Anno 38 - 28 Giugno 2014 - Numero 26
Settimanale indipendente di informazione
euro 0,50
di Lucia De Cicco
A Cassano Ionio per chiedere scusa, il papa “ammonisce” la ‘ndrangheta per la sua “separazione” da Gesù Cristo TORNA IL BOULEVARD
A TU PER TU CON LA MEMORIA
L’estate? Una passeggiata se sei a Cosenza
Quando la Calabria “Botte” fu tra Corona di fine anno e Repubblica per una bocciatira
di Francesco Fotia
Giuliano Palma e Nino Frassica tra i primi protagonisti della 3a edizione
AL TELESIO DI COSENZA
di Pasquale Falco
Una fotografia della storia di 70 anni fa nel libro di Fucilla e Pellegrino
L’increscioso episodio dell’aggressione
II
sabato 28 giugno 2014
Tra “disattenzioni e strumentalizzazioni”
Il proclama della scomunica dei "mafiosi" decretata in forma solenne e decisa tra gli scavi dell'antica Sibari da papa Francesco ha suscitato il plauso di tutti
Scomuniche come se piovesse di Pietro De Leo
Il proclama della scomunica dei “mafiosi” decretata in forma solenne e decisa tra gli scavi dell’antica Sibari da papa Francesco I il 21 giugno 2014 ha suscitato il plauso di tutti, in particolare di quanti hanno subito palesi ingiustizie e misfatti e continuano ad esserne ancora vittime. Non è, però, la prima volta che la Chiesa censura tali comportamenti (checché ne dica qualche distratto affabulatore che parla di “nuova era”). Essi vanno, però, letti nel contesto più generale, dove ora sono meglio precisati, senza - a mio avviso - lasciarsi trasportare in inutili e faziose polemiche, anche da parte di chi si professa ateo o miscredente e pertanto non ha assolutamente, come suol dirsi, voce in capitolo, mischiando spesso ruoli e circostanze. Compito essenziale della Chiesa è quello di annunciare il Vangelo, cioè la “buona novella” che in nome di Dio affratella tutti insegnando con i suoi “comandamenti” di trascorrere un’ esistenza serena, in attesa di passare a miglior vita, in attesa della beata resurrezione. In perfetta sintonia con tale missione, perciò, Giovanni Paolo II, in visita nel 1993 ad Agrigento, affermò ad altissima voce rivolgendosi a tutti: «Che sia concordia! Dio ha detto una volta: non uccidere! Non può l’uomo, qualsiasi uomo, qualsiasi umana agglomerazione... mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio!» E quindi aggiunse: «Questo popolo, popolo siciliano, talmente attaccato alla vita, popolo che ama la vita, che dà la vita, non può vivere sempre sotto la pressione di una civiltà contraria, civiltà della morte! Nel nome di questo Cristo crocifisso e risorto, di questo Cristo che è vita, via, verità e vita. Lo dico ai responsabili: convertitevi!». Per i cristiani credenti e praticanti secondo il diritto canonico, si incorre nella scomunica, a causa di un peccato grave (come adulterio, aborto, omicidio, concubinato, ecc.) e fino all’eventuale assoluzione, tali peccati ed errori escludono il battezzato dalla comunione con la Chiesa, vietandogli di ricevere o amministrare sacramenti e di esercitare qualsiasi ufficio ecclesiastico.
Non è, però, la prima volta che la Chiesa censura tali comportamenti checché ne dica qualche distratto affabulatore che parla di “nuova era”
La scomunica priva dell’esercizio dei diritti, non dei doveri, fra cui la partecipazione alla messa (senza ricevere la Comunione) la domenica e le feste di precetto, il digiuno nei giorni prestabiliti, etc. Perciò nessuno può essere espulso dai luoghi di culto, anche se notoriamente mafioso. Più severe le pene di scomunica per gli ecclesiastici che compiono atti non consoni al loro ministero: è il caso del prete australiano dell’arcidiocesi di Melbourne per l’apertura alle coppie gay e il sostegno alle donne sacerdote, scomunicato da papa Francesco appena un mese fa. Riandando a tempi a noi non molto lontani, a partire dalla II Guerra mondiale va ricordata la scomunica comminata da Pio XII a partire dal 1 luglio 1949 a tutti i cristiani che aderivano all’ideologia marxista del Partito comunista. Una censura che certo non venne bene accolta dai molti dei suoi militanti, che “a casa” - dicevano - volevano seguire i riti dei loro padri, ma “al Comune e in Parlamento” preferivano aggrapparsi alla falce e al martello, quando il Sant’Uffizio escluse dai sacramenti i cattolici iscritti ai partiti comunisti di ogni nazione.
In apertura, Papa Francesco A destra Giovanni Paolo II A centro pagina Pio X e Pio XII
sabato 28 giugno 2014
Tra “disattenzioni e strumentalizzazioni”
Mentre ci si chiedeva come mai il papa non non avesse scomunicato Hitler. Tema assai controverso al quale don Sturzo rispose: «Temo che quale risposta alla minaccia di scomunica, Hitler ucciderebbe il più grande numero possibile di ebrei. E nessuno potrebbe impedirgli di farlo». Tra le scomuniche recenti che hanno avuto risonanza mediatica vi sono quelle riguardanti sia il vescovo Marcel Lefebvre, fondatore di un gruppo tradizionalista “Fraternità sacerdotale San Pio X” che rifiutò molte delle innovazioni introdotte dal Concilio Vaticano II, già sospeso a divinis nel 1976, nel 1988 e incorse nella scomunica latæ sententiæ per avere ordinato quattro vescovi senza mandato pontificio, sia il vescovo Emmanuel Milingo, postosi a capo di un movimento che propugna l’ordinazione di preti sposati e presa moglie lui stesso, e nel 2006 anch’egli venne scomunicato per aver ordinato dei vescovi senza permesso. Una lunga storia quella delle scomuniche che s’intrecciò in Italia con la proclamazione dell’Unità e col Sacco di Roma.
Giovanni Paolo II in visita nel 1993 ad Agrigento, affermò «Dio ha detto una volta: non uccidere! Non può l’uomo, qualsiasi uomo, qualsiasi umana agglomerazione... mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio!»
Pio IX per la sua politica ostile alla Chiesa, che culminò nell’invasione e annessione dello Stato Pontificio al Regno d’Italia inflisse ben tre scomuniche alla Casa Savoia, sia a Vittorio Emanuele II il re “galantuomo” sia ai suoi successori, e insieme a chiunque collaborasse al governo dello Stato. Con la disposizione del Non expedit (1868), il papa ribadiva, inoltre, l’inopportunità per i cattolici italiani di partecipare alle elezioni politiche dello Stato italiano e, per estensione, alla vita politica. Inoltre il pontefice inflisse la scomunica a Casa Savoia, vale a dire sia a Vittorio Emanuele II sia ai suoi successori, e insieme con loro a chiunque collaborasse al governo dello Stato, questa scomunica venne ritirata solo in punto di morte del sovrano, quando Pio IX inviò un sacerdote a impartirgli l’assoluzione. Si direbbe: davvero un buon inizio! Altro che mafia. Il divieto ai cattolici italiani di partecipare alle elezioni e in genere alla vita politica dello Stato italiano fu concretato con decreto della Sacra Penitenzieria del 10 settembre 1874, ribadito come obbligatorio in atti successivi benché di fatto non applicato in vari casi. Pio X, con l’enciclica Il fermo proposito dell’11 giugno 1905, pur non revocando formalmente il divieto, permise l’adito dei cattolici alla vita politica qualora sussistessero circostanze speciali riconosciute dai vescovi; l’ambiguità di questa disposizione consentì, nelle elezioni del 1913, il cosiddetto patto Gentiloni. Il divieto fu abolito implicitamente da Benedetto XV, che nel 1919 permise ai cattolici di aderire al Partito popolare di Don Luigi Sturzo. Bisognerà aspettare l’11 febbraio 1929 festa dell’apparizione di Nostra Signora di Lourdes per la firma del concordato tra Stati e Chiesa che cancellò la scomunica. Il 13 febbraio 1929 Pio XI tenne un discorso a un’udienza concessa a professori e studenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che passò alla storia per un passaggio in cui Benito Mussolini fu indicato come “l’uomo che la Provvidenza ci ha fatto incontrare”. La storia è anche questa e non va dimenticata. La scomunica ha sempre rivestito particolare importanza nella storia della Chiesa, in particolare nei rapporti tra il Papato e i poteri laici, sovrani, principi e comuni: fu sempre lo strumento principale del potere ecclesiastico per costringere un fedele a staccarsi e a disobbedire al “signore scomunicato”. Una storia assai lunga e variegata sulla quale - se sarà possibile e i lettori lo vorranno - diremo di più.
