica ogni anno agli studenti delle scuole superiori

Formazione e competenza l’unica salvezza

Cultura e letteratura italiana americana

Si vive in un contesto dove la globalizzazione e la smaterializzazione hanno cambiato i paradigmi e dove orientarsi e prepararsi al futuro è più complesso che nel passato, farlo in maniera adeguata è necessario e rappresenta la vera sfida a cui siamo chiamati. E' questo il senso emerso dai numerosi interventi che hanno animato la XXI edizione di Orientagiovani, la manifestazione che Confindustria Cosenza dedica ogni anno agli studenti delle scuole superiori. Oltre 550 studenti, provenienti da 15 istituti di scuola superiore di tutta la provincia, hanno preso parte al cinema Citrigno all'iniziativa di confronto con imprenditori, manager e docenti universitari sul come costruire il proprio percorso formativo, assecondando le aspirazioni e le vocazioni di ognuno. Nell'introdurre i lavori il direttore degli Industriali Rosario Branda ha spiegato come vi sia consapevolezza della grande difficoltà che hanno i giovani ad effettuare questa prima importante scelta, tra il proseguire gli studi piuttosto che guardare da subito ad un ingresso nel mondo del lavoro. "La nostra aspirazione è quella di aiutare i ragazzi offrendo loro una visione chiara e realistica su ciò che li attende, evidenziando come la loro vera ricchezza, su cui far leva, siano le competenze ed il grado di preparazione acquisita". Di mancanza di fiducia ha parlato il past presidente di Confindustria Cosenza Renato Pastore che ha rimarcato la necessità di essere innovativi e di fare squadra per superare le tante diseconomie esistenti. E se da un lato il Vice Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori Daniele Smurra, nell'offrire la sua testimonianza, ha consigliato di fare esperienze all'estero per poi valorizzare la formazione acquisita nella propria terra, l'imprenditrice Stefania Rota ha parlato, per il settore di competenza che è quello dell'agroalimentare, di alcune figure professionali che le aziende ricercano: nutrizionisti, biologi, chimici, esperti della qualità, export manager. Una testimonianza di un'azienda calabrese impegnata nel settore vitivinicolo e dell'accoglienza è stata offerta da Antonino Tramontana, imprenditore e presidente della Piccola Industria di Confindustria Reggio Calabria che ha invitato i ragazzi a tener conto delle vocazioni territoriali che possono provenire, ad esempio, da un'agricoltura attenta alle tradizioni ed al territorio. Gli economisti Giovanni Anania e Domenico Cersosimo hanno invitato i ragazzi ad aumentare il livello di preparazione e le competenze singole e di gruppo per affrontare i cambiamenti in atto e vincere il grande senso di incertezza che pervade ogni settore. "Sapere e saper fare devono andare a braccetto in un Paese dove si sta perdendo la manualità e dove si investe poco nell'istruzione e nella formazione universitaria. Due dati per tutti: solo il 3% dei ragazzi italiani ha la possibilità di fare alternanza scuola/lavoro e solo 100 euro procapite vengono spesi per l'università a fronte di 700 euro in Finlandia e 300 euro in Germania. Conoscere bene la lingua madre ed altre lingue per interconnettersi con altri mondi ed altre culture, conoscere bene la matematica, avere competenze civili e relazionali, perseguire i propri interessi diventa fondamentale". Il nostro Paese deve tornare a credere nella scuola e, quindi, nel futuro della società. Per avere un buon raccolto, la cosa più importante è la semina. In un periodo difficile si possono registrare tagli su tante cose ma non sulle sementi. In occasione di Orientagiovani, Confindustria ha voluto dedicare uno spazio al racconto di esperienze eccellenti da parte dei ragazzi dell'Itis "Monaco" di Cosenza, campioni del mondo della Robotica e gli studenti dell'Ipssar "San Francesco" di Paola, vincitori del Premio Giuria Popolare del concorso nazionale latuaideadimpresa®.

Oltre 550 studenti provenienti da 15 istituti di tutta la provincia, hanno preso parte al cinema Citrigno all'iniziativa di confronto con imprenditori manager e docenti universitari sul come costruire il proprio percorso formativo, assecondando le aspirazioni e le vocazioni di ognuno

Nella foto, da sinistra Tramontana, Anania, Rota, Branda, Cersosimo e Smurra

Il Clia protagonista negli Usa

Fin dall’antichità luogo di transito, di partenze, di approdi e di colonizzazioni, come quella magnogreca, durante la cosiddetta “Grande migrazione” verso il continente americano la Calabria è stata la regione da cui è partito il maggior numero di connazionali, proprio come oggi, insieme alla Sicilia, è la principale meta degli sbarchi degli stranieri. Non più territorio remoto e arcaico in cui non accade nulla, la regione è oggi diventata una vivace periferia iper-moderna, in cui i conflitti economici e sociali dilagano in modo più estremo ed esplosivo che altrove, e ciò può offrire la possibilità di una visione più acuta di quanto accade nella nazione, e potenzialmente nell’intero mondo occidentale, ormai globalizzato. In questo contesto, l’Università della Calabria aspira a porsi come un osservatorio privilegiato sia dei fenomeni migratori e post-migratori attuali, sia di quelli passati, sia del feedback culturale seguito, all’estero, alle diaspore regionali e nazionali. Dall’anno accademico 2014-15, il dipartimento di Studi umanistici, in collaborazione con quello di Scienze politiche e sociali, avvia all’Unical una serie di attività scientifiche e didattiche legate allo studio delle diaspore italiane, partendo dalla cultura italoamericana degli Stati Uniti. È stato siglato a New York, presso il Calandra Institute della Cuny, un accordo a lungo termine, nel cui ambito saranno realizzate varie iniziative. Appoggiato dai più alti dirigenti del nostro ateneo, in particolare dal rettore, Gino Mirocle Crisci, e dal prorettore, Guerino D’Ignazio, e supportato dai direttori dei due dipartimenti coinvolti, Raffaele Perrelli e Pietro Fantozzi, l’accordo, firmato dal presidente del Queens College Felix Matos Rodriguez, prevede la responsabilità di due docenti referenti per parte, che curano la progettazione e la realizzazione di una ricca road map di iniziative. I referenti sono, per la Cuny, il Distinguished Professor Fred L. Gardaphé, e il Rettore del Calandra Institute, Distinguished Professor Anthony Julian Tamburri, esperti di fama internazionale del campo, e, per l’Unical, Margherita Ganeri, Professore di Letteratura italiana contemporanea, e Marta Petrusewicz, Ordinario di Storia moderna, nonché docente Emerita presso la Cuny. L’istituzione del Clia è la prima, importante acquisizione dell’accordo. Si tratta del primo e finora unico corso istituzionale completo dedicato alla Cultura e alla letteratura italo-americana in Italia. Il corso è obbligatorio per gli studenti della Magistrale in Lingue e culture straniere moderne che devono sostenere un esame di Letteratura italiana contemporanea, ed è tenuto dalla professoressa Margherita Ganeri, con la partecipazione di visiting professors statunitensi. Nell’estate del 2015 sarà inaugurata la prima Scuola estiva sulle diaspore italiane, a cui potranno partecipare laureandi, dottorandi e dottori di ricerca provenienti da tutto il mondo. Grazie a questi stimolanti programmi, e con la collaborazione di colleghi di diversi campi, anche di altre università italiane e straniere, il Clia sta lavorando per fondare all’Unical un centro di ricerca internazionale sulle migrazioni italiane in entrata e in uscita. La Calabria è un luogo ideale da cui dominare la scena viva dell’immigrazione contemporanea, senza separarla dalla memoria delle passate emigrazioni, di cui sono rimaste innumerevoli tracce persino nel paesaggio naturale, oltre che urbano.

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sabato 15 novembre 2014

Date da definire Il tanto bistrattato Medio Evo - età di mezzo tra quella antica e quella moderna ha un inizio e una fine non esattamente decifrabili

La pace, un sogno infinito di Pietro De Leo

1.

