Voce ai giovani

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Anno 38 - 19 Luglio 2014 - Numero 29

Settimanale indipendente di informazione

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Il “Centro Rinascimento” di nuovo al lavoro ad Aieta per l’edizione 2014 delle “Giornate d’Europa” Summer school PILLOLE DI FEDE

ORIGINI COME TATUAGGI

La povertà mostra nuovi volti a casa di San Francesco

Tutta un’altra storia Mileto antica per Cosenza sede del e Mandicino Mezzogiorno

La struttura d’accoglienza cosentina fa il bilancio sociale del 2013

Presentato il documento storico dello scrittore Massimo Filice

di Lucia De Cicco

BENI DELL’UMANITÀ

di Pietro De Leo

Archeologia, arte storia e paesaggi


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sabato 19 luglio 2014

Qualche intossicazione in meno

Per niente sano come un pesce Sequestrato un quintale di prodotti ittici

Importante operazione attuata dal capo del compartimento marittimo capitano di Fregata Antonio D'Amore della Guardia costiera di Corigliano Calabro

etti di Carmelita Brun

Da pochi giorni è stata svolta un’importante operazione, attuata dal capo del compartimento marittimo capitano di Fregata (Cp) Antonio D’Amore della Guardia costiera di Corigliano Calabro, per la tutela della salute dei consumatori e per la verifica del rispetto della normativa nazionale e comunitaria per quanto concerne la vendita dei prodotti della pesca. I militari della Capitaneria di porto hanno sequestrato un quintale di prodotti ittici (orate, alici, sgombri, seppie, calamari, pannocchie e cozze, gamberoni, vongole) contenuti in cassette di polistirolo e in vendita davanti due piazze a Corigliano Calabro e Pietrapaola. La Capitaneria ha fatto intervenire i veterinari dell’azienda sanitaria provinciale e questi hanno dichiarato che il prodotto ittico sequestrato non era idoneo alla vendita. Ad essere fermati sono due ambulanti che con il loro furgoncino vendevano pesce, uno di loro è stato multato per circa 1.200 euro per mancanza di documenti previsti per la tracciabilità dei prodotti ittici, per cui il consumatore non avrebbe mai saputo se mangiava pesce fresco o precedentemente congelato. I due ambulanti sono stati segnalati alla Procura della Repubblica di Castrovillari come previsto dalla legge 283 del 1962. Nei periodi estivi è importante comprare il pesce nei negozi o venditori autorizzati ricorda la Guardia costiera al fine di tutelare il cittadino e di evitare che l’illegalità della vendita abusiva si blocchi. È importante che il consumatore ricordi di avere dei diritti come riporta il Codice del consumo Dlgs 205/2006 aggiornato al 13 giugno 2014.

Vita da cani

Intervenire a zampa tesa «Appare curioso che l’allora presidente di Aratea, oggi presentatasi in veste di legale rappresentante della medesima associazione, torni ad interessarsi del canile municipale di Mortara di Pellaro, a due anni di distanza da un’assegnazione provvisoria che per due anni non ha reclamato e per la quale non risulta abbia presentato alcun ricorso al Tar. Tuttavia non possiamo che registrare con favore il comune interesse per la vita e la salute degli animali in difficoltà». Commentano così i volontari dell’associazione onlus “Dacci una zampa” le esternazioni di Irene Putortì oggi legale rappresentante di Aratea, l’associazione che nel settembre 2012 si è aggiudicata in via provvisoria la gestione del canile, «subordinata - si legge in una nota della dirigente Loredana Pace del 24 settembre 2012, protocollata con il numero 141814 alla verifica di alcune riserve presentate dall’associazione Dacci una zampa che segnala tra le altre un ribasso offerto dall’assegnazione Aratea probabilmente anomalo» e assegnata all’esito di una controversa gara bandita e espletata in piena stagione estiva. «Fatti salvi gli aspetti quanto meno dubbi di quell’assegnazione, primo fra tutti il budget giornaliero di 0,68 centesimi a cane, che avremmo voluto poter contestare in sede legale, come pure la curiosa circostanza che ha visto l’ex candidata della lista Scopelliti presidente vedersi assegnare la gara proprio negli ultimi mesi dell’amministrazione Arena, saremmo curiosi di sapere cosa intenda la signora Putortì per ripristino della legalità», fanno sapere dall’associazione, che per rispondere all’emergenza randagismo in città ha deciso di occupare la struttura conclusa nel 2006, inaugurata nel 2008 e mai entrata in funzione. Un’iniziativa che nel giro di una settimana può vantare numeri di assoluto successo: quarantacinque cani recuperati sul territorio, quattro già affidati in adozione tra Reggio e Provincia, e atri tre che nelle prossime settimane troveranno casa al Nord Italia, centinaia di nuovi volontari che si sono presentati per dare una mano, circa 500 euro di do-

nazioni e altrettanti in mangimi, ciotole e farmaci per i nuovi ospiti della struttura. «Finalmente abbiamo modo di dare risposta alle centinaia di segnalazioni con cui quotidianamente veniamo bombardati. Siamo riusciti a dare soccorso a cani che versavano in situazioni di estremo degrado, cuccioli che non hanno mai conosciuto coccole o non hanno mai avuto contatto con gli esseri umani. Progressivamente, li stiamo recuperando dal punto di vista fisico, medico e psicologico. Una soddisfazione immensa, frutto di un grande lavoro, all’esito del quale però non crediamo sia possibile utilizzare questi animali - bisognosi essi stessi di recupero e assistenza - in un contesto così delicato come quello della pet Therapy», sottolineano dall’associazione che da anni si occupa di recupero di animali in città. Cani feriti, vittime di maltrattamenti o incidenti, animali abbandonati, terrorizzati o traumatizzati, che i volontari hanno negli anni imparato a avvicinare, soccorrere, gestire e recuperare alla società. «Noi abbiamo deciso di occupare per rispondere a un problema e a un’emergenza. E i fatti dicono che ci stiamo riuscendo - commentano i volontari -. Anche noi speriamo in un ripristino della legalitá che preveda - come da più parti sollecitato - che la gestione del canile venga nuovamente messa al bando, anche alla luce di un’aggiornata valutazione di prezzi, condizioni ed eventuali interventi di ripristino, che allo stato non sarebbe possibile. Nel frattempo - sottolineano - continuiamo a lavorare per salvare i tanti cani oggi in difficoltà nel territorio e auspichiamo - a fronte del “ comune stato di disperazione” che a detta della signora Putortì condividiamo - che la legale rappresentante di Aratea e i suoi volontari vengano a darci una mano, al pari delle centinaia di cittadini che in questi giorni si sono stretti attorno a noi». Dacci una zampa onlus


sabato 19 luglio 2014

Un bene dell’Umanità La "Città Normanna" più importante della Calabria

Mileto, l’antica sede del Mezzogiorno d’Italia di Pietro De Leo

Una straordinaria concentrazione di valori archeologici, artistici, storici e paesaggistici caratterizza in modo singolare la “Città Normanna” più importante della Calabria Ultra e l’emersione di tale patrimonio - attraverso un attento processo di oculata valorizzazione, si pone come fondamentale presupposto per una rinascita del territorio capace di generare, direttamente ed indirettamente, ricchezza ed occupazione. A tale scopo occorrerebbe porre le basi per un’azione di tutela, fruizione e valorizzazione dell’antica Mileto, basata da un lato su una effettiva lettura del determinato periodo storico normanno (mediante ultime e importanti scoperte), dall’altro su una modalità di proposta progettuale corretta sotto gli aspetti urbanistico, architettonico e storico culturale. Tale obiettivo - se debitamente percorso - mira al raggiungimento di importanti risultati, in particolare: una ampia e dettagliata conoscenza del periodo storico normanno militese e del territorio circostante dallo Jonio al Tirreno - sotto gli aspetti storiografico, insediativo, urbanistico - morfologico, storico - funzionale; redazione di un “manuale storico” che, basandosi su un’attenta rilettura di detto periodo storico, degli elementi culturali, dei particolari esecutivi tradizionali, costituisca uno strumento operativo concreto a disposizione degli studiosi e non solo per un efficace esame della storia della Mileto medievale; trasferimento dei risultati, sensibilizzazione delle amministrazioni locali e degli operatori della regione, così da creare i presupposti per un’azione diffusa di recupero e valorizzazione di questo patrimonio culturale che proceda secondo criteri di rispetto dei valori formali e di validità economica delle operazioni. Il Contesto Storico: Sotto Flavio Valerio Aurelio Costantino (306-337) la Calabria divenne una delle diciassette province in cui era divisa l’Italia, mentre successivamente, dopo la seconda guerra punica, fece parte della terza regione augustea, denominata Lucania et Brutium. In tale periodo Mileto sarebbe stata situata nella parte di Calabria detta Ultra; era infatti la regione divisa in due zone distinte anche dal punto di vista amministrativo: Calabria Citra e Calabria Ultra, essendo il confine situato presso la linea che congiunge il golfo di S. Eufemia con quello di Squillace, passando da Tiriolo. In tale periodo la Calabria era detta Bruzia, in virtù delle popolazioni che vi abitavano. Ma anche sul periodo Romano mancano certezze documentarie, se non cenni fatti da Cicerone, risieduto a Vibo Valentia, nella sua epistola Ad Atticum (convengono su tale punto il Corrado, il Barrio, il Marafioti, il Fiore, l’Amatucci ed il Calcagni nonché, in termini più attendibili, il Carugno, mentre se ne distacca il Capialbi), i mosaici romani di cui si dirà fra poco e pochi altri elementi. La discesa dei Normanni nella Penisola italiana è grave; forse dovuta ad una pura casualità; pare infatti che «nell’anno 867 giunti erano casualmente in Italia spinti da una tempesta di mare, e si erano diretti verso Roma». Il loro dominio in Calabria invece è dovuto al-

