Anno 38 - 22 Marzo 2014 - Numero 12
Settimanale indipendente di informazione
euro 0,50
di Francesco Fotia
Sportello d’ascolto, a Cosenza, per una patologia subdola, l’endometriosi. L’Aie non offre soluzioni, ma informazione A TU PER TU COL GIORNALISMO
10 ANNI DI RICERCA
Legalità e libera informazione nei seminari all’Unical
Cancro, tra bilanci e prospettive della ricerca oncologica
Con la direzione di Marcello Zanatta e coordinati da Pantaleone Sergi
La Fondazione “Lilli” vuol fornire una panoramica sulle realtà terapeutiche
II
sabato 22 marzo 2014
A tu per tu con il giornalismo Al teatro dell'Acquario di Cosenza, con l’associazione “Libera”, per ricordare, a un anno dalla morte Alessandro Bozzo, giornalista dell'Ora della Calabria
“Il sacro fuoco” della verità di Lucia De Cicco
Si è tenuto sabato 15 marzo, presso il teatro dell’Acquario di Cosenza, una manifestazione, organizzata dall’associazione Libera per ricordare, a un anno dalla sua morte, Alessandro Bozzo, giornalista dell’Ora della Calabria e per fare il punto sulla libertà di stampa, su come essa sia costantemente calpestata dagli interessi economici e politici di parte. Ha introdotto l’evento don Tommaso Scicchitano sacerdote della diocesi cosentina e parroco di Donnici. I familiari di Bozzo, si stanno battendo da qualche tempo attraverso i social network e con il blog per dare voce anche dal punto di vista cristiano a una libertà sempre più calpestata. Sul palco del teatro, Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Sante Della Volpe, responsabile di Libera informazione, il sociologo Giap Parini e Sabrina Garofalo (che ha coordinato gli interventi), del coordinamento di Libera Cosenza, ma soprattutto il papà di Alessandro, capace di trasmettere la dolente fermezza del suo dolore, senza lasciarsi andare a commozioni. Sacro fuoco. Storie di libertà di stampa è il titolo di un testo che raccoglie le testimonianze di giornalisti impegnati sul fronte libertà di parola, di vedere e di stampa, curato da don Tommaso Scicchitano e che sarà presentato il 27 marzo prossimo presso il Terrazzo Pellegrini di Cosenza, di cui è anche l’editore. I contributi sono dei giornalisti Rosamaria Aquino, Arcangelo Badolati, Gabriele Carchidi, Marco Cribari, Eleonora Formisani, Eugenio Furia, Camillo Giuliani. Roberto Grandinetti, Pablo Petrasso, Lucia Serino, Alfredo Sprovieri. Sono tanti i giornalisti cui hanno strappato le ali, a qualcun altro hanno tolto la speranza, ma i loro nomi ci chiamano all’impegno verso l’altro, verso chi legge, verso chi si fida della figura del giornalista, verso il contenuto delle parole, e perché no, al fatto che siano davvero disposti a rischiare per amore della verità, per salvare un bambino, salvare un popolo, una civiltà intera. Essi sono solo una piccola parte di coloro che hanno rischiato attraverso la loro scrittura di affermare una passione, che è anche al servizio di tutti, così come ha affermato il papà di Bozzo: «In questa società ti demoliscono se hai una passione, così come per la dignità dell’uomo e non solo del giornalista. Il giornalista è anche un uomo con famiglia, la libertà di stampa non deve essere solo lo scrivere una notizia, ma anche la libertà di amore». Il papà di Bozzo fa riferimento anche a Papa Francesco, che si è rivolto nelle sue primissime uscite ai giovani, esortandoli a non avere mai paura di navigare controcorrente e affermare la verità. Rivolgendosi ai giornalisti poi li ha esortati a essere uniti e di parlare all’unisono per affermare quella libertà di stampa secondo la verità, che è anche un saper vedere. “Cento Passi Verso il 21 marzo” è stato il titolo dell’evento, che fa da corollario al testo Sacro Fuoco; la parola durante la serata è passata a Giap Parini di Libera, sociologo, che ha messo in evidenza di come la Costituzione è fatta di parole vincolanti a difesa delle persone e che insegnano la dignità al cittadino e che la difesa di questa Carta importantissima passa anche attraverso l’informazione, fondamento della democrazia è libera informazione. Nelle democrazie di massa, afferma Giap Parini, il giornalismo dovrebbe avere la funzione di controllo ma, a volte, si cambia il pluralismo dell’informazione con il pluralismo, dei gruppi di potere. La maldicenza sistematica non rientra nella Costituzione, e nella sua tutela, così come non si è liberi se a un contratto giornalistico facciamo coincidere il controllo dell’informazione. «Essere giornalisti così diventa difficile, si deve es-
Il punto sulla libertà di stampa con Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine nazionale giornalisti, Sante della Volpe, responsabile di “Libera informazione”, il sociologo Giap Parini e Sabrina Garofalo, del coordinamento di “Libera Cosenza”. Ma soprattutto il papà di Alessandro
sere continuamente all’altezza della Costituzione altrimenti si perde la libertà, (ed è per questa libertà) che ci sono prezzi alti da pagare a volte». Sante Della Volpe ha ripercorso la vicenda di Bozzo e del suo contratto di lavoro; la categoria deve cambiare, afferma Della Volpe, perché deve nascere un nuovo modo di essere giornalisti che è quello dell’essere solidali, perché nel momento in cui a qualcuno di essi viene chiesto di fare qualcosa, che sia contro la dignità il significato deve essere chiaro: la non esistenza di appartenenza alla categoria giornalistica. Iacopino ha affrontato la difficoltà del precariato giornalistico a danno di giovani, fino ai cinquanta anni. Il presidente Iacopino ha mostrato come il suo percorso in Azione Cattolica lo abbia aiutato anche a discernere che cosa pubblicare per amore del vero, facendo riferimento alla situazione delle baby squillo dei Parioli in cui sembra che le ragazze siano al centro della vicenda, che riguarda principalmente dei “maniaci”. Importante, quindi, è riflettere su come dare la notizia per amore della Verità. Per il giornalista non esiste la prossima volta, ma dice Iacopino, la prossima volta è già oggi. La messa in suffragio che si è tenuta a distanza di un anno dalla morte del giornalista Bozzo, celebrata a Donnici da don Tommaso Scicchitano, ha scosso l’animo. Iacopino pertanto dice che da credente il richiamo ad amare colui che è nell’errore è gratificante, ma a volte, riesce difficile pensare che anche un giornalista non comprenda che la difficoltà del vivere non condizioni i rapporti sociali e familiari. L’essere bravo, a volte, nel giornalismo non basta, vi sono stage, contratti, ma nessuno è disposto ad assumere i giornalisti, quindi è difficile non avere sentimenti negativi. Afferma Iacopino, molti giornalisti collaborano a fare perdere la dignità agli altri colleghi e fanno parte della catena di comando, con espedienti, a volte, terribili, li mandano in giro nelle domeniche di Pasqua ad esempio e se non vai il telefono non suona più.
III
sabato 22 marzo 2014
A tu per tu con il giornalismo Da sinistra, don Tommaso Scicchitano, Sante Della Volpe, la moderatrice, Enzo Iacopino, Giap Parini e il papà di Bozzo
Partiti i seminari dell’Unical
Legalità e libera informazione Hanno preso il via il 21 marzo, nell’aula Soiano dell’Università della Calabria, in occasione anche della giornata nazionale promossa da Libera sulle vittime delle mafie, i seminari sui temi di cittadinanza, legalità e libertà dell’informazione, a cui sono interessati circa duecento studenti. Promossi dal dipartimento di Lingue e Scienze dell’educazione, i seminari sono diretti dal professor Marcello Zanatta e si avvalgono di un comitato scientifico voluto dal dipartimento del quale fanno parte anche i professori Annabella D’Atri e Fausto Cozzetto. Il coordinamento è stato affidato a Pantaleone Sergi, giornalista e storico, presidente dell’Icsaic (Istituto calabrese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea), autore di studi e ricerche sulla criminalità calabrese e meridionale fin dagli anni Novanta. «Sono seminari - dice Sergi - che coinvolgono in qualità di docenti, persone di grande qualità professionale e umana che hanno molta confidenza con gli argomenti da trattare e con la didattica. Si tratta di giornalisti, storici, ricercatori e magistrati che, spesso fuori dai riflettori mediatici, hanno fatto la vera storia dell’antimafia calabrese, mettendo in guardia anche, in tempi non sospetti, dalla cosiddetta antimafia con la partita iva». Si è partiti con una lezione del professor Zanatta che è entrato subito nel merito delle questioni da affrontare. E dopo un intervento introduttivo di Pantaleone Sergi, è stato il turno di due “specialisti”, Paolo Pollichieni, direttore del Corriere della Calabria, e Aldo Varano direttore di Zoom Sud, entrambi con un passato e un presente impegnato a fare un’informazione capace di leggere e spiegare la complessità di fenomeni devastanti come quelli criminali mafiosi spesso in simbiosi con poteri occulti.
