Interni - Dicembre 2020

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THE MAGAZINE OF INTERIORS AND CONTEMPORARY DESIGN

N° 12 DICEMBRE DECEMBER 2020

MENSILE ITALIA / MONTHLY ITALY € 10

DISTRIBUTION 1 DICEMBRE/DECEMBER 2020 AT € 19,50 - BE € 18,50 - CH Chf 19,80 - DE € 23,50 DK kr 165 - E € 17 - F € 18 - MC, Côte D’Azur € 18,10 PT € 17 - SE kr 170 - US $ 30 Poste Italiane SpA - Sped. in A.P.D.L. 353/03 art.1, comma1, DCB Verona





FEBAL, DOLCE FEBAL.


Alcuni vedono una luce. Noi, una visione. Nuova Audi Q5. Per Audi la luce non è semplice illuminazione, ma il modo migliore per rendere visibile la sua idea di progresso. Ecco perché nuova Audi Q5 combina l’avanguardia dei fari OLED completamente personalizzabili all’innovazione della tecnologia mild-hybrid, offrendo un nuovo modo di muoversi nel presente: con uno sguardo sempre rivolto al futuro. Scopri di più su progress.audi Future is an attitude


Gamma Q5. Consumo di carburante (l/100 km) ciclo combinato (WLTP): 5,6 - 9,2. Emissioni COâ‚‚ (g/km) ciclo combinato: (WLTP) 146 - 209; (NEDC) 123 - 171

I valori indicativi relativi al consumo di energia e alle emissioni di COâ‚‚ sono rilevati dal Costruttore in base al metodo di omologazione WLTP (Regolamento UE 2017/1151 e successive modifiche e integrazioni). Eventuali equipaggiamenti aggiuntivi, lo stile di guida e altri fattori non tecnici possono modificare i predetti valori. Per ulteriori informazioni sui predetti valori, vi invitiamo a rivolgervi alle Concessionarie Audi e a consultare il sito audi.it



ph. Federico Cedrone


www.giessegi.it numero verde 800-661825


Scopri i cataloghi Giessegi


IN dice CONTENTS dicembre/December 2020

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In copertina: l’illustrazione di Andrea Chronopoulos interpreta il ruolo di Milano quale capitale internazionale del design, celebrato lo scorso ottobre da Milano Design City e Interni Designer’s Week. Durante questa manifestazione, Natuzzi ha presentato Circle of Harmony: una collezione corale – a cui hanno preso parte otto designer – che comprende l’imbottito modulare New Classic disegnato da Fabio Novembre, la reinterpretazione in chiave urban/contemporanea del classico divano. On the cover: the illustration by Andrea Chronopoulos interprets Milan’s role as the international design capital, celebrated in October with Milano Design City and Interni Designer’s Week. During these events, Natuzzi presented Circle of Harmony: a choral collection – featuring the creations of eight designers – that includes the New Classic modular upholstered furniture designed by Fabio Novembre, a reinterpretation in an urban/ contemporary tone of the classic sofa.

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52 22 71 INCOVER

18 ART ANDREA CHRONOPOULOS

INBRIEF

20 VARIOUS LUCE DA LAVORO, SUPERFICI SICURE, STILE CONTEMPORANEO, MUSEO VIRTUALE / WORK LIGHTING, SAFE SURFACES, CONTEMPORARY STYLE, VIRTUAL MUSEUM

LookINgAROUND

22 PRODUCTION RIVESTIMENTI ORGANICI / ORGANIC COVERINGS 24 SHOWROOMS L’EVOLUZIONE DELLO SHOWROOM / SHOWROOM EVOLUTION UNA VETRINA SUL MONDO / A SHOWCASE ON THE WORLD 28 NEW SHOWROOM ATLAS CONCORDE, MARSOTTO, CECCOTTI COLLEZIONI, IRIS CERAMICA GROUP, FENIX, ARREDO3, FLEXFORM, FALPER, BAROVIER&TOSO, MOHD, TRUSSARDI CASA, NEMO, IVANO REDAELLI, MARIANI DESIGN AND MORE, QUADRODESIGN 50 AWARDS DIALOGHI APERTI / OPEN DIALOGUES 52 PROJECTS PUREZZA FLUIDA / FLUID PURITY AGRICOLTURA 4.0 / AGRICULTURE 4.0 WELLIO MILAN DANTE

12 dicembre 2020 INTERNI

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LA RICERCA AL SERVIZIO DELL’UOMO / RESEARCH AT THE SERVICE OF HUMANITY PURA BELLEZZA / PURE BEAUTY ELIE SAAB: MILLE E UNA CASA / 1001 HOUSES ANNIVERSARY 10 ANNI DI VITRA HAUS / 10 YEARS OF VITRA HAUS DESIGN CITIZENS IL PIED-À-TERRE MILANESE DI / THE MILANESE PIED-A-TERRE OF FRANCISCO GOMEZ PAZ DESIGNFUL FASHION SUNNEI, TRA MILANO E IL DIGITALE / BETWEEN MILAN AND THE DIGITAL YOUNG DESIGNERS GRAZIE A TUTTI / THANKS TO EVERYONE EXHIBITIONS CLAUDIA ANDUJAR FEDERICA MARANGONI BOOKSTORE TALKS IL CORAGGIO DI OSARE / THE COURAGE TO DARE CHANGE YOUR VIEW, CHANGE YOUR WAY DESIGNING CARE LIFE CYCLE MEXICO MEETS ITALY

96 TRANSLATIONS 107 FIRMS DIRECTORY



IN dice CONTENTS

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dicembre/December 2020

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22 INtopics 1

EDITORIAL

DI / BY GILDA BOJARDI

DesignINg ANNIVERSARY

INsights ARCHITECTURE

A CURA DI / EDITED BY ANTONELLA BOISI 2 MILANO, ADI DESIGN MUSEUM PROGETTO / DESIGN GIANCARLO PEROTTA E / AND MASSIMO CAMILLO BODINI FOTO / PHOTOS ROBERTO DE RICCARDIS TESTO E FOTO/ ARTICLE AND PHOTOS MATTEO VERCELLONI

TALKING ABOUT

8 MILANO, MARIA GRAZIA MATTEI: IL PROGETTO È MEET / DESIGN IS MEET FOTO / PHOTOS MICHELE NASTASI TESTO / ARTICLE ANTONELLA BOISI 14 MILANO, STEFANO BOERI E / AND GIORGIO DONÀ: LA CITTÀ CHE SALE / THE RISING CITY FOTO / PHOTOS COMUNICARLO PER SBI TESTO / ARTICLE STEFANO BOERI E / AND GIORGIO DONÀ 18 MILANO, CLAUDIO LARCHER, CUBO AL QUADRATO / SQUARED CUBE FOTO / PHOTOS PAOLO RIOLZI TESTO / ARTICLE ANTONELLA BOISI 22 MILANO, GIUSEPPE ZAMPIERI, NON SPAZI ARTIFICIALI, MA REALI / NOT ARTIFICIAL SPACES, BUT REAL ONES FOTO / PHOTOS ALBERTO PARISE, GERHARDT KELLERMANN TESTO / ARTICLE GIUSEPPE ZAMPIERI

14 dicembre 2020 INTERNI

26 20 ANNI DI MISSONI HOME / 20 YEARS OF MISSONI HOME TESTO / ARTICLE CRISTINA MOROZZI

MASTERS

32 ENZO MARI, LA DIFFICILE VIA DEL PROGETTO POLITICO / THE DIFFICULT PATH OF POLITICAL DESIGN TESTO / ARTICLE DOMITILLA DARDI

VIEWPOINT

36 MILANIN MILANON DI / BY ANDREA BRANZI

PROJECT

38 ETERNITÀ TEMPORANEA / TEMPORARY ETERNITY TESTO / ARTICLE STEFANO CAGGIANO 42 RITORNO A MILANO / RETURN TO MILAN TESTO / ARTICLE ELISA MASSONI


Rimadesio

Zen porta.

Design Giuseppe Bavuso


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IN dice CONTENTS

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dicembre/December 2020

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Designer’s Week Milano 2020 A CURA DI / EDITED BY KATRIN COSSETA, NADIA LIONELLO, ANDREA PIRRUCCIO, CAROLINA TRABATTONI

Durini/San Babila/Monforte

46 DESIGN IS OPEN

REFLECTIONS

62 GIULIO CAPPELLINI/CAPPELLINI, ANNA TURATI/ CASAMILANO, LUCA FUSO/CASSINA, WILLIAM LUCCHETTA/ CIMENTO, ROBERTA SILVA/FLOS, CARLO URBINATI/ FOSCARINI, SILVIA GALLOTTI/GALLOTTI&RADICE, MASSIMO ZANATTA/ISTITUTO MARANGONI MILANO DESIGN, CAROLA BESTETTI/LIVING DIVANI, PATRIZIA VICENZI/ LUCEPLAN, RENATO PRETI/LUXURY LIVING GROUP, GIULIA MOLTENI/MOLTENI GROUP, PASQUALE NATUZZI JR/ NATUZZI, EMILIO MUSSINI/PANARIAGROUP, LORENZO PORRO/PORRO, NERIO ALESSANDRI/TECHNOGYM

Duomo/Quadrilatero

64 CUORE PULSANTE / BEATING HEART

REFLECTIONS

72 ALBERTO ALESSI/ALESSI, CARLOTTA DE BEVILACQUA/ ARTEMIDE, DIEGO MARTINEZ DUBOSC/BAROVIER&TOSO, ROBERTO GAVAZZI/BOFFI|DEPADOVA, STEFANO ROSA ULIANA/CALLIGARIS, MATTEO GALIMBERTI/FLEXFORM, GIOVANNI DEL VECCHIO/GIORGETTI, EMANUEL COLOMBINI/ GRUPPO COLOMBINI, GIANMARIA MEZZALIRA/ GRUPPO MIG, MORENO BRAMBILLA/JUMBO GROUP, ANGELO MERONI/LEMA, ROBERTO MINOTTI/MINOTTI, GIOVANNI ANZANI/POLIFORM, NICOLA COROPULIS/ POLTRONA FRAU, GIUSEPPE D’AMATO/RINASCENTE, ELEONORE CAVALLI/VISIONNAIRE

Brera

74 CREATIVITÀ INDOMABILE / UNTAMED CREATIVITY

16 dicembre 2020 INTERNI

REFLECTIONS

82 VITTORIO ALPI/ALPI, KNUD ERIK HANSEN/CARL HANSEN & SØN, FRANCESCO BRAVINI/CERAMICA FLAMINIA, DANIELE MAZZON/CRISTINA RUBINETTERIE, LISSA CARMONA/ETEL, GIANLUCA PAZZAGLINI/FLORIM CERAMICHE, DANIELA FANTINI/FRATELLI FANTINI, GASPARE LUCCHETTA/GRUPPO EUROMOBIL, STEFANO CAZZANIGA/INTERNI DESIGN EXPERIENCE, DEMETRIO APOLLONI/KNOLL EUROPE, ALBERTO LUALDI/ LUALDI, DARIO PRESOTTO/MODULNOVA, GIANLUCA MOLLURA/MOHD, PATRIZIA MOROSO/MOROSO, ALDO PIANCA/PIANCA, FABRIZIO CAMELI/TALENTI, CHRISTIAN BENINI/WALL&DECÒ

Around the city

84 PROGETTO DIFFUSO / WIDESPREAD DESIGN

REFLECTIONS

90 LUCIANO GALIMBERTI/ADI, FABRIZIO STORCHI/ATLAS CONCORDE, ANDREA CASTRIGNANO/PROGETTISTA, FONDAZIONE DELL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI, FRANCO DI FONZO/FRAG, GIORGIO CASTIGLIONI/GEBERIT ITALIA, SAFAK FILA/IDEAL STANDARD ITALIA, LORENZO PASCUCCI/MILANO CONTRACT DISTRICT, ROSSANA ORLANDI/ GALLERISTA, ALESSANDRO ALLIEVI/PORADA, MASSIMO PEROTTI/SANLORENZO, GISELLA BORIOLI/ SUPERSTUDIO GROUP, ANDREA TAGLIABUE/TABU, GIULIANO MOSCONI/TECNO E ZANOTTA, JOSEPH GRIMA/ TRIENNALE MILANO, PAOLO LIOY/WHIRLPOOL

INservice 92 103

TRANSLATIONS FIRMS DIRECTORY DI / BY ADALISA UBOLDI



INCOVER art 1. LA COPERTINA DI INTERNI DICEMBRE. 2. DISEGNO PER LA RIVISTA ESQUIRE, 2020. 3. ILLUSTRAZIONE PER PIZZA E PASTA ITALIANA, 2020.