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Pillole di fede A Cassano per chiedere scusa, il papa “ammonisce” la ‘ndrangheta per la sua “separazione” da Cristo
Francesco traccia la linea di confine di Lucia De Cicco
Migliaia i pellegrini e non solo, giornalisti, semplici curiosi, ma anche occasionali turisti di passaggio, che si sono recati lo scorso 21 giugno, memoria di San Luigi Gonzaga, per assistere alla messa di papa Francesco, a Sibari, Cassano allo Ionio, e con ogni mezzo, bus, auto private, in navetta. Un’area allestita con servizi di acqua, cappelli per il sole, servizi igienici e punti d’informazione e di pronto soccorso, suddivisa in settori anche se non transennati, che partivano dall’area A1, direttamente sotto il palco della celebrazione, all’area H4 a Marina di Sibari allestita la sala stampa. Organizzazione impeccabile, per una visita, che ha toccato tanti punti della località cassanese, creando, ovviamente, qualche disagio ai residenti e alla viabilità del traffico, limitata e chiusa in alcuni tratti per motivi di sicurezza, soprattutto nelle strettoie, dove Francesco, come suole fare, si è fermato per stringere mani e accogliere i bisognosi. Il Santo padre, è atterrato con l’elicottero della Santa sede, attorno alle 10,30 dopo la visita al carcere di Castrovillari, nello stadio comunale nel centro abitato di Cassano, a un passo dall’hospice, dove i malati terminali, l’hanno aspettato con grande attenzione e poi la folla, l’ha letteralmente assalito per consegnargli figli da benedire, piccoli omaggi, e strette di mano. Nella cattedrale, l’incontro con il clero della diocesi, e gli anziani di Casa Serena, che sta proprio in cima al paese. Il tutto in mezzo a una folla di persone, che dietro le reti di protezione e transenne, acclamava alla speranza di salvare feriti e carnefici dall’orrore, dei regolamenti di conti tra clan di ‘ndrangheta, che proprio lì in quel luogo ha registrato uno dei crimini più orrendi, l’offesa ai “piccoli”, il futuro del mondo. Il sindaco di Cassano allo Ionio, Giovanni Papasso, ha dichiarato alla stampa che la visita del papa è un momento per ridare speranza alla comunità, si partirà da ciò per richiamare l’attenzione nei confronti di chi è sempre distratto dai problemi di questa terra (di Calabria), a guardare con occhi benevoli sia la società sia le nuove generazioni e per i tanti nuovi talenti, tanto da potere sperare in un futuro diverso e migliore. Per le strade già alle otto di mattina, c’è tanta folla, che aspetta tra bandierine e festoni giallo oro e bianco, c’è anche chi per l’occasione si è dilettato a confezionare un quadro, nella speranza che il papa lo benedica al suo passaggio. Un servizio d’ordine fin troppo eccezionale, anche se, lo sappiamo, lo abbiamo visto in più occasioni, Papa Francesco non desidera essere troppo “stretto”; infatti, all’uscita dall’hospice, si ferma in calorose strette di mano ai giornalisti, e qualche cittadino svincolato dalle transenne e benedice tutti, nella disperazione più totale delle sue guardie, che sono letteralmente sommerse dalla folla.
«Coloro che nella loro vita hanno questa strada di male come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio, sono scomunicati» Frase forte che ha suscitato un fortissimo applauso e che il Papa ha sottolineato con il volto rivolto al Corpus Domini
Si
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Pillole di fede
legge in una nota stampa diramata dalla Diocesi cosentina, e dall’ufficio delle comunicazioni sociali, direttore, vicario Enzo Gabrieli che il presidente della Conferenza episcopale Calabra, monsignore Salvatore Nunnari, arcivescovo di Cosenza-Bisignano, ha consegnato, a nome di tutti i sacerdoti calabresi 30mila euro per la carità, iniziativa voluta dalla Commissione presbiterale regionale, come segno penitenziale e di attenzione ai bisogni in tutta la Calabria da parte dei sacerdoti. Ogni sacerdote ha fatto pervenire, tramite la propria diocesi, l’offerta che è stata consegnata alla fine della celebrazione eucaristica al pontefice. Abbiamo chiesto tra i pellegrini quali sono state le esperienze personali, che quest’ arrivo ha prodotto nei cuori dei calabresi. Don Francesco Sicari della diocesi di Mileto che si trovava nello stadio nell’immediato atterraggio del papa ci ha così detto: «Ho provato un’emozione, che è quella di sempre, ogni qualvolta si vede il papa è una cosa eccezionale, che nasce dentro, e poi la meraviglia di guardarsi attorno e vedere l’attesa della gente, che è consapevole di trovarsi alla presenza di un evento, che è sicuramente unico. Ho avuto l’impressione volesse venire sotto la tribuna, e mi è dispiaciuto che l’hanno fatto salire subito sulla macchina del papa. Adesso lo aspetterò allo stadio per la concelebrazione della messa».
«Pper questa fede noi ha aggiunto il Papa rinunciamo a Satana e a tutti i suoi idoli, dall’orgoglio alla vanità, dal potere alle seduzioni del mondo e adoriamo Gesù Cristo, presente nella Santa Eucarestia Cercando di mettere in pratica il comandamento dell’Amore
Camillo Arena, collega giornalista di Teleuno, ci ha così comunicato: «Una bella emozione vedere il papa arrivare, scendere dall’elicottero nello stadio. È la prima volta che lo vedo anche se per lavoro. La redazione ha diversi colleghi su Cassano e ognuno mostrerà le riprese della sua tappa (alla domanda cosa vedremo sull’emittente)». «Nell’hospice, ci riferiscono Serena Vita e Savina Dicundo, ha benedetto gli ammalati e dato loro la mano. Una commozione e devozione fortissima per questo evento così speciale. Molto, ma davvero molto è accogliente Papa Francesco, l’impressione di una persona davvero buona, umano e vicino alla gente, vicino a noi tanto tanto tanto». Concetta e Pamela Pulignano, Francesco Pandolfi, che abitano nei pressi di Casa Serena, casa di riposo per gli anziani, che è stata ultima tappa del papa prima della Santa messa e che si trova collocata accanto alla chiesa di San Francesco d’Assisi, in cima al paese a mezz’ora di cammino: «L’ansia dell’arrivo del papa non ci ha fatto dormire la notte, ma anche il grande movimento, che abbiamo avuto in paese. Quindici giorni di attesa e di lavoro, per i volontari, vicini di casa, gente comune. Un evento, che speriamo, non resti unico e nella storia di Cassano, non succede spesso di vedere la gente, che collabora. Una bellissima cosa, che ha visto un paese intero rispondere in maniera forte, dimostrando che forse non siamo solo un paese di malviventi, ma anche di persone che si danno da fare, brava gente e normale. Ci sono tante associazioni, (Concetta già è membro dell’Avo), ma ci è venuta la voglia di crearne di nuove, perché hanno fatto qualcosa di bello nell’unità senza competizione e invidia. Ringraziamo il papa di essere stato in questa bellissima e sfortunata terra e ci benedica e lo invitiamo a ritornare, vieni Santo padre! Prega tanto per noi, ché abbiamo davvero un grande bisogno».