Difficile cammino

A ben vedere, il tanto bistrattato Medio Evo - età di mezzo tra antica e moderna - ha un inizio e una fine non esattamente decifrabili, come la recente storiografia ha posto in evidenza. Del resto avviene esattamente così nella nostra vita i cui passaggi - dalla fanciullezza, all’adolescenza, dalla gioventù all’età matura - hanno date non ben definite, anche se dal punto di vista giuridico la maggiore età scatta ora in Italia al compiersi del 18° anno, mentre prima del 1975 avveniva al 21°. Ragioni d’opportunità didattica hanno poi ripartito di recente tale periodo in tre fasi: tardo-antico (alto medioevo), medioevo, basso medioevo, tracciandone inizio e fine con variabili significative ben note. C’è chi segnala l’avvio nell’anno 313 d.C. in base all’Editto di Milano, di cui ci prepariamo a festeggiare il XVII centenario; chi all’anno 476, fine dell’impero Romano d’Occidente e l’inizio delle invasioni barbariche; ma anche lo fa partire dalle invasioni arabe del Mediterraneo nel secolo VIII. Anche la fine e il passaggio all’Età moderna sono controversi: si parla della caduta di Costantinopoli nel 1453, o della scoperta del Nuovo Mondo nel 1492, oppure si giunge addirittura al 1517 con l’affissione al castello di Wittemberg delle 95 tesi di Martin Lutero, che avviarono la rivoluzione protestante. Tale premessa, mi sembra opportuna per stabilire il contesto delle riflessioni sulla “Pace nel medioevo” a partire dal IV secolo.

2.

Significato del termine

Innanzitutto vien fatto di chiedersi quale è l’etimo di pace, quale la sua definizione e la sua polisemia. Nel mondo occidentale che andava cristianizzandosi nella tarda antichità le lingue più diffuse erano il greco e il latino, con prevalenza di quest’ultima, ferma restando anche la lingua ebraica usata dagli Ebrei e idioma biblico del Vecchio Testamento. Com’è stato autorevolmente notato il termine latino “pax”, che si collega alla radice indoeuropea pak-, pag- (che significa: fissare, pattuire, legare, unire, saldare; termini legati anche pagare e pacare), è il contrapposto di “bellum” (guerra) sia in senso politico e sociologico, sia come indice dello stato dei rapporti tra individui o gruppi di individui. Una fatale antitesi Pace/Guerra che è corsa lungo il tempo, per essere poi immortalata nel famoso romanzo storico Guerra e Pace di Lev Tolstoj. Antitesi che parve sedarsi in tutto l’Orbe dal 29 a.C. al 180 d.C. con la “Pax Romana”, voluta da Cesare Augusto, che Publio Virgilio Marone celebrò come età dell’oro, facendo così propria una visione ciclica della storia, scandita dalle età teorizzate da Esiodo, esaltando la missione della pacificazione del mondo che il Fato aveva assegnato a Roma, come presidio della giustizia per mezzo della legge romana, poiché non ci può essere pace senza legge. Un periodo salutare che registrò la nascita di Gesù, ma vide anche la nuova era messianica in cui la religione cristiana avrebbe dovuto consolidarsi con una pesante repressione di martiri, da cui sbocciò non senza difficoltà la pace per la Chiesa all’insegna della Croce apparsa a Costantino, che lo avvicinò alla nuova religione, radicata sulla Bibbia. Nei testi biblici dell’Antico Testamento pace/shalom indica il benessere origine di prosperità con varie sfumature che si articolano in tre direzioni specifiche: 1. ‘salvezza, incolumità (sia dei singoli sia di popoli e regni); 2. ‘pace’ (sia fra persone che fra popoli); 3. ‘pace’ come sommo bene divino. Lo stretto collegamento fra pace, benessere e giustizia emerge da testi come i seguenti: Is. 32, 17ss.: “Effetto della giustizia sarà la pace, frutto del diritto una perenne sicurezza. Il mio popolo abiterà in una dimora di pace, in abitazioni tranquille, in luoghi sicuri, anche se la selva cadrà e la città sarà sprofondata”; o Is. 9, 5-6: “Sulle sue spalle è il segno della sovra-

Ragioni d’opportunità didattica hanno poi ripartito di recente tale periodo in tre fasi: tardo-antico (Alto Medioevo), Medioevo, Basso Medioevo, tracciandone inizio e fine con variabili significative ben note

Mosaico raffigurante l’imperatore Costantino Sotto, Plinio il Vecchio presenta la sua opera a Vespasiano particolare da miniatura della Naturalis Historia dall'Abbazia di Saint Vincent a Le Mans, XII secolo. A destra, scene dalla vita medievale: rivendicazioni operaie a un chierico; botteghe cittadine

nità ed è chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace; grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e sempre; que-


sabato 15 novembre 2014

Date da definire derà giustizia, salverà i figli dei poveri e abbatterà l’oppressore. Il suo regno durerà quanto il sole, quanto la luna, per tutti i secoli. Scenderà come pioggia sull’erba, come acqua che irrora la terra. Nei suoi giorni fiorirà la giustizia e abbonderà la pace, finché non si spenga la luna”. La giustizia, o addirittura la garbata correzione del prossimo, come condizione per la pace è ribadita ad es. in Prov. 10, 10: “Chi chiude un occhio causa dolore, chi riprende a viso aperto procura pace”, donde la conclusione definitiva: “non vi è pace per i malvagi” come recitano Is. 48, 22, e Ps. 28 intimando: “Non travolgermi con gli empi, con quelli che operano il male. Parlano di pace al loro prossimo, ma hanno la malizia nel cuore”.

3. La “Pax Christi”

sto farà lo zelo del Signore degli eserciti”; o Ps. 72, 1-7 : “Dio, dà al re il tuo giudizio, al figlio del re la tua giustizia; regga con giustizia il tuo popolo e i tuoi poveri con rettitudine. Le montagne portino pace al popolo e le colline giustizia. Ai miseri del suo popolo ren-

Principe della pace è il futuro Messia (Is. 9, 5) che in quanto inviato da Dio è il garante e custode della vera pace e “disciplina per la nostra pace”. Gesù Cristo resuscitato si presentò agli apostoli la sera dello stesso giorno di Pasqua e dice loro: “La pace sia con voi” (Gv. 20,21). Questa pace è la piena comunione con Dio, frutto del sacrificio redentore; è il cuore del messaggio di Cristo, come recita il Vangelo: “Beati i facitori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5,9). È la vera pace, e non la falsa che il Redentore deplora, quando riferendosi icasticamente a quest’ultima affermò di non essere venuto a portare la pace, ma la guerra (Mt.10,34). Articolazione che la patristica e la teologia medioevale avrebbero ampiamente ripreso. Gesù la consegnò ai suoi discepoli perché essi la annunciassero in tutto il mondo, augurandola insieme con la grazia di Dio, fonte di gioia interiore. La Chiesa si diffonde con la Pax Romana, periodo eccezionale in cui si placano le guerre devastanti e i grandi conflitti internazionali. Com’è stato puntualmente annotato da P. Bartolomeo Sorge S.J. la prima tappa si può far coincidere - all’incirca - con i primi quattro secoli dell’era volare, quando i primi cristiani rifuggono dall’impegno temporale in un mondo pagano, che ritengono perverso. Motivo decisivo per cui si riteneva che non fosse possibile servirlo, giacché non è lecito contaminarsi. Per essere vero seguace di Cristo, la soluzione migliore è la “fuga mundi”, magari ritirandosi nel deserto, come “monaci”. Il rifiuto del cingolo militare - da alcuni ritenuto la prima obiezione di coscienza! - fu una conseguenza logica della consapevolezza di esser cristiano, quando la luce abbagliante del messaggio evangelico di pace, di fraternità e di giustizia non permette ancora di vedere come sia possibile “mediare” tra fede e storia, tra fedeltà a Dio e fedeltà a Cesare. «Noi non brandiamo la spada contro nessun popolo - scrisse Origene -, né impariamo a fare la guerra, perché siamo divenuti figli della pace per mezzo di Gesú, che seguiamo come nostro condottiero». Il soldato di Cristo non può essere soldato di Cesare! Come potrebbe un battezzato spargere il sangue del fratello quando Dio comanda di non uccidere? È importante rilevare quanto sia stato duro, fin dall’inizio, l’impatto della coscienza cristiana con la guerra. Il confronto tra “profezia” e dura legge della storia d’un mondo malato, che occorre sanare e cambiare. Ma la prima reazione di fronte a questo conflitto è la lacerazione, la rottura, il dualismo tra il piano della fede e quello della vita civile. Con la diffusione del cristianesimo, Agostino d’Ippona (354 - 430) si fece portatore di una visione della pace come condizione naturale della vita. Dove arriva il Vangelo arriva la carità: quell’amore cristiano che dà una nuova solidità alla pace, alla giustizia, al progresso indicando ogni uomo/donna come nostro fratello/sorella. La riflessione agostiniana è tutta centrata sull’uomo e sulla sua coscienza. La pace di Cristo - come pace dello spirito - è distinta da quella degli uomini, ma al tempo stesso la comprende. Anche se la città terrena non può garantire la vera pace, le sue leggi, per quanto imperfette e approssimative, sono tuttavia necessarie alla città di Dio, pellegrina sulla terra. Da qui il tentativo d’Agostino di regolare, per quanto possibile, il ricorso alla violenza con la dottrina della guerra giusta, che rivisitava in senso cristiano precetti e norme già presenti nel mondo greco e in quello romano. Egli ricordava che la pace e l’ordine sono una sofferta ricerca dell’uomo, non cadono dall’alto e neppure possono essere imposti. Sono un bisogno essenziale dell’uomo che, per ottenerli, si unisce con i suoi simili, per godere con loro il bene della pace: la tranquiilitas ordinis, presupposto d’ogni condizione politica, che vuole mantenere la pace. continua...