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ANDREA CHRONOPOULOS 2

I suoi personaggi dalle linee tanto semplici quanto espressive vengono enfatizzati da colori brillanti e un pizzico di ironia. Come sulla cover di Interni

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4. ANDREA CHRONOPOULOS. 5. ILLUSTRAZIONE PER THE NEW YORK TIMES, 2020. 6. DISEGNO PER FORGE, PUBBLICAZIONE DI MEDIUM, 2020. 7. PER THE NEW YORK TIMES, 2019.

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Uno stile essenziale, colorato e immediato, quasi da fumetto: le opere di Andrea Chronopoulos risultano spontanee, vivide e giocose anche quando illustrano tematiche complesse. Nato nel 1990 ad Atene, vive e lavora a Roma come illustratore freelance nell'ambito dell'animazione e dell’editoria, collaborando anche con quotidiani e magazine internazionali, tra cui The New York Times, The Wall Street Journal, The New Yorker, GQ, Esquire, MIT Technology Review, oltre che con il colosso del settore dei mass media Bloomberg e lo studio di design Pentagram. Diplomato in illustrazione e animazione allo IED - Istituto Europeo di Design di Roma, nel 2011, insieme ad alcuni compagni di corso, ha fondato

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Studio Pilar, etichetta di autoproduzioni editoriali, oltre che associazione culturale. Le sue opere sono state selezionate dalla Society of Illustrators di New York, American Illustration e 3X3 Magazine. Per la copertina di Interni dicembre ha rappresentato con un'unica ambientazione lo stretto rapporto tra Milano e il design: un omaggio ai designer che hanno reso la città celebre in tutto il mondo. ■ Claudia Foresti



INBRIEF VARIOUS

IL SISTEMA OLISTICO

Luce da lavoro La serie Team di Tobias Grau nasce da una ricerca sull’illuminazione nei luoghi lavorativi che ha condotto l’azienda allo sviluppo di cinque tipologie di lampade accomunate da un linguaggio progettuale coerente e minimale. Adatti sia a scrivanie singole sia a estesi piani di co-working, gli elementi di Team sono dotati di centinaia di led posizionati dietro le lenti ad angolo, così da distribuire la luce in maniera precisa sull’intero spazio di lavoro. Connotato da uno snello corpo in alluminio che funge da sistema di raffreddamento del flusso d’aria, ciascun modello garantisce un’illuminazione di 15-30.000 lumen, mentre avanzati sensori di movimento e luminosità regolano la luce fornendo un’illuminazione costante. Inoltre, le lampade Team si accendono quando rilevano la prossimità dell’utente, per poi spegnersi quando questi si allontana. Come un sistema di cloudnetwork sincronizzato, i prodotti della serie lavorano insieme, reagendo dinamicamente l’uno all’altro e fornendo sempre la luce più appropriata. Per un’installazione immediata e intuitiva, Tobias Grau ha creato un sistema di controllo wi-fi che permette, scannerizzando il QR code delle lampade, di accedere automaticamente a una piattaforma che consente di scegliere diverse opzioni di configurazione. tobiasgrau.com

TECNOLOGIA BREVETTATA

SUPERFICI SICURE Oltremateria, tra i brand leader nel mercato delle superfici continue eco-compatibili, presenta Ecopur, un’innovativa micro-resina ad alte prestazioni che si attiva sia con la luce sia con il buio e purifica le superfici da smog, agenti inquinanti, germi, batteri, virus. Oltre che alle superfici in Ecomalta e Oleomalta di Oltremateria, Ecopur può essere applicato a mobili, parquet, pietre naturali, carte da parati e complementi d’arredo, conferendo a ciascuno di questi elementi inedite proprietà basate su miscele speciali, processi naturali e inerti a base di sali minerali che determinano anche la ionizzazione. Quest’ultima abbatte il pulviscolo atmosferico e attiva le molecole dell’ossigeno nell’aria, rendendola più pura e salutare. La nuova tecnologia è stata brevettata e testata da importanti laboratori esterni, seguendo le più rigorose normative internazionali per certificarne l’efficacia, e quindi adottata da aziende quali Presotto, Euromobil, FIAM Italia, Artesi e Riva 1920, che ne hanno riconosciuto le acclarato qualità. A.P. oltremateria.it

20 dicembre 2020 INTERNI


INBRIEF VARIOUS

NUOVA COLLEZIONE

Stile contemporaneo Sono complementi, imbottiti e mobili a comporre la nuova collezione Dialma Brown, tutti elementi che, come da tradizione dell’azienda, si distinguono per un equilibrato mix tra linee pulite ed essenziali e una peculiare attenzione per le decorazioni. Tra gli inediti prodotti realizzati dal marchio, da citare DB006223 (a sinistra), libreria design oriented connotata da uno stile industrial e definita da una struttura in legno di rovere con inserti in metallo nella finitura ferro brunito; mentre, sul versante più ironicamente pop, merita una menzione DB006167 (qui a fianco), poltroncina ideale per essere collocata in una casa come in un terrazzo, con struttura in metallo nella finitura ferro brunito e schienale in rattan intrecciato. Un ricercato tocco esotico è poi conferito dal rivestimento in stile tropicale. dialmabrown.it

COMUNICAZIONE EVOLUTA

MUSEO VIRTUALE Si chiama WeMU, Wall&decò Experience Museum ed è l’inedito strumento di comunicazione e storytelling di Wall&decò che permette di approfondire il percorso creativo celato dietro ogni collezione del marchio offrendo, attraverso un touchscreen interattivo, un’esperienza totalmente immersiva. Grazie a una costruzione virtuale che poggia su un’architettura pienamente realistica, WeMU è in grado di riprodurre le suggestioni di una visita museale vera e propria, durante la quale è possibile soffermarsi davanti a ogni grafica per approfondire i contenuti e godere di contributi audio complementari. Oggi, WeMU accoglie su tre distinti livelli le nuove collezioni WET System e OUT System. Il livello 1 – denominato WET System Black&White New Religion – enfatizza il contrasto cromatico tra il bianco e il nero, rappresentandolo come un incontro di opposti che non possono fare a meno l’uno dell’altro. Il livello 2 – OUT System Melting Walls – reinterpreta gli spazi esterni con nuovi codici estetici, grazie a cui le facciate si arricchiscono di effetti materici e tridimensionali ton sur ton. Il terzo livello – WET System Utopia Reloaded – è infine dedicato alla rivisitazione di uno dei moodboard protagonisti della collezione Contemporary Wallpaper 2020, pur con nuove accezioni cromatiche che prevedono sia colori diurni, sia tinte più notturne. A.P. wallanddeco.com

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LookINg AROUND production

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Con Eterea Collection, nata dalla collaborazione con quattro noti studi di architettura, nasce la divisione contract di Zambaiti Parati

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RIVESTIMENTI ORGANICI 1. DAI RIMANDI VEGETALI, LA LINEA INKED, IDEATA DA CABERLONCAROPPI, SI DISTINGUE PER LE GEOMETRIE GRAFICHE MA SINUOSE E LA TEXTURE LIEVE. 2. TRAME IRIDESCENTI PER WINGS DI ALFONSO FEMIA/AF* DESIGN, CHE NASCE DA UNA STRATIFICAZIONE TRIDIMENSIONALE ISPIRATA ALLE ALI DELLE LIBELLULE. 3. MATERIA, CHE RIPRODUCE L'IMPERFEZIONE DELLA CROSTA TERRESTRE, È STATA DISEGNATA DA ANDREA BOSCHETTI DELLO STUDIO METROGRAMMA, ART DIRECTOR DI ETEREA, LA PRIMA COLLEZIONE DI ZAMBAITI CONTRACT. 4. ARLECCHINO, DAL DECORO GEOMETRICO E DALLA GRANA IRREGOLARE, FIRMATA ALDO CIBIC WORKSHOP.

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Un'eclettica collezione di rivestimenti murali ispirati alla natura, composta da pattern materici differenti, ognuno con caratteristiche distintive, ma al contempo parte di un unico progetto firmato Zambaiti Contract. Eterea Collection è la prima, inedita, opportunità creativa proposta al mondo del contract dalla nuova divisione dedicata di Zambaiti Parati, azienda bergamasca di riferimento nel settore delle carte da parati. Composta da più linee create su misura, si distingue per la sovrapposizione di texture, geometrie e colori, oltre che per l’assortimento dei

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supporti di stampa impiegati. Le finiture decorative nascono dalla collaborazione con quattro noti studi di architettura – Metrogramma di Andrea Boschetti (art director della collezione), CaberlonCaroppi, Alfonso Femia/ AF*Design e Aldo Cibic Workshop – che hanno interpretato il progetto secondo più ispirazioni e declinazioni stilistiche, modulate su due tipologie di supporto per ciascuna linea: pannelli digitali 3D e carta da parati goffrata. L’innovativa stampa digitale 3D, in particolare, enfatizza disegni e trame, oltre a offrire la possibilità di stampare ogni grafica

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su quattro supporti ignifughi, ciascuno connotato da qualità estetiche e tattili differenti. Collezione organica, sia nel concept sia nel suo insieme, Eterea coniuga il know-how tecnologico di Zambaiti Parati ad eteree (appunto) suggestioni naturali. ■ Claudia Foresti



LookINg AROUND showrooms

L’EVOLUZIONE DELLO SHOWROOM Situato nel centro del capoluogo lombardo e concepito da Calvi Brambilla come compendio della ‘milanesità’ e omaggio ai maestri del progetto, il primo flagship store europeo di Signature Kitchen Suite assurge a tappa imprescindibile per chi ama cibo, design e innovazione

Il primo showroom europeo di Signature Kitchen Suite – marchio di elettrodomestici built-in di alta gamma del gruppo LG Electronics – sorge strategicamente in piazza Cavour a Milano, alle porte del Brera Design District. Una scelta non casuale quella del capoluogo lombardo, come spiega Heaven Lee, presidente Europa LG Electronics: “Si tratta di una metropoli proiettata verso il futuro ma allo stesso tempo legata alla tradizione; una capitale internazionale sinonimo di stile e design, in un Paese come l’Italia la cui cultura è legata al cibo e alla convivialità. Valori che sposiamo a pieno e che fanno parte del nostro DNA”. Realizzato su una superficie di 1.100 metri quadri disposti su tre livelli – piano terra, basement e mezzanino – lo spazio è posto in relazione diretta con la città attraverso le sue 15 vetrine affacciate, oltre che sulla piazza, anche sulle vie Manzoni e Fatebenefratelli. Un dialogo con Milano ricercato e perseguito da Calvi Brambilla, autori del progetto di interior, attraverso soluzioni architettoniche inaspettate, che resettano l’immagine abusata del ‘consueto’ showroom di elettrodomestici. Uno spazio capace di

A SINISTRA, ALCUNI ELETTRODOMESTICI SIGNATURE KITCHEN SUITE INCASTONATI SU GRANDI ROCCE NERE: È L’ALLESTIMENTO AL PIANO TERRA DEL PRIMO SHOWROOM EUROPEO DEL BRAND, INAUGURATO NEL CENTRO DI MILANO. SOTTO, UN ESTERNO DELLO SPAZIO IN CUI SI RICONOSCE LA GRANDE PARETE NERA CHE ACCOGLIE I VISITATORI. IL PROGETTO DI INTERIOR DELLO SHOWROOM È A FIRMA CALVI BRAMBILLA.