Iacopino invita i giornalisti presenti a unirsi mettendosi a rischio, garantendo anche la copertura. «Io sono l’unico dirigente di organismi di categoria attaccato dalla Federazione degli editori. Per me è stata una medaglia che mi ha fatto pensare di essere nel giusto. Dateci le armi e sarà difficile non ottenere risultati». Fa parte del comitato di Libera dedicato a Roberta Lanzino, don Tommaso Scicchitano; oltre a rappresentare un processo ancora aperto rappresenta una ferita per la città. Perché entra nel comitato di Libera? «Non c’è una motivazione particolare, ma credo che nel nostro territorio parlare di certi problemi è difficile e quindi affiancarci gli uni agli altri nell’attenzione al territorio diventa importante. Si deve leggere i giornali e avere voglia di informarsi stare attenti alle notizie anche se ci siamo accorti che molte testate non pubblicano le notizie riguardo a determinati argomenti e per la gente diventa difficile affrontare determinati temi, perché non sono informati. Dal Convegno si sta pensando a un incontro tra giornalisti e sindacati. Ci sono tante forme di giornalismo, che, invece, dovrebbero integrarsi le une con le altre e convogliare in una forma più aperta di comunicazione. Si deve tenere un faro puntato sulla libertà di stampa e ci deve essere più solidarietà tra professionisti, in un comune seme di responsabilità che si è voluto gettare a partire da questo convegno».
Sulla stessa scia il secondo appuntamento del 28 marzo quando a dialogare con gli studenti ci saranno altri tre giornalisti di grande esperienza che da anni si occupano cittadinanza e legalità: si tratta di Carlo Macrì, inviato del Corriere della Sera; Gianfranco Manfredi, direttore di Calabria e corrispondente del Messaggero, e Filippo Veltri, giornalista e scrittore. A seguire, un seminario del dottor Giancarlo Costabile e un altro ancora con storici e sociologi. Il 23 maggio, quindi, l’incontro finale con Enzo Ciconte, storico della ‘ndrangheta e docente all’Università di Tor Vergata, e il magistrato Salvatore Boemi, che come Procuratore Antimafia di Reggio Calabria ha condotto le più importanti e decisive inchieste contro la ‘ndrangheta, inchieste che hanno portato alla sbarra e alla condanna non solamente l’ala militare ma hanno svelato intrecci tra massoneria deviata, servizi segreti spuri, commistioni tra poteri forti e occulti, con la politica e la criminalità organizzata. Alessandro Bozzo
I seminari sono diretti dal professor Marcello Zanatta e si avvalgono di un comitato scientifico del quale fanno parte anche i professori Annabella D’Atri e Fausto Cozzetto
Il coordinamento è stato affidato a Pantaleone Sergi, giornalista e storico, presidente dell’Icsaic
IV
sabato 22 marzo 2014
Una storia arbereshe
Alla ricerca delle radici La ricerca delle radici è un libro antologico del 1981 con brani di vari autori che hanno incrociato l’esperienza di Primo Levi. Lo stesso Levi afferma: «Quanto delle nostre radici viene dai libri che abbiamo letto? Molto, poco e niente: secondo l’ambiente in cui siamo nati, della temperatura del nostro sangue, del labirinto che la sorte ci ha assegnato». Secondo Levi la ricerca delle nostre origini è opera che sorge con il calare della notte che coincide con una ricerca viscerale e in gran parte inconscia. Eppure a un certo punto della propria esistenza, di solito con l’arrivo di un figlio ma, già, in età adolescenziale, l’essere umano per costruire una propria identità ha necessità di costruire un albero genealogico della propria famiglia. Tutta questa premessa per introdurci al testo di Giuseppe Baffa riguardante le origini di un ramo della sua famiglia: i Lopes; nel tempo divenuti Lopez. Giuseppe dice: «Sono appassionato di storia e di genealogia. Così, negli anni, ho raccolto numerosissimi dati relativi a tutte le famiglie, che hanno dimorato a Santa Sofia d’Epiro fin dal 1500 a oggi. Per quanto riguarda i Lopes è stata mia nonna Lucrezia e le sue sorelle (cui è dedicato il libro) a incuriosirmi; sua madre era una Lopez e sin da piccolo sentivo racconti di questa famiglia e dei suoi personaggi. Ai racconti ho così cercato di dare un fondamento storico ed è così che ho intrapreso le ricerche. Il mio cognome Baffa invece ha Santa Sofia era il più diffuso sin dall’epoca del 1471 (anno in cui il libro incomincia l’excursus storico attorno alle radici familiari) e ha avuto molte diramazioni. Thecla Lopes era sorella di Nicola Orazio, ed è dal quel ramo che discende la mia genealogia». Che cosa è che spinge una persona a occuparsi di una ricerca storica sulle proprie origini? «Sul perché del libro è chiaro che mi appassiona la ricerca e la storia. Si può dire che il libro si sia scritto da solo». Ed ecco che ritorniamo al pensiero di Levi in cui il tutto viscerale delle notti insonni del ricercare coincide con i testi letti e la cultura, che nello sviluppo della persona fa parte del suo Dna, perché inscritto nel nostro divenire uomini ed evitare quel rimanere al livello primitivo del nostro pensare. Nel testo, dal titolo: Lopes. Storia di una famiglia arbëreshe di Calabria di Lulu editore, suddiviso in sette capitoli più l’appendice, inoltre, arricchito graficamente da cenni genealogici, che ricostruiscono le vicende gloriose, ma, a volte, difficili della famiglia Lopes, un capitolo in particolare: I sacerdoti. Nel cui capitolo si evince chiaramente l’importanza di questa famiglia anche nel mantenere un certo potere. Si legge, infatti: «Sin dalla loro venuta in Calabria fino a quasi gli albori della famiglia dei Lopes guidò le sorti del piccolo abitato sandemetrese contribuendo al suo sviluppo economico e culturale. L’egemonia nella vita civile, venne da sempre ad affiancarsi l’ingerenza nel potere religioso. Fu così che i Lopes riuscirono per oltre quattro secoli a mantenere intatto il proprio status quo inserendo a capo e tra le file del potere lo-
Un libro antologico del 1981 con brani di autori che hanno incrociato l'esperienza di Primo Levi
Giuseppe Baffa ha raccolto numerosi dati relativi a tutte le famiglie che hanno dimorato a Santa Sofia d’Epiro dal 1500 a oggi
cale, i rappresentanti della propria famiglia o i loro parenti più affini. Tutti i sacerdoti che in questo lungo periodo si susseguirono nell’arcipretura della Parrocchia di San Demetrio furono infatti Lopes o loro parenti». Altro importante dettaglio, che è nel testo, consiste nel cambiamento del cognome da Lopes a Lopez. Furono i figli di Don Domenico Antonio Lopes, a partire dalla metà del XVIII secolo, ad assumere la lettera Z, distinguendo loro stessi dai congiunti filo-borbonici e ribadendo la propria appartenenza al partito di idee liberali. Don Domenico divenne ben presto un notaio insigne rogando atti che si riferiscono alla metà del ‘700. Tali atti costituiscono, oggi, una fonte di inesauribili notizie per ricostruire la storia di San Demetrio Corone e quella dei paesi a esso vicini in particolare Santa Sofia d’Epiro. Il testo è arricchito da immagini concernenti le chiese di cui i Lopes furono i fondatori come il portale di Sant’Onofrio, lastre sepolcrali e fregi posti sul palazzo Lopez di San Demetrio Corone. Sfogliando il testo ci si appassiona a scorgere i vari intrecci parentali di stirpe imperiale, ma anche di opportunità territoriale contratti nel tempo e che rendono questa storia arbëreshë, ricostruzione storica di una famiglia di San Demetrio Corone, un’altra lampadina alle vicende di questo popolo, che alle porte dell’Italia, ivi arrivato, ancora oggi mantiene intatte tradizioni e lingua. Lucia De Cicco
Giuseppe Baffa nella foto sul titolo Qui, San Demetrio Corone
sabato 22 marzo 2014
La sua vita per la giustizia sociale Antonio Serra e il suo tempo, il volume più recente si deve al giornalista cosentino Oreste Parise ciale contenute nella sua opera, si sono invece dovuti attendere ben 137 anni ed il rigore scientifico del famoso intellettuale Ferdinando Galiani (Chieti 1728-Napoli 1787) che nel suo saggio Della Moneta, pubblicato a Napoli nel 1750, arriva a sostenere che «chiunque leggerà il trattato del dottor Antonio Serra resterà sicuramente sorpreso e ammirato in vedere quanto in un secolo di totale ignoranza della scienza economica, avesse il suo autore chiare e giuste le idee della materia, di cui scrisse, e quanto sanamente giudicasse delle cause de’ nostri mali, e dei solj rimedj efficaci». Da allora si sono succedute nove edizioni del Breve trattato di cui una in lingua inglese e, tra sostenitori e critici, più di cento sono le opere consultabili contenenti richiami del pensiero di Antonio Serra che, in estrema sintesi, nel porsi l’obiettivo prioritario della prosperità economica e sociale in una nazione povera di materie prime e di miniere d’oro e d’argento, ne fa dipendere il raggiungimento dall’esistenza di 5 fondamentali condizioni strettamente collegate tra loro.