Straordinaria concentrazione di valori archeologici, artistici, storici e paesaggistici

le mire espansionistiche di questi uomini del nord (north men, o, in linguaggio medievale, northmanni); mentre la riuscita della loro dominazione sulla regione pare sia legata soprattutto a questioni politico-religiose. Infatti la Chiesa favorì il loro sopravvento, in quanto si rese conto, grazie soprattutto all’anima ispiratrice di Ildebrando di Soana (Gregorio VII), che solo i nuovi conquistatori potevano battere i saraceni e ristabilire il rito latino, in contrapposizione a quello bizantino, nel meridione, e quindi ricondurre tutta la zona sotto l’autorità della Curia romana. «Del resto, questo obiettivo della politica religiosa romana, fatto proprio dai normanni, veniva a favorire grandemente la loro azione di penetrazione militare e di consolidamento del loro dominio». Come capitale del Gran contado di Calabria e di Sicilia assurse dunque Mileto, e la sua storia fu in quel periodo significativa, se, oltre a storici locali, se ne interessa, sia pur con brevi cenni, la storia generale; ma la sua gloria non iniziava tuttavia in assenza di contrasti; infatti, come riporta il Pata nella piazza di Mileto, davanti alla porta principale, vi fu una battaglia fra le milizie di Ruggero «cognominato Bosso per la grandezza e robustezza del corpo e fortezza d’animo» - e quelle di Roberto il Guiscardo - così nominato invece per la sua astuzia - correva allora l’anno 1062 e in quella battaglia perse la vita Arnoldo, cognato di conte Ruggero, avendo questi preso come prima moglie Delicia, sorella di Arnoldo. Ad ogni modo si addivenne alla definitiva instaurazione del governo normanno a Mileto, che diventò in tal guisa la capitale dei possedimenti del nominato Conte, e che prestò il nome a tutta la Calabria, chiamata allora per l’appunto “Provincia Melitana”. La politica di consolidamento da parte di Ruggero fu lungimirante; infatti come regola generale i normanni ebbero quella, costituente per loro una nota di merito, di non stravolgere le istituzioni e gli usi locali. Se dal lato del potere temporale conte Ruggero creò a Mileto la capitale del gran contado di Calabria e di Sicilia, dal lato del potere spirituale - e non poteva essere diversamente - il conte si adoperò a che Mileto - al fine di possedere tutti i crismi di una capitale - diventasse sede di diocesi; e infatti il 4 febbraio del 1083 Papa Gregorio VII con la bolla Supernae miserationis creava la diocesi di Mileto, prima diocesi di rito latino del meridione d’Italia. (Cfr. P. De Leo, Mileto, in Lexikon des Mittelalters, vol.VI, col.625). Oltre ad essere una delle più estese diocesi d’Italia, quella di Mileto aveva un’altra e più importante caratteristica, quella di non essere sottoposta ad alcun metropolita, dipendendo direttamente dalla Santa sede. Primo vescovo che sedette sulla cattedra di Mileto fu Arnolfo. Guardando al passato, ma soprattutto al futuro, ci si augura che presto la calabra Mileto possa risorgere e rifiorire. Sarebbe una notevole risorsa per la Calabria, l’Italia e l’Europa.

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sabato 19 luglio 2014

Ricomincia l’avventura Dal 24 al 30 luglio torna nel Palazzo rinascimentale di Aieta la Summer school "Giornate d'Europa" Lo staff del "Centro Rinascimento" al lavoro

Lo spunto viene dall’operato degli intellettuali del gruppo di Coppet che, riuniti intorno alla figura di M.me de Stael, tessevano la tela del primo spirito europeista

Il Palazzo Rinascimentale di Aieta si prepara ad accogliere, dal 24 al 30 luglio, studenti e laureati provenienti da tutta Italia nell’ambito della quarta edizione della Summer school “Giornate d’Europa”. L’associazione “Centro Rinascimento” prende spunto dall’operato degli intellettuali del Gruppo di Coppet che, riuniti intorno alla figura di M.me de Stael, tessevano la tela del primo spirito europeista. Sul lago Lemano, a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo, il piccolo centro di Coppet diventa luogo di critica al pensiero napoleonico, statalista e centralizzato, e assurge a cenacolo di riflessione sull’integrazione attraverso le riforme, il federalismo, la valorizzazione delle differenze, lo sviluppo di un nuovo modello industriale, la nascita di una nuova società. Un’Europa, quella sognata e delineata già da Sismondi, Constant, Byron, Shelley, Stendhal, capace di coraggiose proposte, di crescita economica e floridità culturale. Le idee del Gruppo di Coppet e la lungimiranza riformatrice e pacifista di Ventotene, danno il via ad un percorso che i giovani della Summer School porteranno avanti. Aieta come Coppet, dal Castello di M.me de Stael al Palazzo rinascimentale di Aieta, i giovani come i grandi letterati dell’Ottocento o gli statisti del Novecento: la costruzione di un cammino di altissimo valore formativo è lo scopo che ci si propone, ancora una volta, con rinnovato entusiasmo.

Un laboratorio di pensiero per creare l’Europa dei giovani Il tema di quest’anno porta con sé, già nel titolo, una sorta di provocazione: “Europe State of mind - L’Europa tra concetto, percezione e crisi di rappresentanza”. Perché non basta limitarsi ad uno studio ed un’analisi puramente accademica della storia: non bisogna mai smettere di interrogarsi, di cercare, di andare a fondo nel concetto stesso di Europa, nella conoscenza della stessa e nell’analizzarne l’evoluzione al passo con i tempi di crisi imperante. La Summer School guarda ai vari aspetti dell’Europa, a quella concettuale, culturale, plurale, ma, in chiave critica, anche a quella distante, bancaria, burocratica. “Giornate d’Europa” si avvale anche quest’anno della preziosa collaborazione del Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università della Calabria e della Seconda Università di Napoli, dipartimento di Scienze politiche Jean Monnet, in rete con l’associazione Synesis - Libera ricerca, con il patrocinio dell’Università “Suor Orsola Benincasa”, del sodalizio con il Cercle de Coppet. La realizzazione del progetto è possibile grazie al sostegno della Regione Calabria, della Fondazione Carical, dell’ente Parco del Pollino, del Comune di Aieta e della Banca Bcc Mediocrati. Il programma prevede una full immersion formativa di Storia dell’Europa, Economia, Filosofia politica, Storia contemporanea, Sociologia, Economia, Istituzione e Diritto dell’Unione europea, Diritti di cittadinanza, Storia delle Dottrine politiche. È inoltre previsto il terzo ciclo di seminari di informazione e comunicazione sul Fondo europeo di sviluppo regionale, a cura del dipartimento 3 Programmazione regionale e Comunitaria-Assessorato al Bilancio e alla Programmazione della Regione Calabria. La Summer school culminerà nel consueto meeting finale, una tavola rotonda di riflessione e spunto critico per i giovani europeisti, i professori e le autorità. Il laboratorio di pensiero, insomma, trova la massima sublimazione nelle sale maestose del Palazzo rinascimentale per delineare un’idea di Europa che abbia il linguaggio e i sentimenti dei giovani.

Il tema di quest’anno porta con sé, già nel titolo, una sorta di provocazione: “Europe State of mind L’Europa tra concetto, percezione e crisi di rappresentanza”


sabato 19 luglio 2014

Ricomincia l’avventura

L’idea di “Giornate d’Europa” nelle parole dell’ideatore Gennaro Cosentino

Dal Lago di Ginevra alla collina di Aieta passando per Ventotene Gennaro Cosentino, giornalista della Rai e presidente del Centro Rinascimento, è l’ideatore del progetto “Giornate d’Europa” che nella Summer School trova il suo momento clou, nell’ultima settimana di luglio, in quel luogo da sogno che e il Palazzo Rinascimentale di Aieta. Come è nata l’idea di un’Europa dal basso, da un piccolo centro del Sud? È nata sul Lago Lemano, nelle sale del Castello di Madame de Stael a Coppet, un piccolo centro tra Ginevra e Losanna, dove la grande letterata, conosciuta come anticipatrice del Romanticismo, riunì un gruppo di intellettuali dell’epoca. Si parlava di letteratura, di società, di cultura, di economia ma anche di Europa. Unita, tollerante, pacifica. Si respira un’aria particolare, di riflessione e di serenità, in quei luoghi, e lì si pensò - con un gruppo di amici studiosi e appassionati del Gruppo di Coppet - di rinverdire quelle idee e avviare un Laboratorio di pensiero sempre dal basso. Da un piccolo centro, Aieta come Coppet. Non è un caso di campanilismo o velleitarismo, furono gli stessi personaggi internazionali a visitare il sito insieme a me e a individuare nel Palazzo rinascimentale il luogo ideale per rinnovare questa sfida.

Gennaro Cosentino

Coppet, Ventotene, Aieta? Sì, nell’ambito dei corsi della Summer school vengono ripresi i temi del Manifesto di Ventotene. L’Europa ha senso e valore se riesce ad avere un ruolo politico e di pace. L’Europa unita è nata come desiderio di pace. Poi si è allontanata molto dallo spirito dei padri fondatori facendo prevalere le banche, i numeri, la bu-

rocrazia, i muscoli di alcuni Stati a discapito di altri. Ecco, l’Europa che vogliamo è un’altra, quella della cultura delineata a Coppet e quella della pace e dei popoli propugnata da uomini lungimiranti a Ventotene. Come si svolge la Summer school? Lezioni tenute da prestigiosi docenti di molte università a corsisti che sono stati ammessi, previo bando, alla Summer school. Le lezioni sono delle vere e proprie conferenze sul diritto, la storia, l’economia, l’integrazione, la sociologia, le tante facce dell’Europa. I giovani corsisti intervengono, si raccontano, partecipano. E poi, per non rimanere solo nella teoria, si dà ai corsisti la possibilità di conoscere i fondi europei, attraverso un ciclo di Seminari sul Fesr, tenuti dai funzionari e dirigenti del Dipartimento Programmazione nazionale e comunitaria della Regione. Nel programma sono inseriti anche dibattiti, incontri con il territorio, viaggio alla scoperta del Parco del Pollino, escursioni tra centro storico, mare e territorio interno. Un paese che si ravviva? Un paese bellissimo che si colora dell’allegria e della spontaneità dei giovani. Della curiosità e dell’interesse culturale dei professori e dei visitatori, giornalisti, appassionati. E poi c’è un aspetto economico, di promozione territoriale. Un ritorno in termini concreti per albergatori, ristoratori, produttori, coinvolti in un piano di accoglienza che va a dimostrare come gli eventi culturali, quelli duraturi e consolidati, possono rappresentare una forma di sviluppo locale, di conoscenza, di economia.