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L’ENORME VIDEO WALL CHE OCCUPA UN’INTERA PARETE DELLO STORE E GIUNGE FINO ALLA LOBBY, INTERAMENTE IN ACCIAIO, AL PIANO INTERRATO.

coniugare tradizione e innovazione, e di esprimere uno dei capisaldi della filosofia SKS: il concetto di True To Food, che prevede il rispetto del cibo in tutta la sua filiera. All’ingresso dello showroom è collocata una grande parete monocromatica nera, costituita da una serie di schermi led che rimandano immagini legate al food, da elettrodomestici perfettamente integrati nella pulizia formale della composizione e da oggetti tipici dell’ambiente cucina: un’installazione capace di riassumere le tre parole chiave per definire l’identità del brand: food, design e smart. Sullo stesso livello – in una messa in scena che ricorda il Kubrick di 2001: Odissea nello spazio – alcuni elettrodomestici sono incastonati su grandi rocce nere, mentre monoliti scultorei in laccato metallico rosa richiamano idealmente i marmi del Duomo. L’esposizione al QUI A SINISTRA, UNO DEGLI AMBIENTI 'DOMESTICI' DEL PIANO INFERIORE IMMAGINATI DA CALVI BRAMBILLA COME OMAGGI AI GRANDI MAESTRI DEL DESIGN MILANESE. A SINISTRA, LA CUCINA A ISOLA IN VETRO CANNETTATO BIANCO PRESENTE AL PIANO STRADA E RISERVATA ALLE FUTURE ATTIVITÀ DI SHOWCOOKING.

piano strada termina con un’area dedicata alle attività di showcooking, definita dalla presenza di una cucina a isola in vetro cannettato bianco. Trait d’union tra piano terra e seminterrato, una maestosa scala a chiocciola e un gigantesco video wall che occupa l’intera parete fino a convergere metaforicamente nella grande lobby al piano inferiore, realizzata interamente in acciaio. Attraverso la scala e passando per la lobby si accede a una successione di possibili ambienti

domestici, ciascuno dei quali connotato da una precisa scelta cromatica, con cui Calvi Brambilla omaggiano la Milano capitale del Progetto impiegando elementi di arredo disegnati esclusivamente da designer meneghini come Castiglioni, Albini, Caccia Dominioni, Mangiarotti, Pesce. In questo basement, Signature Kitchen Suite accoglie alcuni prodotti degli altri brand del gruppo – LG Signature, LG ThinQ – dimostrando la capacità di proporre soluzioni smart cross per ogni

ambiente domestico. Area più funzionale dello showroom, il mezzanino è dedicato alla Food Academy, dove si terranno i corsi di cucina organizzati in collaborazione con Andrea Vigna, lo chef scelto da SKS come Food Experience Director. Con questo store, lo showroom si evolve da vetrina a hub connesso alla città, luogo ideale per raccontare e condividere la filosofia True To Food e l’immenso rispetto per il cibo e la storia a esso collegata. ■ Andrea Pirruccio

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LookINg AROUND showrooms

UNA VETRINA SUL MONDO

Il nuovo flagship store Snaidero di Milano si propone come punto di riferimento di una rinnovata strategia di retail che mira ad allargare la presenza del marchio nei cinque continenti

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Inaugurato ufficialmente in occasione

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di Milano Design City, il nuovo flagship store Snaidero di Milano rappresenta una tappa importante del nuovo corso che la storica azienda di cucine, nata nel 1946 a Majano, in provincia di Udine, ha intrapreso dopo il suo passaggio a Dea Capital del gruppo De Agostini. Situato in piazza San Marco 1, nel cuore di Brera, lo spazio si propone infatti come showroom pilota di un nuovo concept di esposizione e comunicazione sui punti vendita, in cui i valori aziendali sono espressi dai progetti piĂš iconici del marchio e dalle sue ultime novitĂ . Ăˆ il caso delle collezioni Vision e Frame, rispettivamente disegnate da Pininfarina e da Massimo Iosa Ghini con cui Snaidero ha un consolidato


rapporto di collaborazione. A queste si aggiungono i nuovi modelli come Link di Andreucci e Hoisl e il sistema E_wall, un modulo rivoluzionario per la cucina (compatibile con tutti i modelli Snaidero) che sfrutta in maniera più razionale e versatile i pensili, le profondità e, contemporaneamente, trasforma la cucina in living. Non solo. Il flagship store rappresenta

una sorta di progetto manifesto della nuova visione imprenditoriale focalizzata sullo sviluppo internazionale del retail, che avrà Milano come punto di riferimento ma ambisce a espandere una rete che oggi comprende già 372 punti vendita in Italia e 196 nel mondo. “Siamo presenti sostanzialmente worldwide”, commenta l’amministratore delegato Massimo Manelli. “L’Europa

rappresenta il 40% del mercato: Francia, Olanda, Belgio, Italia e Germania sono i Paesi che sono ripartiti meglio da maggio. Seguono la Russia, i Paesi Arabi e il Far East. In Cina, in particolare, siamo presenti con 12 punti vendita che abbiamo intenzione di portare a 50 nel giro di tre anni. Riponiamo grandi aspettative anche per il contract, che oggi vale il 22% del nostro volume d’affari ma contiamo di portarlo al 35% entro il 2023. In questo settore, siamo la seconda azienda europea sul territorio australiano. Vogliamo investire e credere nel saper fare italiano: il nostro obiettivo è fare del Made in Italy il valore distintivo del

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marchio, nonché la chiave di volta per innalzarne il posizionamento di mercato a livello internazionale. Snaidero può vantare una lunga storia di design e innovazione. Si tratta di raccoglierla e svilupparla in direzione delle nuove esigenze dell’abitare”. ■ M.P.

1. LE VETRINE DEL NUOVO FLAGSHIP STORE SNAIDERO DI MILANO, NEL CUORE DI BRERA. 2. LA CUCINA VISION BY PININFARINA SI CARATTERIZZA PER L’APERTURA DELL’ANTA CON INCLINAZIONE A 30° E L’INTEGRAZIONE DI UN PROFILO MANIGLIA IN ALLUMINIO NERO. LE LINEE ORGANICHE SI RIFANNO A UN PRINCIPIO ERGONOMICO DI DESIGN. 3. LA CUCINA FRAME BY MASSIMO IOSA GHINI, CON STRUTTURA AUTOPORTANTE IN ACCIAIO, REINTERPRETA IN CHIAVE CONTEMPORANEA E INTERNAZIONALE LA CLASSICA CUCINA IN STILE INGLESE. 4. UNA COMPOSIZIONE DELLA CUCINA LOOK BY MICHELE MARCON, DALLE LINEE ESSENZIALI, CON APERTURA A GOLA E UN AMPIO VENTAGLIO DI POSSIBILITÀ MATERICHE.

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LookINg AROUND NEW showroom ATLAS concorde

DESIGNER’S WEEK’S OPENINGS

28 dicembre 2020 INTERNI

Milano è sempre ‘the place to be’. Numerose le nuove vetrine d’autore aperte sul mondo del design, a 360 gradi: dal mobile alla cucina, dall’illuminazione ai rivestimenti ceramici fino all’arredobagno


UNO SHOWROOM DI RIVESTIMENTI CERAMICI CHE SEMBRA UNA GALLERIA D’ARTE. È IL NUOVO SPAZIO ATLAS CONCORDE A BRERA, FIRMATO DA LISSONI & PARTNERS. IL PROGETTO, SPIEGA PIERO LISSONI, “NASCE INTORNO A DUE ELEMENTI SPECIALI. INNANZITUTTO IL LUOGO, UN PALAZZO DEL '700 NEL CENTRO DI MILANO DI CUI ABBIAMO VOLUTO RISPETTARE LE PREESISTENZE: I MURI E I VECCHI PAVIMENTI, GLI AFFRESCHI. IL SECONDO ASPETTO È LA VOLONTÀ DI LEGARE UN’AZIENDA IPER-INDUSTRIALE A UN MODELLO ARTISTICO”. L’AMBIENTE PRINCIPALE È INFATTI CONCEPITO COME UNA ‘GALLERY’ DOVE LE LASTRE CERAMICHE SONO ESPOSTE, COME QUADRI, SU TELAI SOSPESI A UN SISTEMA DI GUIDE IN GRADO DI MODULARE, SPOSTANDOSI, DIFFERENTI PERCORSI. ANCHE L’ESPOSIZIONE PIÙ TECNICA DELLE VARIE COLLEZIONI, SU PANNELLI SCORREVOLI IN RETE METALLICA, È ISPIRATA AGLI ARCHIVI MUSEALI. VERSO L’INTERNO SI TROVANO LA ZONA LOUNGE PER ACCOGLIERE I CLIENTI E L’AREA CO-WORKING DEDICATA ALLA CONSULENZA PROGETTUALE. UN’ULTIMA ZONA È INFINE DESTINATA AD ESPOSIZIONI TEMPORANEE, PER FAR VIVERE LO SHOWROOM ATTRAVERSO SPECIFICI PROGETTI O INSTALLAZIONI. K.C. (FOTO MATTEO CIRENEI) VIA SAN MARCO 12 20121 MILANO ATLASCONCORDE.COM

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LookINg AROUND new showroom marsotto

foto di Matteo Cirenei

SPAZIO PERMANENTE E LUOGO DI INCONTRO PER PROGETTISTI E CULTORI DI ARTE E DESIGN, MARSOTTO MILANO SHOWROOM, INAUGURATO NEL CUORE DI BRERA, ACCOGLIE AL PROPRIO INTERNO UNA SELEZIONE DI MATERIALI, PROFILI E INTARSI PER PROGETTI TAILOR MADE. OVVIO PROTAGONISTA DELLO SPAZIO È IL MARMO, VARIAMENTE MODELLATO NEL PERCORSO EMOTIVO DI STUDIO NENDO, GIÀ A PARTIRE DALLA SOLUZIONE D’INGRESSO: “UNA PARTE DELLA FACCIATA È STATA CONFIGURATA COME UNA SCULTURA INCAVATA A MURO, UNA SEDUTA IMPROVVISATA PER CHIUNQUE VOLESSE ACCOMODARSI”, SPIEGA OKI SATO, FONDATORE DI NENDO. “ABBIAMO CHIESTO A NENDO DI RAPPRESENTARE IL NOSTRO HERITAGE ATTRAVERSO UN AMBIENTE EMOZIONALE”, RACCONTA COSTANZA OLFI, RESPONSABILE MARKETING DEL MARCHIO. RICHIESTA CHE LO STUDIO HA FATTO PROPRIA CREANDO UN LUOGO POETICO, DOVE L’IMPIEGO DEL MARMO DEFINISCE UN’ATMOSFERA ETEREA IN CUI IL VISITATORE È LIETO DI PERDERE LE PROPRIE COORDINATE SPAZIALI. A.P. LARGO CLAUDIO TREVES 2, 20121 MILANO MARSOTTO.COM