Il primo economista moderno Il conterraneo Antonio Serra, dalla seconda metà del 1700, occupa nella letteratura economica mondiale un posto di primo piano al pari di quello riservato nel pensiero filosofico ai due grandi calabresi Bernardino Telesio (1508-1588) e Tommaso Campanella (15681639). In occasione del 4° Centenario della pubblicazione del suo Breve trattato del 1613, il cosentino Antonio Serra è stato ricordato soprattutto a Napoli e a Cosenza in convegni di studio e con articoli e saggi riferiti al suo pensiero innovatore sulle «cause che possono far abbondare li Regni d’oro e d’argento dove non sono miniere, con applicazione al Regno di Napoli». Il volume più recente si deve al giornalista cosentino Oreste Parise, Antonio Serra e il suo tempo. Vita e pensiero del primo economista moderno, Edizioni del Credito Cooperativo (Ecra), Roma 2013. La sua vita, ad incominciare dal luogo - Cosenza o altro casale: Celico, Dipignano, Saracena, Casole, Scalzati? -, dalle date di nascita (1560/65) e morte (1620/25) fino alla durata e al motivo della prigionia nel carcere della Vicarìa a Napoli, dove ha scritto il suo trattato, rimane ancora scarna di notizie certe. Non così la sua origine calabrese - da lui stesso rivendicata sul frontespizio del Breve trattato - e le sue idee. Sui suoi rapporti con Dipignano, in particolare, fa fede un atto del notaio Bartolo Giordano di Napoli datato 1591, il quale attesta «l’esistenza di un appezzamento di 5 moggia di terra di proprietà del dottore in leggi Antonio Serra, in territorio di Dipignano», zona Santa Maria. Per il primo riconoscimento dell’originalità delle sue considerazioni ed intuizioni di carattere economico-commerciale-politico-so-
Per ricordare Serra, cinque associazioni culturali dei Casali hanno discusso le sue idee e la sua figura in un convegno tenutosi a Laurignano Presente anche l’autore del libro
1. Innanzitutto, il ribaltamento della concezione allora dominante sull’uso della moneta e della ricchezza patrimoniale, che nella sua visione diventano mezzi e strumenti e non più fine ultimo del benessere sociale; 2/3. poi, l’aumento del numero di botteghe artigiane e di laboratori industriali, unitamente all’esigenza di migliorare la qualità dei lavoratori per aumentare la capacità di concorrenza dei prodotti lavorati all’interno del Regno rispetto a quelli provenienti da altri luoghi; 4. inoltre, l’importanza di determinare situazioni atte ad attrarre capitali e investimenti forestieri; 5. infine, a coronamento di questi cambiamenti ma in posizione preminente su di essi, la «buona guida di colui che governa e regge l’ordine ed è come causa agente che move, può causare e conserva gli altri accidenti». Antonio Serra, come tanti altri che prima e dopo di lui hanno arricchito la storia della Calabria di fatti e di idee esemplari che sono scuola per i contemporanei, lascia come lezione il suo sacrificio in nome della libertà di pensiero e della giustizia sociale. Per ricordare la figura dell’economista cosentino, venerdì 7 marzo cinque associazioni culturali dei Casali hanno discusso le sue idee e la sua figura in un convegno tenutosi a Laurignano, nella sala convegni del Convento dei passionisti, dove è stato altresì presentato il libro di Oreste Parise, la cui pubblicazione è stata supportata dalla Bcc Mediocrati sempre attenta a valorizzare i personaggi e la cultura locale. Per diffondere la conoscenza tra gli studenti, a cura delle stesse associazioni è stata decisa una campagna di sensibilizzazione delle istituzioni scolastiche del territorio che hanno richiesto alla banca un congruo numero di copie del libro da utilizzare come testo di base per discussioni e ricerche sulla storia locale. associazione “Amici dell’Aria Rossa” Malito (Cs)
Associazione culturale Le Muse Arte
Personaggi calabresi del passato: Giuseppe Giacomantonio Nell’ambito della rassegna dei personaggi calabresi del passato, dell’associazione culturale Le Muse Arte, il 15 marzo nell’Aula magna del Conservatorio di musica “Stanislao Giacomantonio” a Cosenza, lo scrittore Emilio Tarditi ha parlato su “La proposta culturale del musicista Giuseppe Giacomantonio”. Tarditi ha illustrato i punti più salienti dell’istituzione del conservatorio musicale cosentino di cui fu tenace e convinto assertore, oltre che sostenitore, il musicista Giuseppe Giacomantonio. Ha introdotto la direttrice del conservatorio, maestro Antonella Calvelli, che ha ringraziato il folto e qualificato pubblico presente, il relatore, Myriam Peluso, e i docenti che hanno curato il momento musicale nel quale si sono esibiti il tenore Roberto Nadiani, il soprano Anna Cirullo e il pianista Marco Mandoliti. Peluso, che ha preso subito dopo la parola, si è soffermata con accuratezza sul valore di questa iniziativa tesa a ricordare l’operato di illustri personaggi calabresi, ringraziato il relatore Emilio Tarditi, che si è impegnato in questa ricerca portando a conoscenza aspetti inediti del personaggio cosentino.
Tarditi ha dedicato questa sua ricostruzione della vita intellettuale cosentina che ha visto protagonista Giuseppe Giacomantonio, fondatore del Conservatorio, alla memoria di Guido Giacomantonio, figlio del musicista, e pediatra che ha lasciato nella città un grande ricordo di sé, per avere operato con dedizione, umanità ed elevata competenza personale, avendo della medicina una considerazione basata sull’uguaglianza ed i diritti dei pazienti, ai quali ha prestato ascolto e attenzione, rifuggendo da ogni freddo rapporto burocratico. Tra i docenti presenti è intervenuto il Maestro Michele Pisciotta, che si è complimentato con il relatore e la presidente dell’associazione culturale Le Muse Arte, per avere ricordato il musicista Giuseppe Giacomantonio di cui egli è stato allievo. Per l’occasione Peluso aveva fatto esporre due dipinti dell’artista albanese Emin Shaqja: un ritratto del musicista cosentino Giuseppe Giacomantonio ed il convento cinquecentesco della Madonna delle Grazie sede del Conservatorio musicale.
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sabato 22 marzo 2014
Il fascino del cielo stellato Corso di formazione in didattica dell'Astronomia fino al 21 maggio
Dare mani al pensiero La Società astronomica italiana, la Provincia di Reggio Calabria e il Planetario provinciale Pythagoras organizzano un percorso di formazione sul tema: “Dare mani al pensiero”. Il corso, che si tiene presso il Planetario provinciale Pythagoras di Reggio Calabria, ha visto già il suo primo incontro di presentazione mercoledì 12 marzo e si concluderà il 21 maggio 2014, secondo il calendario allegato. Il corso prende l’avvio dallo studio dei fenomeni celesti e, attraverso la costruzione di modelli, vengono illustrate le leggi fisiche fondamentali. Queste leggi esprimono relazioni tra grandezze e sottintendono il concetto di misura. Per tanto il corso ha un forte specificità sperimentale e mette in evidenza il ruolo centrale della misura nel percorso conoscitivo scientifico. I contenuti astronomici, curvati con la riforma verso l’astrofisica, determinano nuovi criteri per l’insegnabilità di questi argomenti, e, di conseguenza, si pone la necessità di assumere dei criteri espliciti e rigorosi di valutazione del suo impatto nel sistema didattico. Il corso, per tanto, si incentra su alcuni tra i contenuti fondamentali dell’Astronomia e dell’Astrofisica, riprendendone i fondamenti osservativi ed interpretativi da vari punti di vista, cercando di conciliare conoscenze teoriche ed osservazioni sul campo e simulazioni al planetario. Il fascino del cielo stellato è stato sempre un elemento dominante della vita e della cultura di tutti i popoli, che hanno cercato in esso risposte per comprendere la realtà; oggi lo scenario è molto più complesso e sicuramente di non immediata comprensione per tutti. All’interno di questo scenario, il legame con la natura diventa più labile anche perché le discipline scientifiche sono comunemente considerate difficili. Ciò è probabilmente dovuto all’elevato livello di sintesi raggiunto nella descrizione della natura. Queste discipline forniscono modelli interpretativi estremamente eleganti, ma che allo stesso tempo richiedono il superamento di barriere dovute all’elaborato formalismo matematico. Il corso, la cui direzione è affidata a Ferdinando Marra, docente di matematica, responsabile sez. Didattica della sezione Calabria della Società astronomica italiana, è rivolto a tutti ed in particolare ai docenti di discipline scientifiche di ogni ordine e grado e, in numero limitato, agli allievi del triennio degli istituti secondari di secondo grado particolarmente interessati al tema e che hanno riportato risultati di profitto nelle discipline scientifiche superiori alla sufficienza ai quali verrà consegnato un Certificato di partecipazione.