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Nella Storia una nuova identità Mostra di Enzo Palazzo curata da Gianfranco Lambrosciano al Museo del Presente di Rende

Sibari tra passato e presente di Lucia De Cicco

Una mostra, quella che si è conclusa venerdì 14 novembre presso il Museo del Presente di Rende, che proviene da molto lontano e dal titolo “Ritorno a Sibari” di Enzo Palazzo, artista, curata da Gianfranco Lambrosciano, scrittore e critico d’arte. Dal 25 al 14 novembre fruibile negli spazi rialzati della struttura. Sponsorizzata da Parco d’arte Alt Art di Rende, dal Centro studi di promozione e ricerca dell’arte contemporanea “G. Lambrosciano”, capofila, e dal Comune di Rende. Tre giornate quelle del 25 e 29 ottobre e 14 novembre di studio con la direzione organizzativa di Gianfranco Infante, direzione tecnica Nuccia Parisella, comunicazione Anna Infante, partner nel progetto Banco di Napoli, Publiepa, Mibac, biblioteca nazionale Cosenza, Associazione culturale Picard D. Aino. Dalle note di Lambrosciano si legge: una mostra, questa del museo del Presente, che parte da una precedente mostra esposta dall’autore al Museo nazionale archeologico della Sibaritide. Un ritorno a Sibari che proietta in un percorso di un naturale prolungamento che circoscrivono i siti archeologici della Magna Grecia in Calabria. Il tempo presente non è altro che un immergere l’osservatore come prodotto e risultato di un sentire greco che abbraccia il passato e il presente in una medesima sostanza esistenziale. Lo spazio occupato dalla mostra si presenta con una grande scenografia quasi teatrale in cui l’osservatore si avverte parte integrante dell’allestimento con l’intento che possa giungere al fruitore proprio questo sentire di essere parte di un mondo non solo per pochi, ma per tutti che dovrebbe essere l’arte. Si attraversa Pitagora, Teofrasto, l’Oracolo che con un linguaggio moderno adottato dall’artista Palazzo arriva a confrontarsi con l’epigramma di Nosside, più alta espressione poetica magnogreca che si completa in una corona di fotografie di donne, che trasferisce un messaggio di come il passato debba essere trasportato nella quotidianità della nostra vita e a ritroso viaggiare nel tempo attraverso quest’atmosfera, che ci riporta all’ancestrale di qualità. La rassegna ha registrato l’apertura il 25 ottobre; il 29 ottobre l’incontro, tra Scuola e Museo: Nosside e la poesia Greca. Incontro con le scolaresche con il professore Leopoldo Conforti. Il 14 novembre “Esposizione di libri sulla magna Grecia a cura della Biblioteca Nazionale di Cosenza” con incontroconferenza sul tema “Il Museo e la biblioteca, un rapporto da costruire”, relatori: il giornalista, Coriolano Martirano, segretario perpetuo Accademia Cosentina, la dottoressa, Elvira Graziani, direttrice della Biblioteca nazionale di Cosenza e dalle ore 18.30 si è dato il via a “Una poesia per Nosside” con reading poetico con Rossella Falabella e le amiche di Nosside con la lettura di Noemi Bruno, la partecipazione di Bruno Mandalari e con le poetesse, Carmen Cospite, Nuccia Benvenuto, Mihaela Talabà, Filomena Costa, Annalisa di Lazzaro, Lucia De Cicco (io sotto-

scritta), Manuela Fragale, Eleonora Gitto, Elena Leica, Rossella Lubrano, Patrizia Mortati, Monica Romani, Teresa Rosito, Elena Serio (reading curato da Rossella Falabella, Gianfranco Infante e Nuccia Parisella).

Lo spazio occupato dalla mostra si presenta con una grande scenografia quasi teatrale in cui l’osservatore è parte integrante dell’allestimento

La mostra si articola in diverse sezioni con i volti, che dal passato oro, si proiettano sul volto del futuro della Sibaritide con stupore e attenzione; messaggi nella bottiglia che dal mare vanno verso il tempo a chi raccoglierà o saprà raccogliere il frutto del loro contenuto; operazione iniziata con Teofrasto nel 310 a.C. che intendeva dimostrare che il Mediterraneo altro non fosse che una parte dell’Oceano Atlantico. Del mito si appropria la lettura di ogni tempo (Edgar Allan Poe e Il manoscritto trovato in bottiglia, 1831, Giulio Verne, I figli del capitano Grant, 1868) e vasetti contenenti fango e reperti di Sibari, Thuri e Copia. La mostra è di matrice espressionista e di stampo tran- avanguardista costruite a piani a scalare, incisioni rupestri, poi il labirinto, il mondo metropolitano e immagini filmiche, che simboleggiano il sovraccarico mediatico, pubblicità e informazione, il visivo cui siamo sottoposti quotidianamente a grande velocità e che nello stesso tempo divora e consuma questo stesso andare economico anche dell’immagine. Passano gli abitanti delle prime regioni calabre, gli Enotri e prima di loro indigeni delle grotte e che sperimentano il primo segno di scrittura. La scritta “Diamo spazio agli artisti” li immagina come rondini che s’intrecciano nell’aria in un continuo ritorno tra passato e presente. Una mostra che non è un celebrare l’antica identità greca, né vuol essere una presunta rivalsa greca sul territorio, quanto piuttosto un cercare in quella parte di storia un passato e una nuova identità. Alcuni altri elementi della mostra: la ciotola collocata al centro di un ambiente bianco e privo di elementi, evoca l’Oracolo che dava responsi sui comportamenti da adottare, oggetto in bronzo dorato e lavorato a mano. Le sagome che riempiono una delle scene paiono librate nell’aria e la loro forza energetica si dirige in ogni luogo, sotto un sacco con una frase di Herman Hesse, che fa l’artista solo ricco delle sue perle, ogni volta, che apre il sacco. La filosofia attraverso la tavola Pitagorica si avvia dai numeri, perché l’artista Palazzo attinge da essi la linfa vitale per immettere la sostanza del suo lavoro nell’alveo della tradizione e della contemporaneità storica.