30 dicembre 2020 INTERNI



LookINg AROUND

foto di Simone Barberis

new showroom ceccotti collezioni

LO STUDIO CALVI BRAMBILLA FIRMA L’INTERIOR DESIGN DEL NUOVO FLAGSHIP STORE CECCOTTI COLLEZIONI, INAUGURATO IN VIA DURINI CON IL DEALER INTERNI DESIGN EXPERIENCE. DUE AMPIE VETRINE CONSENTONO AL PASSANTE DI COGLIERE LA VISTA DELL’INTERO SPAZIO A DOPPIA ALTEZZA, CONCEPITO COME UNA SCATOLA ARCHITETTONICA DAL RAFFINATO MINIMALISMO. L’ALLESTIMENTO, QUASI ASTRATTO, PUNTA SUL TRATTAMENTO MATERICO DELLE SUPERFICI (PAVIMENTI E RIVESTIMENTI IN PIETRA GRIGIA, BOISERIE IN METALLO BRUNITO) PER ESALTARE DETTAGLI E LAVORAZIONI DEI SINGOLI ARREDI. LO SPAZIO, CONFERMA FRANCO CECCOTTI, DIRETTORE CREATIVO DELL’AZIENDA, “RAPPRESENTA LA VOLONTÀ DEL BRAND DI CONTINUARE A CREDERE ANCHE IN TEMPI COME QUESTI NELL’ESPERIENZA REALE, VISIVA E TATTILE, LA SOLA IN GRADO DI FAR APPREZZARE PIENAMENTE LA STRAORDINARIA ABILITÀ MANUALE E L’ECCELLENZA NELLA REALIZZAZIONE DELLE NOSTRE CREAZIONI”. K.C. VIA DURINI 23, 20122 MILANO CECCOTTICOLLEZIONI.IT

32 dicembre 2020 INTERNI


missonihome.com


LookINg AROUND new showroom iris ceramica group

UNO SCRIGNO DI MATERIALI PREZIOSI: COSÌ SI PRESENTA A PRIMA VISTA IL NUOVO FLAGSHIP STORE DI IRIS CERAMICA GROUP. NON A CASO È OSPITATO NEGLI SPAZI PRECEDENTEMENTE OCCUPATI DA UNA BANCA, TRA DUOMO E CORDUSIO. ESTESO SU 750 METRI QUADRATI, LO SHOWROOM DELLA HOLDING ACCOGLIE LE COLLEZIONI E I PROGETTI DI TUTTI I SUOI BRAND: ARIOSTEA, FMG FABBRICA MARMI E GRANITI, FIANDRE ARCHITECTURAL SURFACES, IRIS CERAMICA, PORCELAINGRES, SAPIENSTONE E IL NEONATO MARCHIO D’ARREDO BAGNO SEVENTYONEPERCENT. CURATO DALLO STUDIO AREA-17 ARCHITECTURE & INTERIORS, IL PROGETTO ARTICOLA GLI AMBIENTI SU TRE PIANI, INTERPRETANDOLI COME SPAZI DA VIVERE, OGNUNO CON DIVERSE DECLINAZIONI FUNZIONALI: LOUNGE E COCKTAIL BAR AL PIANO TERRA, SPA AL PIANO SUPERIORE, CON L’ESPOSIZIONE DELLE COLLEZIONI PER IL SETTORE WELLNESS&BATHROOM DEL NUOVO BRAND SEVENTYONEPERCENT NATO DALLA COLLABORAZIONE CON PAOLO CASTELLI. AL PRIMO LIVELLO SI TROVA ANCHE UNA MEETING ROOM FIRMATA DIESEL LIVING WITH IRIS CERAMICA. AL PIANO INTERRATO L’AREA ESPOSITIVA PIÙ TECNICA, CHE CULMINA NEL CAVEAU ORIGINALE DELL’EX BANCA, ORA RIVESTITO CON MATERIALI ECO-ATTIVI DELLA COLLEZIONE ACTIVE SURFACES. K.C. VIA SANTA MARGHERITA 4, 20121 MILANO FLAGSHIPSTORE.IRISCERAMICAGROUP.IT

34 dicembre 2020 INTERNI


LookINg AROUND new showroom fenix

“UN LUOGO DOVE I PROFESSIONISTI POSSANO TROVARE I MATERIALI RAPPRESENTATI IN FORMA DI SUGGESTIONI INTERATTIVE”. CON QUESTE PAROLE GIO TIROTTO DESCRIVE LO SPAZIO DI CUI HA CURATO L’ALLESTIMENTO: FENIX SCENARIO CHE, INAUGURATO IN FORO BUONAPARTE, APPARE COME UNA MACCHINA SCENICA IN CUI LE VARIE AREE SI MODIFICANO GRAZIE AD ARREDI MOBILI CHE FANNO DIALOGARE FRA LORO VOLUMI E MATERIALI. INSIEME A FENIX, PROTAGONISTI DELLO SHOWROOM SONO GLI ALTRI BRAND DEL GRUPPO: ARPA, FORMICA, GETALIT, GETACORE E HOMAPAL. ALL’INGRESSO DI FENIX SCENARIO È COLLOCATA CIRRUS, SCULTURA DI ZAHA HADID IN LAMINATO NERO FORMICA: UNA PLASTICA TESTIMONIANZA DI COME SI POSSANO ESPLORARE UTILIZZI NON CONVENZIONALI DEI MATERIALI. SULLO STESSO LIVELLO SONO PRESENTI LE STRUTTURE A SOFFITTO CHE PERMETTONO DI COSTRUIRE QUINTE FLESSIBILI E PANNELLI GIREVOLI A TUTTA ALTEZZA. CUORE DEL FLAGSHIP È LA MATERIOTECA, DOVE I MATERIALI SONO MESSI A DISPOSIZIONE DEI DESIGNER PER CREARE MOODBOARD ISTANTANEE. LO SPAZIO AL PIANO INFERIORE – DEFINITO DALLA PRESENZA DI UNA COREOGRAFICA VOLTA A BOTTE – È DESTINATO A OSPITARE RIUNIONI E INCONTRI. FOTO DI FEDERICO VILLA. A.P. VIA QUINTINO SELLA 1, 20121 MILANO, FENIXFORINTERIORS.COM

INTERNI dicembre 2020 35


LookINg AROUND new showroom arredo3

ALLESTITO DA ANDREA FEDERICI – CHE FIRMA ANCHE LA NUOVA CUCINA TRATTO_10, IL FLAGSHIP STORE DI VIA SOLFERINO CHE ARREDO3 HA APERTO IN COLLABORAZIONE CON INTERNI DESIGN EXPERIENCE È OSPITATO ALL’INTERNO DELLO STORICO EDIFICIO ‘CASA IN PIAZZA SAN MARCO’, PROGETTATO NEL 1969 DA VICO MAGISTRETTI. LO STORE È DISLOCATO SU DUE LIVELLI: L’INGRESSO CON AREA ESPOSITIVA E L’AMPIO PIANO INTERRATO DEDICATO AGLI UFFICI E ALLA PRESENTAZIONE DEI DIVERSI MODELLI. IL LAYOUT, CONCEPITO PERCHÉ POSSA TRACCIARE LE LINEE GUIDA DEI PROSSIMI MONOMARCA, È STATO SVILUPPATO PER ENFATIZZARE LA QUALITÀ MATERICA NON SOLO DELLE CUCINE, MA ANCHE DELLE SOLUZIONI LIVING PRESENTI NEL CATALOGO AZIENDALE. A.P.

foto di Simone Barberis

VIA SAN MARCO 1 - FRONTE VIA SOLFERINO 3 20121 MILANO ARREDO3.IT

36 dicembre 2020 INTERNI


TEAM We designed a holistic series that makes workspace lighting more streamlined and easy than ever before.


LookINg AROUND new showroom flexform

IL FLAGSHIP STORE FLEXFORM DI CORSO MONFORTE, PRECEDENTEMENTE DEDICATO ALLA COLLEZIONE MOOD, È UNO SPAZIO INTIMO IN CUI SI RESPIRA UN’ATMOSFERA DA CASA BORGHESE MILANESE. E CHE TRASMETTE IN MODO EFFICACE IL LIFESTYLE DEL BRAND: IL DESIGN SENZA TEMPO DEI SUOI PRODOTTI IN EQUILIBRIO TRA GUSTO CLASSICO E CONTEMPORANEO, L’ELEVATO LIVELLO DI COMFORT E LA QUALITÀ DI MATERIALI E DETTAGLI COSTRUTTIVI. IL PROGETTO, CURATO DAL DESIGN CENTER INTERNO, ESALTA IL CONCETTO DI UNO SPAZIO ‘BOUTIQUE’ IN CUI PROPORRE UNA SELEZIONE DELL’AMPIA COLLEZIONE AZIENDALE, IN UNA RAFFINATA CORNICE MATERICA E CROMATICA: PIETRA, LEGNO SCURO, METALLI BRUNITI, COLORI NEUTRI. IL PERCORSO ESPOSITIVO CULMINA IN UNA PIACEVOLE AREA OUTDOOR, AFFACCIATA SUL CORTILE INTERNO DELL’EDIFICIO D’EPOCA, ARREDATA CON I PEZZI SALIENTI DELLA COLLEZIONE EN PLEIN AIR DEL MARCHIO. K.C.

foto di Simone Barberis

CORSO MONFORTE 28, 20122 MILANO, FLEXFORM.IT

38 dicembre 2020 INTERNI


new finishing Nickel PVD Matt Copper PVD Matt British Gold PVD Matt Gun Metal PVD

Fantini Milano Via Solferino, 18 20121 Milano Ph. +39 02 89952201 fantinimilano@fantini.it Fratelli Fantini SpA Via M. Buonarroti, 4 28010 Pella (NO) Ph. + 39 0322 918411 fantini@fantini.it

Ph. Santi Caleca A.D. Graph.x Icona Design V. Van Duysen

www.fantini.it


LookINg AROUND

foto di Matteo Cirenei

foto di Matteo Cirenei

new showroom falper

DOPO I MONOMARCA DI BERLINO E PARIGI, E I FALPER STUDIO DI FRANCOFORTE, AMSTERDAM, KIEV, TAIPEI, ROUEN, AQUISGRANA E LOSANNA, FALPER APRE IL SUO SHOWROOM A MILANO, NEL CUORE DI BRERA, IN VIA PONTACCIO 10. PROGETTATO DA VICTOR VASILEV, FALPER MILANO È CONNOTATO DA UN’ARCHITETTURA MINIMALISTA, DA VOLUMI RIGOROSI, DA RICERCATI TAGLI DI LUCE ED ELEMENTI ARCHITETTONICI DISTINTIVI, COME LA SCENOGRAFICA SCALA CHE METTE IN COLLEGAMENTO I DUE LIVELLI DELLO STORE. IL BIANCO CHE DOMINA LO SPAZIO RISPECCHIA QUELL’IDEALE DI ESSENZIALITÀ PROGETTUALE CHE DISTINGUE DA SEMPRE LE COLLEZIONI DEL BRAND, FIRMATE DA DESIGNER QUALI ANDREA FEDERICI, IRENE GOLDBERG, ROBIN RIZZINI, MATTEO THUN & ANTONIO RODRIGUEZ, OLTRE CHE DALLO STESSO VASILEV. LO STORE È GESTITO IN COLLABORAZIONE CON INTERNI DESIGN EXPERIENCE (ECCELLENZA RETAIL NEL SETTORE DELL’ARREDAMENTO DI DESIGN IN ITALIA) E OFFRE SERVIZI DI FORMAZIONE, PROGETTAZIONE, RENDERIZZAZIONE E PREVENTIVAZIONE IN AMBITO SIA CONTRACT SIA RESIDENZIALE. A.P. VIA PONTACCIO 10, 20121 MILANO, FALPER.IT