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Pillole di fede Abbiamo incontrato anche suor Piera Salacristi dell’ordine delle suore di Carità di Maria bambina di Cosenza: «Anche se non lo abbiamo toccato, è un uomo, che trasmette emozione. Lo abbiamo visto disteso in questa occasione, allegro, forse perché era inizio di giornata». Padre Ugo Brogno, che lavora da diciotto anni tra gli ammalati in ospedale, che si trovava nell’hospice accompagnatore di quattro disabili, ci racconta i momenti della visita: «Quello è il luogo chiave della sofferenza, in cui il Santo padre ha incontrato la sofferenza. Proprio là, dove ci sono sofferenti, poveri, bambini e anziani, categorie degli ultimi fra gli ultimi, che hanno necessità di accoglienza e affetto, malati terminali a lunga degenza. Il novello Pietro ha abbracciato i sofferenti in questo lembo di terra che è Cassano allo Jonio, ed è venuto a portare una speranza. Mi ha colpito la sua semplicità, affabilità, il porsi in empatia con la gente. Possiamo definirlo il papa del popolo, non delle grandi strutture e dei potenti». Abbiamo anche incontrato una famiglia di Brescia, la famiglia Ducoli, che appena arrivata in vacanza e attratta dalla folla, si è subito recata nel luogo della messa, un primo giorno di vacanza, che ormai ripetono da quattro anni, non avendo alcun legame parentale con la Calabria e che trovano bellissima e ospitale: «La coincidenza ha voluto che ritardassimo anche le nostre vacanze di qualche giorno. Arrivati, vedendo la strada interrotta abbiamo valutato la possibilità di vedere il papa, che sapevamo venisse in Calabria, ma di preciso dove ne eravamo allo scuro, porteremo a casa anche questo bel ricordo». Interessanti le riflessioni di una giovanissima studentessa di Teologia, Antonietta Patitucci di Roggiano, Cosenza: «Ho seguito le omelie del papa a Lampedusa, Sicilia, in Sardegna e Assisi, ma in Calabria, ho notato la sua stanchezza durante l’omelia, è stato più sintetico, probabilmente per una giornata intensa e faticosa concentrata in tante tappe. Non ho compreso il senso del suo chiedere scusa, e se fosse riferito alla ‘ndrangheta, avrei voluto più approfondimento sul tema della malavita organizzata. Penso, tuttavia, che il segnale di esortazione affinché la ‘ndrangheta lasci la nostra terra sia cosa positiva. Svegliare le coscienze è importantissimo. Questo è il primo papa che lo fa con determinazione. Le coscienze delle istituzioni si muovono solo con forti scosse e qui lo scossone c’è stato. La Chiesa non è costituita solo dal papa e dai suoi presbiteri, ma anche dai laici, che devono appoggiare e assorbire il messaggio con i fatti con le parole. È troppo facile e lo facciamo in tanti dirlo solamente, ma con le azioni, diventa più difficile. I colossi, ho notato, però, che li ha smossi, questo papa è evidente non ha alcuna paura di morire. Lo seguo, costantemente, in tutte le sue omelie a Santa Marta, semplici, dirette, sono molto interessata ai suoi discorsi. Mi piace e arriva a tutti i cuori». Abbiamo anche intervistato uno dei tanti volontari che a vario titolo, protezione civile, volontari sul campo, assistenza sanitaria 118, si sono adoperati, affinché i pellegrini avessero la migliore accoglienza possibile. Abbiamo raccolto la testimonianza di Pina Amato di Cariati, Cosenza: «Papa Francesco ha portato un raggio di sole in questa terra calabrese, per darci la forza di poter affrontare le tante difficoltà, che la stringono. Noi dell’assistenza sanitaria ci siamo organizzati con tende e letti per le varie emergenze. Abbiamo registrato dei codici gialli e verdi. Siamo stati solerti e non è mancata la
sabato 28 giugno 2014
Pillole di fede giusta assistenza, che abbiamo registrato nella soddisfazione del paziente, cosa da non trascurare, perché vuol dire che il servizio offerto è stato funzionato». È stato distribuito, da un nutrito corpo di volontari giovani non solo italiani, il libretto della celebrazione eucaristica e una rivista l’Abbraccio, con varie notizie sulle tappe, che il papa ha toccato, come tra l’altro l’incontro, con il clero in Cattedrale e il pranzo per i poveri nel Seminario. Tanto percorso fatto a piedi, ma che ha decretato una gioia fortissima negli occhi di tutti i fedeli, che non dimenticheranno presto un evento così speciale a detta di molti. La celebrazione eucaristica è stata preceduta dall’introduzione di monsignor Nunzio Galantino vescovo della Diocesi sulla storia cassanese e del suo territorio, fatta, dice, di grande generosità e impegno, una chiesa incarnata fortemente nel suo territorio. Ma ad acuire la sua fatica la malavita organizzata, che rallenta la sua crescita. La ‘ndrangheta non si nutre solo di soldi e male-affare, ma anche di coscienze addormentate e conniventi. La Chiesa calabrese è disposta e impegnata a risvegliare le menti, educando alla vita buona del Vangelo, ma a volte, per stanchezza rallenta il passo e rischia di perdere la gioia evangelica e l’entusiasmo della testimonianza. La presenza, aggiunge, del Santo padre ci aiuterà a recuperare entrambe.
La parola “scusa” rivolgendosi al papa, che scrisse quando chiese la collaborazione per la Conferenza episcopale italiana, ugualmente ridetta nell’intenzione di arrivare a Cassano, si deve rivolgere da parte di questa Diocesi a tutti quelli che pur chiedendo di avvicinare il papa, giovani, malati, storie di grande sofferenza, e in cerca di punti di riferimento e del gesto di accoglienza ha ricevuto il “no”, perché non per tutti è stato possibile avere quest’incontro. La Madonna della Catena patrona della città possa guardare un clero attento e ricordarlo attraverso il santo rosario, preghiera forte e cara alla gente di Calabria, così conclude il vescovo della Diocesi di Cassano. Nell’omelia il Santo padre Francesco ha ribadito l’importanza di amare un solo Dio quello eucaristico, non abbiamo altro Dio all’infuori di Lui. Aggiunge, quando all’adorazione del Signore si viene a sostituire quella del denaro si offre la strada all’interesse personale, si diventa adoratori del male, come coloro, che vivono di male affare e di violenza. La Calabria tanto bella conosce le conseguenze di questo peccato. La ‘ndrangheta è adorazione del male, dice Papa Francesco, disprezzo del bene comune, questo male va allontanato e gli si deve dire di no, così come la Chiesa, dovrà spendersi sempre di più, affinché, siano ascoltati i giovani, che chiedono, di essere liberi, bisognosi di speranza e di poter rispondere alle esigenze di fede. «Coloro che nella loro vita hanno questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio, sono scomunicati». Frase forte che ha suscitato un fortissimo applauso e che il papa ha sottolineato con il volto rivolto al Corpus Domini; per questa fede noi, ha aggiunto, rinunciamo a Satana e a tutti i suoi idoli, dall’orgoglio alla vanità, dal potere alle seduzioni del mondo e adorare nessuno se non Gesù Cristo, presente nella Santa Eucarestia. Cercando di mettere in pratica il comandamento dell’Amore. «Come vescovo di Roma, vi incoraggio nel vostro cammino con Gesù Carità, voglio esprimere il mio sostegno al vescovo, ai presbiteri e ai diaconi di questa Chiesa e anche dell’Eparchia di Lungro, ricca della sua tradizione greco-bizantina e a tutti i pastori della chiesa di Calabria, affinché stimolino iniziative e stili di vita, che pongano al centro le necessità dei poveri e degli ultimi ed estendo anche alle Autorità civili, che cerchino di vivere l’impegno politico e amministrativo per quello che è, un servizio al bene comune. Testimoniate tutti voi, dice Bergoglio, la solidarietà completa con i fratelli, soprattutto quelli, che hanno più bisogno di speranza e tenerezza, la tenerezza di Gesù, la tenerezza eucaristica». E ha continuato dicendo che la speranza esiste nelle famiglie, ci sono segni anche nelle parrocchie, nei movimenti e associazioni, facendo riferimento anche al progetto Policoro diretto all’imprenditoria giovanile, mettendosi in gioco, creando momenti lavorativi per sé e gli altri, affinché, opporsi al male con la potenza della speranza, che non deve essere rubata ai giovani. La comunione e la benedizione finale, riportano a casa un Popolo, ormai stanco, da una lunga giornata di emozioni e caldissima di sole mediterraneo, ma pieno di speranze? Lo sapremo presto... se la Calabria riuscirà a uscire dal suo torpore e la Chiesa del territorio resterà salda nel proposito lanciato da Papa Francesco, accolto con benevolenza anche da alcuni magistrati antimafia, quello di scomunicare la malavita, perché non è possibile che non si sappia chi siano tali personaggi, in una Terra, la nostra di Calabria, in cui la ‘ndrangheta è organizzata prevalentemente sulle reti familiari.
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La speranza del cambiamento
Il grande abbraccio di Papa Francesco
L'arrivo di Bergoglio, tanto desiderato da tutta la diocesi di Cassano, segna forse un periodo storico
etti di Carmelita Brun
Una splendida giornata di sole e un’aria gioiosa si è respirata, nella Piana di Sibari, la più grande pianura della Calabria, per l’arrivo di papa Francesco, Jorge Mario Bergoglio. Dalla sera già dei gruppi di pellegrini hanno scelto di accamparsi in tenda per trovarsi in orario e godersi la Santa messa. Dalle ore 8,30 tutta la macchina operativa, Consorzio, Croce rossa, Protezione civile, volontari, forze dell’ordine, era già attiva per accogliere i pellegrini, più di 250mila, arrivati da tutta la regione e da altri luoghi confinanti. Il caldo e le lunghe ore di attesa sotto il sole non hanno frenato il popolo dei fedeli, dei malati, delle autorità politiche, il presidente della Provincia di Cosenza Mario Oliverio, il sindaco di Cassano Ionio Giovanni Papasso, che in una bella lettera esprime tutta la sua gratitudine al Pontefice per la sua visita. Tutti insieme raccolti in preghiera e con il canto abbiamo accolto papa Francesco mentre entrava con la papamobile con il cuore palpitante di gioia. Una grande festa per una terra come il Sud che dalla fine dell’800 vive il disagio della periferia e la violenza della ‘ndrangheta, piaga sempre aperta fino a oggi. L’arrivo di Papa Francesco, tanto desiderato da tutta la diocesi di Cassano Ionio seguita dal vescovo e segretario della Cei Nunzio Galantino e da tutta la regione, segna un periodo storico, il Terzo millennio: epoca difficile che vede la caduta degli ideali, dei punti di riferimento e dell’etica. Mai come ora la guida del Papa Francesco diventa urgente, una luce che illumini l’ombra, speranza per guardare al futuro e non assistere più alla morte di bambini uccisi come il piccolo Cocò Campilongo.