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Nella Storia una nuova identità

Un “tappeto che attraversa i secoli” e che porta alla “origine della Magna Graecia”, installazione in fondo alla sala A destra, dall’alto: “le amiche di Nosside”; il labirinto; gli organizzatori; i visitatori Sotto, visita la mostra anche l'assessore Maria Francesca Corigliano Nella pagina accanto, Nosside

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sabato 15 novembre 2014

Scavando scavando... A Francavilla Marittima, importante sito archeologico nato a pochi chilometri dalla grande pianura di Sibari, si è svolta la XIII Giornata dedicata all'archeologia

Archeologia sul tavolo etti di Carmelita Brun

A Francavilla Marittima, importante sito archeologico nato a pochi km dalla grande pianura di Sibari, si è svolta sabato scorso, la XIII Giornata dedicata all’archeologia, organizzata dall’associazione per la Scuola internazionale d’archeologia “Lagaria onlus” in collaborazione con l’amministrazione comunale ha visto coinvolti i ragazzi della scuola media “C. Alvaro” del paese, grazie alla disponibilità ad accogliere il progetto della dirigente scolastica Maria Carmela Rugiano, la vice preside Zecca, e dei professori che hanno seguito e istruito i ragazzi portandoli ad un buon livello di conoscenza archeologica del territorio locale. I ragazzi si sono interessati alle scoperte archeologiche ed hanno preparato degli interventi mirati con cartelloni ben illustrati e relazioni ben strutturate, tanto da far colpo sulla dirigente IIS “G. Garibaldi e A. Alfano di Castrovillari” Daniela Piccinni. La Piccini ha espresso la volontà di creare un rapporto diretto fra scuola e archeologia per un alternanza scuola lavoro. Quest’anno siamo ancora più convinti dopo aver ascoltato i relatori intervenuti alla tavola rotonda, coordinata da Pino Altieri, che Francavilla è più delle altre località l’area individuabile come l’antica città di Lagaria, e di ciò ne ha parlato ampiamente Emerita Marianne Kleibrink, dell’Università di Groningen (Olanda), la quale, sin dai suoi primi scavi, voleva subito dimostrare che Francavilla Marattima è Lagaria, il luogo abitato a partire del VII secolo a.C. dagli Enotri e poi dai Greci. Oggi nel ripercorrere tutte le scoperte effettuate dalle diverse campagne di scavo, a partire dagli Anni ‘64, si può con maggiore forza e convinzione dimostrare che gli studi e le ricerche condotte in località Macchiabbate, Timpone della Motta, Sciarapottolo, dal gruppo archeologico da lei diretto siano più convincenti nell’attestare alla cittadina di Francavilla il nome di Lagaria, rispetto ad altre tesi di archeologi, come Paola Zancari Montuoro, Stop. La giornata è stata dedicata non solo alle recenti scoperte archeologiche dell’area delle necropoli in località Macchiabate, con descrizioni delle importanti tombe a cumulo e tombe a strada, di cui una ha restituito una preziosa coppa fenicia, ma anche a una figura poliedrica: Tanino De Santis, figlio del medico Agostino De Santis, noto per aver incoraggiato tutte le campagne di scavo a partire dagli Anni ‘60, combattendo il collezionismo pirata, i tombaroli, e sollecitando i politici a investire in un sito cosi importante come questo di Francavilla. Tanino è stato il fondatore della rivista Magnagrecia, viene ricordato perché fu non solo un uomo appassionato di archeologia e intellettuale che ha attraversato gli Anni ‘40 e ‘50 fino al 2000 diventando quasi la cartina tornasole di un Italia che cambia, di una Calabria che cambia, così racconta Maurizio Paoletti, allievo di Salvatore Settis, dell’Università della Calabria, invitato a relazionare sulla figura di De Santis perché era un suo amico e conosceva i suoi interessi culturali. Paoletti ha fatto un percorso storiografico della vita intellettuale di Tanino che dal paesino vola in tutta Europa per stringere relazioni con noti studiosi perché potessero offrirgli un contributo intellettuale alla sua rivista. Tante le lotte e le polemiche lanciate dal giornalista francavillese per far valorizzare gli scavi di una località come quella di Francavilla che ha dei pezzi importanti ritrovati anche in diversi Musei come quello dei Bretti e degli Enotri di Cosenza, di Berna e Malibù. La Calabria è una regione sonnolenta e spesso distratta da altre realtà non culturali e di ciò ne erano consapevoli anche negli Anni’ 60. Presente fra gli ospiti della manifestazione è anche l’artista ed editore di Apollinea, Mimmo Sancineto che racconta, invece, del rapporto amicale con Tanino e di grande stima professionale. Si vola poi velocemente verso la fine dei lavori e senza trascurare il culto della dea Atena, o fare cenno al cavallo di Epeo si passa dal mito al-

Organizzata dalla associazione per la Scuola internazionale di archeologia “Lagaria onlus” in collaborazione con l’amministrazione comunale

le fonti storiche con la presentazione di alcune pagine, riguardanti Sibari e il buon vino, di Strabone, da Gian Piero Gimigliano, ordinario di Storia romana all’Università della Calabria. Francavilla - Lagaria o Lagaria Francavilla? Questo è il dilemma di cui tanti studiosi e curiosi o intellettuali si pongono. Il neodirettore del Museo di Sibari Alessandro D’Alessio con arguzia e profonda riflessione pone invece altre riflessioni e accenti seri sul problema organizzativo di tutela e conservazione dei beni archeologici. Si considera egli dice che gestire i siti in un ottica territoriale può diventare una vera attrazione per far arrivare i turisti e sviluppare aree depresse.


sabato 15 novembre 2014

L’Opera nostra La cantante lirica di origine calabrese di Taurianova, Nunzia Durante commuove in un recital con la sua magnifica voce

La voce che incanta La cantante lirica, di origine calabrese di Taurianova, Nunzia Durante incanta e commuove in un recital con la sua magnifica voce da soprano, accompagnata al pianoforte dal Pianista Fabio Montani, al Teatro degli Avvaloranti di Città della Pieve. Un grande evento che ha aperto una ricca stagione dell'opera . La manifestazione è nata sotto l'egida della Ars Lab che si occupa di produzione musicale e della diffusione della cultura operistica. Merito di aver organizzato una grande stagione operistica è del noto maestro Pasquale Menchise, il quale ha scelto i migliori protagonisti del palcoscenico operistico, tutti di grande livello, pronti ad entusiasmare il pubblico attento e raffinato che frequenta il Teatro di Citta della Pieve. Carmelita Brunetti

Al Teatro degli Avvaloranti di Città della Pieve Un grande evento che ha aperto una ricca stagione dell’opera

Lamezia jazz annuncia gli appuntamenti

Sax ai giovani È senza alcun dubbio gli appuntamenti alternativi, ma di altissima qualità e raffinatezza, quelli in programma per fine novembre e tutto il mese di dicembre 2014. Ad incontrarsi due vecchie realtà del jazz calabrese il Festival internazionale Lamezia Jazz e il Jazz club “Il Casale” di Feroleto Antico, un anfratto magico, un locale che già da diversi anni si è prefisso di divulgare musica di qualità, realizzando programmazioni di buon livello artistico-musicale, una location gestita dall’imprenditore Giuseppe Serra. La richiesta di tanti appassionati di musica ha fatto sì che un locale storico riaprisse i battenti, per proporsi nuovamente come luogo d’incontro del jazz calabrese. In una sala di circa 150 posti a sedere saranno 5 gli appuntamenti che si sono programmati, dando ampio spazio a giovani musicisti calabresi con qualche nota di colore. Si inizia il 28 di questo mese con il trio della chitarrista jazz Veronica Russo musicista versatile, il trio nasce dalla passione per la musica jazz e dal desiderio di condividerla con gli altri, l’artista verrà sostenuta alla ritmica da Paolo Speziale al basso e Ciccio Portaro alla batteria. Secondo appuntamento il 5 dicembre un incredibile duo Massimo Garritano alle chitarre e Velia Ricciardi alla voce, la sensibilità del duo è jazzistica, l’anima soul, l’atteggiamento giocoso pop. Garritano è musicista di fraseggi onirici e raffinati, usando tute le possibilità della tastiera chitarristica. Velia Ricciardi è formidabile quando parte con lo scat riproducendo con la voce suoni dissonanti, salti melodici ed intervalli arditi. Appuntamento imperdibile un duo che sa elargire a piene mani una gioia per la musica vera,intensa,quasi fisica. Il 12 dicembre si riprende con un trio denominato Magic Swing trio questa volta con voce maschile, Francesco Trapasso che eseguirà musiche di Frank Sinatra, M. Bublè e T. Bennett il giovane artista sarà di scena insieme a Francesco Silipo al pianoforte e Flavio Nicotera al Sax e Clarinetto. Il 19 dicembre la punta di colore musica Blues, soul e jazz secondo lo stile inconfondibile di Scheol Dilu Miller. Alla chitarra Marco Paparazzo, solida preparazione tecnica e grande cuore, con alle spalle un curriculum di tutto rispetto. Dalla Giamaica al Casale di Feroleto Antico, Scheol Dilu Miller, (che tutti noi conosciamo come Dailu’). Voce potente, presenza scenica, ed esuberante personalità per iniziare al meglio una nuova stagione insieme. Giorno 28 dicembre, chiuderà la programmazione un’altra cantante Simona Calipari figlia d’arte, grandee passione per il jazz e il blues, ma non disdegna repertori di altri generi musicali quali bossa nova, pop internazionale sarà sostenuta da due bravissimi Musicisti, Francesco Mellace al Vibrafono e Flavio Nicotera al Sassofono. Gli appuntamenti si terranno tutti presso il Jazz club “Il Casale” località Malaspina a Feroleto Antico alle ore 21, l’ingresso è libero ma è gradita la prenotazione. In attesa di rincontrarci numerosi nei prossimi appuntamenti che saranno programmti nella prossima primavera 2015 al ritmo delle inconsuete ma suggestive sonorità che caratterizzeranno questa ricca serie di concerti, Lamezia Jazz rivolge alla città un caloroso invito agli amici del jazz condividendo assieme un momento di relax divertimento e cultura.