Programma Lunedì 7 aprile ore 20,30 L’ellisse ed il fascino dell’eccentricità Maurizio Ternullo, Osservatorio Astrofisico Catania Martedì 8 aprile ore 17,00 Dal Sole alle Stelle: un viaggio attraverso l’Eliosfera Francesco Malara, Unical Venerdì 11 aprile ore 21.00 Noi e gli altri mondi Giovanni Strazzulla, Osservatorio Astrofisico Catania Mercoledì 23 aprile ore 21.00 I percorsi della luce: Fondamenti di ottica per l’astronomia Marco Romeo, esperto Planetario Mercoledì 30 aprile ore 20.30 La misura delle distanze in Astronomia Giuseppe Cutispoto, Osservatorio Astrofisico Catania Venerdì 2 maggio ore 21.00 Utilizzo dei software astronomici Rosario Borrello, esperto Planetario Lunedì 5 maggio ore 21.00 Proprietà delle stelle Magnitudine, colore e luminosità Giovanni Palamara, esperto Planetario Lunedì 19 maggio ore 21.00 Lo spettro e il colore delle stelle Massimo Russo, esperto Planetario Mercoledì 21 maggio ore 21.00 Stazionamento e puntamento del telescopio Utilizzo dello macchina fotografica in Astronomia Angelo Meduri e Carmelo Nucera, esperti Planetario
A cura della Società astronomica italiana, Provincia di Reggio Calabria e del Planetario provinciale Pythagoras
Note La natura strettamente sperimentale del corso obbliga in molti casi ad un orario serale. Va altresì evidenziato che le attività di laboratorio e l’utilizzo degli strumenti sono messi in relazione alle condizioni meteorologiche e quindi suscettibili di variazioni. Per informazioni: Segreteria Planetario Tel/fax 0965 324668 Dott.ssa Marica Canonico: 328/9341475 Dott. Rosario Borrello: 329/4464386 Sito Planetario: www.planetariumpythagoras.com e-mail: planetario.rc@virgilio.it
10 studenti calabresi in finale nazionale
Olimpiadi di Astronomia Sono dieci i giovani studenti calabresi che rappresenteranno la nostra regione alla finale nazionale delle Olimpiadi di Astronomia del 2014. L’hanno spuntata Niccolò Ascioti e Gatto Andrea della “Carducci da Feltre”, Francesco Imbalzano e Luca Latella dell’istituto compresivo “Don Bosco-Cassiodoro” e Claudia Assumma del liceo scientifico “A. Volta”, per la categoria junior, Elisa De Leo, Giovanni Labrini e Silvia Neri dello scientifico “Da Vinci” e Carlo Antonio Rositani del classico “Campanella”, Giudice Francesco liceo scientifico “Galileo Galilei” di Lamezia Terme per la categoria senior. I ragazzi sfideranno i rimanenti 30 concorrenti, venti per ciascuna sezione, dal 12 al 14 aprile prossimi a Siracusa. L’elenco dei prescelti è stato pubblicato qualche giorno fa sul sito ufficiale delle Olimpiadi di Astronomia. Non è la prima volta che gli studenti calabresi riescono a classificarsi per le competizioni della disciplina scientifica, conquistando anche posti nelle competizioni internazionali. Un risultato che si lega anche all’abnegazione con la quale gli allievi sono stati preparati dallo staff del Planetario provinciale Pythagoras di Reggio Calabria, diretto dalla professoressa Angela Misiano; struttura che, in sinergia con le scuole di riferimento, ogni anno organizza corsi di preparazione a titolo gratuito. Quest’anno i partecipanti per la regione Calabria erano 224, su un totale di 624 partecipanti. I vincitori delle selezioni nazionali affronteranno le Olimpiadi internazionali previste per il mese di ottobre 2014 in Kyrgyzstan.
sabato 22 marzo 2014
Banchi che interrogano Il Comitato dei genitori Scuola primaria Tropea "Il coccodrillo" scrive al presidente del Consiglio
Caro Matteo pensaci tu...
Egregio presidente del Consiglio, Matteo Renzi, il comitato spontaneo genitori della Scuola primaria di Tropea, “Il Coccodrillo”, costituitosi da circa due anni al fine di rafforzare la collaborazione fra le varie componenti della scuola (genitori, studenti, docenti, istituzioni), accogliendo favorevolmente il Suo interesse verso le problematiche della scuola italiana e dei suoi utenti, sente il bisogno di sottoporre alla Sua autorevole attenzione le ormai annose vicissitudini della scuola tropeana. I problemi hanno inizio all’incirca cinque anni fa quando l’allora commissario prefettizio emetteva un’ordinanza di chiusura della Scuola media “Toraldo” e di due dei tre padiglioni della scuola elementare. Da allora, la scuola media ha trovato sistemazione in un bellissimo palazzo del ‘700, (palazzo Collareto), ma non idoneo ad ambienti scolastici. La scuola primaria è stata sistemata in parte nell’unico padiglione risultato agibile, in parte ha trovato ospitalità presso i locali della Scuola dell’infanzia “Annunziata”. Da questi provvedimenti è scaturita una lunga serie di disagi per i piccoli utenti e le rispettive famiglie: dall’eliminazione della cucina e del refettorio (gli alunni, attualmente, consumano il pasto preconfezionato sul banco dove studiano) alla chiusura di numerosi laboratori, vanto di una scuola a “tempo pieno” come quella tropeana; alla limitazione degli spazi necessari per le attività ludico-ricreative. A ciò si aggiunga che, nel mese di maggio 2013, il plesso “Annunziata” (scuola dell’infanzia) veniva chiuso per essere sottoposto a interventi di adeguamento antisismico e consegnato a gennaio 2014 (ne sarà disposta nuovamente la chiusura per ulteriori lavori di ristrutturazione, nel prossimo mese di giugno ). È evidente che la scuola tropeana è in seria difficoltà e a pagarne le conseguenze sono i nostri ragazzi, privati a tutt’oggi della possibilità di vivere appieno la vita scolastica, costretti finora, purtroppo, ad adeguarsi a continui disagi dovuti ai ripetuti spostamenti in fabbricati messi a disposizione da altri istituti scolastici. Basti pensare
La scuola tropeana è in seria difficoltà e a pagarne le conseguenze sono i nostri ragazzi, privati a tutt’oggi della possibilità di vivere appieno la vita scolastica, costretti ad adeguarsi a continui disagi dovuti ai ripetuti spostamenti in fabbricati messi a disposizione da altri istituti
che nello scorso mese di gennaio il disorientamento e la confusione regnavano sovrane: alcune classi dell’unico padiglione agibile della scuola elementare venivano spostate presso i locali dell’istituto tecnico (a sua volta con impianto di riscaldamento non funzionante), con conseguenti difficoltà di gestione logistica degli spazi, data la convivenza con ragazzi di età superiore; contemporaneamente i bambini della scuola dell’infanzia venivano spostati sempre nell’unico padiglione agibile della scuola primaria. Quest’ultimo, quindi, un padiglione jolli, teatro infelice di tutti questi spostamenti e nel quale venivano persino divelti muri per creare aule “temporanee”, al fine di accogliere i bambini. Nel mese di aprile 2013 comincia ad intravedersi uno spiraglio in quanto venivano avviate nuove indagini sui due padiglioni della scuola primaria, dichiarati precedentemente inagibili. La valutazione scientifica sulla struttura e sui materiali veniva completata il 6 febbraio scorso con le prove di carico e pare che la struttura abbia risposto in maniera ottimale alla verifica. Si tratta ora di reperire i fondi per la necessaria ristrutturazione dei due padiglioni della scuola primaria. Per la scuola media la situazione risulta più confortante, poiché i fondi occorrenti per l’avviamento delle opere di adeguamento antisismico ammontano a 535.000 euro già stanziati (a breve si procederà all’indizione della gara d’appalto). In conclusione, Tropea, città straordinaria, meta turistica tra le più belle al mondo, soffre di questa gravissima situazione, divenuta oramai insostenibile, alla quale sarebbe ora di dare risposte concrete. Pertanto, considerata la sua pregevole attenzione alle problematiche legate all’edilizia scolastica La invitiamo a voler visitare le nostre scuole per toccare con mano la realtà scolastica di questa città, al fine di poter al più presto intervenire fattivamente ed in maniera mirata. Comitato Scuola primaria Tropea "Il Coccodrillo"
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sabato 22 marzo 2014
10 anni di ricerca “Lilli Funaro” onlus, X Convegno scientifico
Cancro, tra bilanci e prospettive Si è tenuto a Cosenza il 21 marzo e proseguirà anche il 22, l’appuntamento annuale con il convegno scientifico organizzato dalla Fondazione Lilli Funaro, quest’anno giunto alla sua decima edizione. La manifestazione, il cui tema è “2004-2014. 10 anni di ricerca in campo oncologico” proprio con l’intento di focalizzare l’attenzione sul percorso tracciato dalla Fondazione nel corso del suo cammino decennale, si svolgerà presso la prestigiosa sede dell’Archivio di Stato di Cosenza e prevede, come nelle precedenti, l’intervento di numerose personalità del mondo scientifico calabrese e nazionale, oltre che di numerosi operatori del settore. Nei dieci anni trascorsi dalla sua istituzione, la Fondazione Lilli ha cercato di tener fede alla sua duplice vocazione, di supporto, economico e culturale, alla ricerca sul cancro ed all’aggiornamento degli operatori territoriali in oncologia, da una parte e, dall’altra, di informazione e consulenza ai pazienti ed ai loro familiari. Sembra davvero opportuno riflettere su questi dieci anni per tirare le somme di quanto è stato fatto e al tempo stesso di cercare di evidenziare e presentare le novità che sono venute maturando nel campo delle terapie oncologiche, nelle singole discipline e più a cura nella integrazione multidisciplinare. In questa prospettiva, il programma del Convegno 2014 si articola su tre simposi dedicati alle tematiche care alla Fondazione, nella prospettiva di riassumere il passato ed aprire uno sguardo sulle nuove prospettive della ricerca di base e clinica. La prima è stata dedicata ai progressi della ricerca clinica in rapporto alle diverse terapie, nella loro individualità. Esperti di ogni settore hanno presentato le novità emerse nella chirurgia, specie quella tecnologicamente guidata, nella chemioterapia, con particolare interesse ai nuovi farmaci ed alle terapie biologiche, nella radioterapia, soprattutto per quanto attiene alla radioterapia guidata dalle immagini ed alle tecniche di irradiazione focalizzata. Una seconda è stata dedicata allo studio delle integrazioni multidisciplinari, con particolare attenzione alle patologie del Snc, della sfera ginecologica, della mammella e delle neoplasie del retto. Un’altra parte di questa sessione è stata dedicata alle novità emerse nella ricerca di base, con particolare interesse a novità collegate alle ricerche finanziate dalla fondazione. Un ultimo simposio è incentrato sulla realtà del territorio, con un’analisi di quanto è stato fatto, e su quanto resta da fare, per garantire ai pazienti oncologici cure a livello degli standard internazionali senza dover ricorrere a faticosi e costosi spostamenti. Questa analisi riguarderà il ruolo e lo stato delle diverse realtà sanitarie, dalla Azienda sanitaria a quella ospedaliera, al ruolo del medico di famiglia, alle strutture di assistenza domiciliare. Scopo del Convegno, in ultima analisi, sarà quello di fornire a operatori, pazienti e familiari una panoramica ragionata della realtà delle terapie oncologiche e di quanto offerto dalle strutture territoriali, nell’ottica di servizio caratteristica della Fondazione Lilli. L’obiettivo della fondazione, che si pone come esempio positivo nel ricordo di una giovane, Lilli, che da dieci anni ci guarda dal Cielo, è da sempre quello di stimolare e sensibilizzare soprattutto i giovani dei quali si sollecita l’impegno nello studio e nella partecipazione, recuperandone la fiducia anche attraverso il sostegno economico e le borse di studio assegnate costantemente all’insegna del merito e della capacità professionale. Il Convegno si propone di offrire, attraverso relatori di provata esperienza, ai medici ed alla comunità intera un panorama chiaro della attualità terapeutica in oncologia per consentire a tutti gli interessati linee semplici e chiare per una scelta decisionale fondata sulla scienza e non sulla emotività o l’inganno. Come da tradizione, concluderanno i lavori i veri protagonisti della seconda giornata, ovvero i giovani ricercatori calabresi. La Fondazione Lilli devolverà, tra borse di studio e contributi alla ricerca, una somma pari a euro 8.000. La notevole cifra è costituita dai proventi derivanti dal 5 per mille e dall’annuale Concerto di solidarietà che la Fondazione Lilli organizza durante la stagione estiva, con finalità benefiche e aggregative, proseguendo lungo un percorso di sensibilizzazione e impegno sociale ormai radicato nel territorio.