Papa Francesco durante la funzione Sopra, in attesa del suo arrivo (foto Carmelita Brunetti)
Epoca difficile che vede la caduta degli ideali, dei punti di riferimento e dell’etica Mai come ora diventa urgente avere una luce che illumini l’ombra
L’omelia della messa del 21 giugno stravolge perché dopo papa Giovanni Paolo II che ai mafiosi aveva chiesto di convertirsi, per la prima volta un Papa parlando a braccio dice che «la Chiesa deve dire no alla ‘ndrangheta. I mafiosi sono scomunicati». Papa Francesco umile, forte e determinato, senza parafrasare parla al cuore di tutti e colpisce nel segno. Ci parla del male e dice che deve essere allontanato perché solo nella libertà e nella legalità si vive con l’amore di Dio. «Facenti quod est in se Deus non denegat gratiam» Dio non nega la grazia a chi fa quello che ha nelle proprie mani, questo assioma teologico apre profonde riflessioni sulla libertà dell’uomo di scegliere il bene o il male e di quanto esso coincida con il pensiero filosofico di Kant sull’origine del male. La lotta fra male e bene dunque si affaccia nei fatti di corruzione e latrocinio. Nel suo discorso il papa cita anche i giovani di Policoro perché con tanto coraggio hanno deciso di crearsi un lavoro nella propria terra e di vivere li per combattere l’emigrazione. Il pontefice invita tutti a camminare in comunione con Dio a non cadere nell’omertà per la salvezza e a pregare per Lui. Parla della società corrotta e che bisogna essere forti. Intorno all’altare allestito con semplicità e raffinatezza c’è un mare di gente e un grande silenzio, un’atmosfera surreale, il papa è qui, è fra noi! È una speranza di cambiamento. Rousseau, autore della teoria del “buon selvaggio”, scriveva: l’uomo è buono per natura: la corruzione e l’inclinazione al male vengono dal di fuori; hanno origine cioè dagli ordinamenti della società. Una volta che questi siano stati mutati, il male sparirebbe e subentrerebbe il regno della beatitudine e della felicità. Incamminarsi verso la strada della legalità è l’obiettivo da perseguire, solo cosi la visita del papa ai detenuti nel carcere di Castrovillari e nell’intero territorio avrà senso.
sabato 28 giugno 2014
A scuola con le unghie e con i denti Bocciano la figlia e loro aggrediscono la vicepreside. L'episodio è avvenuto al liceo Telesio di Cosenza
Botte di fine anno Dal Corriere della Sera - Scuola -25 giugno 2014 di Valentina Santarpia Bocciano la figlia e loro aggrediscono la vicepreside. L’episodio è avvenuto al liceo Telesio di Cosenza. I genitori della ragazza, che dovrà ripetere l’anno scolastico, erano andati a scuola chiedendo di parlare con il preside. Ma il capo d’istituto era impegnato come commissario esterno in un altro istituto e così sono stati accolti, dopo una lunga attesa, dalla vicepreside Rosanna Gallucci. Il confronto sull’esito negativo del percorso scolastico è però velocemente degenerato e la donna è stata presa a calci e pugni perché i genitori, infuriati, contestavano la valutazione sulla ragazza. Sul posto è giunta una Volante della Polizia che ha segnalato l’episodio alla Procura della Repubblica. Un episodio “sconcertante”, dice amareggiato il preside dell’istituto, da cui però la ragazza, 14 anni, non prende le distanze: anzi, su Facebook in queste ore sta continuando a minacciare gli altri professori. «La Gallucci è stata sistemata - scrive incurante delle possibili denunce nei suoi confronti - ora tocca agli altri». La donna ha picchiato, l’uomo ha fatto da “palo”. «Abbiamo aperto un’inchiesta su quanto accaduto, a seguito dell’immediata segnalazione della squadra mobile di Cosenza» dice il procuratore capo, Dario Granieri. L’aggressione è avvenuta martedì in tarda mattinata, il giorno dopo la pubblicazione dei risultati di fine anno. La docente, Rosanna Gallucci, è stata aggredita dalla madre dell’allieva bocciata. Il marito della donna, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, avrebbe fatto da “palo” sulla porta della stanza in cui si svolgeva l’incontro. Ad aggredire fisicamente la docente sarebbe stata la donna che ha procurato alla vicepreside traumi e ferite giudicate guaribili in 25 giorni. La docente sarebbe stata afferrata per i capelli e buttata a terra, e poi colpita più volte alla testa e al viso con calci e pugni.Un’altra insegnante, che aveva intuito il nervosismo dei genitori della studentessa, sentendo le grida è intervenuta immediatamente, ma all’inizio è stata ostacolata proprio dal marito che teneva la porta chiusa, mentre sua moglie dava alla professoressa un calcio nel seno. Subito dopo sono stati chiamati carabinieri e polizia, mentre l’ambulanza ha soccorso la vicepreside. Entrambi i genitori devono rispondere di aggressione, lesioni personali e violenza a pubblico ufficiale. Le minacce su Facebook e la scuola blindata La studentessa bocciata era iscritta al primo anno del liceo, che è un liceo classico europeo: «Ma il suo percorso scolastico era già stato abbastanza travagliato - spiega il preside, Antonio Iaconianni, che ricostruisce l’episodio - La studentessa infatti si era iscritta a settembre prima al liceo scientifico, poi all’istituto alberghiero e solo a febbraio era approdata al nostro liceo europeo, che è particolarmente impegnativo. Fin dall’inizio ha mostrato diverse difficoltà, ma l’abbiamo aiutata in tutti i modi: addirittura mettendole un insegnante per corsi specifici per aiutarla a prepararsi nelle materie che le risultavano più difficili. Ma non ha mai mostrato grande voglia di studiare». Ciò che appare strano, nella reazione dei genitori, è il comportamento rabbioso, tipico di chi non si aspetta una brutta notizia: «E invece no. Avevo spiegato al padre la situazione della ragazza, potevano aspettarselo. L’ultimo colloquio col padre l’ho avuto agli inizi di giugno, quando gli ho spiegato la situazione e gli ho detto che se la ragazza avesse provato a recuperare almeno in un paio di materie avremmo potuto aiutarla. Ma così non è stato, si è presentata agli scrutini con gravi insufficienze in tutte le materie, non potevamo far altro che respingerla». Ma la decisione non è piaciuta ai genitori: «Sono una coppia sconsiderata, è evidente - spiega ancora il preside - vivono ai margini della periferia della città, in un contesto sociale difficile, e non hanno evidentemente altri modi per esprimere il proprio disappunto: il vero problema è che noi ci aspettavamo che la ragazza prendesse le distanze, e invece ha iniziato anche lei a minacciare attraverso Facebook. Stiamo stampando i suoi post e valutando se denunciarla: intanto abbiamo rafforzato le misure di sicurezza, chiuso i cancelli durante gli esami, fatto entrare i professori uno a uno attraverso la segreteria». Frasi come “Ora tocca a voi”, oppure “L’anno prossimo tornerò per darvi fastidio”, e cose di questo genere potrebbero infatti causarle una denuncia della polizia postale per minacce e stalking attraverso il social network. «Anche se il bicchiere è mezzo rotto, cer-
Il confronto sull’esito negativo del percorso scolastico è velocemente degenerato e la donna è stata presa a calci e pugni perché i genitori, infuriati, contestavano la valutazione sulla ragazza
co di vedere quello mezzo pieno - conclude il preside -. Passerà anche questa, siamo tutti molto dispiaciuti, ma se la ragazza vorrà iscriversi di nuovo qui non potremo impedirglielo e cercheremo di accoglierla nella miglior maniera possibile: in fondo lei è solo il sintomo di una società malata, dove la violenza è prassi. Non possiamo aspettarci niente di diverso». Il sindaco: «Un’azione grave che lede il rispetto». «Quanto è successo non può passare sotto silenzio perché altrimenti saremo tutti condizionati dalla paura nell’esprimere valutazioni», dice la sorella della donna aggredita, Silvana Gallucci. Sua sorella non può parlare, dovrà portare il collare per almeno 25 giorni, e allora è lei, insegnante in un altro istituto professionale, a esprimere lo sdegno: «Superato lo choc inizieremo una battaglia puntando sull’educazione. Il ministero dell’Istruzione dovrebbe creare un angolo di ascolto per i giovani problematici. C’è chi ha problemi di autostima e chi fa uso di droghe leggere e alcol». Ma tutta la comunità cittadina è scossa dalla vicenda. «Quel che è accaduto ieri al “Telesio” è sconcertante e non può che suscitare reazioni di sdegno e riprovazione. L’episodio desta grande preoccupazione perché si fa specchio di un clima in cui la serenità di giudizio degli insegnanti e l’accettazione degli esiti degli scrutini da parte di chi fa parte della prima cellula educativa, vengono, in questo modo, minati alle fondamenta», sottolinea il presidente della commissione. «Questo è un sintomo della crisi della scuola ma anche della istituzione - famiglia».