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sabato 15 novembre 2014

Una vetrina per il mondo Myriam Peluso ambasciatrice bruzia di cultura Importante personale di Vidal Bedoya alle Muse

Pennellate di una Calabria positiva di Oreste Parise

Di nuovo qui, per quali progetti? Sto attraversando un periodo di grande fervore, vagando tra Capri e Roma alla ricerca di opportunità per tenere alto il nome della Calabria. Questo mi sembra un elemento importante, considerato che la nostra terra è sempre ricordata in senso negativo, e ricordata per le sue organizzazioni criminali, gli efferati delitti, le inefficienze pubbliche e private. C’è una Calabria positiva che deve essere valorizzata e pubblicizzata adeguatamente. Un’opera titanica, anche perché non adeguatamente sostenuta dai media locali. Devo dire che rispetto al passato c’è una maggiore attenzione alla cultura e una apertura verso l’esterno soprattutto da parte di una classe imprenditoriale più sensibile e consapevole del grande valore mediatico delle manifestazioni culturali. In questo senso la crisi ha avuto un effetto positivo, poiché ha operato una selezione lasciando spazio a figure imprenditoriali più moderne. devo dire con soddisfazione che aziende come Amarelli di Rossano e Colavolpe di Amantea mi hanno sostenuto nelle mie iniziative, non tanto con contributo in denaro, ma con l’offerta dei loro prodotti di qualità che hanno conquistato la simpatia e il gusto dei numerosi visitatori delle mostre dove sono stati presentati. Lassata viris, nondum satiata, fa dire Giovenale a Messalina dopo una notte folle. Ancora infaticabile nell’organizzare eventi? Sono molto soddisfatta della mostra tenuta al Consiglio del Municipio 1 Centro, fino al 4 novembre scorso con la personale dell’artista peruviano Vidal Bedoya, che è stato presente accompagnando i visitatori per una visione delle suggestioni suggerite dai suoi quadri, che dietro l’astrattismo mostrano lo spirito profondo della spiritualità andina. Sono molto soddisfatta del successo di pubblico e di critica e dell’interesse che ha suscitato l’iniziativa. L’artista ha mostrato un grande interesse nei confronti della Calabria e vuole replicare l’iniziativa nella mia Galleria d’arte Le Muse. Sono sicura che la splendida cromaticità dei suoi quadri e il profondo senso mistico che ispirano saranno molto apprezzati anche dai cosentini. Dell’arte e della cultura non si può mai essere sazi, perché è un piacere che va continuamente rinnovato poiché vivifica il cuore e lo spirito. Avremo allora una mostra dell’artista a breve? Sarà inaugurata la prossima settimana con il meglio della produzione artistica i Vidoya, che è molto apprezzato in Perù, dove è una sorte di mostro sacro. Voglio sottolineare che egli attraverso le sue opere vuole promuovere il suo mondo, e proporre i nuovi e antichi miti del misterioso popolo peruviano. Ma la sua presenza costituisce un trait d’union che porta la Calabria nel mondo. Tutte le iniziative dell’artista sono seguite dall’ambasciata del suo paese e ben pubblicizzate. Le sue opere sono di grande impatto, tanto per la vivida tavolozza di colori che per la perizia pittorica che riesce a creare un intenso campo emotivo dietro l’apparente astrattismo. Un evento importante a Cosenza per un artista di rilievo internazionale. Il magico misticismo del pittore che ha una particolare predilezione per l’Italia dove espone da molti anni rinnovando la magia dei rituali andini. L’astrattismo della sua pittura crea una atmosfera magica che rievoca la mitologia andina. Nei suoi quadri traspare il misticismo degli dei popoli andini con la complessa spiritualità di un

Dopo un lungo viaggio culturale che l’ha portata nell'Olimpo culturale italiano è ritornata nella sua galleria pronta a riprendere il cammino artistico nella sua città


sabato 15 novembre 2014

Una vetrina per il mondo antico popolo. L’astrattismo della sua raffigurazione pittorica in uno stile personale inimitabile riesce a rappresentare le suggestioni di una cosmogonia andina, richiama alla memoria una antica cultura violentata dalla storia ma ancora ben radicata nel cuore del popolo andino. A Roma è stato un momento importante. Direi proprio di sì e devo ringraziare Yuri Trombetta, presidente del Consiglio di Roma I Centro, per la sua intensa attività promozionale e l’organizzazione dell’evento e anche l’Ambasciata del Perù che è stata costantemente presente ed anche la Presidenza della Giunta Regionale della Regione Calabria, l’Associazione Apurimac Onlus, e la Ubi Banca Carime che hanno voluto sponsorizzare l’iniziativa. Mi piace ricordare che negli stessi locali sono stati predisposti uno stand artigianale etnico peruviano ed un cocktail con prodotti della Calabria delle aziende Colavolpe e Amarelli, che sono stati molto graditi dagli ospiti. Il presidente del Consiglio del Municipio I Centro, Yuri Trombetti, che ha riscosso un ampio afflusso di visitatori e un consenso della critica che ha sottolineato l’originalità e l’espressività del messaggio artistico del pittore peruviano. Quali sono le altre iniziative in programma? In questo momento vi è un evento familiare che sta un po’ rallentando le iniziative, poiché mia figlia sta per regalarmi un puttino che aspettiamo con ansia e gioia. Ma in prospettiva mi riprometto di rilanciare il centro studi Kiterion, tanto caro a mio padre. Allo scopo sarà creata una associazione culturale dallo stesso nome in Luzzi, in una splendida località montana poco distante dalla Sambucina. Lo devo a mio padre che adorava la sua terra, era un cultore della storia e delle tradizioni locali, alla continua ricerca di tracce enotre sul territorio e di una mistica della natura. L’ambizione è di organizzare un importante evento culturale al mese, con l’aiuto di tutti coloro che sono legati alla sua memoria e che hanno vissuto dei momenti esaltanti di autentica cultura non condizionata da ambizioni di qualsiasi altro genere. Quali sono gli eventi più significativi in programma? Ancora non è stato definito un programma preciso, ma il tutto dovrebbe realizzarsi entro la fine dell’anno. Il 2015 deve essere un anno di grande fervore e ricco di eventi per dare un contributo di entusiasmo alla crescita di questa nostra martoriata regione.