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Origini come tatuaggi Presentato il documento storico dello scrittore Massimo Filice

Cosenza e Mendicino è tutta un’altra storia di Lucia De Cicco

Cosenza, Mendicino e dintorni: La memoria dialettale edito the Writer è il bellissimo documento storico, cui ha lavorato per due anni, lo scrittore Massimo Filice e presentatolo scorso 10 luglio presso la Palasportiva Carical di Mendicino. Un lavoro certosino all’altezza di grandi storici, infatti l’autore è un appassionato di storia e di tradizioni locali. Il testo, che denota una peculiarità e novità, dando luce a una singolare struttura, si divide infatti, in 4 sezioni, più prefazione a cura dello storico mendicinese e promotore del premio letterario, Giangurgolo, Antonio Catalano, introduzione ad opera dello scrittore, una nota all’approccio per il lettore, una breve analisi delle varie trasformazioni che il nostro dialetto ha subito nel tempo, con le dominazioni greche e saracene e con le invasioni francese, austriaca e con il dominio borbonico. La prima parte si apre con una carrellata da vocabolario delle parole chiave dialettali mendicinesi, ma soprattutto “du Rusariu”, una frazione alle porte di Cosenza, che è sorta con l’espansione verso le periferie cittadine della popolazione e strettamente legata alla spiritualità dei Domenicani. Difatti, apprendiamo dallo storico Antonio Catalano, dell’esistenza di un convento domenicano adiacente all’attuale chiesa di San Pietro, in via Basso La Motta, conosciuta dalla popolazione del luogo, in dialetto ‘mpede, dove, la Madonna del Rosario è festeggiata, in ottobre, la prima domenica del mese. Hanno presentato il libro: il poeta Massimo Cistaro di Cerisano, (Cs), oltre all’amicizia che lo lega all’autore, il testo si apre con una poesia di un bravissimo poeta dialettale, Ferruccio Greco, che grazie a questo libro possiamo definire, vernacoliere delle Serre cosentine, anche se di Cerisano, scomparso qualche anno fa. infatti, l’arte, la poesia, non sono di un luogo in particolare, ma appartengono all’intero mondo dell’arte e sono di tutti patrimonio. A dimostrazione di ciò esiste questo libro, in cui l’autore con la delicatezza dei modi che lo contraddistinguono da sempre, cerca di uscire dai sensi di appartenenza, che possano in qualche modo favorire il frazionamento territoriale, mettendo in luce come non si possa definire per il nostro territorio una connotazione definitiva dell’origine e di come questo limite possa divenire ricchezza. Una varietà, che diventa un nuovo punto di partenza. La presentazione si è tenuta alla presenza del neo eletto, sindaco di Mendicino, Antonio Palermo e degli assessori Francesco Gervasi, Irma Bucarelli, il vicesindaco, Angelo Greco. Abbiamo scoperto che le menti illuminate sono andate tutte via; ieri come oggi, la fuga dei cervelli era una piaga, affrontando una prima emigrazione, soprattutto verso l’Argentina. Questo fenomeno ha interessato maggiormente la popolazione maschile. Mendicino è stato per molto tempo un paese in mano alle donne, che avevano una prole notevole e che aiutavano nei lavori dei campi, ma è stato anche un paese di calzolai. A proposito di donne: lo storico ricorda di menzionare il Palazzo del Gaudio, meglio conosciuto come Palazzo Campagna, in seguito al matrimonio contratto da Domenico Campagna con Gaetana del Gaudio, donna. Vale ricordare il letterato Giuseppe Campagna (Serra Pedace, 1829 - Vienna, 1869), poeta e drammaturgo, presidente dell’Accademia Pontoniana di Napoli, intellettuale di spicco nella Napoli del suo tempo, autore di vari notevoli volumi di versi e di tragedie, quali Il bosco di Dafne

Un lavoro certosino all’altezza di grandi storici L’autore è un appassionato di storia e di tradizioni locali

e Ludovico il Moro; e il nipote Mariano, morto nel 1886, figlio del fratello Carlo (1801-1861), studioso di problemi di agricoltura, che trattò in alcuni saggi e che tradusse in pratica introducendo nuovi metodi di coltura nei propri possedimenti terrieri. La seconda parte del testo, dello scrittore Filice, è arricchita da modi dire e storie fantastiche della tradizione popolare, ma anche efferati casi di cronaca come la morte di Vampata, assassino della consorte Rusareddra e nemico giurato del sacerdote don Castriota, che era direttore dell’allora chiesa mariana Santa Maria Assunta, oggi Santuario di Santa Maria dell’Accoglienza. Nella terza parte del testo si affronta l’origine della frazione, e sono menzionate una per una tutte le famiglie che l’hanno abitata nel tempo a partire dalla fine dell’Ottocento, tra cui, curiosità, la famiglia Nardi “i mattari”, che pare abbia fatto proprio la sua prima comparsa nella frazione du Rusariu. Una parte del testo è infine dedicata ai personaggi storici della contrada, in ordine: Rachele Vigna in Sposati, maestra della frazione, che insegnò per un ventennio nell’edificio, dove, oggi, vi è una nota pasticceria, Pietro Canonaco, commerciante della famiglia, incuteva un certo timore per il forte carattere, Mario Gervasi, che fu sindaco, dal 1952 al 1953, di Mendicino nelle file della Democrazia cristiana, fu medico presso la clinica del Sacro Cuore di Cosenza;


sabato 19 luglio 2014

Origini come tatuaggi

«Ho voluto descrivere la storia della mia contrada Una sola famiglia, quella dei Gervasi, nell’Ottocento dopo aver coltivato i terreni con l’incarico di coloni ne divenne proprietaria

Giovanni Gervasi, uno spirito dedito al lavoro e alla famiglia, di forti principi spirituali era il “maestro” della macellazione e della lavorazione del maiale, amante della tradizione della contrada e delle attività sociali, organizzava le feste parrocchiali. Ma i Cursunari e Mennicinu, così sono denominati in una antica filastrocca i paesi, che fanno da cornice a Cosenza (tra cui troviamo i vucchi larghe de Cerisano, vota cannedra de Dumanicu, Renne e Santu Fili fatti a cruci quannu ‘i vidi) che caratteristiche avranno? Per scoprirlo non dovete fare altro che leggere il libro, che si può affermare un autentico documento arricchito da tantissime foto storiche, che ritraggono matrimoni e vita quotidiana dei volti storici della contrada. Abbiamo rivolto alcune domande al nostro autore. Perché decidere di fare una raccolta certosina di ricerca di parole, modi di dire e di storia. Che cosa è scattato nella testa di Massimo Filice... un episodio particolare... un momento della propria esistenza? Collezionare queste parole ormai dimenticate, cadute in disuso. È iniziato come un hobby, anche se dentro di me coltivavo il sogno di lasciare qualcosa da tramandare alle generazioni future. La storia stessa che tu racconti della nascita del Rosario abbraccia realtà che stanno a cavallo di località tra Carolei e Cosenza. Sento in questo libro la necessità di riunire, attraverso la storia, realtà frammentate?

La necessità di riunire il territorio, che tra l’altro emerge pure dalla bellissima prefazione di Antonio Catalano, sembra, in effetti, conseguire a quanto da me scritto. Da parte mia ho voluto descrivere la storia della mia contrada in quanto, se pur semplice, è affascinante. Infatti, una sola famiglia, quella dei Gervasi, nell’Ottocento, dopo aver coltivato i terreni con l’incarico di coloni, ne divenne proprietaria. E nel segno di questa famiglia, numerosa e poi chiaramente ramificatasi, continua ancora oggi, come una sorta di saga, la storia della contrada. Una domanda che riguarda la struttura del testo. Hai scelto una composizione che io (non sono un’esperta, ma ho visto altre opere strutturate in modo diverso) che reputo invertita e per questo originale, quasi a volere incuriosire e divertire il lettore per poi passare al lato storico. Prima parte una sorta di vocabolario dialettale con qua e là storie della tradizione popolare; i modi di dire e infine la storia con documentazione e foto. Perché di questa scelta? A tutta la struttura del libro ho voluto dare una mia impronta personale. La storia della contrada per una questione affettiva chiude lo scritto. Ma del resto anche la parte dedicata alla memoria dialettale è diversa da altri scritti simili. Infatti, per renderla meno schematica e monotona ho ritenuto di aggiungere qua e là, senza un ordine

preciso, ma prendendo spunto dai termini dimenticati, tutte quelle tradizioni, usanze, credenze e pratiche locali, che vanno scomparendo. E una parte dedicata ai modi di dire. Questi ultimi si differenziano dai proverbi. Infatti, mentre il proverbio rappresenta una forma di saggezza popolare, il modo di dire lo usiamo molto spesso nel linguaggio corrente, quasi senza che ce ne accorgiamo, e lo facciamo per rendere più immediato un concetto.

E nel segno di questa famiglia continua ancora oggi come una sorta di saga la storia della contrada»

La stessa domanda l’abbiamo rivolta alla dottoressa Gilda Sorrentino, della casa editrice, ci ha chiarito che questo testo è tra i più belli pubblicati sulle tradizioni negli ultimi tempi. Racchiude tutto in un unico lavoro, usi, costumi, storia, termini inusitati dialettali. Attraverso le foto si comprendono le abitudini del tempo della contrada, sperando che il nostro autore continui a scrivere, ha dimostrato di essere un ottimo scrittore. «Come rappresentante della casa editrice, il nostro augurio personale è quello di voler continuare a raccontare attraverso i libri delle nostre radici, del passato e del dialetto». Il sindaco della città, ha proposto all’autore di presentare il testo all’inizio del prossimo anno scolastico nelle scuole di Mendicino. Inoltre un’anticipazione: “Mendicino una grande storia”, rassegna, che si concluderà il 30 di luglio al Rosario e che sarà itinerante in tre località diverse del territorio, narrerà le origini storiche della cittadina per proiettarci verso il futuro, attraverso la conoscenza del passato. L’assessore Gervasi ha sottolineato di come sia importante la memoria del passato, e di come l’associazione, che si è costituita, attorno ai “Racconti da vrascera” abbiano portato l’attenzione dei giovani verso le narrazioni degli anziani della frazione. Un sentimento di comunanza e di reciprocità che nasce piacevolmente che è, sottolinea l’assessore Gervasi, gratificante.

