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Celiachia e intolleranza al lattosio

<intolleranza al lattosio>

Celiachia e intolleranza al lattosio

Frequentemente ai soggetti celiaci, in occasione della prima diagnosi, viene prescritta oltre alla dieta senza glutine anche una dieta priva di lattosio. Questo perché si presuppone che i sintomi gastroenterici presenti sono causati anche da una intolleranza al lattosio. In seguito ad una corretta dieta priva di glutine e di lattosio, seguita per un congruo periodo di tempo, la sintomatologia gastroenterica migliora o scompare completamente e allora si può pensare di cominciare a reintrodurre gradualmente gli alimenti contenenti lattosio, facendosi seguire da un medico gastroenterologo e/o da un nutrizionista, ma non abbandonando mai la dieta gluten free. Questo perché l’intolleranza al lattosio nei soggetti celiaci è spesso La sintomatologia può ricomparire nel caso in cui c’è una ridotta aderenza alla dieta senza glutine o nel caso in cui l’intolleranza al lattosio è una forma primaria. Ma cerchiamo di capire in cosa consiste questa frequente forma di intolleranza alimentare. Il lattosio è uno zucchero presente nel latte dei mammiferi e nei suoi derivati, ma in minima quantità anche in altri alimenti come cipolle, broccoli, ortaggi in scatola, carni, prodotti da forno, cereali della prima colazione, prosciutto cotto, insaccati, caramelle, cioccolato bianco e al latte, budini ed anche alcuni farmaci in cui viene utilizzato come eccipiente. Una volta ingerito, la digestione del lattosio avviene grazie all’azione dell’enzima lattasi, che lo scinde in glucosio e galattosio, a livello dell’orletto a spazzola delle cellule dei villi dell’intestino tenue.

Alcuni individui presentano una carenza di lattasi, che può essere primaria o secondaria. La forma primaria, in cui si ha una riduzione progressiva geneticamente programmata dell’enzima a partire dal secondo anno di vita, è ereditata con meccanismo genetico e può manifestarsi fin dalla prima infanzia

una forma secondaria e reversibile.

(tra i 3 e i 5 anni). La forma secondaria è dovuta alla perdita dell’enzima a causa di malattie che danneggiano la mucosa intestinale, quali la celiachia, le gastroenteriti, il morbo di Crohn, ecc. ed è un fenomeno transitorio che si risolve quando la malattia di fondo viene curata e la guarigione della mucosa intestinale ripristina gli enzimi dell’orletto a spazzola dei villi.

L’incidenza della carenza primitiva di lattasi nell’adulto è la seguente: • Negli Stati Uniti 22% • Nel Nord Europa 5% • Nell’Europa Centrale 30% • Nell’Europa del Sud 70% • In Italia il 50% delle persone sono intolleranti al lattosio

Non vi è differenza fra i due sessi. Non tutte le persone che hanno carenza di lattasi sviluppano sintomi clinici, ma quelli che li sviluppano vengono definiti “intolleranti al lattosio”.

I sintomi gastrointestinali dell’intol-

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leranza al lattosio sono: • dolore e crampi addominali diffusi • gonfiore e tensione addominale • aumentata peristalsi • meteorismo e flatulenza • diarrea con feci poltacee, acquose e acide, associata ad urgenza ad evacuare. Questi sintomi compaiono da 30 minuti – 1 ora a poche ore dopo l’ingestione dell’alimento, ma non sono specifici, in quanto possono manifestarsi anche in caso di intolleranza ad altre sostanze. La comparsa della sintomatologia è legata alla velocità di svuotamento dello stomaco e dipende dal cibo associato. Se il lattosio viene ingerito insieme a carboidrati, lo svuotamento gastrico è veloce e i sintomi sono intensi; se il lattosio viene ingerito insieme a grassi lo svuotamento gastrico è più lento e i sintomi di intolleranza possono essere molto ridotti, tardivi o addirittura assenti.

I sintomi dell’intolleranza al lattosio sono dovuti al fatto che il lattosio indigerito passa nel colon, dove viene fermentato dalla flora batterica intestinale con produzione di idrogeno e acidi organici. Il gas causa distensione addominale con gonfiore e crampi. Gli acidi organici possono essere assorbiti ma raramente causano sintomi sistemici.

A volte si assiste ad un miglioramento della digestione del lattosio in un soggetto intollerante, ma ciò non è dovuto ad un processo di induzione enzimatica della lattasi, ma allo sviluppo di batteri intestinali capaci di digerire il lattosio.

La diagnosi di intolleranza al lattosio è basata sui risultati dei seguenti

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tests: • Analisi delle feci • Breath test all’idrogeno • Test genetico

L’analisi delle feci , in caso di intolleranza, evidenzia un aumento dell’acidità (ph < a 5,5) e presenza di sostanze riducenti. Questo test non è specifico e può essere presente in altre forme di intolleranza. Il breath test all’idrogeno consiste nel dosaggio dell’idrogeno eliminato col respiro prima e dopo un carico orale di 25 g di lattosio, prelevando almeno 6 campioni di aria ottenuti facendo soffiare il paziente in una sacca a intervalli regolari (ogni 30 minuti) per un tempo minimo di 3-4 ore. Ricordiamo che il malassorbimento del lattosio porta alla fermentazione batterica dello zucchero con produzione di idrogeno che viene assorbito nel sangue ed eliminato attraverso i polmoni. Il test è molto specifico

Il test genetico consente di verificare la “non persistenza” della lattasi in contrapposizione alla “persistenza” e, in caso di intolleranza, consente di differenziare lo stato omozigote da quello eterozigote. Nello stato omozigote si ha una totale deficienza della lattasi e impossibilità a digerire il lattosio, con comparsa di sintomi non solo gastroenterici ma anche con insonnia, capogiri, irritazione cutanea e persino depressione.

Nello stato eterozigote la riduzione del 50% dell’attività della lattasi è normalmente sufficiente a garantire la digestione del lattosio, anche se in particolari condizioni di stress o altro si può manifestare intolleranza. La terapia dell’intolleranza al lattosio è basata sulla dieta a ridotto contenuto di lattosio. La quantità di tale zucchero tollerata dai soggetti è variabile, per cui è opportuno eliminare gradualmente gli alimenti iniziando da quelli a più alto contenuto (latte e formaggi freschi). Se entro qualche giorno dopo l’eliminazione di un alimento scompaiono i disturbi, dopo uno-due mesi si ricomincia ad assumerlo in quantità crescenti, perché la tolleranza può migliorare grazie allo sviluppo di batteri capaci di digerire il lattosio.

E’ utile l’assunzione di probiotici. Nei soggetti con grave intolleranza si deve compensare la carenza di apporto di calcio con l’assunzione di integratori.

Nel caso in cui non è possibile eliminare alcuni alimenti contenenti lattosio, in situazioni particolari (alimentazione fuori casa), è disponibile una lattasi in compresse che ingerita insieme al cibo aiuta la digestione del lattosio.

Comunque esistono in commercio alimenti analoghi deprivati del lattosio. Gli alimenti naturalmente privi di lattosio sono: prosciutto crudo, uova, latte di soia, latte di riso, tofu, oli, riso, patate, legumi secchi, verdura e frutta fresche, cioccolato fondente, vino, birra.

Contengono basse quantità di lattosio: ricotta, formaggio grana, parmigiano, caciocavallo, emmenthal, provola, fontina.

Lo yogurt ha un basso contenuto di lattosio e contiene lattasi.

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