L’evento annuale organizzato dalla Fondazione si svolgerà presso la sede dell’Archivio di Stato di Cosenza e prevede l’intervento di personalità del mondo scientifico calabrese e nazionale
Convegno al Maca di Catanzaro
Anche con la leucemia si può guardare il futuro Si è tenuto presso il Museo Marca di Catanzaro, il convegno “Leucemia mieloide cronica: insieme guardando il futuro”. L’iniziativa ha visto la realizzazione di incontri educazionali durante i quali i pazienti hanno avuto la possibilità di confrontarsi con gli specialisti del loro centro. «La leucemia mieloide cronica colpisce in Calabria 40 persone ogni anno - ha dichiarato il dottor Stefano Molica, direttore della struttura complessa di Ematologia presso l’azienda ospedaliera “Pugliese Ciaccio”- , ma oggi grazie alla disponibilità di farmaci innovativi la malattia è curabile nel 100% dei pazienti». Il commissario straordinario della Provincia di Catanzaro, Wanda Ferro, ha evidenziato la grande vicinanza al dipartimento oncoematologico dell’azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio, «che da sempre rappresenta una eccellenza riconosciuta a livello nazionale ed internazionale, oltre che un patrimonio di risorse professionali che assicura da decenni a tutta la Calabria un riferimento costante per i pazienti oncologici». Il direttore generale dell’Aopc di Catanzaro Elga Rizzo sottolinea come la struttura complessa di Ematologia sia un certo riferimento per i pazienti calabresi e «in questa direzione va il recentissimo accreditamento del laboratorio di Ematologia che è stato inserito all’interno del Labnet - rete italiana dei laboratori standardizzati per la biologia molecolare in grado di assicurare prestazioni di altissimo livello nel monitoraggio molecolare della leucemia mieloide cronica». L’evento per la modalità di realizzazione ha rappresentato un approccio nuovo attraverso il quale le istituzioni hanno reso fruibile a pazienti e operatori sanitari il Marca che rappresenta una fra le più significative realtà culturali della nostra città. Oltre al commissario Wanda Ferro, al dg Elga Rizzo e al dottor Stefano Molica, all’evento hanno preso parte Giovanni De Sarro, direttore della cattedra di Farmacologia della facoltà di Medicina dell’Università della Magna Grecia di Catanzaro; Luciano Levato, dirigente medico della Struttura complessa di Ematologia; Felice Bombaci, presidente del gruppo Ail pazienti Lmc; Ornella Rania, coordinatore infermieristico Struttura complessa Ematologia.
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sabato 22 marzo 2014
Una subdola malattia Insieme per lo sportello d'ascolto a Cosenza
L’arte che sostiene la medicina di Francesco Fotia
L’arte che sostiene la medicina, la incontra e va in soccorso alle donne. È quanto recentemente accaduto nella meravigliosa cornice del Teatro “A. Rendano” di Cosenza, in occasione di un evento dedicato all’endometriosi, malattia che colpisce circa quattordici milioni di donne in tutta Europa, di cui tre milioni sono quelle italiane. L’incontro fra arte e medicina si è tenuto in occasione della Settimana ruropea dedicata alla patologia; nel Bel Paese è l’Associazione italiana endometriosi (Aie) a guidare chi soffre di questa subdola malattia. Proprio dal mondo dell’Aie è arrivata l’idea di “Endometriosi e Arte”, e precisamente da Debora Falcone, madrina della manifestazione e volontaria dell’associazione, che ha immaginato un evento che alternasse momenti di musicali, gag teatrali e discussioni con specialisti della malattia. Sono intervenute Silvana Gallucci, presidente di Fidapa Cosenza, Vanda Marsico, presidente della commissione igiene e sanità della medesima associazione e Cecilia Gioia, psicoterapeuta e presidente dell’associazione “Mamma che mamme”, che ha elogiato la Fidapa per la propria azione sempre volta al sostegno della donna e al raggiungimento di una migliore qualità della vita. Anche Raffaella Morimanno, attraverso un prezioso contributo grafico ha invitato ad avere cura della propria salute con l’efficacia della prevenzione, strumento prezioso in ogni ramo della medicina. Cecilia Gioia ha ricordato: «L’endomentriosi colpisce il tessute della superficie interna dell’utero e, spesso, quando viene diagnosticata ha già compromesso la qualità della vita della donna colpita». Alla riflessione ha poi fatto seguito lo spettacolo, con l’intervento di diversi professionisti. Orsetta Foà, figlia dell’indimenticabile Arnoldo: scrittore, regista, doppiatore e, naturalmente, attore, scomparso lo scorso gennaio. Hanno partecipato anche Alessandra Sani, attrice e doppiatrice, ed il doppiatore Ezio Conenna. Spazio anche alla musica, con l’esibizione di Cataldo Perri, medico e musicista, e la cantante Rosa Martirano. “Endometriosi e Arte” è stato supportato dall’amministrazione comunale di Cosenza, attraverso la partecipazione degli assessori Manfredo Piazza e Rosaria Succurro. È stato presente all’evento anche il sindaco, Mario Occhiuto. “Endometriosi e Arte” è stato inoltre sostenuto dalla casa di cura Sacro Cuore e da Banca Mediolanum. Nel corso della manifestazione è stato comunicato l’avviamento di uno sportello d’ascolto per le donne che soffrono della malattia; il servizio sarà allestito per la stessa struttura del Sacro Cuore, e servirà a sostenere tutte quelle vittime che, già colpite da tale patologia, finiscono anche col cadere anche nello sconforto morale: la risposta da dare è, invece, “speranza”, che cammina di pari passo con ricerca e prevenzione.
Nella meravigliosa cornice del Teatro “Rendano” di Cosenza, evento dedicato alla endometriosi
Conosciamo meglio l’Aie Essendo stata fondata nel 1999, l’Aie è stata la prima in Italia a occuparsi di endometriosi dalla parte delle donne. Attualmente, è l’unica associazione di pazienti in Italia costituita ed esclusivamente gestita da donne che ne sono affette, e perciò fortemente attenta alle esigenze di chi ne è colpita.