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Cliccare per credere Svolta a Crotone, con i Comuni costituenti l'Aggregazione dei Borghi del Parco della Sila

La Sila sul Web Lo strumento telematico conterrà anche una descrizione degli interventi di politica ambientale realizzati, programmati e in corso di realizzazione

Si è svolta a Crotone, alla presenza di alcuni rappresentanti dei Comuni costituenti l’Aggregazione dei Borghi del Parco della Sila, la conferenza stampa di chiusura dei lavori di realizzazione delle attività connesse al progetto “Sistemi di Contabilità Ambientale”, che ha beneficiato del sostegno della Regione Calabria, attraverso i Fondi Por Calabria Fesr 2007-2013 - asse III ambiente - linea d’intervento 3.5.1.1 “Azioni per garantire la sostenibilità ambientale delle politiche di sviluppo”. L’iniziativa, che grazie all’opera del suo promotore e coordinatore, Pietro Raimondo, è giunta ormai a termine, dopo quasi due anni di attività, ha incentrato la sua azione sulla raccolta ed elaborazione di informazioni presenti sul territorio e sul monitoraggio delle attività realizzate dalle amministrazioni coinvolte. Il progetto ha visto collaborare fattivamente e con esiti lusinghieri i Comuni di Albi, Magisano, Petronà, Sersale e Zagarise. Il protocollo d’intesa, che a suo tempo ha dato vita all’Aggregazione, ha permesso di coordinare le iniziative di ogni singolo ente nell’ambito di un’unica aggregazione finalizzata a fare sistema integrato e sinergico di promozione e valorizzazione di reti civiche, sistemi ricettivi, sistema bibliotecario, sistema museale e dei castelli, sistema storico-culturale e turistico-ambientale tra le pubbliche amministrazioni ricadenti nell’area catanzarese del Parco nazionale della Sila, oltre che a dare la possibilità ai Comuni sottoscrittori di partecipare ad iniziative, bandi e progetti. Il progetto “Sistemi di contabilità ambientale”, oltre a voler realizzare un miglioramento dei processi di governo locale sui problemi ambientali, integrando le politiche ambientali degli enti e orientando il processo decisionale, ha fornito realmente alle amministrazioni coinvolte un valido strumento di supporto per l’efficacia e l’efficienza delle politiche pubbliche in ambito ambientale e non, attraverso il monitoraggio del rapporto tra spesa di risorse pubbliche e risultati conseguiti dalle politiche ambientali. La disponibilità di questo strumento, che si è già dimostrata strategica, lo sarà ancor di più nei prossimi anni, nel conseguimento di un aumento dell’efficienza nella gestione delle politiche ambientali. Durante la conferenza stampa è stato presentato il sito web del progetto: una moderna piattaforma informatica sulla quale si renderanno disponibili tutte le informazioni e le statistiche essenziali dei

Presente inoltre una descrizione delle fonti delle risorse e delle loro destinazioni, insieme a statistiche correlate

soggetti partecipanti all’aggregazione. Attraverso il sito web dell’Aggregazione saranno rilevate, organizzate, gestite e comunicate informazioni e dati quali-quantitativi relativi a risorse e criticità del territorio dei Borghi del Parco della Sila. Lo strumento telematico conterrà anche una descrizione degli interventi di politica ambientale realizzati, programmati e in corso di realizzazione, oltre ad un livello delle spese effettuate per realizzare gli interventi di politica ambientale. Presente, inoltre, una descrizione delle fonti delle risorse e delle loro destinazioni, insieme a statistiche correlate.

Zagarise “in sella” alla Omnibus

Minibus per maxi imprese Pochi giorni addietro è stato sottoscritto il contratto tra il Comune di Zagarise e la Omnibus, società aggiudicatrice del bando di gara relativo alla fornitura di due navette turistiche, rispettivamente di 21 posti (19 passeggeri, 1 hostess, 1 autista) e di 9 posti (incluso un autista). Un altro grande risultato raggiunto dalla Aggregazione dei Borghi con la programmazione Piar e comunicato ufficialmente ai sindaci del territorio dal coordinatore e promotore dell’iniziativa, Pietro Raimondo. Il progetto presentato da Raimondo ha consentito ai Comuni aderenti di beneficiare di un finanziamento di 150.000 euro, destinati all’acquisto dei due utilissimi minibus. Un patrimonio mobiliare che, sia pure iscritto formalmente in capo al Comune di Zagarise, in quanto capofila, apparterrà e sarà messo a disposizione di tutti i cittadini dei cinque comuni dell’Aggregazione, nonché a tutti coloro che, grazie alla visibilità maturata in questi anni, si recheranno presso Albi, Magisano, Petronà, Sersale e Zagarise, per continuare a beneficiare delle realtà che, con sacrificio e lungimiranza, gli amministratori locali hanno saputo creare negli ultimi anni su questo ricco territorio della presila catanzarese. Un risultato importante, che nasce da un programma ben preciso, finalizzato a rendere ancor più fruibili, anche in termine di servizio all’accoglienza, gli interessanti elementi attrattori esistenti sul territorio, quali: i Musei del Parco nazionale della Sila; il Parco avventura; i sentieri naturalistici; le Valli Cupe; le Cascate del Campanaro. Per non parlare di quelli in via di sicura realizzazione, in quanto già finanziati e in cantiere, quali: la Città del West; la Città della Scienza e l’avvistamento panoramico. Un servizio indispensabile che si realizzerà attraverso un preciso modello gestionale, che si dovrà necessariamente e opportunamente condividere, senza prescindere

dal coinvolgimento di tutte le popolazioni interessate e dagli enti meglio preposti al riguardo. «In questo momento - ha dichiarato Raimondo - non posso nascondere ai miei cari amici sindaci, la gioia di aver creduto profondamente nella possibilità che il nostro territorio, sia pure con qualche difficoltà, potesse cominciare a dialogare in modo così unitario. Con identica passione, nonostante l’immenso lavoro svolto il più delle volte da solo, non posso esimermi dal ringraziare tutti quei sindaci che, come chi li ha preceduti in questo prestigioso incarico, hanno creduto nelle mie idee, affidandomi il compito più importante, quello di coordinatore, in un momento in cui nessuno ci avrebbe creduto».


sabato 19 luglio 2014

IX

Cambiamenti al cubo Unical, Roberto De Gaetano nuovo presidente

Cams, una nuova guida

Per ateneo e cittadinanza

«Punto di riferimento» Il comitato tecnico-scientifico del Cams, presieduto dal decano Raffaele Perrelli, ha eletto presidente Roberto De Gaetano, che succede al rettore, Gino Mirocle Crisci. Ecco la dichiarazione del docente, rilasciata al termine della riunione: «La prima cosa che mi sento di dire dopo la mia elezione a presidente del Cams, di cui ringrazio tutto il comitato tecnicoscientifico per la fiducia accordatami, è che risponderà a quello che ritengo essere il compito principale di chi oggi occupa posizioni di responsabilità più o meno grandi: saper mobilitare energie, che significa in primo luogo idee e capacità, farle circolare, potenziarle. Energie che servono a rendere vivo il campus, permeabile il confine tra questo e il territorio. Essere un punto di riferimento per studenti, docenti e personale dell’ateneo, ma anche per la cittadinanza di un territorio più ampio, che sempre più spesso ci chiede interlocuzione e dialogo. E credo che in questo il Cams sarà in linea di continuità con la nuova guida e la conduzione dell’intero ateneo». Roberto De Gaetano è nato a Roma nel 1965. È professore ordinario, dal 2006, di Filmologia presso l’Università della Calabria, dove coordina, dal 2010, il “Dottorato Internazionale di Studi Umanistici. Testi, saperi, pratiche: dall’antichità classica alla contemporaneità” (prima Scuola Dottorale); presiede il Corso di laurea magistrale in Linguaggi dello spettacolo, del cinema e dei media; è responsabile del Laboratorio audiovisivo “Raoul Ruiz” e coordinatore della sezione “Cinema, teatro e cultura italiana” del Dipartimento di Studi Umanistici. Laureato con lode in Lettere moderne presso l’Università La Sapienza di Roma nel 1989, ha insegnato anche presso il Dams dell’Università di Torino e il Centro sperimentale di cinematografia di Roma. È stato responsabile dell’unità di ricerca dell’Università della Calabria per il PRIN 2008: “Le forme e le pratiche della regia nel cinema italiano contemporaneo”. Ha fondato e dirige, dal 2006, Fata Morgana. Quadrimestrale di cinema e visioni (rivista di fascia A, settore concorsuale 10C1), pubblicazione di respiro internazionale, che ha visto la partecipazioni, tra gli altri, di studiosi ed artisti quali: Jean-Luc Nancy, Roberto Esposito, Georges Didi-Huberman, Maria-José Mondzain, Slavoj Zizek, Marco Bellocchio, Jacques Rancière, Mario Martone, Werner Herzog, David Freedberg, Toni Servillo ecc. Un volume antologico della rivista (“Filosofia, Estetica y Politica en el cine contemporaneo. Las entrevistas de Fata Morgana”) è in corso di traduzione in lingua spagnola, e uscirà nell’autunno 2014. Ha fondato (nel 2007) e dirige la collana Frontiere. Oltre il cinema per l’editore Pellegrini. La collana, con comitato scientifico, ha pubblicato, tra gli altri, testi di studiosi e filosofi di fama internazionale quali Jacques Rancière e Alain Badiou. Dirige inoltre dal 2011 Palinsesti. Quaderni del Dottorato internazionale di Studi umanistici dell’Università della Calabria Ha promosso, curato e coordinato omaggi, giornate di studio e convegni su Jacques Rancière, Roberto Esposito, Mario Martone, Marco Bellocchio, Gianni Amelio, Toni Servillo, nonché importanti convegni e seminari su Walter Benjamin, Pier Paolo Pasolini, Eduardo De Filippo.

«La prima cosa che mi sento è che la mia elezione risponderà a quello che ritengo essere il compito principale di chi occupa posizioni di responsabilità: saper mobilitare energie, che significa idee e capacità, farle circolare e potenziarle» afferma il neo presidente

Ha prodotto con il Laboratorio Audiovisivo dell’Università della Calabria film e opere di autori di fama internazionale, quali Raoul Ruiz e il film Agathopedia (presentato a La Milanesiana 2009) e Michelangelo Frammartino e la sua installazione “Sguardi in macchina” (presentato al Teatro Palladium di Roma nel 2014). È stato ed è membro del comitato scientifico di riviste nazionali ed internazionali, di convegni e di collane editoriali, e di centri di ricerca universitari, tra i quali si ricordano Bianco & Nero rivista del Centro sperimentale di Cinematografia e il Self Media Lab. Scritture, Performance, Tecnologie del sé dell’Università di Pavia. È stato componente del comitato artistico della Fondazione “Calabria Film commission” (2006-2007). La sua attività di ricerca ha riguardato molteplici campi: dalla filosofia del cinema e dei media alla teoria delle immagini, dall’analisi di autori, forme e generi del cinema italiano allo studio delle forme e degli stili della contemporaneità, ed ha trovato sbocco in molte partecipazioni a convegni nazionali ed internazionali ed in numerose pubblicazioni. Si ricordano tra i suoi volumi, in particolare, gli studi di filosofia del cinema: Deleuze, pensare il cinema/Deleuze, penser le cinéma (ed., Roma 1993), Il cinema secondo Gilles Deleuze (Roma 1996), Il visibile cinematografico (Roma 2002), Teorie del cinema in Italia (Soveria Mannelli 2005), Politica delle immagini. Su Jacques Rancière (ed., Cosenza 2011), La potenza delle immagini. Il cinema, la forma e le forze (Pisa 2012); gli studi sulle forme della tradizione del cinema italiano: Il corpo e la maschera. Il grottesco nel cinema italiano (Roma 1999), Nanni Moretti (Torino 2002, 2° ed. Cosenza 2011), Mario Martone (ed., Roma 2013); e i saggi sulla contemporaneità cinematografica: Passaggi. Figure del tempo nel cinema italiano (Roma 1996), L’immagine contemporanea. Cinema e mondo presente (Venezia 2010). Dal 2011 coordina un progetto editoriale, un Lessico del cinema italiano in tre volumi, di cui è curatore, la cui l’uscita del primo tomo è prevista per l’autunno del 2014.