Lettera degli studenti del “Bernardino Telesio”
La nostra scuola non merita questo Esprimiamo la più totale ed incondizionata solidarietà alla professoressa Rosanna Gallucci, da sempre distintasi per l’impegno e la dedizione profusi per la nostra scuola, la nostra formazione e la nostra crescita. Quanto successo ci lascia attoniti e sconvolti e desta preoccupazione in ognuno di noi. Non riusciamo a credere che un nostro educatore possa pensare di essere esposto ad azioni spregevoli come quella consumatasi a scapito della professoressa Gallucci e che si debba aver timore di giudicare in modo obiettivo e meritocratico, in un clima di serenità, l’impegno ed i risultati scolastici di ognuno di noi. Ma riponiamo in noi e nelle nostre famiglie la speranza che tali gesti restino isolati. “Il Liceo Telesio ha da sempre rappresentato garanzia di tradizione e formazione per la nostra provincia”. Prima di iscriverci al Liceo, stentavamo a comprendere il significato di questa frase. Ora la comprendiamo a pieno; possiamo testimoniare, senza esitazione alcuna, che mai avremmo immaginato potesse verificarsi un fatto simile perchè viviamo quotidianamente una collettività lontana anni luce da quella che è stata dipinta agli occhi dell’opinione pubblica, alla luce degli ultimi avvenimenti. Non vorremmo che quest’ultima notizia possa gettare altro fango sulla nostra scuola, che assolutamente non lo merita. La nostra scuola merita ben altro per la storia, la tradizione, le eccellenze che vanta e per una comunità studentesca che, quotidianamente, testimonia una realtà differente da quella costruitasi negli ultimi tempi nell’immaginario collettivo. Il “Telesio” è un’altra cosa, il “Telesio” non è quello delle notizie sul giornale: il Telesio è una lunga tradizione che noi viviamo tutt’oggi e che vorremmo far vivere a chi dopo di noi sarà un telesiano. Mario russo e Tommaso Greco rappresentatnti degli studenti del Liceo classico “B. Telesio”
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sabato 28 giugno 2014
Cervelli Unical L’eccellenza di Giuseppe Marino e il Gruppo di Analisi funzionale e Applicazioni del dipartimento di Matematica e Informatica dell’Unical
Risultato matematico
Suddivise per campo di studio, le classifiche dei migliori scienziati in base al numero di articoli pubblicati e a parametri citazionali. In tal modo sono stati individuati circa 3200 scienziati in tutto il mondo suddivisi in 21 ambiti di ricerca; I ricercatori selezionati sono stati i più citati nel periodo compreso fra il 2002 e il 2012 e ‘’stanno influenzando la futura direzione dei loro settori di ricerca’’. Per quanto riguarda la Matematica, tra i 95 presenti, sono solo 4 gli studiosi italiani in classifica e tra questi c’è il professor Giuseppe Marino del dipartimento di Matematica e Informatica dell’Università della Calabria. Il professor Marino, 57 anni, originario di Longobucco, si è laureato all’Unical nel 1979; fino al 1982 ha lavorato presso l’Istituto nazionale di Alta Matematica a Roma; è diventato ricercatore nel 1984; ha vinto poi il concorso di professore associato nel 1992 e nel 2000 è diventato professore ordinario di Analisi matematica. Dal 2000 è responsabile del gruppo di ricerca di Analisi funzionale e Applicazioni del dipartimento di Matematica e Informatica. Come lui stesso dice: «Ho la responsabilità di guida del gruppo di Analisi funzionale non per particolari meriti ma solo per anzianità. Se sono riuscito a raggiungere traguardi importanti il merito è da condividere con tutto il gruppo con il quale mi sento legato non solo da rapporti professionali ma anche e soprattutto di stima, amicizia ed affetto. Lavoriamo cercando di dare il massimo contributo al miglioramento della difficile situazione calabrese, sia dal punto di vista della didattica che da quello della ricerca». «La parte del nostro lavoro più appariscente per il territorio è quella dell’insegnamento» sottolinea ancora il professor Marino. «Tutti i nostri studenti sono importanti per noi, sanno quanta energia dedichiamo loro e quanto operiamo nel cercare di aiutarli nei loro momenti di difficoltà. Gli studenti ne sono consapevoli ed il bel rapporto che si riesce ad instaurare è ampiamente soddisfacente. C’è poi il lavoro della ricerca, che è meno appariscente ma ci impegna veramente tanto. Capire quali sono i problemi realmente importanti e cercare di risolverli non è facile. Ci sono giorni in cui sembra proprio che le difficoltà siano insormontabili. A volte (fortuna-
L’Istituto di ricerca Thomson Reuters ha pubblicato il report “The world’s most influential scientific minds 2014”: sono solo 4 gli studiosi italiani in classifica e tra questi c’è Marino
tamente) dopo settimane di buio totale, improvvisamente si riesce ad individuare un pertugio che conduce in uno spazio ampio in cui si può godere della vista del panorama e conoscere tutto quanto è intorno. Insomma, nei rari momenti in cui la Matematica non mi si nega, ma accetta di fare una passeggiata insieme, mi dà una gioia ed una soddisfazione senza prezzo». Il gruppo di Analisi funzionale di cui parla il professor Marino è composto, oltre che da lui stesso, dai professori associati Gennaro Infante e Paolamaria Pietramala; dai ricercatori Filomena Cianciaruso, Vittorio Colao, Luigi Muglia; dai dottorandi Angela Rugiano e Bruno Scardamaglia. «Ognuno di noi gioca un ruolo importante» continua Marino. «Lo scambio di opinioni, di pensieri, di conoscenze, di informazioni è fondamentale. Tutti i membri del gruppo sono scienziati più che validi il cui valore è riconosciuto in campo internazionale». Giuseppe Marino è nel Comitato editoriale di varie riviste internazionali di matematica. Ha tenuto conferenze su invito in tante parti del mondo fra cui, negli ultimi anni, Cheng Du (Cina) nel 2010, Aligarh (India) nel 2011, Taiwan nel 2013. Ha avuto colloqui scientifici con matematici degli Stati Uniti della Yale University, Syracuse University, Columbia University, Mit di Boston. È stato relatore di numerose tesi di laurea magistrale. È stato supervisore di 6 tesi di dottorato contribuendo così all’avvio dei giovani alla ricerca. Da marzo 2014 è anche distinguished adjunct professor presso la King Abdulaziz University in Jeddah, Arabia Saudita. «Ho accettato quest’incarico - dice - con l’intento di poter offrire ulteriori possibilità di inserimento nel mondo universitario ai giovani calabresi più brillanti». Alla domanda di cosa cambierà in seguito a questo prestigioso riconoscimento, Marino risponde: «Ho 57 anni, amo la matematica da quando ne avevo 5. Questa gratificazione mi ha ringiovanito di 20 anni, per cui ora mi sento di nuovo un giovane ricercatore».