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Pennelli e penna Vedere la pittura unita ai versi fa sempre un effetto dirompente

Arte e poesia incontrano la Calabria

Vedere la pittura unita alla poesia fa sempre un effetto dirompente. Come fa la parola a seguire la pennellata o il disegno ad essere anima del contenuto poetico? Unire due artisti, certamente, non deve essere cosa semplice, chi maneggia una matita o un pennello osserva la realtà dall’emozione, che ha dentro e che scaturisce dall’osservare l’istante, mentre la parola poetica, quasi sempre, si fa espressione del vissuto interiore, che attraverso il verso emerge come presente tra un passato remoto e la speranza di un futuro ancora da venire, intriso dal ricordo e di ciò che sogna la mente poetica. Sono due artisti della nostra terra, Grazia Calabrò e Rocco Regina, una donna e un uomo amanti dell’arte del colore e del disegno, che sulla loro strada hanno incrociato due poeti e amici, Dante Maffia, che non ha sicuramente bisogno di essere presentato, già candidato al Nobel per la letteratura, poeta, narratore, giornalista di amore e vita quotidiana, partito, da una Calabria, Roseto Capospulico (Cs) - risiede oggi a Roma - e che lo ha visto come ultimo di una famiglia non ricchissima e di un padre, che ponendogli il nome del Sommo Poeta, lo volle e vi riuscì, oggi persona di elevato spessore intellettuale in Italia e non solo e che con Grazia all’epoca di questa intervista non si sono ancora incontrati, ma tramite l’editore Ursini l’uno ha incontrato l’altra trovando un accordo attraverso un “Leone” e che riflette il titolo dell’ultima fatica letteraria del Poeta Maffia, Il leone non mangia l’erba. L’altro è Francesco M. T. Tarantino, poeta che potremmo definire dell’amore e della natura, fautore a Laino Borgo, ultimo paese al nord della Calabria, del Giardino della poesia, nato dalla memoria di alberi recisi nel comune di Mormanno, dove risiede, compone e vive, con la mamma 89enne. Laureato in filosofia, il poeta Tarantino, ha vinto dal 2006 con i suoi libri, premi anche fuori regione e che con Rocco Regina entrambi, della stessa città, hanno messo in opera un affascinante catalogo tra arte e poetica dal titolo Orizzonti in divenire. La cosa che accomuna questi due artisti e loro non lo sanno è la collaborazione di amicizia e di affetto che lega i due poeti e che ho incontrato sul mio cammino di osservatrice dell’arte e della poesia. Quest’articolo vuole essere un omaggio all’arte in generale con la speranza che possa trovare ed essere esempio di unità e mai di competizione, di esclusione, di rispetto tra le diversità del talento e dell’estro e detta alla Terzani: siamo in attesa della congiura dei poeti, e aggiungo, e dei pittori per salvare questa terra dimenticata, che è la Calabria. Ma se anche l’arte diventa mondo di nicchia a servizio di politiche, di concorsi sleali e tanti si scorgono affacciandosi a questo mondo, e di opportunismi, allora cosa ci resterà della bellezza del Paradiso se non ciò che Dante identificava con le stelle, i fiori e i bambini?! Ma è proprio a quest’ultimi che mi permetto di dedicare questo articolo con la speranza che l’ambizione di affermarsi pos-

Due artisti della nostra terra, Grazia Calabrò e Rocco Regina, amanti dell’arte del colore e del disegno: sulla loro strada hanno incrociato due poeti e amici...

Sopra, Rocco Regina con un'opera inserita in catalogo e Grazia Calabrò con il suo felino

sa trovare solo un piccolo specchio in cui riflettere il proprio talento e scorgere che alle spalle c’è un mondo intero, che aspetta, almeno la coerenza dell’artista e l’amore verso tutte le creature. Grazia Calabrò è ormai nota artista al nostro settimanale, persona di forte talento è stata contatta dall’editore Ursini dell’Accademia dei Bronzi di Catanzaro, curatrice del logo del premio Alda Merini per la stessa. Una fiducia, che accompagna il lavoro di Grazia e di Ursini, ormai, consolidata nel tempo da un paio di anni e che le ha dato opportunità di creare con la sua matita sanguigna, fatta di limatura di ferro, un leone per la copertina del nuovo testo di Maffia in uscita ed edito dall’Ursini. «A breve avrò il testo di Dante Maffia, ci racconta la Calabrò, ingegnere informatico, nel frattempo mi è stato commissionato questo leone per la copertina del testo. Un lavoro, questo, certosino, che fa fatto con estrema attenzione, perché la matita sanguigna ha il pregio/difetto che una volta tracciata una linea non si possa più cancellare il risultato e se si sbaglia va buttato via un lavoro anche di tante ore. Una bella occasione poter esprimere la mia arte per un quasi premio Nobel per la letteratura. Spero di incontrarlo presto! Personaggio di cui tutti mi parlano come persona molto elegante e semplice al tempo stessa, un vero intellettuale. L’immagine del leone è presa dalla visione di una foto in web ed ho proposto due immagini all’editore, scelta una delle quali appare meno carica nella criniera e che riprende lo stile del testo, che pare sia molto fine nel contenuto». Rocco Regina è paesaggista, amante del Rinascimento, dopo la pensione ha sempre pensato che i giovani negli ultimi anni della sua attività andavano verso il contemporaneo, cosa che lo incuriosì portandolo a cimentarsi in quadri astratti. «Una mattina con il professore Paternostro (che ogni anno vuole guardare le mie opere) mentre intenti alla fotografia dei miei quadri posti a terra e per strada, passò per caso il professore, Francesco Tarantino ed esclamò, guardando le mie opere astratte: Questi sono quadri! E da qui nacque il nostro sodalizio artistico, ad ogni quadro abbinava una poesia, progetto che portammo dalla Basilicata alla Calabria e anche nella mia vecchia scuola, invitato dal dirigente e dagli studenti, creammo un’istantanea di pittura, cui il poeta Tarantino abbinò una poesia, ispirata all’emigrazione (Mormanno è stato paese di forte emigrazione anche verso il Nord dell’Europa)». Regina da questo liceo scientifico di Lagonegro (Cs) è da quattro anni in pensione. E l’opera prende il nome della poesia abbinata dal poeta mormannese: Familia errante. “Come se fossero usciti da un tunnel/ dalle onde variegate di un mare in tempesta/che sconquassa e ti sbatte e restituisce/il fardello delle tue ossa rotte/le tue carni sbiancate e inumidite/dagli inganni e dal giogo dei potenti/ dall’immisericordia degli indifferenti/Come un esodo di buio e di luce/in un’erranza attraverso i confini/che l’uomo ha stabilito e li difende/con le armi i fucili e le prigioni/con il disprezzo del colore della pelle/Ma se c’è un sole che illumina il creato/ed è per tutti gli uomini e le donne/di ogni colore e di ogni solitudine/di ogni caduta che ti fa rialzare/e di quei figli che porti per mano/sperando che sia lo stesso sole/a illuminare il cammino dei tuoi passi/”. Ricordiamo, allora, a questi artisti e poeti, augurando un cammino di lunga arte e poesia di successo, di non scordare mai il cielo, il creato, il sole sotto cui tutti abitiamo e la terra che tutti calpestiamo per evitare ancora che qualche familia errante possa lasciare la nostra Calabria, che possa ripartire proprio dall’arte quell’unione, che è sempre mancata alla Calabria, vuoi per la sua enorme estensione e la scarsa comunicabilità di carenza di infrastrutture e di circolarità dei luoghi, che sono sempre divisi dalle montagne nell’entroterra. Dei muri naturali, che andrebbero abbattuti con estro e anima e, soprattutto, con la possibilità di offrire un buon esempio non solo di affinità elettive ma di complicità elettive, che fa del talento l’arma, che come disse qualcuno non dà pane ma potrebbe dare frutto alla Calabria, inseguendo, umiltà, lealtà e mettendo da parte rivalità e metriche dietro cui nascondere il vero Spirito Santo, che alberga in loro, dono indiscutibile che proviene dall’alto. Lucia De Cicco


sabato 15 novembre 2014

Pennellate dal libero cromatismo Uno degli esponenti dell'arte "non-figurativa"