De Gaetano e Servillo


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sabato 19 luglio 2014

Il vento è ottimista Studenti soddisfatti all'Università di Germaneto per il ventilato passaggio delle funzioni dell'Ardis all'ateneo

Il campus si allarga

Gli studenti del Campus di Germaneto, attraverso i propri rappresentanti, istituzionali, manifestano vivo compiacimento per il ventilato passaggio delle funzioni dell’Ardis all’università. Le attività finora attribuite all’Ardis, ente commissariato dal 2005, verrebbero svolte direttamente dall’Ateneo catanzarese, cosi come previsto dalla datata legge regionale. Le fasi che stanno caratterizzando il percorso individuato per definire il passaggio delle funzioni sarebbero in uno stato abbastanza avanzato. Rimane ancora da definire qualche dettaglio, ma non sembra che ci siano ostacoli difficili da superare. La fiducia permane e ad essa si collegano le dichiarazioni rese note alla stampa dal componente del Senato accademico, Eugenio Garofalo. «Tutti concordano che il trasferimento delle funzioni all’Ateneo determinerà un miglioramento sul versante dell’erogazione dei servizi istituzionalmente affidati all’agenzia regionale del diritto allo Studio. L’Università è nelle condizioni di poter ampliare l’offerta dei servizi avvalendosi delle professionalità manageriali presenti all’interno della struttura, individuando nuove risorse che diano un impulso alle iniziative di carattere culturali, ricreative, sportive e di sostegno concreto agli studenti che versano in condizioni economiche disagiate, ricorrendo all’erogazione di borse di studio e di altre tipologie economiche che promuovano la meritocrazia e la ricerca». Il componente del Senato Accademico, riconfermato alle recenti elezioni, auspica che l’iter avviato, si concluda con celerità. «Si da atto al magnifico rettore, Aldo Quattrone, - conclude Garofalo - per l’impegno profuso, teso a rilanciare le attività inerenti il diritto allo studio che troveranno piena attuazione con le strategie e i programmi che l’Ateneo andrà ad individuare, anche con la collaborazione di tutti noi rappresentanti». Sulla medesima linea si attesta la consulta studenti. Filippo Savica, coordinatore della Consulta studenti «auspica che il tanto atteso trasferimento delle competenza avvenga al più presto possibile in modo da dare definitivamente risposte concrete in termini di diritto allo studio, ai tanti studenti che annualmente pagano la tassa regionale di 140 euro, ma che, oltre alle borse di studio, non ricevono nessun tipo di servizio».

Le attività finora attribuite all’ente commissariato dal 2005 verrebbero svolte dall’ateneo catanzarese, così come previsto dalla datata legge regionale Le fasi del percorso individuato per definire il passaggio delle funzioni sarebbero in uno stato avanzato

Tolc tolc

Una laurea di Ingegneria al cubo Carissimi studenti, i test di aprile per l'accesso ai corsi di laurea in Ingegneria dell'Unical si sono svolti con successo. I direttori dei tre Dipartimenti che hanno voluto istituire per la prima volta le selezioni anticipate desiderano esprimere a tutti voi la loro soddisfazione. Avete sostenuto il Tolc per l'accesso ai corsi di laurea in Ingegneria civile, Informatica, Elettronica, Gestionale e meccanica in 626. Molti di voi hanno ottenuto punteggi elevati, andando oltre ogni più rosea aspettativa. Complessivamente, quelli di voi che hanno superato le soglie stabilite sono stati molti di più rispetto ai posti messi a concorso. Per immatricolarsi è necessario preliminarmente compilare la domanda on-line di ammissione, dal 1° agosto ed entro e non oltre le ore 24.00 del 27 agosto 2014 sul sito www.segreterie.unical.it. Per chi ha sostenuto e superato il Tolc ed è presente negli elenchi degli aventi diritto all'iscrizione al corso prescelto consultabili su http://tolc-ingegneria.unical.it/aventidiritto/: è necessario presentare la domanda di ammissione per essere dichiarati vincitori del concorso di ammissione per il corso di laurea triennale prescelto all'atto dello svolgimento del Tolc e, dopo la pubblicazione della graduatoria ufficiale, procedere con la relativa immatricolazione. Per tutti gli altri: è possibile iscriversi ai corsi di laurea in Ingegneria civile, informatica, elettronica, gestionale e meccanica presentando la domanda di ammissione e superando il test Cisia del 4 settembre. La ripartizione degli studenti nella aule sarà disponibile, a partire dal 28 agosto, sul sito http://tolc-ingegneria.unical.it/ripartizionenelleaule/. Dopo la pubblicazione della graduatoria ufficiale, sarà possibile procedere con l'immatricolazione. Vi aspettiamo a braccia aperte per farvi diventare ingegneri... al cubo! http://tolc-ingegneria.unical.it/TOLCIngegneria http://tolc-ingegneria.unical.it/offertadidattica


sabato 19 luglio 2014

Pillole di fede Bilancio sociale 2013: Casa San Francesco di Cosenza dà i numeri

di Lucia De Cicco

La povertà ha nuovi volti Presentato il Bilancio sociale 2013 della fondazione “Casa S. Francesco d’Assisi onlus, Ofm Cap. Calabria-Cosenza”. Abbiamo incontrato il direttore della Casa San Francesco, Pasqualino Perri, il presidente di Csf Giovanbattista Urso e l’assessore alla Solidarietà del Comune di Cosenza, Manfredo Piazza. Le presenze, stabili al 2012 anche per l’anno 2013, corrispondono a 14.600 unità; sono aumentati i pasti nella mensa carità da 39mila 751 a 42mila 693. Con un progetto che si è concluso nel 2013 “Casa ristora casa” con la destinazione dei pasti forniti a domicilio, sono stati consegnati 10mila 220 pasti contro i precedenti 1.372 del 2012. Interessante il dato che riguarda l’occupazione: sono state mediate ben quarantaquattro occasioni di lavoro nel 2013 contro i ventitré del 2012. Le visite mediche e la fornitura di farmaci sono passate da 698 a 705 unità. Le istituzioni con cui si è stretta collaborazione: Regione Calabria, Provincia di Cosenza, Fondazione Calabria Etica, Azienda sanitaria provinciale di Cosenza, organismi di pubblica sicurezza, Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano, parrocchie, comunità religiose, associazioni laicali, scuole di ogni ordine e grado, Università della Calabria. Per i servizi offerti: il Sert, l’Alcologia, i Csm, servizi carcerari, tutti i servizi sanitari territoriali. Hanno collaborato come donatori, dai semplici cittadini, la casa di cura Santa Lucia, il laboratorio di analisi Gamma di Cosenza, il laboratorio radiologico Sant’Anna di Cosenza. Rapporti anche con gli enti del privato sociale: il Banco alimentare, il Banco farmaceutico, le Case famiglia per minori e donne del territorio, Auser, Anteas, Chiron, scuola di formazione professionale per i volontari e servizio sociale, Promidea e altre cooperative sociali. Esiste nella Casa anche un poliambulatorio “F. Buoncristiano”, supporto importante per l’utenza. In collaborazione con l’associazione Anteas, sono attivi servizio di assistenza di base, counselling psicologico e visite specialistiche su prenotazione. I dati concernenti docce e cambio di abiti indicano che sono passati da 1.478 del 2012 a 1.782 del 2013 con accessi utenza settimanali al servizio, da 27 del 2011 a 34 del 2013. All’interno della Csf vi sono due comunità residenziali, maschile e femminile, con trenta posti per gli uomini e dieci per le donne. I dipendenti sono in totale dieci di cui sette part time, sei uomini e quattro donne. Le risorse finanziarie erogate: Regione Calabria 300.000,00 euro; Caritas diocesana 15.000,00 euro; fondazione San Paolo 5.000,00 euro; raccolte pubbliche 1.820,00 euro; donazioni da privati 3.695,00 euro (da rilevare che la fondazione San Paolo e le donazioni rientrano solo nella voce al 2013). Ricchezza totale prodotta gratuitamente tra accoglienza, mensa, distribuzione indumenti, visite mediche, farmaci, ore di volontariato prodotte da 505.460,00 euro del 2012 a 863.680,00 euro del 2013. È possibile donare attraverso il n. di c/c postale 16501876, intestato a Csf d’Assisi, via Riforma 4, Cosenza, ma anche con bonifico bancario, donazioni a ricordo e donazioni in natura, telefonando al n. 098421664 si potranno avere maggiori delucidazioni su come donare o prestare libero volontariato. Il direttore della struttura Pasqualino Perri ci riferisce che purtroppo il dato concernente i poveri è variato: mentre prima erano maggiormente gli stranieri a richiedere aiuto, adesso sempre più italiani e del luogo richiedono assistenza. «Siamo sempre più ammortizzatori di fenomeni che riguardano la povertà, ma anche di fenomeni di povertà che sta assumendo sempre più nuovi volti. Si deve sempre essere in grado di anticipare alcuni fenomeni per avere a portare di mano le soluzioni più adatte. A volte nasce prima il servizio del bisogno, e non si tiene conto invece del contrario. Perché il bisogno non sempre è evidente, va interpretato, si deve essere in grado di soddisfarlo, perché a seconda

Il direttore della struttura Pasqualino Perri ci riferisce che il dato concernente i poveri è variato: mentre prima erano maggiormente gli stranieri a cercare aiuto ora sempre più italiani richiedono assistenza Il servizio di assistenza di base in collaborazione con l’associazione Anteas, è attivo il lunedì mattina dalle ore 9,00 alle ore 11,30 e il mercoledì dalle ore 9,00 alle ore 12,00. Il counselling psicologico è attivo il lunedì dalle ore 9,30 alle ore 12,30 e il giovedì dalle ore 15,30 alle ore 18,30. Le visite specialistiche sono su prenotazione.