40 dicembre 2020 INTERNI



LookINg AROUND new showroom barovier&toso

LO SHOWROOM MILANESE BAROVIER&TOSO, IN VIA DURINI, SI RINNOVA E SI ESPANDE SU PROGETTO DI VANDERSANDESTUDIO. AL RESTYLING DEGLI SPAZI ESPOSITIVI AL PIANO TERRA SI AGGIUNGE UN ‘CONCEPT FLAT’ AL NUOVO LIVELLO SUPERIORE, CONFIGURATO COME UN INTIMO APPARTAMENTO IN CUI OGNI STANZA, DALLA SALA RIUNIONI AL BAGNO, ACCOGLIE LE CREAZIONI LUMINOSE DEL MARCHIO, IN UN CONTESTO ATTIVO E REALISTICO. QUESTO SPAZIO OSPITA L’UFFICIO MARKETING E COMUNICAZIONE, DUE UFFICI DIRETTIVI, UN SALONE E UN TERRAZZO PER EVENTI, OLTRE A DUE AMBIENTI PARTICOLARMENTE SCENOGRAFICI: LA VETROTECA E IL CORRIDOIO. LA PRIMA ESPONE UNA SELEZIONE DI ELEMENTI IN VETRO CHE TESTIMONIANO FORME, TECNICHE, LAVORAZIONI E COLORAZIONI IDENTIFICATIVE DEL PATRIMONIO CONOSCITIVO DELL’AZIENDA, INSIEME AD ALCUNI PEZZI DEL MUSEO AZIENDALE E STRUMENTI DELLA FORNACE. IL CORRIDOIO CHE CONDUCE AGLI UFFICI È IN REALTÀ UN’INSTALLAZIONE D’ARTE, CON ELEMENTI PRISMATICI DEL PROGETTO TRIM CHE SEMBRANO TRASFORMARE IL SOFFITTO IN UNA CASCATA DI GHIACCIO. K.C. FOTO DI SIMONE BARBERIS VIA DURINI 5, 20122 MILANO, BAROVIER.COM

42 dicembre 2020 INTERNI


my life, my style.

calligaris.com


LookINg AROUND new showroom mohd “LA NOSTRA IDEA DI CASA È UN VIAGGIO: FISICO, ATTRAVERSO I PAESI PRODUTTORI DEL DESIGN PIÙ RAFFINATO; EMOZIONALE, ATTRAVERSO I SENSI E LE ISPIRAZIONI. L’ORIGINALITÀ DIVENTA IL MODO IN CUI MOSTRARE SE STESSI”. CON QUESTE PAROLE GIANLUCA MOLLURA, CEO DI MOHD, COMMENTA L’INAUGURAZIONE DEL NUOVO SHOWROOM MILANESE – NELLA CENTRALISSIMA VIA TURATI – DI UNA TRA LE AZIENDE LEADER NEL SETTORE DELL’HOME DESIGN DI QUALITÀ. PROTAGONISTA DELLA CULTURA DELL’ARREDO DAL 1968, PRIMA ATTRAVERSO I SUOI NEGOZI E IN SEGUITO CON LA PROPRIA PIATTAFORMA ONLINE, MOHD RAGGIUNGE OGGI OLTRE 90 PAESI, OFFRENDO UN ACCURATO SERVIZIO DI PROGETTAZIONE E CONSULENZA AL CLIENTE. REALIZZATO SU UNA SUPERFICIE DI 200 METRI QUADRATI, LO SPAZIO DI MILANO È STATO CONCEPITO PER OSPITARE UNA SELEZIONE DI ARREDI AD ALTO CONTENUTO PROGETTUALE, TRA CUI SPICCANO LE NOVITÀ PROPOSTE DA ALCUNI BRAND NORDICI COME IL DANESE VIPP. PER QUANTO RIGUARDA LE SCELTE DI ALLESTIMENTO, LO SHOWROOM SI DISTINGUE PER LA PAVIMENTAZIONE RIVESTITA IN MALTA COLOR PRUGNA, LAVANDA, FERRO E ARGENTO, I MURI IN COCCIOPESTO BIANCO CALCE, TERRA E GRIGIO VULCANICO, I SOFFITTI IN MARMORINO E LE SCALE RIVESTITE IN TAVOLE DEL PIAVE DI ROVERE CANAPA. A.P.

foto di Paolo Riolzi

VIA FILIPPO TURATI 3, 20121 MILANO, MOHD.IT

44 dicembre 2020 INTERNI


/ NIVEL. Più spazio alle idee

L’INNOVATIVO SISTEMA DI ASPIRAZIONE INTEGRATO NEL PIANO A INDUZIONE CON 5 ZONE DI COTTURA

www.bsdspa.it/gutmann-nivel

la Qualità per Scelta


LookINg AROUND new showroom trussardi casa

COLORI CALDI E PASTOSI DEFINISCONO L’ATMOSFERA DEL NUOVO SHOWROOM TRUSSARDI CASA DI VIA DURINI, MILANO. UNO SPAZIO IDEATO PER UNA FINALITÀ SPECIFICA: PROMUOVERE IL BRAND MILANESE ATTRAVERSO UN PUNTO VENDITA DIRETTO NEL CUORE DEL DESIGN DISTRICT. PROGETTATO DALL’UFFICIO STILE DEL MARCHIO, LO SPAZIO SI ESTENDE SU UNA SUPERFICIE DI 150 METRI QUADRATI SUDDIVISI SU DUE LIVELLI: UNO AL PIANO STRADA E L’ALTRO, INTERRATO, DEPUTATO ALL’ESPOSIZIONE. CONTENITORE ACCOGLIENTE STUDIATO AD HOC PER PRESENTARE AL PUBBLICO LE COLLEZIONI AZIENDALI, LO SHOWROOM È CONNOTATO DA UN PAVIMENTO IN PIETRA NATURALE E DA PARETI RIVESTITE CON CARTA DA PARATI DELLA COLLEZIONE TRUSSARDI WALL PAPER PRODOTTA DA ZAMBAITI PARATI. A.P. VIA DURINI 25-27, 20122 MILANO, LUXURYLIVINGGROUP.COM

46 dicembre 2020 INTERNI


LookINg AROUND new showroom nemo

BORGONUOVO19 È LA NUOVA ‘CASA’ PERMANENTE DI NEMO CHE, AFFIANCANDOSI ALLO SHOWROOM DI CORSO MONFORTE, ASSUME IL RUOLO DI CONTENITORE DI PROGETTI SPECIALI DEDICATI AL MONDO DELL’ILLUMINAZIONE ARCHITETTURALE E DECORATIVA. GLI INTERNI DI BORGONUOVO19 SONO STATI CURATI DA STUDIO IBSEN, CHE HA REINTERPRETATO IN CHIAVE CONTEMPORANEA GLI SPAZI DI CARLO SCARPA IMPIEGANDO DETTAGLI IN TRAVERTINO ARETINO. L’ALLESTIMENTO SCELTO PER L’INAUGURAZIONE, DAL TITOLO "UN PERCORSO DI LUCE NELL’ARTE", HA PERMESSO DI PRESENTARE LA NUOVA GAMMA ARCHITETTURALE DI NEMO STUDIO ATTRAVERSO UN PROGETTO ILLUMINOTECNICO STUDIATO AD HOC PER ATTRIBUIRE ALLA LUCE IL RUOLO DI PROTAGONISTA, VALORIZZANDOLA COME ELEMENTO PRIMARIO NEL CONCEPT PROGETTUALE DI UNA MOSTRA. FOTO DI MARCELLO PEREGO. A.P. VIA BORGONUOVO 19, 20122 MILANO NEMOLIGHTING.COM

INTERNI dicembre 2020 47


LookINg AROUND new showroom

MARIANI DESIGN AND MORE, POCO LONTANO DA VIA DURINI, È UN NUOVO SPAZIO DEDICATO ALL’ABITARE CON UNA FORMULA TRASVERSALE: SHOWROOM MULTIBRAND, STUDIO DI PROGETTAZIONE E GALLERIA ESPOSITIVA DELLE ORIGINALI CREAZIONI D’ARREDO DELLA MARIANI COLLECTION FIRMATA DALL’ARCHITETTO MAURIZIO MORAZZONI. DA TRE GENERAZIONI LA FAMIGLIA PROPONE SOLUZIONI DI DESIGN INDUSTRIALE DI ALTA GAMMA, TRASFERENDO LE CAPACITÀ ARTIGIANALI DELLE ORIGINI (AD ARLUNO, IN BRIANZA) NELL’ATTIVITÀ DI PROGETTAZIONE CHIAVI IN MANO. ESTESO SU 200 METRI QUADRATI ARTICOLATI SU TRE LIVELLI, LO SPAZIO ACCOGLIE UNA SELEZIONE DI ARREDI E COMPLEMENTI DI MARCHI ITALIANI E INTERNAZIONALI TRA CUI ARFLEX, GLAS ITALIA, IVANO REDAELLI, BONACINA, EFFETI, LLADRÓ, LIEBHERR. VIA VISCONTI DI MODRONE 8 20122 MILANO MARIANIDESIGN.IT QUADRODESIGN HA INAUGURATO IL SUO PRIMO FLAGSHIP STORE MILANESE ALL’INTERNO DELLO SHOWROOM MO.1950, IN CUI SONO PRESENTI ANCHE LE AZIENDE PARTNER REXA DESIGN E CERAMICHE CESAR. LE AREE OCCUPATE DA QUADRODESIGN SINTETIZZANO VISIVAMENTE LA LOGICA DEL BRAND: UN’ESTETICA ESSENZIALE DOVE SPICCA L’ACCIAIO INOSSIDABILE CON CUI L’AZIENDA REALIZZA GLI ELEMENTI BAGNO, CUCINA E DEPURAZIONE. BOCCHE, MANOPOLE, SOFFIONI E ACCESSORI SONO DISPOSTI IN SUCCESSIONE SU GRIGLIE A PARETE E BASI ORIZZONTALI, MENTRE ALCUNE CASSETTIERE DI CONTENIMENTO OSPITANO LE DIVERSE FINITURE E ALTRI ELEMENTI CONSULTABILI PER CREARE SOLUZIONI PERSONALIZZATE. ESPOSTI IN EVIDENZA SONO SIA GLI ULTIMI MODELLI PER IL BAGNO – VALVOLA01, VALVOLA02 E Q, TUTTI DISEGNATI DA STUDIO ADOLINI – SIA I RUBINETTI PER LA CUCINA. IL PIANO INFERIORE, CON LA SUA MATERIOTECA, È STATO INVECE CONCEPITO COME ZONA LAVORO PER UN’UTENZA PIÙ TECNICA. VIA MOLINO DELLE ARMI 14, 20123 MILANO, QUADRODESIGN.IT

SI CHIAMA IVANO REDAELLI ATELIER IL NUOVO MONOBRAND INAUGURATO DAL MARCHIO NELLA STORICA GALLERIA STRASBURGO DI MILANO. UNA VETRINA IN CUI RICERCATE COMBINAZIONI DI TEXTURE, MATERIALI PREZIOSI E FINITURE ESCLUSIVE GENERANO SOLUZIONI (TESSILI E DI ARREDO) DI INDISCUTIBILE QUALITÀ. L’INAUGURAZIONE DELLO SPAZIO RAPPRESENTA UN DECISIVO PASSO VERSO L’INTERNAZIONALITÀ COMPIUTO DA UN’AZIENDA ORGOGLIOSA DI MANTENERE BEN SALDE LE PROPRIE RADICI NELLA TRADIZIONE E NELLA MANIFATTURA ARTIGIANALE. L’ATELIER SI FA CARICO COSÌ DI ESPRIMERE QUELLA COMBINAZIONE TRA STORIA E MODERNITÀ CHE CARATTERIZZA DA SEMPRE IL BRAND, OFFRENDO AI VISITATORI UN’ESPERIENZA SENSORIALE DI LUSSUOSA INTIMITÀ. FOTO GIONATA XERRA VIA DURINI 17, 20122 MILANO, IVANOREDAELLI.IT