sabato 28 giugno 2014
Torna il “boulevard” cosentino Giuliano Palma e Nino Frassica tra i primi protagonisti della terza edizione
di Francesco Fotia
L’estate? Una passeggiata Anche quest’anno l’estate bruzia sarà all’insegna dell’intrattenimento e dello spettacolo grazie al Lungofiume Boulevard, manifestazione che, gradita alla cittadinanza, è giunta ormai alla terza edizione. L’area che percorre gli argini del Lungo Crati, costeggiata da un viale lungo oltre un chilometro, è tornata ad essere popolata da cosentini di ogni età: gruppi di giovani e giovanissimi, famiglie alla ricerca di un po’ di relax nelle calde serate estive. «Per la stagione estiva del 2014, - ha commentato Rosaria Succurro, assessore alla comunicazione ed eventi dell’amministrazione comunale - il Lungofiume Boulevard non prevede notti di sosta: è pronto ad accogliere i cosentini già dal 21 giugno, e continuerà ad esserlo fino al 9 agosto, dalle ore 19.30 in poi. Molti dei locali più in voga in città hanno aderito all’iniziativa; - prosegue l’assessore - per alcuni si tratta di un ritorno dopo le esperienze trascorse, per altre si tratta di una novità, in ogni caso significa aver creduto nel Lungofiume; ogni singolo stand contribuirà a fare della manifestazione il centro della movida cittadina fino a ridosso della settimana di Ferragosto». Molte, come consuetudine, le attrattive per chi vorrà accorrere (e non saranno in pochi a giudicare dalle “prime” del Boulevard): una ricca offerta di pietanze da consumare sul posto, tra cui pizza, panini, fritture, gelati e dolci. Tra le novità gastronomiche c’è la valorizzazione del prodotto a chilometro 0, innovazione fortemente promossa dall’assessore alle attività economiche e produttive Nicola Mayerà, sempre attento alla promozione delle specialità locali in alternativa alla sempre più preminente globalizzazione gastronomica. Prodotti territoriali e non accompagnati da una vasta scelta di birra, vino e cocktail provenienti dai tanti pub e bar che hanno deciso di presenziare alla manifestazione. Ma c’è dell’altro, anzi molto di più: è stato programmato un ampio cartellone di eventi, già arricchito da nomi di un certo spessore, ancora in via di implementazione e miglioramento; numerosi saranno i concerti e gli spettacoli organizzati per allietare l’estate dei cosentini e dei turisti. Tra questi, da segnalare quello di giovedì scorso, che ha avuto come protagonista Giuliano Palma e la sua band. Il cantante milanese, a partire dalle ore 22,00 circa, ha presentato il suo “Old Boy”, il nuovo album contenente tredici tracce, tra cui Così lontano e Un bacio crudele, presentati nel corso dell’ultimo festival di Sanremo, e ha regalato ai fan alcuni dei suoi maggiori successi. Ottima l’affluenza di pubblico, che ha ballato per due ore circa sulle note un po’ reggae un po’ malinconiche di Palma. Attesa anche per l’evento di sabato 28 giugno: lo spettacolo dell’attore siciliano Nino Frassica, protagonista di molte commedie per il cinema e la televisione, e tra i volti più noti della serie “Don Matteo”. Frassica, a partire dalle 21,30, si esibirà accompagnato da cinque musicisti, i Los Plaggers, per uno spettacolo che alternerà musica e gag. Dalla prossima settimana, tutti i giovedì, venerdì e sabato, si esibiranno diverse band sui palchetti istallati di fronte agli stand e saranno preparati Dj set praticamente ogni sera. Ancora una volta, dunque, il Lungofiume Boulevard si propone come una valida alternativa alle feste sulla spiaggia e alle discoteche dislocate sul tirreno cosentino, per tutti quanti decideranno di trascorrere le proprie vacanze in centro. Lo farà, insieme alla consueta formula, anche grazie alla novità 2014: la presenza di due nuove aree attrezzate. La prima, destinata interamente allo sport, in cui è stato istallato un campo di beach volley, accessibile tutti i giorni dalle ore 15.00 in poi, e che nel corso della manifestazione si arricchirà dell’organizzazione di un evento agonistico. La seconda è l’area box art, il “viale degli artisti”, dedicata all’esposizione di opere e istallazioni artistiche. Inoltre, sarà divisa in tre zone anche l’area ristorazione: un’area lounge, un’area alternativa e un’area gusto. L’intento dell’iniziativa, fortemente voluta sin dalla prima edizione del 2012
L’area che percorre gli argini del Lungocrati costeggiata da un viale di oltre un chilometro è tornata ad essere popolata da cosentini di ogni età: gruppi di giovani e giovanissimi, famiglie alla ricerca di un po’ di relax nelle calde serate estive
dal sindaco Mario Occhiuto, è quello di mettersi in continuità con quel progetto di rivalutazione della zona vecchia della città, da affiancare alle scorse edizioni del Lungofiume, ai Temporary Store, alle tante feste ospitate tra il verde della villa vecchia o all’identificazione proprio di questa parte della città come Zfu (la Zona franca urbana). Il Boulevard, come già fatto negli anni scorsi, sarà collegato con il resto della città grazie all’attivazione di un servizio navetta mediante la circolare veloce. È possibile consultare la tabella degli orari, suddivisi in giorni della settimana sul sito www.comune.cosenza.it. Le fermate principali sono: Campagnano, piazza Europa, corso Umberto, piazza Valdesi, via Lungo Crati.
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Il racconto “Gocce” di memoria del tempo che fu...
Vita paesana sotto la pioggia di Giuseppe Aprile
Quando il tempo si mette male e minaccia pioggia rovinosa, la gente si rintana nelle case e spera che il maltempo duri poco. In campagna non si può lavorare bene, nel paese tutti temono durata eccessiva del maltempo e, speranzosi che il sereno ritorni, attendono senza programmarsi fare sociale tale da attendere a nuove e diverse forme di attività produttiva. È come se si sospendesse la vita anche se il tempo resta a scorrere inesorabilmente e sembra non sia interessante la mancanza di sereno e di normalità in grado di far continuare la via se non solo come minuti e ore che trascorrono inesorabilmente. Cosa avviene nel privato della gente in questi casi? Come trascorrono le ore nelle case private, nei locali pubblici, negli uffici comunali, nelle botteghe, nelle strade che diventano sempre più deserte? Alcuni si addensano dentro la barberia a chiacchierare del più e del meno. Molti si rintanano nelle proprie case con la propria famiglia dove, però, è difficile che non manchi qualcuno dei componenti. Alcuni contadini e commercianti, tanti pensionati, colgono l’occasione della pioggia e del maltempo per avere l’occasione di ritrovarsi dentro uno dei diversi locali animati dalla disponibilità di socializzare tra loro, di farsi qualche bella partita a carte, parlare degli avvenimenti che vengono riportati da giornali e televisione, in giro per il mondo. Non si ferma la vita, in fondo. Tanti pensano al destino di chi è rimasto sorpreso dal maltempo e rimane fuori casa ed anche fuori dai luoghi di conversazione e di raduno amichevole quali sono le botteghe degli artigiani e soprattutto il bar e le botteghe dei vinai. I famigliari lo pensano con preoccupazione. Le strade vengono utilizzate solo da gente - a volte sotto l’ombrello - o da qualche automobile che passa per spostamenti urgenti da parte delle famiglie e di propri componenti. Nelle montagne, invece, il temporale si compone di nebbia nera, acqua che cade dal cielo, e nel cielo le nuvole vanno sempre più intensificandosi nel loro peregrinare sotto la spinta del vento che lassù, dove esse si trovano, piene di acqua che prima - soprattutto nell’immaginario della gente - e poi cade anche se non si sa dove e quando. Nelle montagne di Ciminà e sullo Zomaro si vedono i segni della gravità del temporale o se si tratta di maltempo passeggero, di poca durata. A volte il temporale è forte. Altre volte minaccia tempesta e finisce quasi in nulla. Più bella è la primavera, con l’arrivo delle rondini e dei rondoni che volteggiano sul cielo della piazza Garibaldi, segnando cerchi di voli, festeggiando attorno ai loro nidi che per le rondini sono fabbricate sotto le grondaie ed all’inizio delle cabalette di ferro, laddove iniziano il percorso con uno zighi zag per poi procedere in linea perpendicolare fino allo sbocco finale per l’acqua piovana. Lì, sotto i cornicioni dove partono le cabalette dell’acqua, le rondini nidificano fabbricando, con creta che trovano nei dintorni e costruiscono nidi in grande quantità: a volte l’uno accanto all’altro e spesso l’uno a metà sull’altro. I rondoni, invece, nidificano nei buchi di palazzo dell’avvocato mollica, da tutti conosciuto come un mezzo analfabeta che per capacità faccendiera è diventato molto popolare e con uno studio abbastanza pieno di clienti, sopratutto mafiosi in cerca di difesa per i processi che li riguardano. L’avvocato è indicato come colui che, ad un certo punto di un processo, ebbe a dire: «Signor giudice. Il cadavere giaceva morto sotto la quercia!». E in tanti dicono, riferendo la cosa: «E che doveva giacere vivo?». «Che cavolo di avvocato è uno che tutto sa tranne la lingua italiana? Le sue arringhe sono infarcite di dialetti usati per italiano e soprattutto di opinione che sono più frutto di passione e praticità che di sapienza letteraria». «Questo mondo è oramai pieno di avvocati» tutti dicono. E finiscono: «Gli avvocati, oggi, sono come le pietre della via vecchia. Sono, polire, come i maestri elementari di una volta. Sono in troppi e per questo non possono ave-
re clientele in grado di assicurare entrate a sufficienza e studi molto frequentati». Il paese torna normale alla fine del temporale. Nelle strade ritornano le persone che erano rimaste rintanate nelle proprie case o in locali pubblici. Il sole, spesso, riprende il suo splendore e le campagne si ripopolano di attività contadina. Il passaggio dal tempo brutto a quello buono rappresenta una fase spesso piacevole. È un gioco del tempo. Il fiume cala acqua solo quando le piogge sono abbondanti. Non importa se solo in montagna. La fiumara scende dalle montagne lontane. Ha un primo percorso tra le valli, lassù dove le piogge appariscono come nebbie e fanno capire che lì sta piovendo. Sopra il loro cielo compare pure una sorta di nebulosità che rendono il cielo nero; che perde il suo solito azzurro dei periodi estivi, quando il mondo è ricco di uccelli, di fiori, di canti, di piacere generale.