della persona si manifesta in maniera diversa. Non necessariamente lo stesso servizio sarà poi in grado di soddisfarlo allo stesso modo, con lo stesso procedimento. Nella struttura abbiamo maggiore presenza maschile, essendo unica struttura in grado di ospitare sul territorio uomini adulti; addirittura ne esiste in tutta la Calabria solo un’altra, che si trova a Vibo Valentia. Le strutture per donne in città sono maggiori: possediamo molte case famiglia che sono in grado di ospitare anche eventuali madri con i loro bambini». Giovanbattista Urso, presidente della Casa San Francesco, ci dice che hanno scelto come titolo del primo capitolo dell’opuscolo “Bilancio sociale 2013”: Casa san Francesco dà i numeri alla pag. 8, perché è necessario dare conto delle cifre, che passano ed escono verso gli assistiti: «Vogliamo essere trasparenti al massimo, anche se siamo una struttura onlus, vogliamo mostrare e dimostrare quello che facciamo attraverso anche le cifre entrate e uscite, affinché vi sia la massima chiarezza possibile al riguardo a ciò che offriamo. Abbiamo dei Revisori dei conti, che quantificano in cifra anche le derrate alimentari che entrano attraverso le donazioni. Perché tutto e non solo i finanziamenti devono essere tradotti in cifra per poterli quantificare e permetterci di stabilire un bilancio il più corretto». Sappiamo che una grande mano fino a oggi vi è stata data dal Banco Alimentare, con i tagli come vi muoverete? «La gente porta tanta roba dalle derrate agli indumenti, che però sono diminuiti. Le famiglie oggi sono più attente a ciò che danno via. Noi abbiamo dato vita a varie iniziative di raccolta, una delle quali la raccolta da parte dei frati presso i supermercati, abbiamo un’associazione, “Gli amici di San Francesco”, generalizzata alla provincia dei Cappuccini, in tutta la Calabria. La gente anche se fa fatica ad andare avanti, stranamente in alcune cose è diventata più generosa sul fronte donazione in prodotti. Abbiamo lanciato una campagna del pane in alcuni supermercati, “paghi due e prendi uno”, perché uno rimane pagato come il famoso caffè nel bar a Napoli. La gente è stata molto generosa in quest’occasione. È capitato come per la condizione dei Rom che sia l’istituzione comunale che la Diocesi abbiano chiesto assistenza alla Csf d’Assisi, fornendo dei pasti per portarli sul luogo. Le emergenze sono tante e cerchiamo di contribuire anche se com’è visibile, la struttura è limitata, possiamo, tuttavia, arrivare anche fino a sessanta persone. Nel quinto piano abbiamo le stanze con il bagno in stanza, con quaranta posti letti, in totale distribuiti sia per le donne che per gli uomini. I volontari sono tutti motivati così come i dipendenti, sono motivati spiritualmente in questo servizio ai poveri a iniziare dal direttore Perri che è un terziario francescano». Manfredo Piazza, assessore alla solidarietà: «La “Csf d’Assisi” offre un servizio di assistenza e di accoglienza che una struttura pubblica non è in grado di attuare non essendo vocazione pubblica. Una spina spirituale e religiosa che fa si che esista un metodo che s’ispira all’opera di San Francesco. Persone che si rivolgono all’amministrazione e che richiedono questo tipo di assistenza particolare vengono indirizzati verso la struttura. Promuoviamo delle collaborazioni su alcune iniziative da essi stessi proposte con partenariati e varie forme di collaborazioni. È per questa città un biglietto da visita importante. Perché una città che si presenta con una struttura, che fornisce un certo tipo di assistenza che comprende anche quella sanitaria, la vestizione, la mensa con l’espletamento di una funzione educativa stando vicino alle persone in periodi particolari come il Natale, quando le persone sentono maggiormente la solitudine, ammirevole iniziativa che non si può non sostenere e contare su questa struttura».

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sabato 19 luglio 2014

Il racconto Tra Gaetano e Micantoni

A Oppido: di Chiesa e mafia di Giuseppe Aprile

«In questa nazione si manca di governo e di giustizia. La giustizia dove intervenire ma non interviene; dove invece può fare danni, arriva al giusto orario in punto. Non si può vivere più. C’è un degrado dei costumi e della morale che fa spavento. La gente è disorientata e tutti sembrano rimbambiti» dice compare Gaetano. «Non sembrano, sono rimbambiti» interviene massaro Micantoni con voce sicura. «In questo clima ogni cosa è torto e ragione nello stesso tempo» continua, «non si capisce più niente». Dietro ad ogni evento che si descrive e che diventa cronaca ci può essere tanta ragione e tanto torto. Si è persa la poesia del vivere. Stiamo arrivando al punto che non trovi più né la radice del male, né quella del bene. Una volta non avevi questa situazione che ti consentiva di pensare male o bene della stessa cosa. Televisione, giornali, radio ed ogni altro mezzo di comunicazione, stanno contribuendo a creare confusione fino al punto che su ogni argomento trovi diversi schieramenti di opinione e pare che tutti possono avere ragion e torto. Facciamo l’esempio di quello che sta avvenendo oggi a Oppido. Sembra che ci si trovi di fronte ad un avvenimento nuovo, che mai è stato visto. La processione si sarebbe fermata in un punto per ossequiare un mafioso e la sua famiglia, visto che la ruga in cui abita non consente il passaggio perché troppo ristretta. I giornali hanno descritto l’episodio attribuendo gravi responsabilità a persone che non ne avrebbero. Come al solito, quando in questa terra ci sono episodi di cronaca nera, arrivano i giornali e tingono di nero anche il bianco. Non c’è ragione da far emergere. Eppure la ragione c’è sempre se la si vuole trovare. Esaminiamo quanto sta avvenendo in questi giorni a Oppido ed in altri comuni non del tutto lontani. C’è come riferimento generale il fatto che il nuovo bravo Papa, che ha deciso di farsi sentire almeno sui temi più brucianti di competenza della Chiesa, va denunciando quasi ogni giorno gli errori e le colpe del mondo ecclesiastico. Ovviamente parla lasciando intendere le sue intenzioni concrete e serie, ma restando marmorei torti storici che tutto l’apparato della chiesa ha accumulato senza alcuna tendenza a cambiare etica. Il Papa ha parlato e non ci pare con molta determinazione sui dati che di fatto costringono la pubblica opinione ad attribuire grandi e gravi responsabilità al mondo che ha il suo epicentro il Vaticano e la Chiesa con tutta la sua storia - vecchia e nuova - di fatto. Lo stesso degrado della politica è in Italia, nazione nel cui territorio è eretto in Vaticano con la sua S. Pietro, quindi la finestra e la piazza da dove si mandano messaggi quotidiani al “popolo di Dio” ma che vanno a tutti, di fatto; anche a quelli che non intendono sentire perché votati a ben altri ideali. Lasciando stare ben altro che in atto non è toccato volutamente dalla conversazione tra compare Gaetano e Micantoni, tutti presi dalla questione dei portatori di vara e responsabili di eguale responsabilità, che in questi mesi sono sulla stampa, nelle televisioni e su internet, fermiamoci a registrare la conversazione di questi due saggi uomini di campagna che sicuramente dicono cose assai notevoli, anche perché gente del popolo nelle cui idee ci sta il meglio della pubblica opinione. Dice compare Gaetano: «Non è da oggi che dietro ai santi, a portare la vara, solitamente ci stanno due tipi di persone. La gran massa, ovviamente gente ingenua e di popolo, fedele e convinta di quello che sta sulla vara che porta per fede sincera e genuina, e persone che stanno dietro ai santi per due indegne ragioni: per coprire in mala fede la loro vera indole, che nulla ha a che spartire con gli insegnamenti cristiani e nella maggior parte dei casi è votata alla degenerazione politica consapevole, e autentici esponenti della criminalità

«Non si può vivere più. C’è un degrado dei costumi e della morale che fa spavento La gente è disorientata e tutti sembrano rimbambiti» dice compare Gaetano

che operano per dare comandi ed esibirsi in atteggiamenti utili a confondersi con credenti e gente che ha in grandi ideali - quelli che la chiesa professa con le prediche dei suoi esponenti ufficiali e con i suoi vangeli - il fine della propria vita. Ci sono pure quelli che non nascondono assolutamente la propria figura di prestigio e di comando». Massaru Micantoni: «Per dire certe cose occorre avere filosofia e cultura. Noi non abbiamo quella scolastica, e non porta alcun grave dispiacere. Abbiamo quella reale, fatta sulla terra e per le strade del nostro mondo, e sappiamo come stanno le cose. Oggi c’è che il papa è nuovo, parla e vuole portare un messaggio nuovo anche perchè le degenerazioni della gente di chiesa sono molte e imperdonabili. Ci sono preti pedofili, falsi puliti, solo apparentemente rinunciatari rispetto alle donne, con caratteri che sicuramente non li collocano tra gli esseri celestiali; che non hanno alcunché da condividere con l’altezza dei canti religiosi e con ciò che tutti i santi testimoniano assieme alle sacre scritture ed al creatore del cielo e della terra. C’è gente che predica povertà ma dimostra di gradire la povertà degli altri. Ci sono preti che fanno politica, s’inventano i loro


sabato 19 luglio 2014

Il racconto

Di processioni con la Madonna la Calabria ne è piena

uomini che sostengono in campagna elettorale e nulla fanno per allontanare i falsi politici che si accostano alla Chiesa, magari frequentano messa e fingono di amare Dio ed i santi; poi, nel loro privato e nel loro agire quotidiano, sono imbroglioni, persone che promettono utilizzando la buona fede dei credenti, che votano e fanno votare, politicamente, per determinati gruppi, portatori di precisi interessi. Il tutto ha determinato una decadenza della politica che nessun Dio e i suoi ministri hanno mai additato al pubblico disprezzo ed alla pubblica opinione». Compare Gaetano: «Avete ragione, massaru Micantoni. Troppi imbrogli ci sono attorno al mondo della religione e della Chiesa che dovevano essere i difensori degli ideali più alti nella società. È proprio la mancanza dell’educazione che avrebbe dovuto impartire con il suo alto potere la chiesa ed invece c’è che è proprio lì che l’insegnamento cristiano finisce per diventare piccola e povera cosa. E la gente non crede più a niente, non ha fiducia in alcuno». «Vedete» continua come un fiume in piena, «quando il mondo è pieno di gente che predica bene e razzola male, ed anche tanti che fanno i cattolici e non lo sono affatto, che stanno in chiesa o tra i preti sol per-

