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IL MANAGER Stefano Domenicali
l’intensità emotiva che si può provare attraverso i piloti, che diventano figure aspirazionali, un po’ come succede nel calcio con Cristiano Ronaldo. Al centro del nostro spettacolo ci sono loro, personaggi che hanno una storia unica e che alimentano attraverso le loro emozioni la passione del pubblico. Bisogna quindi conquistare sempre di più le nuove piattaforme che i ragazzi usano per comunicare. Nel 2020 sui social media abbiamo raggiunto 35 milioni di follower in tutto il mondo e siamo uno degli sport che sta crescendo di più su questi canali. Ma ovviamente continuano a essere fondamentali i media tradizionali, perché l’obiettivo è quello di far seguire i Gran Premi a più persone, trasmettendo emozioni e passione. La Formula Uno vuol dire anche sfida tecnologica e ricerca di innovazione. Come coniugarla con la sostenibilità? Abbiamo già un progetto per arrivare entro il 2030 al “carbon neutral”, l’impatto zero raggiunto compensando la quantità di anidride carbonica che viene emessa nell’atmosfera con le nostre attività. L’idea è di usare sempre di più carburanti sostenibili, che permettono di abbattere le emissioni nocive. D’altra parte in Formula Uno si usano da diversi anni i motori turbo ibridi. Infatti ci vorrà ancora del tempo prima che le vetture elettriche conquistino il mercato e abbiano una vera incidenza sulle nostre vite. Nel frattempo, però, useremo i motori ibridi, un mix equilibrato tra tecnologie tradizionali e innovazione amica dell’ambiente. Nelle competizioni sportive basate sulla velocità, le auto di Formula Uno di oggi sono le più efficienti sulla Terra, perché riescono a fare oltre 300 chilometri con 100 litri di benzina, nel minor tempo possibile. Innovazione vuol dire anche uso della realtà virtuale, in particolare della simulazione. Nella Formula Uno viene usata nella progettazione e nella preparazione delle gare con i piloti. Ma dall’anno scorso abbiamo puntato allo sviluppo di prodotti legati al “virtual gaming”, cioè alle simulazioni su computer o console, dedicate proprio al pubblico giovane. L’idea è di offrire la possibilità di correre su macchine virtuali di Formula Uno, sfidando altre persone collegate. Non basta: il nostro obiettivo non è creare un mondo virtuale a parte, ma qualcosa che ti faccia venire voglia di vivere le gare reali dei Gran Premi. Il virtuale non può infatti sostituire il reale, ma deve integrarsi con esso. Stiamo quindi sviluppando software in grado di permettere a ogni tifoso di correre contro i grandi piloti: i professionisti guideranno concretamente sull’asfalto, noi virtualmente a casa, dalla nostra postazione. Un altro tema diventato fondamentale per la Formula Uno è la diversity. Innanzitutto di genere: dal punto di vista regolamentare, a differenza di molti altri sport, l’automobilismo non ha barriere che impediscano alle donne di competere nella stessa categoria degli uomini. C’è stata Susie Wolff, ex pilota ed ex test driver della Williams. Ma oggi sono poche. Per questo si è introdotta per esempio la Formula W, che quest’anno conta otto eventi e si correrà nell’ambito della Formula Uno. Un altro esempio è la sfida raccolta dalla Ferrari Academy: pochi mesi fa è entrata nella squadra Maya Weug, prima pilota donna del Cavallino rampante che correrà in Formula 4. Anche a bordo pista si vedono sempre più ingegneri, meccanici e tecnici donne. Ma diversity vuol dire anche inclusione e nel 2020, nei cinque minuti che precedevano ogni gara, i piloti sono diventati portavoce contro il razzismo e spesso si sono inginocchiati: lo stesso accadrà quest’anno. Il nostro progetto chiamato We Race as One, noi corriamo come fossimo una sola cosa, è stato efficace per aumentare la consapevolezza sulle questioni socialmente importanti come la lotta all’emarginazione. E ne siamo orgogliosi. (Testo raccolto da Marina Speich) ■
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«Si vedono sempre più ingegneri, meccanici o tecnici donne. E Maya Weug sarà la prima pilota della Ferrari a correre in Formula 4»
LA PILOTA DELLA FERRARI, MAYA WEUG, 16 ANNI.