sabato 28 giugno 2014
Il racconto
Di fatto, solitamente, sono quelli che si ritengono più responsabili, coloro che preferiscono ricordare sempre la differenza tra il tempo buono e quello cattivo: «A parte - dicono - che tutto quello che c’è in natura è giusto che sia. Se ci sono le quattro stagioni, una per l’acqua, una per il sole, una per il vento ed una per la temperatura mite e più diversificata, vuol dire che l’universo ha bisogno di tutto. Nei paesi dove c’è più sole si producono determinati frutti che richiedono più caldo torrido che pioggia. In quelli, come i nostri, dove si producono altri frutti ed altra roba, il tempo è più vario; nulla eccessivamente di una maniera rispetto ad un’altra. Per questo i frutti della terra sono più vari e diversi». Si passano, in questi nostri paesi del Sud, privi di grandi attività e diversità e di esperienze, che vivono per anni ed anni delle stesse cose e delle stesse abitudini, intere giornate - che dico? - mesi, anni senza che si sia ricchi di novità, di altre cose rispetto alle normalità abitudinarie che di fatto livellano gli interessi di ognuno. Nei paesi del Sud tutto è più antico, più vecchio, più abitudinario, più ovvio, prevedibile. Il tempo sembra che non porti grandi differenza né per quanto riguarda i gusti e le condizioni generali della gente, né per quanto riguarda la vita ed i mestieri, né per quanto riguarda le meccaniche delle produzioni agricolo o industriali. Nelle altre parti della nostra nazione, nel Nord, per esempio, la vita scorre più velocemente e sono accelerati i metodi di vita e di produzione perché più varietà di conoscenze, c’è più vicinanza con il centroeuropea, la vita è meno caotica e meno ricca di attività innovative, i caratteri delle persone sono più condizionati dalle novità e dalle differenze che maturano più celermente, che dalla vita di campagna che resta spessissimo eguale a se stessa e priva quasi di forme di novità eccessive. La vita, altrove, scorre diversamente e con ritmi molto diversi, nel tempo. La vita, nei paesi del Sud, presenta caratteristiche assai diverse da quella dei paesi più progrediti e più sensibili alle trasformazioni sociali. Il carattere della gente, per questo, si forgia sotto la spinta della rassegnazione della quiete invece che accelerato dalle novità e dalle abitudini che gente diversa porta e propone, sotto la spinta della innovazioni produttive in economia e nel sociale. Importante, poi, è la vita dei pastori, dei contadini, della gente rurale. Nelle grandi città del Nord ci sono di più operai che sono quelli utilizzati nelle fabbriche metalmeccaniche, chimiche, tessili. Nel sud ci sono ancora contadini che vivono della terra e spesso sulla terra. Anche i centri abitati, nel Sud agricolo e campagnolo, sono quasi campagna e terra. Piccoli agglomerati hanno attorno terre coltivate, uliveti, agrumeti, orti, frutteti. Campagna e paese abitato hanno più comunità di vita e di abitudini. La differenza tra grandi città, nel Nord, e campagna, è assai maggiore che tra i piccoli paesi nelle terre del Sud e il mondo rurale.
Molti gradiscono i periodi estivi. Anzi, la maggior parte della gente preferisce le giornate di sole, il mese di Maggio che è il mese dei fiori che tingono di mille colori il suolo ed i sentieri tutti. Per lo più si vedono le margherite bianche e rosa, i papaveri rossi come il fuoco ardente, tanti tipi di fiore per i quali spesso non c’è un nome per poterli riferire, ma sono altrettanto belli e sembrano colori caduti in terra per dare ai sentieri ed alle pianure il senso della festività, della bellezza, di quanto si ritrova solo nei quadri dei pittori famosi. C’è pure che dice: «Secondo me è meglio il tempo della pioggia. Senza l’acqua indurisce tutto. Meglio il sacrificio del tempo che consente alla terra di produrre. Non dobbiamo godere solamente del bel tempo. È vero che anche il sole ha la sua importanza, ma ricordiamoci che la terra resta arida e improduttiva dove manca l’acqua che viene dal cielo. È bella la calma del bel tempo, ma serve di più quello che sembra cattivo e che, invece, è il tempo che consente la produzione della terra».
Nei piccoli paesi del Sud, ci sono scuole molto più modeste. Ci sono gli asili, le scuole elementari, al massimo le scuole medie inferiori quando si tratta di paesi più grandi e magari al centro di un mondo cu cui gravitano altri piccoli centri. Ci vogliono, poi, i più grandi paesi per avere le scuole medie superiori o scuole di specializzazioni meccanica e industriale: La grandi scuole sono a Locri, a Siderno, a Bovalino. Le Università, poi, sono nelle grandi città della Calabria e della Sicilia. A Messina, a Catania, a Napoli, a Reggio Calabria, a Cosenza esistono le università di tante facoltà. I nostri giovani sono quasi sempre sacrificati in viaggi costosi e perditempo per potere frequentare gli studi. Per le nostre comunità, la vita scolastica costa di più, richiede più tempo, lascia meno spazi per gli studi veri e propri. Anche i professori e il resto del personale, quello non insegnante, sono sacrificati ad una vita dove il tempo per i viaggi è più impegnativo di quello per lo studio vero e proprio. Raggiungere la scuola è quasi sempre ardimento di rilievo. E molti insegnanti, solo alla fine di una carriera, dopo anni ed anni di sacrifici viaggiando da un luogo all’altro, facendo punteggio che consente ulteriori sviluppi nella propria carriera, ad età molto avanzata, possono trovare rifugio in un lavoro nei pressi della propria abitazione riducendo il tempo che per una vita intera si disperde tra proprio paese e propria abitazione, e sede di scuola. Possiamo dedurre che la scuola è ancora un immane sacrificio per i più e la resa negli studi, sia da parte di chi insegna, sia da parte di chi studia, è assai sacrificata e, quindi, molto limitata. Ed è così da una vita e chissà per quanto ancora, in questa società che continua ad essere sacrificio invece di comodità e lavoro per bene. L’uomo è in continua ricerca del meglio. Ed il meglio è sempre una aspirazione e quasi mai un obiettivo raggiunto.