Mimmo Legato e l’informale

lo di Vincenzo Napolil

Mimmo Legato si colloca fra gli esponenti dell’arte “non-figurativa”, chiamata informale perché, come nota il critico Assunto, è «arte divorziata dall’immagine, arte che non produce immagine, arte come esercizio di una libertà umana affrancata da ogni soggezione alla natura». Consapevole delle proprie potenzialità e scelte, Legato elabora una pittura informale individuabile nelle pennellate dal libero cromatismo, nella gestualità, nella valenza della bellezza nonostante il groviglio dei problemi dell’esistenza. Si guarda però dalle estreme conseguenze della drammatica inquietudine esistenziale di Jackson Pollock, fondatore della corrente dell’action-painting, che adoperava la tecnica del dripping o della diretta “sgocciolatura” del colore su di una tela, sulla quale era lasciata l’impronta immediata del gesto frenetico. Colori, segni e gesti trasmettono lo spirito dell’artista Legato, docente di discipline pittoriche, che rompe con i modelli artistici tradizionali, mina ogni controllo razionale e dà luogo a visioni spettacolari, immerse nell’aspetto cromatico inscindibilmente legato all’unità dei contrari e all’interpretazione emotiva. Nel suo cammino, libera l’espressione della fantasia facendo vibrare l’anima e portando alla ribalta composizioni attente sia all’autonomia degli effetti plastici e cromatici, sia ai fini di un’arte “bella”. La tela è il campo dove si svolge l’azione della pittura, euforica e ancora gradevole. Una delle opere di Mimmo Legato ha per titolo: “Mimesi della bellezza” (acrilico su tela - cm. 20x40); ciò vuol dire che nel fluido gestualismo si imita la bellezza, che invade la superficie del quadro di grande dimensione con la dinamica espressiva del colore in alleanza con la delicata luminosità nell’attesa che qualcosa accadrà. Larghe strisce colorate si dispongono a onde, che procedono come una corrente marina il cui fascino risiede nel suo stesso movimento e nelle inedite variazioni cromatiche, attingendo una dimensione unica, estranea all’artificiosità e al senso di uno spazio logico e di un ordine razionale. Mimmo Legato tiene alle spalle un’esperienza di muralismo, che conserva, sia pure in lieve misura, tracce di “figurazione”, ossia del visibile; ma la sua modalità di pittura poggia su di una matrice sicuramente informale, garantita dall’incalzare delle pennellate luminose, trasparenti, che assumono finanche spunti di astrazione lirica. La sua linea propositiva, rifiutando non solo la forma intesa come tramite tra natura e arte ma la forma stessa, si spoglia del mito razionalista e di ogni schema strutturale significante, rientrando in un percorso di art autre in cui l’immaginazione è condizione di libertà e segno di estrinsecazione diretta di energia vitale. Mimmo Legato alla pittura affianca la scultura, dove la materia perde rigidità e diventa vitalità organica, forza espressiva, e tiene una lezione ex cathedra in cui la materia pittorica ha bisogno delle risonanze dei moti introspettivi.

Come nota il critico Assunto, è «arte che non produce immagine, arte come esercizio di una libertà umana affrancata da ogni soggezione alla natura»

Antonio Vita tra i migliori diplomati italiani

Un Alfiere sullo scacchiere del lavoro calabrese Il rettore dell’Università della Calabria, Gino Mirocle Crisci, e l’assessore regionale alla Cultura Mario Caligiuri, hanno incontrato, presso il Rettorato, Antonio Vita, oggi iscritto al corso di laurea in Ingegneria gestionale e premiato lo scorso 23 ottobre dal Presidente della Repubblica come “Alfiere del lavoro”, cioè tra i migliori diplomati italiani. Vita, nato il 19 ottobre 1995 e residente a Montalto Uffugo, ha conseguito il diploma presso il liceo scientifico “Scorza” di Cosenza, diretto da Mario Nardi. Il rettore Crisci ha ricordato che «l’Università della Calabria è uno degli atenei più qualificati e innovativi d’Italia, con punte di eccellenza in tantissimi settori». Caligiuri ha evidenziato che «gli alfieri del lavoro rappresentano un esempio per tutti gli studenti della nostra regione, perchè dimostrano che attraverso lo studio si conseguono risultati decisivi per le proprie esistenze». Antonio Vita, come detto, lo scorso 23 ottobre è stato premiato al Quirinale dal Presidente Napolitano. In precedenza, il 21 dicembre 2013, Vita era stato premiato come uno dei migliori studenti nell’ambito della manifestazione delle “Eccellenze scolastiche calabresi”, promossa dalla Regione Calabria, d’intesa con l’Ufficio scolastico regionale. Riguardo alla sua scelta di continuare a studiare in Calabria, Vita ha affermato: «È un gesto di fiducia verso la mia regione ma anche un apprezzamento per la qualità del sistema universitario calabrese, poichè proprio in Calabria è nato il corso di ingegneria gestionale, grazie alla lungimiranza di Beniamino Andreatta, primo rettore dell’ateneo».

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Sipario invernale Presentato il cartellone del Teatro cosentino

Rendano in prosa Giovedì 15 gennaio si alza il sipario sulla stagione “Rendano in Prosa” sul palco dello storico Teatro A. Rendano, evento patrocinato dall’amministrazione comunale di Cosenza. Sul palco del Teatro A. Rendano 13 appuntamenti all’insegna del divertimento. Prosa, commedie e tanta musica questi gli ingredienti del cartellone ideato da “Musica & Musica”, l’associazione culturale “Le Pleiadi” e “GF Management” in collaborazione con la Frl Eventi. Il cartellone è stato presentato, negli spazi del chiostro di San Domenico di Cosenza. A presentare la rassegna: Rosaria Succurro, assessore al teatro del comune di Cosenza; Luigi Bilotto dirigente settore cultura del comune di Cosenza; Enzo Noce de “L’altro Teatro”; Giuseppe Citrigno, presidente dell’associazione culturale Le Pleiadi, Gianluigi Fabiano di “GF Management”, Paolo Fata e Andrea Raffaele di “Frl eventi”. All’interno del cartellone ospiti con i loro spettacoli (fuori abbonamento): Enrico Provenzano “Euromediterran e Winter/S Fest” e l’agenzia “Calabriart &S”. «Si riconferma la virtuosa sinergia pubblico-privato avviata già nella precedente stagione “Teatro di Primavera” - spiega l’assessore al Teatro, Rosaria Succurro - Una strada che già abbiamo intrapreso e che ha dato ottimi risultati. Abbiamo allargato la rete ad altri importanti operatori dello spettacolo presenti sul territorio, creando un cartellone con ben 13 appuntamenti, doppie repliche e grandi concerti. Affidare ai privati le stagioni dei nostri teatri di tradizione significa creare programmi di qualità e aggiornati rispetto alle esigenze del pubblico, senza però pesare sulle casse dell’amministrazione. Si tratta di un progetto unico sul territorio, esportabile anche

Il 15 gennaio e 16 gennaio l’esordio con la commedia di Peppino De Filippo “La lettera di mammà” interpretata dal figlio Luigi. Una lettera-testamento lasciata dalla madre di nobile casata al giovane baroncino, provoca spassosi equivoci

In attesa del level up by Rocco Chinnici

Buona la... Seconda! Dopo il grande successo e la brillante vittoria ottenuta nel concorso premio presepistico nazionale “Praesepium Italiae” giunto alla XX edizione nello scorso anno, quest’ultimo quarto del 2014 ci ripropone la rappresentazione religiosa Made by Rocco Chinnici “Ho conosciuto Dio”. Tutti pronti sul set per un nuovo ciak si gira che stuzzica la fantasia e la curiosità di chi è già pronto a mettersi in fila. Elemento da non sottovalutare è l’organizzazione orchestrale posta in essere per tale opera, a dirigere il tutto c’è la mente determinata di un regista italiano che ama il proprio lavoro, una vera e propria macchina inventiva mossa dalla cultura e dall’esperienza, aiutato dall’instancabile ed irrefrenabile desiderio di collaborazione degli abitanti locali e di chiunque voglia partecipare ad un presepe che possiamo definire unico. Aspettativa comune è quella di trovarsi davanti innumerevoli peculiarità e novità capaci di stupire l’occhio di chi osserva, un’iniziativa che anche quest’anno si ripropone di valorizzare il territorio e far conoscere borghi radicati in contesti socio-culturali capaci di contribuire all’offerta turistica calabrese. Sara Campanaro