«In questo clima ogni cosa è torto e ragione nello stesso tempo; non si capisce più niente» dice Micantoni

ché i cattolici sono la gran massa della gente presente nei paesi e la politica domina questo mondo; quando ci si accorge che si dice una cosa e si registra un’altra; si prega e si vede forse che sono proprio i migliori che pagano per tutti - si dice infatti che solitamente paga il giusto per il peccatore - si vede che nella società i cattivi dominano ed i buoni soccombono, è normale che perlomeno domina una gran confusione. Qui o gli insegnamenti cristiani sono predicati malamente o avviene che non hanno quel fondamento di verità che ad essi viene attribuito. Fatto sta che si parla in un modo e si agisce in un altro, il prete da una parte non si sposa, ma dall’altra fa con le donne quello che fanno coloro che l’abito da prete non l’hanno; gli stessi preti si dividono i buoni e cattivi, in religiosi e falsamente cristiani, come gli uomini che non imbrogliano, almeno. “La gente non sa a che santo votarsi” si dice comunemente ed è così». Massaru Micantoni grida subito: «Che aspettavano ora a denunciare i soprusi di tanti? Forse è una novità che una volta i santi venivano messi all’incanto per le processioni, per portare in corsa la Madonna nella serata del Venerdì santo nella processione, tra ali di folla e per fare l’affruntata nelle feste pasquali? I preti non sapevano? La collusione tra gente di malavita e gente di popolo, nelle fasi festive, non è una novità: È roba vecchia e la gente lo sa. Hanno denunciato comportamenti strani nelle processioni di due paesi vicini, particolarmente ad Oppido Mamertina, a S. Procopio e pare che la magistratura giustamente si sta occupando anche in altri luoghi. La pubblica opinione maggiormente è divisa tra due tesi, entrambe di dubbio valore. Sembra che spesso si ha ancora paura della verità. I difensori della processione e dello status quo, dicono che si tratta di antiche tradizioni che vedono la processione compiere atti come quelli che vengono denunciati a Oppido e altrove. Ma nessuno si scandalizza se non si dice una triste verità. Sì, che si tratta di tradizioni, ma anche la mafia è oramai tradizione ed è sicuramente più vecchia di quanto pare. Certe tradizioni si protraggono proprio per antica esistenza di fenomeni poco chiari». Sia compare Gaetano che massaru Micantoni parlano a lungo; sembrano fiumi in piena. È dovuto sia alla bella mente che hanno, sia al fatto che queste problematiche sono di dominio pubblico. Tutti sanno, tutti dicono, tutti parlano. Nella discussione interviene un passante, mastro Carlo, che si intromette e dice: «Voglio dire la mia. Non tutti i preti sono coinvolti: ci sono dei seri, che fanno il loro dovere, e i guastafeste; ci sono gli irrequieti, i falsi, coloro che sono diventati preti anche perché anticamente, il posto di prete, serviva per salvare una famiglia che doveva uscire dal territorio della sua povertà e della sua sostanziale nullità. Non sempre ci troviamo di fronte a vocazione autentica. Ci sono poi da registrare certe credenze e certi fatti acquisiti. La chiesa influenza mezzo mondo. Ci sono nel mondo tante religioni, ognuna ha i suoi pregi ed i suoi difetti. So che nella vicenda di Oppido è enorme il fatto come scandalo quando, in realtà, nessuno dice la verità che io ipotizzo. Una tesi dice che la processione s’è fermata per ossequiare gente di mafia. Altri dicono che si tratta di una vecchia tradizione che sempre si ripete a quel punto. Nulla di nuovo. Io mi chiedo perché tra gli uni e gli altri non ci siano quelli che tengono conto del fatto che una tradizione ha un inizio e può darsi, per esempio, che si tratti di un male per il quale le origini possono non mutare il significato? Ed allora si può dedurre che lo scandalo comunque c’è. La precisazione sarebbe riguardo al tempo. Se le intenzioni sono quelle di ossequiare pezzi di malavita, che sia di oggi o che sia di trentanni addietro non fa cambiare la sostanza. Potrebbe, però, non avere alcun ruolo chi abita adesso in quella via. A suo tempo sarà nata la preferenza per altri personaggi, per altri aspetti. Ed i personaggi di oggi verrebbero erroneamente ritenuti con delle responsabilità. Non si nega, ovviamente, l’origine del problema. Di certo è che dietro alle varie delle processioni, anticamente, quindi non da oggi, c’erano gli incanti per i santi. Alla vara chi prende oggi, non ha alcuna responsabilità di niente e di nulla. Come può darsi che tutto vada rapportato ai tempi in cui la tradizione è nata. Non vediamo, a questo punto, il valore punitivo della magistratura, rispetto a chi oggi avesse partecipato all’evento denunziato. Resta pure, ovviamente, a ricordare che Oppido è uno dei centri s più grande presenza di grandi uomini di cultura e di sapere della storia di questa regione. C’è l’altra Oppido, si dovrebbe dire. Una Oppido dei grandi. E fanno bene quelli che dicono, adesso, che è da anni che tanti che oggi fanno i grandi dell’antimafia, non si sono mai accorti quello che avveniva. Grave responsabilità può esserci, ma riguarda gli organi dello Stato che sono da sempre in vigore e lo stesso Stato che oggi si risveglia, dopo tanto letargo, magari solo perché, finalmente, esiste un papa che sta affascinando i più e dimostra che prima o poi chi ha fatto marcio dovrà pagare. E c’è chi opera solo per farsi fuori mentre la storia cammina».

XIII


sabato 19 luglio 2014

Il racconto

Di processioni con la Madonna la Calabria ne è piena

uomini che sostengono in campagna elettorale e nulla fanno per allontanare i falsi politici che si accostano alla Chiesa, magari frequentano messa e fingono di amare Dio ed i santi; poi, nel loro privato e nel loro agire quotidiano, sono imbroglioni, persone che promettono utilizzando la buona fede dei credenti, che votano e fanno votare, politicamente, per determinati gruppi, portatori di precisi interessi. Il tutto ha determinato una decadenza della politica che nessun Dio e i suoi ministri hanno mai additato al pubblico disprezzo ed alla pubblica opinione». Compare Gaetano: «Avete ragione, massaru Micantoni. Troppi imbrogli ci sono attorno al mondo della religione e della Chiesa che dovevano essere i difensori degli ideali più alti nella società. È proprio la mancanza dell’educazione che avrebbe dovuto impartire con il suo alto potere la chiesa ed invece c’è che è proprio lì che l’insegnamento cristiano finisce per diventare piccola e povera cosa. E la gente non crede più a niente, non ha fiducia in alcuno». «Vedete» continua come un fiume in piena, «quando il mondo è pieno di gente che predica bene e razzola male, ed anche tanti che fanno i cattolici e non lo sono affatto, che stanno in chiesa o tra i preti sol per-

«In questo clima ogni cosa è torto e ragione nello stesso tempo; non si capisce più niente» dice Micantoni

ché i cattolici sono la gran massa della gente presente nei paesi e la politica domina questo mondo; quando ci si accorge che si dice una cosa e si registra un’altra; si prega e si vede forse che sono proprio i migliori che pagano per tutti - si dice infatti che solitamente paga il giusto per il peccatore - si vede che nella società i cattivi dominano ed i buoni soccombono, è normale che perlomeno domina una gran confusione. Qui o gli insegnamenti cristiani sono predicati malamente o avviene che non hanno quel fondamento di verità che ad essi viene attribuito. Fatto sta che si parla in un modo e si agisce in un altro, il prete da una parte non si sposa, ma dall’altra fa con le donne quello che fanno coloro che l’abito da prete non l’hanno; gli stessi preti si dividono i buoni e cattivi, in religiosi e falsamente cristiani, come gli uomini che non imbrogliano, almeno. “La gente non sa a che santo votarsi” si dice comunemente ed è così». Massaru Micantoni grida subito: «Che aspettavano ora a denunciare i soprusi di tanti? Forse è una novità che una volta i santi venivano messi all’incanto per le processioni, per portare in corsa la Madonna nella serata del Venerdì santo nella processione, tra ali di folla e per fare l’affruntata nelle feste pasquali? I preti non sapevano? La collusione tra gente di malavita e gente di popolo, nelle fasi festive, non è una novità: È roba vecchia e la gente lo sa. Hanno denunciato comportamenti strani nelle processioni di due paesi vicini, particolarmente ad Oppido Mamertina, a S. Procopio e pare che la magistratura giustamente si sta occupando anche in altri luoghi. La pubblica opinione maggiormente è divisa tra due tesi, entrambe di dubbio valore. Sembra che spesso si ha ancora paura della verità. I difensori della processione e dello status quo, dicono che si tratta di antiche tradizioni che vedono la processione compiere atti come quelli che vengono denunciati a Oppido e altrove. Ma nessuno si scandalizza se non si dice una triste verità. Sì, che si tratta di tradizioni, ma anche la mafia è oramai tradizione ed è sicuramente più vecchia di quanto pare. Certe tradizioni si protraggono proprio per antica esistenza di fenomeni poco chiari». Sia compare Gaetano che massaru Micantoni parlano a lungo; sembrano fiumi in piena. È dovuto sia alla bella mente che hanno, sia al fatto che queste problematiche sono di dominio pubblico. Tutti sanno, tutti dicono, tutti parlano. Nella discussione interviene un passante, mastro Carlo, che si intromette e dice: «Voglio dire la mia. Non tutti i preti sono coinvolti: ci sono dei seri, che fanno il loro dovere, e i guastafeste; ci sono gli irrequieti, i falsi, coloro che sono diventati preti anche perché anticamente, il posto di prete, serviva per salvare una famiglia che doveva uscire dal territorio della sua povertà e della sua sostanziale nullità. Non sempre ci troviamo di fronte a vocazione autentica. Ci sono poi da registrare certe credenze e certi fatti acquisiti. La chiesa influenza mezzo mondo. Ci sono nel mondo tante religioni, ognuna ha i suoi pregi ed i suoi difetti. So che nella vicenda di Oppido è enorme il fatto come scandalo quando, in realtà, nessuno dice la verità che io ipotizzo. Una tesi dice che la processione s’è fermata per ossequiare gente di mafia. Altri dicono che si tratta di una vecchia tradizione che sempre si ripete a quel punto. Nulla di nuovo. Io mi chiedo perché tra gli uni e gli altri non ci siano quelli che tengono conto del fatto che una tradizione ha un inizio e può darsi, per esempio, che si tratti di un male per il quale le origini possono non mutare il significato? Ed allora si può dedurre che lo scandalo comunque c’è. La precisazione sarebbe riguardo al tempo. Se le intenzioni sono quelle di ossequiare pezzi di malavita, che sia di oggi o che sia di trentanni addietro non fa cambiare la sostanza. Potrebbe, però, non avere alcun ruolo chi abita adesso in quella via. A suo tempo sarà nata la preferenza per altri personaggi, per altri aspetti. Ed i personaggi di oggi verrebbero erroneamente ritenuti con delle responsabilità. Non si nega, ovviamente, l’origine del problema. Di certo è che dietro alle varie delle processioni, anticamente, quindi non da oggi, c’erano gli incanti per i santi. Alla vara chi prende oggi, non ha alcuna responsabilità di niente e di nulla. Come può darsi che tutto vada rapportato ai tempi in cui la tradizione è nata. Non vediamo, a questo punto, il valore punitivo della magistratura, rispetto a chi oggi avesse partecipato all’evento denunziato. Resta pure, ovviamente, a ricordare che Oppido è uno dei centri s più grande presenza di grandi uomini di cultura e di sapere della storia di questa regione. C’è l’altra Oppido, si dovrebbe dire. Una Oppido dei grandi. E fanno bene quelli che dicono, adesso, che è da anni che tanti che oggi fanno i grandi dell’antimafia, non si sono mai accorti quello che avveniva. Grave responsabilità può esserci, ma riguarda gli organi dello Stato che sono da sempre in vigore e lo stesso Stato che oggi si risveglia, dopo tanto letargo, magari solo perché, finalmente, esiste un papa che sta affascinando i più e dimostra che prima o poi chi ha fatto marcio dovrà pagare. E c’è chi opera solo per farsi fuori mentre la storia cammina».