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Pennelli che ricordano Il rapporto di amicizia di Franco Azzinari con il maestro Gabriel Garcia Marquez rivive nella presentazione di una mostra inaugurata il 24 giugno a Roma
Il pittore del vento Il rapporto di amicizia di Franco Azzinari con il maestro Gabriel Garcia Marquez rivive nella presentazione di una mostra che è stata inaugurata il 24 giugno, a Roma - Franco Azzinari, il pittore del vento, al centro dell’attenzione nazionale per un importante evento artistico culturale promosso dall’ambasciatore della Colombia in Italia, Juan Sebastian Betancur, per onorare la figura del maestro Gabriel Garcia Marquez, scomparso lo scorso mese di aprile tra la commozione e il rimpianto generale a livello mondiale. Si tratta dell’inaugurazione di una mostra di quadri, realizzati da Franco Azzinari tra il 2005 ed il 2014, dedicati alla figura del Maestro Gabriel Garcia Marquez e che dopo una esposizione realizzata a Cuba nel mese di dicembre del 2011 viene riproposta a Roma, arricchita da altre opere, con il titolo “Nostalgia de Gabo y su amor por el cine neorealista”. La mostra è stata inaugurata nel pomeriggio di martedì 24 giugno, alle ore 17,30, presso la Casa del Cinema - Sala Deluxe - di Roma, nell’area di Villa Borghese, Largo Marcello Mastroianni n. 1. Oltre all’ambasciatore della Colombia e varie autorità e personalità del mondo della politica e della cultura italiana e dell’America Latina hanno presenziato all’evento: il regista cinematografico, Francesco Rosi, con accanto Fernando Birri,anche lui noto regista cinematografico sud americano; il giornalista Gianni Minà; il direttore della rivista Latino-américa, Alessandra Riccio, docente di letteratura Ispano-americana. Per Franco Azzinari è stata l’occasione per rivivere il suo personale rapporto di amicizia che lo ha legato all’autore del libro Cento anni di solitudine, iniziato proprio nel 2004 a seguito di una presentazione che avvenne ad opera di Fidel Castro. Inizia proprio da quel giorno un bel rapporto di amicizia e stima che si manifesta a seguire nel tempo in tutte le occasioni in cui ci si trovano insieme per discutere di arte e di ambiente. Lo incontra spes-
Al centro dell’attenzione nazionale per un importante evento artistico-culturale promosso dall’ambasciatore della Colombia in Italia per onorare la figura del maestro scomparso lo scorso mese di aprile
Gabriel Garcia Marquez in due recenti scatti
so nel Nuevo Cine Latinoamereicano, all’Avana, insieme ad Alquimia Pena, direttrice della Fondazione. Azzinari, attratto dalla forte personalità e dal grande carisma culturale ed umano del Premio Nobel per la letteratura, decide di dedicargli un ritratto e gliene fa un gradito omaggio. Così prende il via un coraggioso lavoro d’interpretazione per riportare su tela momenti ed espressioni del grande poeta e scrittore sudamericano, che il pittore del vento riesce a fare emergere nei suoi lavori grazie anche allo scambio di opinioni e sentimenti genuini. Durante i loro colloqui si arrivava finanche a parlare della Calabria suscitando in Garcia Marquez grande curiosità per una conoscenza più diretta di questa nostra terra - ci racconta lo stesso Franco Azzinari - e «non riusciva a nascondere il suo stupore, come anche la sua gioia nel constatare, attraverso delle immagini fotografiche, quanto fosse bella la nostra regione. Apprezzava tanto la bellezza dei nostri campi, dei nostri prati fioriti e dei papaveri esposti al soffiar del vento». «Quanto è bella la Calabria - mi diceva - ed è più bella della Colombia; mentre si dilettava nel gustare un buon bicchiere di vino prodotto nell’area di Cirò, che mi pregiavo di fargliene omaggio ogni qualvolta lo andavo a trovare. Era molto religioso ed amava incontrare i giovani per il piacere dell’ascolto e questo rimane ancora vivo nel mio ricordo felice di avere avuto l’opportunità d’intrattenermi con lui e godere di una amicizia e stima reciproca». La mostra su Gabriel Garcia Marquez in allestimento a Roma, una volta esaurito il tempo dell’esposizione, su iniziativa della stessa Ambasciata italiana della Colombia, sarà trasferita a Bogotà, con la condivisione del suo autore, Franco Azzinari, ben felice di fare quanto necessario per contribuire a tenere viva la memoria e le opere di un grande poeta scrittore del nostro tempo non facilmente dimenticabile. Franco Bartucci
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A tu per tu con la nostra memoria Una fotografia poco sfocata dell'Italia e della nostra regione di settant'anni fa. Spaccato di una società martoriata dalla guerra nel libro scritto da Bruno Fucilla e Pileria Pellegrino
La Calabria tra Corona e Repubblica di Pasquale Falco
Gli anni dell’immediato secondo dopoguerra in Italia e soprattutto in Calabria, sono anni difficili: le genti vedono farsi vicino lo spettro della fame e della miseria, le lotte contadine dilagano, la vita politica è vivace. Nella primavera del 1945, l’assetto dell’Italia è deciso da tre protagonisti: i governi alleati angloamericani, la monarchia e il suo apparato amministrativo, che rappresentano in qualche misura la vecchia Italia pre-fascista, e le forze politiche antifasciste Alla fine delle ostilità l’Italia oltre ad essere totalmente sconvolta nella sua economia, lo è nelle sue strutture politiche e amministrative. Il problema della ricostruzione e della ripresa economica è di una estrema gravità. Quello che si apre all’indomani della liberazione fu un periodo di vivissimi contrasti politici, ma anche di grande tensione ideale. I problemi più immediati sono quelli della “scelta istituzionale tra monarchia e repubblica”, della necessità di una “nuova Costituzione” e dell’avvio di una politica di ricostruzione materiale, morale ed economica del Paese.
Dopo venti anni di silenzio gli italiani si scoprono liberi e padroni del proprio destino, sebbene vigilino sempre i funzionari delle forze dell’ordine alleate di occupazione. E da Oltreoceano giungono in Italia, per tutto il mese di maggio, valanghe di cartoline, lettere, involucri, pacchi che gli italiani d’America inviano ai loro parenti. Il più delle volte si tratta di inviti a votare per la monarchia, accompagnati spesso da qualche biglietto verde. La propaganda elettorale si insinua ovunque: non essendo ancora il tempo della televisione, è soprattutto la strada il palcoscenico dei comizi, qualche volta delle risse, ma anche la casa è luogo di convegni, di discussioni, di dibattiti. Ed è l’alba della Repubblica. Ma, come previsto, il Nord risulta a maggioranza repubblicana, il Sud tributa, invece, i maggiori suffragi alla monarchia. Si ha perciò la completa inversione tra i due risultati quello meridionale, calabrese in particolare, e quello nazionale.
Gli italiani si trovano perciò di fronte ad un grave dilemma: Monarchia o Repubblica? L’amletica domanda del referendum del 2 giugno 1946. Quel 2 giugno che diventerà una data storica per il nostro Paese. La scelta istituzionale è di profonda gravità. La monarchia rappresenta l’unità nazionale; è, anzi, all’origine dello Stato italiano ed è perciò simbolo della patria; rappresenta la tradizione, il rispetto verso il passato ed i suoi valori, essa è ricca di momenti di gloria legati a casa Savoia ed inoltre rappresenta la certezza del potere costituito. La Repubblica è invece l’ignoto, il salto nel buio, l’incognita che non garantisce alcuna certezza e che anzi dà spazio a dubbi e paure. Tuttavia essa rappresenta l’istituzione che può trasformare in realtà le speranze di milioni di italiani i quali desiderano un taglio netto con il passato doloroso e con tutto ciò che può ricordarlo, per i quali inoltre repubblica è sinonimo di antifascismo e monarchia equivale ad istituzione “amica” del regime. La campagna elettorale per il referendum è molto aspra, monarchici e repubblicani sono consapevoli che le sorti delle elezioni si decideranno nel Sud, dove i monarchici devono raccogliere il maggior numero di voti per tamponare lo svantaggio nel Nord - il Meridione in generale veniva infatti considerato un grande serbatoio di voti per la causa monarchica - e dove i repubblicani dal canto loro devono contenere il successo monarchico. La sfida assume toni accesissimi e spesso si hanno incidenti tra le due parti. I muri delle città italiane sono tappezzati di manifesti di ogni grandezza e di ogni colore, spesso stampati artigianalmente. Alcuni di essi, immensi, incombono sui cittadini che passano per le strade. Volantini di ogni dimensione e di ogni colore vengono gettati per le strade dalle auto dei vari partiti. Il paese vive in un clima di estrema tensione. La partecipazione popolare alla campagna elettorale è completa. Ogni sera nelle piazze cittadine, nelle vie periferiche, nei paesi, nelle borgate, migliaia di oratori si alternano ai microfoni.
Questi eventi e le loro specificità sono documentati in maniera accurata da Bruno Fucilla e Pileria Pellegrino che hanno ricostruito scrupolosamente i primi anni del Dopoguerra e l’intera campagna elettorale, facendo riferimento a fonti archivistiche e alla stampa locale. Il libro offre una visione nitida di quel periodo speciale in cui un nuovo senso di libertà si andava diffondendo in Italia e il popolo italiano iniziò ad avere un maggiore consapevolezza di sé. Non furono solo le organizzazioni politiche e sindacali a risorgere, ma anche i giornali e le organizzazioni culturali. La gente ebbe la possibilità informarsi sui problemi del Paese, partecipare alla loro discussione; una necessità sentita e sospinta da una crescente esigenza di libertà e progresso che iniziò ad avere un ruolo sempre più concreto nella vita dello Stato italiano. Inoltre esso rappresenta un’opportunità per la memoria di rimetterci in contatto con il “noi” di allora, riportando in circolo le problematiche radici del nostro presente. È giusto e sano che la comunità tutta guardi a fondo dentro se stessa e vagli criticamente, nella coscienza di ciò è stata, la coscienza di quel che è diventata e attualmente è.
Nel secondo dopoguerra in Italia e in Calabria sono anni difficili: le genti vedono farsi vicino lo spettro della fame e della miseria, le lotte contadine dilagano, la vita politica è vivace Il testo verrà presentato il 2 luglio al Palazzo della Provincia di Cosenza