sabato 22 marzo 2014
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Una subdola malattia
Da sinistra: Debora Falcone, Raffaella Delfini, Fabiana Tatoni, Margherita Iellamo, Natalia Ferranda Sotto: Rosa Martirano (a sinistra) e Silvana Gallucci
Aie è attualmente sostenuta da un movimento che coinvolge ormai più di ventimila donne. In Europa ci sono altre organizzazioni come l’Aie: si trovano in Danimarca, Germania Svezia Norvegia Finlandia Regno Unito Spagna Portogallo Francia. Ne esistono diverse anche nel resto del mondo, in posti quali il Messico, il Brasile, la Nuova Zelanda, il Giappone e il Canada. «L’Associazione italiana endometriosi si fonda su una rigorosa filosofia di indipendenza - spiega Debora Falcone - perciò non promuove alcun tipo di medicinale, trattamento o teoria specifica sulla malattia, ma si limita a raccogliere e a diffondere tutte le informazioni utili agli scopi dell’associazione stessa. Crediamo fermamente che le pazienti debbano essere ben informate su tutte le possibilità di trattamento esistenti, per poter lavorare insieme al loro medico e prendere le decisioni più corrette possibili a lungo termine secondo le loro specifiche e personali scelte di vita. Inoltre - prosegue - promuoviamo eventi utili a diffondere l’informazione e sensibilizzare l’opinione pubblica, conseguendo interessanti risultati. Grazie all’attività di sensibilizzazione delle istituzioni che abbiamo promosso, ad esempio, è stata indetta nel 2005 un’indagine conoscitiva del Senato sul fenomeno dell’endometriosi che è culminata con il riconoscimento della stessa come malattia di interesse sociale. L’Aie ha anche presentato alle istituzioni una proposta di legge, la prima e unica elaborata da chi vive la malattia sulla propria pelle, che è arrivata a oltre 60.000 sottoscrizioni. Recentemente - aggiunge - sulla scia di un convegno organizzato in occasione del Forum internazionale della salute di Roma, è stata lanciata l’iniziativa “Adotta subito una buona legge” per promuovere il recepimento a livello regionale, di una legge di tutela su esempio della legge n.18/2012 approvata dal Friuli Venezia Giulia. L’Aie ha raccolto l’eredità di questo convegno e sta presentando una proposta a diverse regioni italiane. La filosofia su cui l’Aie si fonda conclude Falcone- comprende in se innanzitutto il concetto di responsabilità verso se stesse e il diritto di essere trattate con dignità essere informate avere la facoltà di scegliere
L’incontro si è tenuto in occasione della Settimana europea dedicata alla patologia Nel Bel Paese è la Associazione italiana endometriosi (Aie) a guidare chi ne soffre
e di prendere decisioni che riguardino la propria salute, il proprio corpo e la propria mente. Data la natura estremamente personale della malattia con le serie ripercussioni sulla salute, sulla sessualità, sulla fertilità e sull’immagine di se, riteniamo che nessuno (medici, persone dell’associazione o chiunque altro) debba permettersi di prendere quelle decisioni che spesso debbono affrontare le donne affette da endometriosi, eccetto loro stesse».
Il commento della presidente... «Tengo a ringraziare personalmente Cecilia Gioia - commenta la presidente di Fidapa Cosenza, Silvana Gallucci, perché in maniera del tutto volontaria e gratuita ha accolto l’invito a sostenere con la sua professionalità il gruppo di auto aiuto. La stessa clinica Sacro Cuore - sottolinea - si è messa a disposizione per accogliere volontarie Aie offrendo loro gli spazi nella sua struttura per poter attivare sportelli di ascolto e il gruppi di auto aiuto. Tutto questo nel segno dell’indipendenza: le donne che si rivolgeranno a questo sportello di ascolto e potranno liberamente scegliere dove andare a curarsi. Invito tutte le donne affette da endometriosi - chiude Silvana Gallucci - e anche i semplici sostenitori di visitare il nostro sito, ricco di informazioni: www.endoassoc.it».
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Percorsi culturali Percorso culturale “Luce sulla città”
La vita in gioco L’associazione “Vivere in”, in collaborazione con la cooperativa sociale “Ruth” e con il patrocinio del Comune di Crotone, organizza il convegno dal tema “La vita in gioco: le ricadute sociali del gioco d’azzardo patologico”. Questa iniziativa, che è una tra le più significative proposte quest’anno dall’associazione “Vivere in” per il territorio di Crotone, nasce da una attenzione particolare all’uomo, alla sua dignità e preziosità. Con la relazione del presidente del Tribunale di Crotone, dottoressa Maria Luisa Mingrone, e il contributo di Bernardo Grande, direttore del Sert di Catanzaro e di Giuseppe Palucci medico del Sert di Crotone, questo convegno rappresenta il primo passo di un progetto più ampio con il quale si vuole offrire un aiuto concreto a chi vive il dramma del gioco d’azzardo ed alle famiglie che ne sono coinvolte. Invitiamo quanti credono nell’importanza della promozione sociale come base per un vero benessere a partecipare a questa iniziativa sabato 22 marzo alle ore 17,30 presso la sala consiliare del Comune di Crotone.
Erogazione voucher per Sol & Agrifood
Un contributo per le imprese La Camera di Commercio di Cosenza, intende sostenere la partecipazione alla manifestazione fieristica Sol & Agrifood nell’ambito della manifestazione principale Vinitaly, in programma a Verona dal 6 al 9 di aprile 2014, assegnando alle imprese della provincia di Cosenza, del settore olivicolo ed agroalimentare un contributo “straordinario”, sotto forma di voucher, per l’abbattimento dei costi di partecipazione alla manifestazione de quo. La richiesta di voucher potrà essere presentata: fino al 28 marzo 2014 fino ad esaurimento delle risorse. Per informazioni relative al presente bando occorre rivolgersi a: Camera di Commercio di Cosenza - Servizio Studi innovazione e promozione economica.
Le ricadute sociali del gioco d’azzardo patologico
17 milioni di italiani ai compro-oro
Il “giallo” al tempo della crisi
«200 tonnellate d’oro pari a circa 8 miliardi di euro. È questa la stima approssimativa del valore dell’oro da recupero che 17 milioni di italiani, in tempo di crisi, hanno venduto ai compro-oro». Sono le cifre riferite oggi dal presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, alla Commissione Industria del Senato, presieduta da Massimo Mucchetti, nel corso dell’audizione sui disegni di legge riguardanti il Mercato dell’oro e dei materiali gemmologici. L’esplosione dei compro-oro - ha chiarito Dardanello - è un fenomeno di nascita recente e per questo non ancora ben identificato al quale il sistema camerale ritiene si dedichino circa 12mila attività. La notevole offerta di metallo prezioso, proveniente dal 28% circa degli italiani, ha avuto la conseguenza di dare grande impulso al loro giro d’affari, tanto da rendere l’Italia un paese esportatore di oro pur non avendo miniere aurifere. «Si tratta però - ha sottolineato il presidente di Unioncamere - di un tipo di attività da tenere sotto osservazione, perché può nascondere casi di ricettazione, di riciclaggio, di economia illegale. Le Camere di commercio, che già svolgono funzioni di vigilanza e controllo sul settore dei metalli preziosi, sono disponibili ad operare per rendere trasparente il mercato dei compro oro e per dare a consumatori e forze dell’ordine gli elementi utili per il contrasto a fenomeni deviati».
sabato 22 marzo 2014
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Finesettimana di cultura e ambiente Cantiere didattico di restauro
Il Paradiso si mostra Venerdì 21 marzo, presso la chiesa di San Giovanni Therestis in Stilo (Rc), si è tenuta l’inaugurazione de “Il Paradiso si mostra - La Madonna di Ognissanti di Battistello Caracciolo - Cantiere didattico di restauro”. Sono intervenuti all’inaugurazione: Fabio De Chirico, soprintendente per i Beni storici, artistici ed etnoantropologici della Calabria; Giancarlo Miriello, sindaco di Stilo; monsignor Cornelio Femia, vicario generale della diocesi di Locri - Gerace; Giuseppe Raffa, presidente della Provincia di Reggio Calabria; Eduardo Lamberti Castronuovo, assessore alla cultura della Provincia di Reggio Calabria; Mario Candido, assessore della Provincia di Reggio Calabria; Carmela Fonti, delegato Fai della Locride e della Piana e Giuseppe Mantella, restauratore. L’iniziativa è promossa da: Provincia di Reggio Calabria; diocesi di Locri - Gerace; direzione regionale Beni culturali e paesaggistici della Calabria; Soprintendenza Bsae Calabria; Comune di Stilo; Fai delegazione della Locride e della Piana. Il restauro è a cura di Sante Guido e Giuseppe Mantella della Restauro Opere d’Arte. Il cantiere didattico proseguirà fino al 15 giugno 2014. I laboratori didattici si terranno tutti i mercoledì a partire dal mese di aprile nelle fasce orarie 9.30-11.00 e 11.30-13.00
La Madonna di Ognissanti di Battistello Caracciolo a Stilo nella chiesa di San Giovanni Therestis fino al 15 giugno
Per info: www.faiprenotazioni.it Soprintendenza per i Beni storici, artistici ed etnoantropologici della Calabria Soprintendente: Fabio De Chirico Coordinamento: Nella Mari Ufficio stampa: Silvio Rubens Vivone - Patrizia Carravetta Tel.: 0984 795639 fax 0984 71246 E-mail: sbsae-cal.ufficiostampa@beniculturali.it
La scheda La grande pala d’altare raffigurante la Madonna col Bambino e Santi (Olio su tela cm 415x300) è opera di Giovan Battista Caracciolo, detto il Battistello (1578-1635), pittore protagonista del primo Seicento napoletano; inizialmente affascinato dalla pittura di Caravaggio egli seppe, nel corso della sua carriera, interpretare la lezione del maestro lombardo stemperando gli effetti luministici e i contrasti chiaroscurali servendosene - invece che come mezzo per svelare il reale aspetto delle cose - per esaltare il disegno delle sue figure statuarie e delle sue composizioni, derivanti da una precisa conoscenza del classicismo accademico di scuola bolognese dei Carracci e del Reni. La Madonna di Ognissanti, realizzata per la chiesa matrice di Stilo tra il 1618 e il 1619 su commissione del medico Tiberio Carnevale, è costituita dalla complessa rappresentazione dell’immagine del “Paradiso” con i protagonisti disposti su due registri sovrapposti. Secondo i precetti sanciti dalla Controriforma infatti, i Santi, insieme con la Vergine Maria, ascoltano le preghiere dei fedeli presentando le supplici istanze a Cristo: in alto è raffigurata la Chiesa Trionfante, con al centro Maria col Figlio, incoronata da angeli; nel gruppo a sinistra si possono riconoscere Sant’Anna, San Francesco di Paola, San Francesco d’Assisi e San Giovanni Battista; a destra invece, si riconoscono San Giuseppe e i santi diaconi Stefano e Lorenzo. La Chiesa Militante si colloca nel registro inferiore, dove i santi Pietro e Paolo si pongono ai piedi della Vergine, tra il gruppo degli Evangelisti, a sinistra, e quello dei Quattro Dottori della Chiesa, a destra, assiepati nel primo piano della tela; alle loro spalle si intravedono altre figure che emergono dal buio del fondo: fra esse si individuano Maria Maddalena e Santa Marta - immagini simboliche di “vita contemplativa” e “vita attiva” -, gli Apostoli e le Sante Vergini. L’articolata composizione creata da Battistello genera uno spazio denso di figure pervase dal chiarore di una luce radente o immerse nella fitta penombra, in modo da amplificare il tono rosato degli incarnati e l’intensità del rosso e dell’ocra delle vesti o, al contrario, rendere sempre più indefinito e cupo lo sfondo della scena; la dinamica dei gesti e la retorica degli sguardi creano, inoltre, un commovente dialogo tra le figure dei Santi che finisce per coinvolgere, in un vibrante percorso ascensionale verso la Vergine, lo sguardo partecipato dello spettatore.