48 dicembre 2020 INTERNI



LookINg AROUND awards

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2 1. PANNELLO BUTTERFLY IN PIETRA RICOSTRUITA, DI DECOR (FOTO PAOLO RIOLZI). 2. L’ALLESTIMENTO “ART&DESIGN”, CON IN PRIMO PIANO I TAPPETI DI ARAZI HOME. (FOTO ARMANDO MONETA)

DIALOGHI APERTI

Andrea Castrignano per Interni Designer’s Week apre il suo loft a una nuova sfida: Arte & Design possono creare inedite sperimentazioni? Una mostra e un premio raccontano il progetto Come possiamo far dialogare due mondi

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3. ANDREA CASTRIGNANO, LOREDANA LONGO, L’ARTISTA CHE SI È AGGIUDICATA LA MENZIONE SPECIALE, E ADRIANA POLVERONI DAVANTI ALLA PARETE IN PELLE DI EGOITALIANO, OPERA DELL’ARTISTA (FOTO ARMANDO MONETA).

così diversi? L’arte emoziona, fa riflettere, il design sviluppa un’idea e la concretizza in un oggetto. In questo momento storico, e non solo, queste due discipline si contaminano sempre più, alimentandosi e dando vita a nuove evoluzioni. Durante le settimane di Interni Designer’s Week, nel suo headquarter, Andrea Castrignano,


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1. EMOTIONAL SPACE, L’INSTALLAZIONE DI VINCENZO MARSIGLIA. 2. COMPOSIZIONE CON CAPRIOLO E PANETTONE, OPERA IN CERAMICA DI BERTOZZI & CASONI. 3. GLI ARREDI DI CASTRIGNANO: COFFEE TABLE HEXAGON DI ITLAS, LAMPADE NUT DI CASTRIGNANO CON SUPREMA, RIVESTIMENTI TESSILI SOPHIA GOLD DI EGOITALIANO (FOTO ARMANDO MONETA)

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influencer e interior designer, le ha messe in contatto in un modo innovativo. “Art & Design è il risultato di un anno di lavoro”, spiega Castrignano. “Quando ne ho ideato il concept insieme alla consulente d’arte Serena Cassissa, non potevo immaginare quanta bellezza potesse nascere unendo la mia creatività, l’operosità delle aziende e la genialità dei 12 artisti selezionati”. Ogni artista è stato abbinato a un’azienda partner lavorando in sinergia, in alcuni casi con i materiali che caratterizzano la produzione delle stesse aziende e con opere site-specific. In una scatola completamente nera, illuminata da

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tocchi giallo oro, pittura, scultura, fotografia, installazioni, video e performance hanno dialogato con i nuovi prodotti e le special edition di Castrignano. Tra le forme ricorrenti, le farfalle, simbolo di libertà e leggerezza, compaiono in pannelli decorativi, e gli esagoni nei tappeti bicolori. Durante la serata conclusiva è stata conferita la menzione speciale all’artista catanese Loredana Longo per il suo approccio radicale e la sua performance su una grande parete in morbida pelle color carne, realizzata da Egoitaliano, azienda di imbottiti di Matera. ■ Carolina Trabattoni

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LookINg AROUND projects

Un vero progetto di industrial design, dove innovazioni strutturali e soluzioni estetiche si integrano tra loro a esprimere un’idea polisensoriale di luce e trasparenza. È la nuova bottiglia dell’acqua Chiarella disegnata da Lorenzo Palmeri

PUREZZA FLUIDA

Tutti lo conoscono come il designer musicista, ma Lorenzo Palmeri è un designer a tutto tondo che da sempre lavora a ogni scala del progetto: da quella super industriale – rappresentata per esempio dall’asciugamani ad aria Magnum – a quella di super nicchia – è il caso del ventaglio per Pieces of Venice, Compasso d’Oro 2020 – per arrivare all’interior design. “Non mi interessano specifici ambiti di prodotto”, commenta. “Quello che mi appassiona è la progettualità intesa come attitudine”. Non stupisce quindi che l’ultimo dei suoi lavori riguardi un oggetto molto diffuso ma spesso anonimo: la bottiglia in vetro dell’acqua minerale. Una sfida lanciata dai titolari del marchio Chiarella, che Palmeri ha accettato per la sua intrigante complessità, sia tecnica che concettuale. “Il progetto”, spiega il designer, “nasce dalla ricerca di un archetipo, di un’icona

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e di un gesto giusto. L’acqua prende forma dal suo contenitore, per cui l’idea è stata cucirle addosso una bottiglia che la potesse trasportare con gioia ed eleganza, come un abito su misura”. Da un anno di lavoro complesso, condiviso con tutte le parti in gioco (i produttori Chiarella ma anche quelli del vetro, dell’etichetta e del tappo), è nata una bottiglia che si distingue per più elementi innovativi. Innanzitutto il restringimento centrale, solitamente realizzato nelle bottiglie di plastica per

motivi strutturali e qui riproposto non solo per rendere più agevole e immediato il gesto di impugnare il contenitore, ma anche per citare in modo subliminale un elemento di forte italianità, il profilo della moka del caffè. La scelta di un’estetica ‘naked’, priva di etichette, ha condotto ad altre soluzioni distintive. Come quella di raccontare alla base della bottiglia il territorio da cui nasce l’acqua, quindi i monti del lago di Como riprodotti in rilievo e riconoscibili al tatto. Al di sotto dei monti, la linearità della superficie cede il passo a un leggero inspessimento: è un accorgimento che nasce dallo studio dello ‘scarfing’, il punto in cui le bottiglie di vetro subiscono le maggiori sollecitazioni nel corso dei loro innumerevoli viaggi. In corrispondenza di questo punto il vetro forma una riga bianca che a lungo

A SINISTRA, LORENZO PALMERI SULLE ALTURE DEL LAGO DI COMO, SOPRA BELLAGIO, DOVE SI TROVA LA FONTE CHIARELLA. SOTTO, LA NUOVA BOTTIGLIA IN VETRO DELL’ACQUA DISEGNATA DAL PROGETTSITA.

andare avrebbe ‘sporcato’ la pulizia formale della bottiglia. Un inconveniente risolto concentrando all’estremità inferiore l’area di contatto grazie a un rigonfiamento che risulta funzionale anche a un’altra scelta, quella di realizzare un fondo convesso capace di raccogliere e riflettere la luce. “Per ottenere le linee e le curvature desiderate”, commenta il designer, “abbiamo lavorato ai limiti tecnici del vetro. Eppure la bottiglia ha assunto una straordinaria resistenza”. Infine il tappo, reinventato grazie a una riga segnaletica, azzurra o rossa, che rende riconoscibili dall’alto le bottiglie riposte in cassetta e, allo stesso tempo, crea un piacevole dinamismo grafico. “Mi piace progettare”, conclude Palmeri, “perché mi permette di acquisire ogni volta nuove conoscenze. Il lavoro per Chiarella mi ha fatto scoprire, per esempio, che l’acqua che beviamo compie un ciclo di vita di 800 anni prima di arrivare sulle nostre tavole. E che una bottiglia dell’acqua in vetro parte e torna all’origine circa dieci volte in un solo anno e solo dopo diversi anni viene riciclata. Questo progetto è stato ricco di scoperte ma anche di confronti con una serie di regole e vincoli: di produzione, di materiali, di trasporto e distribuzione... Ognuna di queste voci ha chiesto un pensiero e una soluzione, a volte in contrasto con la direzione che avevamo scelto. Come sempre, quello che è scaturito dal progetto ha qualcosa di miracoloso che trova evidenza alla fine di tutto il processo, quando, finalmente, questa bottiglia arriva tra le mani delle persone”. ■ Maddalena Padovani


Flagship store Gioia8 via M. Gioia 6/8, Milano

novamobili.it


LookINg AROUND projects

1. LA STRUTTURA VERTICALE DI PLANET FARMS CONSENTE DI COLTIVARE ORTAGGI SOSTITUENDO L’USO DELLA CHIMICA CON LA TECNOLOGIA.

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AGRICOLTURA 4.0

Risparmio di acqua e di terra, 365 giorni di produttività e prodotti a km 0: è il progetto sostenibilile di Planet Farms vincitore del premio Innovazione Smau 2020 nel settore Agrifood

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Responsabilità e sostenibilità in un progetto rivoluzionario: coltivare in verticale, senza pesticidi, con pochissima acqua e 365 giorni all’anno. Sembra un sogno, in realtà è un progetto molto concreto presentato al Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci a Milano in occasione di Interni Designer’s Week, all’interno della mostra We are Nature curata da Rossana Orlandi nell’ambito di RoGUILTLESSPLASTIC.

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Si tratta di un sistema di coltivazione verticale indoor che consente di coltivare ortaggi in un edificio energet icamente autosufficiente, quindi ovunque nel mondo, anche in zone climatiche non favorevoli, grazie a un sistema capillare di sensoristica interamente automatizzato che monitora luce, acqua, temperatura, purificazione dell’aria. Luca Travaglini, co-founder di Planet Farms afferma che questo progetto consente di risparmiare quasi il 90% di suolo e oltre il 97% dell’acqua utilizzata nei sistemi di coltivazione tradizionali, e di produrre 365 giorni all’anno. Siamo in grado di azzerare gli sprechi e di offrire prodotti sani, buoni e freschi realmente a chilometro zero”. In costruzione c’è la più grande vertical farm d’Europa, su progetto dello studio Dordoni Architetti nei pressi di Milano, a Cavenago Brianza. ■ Carolina Trabattoni

2. LA VERTICAL FARM IN COSTRUZIONE A CAVENAGO BRIANZA SU PROGETTO DELLO STUDIO DORDONI ARCHITETTI. 3. LUCA TRAVAGLINI, CO-FOUNDER DI PLANET FARMS. 4. MODULO DI COLTIVAZIONE DI BABY LEAVES ALL’EVENTO ROGUILTLESSPLASTIC (FOTO PAOLO RIOLZI).