XIII


XIV

sabato 19 luglio 2014

Casa dolce casa... Dopo venti anni rientra a Pentone il quadro di Francesco Colelli la “Madonna delle Grazie tra i santi Antonio e Anna” Dopo circa venti anni è rientrato a Pentone il quadro di Francesco Colelli, la “Madonna delle Grazie tra i santi Antonio e Anna”. La tela è stata presentata alla comunità nella chiesa San Nicola di Bari. Sono intervenuti il parroco, don Gaetano Rocca (che ha anche benedetto l’effigie) e il presidente della Proloco di Pentone - Unpli Catanzaro, Vitaliano Marino. Amerigo Marino ha letto la descrizione dell’opera. Presenti la Protezione civile di Pentone e, per l’amministrazione comunale, Angelina Capicotto. Nella mostra a cura della Proloco, sono stati illustrati anche la vita di Francesco Colelli e le altre opere presenti in zona. Parrocchia e Proloco si sono impegnate a organizzare un convegno per approfondire la conoscenza del quadro e del pittore.

Tele che tornano a casa L’olio su tela di Francesco Colelli era stato ritrovato circa venti anni fa dal parroco di allora, don Erminio Pinciroli. Dopo il restauro a cura della Soprintendenza, fatto da Gianluca Nava, il quadro rientra finalmente a Pentone. I lavori sembrerebbero confermare l’ipotesi secondo cui, in origine, fosse più alto e presentasse le figure intere dei due santi. Tra gli elementi caratteristici di Francesco Colelli, gli angeli reggi-corona. Ma non si tratta dell’unica opera attestata nella Presila catanzarese. La “Madonna della Grazie tra i santi Antonio e Anna”, infatti, è stata connessa da Giuseppe Valentino a opere presenti nel Museo d’Arte sacra di Zagarise, nella chiesa di Magisano e nella chiesa di S. Pietro e Paolo ad Albi. Francesco Colelli, infatti, risulta attivo nel Catanzarese. Il pittore nasce a Nicastro il 27 gennaio 1734 da Teodora De Napoli e Domenico Colelli. In una famiglia che, nel feudo dei d’Aquino, occupa una posizione di rilievo. Al 1759 risale la più antica tela attribuita al pittore, la “Trinità Dolente”. Nel 1770 Francesco sposa D. Costanza Gigliotti. La coppia avrà due figli, Domenico Antonio e Giovanna. Negli Anni ‘70 e ‘80 Francesco Colelli è particolarmente attivo. Tele e affreschi si ritrovano a Carlopoli, Nicastro, Castagna e Nocera Terinese. E ancora, a Pedivigliano, Mesoraca, Badolato, Maida. A Zagarise si trova una Via Crucis da lui realizzata. Almeno dal 1797 Francesco Colelli è a Catanzaro: nella provincia lavora alla ricostruzione di molte opere, avviata in seguito al terremoto del 1783. Ma il pittore si è recato nel Catanzarese già prima del terremoto. Ad esempio, come molti altri artisti calabresi, è stato a Taverna richiamato dalla fama di Mattia Preti. A fine ‘700 il Sud è attraversato da stravolgimenti politici e brigantaggio. Ma i lavori nella provincia proseguono. Al 1813 risale un ciclo pittorico presente a Magisano: quasi ottantenne - secondo gli esperti - Francesco Colelli presenta ancora una “capacità esecutiva sorprendente”. Il pittore morirà a Zagarise il 17 gennaio 1820, appena 11 giorni dopo la morte del figlio.

La benedizione del quadro e, sotto, il parroco la Protezione civile e Angelina Capicotto

L’olio su tela era stato ritrovato dal parroco di allora don Erminio Pinciroli Dopo il restauro eseguito da Gianluca Nava il quadro finalmente è rientrato

Il documentario

La Madonna di Termine Storia, spiritualità, speranze Presentato nei giorni scorsi, presso la chiesa ‘San Nicola di Bari’, il documentario ‘La Madonna di Termine, tra storia, spiritualità e speranze’. Il doc a cura di Esperia Tv e parrocchia ‘San Nicola di Bari’, alla regia porta la firma di Domenico Riccelli. Alla presentazione, oltre al regista, sono intervenuti il parroco don Gaetano Rocca, il sindaco di Pentone Michele Merante e Amerigo Marino (storico). Durante la proiezione del trailer i presenti si sono commossi. La festa della Madonna di Termine, infatti, è vissuta intensamente da molti pentonesi e costituisce un punto di riferimento che trascende l’ambito religioso. Le immagini del documentario ne catturano le emozioni e ne raccontano le voci, i diversi modi di viverla. Secondo le tre direttrici indicate nel titolo: storia, spiritualità e speranze. Potervi girare un doc è stato un dono per Domenico Riccelli che, per questo, ha ringraziato il parroco. Il regista ha spiegato che volutamente non sono stati usati effetti speciali. La parte storica è stata curata da Amerigo Marino,

per la ricostruzione è stato menzionato il volume curato da Vincenzo De Laurenzi. Domenico Riccelli ha, inoltre, ringraziato chi gratuitamente ha collaborato alla realizzazione del documentario, Antonia Marino e Rita Paonessa. Il regista non nasconde l’amore per la sua terra e l’emozione di fare un documentario su una festa vissuta fin da quando era bambino. Il documentario racconta la settimana di celebrazioni dedicate alla Madonna di Termine che, ogni anno, culminano nella seconda domenica di settembre. Anche a Pentone il culto mariano si basa sul racconto popolare dell’apparizione della Madonna a una contadinella, Maria Madia quella pentonese. Le tappe del culto sono state ripercorse da Amerigo Marino. Il valore della festa per credenti e non è stato evidenziato da Michele Merante. Il primo cittadino ha affermato che la festa sarà un punto di partenza e di investimento per il territorio. Ha concluso don Gaetano Rocca con lo sguardo rivolto al futuro e alla speranza. Secondo il parroco, è necessario riscoprire il nucleo autentico della tradizione, i valori che hanno ispirato il culto mariano: «solo così possiamo sperare di costruire un progetto comune».


sabato 19 luglio 2014

XV

Accoglienza a portata di mano A Cosenza benedetti e inaugurati i locali di Casa Nostra dall'arcivescovo Nunnari Accolta la comunità religiosa delle sorelle francescane «Il grazie di questa Chiesa cosentina diocesana si fa preghiera perché avete accolto il nostro invito e il nostro sogno gradualmente diventa una realtà. Avrete il ministero di fissare il vostro sguardo su Gesù che busserà alla vostra e nostra casa nella persona dei poveri, dei sofferenti e particolarmente delle donne in difficoltà» ha detto l’arcivescovo. Gratitudine estesa al personale degli uffici della Curia e a quanti hanno creduto in questa esperienza “segno” di attenzione e solidarietà. «Farsi prossimo - ha aggiunto Nunnari - significa avvicinarsi a chi è nel bisogno senza aspettare che ti chieda il tuo aiuto».

La solidarietà taglia il nastro Monsignor Salvatore Nunnari, arcivescovo della diocesi di CosenzaBisignano, ha benedetto ed inaugurato i locali di “Casa nostra” per l’accoglienza della Comunità religiosa delle sorelle Francescane missionarie volontarie dei poveri giunte a Cosenza. La comunità religiosa sarà abitata nei locali predisposti e si occuperà dell’accoglienza dei poveri e bisognosi della struttura la cui direzione e responsabilità amministrativa è stata affidata alla Caritas diocesana. Nel corso del momento di preghiera mons. Nunnari ha avuto modo di ringraziare le consacrate nella persona della madre generale suor Paola Maniccia che ha accompagnato le tre suore.

Presentato il libro di Salvatore Magarò

Ci manca poco ma sono “Quasi cento” L'amministrazione di Francavilla Marittima ha organizzato la presentazione del libro dell'onorevole Salvatore Magarò "Quasi Cento" con prefazione di Paolo Guzzanti e una introduzione di Vincenzo Bertolone, arcivescovo di Catanzaro-Squillace, edito da Rubettino, per promuovere non solo la cultura, ma invogliare i cittadini ad acquisire, sempre di più, un buon stile di vita praticando sport e rispettando tutte le norme del buon comportamento nella vita di tutti giorni. Il libro, introdotto dall'autore ha aperto riflessioni importanti sulle sue attività, quasi cento appunto, svolte durante quattro anni della legislatura in Regione e ha promosso nuove iniziative culturali per il territorio. Ad aprire la manifestazione è stata l' interessante relazione "La responsabilità dell'amministratore pubblico oggi" del sindaco di Francavilla Leonardo Valente e l'intervento dell'assessore Luigi Pellicori dedicato allo Sport e all'attività motoria in generale. La tavola rotonda è stata moderata dall'assessore Giancarlo Chiaradia che ha coordinato i lavori spiegando ogni singolo intervento. Molti e buoni i propositi giunti al pubblico, ma tante perplessità aleggiano ancora in un territorio che continua ad essere afflitto dalla n'drangheta e dalla depressione giovanile che accompagna non solo la Regione Calabria, ma l'intero Paese. Quindi ci si aspetta dai politici non più solo progetti, ma la volontà di fare e questa all'onorevole Magarò non è mai mancata. Carmelita Brunetti

Ai presenti ha illustrato il percorso per la realizzazione dell’opera l’ingegner Umile De Marco, direttore dell’ufficio tecnico della diocesi, evidenziando come «provvidenzialmente la struttura si sia adeguata alle riflessioni che la Chiesa cosentina andava facendo per questa nuova esperienza di solidarietà accanto alla casa del vescovo». Presente alla benedizione della nuova comunità religiosa anche il vescovo di San Marco Argentano-Scalea, monsignor Leonardo Bonanno.

La comunità religiosa si occuperà della accoglienza dei poveri e bisognosi della struttura la cui direzione e responsabilità amministrativa è stata affidata alla Caritas diocesana



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