Battistello Caracciolo Madonna di Ognissanti, particolare
Il 22 e 23 marzo
Tornano le giornate del Fai Il 22 e il 23 marzo ritornano le Giornate Fai di primavera. Durante la 22esima edizione dell’affermata iniziativa del Fondo ambiente italiano, per due giorni sarà possibile, anche a Castrovillari, ammirare beni culturali di grande pregio. In particolare, a cura della delegazione Fai del Pollino, sabato e domenica i visitatori saranno condotti in visite guidate dagli aspiranti ciceroni del liceo classico “G. Garibaldi”, dell’Ipsia “L. Da Vinci”, dell’Ipsar “Karol Wojtyla” dell’Isa “A. Alfano”, alla scoperta dell’antico abitato di Castrovillari, “la Civita” e di un bene culturale e religioso a rischio qual è il Santuario della Madonna del Castello, afflitto da una frana che incombe sul colle su cui sorge l’antico tempio. Sabato 22, dalle ore 10 alle ore 12 e dalle ore 15 alle ore 17 e domenica 23, dalle ore 9 alle ore 11 e dalle ore 15 alle ore 17, a partire da Palazzo Cappelli, la passeggiata in compagnia dei delegati Fai, guidati dalla professoressa Donatella Laudadio, e degli allievi di alcuni Istituti superiori della città, offriranno conoscenze per ammirare un pezzo d’Italia, così come si è soliti fare ogni anno per due giorni. Per poi prodursi in iniziative volte a salvare il patrimonio storico-culturale-religioso spesso soggetto a rischio di sopravvivenza. La delegazione del Fai del Pollino (composta da Donatella Laudadio, capo delegazione, Mimmo Sancineto, Franco Caruso, Gianluigi Trombetti e Roberto Fittipaldi) ringrazia per il supporto locale il sindaco di Castrovillari, avvocato Domenico Lo Polito, i dirigenti scolastici e i docenti che hanno collaborato alla preparazione degli apprendisti ciceroni.
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sabato 22 marzo 2014
Il racconto Seppi che Giulio, un mio caro amico, era stato ricoverato in ospedale a Reggio. Da molto tempo era sofferente...
di Giuseppe Aprile
Seppi che Giulio, un mio caro amico, era stato ricoverato in ospedale a Reggio. Da molto tempo era sofferente. Io lo sapevo. Da circa due anni, dopo che ci vedevamo continuamente per andare a pesca, per stare assieme nel suo studio da pittore, andavo a vederlo mentre dipingeva e lui che stava con tavolozza e colori a creare meravigliosi quadri, ora stava poco bene; per non dire male del tutto. L’ho incontrato per la via e dopo pochi minuti che ci siamo incontrati, dovette trovare un posto a sedersi. «Vieni» mi disse. «Spostiamoci perché devo sedermi un poco. Mi stanco facilmente e mi sento dolori alle gambe ed ai fianchi. Non so cosa mi stia succedendo, ma da più tempo sto male, non sono più quello di una volta. Ti ricordi quando ero energico, attivo, volenteroso a camminare? Ora è tutto il contrario. La mia salute se ne sta andando per via di questa condizione per cui se cammino abbastanza mi stanco e devo andare a sedermi. Mi guardo nelle vetrine dei negozi ogni volta che ne trovo una. Faccio finta di guardare quanto è esposto ed invece mi fermo per guardare me, la mia faccia, il mio colore, il mio affannare che mi pare di morire. Ho fatto diverse visite e mi dicono che mi devono operare al più presto, che posso recuperarmi dalla malattia».
Le medicine della vita Io sono rimasto male. Ho temuto al peggio. I dolori non si spiegavano subito. Lo ricordavo attivissimo al porto di Villa, dove per ore ed ore stavamo a pescare con canne lunghe e pesanti. Era allegro, impegnato senza sosta, per una serata intera, a volte fino a dopo la mezzanotte e prendere pesci con gli l’amo che caricava ogni volta che i pesci mangiavano senza attaccarsi. Non diceva mai di stancarsi, non si lamentava. Non c’era segno di stanchezza e quindi assurdo quello che gli era ora capitato e che raccontava, dopo tanto tempo che non ci vedevamo sistematicamente; come prima. Giulio è sempre stato un mio amico. I suoi dipinti io li avevo spesso usati per illustrare su diversi giornali, miei racconti. Lo avevo individuato e ritenuto meritevole della pubblicazione di suoi dipinti che mi sono subito piaciuti. Era a una mostra collettiva a Mosorrofa, in occasione di una esposizione collettiva. Tra i molti pittori che esponevano, lui era stato il mio preferito. E siccome espongono con molta facilità, queste persone che si dedicano alla pittura anche se non hanno molto talento, sono rimasto attratto dai quadri di Giulio fino a soffermarmi su di essi con molta insistenza. Io non lo conoscevo, ma lui s’è avvicinato - era tra alcuni suoi amici espositori - perché aveva capito il mio interesse per la sua pittura. Mi chiese spiegazioni della mia insistenza nel guardare i quadri suoi e gli ho riferito proprio perché mi piacevano molto. La cosa, ovviamente, gli ha fatto tanto piacere che poi, avendo saputo della mia attività di giornalista e scrittore, diventammo amici, mi ha voluto regalare proprio uno di quei tre quadri ed io, come faccio spesso, l’ho inserito tra i pittori meritevoli di essere additati come validi artisti. Ho utilizzato molti suoi quadri e una volta gli chiesi di fare un disegno che illustrasse la pesca che facevamo assieme, lui specializzato, io alle prime armi stimolato dall’abbondante pescata che lui faceva al porto di Villa S. Giovanni. Vederlo adesso, in quelle condizioni di evidente difficoltà, mi ha fatto davvero un po’ di rabbia. Non avevo più davanti a me il solito Giulio, artista gioioso e contento, ma un essere umano davvero triste, dolorante, stanco, bisognevole di sedersi per riposo. Non poteva stare più di mezz’ora in piedi che gli arrivava una condizione di stanchezza e doveva sedersi per riprendersi. Non ci siamo visti più per qualche mese e dopo m’è arrivata la notizia che era stato operato all’ospedale. L’ho chiamato e mi ha risposto dall’ospedale dicendomi di stare meglio, ma che aveva corso un brutto pericolo. Andai subito in ospedale e mi resi conto dell’accaduto. L’operazione, difficilissima, era stata eseguita da un medico abbastanza conosciuto che operava in questo ospedale; un reggino purosangue che da anni ed anni faceva miracoli in quell’ospedale cittadino. Mi ha detto Giulio: «C’è la tendenza a pensare che da noi non ci sono eccellenze in materia di medicina, come in altre cose. Invece c’è gente che fa il fatto suo. Io non so cosa mi verrà in fatto di guari-
Lo ricordavo attivissimo al porto di Villa, dove per ore ed ore stavamo a pescare con canne lunghe e pesanti Non diceva mai di stancarsi, non si lamentava
gione completa, ma l’operazione è stata difficilissima e mi hanno assicurato che a breve potrò tornare totalmente come prima.» Incontrai Giulio circa un mese dopo, in compagnia di altre tre persone. Era davanti a casa sua, sul marciapiedi a conversare. Mi fermai e ci siamo abbracciati affettuosamente. E Giulio, di fronte a quelle persone, ha fatto: «Peppe, sono vivo, ho passato le pene dell’inferno, ma ora sono contento, mi sto riprendendo bene e sento che passerà tutto. Per come ero, è già un miracolo come sono. Benedetto quel medico che mi ha operato. È di Reggio Calabria, locale, un reggino autentico. Ma non è stato bravo solo con me, mi dicono che tutti coloro che hanno avuto a che fare con lui, in sala operatoria, perché ammalati, hanno avuto la fortuna di uscire da ogni forma di pericolo proprio perché questo medico ha una mano divina, sa operare a meraviglia, fa miracoli. Mi devi credere! D’ora in avanti, guai a chi mi parla male dei nostri medici! Ci sono mediocri, ma ci sono le eccellenze, come in altri posti». Io, contento di averlo trovato bene, che non si stancava più con nel volto ovvi segnali che testimoniavano il suo ricovero, la sua permanenza in ospedale e l’operazione subita in oltre un mese di ospedale, sulle prime non detti tanto peso a quanto mi diceva in merito alla bontà e alla bravura di alcuni nostri medici. Del resto non mi collocavo tra i denigratori di questa città. Era al contrario. Ho sempre tentato di salvare le cose da giudizi affrettati e localmente tendenti alla denigrazione. Poi detti più attenzione alla cosa e mi addentrai pure nel discorso di individuare reparti di eccellenza per questo ospedale. Primo tra tutti quello di Ematologia che è conosciuto come uno dei migliori centri di tutta l’area mediterranea. Un reparto ottimo, con eccellenti medici, una direzione eccezionale, bravo personale specializzato e dotato di grande educazione e di capacità di rapportarsi con la gente tutta. Ovviano, con intenso lavoro a grande pazienza, alla evidente insufficienza di mezzi e strutture, rispetto alla enormità di pazienti da servire quotidianamente. Ma il direttore di prima e la direttrice di ora, sono di grandissimo valore. Ma anche la Cardiologia, diretta in modo fenomenale dal dottore Ielasi, è un reparto di eccellenza. Personalmente avevo avuto modo di apprezzare il reparto, al tempo del suo direttore dottore Adornato, un mio personale amico, quando la figlia dottoressa Elena aveva dimostrato di capire il cuo-
sabato 22 marzo 2014
Il racconto
ricette. Ogni volta che capito a una farmacia, trovo sempre ragione di nervosismo. L’altro giorno sono capitato in farmacia e m’è capitato quanto merita attenzione.