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LookINg AROUND projects 1. IL ROOFTOP-BELVEDERE. ARREDI DI PEDRALI E LAMPADE DA TAVOLO DI FERMOB. TUTTE LE FOTO SONO DI DIEGO DE POL

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2. L’INFORMAL MEETING ROOM MILANO POETIC: ARREDI DI PEDRALI, CARTA DA PARATI DI WALL&DECÒ, LAMPADA DI ALMERICH. 3. IL WELCOME FLOOR CON ARREDI DI RODA. LA CORTE ESISTENTE È STATA RIPORTATA ALL’ORIGINALE COLORE BIANCO ED È STATO AGGIUNTO IL CORPO ASCENSORI. 4. LA LOUNGE KITCHEN MILANO RADICAL: ARREDI MAGIS, LAMPADE DI STIP, TAVOLI PEDRALI CON PIANO CUSTOM (PIASTRELLA DI FONDOVALLE)

NEL CUORE DI MILANO

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Il concept pro-working di Wellio Milan Dante (Gruppo Covivio). Come spazi di lavoro e servizi premium 24/7 possono diventare un nuovo format Alzi la mano chi non troverebbe stimolante lavorare in un ufficio privato pronto all’uso 24/7, accessibile con il proprio smartphone e personalizzabile per design e dotazioni, ma connesso anche a postazioni di coworking, sale riunioni e a una serie di aree comuni che vanno dalla corte pensata come una raffinata lounge outdoor alla receptionconcierge, per assistenza ad esigenze

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personali (lavanderia, babysitting, prenotazione cena) o professionali (l’organizzazione di un evento), dalla sala palestra alla biblioteca, dal bar al ristorante, fino al suggestivo rooftop con vista sul Duomo di Milano da una parte e sul Castello Sforzesco dall’altra. Questa formula mix use è offerta dal gruppo Covivio (operatore immobiliare di grande expertise in Europa nel settore alberghiero e uffici), che durante la Milano Design City dello scorso ottobre ha presentato in un edificio di sua proprietà, un antico palazzo neoclassico con fronte e ingresso sulla pedonale via Dante, il suo innovativo concept di pro-working rivolto ai grandi gruppi così

come a start-up, imprenditori e liberi professionisti: Wellio Milan Dante, spazi di lavoro flessibili (per oltre 400 postazioni) e servizi premium su ogni piano, per circa 4.700 metri quadrati complessivi. Il progetto di ristrutturazione architettonica dell’immobile è stato sapientemente curato dallo studio Caputo Partnership International, quello di interior design dallo studio Cristofori Santi Architetti. E proprio gli interni rappresentano in questo quadro un vero e proprio tributo alla centralità di Milano capitale del design. Ogni piano è infatti caratterizzato da un mood differente che interpreta, nelle scelte di materiali, finiture, colori e arredi, una corrente artistico-architettonica e di design, sviluppatasi a Milano durante il secolo scorso. A ciascuno il suo. ■ Antonella Boisi

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DORMI MEGLIO VIVI AL MEGLIO

Il risveglio in un letto Hästens può farti scoprire il reale valore del sonno perfetto. È realizzato con un’eccezionale combinazione di materiali naturali e artigianato d’eccellenza. Non si vede a occhio nudo. Ma si sente. 24 ore al giorno.

M I L A N O | B E R G A M O | BA R I | P E S C A R A | A N CO N A | A R CO L AG O D I G A R DA P O T E N Z A | VA R E S E | T R E V I S O | B O A R I O T E R M E | M E S S I N A | B R E S C I A


LookINg AROUND projects

A conferma di una spiccata attitudine all’innovazione, Caimi ha inaugurato il progetto Open Lab: sette laboratori dedicati alla sperimentazione teorica e applicata, volti a migliorare la qualità della vita quotidiana

NELLE IMMAGINI, LA CAMERA ANECOICA SUPERNOVA LAB, UNO DEI SETTE LABORATORI CHE COMPONGONO IL PROGETTO OPEN LAB DI CAIMI.

LA RICERCA AL SERVIZIO DELL’UOMO A conferma di una propensione alla ricerca e alla sperimentazione da sempre insita nel suo DNA, Caimi ha messo a punto, nel totale rispetto dell’ambiente, un progetto dall’indiscutibile carica innovativa. Si tratta di Open Lab, sette avveniristici laboratori specificamente dedicati alla ricerca teorica e applicata in ambito tecnologico e acustico, ma anche ai nuovi materiali e alla prototipazione avanzata. Per restituire la portata dell’operazione, basti sapere che Open Lab è stato creato nel cuore dell’headquarter aziendale impiegando 40 chilometri di cavi elettrici e di cavi dati; le camere acustiche presenti nei laboratori pesano complessivamente 270 tonnellate e galleggiano su più strati di sabbie speciali con densità diverse. Questi i sette laboratori che definiscono il progetto: Supernova Lab, camera di prova completamente isolata dal resto del mondo, la cui composizione permette di assorbire il 99,9% dei rumori, sviluppata per indagare le capacità percettive umane in un ambiente isolato da interferenze elettromagnetiche; Rev Lab, camera riverberante dedicata alla misurazione e allo studio dei materiali fonoassorbenti, la cui sagoma a pareti inclinate può riprodurre il riverbero di una grande cattedrale; Micromax Lab, in cui si studiano le microstrutture dei materiali mediante microscopi di estrema precisione; Habitat Lab, area che

58 projcets 2020 INTERNI

espande la tipologia dell’analisi del campo sonoro all’ambiente reale, grazie a un’acustica modificabile in tempo reale e a un sistema di visualizzazione diretta delle onde sonore; Hub Lab, sala di connessione e controllo che regola il flusso di dati, informazioni, registrazioni e immagini provenienti dai vari laboratori; Design Lab, laboratorio che finalizza la ricerca applicata consentendo percorsi conoscitivi che si ritrovano nell’elaborazione di modelli e prototipi propedeutici alla messa in produzione; Ipogeo Lab, infine, camera in ambiente sotterraneo e protetto dove vengono

eseguite le più severe prove di stress sui materiali per verificarne l’efficacia e la durata. Sempre coerente alla propria attenzione al sociale, l’azienda ha aperto gratuitamente le porte di Open Lab attraverso la costituzione di una struttura no profit messa a disposizione di università, istituti di ricerca, fondazioni ed enti che potranno usufruirne per studi e sperimentazioni nel campo dell’acustica ma non solo, così da individuare nuove soluzioni per il miglioramento della salute e del benessere psicofisico delle persone. Così, partendo dallo studio dell’habitat umano, Open Lab Caimi si propone come centro di ricerca e sviluppo in cui ergonomia, estetica, modularità e tecnologia convergono, al fine di esplorare quelle potenzialità del design ancora inespresse e applicarle nel modo più pertinente a materiali e prodotti. Sempre al servizio dell’uomo. ■ Andrea Pirruccio



LookINg AROUND projects

In anteprima a Milano Design City, Marazzi ha presentato una nuova generazione di prodotti antibatterici. Superfici ceramiche che alla ricerca estetica uniscono la tutela della salute

PURA BELLEZZA La stretta attualità sanitaria porta in primo piano, anche nel campo del design, la questione dell’igiene e salubrità delle superfici. Puro Marazzi Antibacterial è la risposta del brand di Sassuolo che, nell’85° anno dalla nascita, segna un’altra importante tappa nel proprio percorso di ricerca. Si tratta di una innovativa tecnologia per le superfici ceramiche, in grado di eliminare fino al 99,9% batteri e altri microrganismi nocivi, grazie a un avanzato ed esclusivo trattamento agli ioni d’argento. Incorporando gli additivi di contrasto alla proliferazione dei microbi nel processo produttivo, prima della cottura a 1200° C, il trattamento esplica un’azione antimicotica e antibatterica costante, irreversibile, in qualsiasi condizione di luce, compresa l’assenza di raggi UV.

Le piastrelle Puro Marazzi Antibacterial possono essere utilizzate sia a pavimento che a parete in ambienti residenziali, commerciali e pubblici. Come nel caso di Carácter, la prima collezione realizzata con tecnologia antibatterica Puro. È un gres porcellanato effetto pietra, dalla superficie connotata dall’inclusione di ciottoli di differenti forme, dimensioni e colori, in finitura naturale o strutturata. Carácter incorpora ed esprime, per la prima volta, tre tecnologie messe a punto nei laboratori Marazzi: è un prodotto antimicrobico ad azione

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IN OCCASIONE DI MILANO DESIGN CITY, LO SHOWROOM MARAZZI, IN CUI SI È SVOLTO UNO TRA GLI EVENTI DELLA INTERNI DESIGNER’S WEEK MILANO, È STATO ALLESTITO CON LA COLLEZIONE CARÁCTER, POSATA A PAVIMENTO E RIVESTIMENTO. QUESTO GRES EFFETTO PIETRA (NEI FORMATI 60X120, 60X60, 30X60 CM E IN 6 COLORI) È IL PRIMO AD ESSERE PRODOTTO CON TECNOLOGIA ANTIBATTERICA PURO. FOTO SIMONE BARBERIS

costante, con superficie antiscivolo morbida e pulibile perché priva di ruvidità (brevetto StepWise) e realizzato a ciclo chiuso con una percentuale di oltre il 40% di materiale riciclato. Il bello e il buono della ceramica. ■ K.C.



LookINg AROUND projects

1.3. DUE AMBIENTI DELLO SHOWROOM DI MILANO ELIE SAAB MAISON. LA COLLEZIONE E LO SPAZIO (ALL’ANGOLO TRA VIA DELLA SPIGA E VIA SANT’ANDREA) SONO DISEGNATI DA CARLO COLOMBO. 2. RITRATTO DELLO STILISTA LIBANESE.

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ELIE SAAB: MILLE E UNA CASA

Carlo Colombo traduce in design il lifestyle dello stilista libanese. Nasce così la collezione casa Elie Saab Maison, con primo showroom dedicato a Milano

Protagonista della Haute Couture, 3

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ponte creativo tra oriente e occidente, amato da regine e celebrities, Elie Saab ci accoglie nella sua prima ‘maison’ milanese, lo showroom che ospita la nuova Home Collection. Un luogo che gli assomiglia: nel cuore del quadrilatero della moda ma in posizione defilata, al primo piano, eleganza da casa borghese milanese, in cui però si respirano atmosfere lontane. “Io vivo tra Ginevra, Beirut, Londra e Parigi, in case molto diverse tra loro, che colgono lo spirito del paese in cui si trovano. Ma tutte esprimono le mie passioni, il mio gusto per gli oggetti, il mio modo di abitare in un mix di contrasti tra antico e moderno. È proprio questa visione di


lifestyle che voglio trasmettere nella mia collezione casa, riflettendo l’heritage della firma Elie Saab, con uno stile senza tempo. Ho lavorato sul concetto di Modern Baroque perché nel mondo dell’arredamento è ciò che ricercano i miei clienti, persone sofisticate che amano le belle cose”. Per lo stilista creare una collezione casa non significa disegnare un tessuto per un abito e trasporlo su un divano, ma diventare motore di un progetto collettivo “in cui più persone mettono

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insieme il loro know-how. Io ho una mia visione, ma poi serve qualcuno che la analizzi su carta e la traduca in linguaggio architettonico, come Carlo Colombo, qualcuno che crei le relazioni, e poi i fornitori e i produttori”. Elie Saab Maison è prodotta e distribuita da Corporate Brand Maison, società svizzera di private equity specializzata in progetti di extension nei settori dell’arredamento e dell’hospitality di marchi internazionali del lusso, dalla moda all’automotive, ed è interamente realizzata in Italia (da partner licenziatari esclusivi come Zambaiti per le carte da parati e Sahrai per i tappeti). Articolata nei capitoli Day & Night, la collezione può essere definita un total look che attraversa ogni ambiente della casa, spaziando “dai divani ai tavoli, dal tappeto allo chandelier, dalle sedute al wallpaper, fino all’oggettistica”, spiega da remoto Carlo Colombo. “Il mio apporto è stato marcatamente progettuale, per

interpretare il dna, la storia e il modo di lavorare di Mr Saab, di cui ho colto l’essenza negli atelier di Parigi e Beirut. Sono stato molto aderente al suo linguaggio, creando oggetti sinuosi, visto che i suoi abiti sono un omaggio alla femminilità. Per esempio, l’idea di smaterializzare il bracciolo di un divano con dei tondini di metallo è citazione diretta di un suo modello da sera. Fondamentale il ruolo di materiali e finiture quali marmi, velluti, bronzi, metalli satinati, lavorazioni martellinate sui tavolini… Come l’abito è un’opera d’arte realizzata a mano, così la finitura fashion del metallo è riportata nell’artigianalità dell’arredo”. Dal singolo mobile a un più ampio concetto di interior, l’idea alla base è offrire al cliente un’esperienza immersiva nel mondo del couturier, come accade nello showroom milanese, il cui concept, spiega il progettista, “è puntare sulla sensazione, sul far vivere il mood Elie Saab, con un tocco fashion pulito, ma ricco di finiture e materiali: pannelli in bronzo, specchi, legno caldo a spina di pesce, tende glamour”. La stessa immagine coordinata, con attente varianti di look&feel in base alla cultura locale, verrà proposta nei numerosi showroom di prossima apertura: Beirut, Londra (un monobrand e uno spazio da Harrod’s), Parigi, Dubai, Doha, Cina. Questo perché la collezione nasce già con spirito internazionale e trasversale, “con prodotti pensati sia