nel resto d’Italia. Siamo certi della risposta dei cittadini - conclude l’assessore - dopo il successo che stiamo registrando con la stagione Lirica sono certa che la Prosa riscuoterà grandi consensi». «Come privati siamo lieti di dare il nostro contributo all’offerta culturale della città, grazie alla sensibilità e al patrocinio dell’amministrazione comunale - affermano gli organizzatori della rassegna Quest’anno l’offerta è molto più ricca, più variegata e senza il rischio di spiacevoli accavallamenti nelle date degli appuntamenti. Grazie all’opportunità offerta dall’amministrazione comunale abbiamo messo in campo una proficua sinergia tra noi operatori del settore. Lunedì 17 novembre avvieremo la campagna abbonamenti, il costo dei biglietti è decisamente contenuto per un pacchetto di spettacoli di alta qualità che incontrerà sicuramente il favore del pubblico». Intanto lunedì 17 novembre avrà inizio la campagna abbonamenti. Il 15 gennaio e 16 gennaio l’esordio, dunque, con la commedia di Peppino De Filippo La lettera di mammà interpretata dal figlio Luigi De Filippo. Una lettera-testamento lasciata dalla madre di nobile casata, al giovane baroncino, provoca spassosi equivoci. La commedia fu rappresentata per la prima volta nel 1933 dai fratelli De Filippo al Teatro Sannazaro di Napoli. Protagonisti due nobili spiantati, che cercano di sistemarsi e di scrollarsi di dosso la miseria che li opprime, sposando le due ereditiere. Ora, Luigi De Filippo, la ripropone in una sua personale interpretazione con la sua regia e la sua Compagnia di Teatro di 11 attori.


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Pillole di fede Per i cooperatori guanelliani di Cosenza

Nuovo anno nel segno della Carità di Lucia De Cicco

Nei giorni scorsi si è tenuto un incontro presso la casa famiglia “Don Guanella Maria della Provvidenza” di Cosenza per fare il punto sul nuovo Anno sociale del ramo laico della famiglia guanelliana, il Cooperatore. A tenere la conferenza di apertura la segretaria del gruppo Angela Maria Bruni e don Pompeo sacerdote di Marano Principato che segue il gruppo spiritualmente (presidente del Cooperatore, Vanna Bruni). Un anno questo sociale 2014/2015 che terminerà con la nascita al cielo di don Luigi Guanella, avvenuta ormai 100 anni fa, il 24 ottobre 1915 (data della sua morte). Come ha posto l’accento don Nino Minetti responsabile guanelliano: «È bello pensare a quest’anno come un pellegrinaggio, come un cammino comune di un popolo che si muove insieme verso lo stesso traguardo. Dentro questo popolo ci sono tutti: guanelliani, guanelliane, sacerdoti, religiose, religiosi, cooperatori, collaboratori semplici, laici, piccoli, giovani, adulti, famiglie, malati, disabili, anziani (...) insieme a condividere un itinerario, che sarà luogo di riflessione personale, comunitaria, di popolo, con un proprio programma, dove la memoria di Lui farà da luce sul cammino e sarà il cuore di ogni celebrazione». Un anno quello che si appresta a vivere la comunità “Don Guanella”, che alla cultura dello scarto ha sostituito quella dell’accoglienza, e come più volte afferma Papa Francesco, fare delle nostre comunità delle tende di carità, e sua educazione alla missione verso i poveri, fragili, bisognosi di tutto, ma con un diritto irrinunciabile: la dignità di esseri umani! La Formazione e l’Attività del gruppo dei Cooperatori guanelliani si terranno nella sala riunioni, che la Superiora suor Gabriella, appena investita di questo servizio e proveniente dal Messico, ha messo a disposizione nella Casa della Divina Provvidenza di Cosenza. Così gli incontri sono ripartiti come orari, alle ore 16,00 nel periodo invernale, alle ore 16,30 in aprile maggio e giugno2015. La prima riunione che si è tenuta nei mesi scorsi è stata volta a fare il punto su ciò che è stato fatto negli anni precedenti, e per i mesi di fine anno2014 si procede con la Lectio Divina con don Pompeo Rizzo cui seguiranno dei laboratori su un tema specifico di riflessione proposto dal sacerdote. In seguito nel 2015 si condividerà il tema di formazione con i Cooperatori del Nord Italia e della Svizzera, per un cammino in unità della vera famiglia laica guanelliana. La prima Lectio si è tenuta, il 6 novembre scorso e sul tema della carità “Cantiamo alla Carità con don Guanella” con il tema proposto da don Pompeo: «La carità diventa segno di credibilità del messaggio cristiano. non siamo noi a poter rendere credibile il messaggio cristiano; esso è Cristo, potenza di Dio e sapienza

Incontro presso la casa famiglia “Don Guanella Maria della Provvidenza” di Cosenza per fare il punto sul nuovo anno sociale del ramo laico dei guanelliani

di Dio Siamo chiamati a rendere credibile la nostra fede vivendo, testimoniando la pratica dell’amore (Gv 13,36). Vi è però un presupposto: “Che come tu, o Padre, sei in me, ed io sono in Te, anch’essi sono in noi; affinché il mondo creda che tu mi abbia mandato” (Gv 17,21). È un itinerario d’amore ben preciso: dal Padre al Figlio, dal Figlio a noi, da noi al nostro prossimo. La carità è veramente tale e segno per il mondo quando provoca la scoperta di un “tu” che entra in noi per farci uscire da noi stessi. Esso richiede una duplice conversione: a Dio e al prossimo. La carità nel mondo è perciò segno del regno di Dio, che viene. Trasparenza di Dio: nella sua vita e nella croce, Gesù è stato la trasparenza del Padre. Allo stesso modo la Chiesa nelle molteplici forme del suo servizio deve rivelare il volto di Dio, non se stessa. Nella concretezza della storia e nella quotidianità della vita». Il 12 novembre scorso la lectio divina si è tenuta sulla Lettera ai Corinzi di San Paolo apostolo cui è seguita la celebrazione della santa Messa con il rinnovo delle promesse dei cooperatori e la prima promessa di un gruppo di nuovi neofiti, Tina, Marisa, Rita, Rosetta, Marialaura. Gli appuntamenti che seguiranno alle 16,00: 15 dicembre “Il Natale, festa della Speranza nella condivisione della Carità” con don Pompeo Rizzo. Poi sempre nella stessa ora il 12 gennaio, il 2 febbraio, una Lectio che contemporaneamente sarà condivisa da tutti i gruppi a livello nazionale, cui seguirà la messa e un momento di condivisione con i bambini della casa famiglia “Suor Teresa Vitari”, il 2 marzo la lectio verterà sulla Quaresima e la Resurrezione. Dal 13 aprile 2015 gli appuntamenti si terranno alle 16,30, 11 maggio, 8 giugno, 21 giugno con la Celebrazione della terza Giornata nazionale del Cooperatore guanelliano e che chiuderà l’anno sociale. Sono previste delle visite alle altre comunità guanelliane raggiungibili nel giro di una giornata, così come altri incontri celebrativi a Roma e in altre località guanelliana in Italia saranno comunicate di volta in volta, così si legge in nota al programma. Inoltre i membri potranno in base alla loro disponibilità ed esigenze della casa offrire il proprio tempo libero per momenti di preghiera e adorazione eucaristica; la possibilità di ospitare nel fine settimana specialmente i bambini della casa famiglia, aiutare i ragazzi più grandi nel loro cammino di crescita e formazione religiosa e non solo, condividere momenti di convivialità con le suore più anziane e con i giovani ospiti, coinvolgere le persone del quartiere, che essendo zona periferica della città, vive ancora problematiche di solitudine ed emarginazione. L’anno del Cooperatore guanelliano che si è appena concluso, si è incentrato sulla lettura della Lettera ai Corinzi di San Paolo, sempre sotto la guida spirituale di don Pompeo Rizzo. Grande soddisfazione ha dato la crescita delle adesioni al gruppo di laici e con l’avvicinamento anche di simpatizzanti, dice Angela Bruni. La Carità dell’anno appena concluso è stato diretto anche alla raccolta fondi per il gruppo di cooperatori di Messina, che cercano di togliere dall’emarginazione, con la creazione di un oratorio, i bambini e i ragazzi di uno dei quartieri più a rischio della città siciliana.

Da sinistra, la superiora suor Gabriella e i membri del cooperatore Al tavolo don Pompeo Rizzo e Angela Bruni

Don Guanella



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