re e tutte le sue caratteristiche, individuando anche un caso che a Milano, il grande professore Alfieri, aveva apprezzato esprimendo giudizi assai positivi nei suoi confronti. L’ho saputo direttamente e ho avuto occasione di apprezzare questa bravissima dottoressa di cui la gente può fidarsi, come anche di tutto lo staff medico del dottore Ielasi che con la collaborazione di bravissimi infermieri, garantiscono risultati miracolosi a quanti vengono ivi ricoverati. Ho constatato che il settore sanità, in questa città, è eccellente. Ovviamente ben sapendo pure che mancano spesso strutture e mezzi adeguati e la bravura dei tantissimi medici a volte è limitata proprio per l’insufficienza di mezzi e posti letto e per l’eccessivo carico di lavoro che grava su un numero di infermieri decisamente insufficiente e con carico di lavoro senza possibilità di sosta. Come al reparto di pronto soccorso dove pochissimi medici e poco personale, hanno da fare quotidianamente con file eccessive. Triplicare il numero di personale e locali, al reparto presso il pronto soccorso, sarebbe il minimo indispensabile perchè accanto alla bravura del personale, il cittadino che ha bisogno, possa avere la possibilità di venire servito in tempi meno biblici, con attese estenuanti. La gravità dei casi che ricorrono, è segnalata da cartelle di diverso colore. Si dà priorità ai casi più gravi, nel mentre sarebbe giusto ricordarsi che al pronto soccorso occorre essere sempre pronti perché, chi si presenta, è già un caso importante e quasi sempre in sofferenza notevole. Non va in ospedale se uno non ha urgenza. Giulio si mise a discutere con me e gli altri sulla bravura di quanti ha avuto occasione di vedere all’’opera in ospedale, dimenticando, però, che il cittadino soffre disfunzioni in fatto di sanità che vanno rilevati e che costituiscono ragioni che la politica non risolve, aggrava, rende la sanità un fatto di clientele politiche. Poi, distaccatomi da lui, cominciai a riflettere con puntualità per recuperare nella mia mente, la geografia della situazione sanitaria perché sapevo che una cosa era la bravura di tanti medici e la validità di tante strutture sanitarie, altro era il sistema complessivo che rendeva e rende la sanità un pianeta del tutto negativo. È difficile avere a che fare con i medici di base. I loro studi sempre intasati. La loro disponibilità sempre insufficiente. Molti mutuati, troppe malattie inventate, troppe medicine a volte per nulla, troppe
Nella farmacia c’era una lunga fila di persone e ognuno disquisiva, sotto forma di lamentele, di farmaci, ricette, medici curanti e, in sostanza, di soldi che escono senza mai rientrare nelle tasche
Nella farmacia c’era una lunga fila di persone. Non finiva mai. Per ognuno che si sbrigava, subito erano altri che entravano. Uno disse: «Tutte le botteghe sono in crisi. Non ci entra mai nessuno. Non riescono a vendere e stanno chiudendo in tanti. C’è una lunga via che era piena di negozi, ora tutte le porte si sono chiuse; anche gente che aveva l’esercizio da diverse generazioni. Non ce la fanno più nemmeno a pagare i fitti», «E tutte le farmacie non solo conservano i propri clienti, ma si infittiscono tanto che all’entrata devono essere dotati di apparecchio per tirare fuori la numerazione per la fila» osservava un altro. E Carlo, un ragazzo che soffriva di denti, precisava: «Le farmacie non vanno mai in crisi. Sono sempre piene a zeppo e più passa peggio è perché i medici sembra siano buttati a prescrivere medicine anche per una stupidaggine qualunque». «Le industrie delle medicine» sbotta Alfio, «non vanno mai in crisi. I medici le foraggiano e ci guadagnano pure: E come! Vanno in crisi i negozi di abbigliamento, quelli degli alimentari. Molti mercati sono mal ridotti o hanno chiuso del tutto. Ma per le medicine non c’è mai crisi». «Dicono che la sanità è una riforma urgente» dice Franco che intanto mantiene il suo posto in fila. «Altro che riforma!» continua. «Da quando è entrata la politica negli ospedali, è uscita la vera sanità. Più ammalati, più affollamenti ai pronti soccorsi, più folle in ogni luogo sanitario. I medici aumentano di quantità, ovviamente non di qualità, perché tutti prendono medicina alle università pur se ci sono i numeri chiusi. E meno male che ci siano perché con l’abbassarsi della qualità, anche la medicina è diventata una industria che fa affari e non c’è bisogno di avere vocazione per fare il medico, basta avere l’idea del guadagno che si fa». Mimmo Chiane si lamenta più degli altri. Parla che sembra una fiumana di parole. È molto arrabbiato e ha deciso di non entrare mai in farmacia. Manda il figlio quanto ha bisogno. Lo manda a malincuore ma sa che non può sfuggire alla logica vigente che vede quasi tutti mischiati in questa industria del medicinale e della sanità che è diventata una vera e propria questione di affari. Ecco quanto dice: «Una volta molte medicine le avevamo perché c’era la mutua che consentiva di utilizzarle senza pagare. Le medicine le dava la mutua e solo raramente l’ammalato doveva fare ricorso al proprio portafogli per averle; si trattava solo di qualche medicina particolare che nulla aveva da spartire con i bisogni di certe malattia assai diffuse. Ora per ogni medicina hai bisogno della ricetta, non te ne fanno mai più di una e le medicine vengono date una per ogni ricetta; solo una perché così i medici che ti fanno la ricetta si pagano ogni volta. Non vale più che il lavoratore si vede la trattenuta sulla busta paga per l’assistenza sanitaria. Per ogni medicina ci sono diverse pezzature di pagamento. Paghi perché ti dicono che quella che ricevevi gratuitamente, ora è sostituita da un’altra che richiede cinque euro in più come costo. La solita ti costa dieci euro in più. C’è il solito costo “per la ricetta” che vuol dire che il medico viene pagato con ricavato in sede di vendita. Tu vai dal medico, ti fa la ricetta che sembra gratis e, poi, in farmacia trattengono anche il costo del medico che ti prescrive lasciando l’illusione che l’ammalato sia stato servito gratuitamente del suo medico che ha un suo prezzo per ogni assistito che registra al suo ufficio. Poi - dice ancora Mimmo - non c’è più una sola medicina che ti venga data senza che tu sborsi una quota; nemmeno le medicine che devi consumare obbligatoriamente, ti danno. Per ognuna devi pagare ogni volta. O la quota ricetta, o la “differenza”, o per parziale contributo. La conclusione - finisce - è che la mutua non è più mutua. Non serve più anche perché alla fine, secondo la tua salute, sono più o soldi che paghi che le medicine che prendi. O dicano chiaro e tondo, almeno, che la sanità è enormemente costosa. Dicano che dobbiamo noi mantenere ospedali, farmacie, medici!». «Un discorso a parte» dice Vincenzo della scala lunga, «lo meritano lo stato con i dentisti. Chi ha denti ammalati, ha due obblighi primari. Deve andare da un medico privato e deve pagare fior di quattrini tanto che la massa che ha denti poco buoni, se li tiene come li ha: ammalati. Il costo dei dentisti è decisamente alto. Un disastro incontrollabile. Quello che conta, in materia di sanità. È la risultante che riguarda tutti i cittadini che hanno diritto ad una sanità gratuita, ad un sistema in cui godano di un servizio decisamente di prima grandezza, senza lacune e con la certezza di essere serviti e mai di stare al servizio. La salute è la prima cosa per tutti».
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