1. DETTAGLIO DEL DIVANO LEGACY SOFA, CON BRACCIOLO COMPOSTO DA ELEMENTI IN OTTONE SPAZZOLATO. 2. SCHIZZI DI CARLO COLOMBO. 3. CHANDELIER DIAMOND IN VETRO DI MURANO. 4. TAVOLINI IN METALLO PALACE.

per il retail che per contract, che si ambientano tanto in un luxury hotel quanto in residenze private. Non a caso stiamo sviluppando progetti nel settore hotellerie, hospitality e soprattutto Real Estate, come la Grand Blue Tower Interiors by Elie Saab a Dubai”, spiega Colombo. In questa esplorazione di nuovi percorsi nel mondo del design, dell’architettura e del lifestyle, a breve rientreranno anche “oggetti esclusivi, in edizione limitata, per soddisfare le esigenze di appassionati d’arte e collezionisti”, conclude, con pacata determinazione, Mr Saab. ■ Gilda Bojardi con Katrin Cosseta

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LookINg AROUND anniversary

DIECI ANNI DI VITRAHAUS

Un nuovo progetto di interior design e un allestimento d’autore per il Loft di un immaginario inquilino celebrano l’anniversario dell’iconico edificio di Herzog & de Meuron

Forse perché le sue forme simboleggiano l’archetipo stesso della casa, l’edificio progettato dallo studio svizzero è uno dei più amati tra i brani di architettura contemporanea che compongono quel museo diffuso, a cielo aperto, che è il Vitra Campus di Weil am Rhein. Visitata in un decennio da 3,5 milioni di persone, VitraHaus è andata oltre al suo ruolo di flagship store, diventando luogo di ospitalità, cultura, vendita, sperimentazione, svago, comunicazione. Per celebrare il decimo anniversario, afferma Till Weber, creative director VitraHaus, “abbiamo voluto creare

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1. L’ESTERNO DELLA VITRAHAUS A WEIL AM RHEIN, PROGETTATA DA HERZOG & DE MEURON. 2. ADAM CHARLAP HYMAN, AUTORE DELL’ALLESTIMENTO DEL VITRAHAUS LOFT, 2020. 3.4. SCORCI DEL NUOVO ALLESTIMENTO DEL LOFT.

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un'inedita esperienza immersiva nel mondo Vitra, usare questi spazi che si sovrappongono e interagiscono, con angolature diverse e viste strepitose sull’esterno, in un modo nuovo, ritmato, fresco”. Il café al piano terra cambia così volto, ispirandosi alle forme e ai colori di Alexander Girard, e poco lontano si apre l’Interior Studio, un nuovo spazio di consulenza e ispirazione. Nei tre piani superiori, l’esposizione di prodotto si articola in modo fluido ma diversificato: per tipologia, per suggestioni di ambientazione – dove i classici si mescolano ai contemporanei – per autore. O ancora per colpi di scena

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allestitivi, come l’installazione dinamica di una sorta di ruota panoramica composta da scocche colorate della Eames Chair, sedia che è possibile vedere assemblare dal vivo, per comprendere l’unicità estetica, tecnica e produttiva di un’icona del design. Percorrendo la scala che connette i quattro piani, le cui pareti sono animate da un murale continuo che narra da storia dell’azienda, si arriva al Loft, la vera sorpresa della nuova VitraHaus. Il nuovo interno d’autore, creato per un ipotetico abitante dell’ultimo piano dell’edificio, reca la firma (dopo quelle di Ilse Crawford, India Mahdavi e Raw Edges) di Charlap Hyman & Herrero, uno studio multidisciplinare di architettura, arte e design con sede a New York City e Los Angeles. Il suo co-fondatore, Adam Charlap Hyman, spiega: “abbiamo immaginato un interno domestico allegro, esuberante e ponderato, che si articola fluidamente in diversi ambienti: living, dining, studio, stanza da letto, terrazzo. Nel living un grande tappeto verde (come le pareti, ndr) funge da tunnel visivo verso le splendide colline circostanti, e al suo centro troneggia un enorme cuscino. È un omaggio a uno dei miei progetti di interior preferiti, l’ultimo piano di Palazzo Pucci a Firenze di Gae Aulenti”. E non è il solo. Tutto il Loft è un gioco di suggestioni, metafore, citazioni

letterarie, artistiche e cinematografiche, da Antonioni a Godard, da Cocteau a Piranesi, “le cui stampe, che abbiamo appeso alle pareti, rimandano al carattere manierista di questo edificio”. “L’impressione”, continua il progettista, “è quella di trovarsi nella casa di un collezionista, dove il design di Vitra dialoga con tantissimi dettagli, in una tensione continua tra vecchio e nuovo, interno ed esterno, alto e basso, decorazione e modernità, reale e immaginario”. Progettare il Loft, conclude Charlap Hyman, è “fare un meraviglioso salto in un’architettura

1. 2. 3. ALCUNI AMBIENTI DEL NUOVO ALLESTIMENTO GENERALE DELLA VITRAHAUS, REALIZZATO SU CONCEPT DI TILL WEBER, CREATIVE DIRECTOR VITRAHAUS, E DELLA STYLIST CONNIE HÜSSER.

che, con la sua forma archetipa di casa, si presta a una sorta di contemplazione sul significato stesso di casa. Siamo grandi ammiratori di Herzog & de Meuron: abbiamo cercato di essere estremamente sensibili all’architettura e di trovare modi stimolanti con cui giocarci. Spero che il nostro allestimento sia una rispettosa e allegra integrazione alla loro opera”. ■ Katrin Cosseta

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LookINg AROUND Design citizens 1. LA GRANDE LIBRERIA DEL PIED-À-TERRE MILANESE DI FRANCISCO GOMEZ PAZ SERVE DA ARCHIVIO DEI MATERIALI E DEI PROTOTIPI. 2. UN RITRATTO DEL DESIGNER ARGENTINO. 3. UN ‘ESPLOSO’ DELLA SEDIA EUTOPIA, REALIZZATA SENZA L’USO DI VITI, CHIODI O COLLE ( COMPASSO D’ORO 2020).

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PIED-À TERRE MILANESE #1

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Perché tanti designer stranieri hanno deciso di tenere una base a Milano? Ce lo raccontano gli stessi progettisti in questa nuova rubrica, che inauguriamo con la testimonianza di Francisco Gomez Paz

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Industrial designer argentino, Francisco Gomez Paz arriva a Milano nel 1998 per un master alla Domus Academy, senza sapere che Milano diventerà la sua seconda casa e lui stesso una presenza stabile nel panorama del design milanese. Anzi, per molto tempo a Milano si trova la prima casa del designer, che stabilisce qui la famiglia e lo studio, forte delle collaborazioni con diverse aziende tra le quali Artemide, Luceplan, Driade, Danese Milano, Olivetti. L’amore per la città è immediato: “Milano si fa voler bene, io le voglio molto bene. È una città molto aperta in cui si fanno incontri molto interessanti e in cui tutto

è a portata di mano, sia la dimensione produttiva che quella naturale, e questo non è indifferente”, dice il designer. Sei anni fa il rientro, parziale, in Argentina. Francisco decide infatti di trasferire lo studio e la famiglia a Salta, sua città natale, ai piedi della cordigliera delle Ande, e di tornare a Milano ogni due mesi per incontrare i clienti e soprattutto confrontarsi con i fornitori della zona, il cui know how, misto a curiosità e voglia di fare, rappresenta un unicum mondiale per il designer. A motivare il suo ritorno a Salta è l’esigenza di avere più spazi per progettare, spazi non soltanto fisici ma anche e soprattutto mentali. Francisco

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LookINg AROUND Design citizens

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sente infatti il bisogno di avere un'ispirazione progettuale più intima e solitaria, senza le distrazioni della città. Allo stesso modo sente la necessità di un grande laboratorio, ben attrezzato con una serie di macchine quali quella per il taglio laser metallico, la fresatrice, il tornio dove poter sperimentare in primis alcuni dettagli progettuali, così da poter dialogare meglio con i fornitori e con la committenza italiana. La scelta di Salta rappresenta infatti per Francisco “la ricerca di un equilibrio. Questa mia decisione, di cui sono molto felice, è stata possibile solo grazie alla presenza di Milano, senza la quale proprio non potrei stare. Quello che più mi lega a Milano è quell’amore profondo per il fare e fare con qualità. La gente a Milano ti chiede sempre 'Che cosa stai facendo?', mentre altrove ti

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1.3. ALTRI ESEMPLARI DELLA SEDIA EUTOPIA, ‘TRASLOCATI’ NELLA CASA-STUDIO DEL DESIGNER DOPO LA LORO PRESENTAZIONE AL FUORISALONE 2018. 2. GLI ANELLI GINNICI CON CUI FRANCISCO SI ALLENA QUOTIDIANAMENTE SIA A MILANO CHE A SALTA IN ARGENTINA.

chiederebbero chi sei, che lavoro fai o quanto guadagni. Milano incarna la cultura del fare”. Francisco decide allora di comprare un pied-à-terre che sia il ‘suo posto a Milano’, dove poter tornare abitualmente e ritrovare immediatamente il ritmo cittadino. Lo spazio è quindi arredato con gli oggetti per lui irrinunciabili: gli anelli ginnici per allenarsi, una grande libreria di volumi e materiali, piena di prototipi dei suoi prodotti, e una piccola stampante in 3D che gli permette di fare qualche prova velocemente. Da vero milanese, non gli manca il mezzo di locomozione a due ruote, una BMW con la quale spostarsi tra i vari appuntamenti di lavoro e culturali ma anche lasciare la città nel week end.

“Per me Milano è il progetto. Lo trovi dappertutto. Vai in Triennale e trovi la mostra di Enzo Mari, e ti godi la mostra così ricca di cultura del progetto, e sei felice di fare parte di questa cultura e di questa città. Poi vado sempre a pranzare con gli amici Alberto e Francesco Meda e Paolo Rizzatto in via Savona, e ancora si mangia e si parla di progetto”. Un pied-à-terre che funge anche da porto di mare per gli amici designer in cerca di un letto durante il Salone e da deposito per le mostre in preparazione. A casa, infatti, aveva fatto arrivare tutte le sedie Eutopia presentate al FuoriSalone nel 2018, sia alla Cascina Cuccagna che da Rossana Orlandi: il primo prodotto sudamericano ad aver vinto il Compasso d’Oro. ■ Federica Sala


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TRA MILANO E IL DIGITALE

1. LO STORE MILANESE SUNNEI, IN VIA VINCENZO VELA 8, INCARNA LO SPIRITO DEI FONDATORI, UNENDO MODA, ARTE, CULTURA E DIVERTIMENTO. 2. LA PIATTAFORMA CANVAS CONSENTE AI BUYER DI PERSONALIZZARE OGNI CAPO DELLA COLLEZIONE, CREANDO IN QUESTO MODO IL PROPRIO ORDINE COME SE FOSSE UN VIDEOGAME. 3. LORIS MESSINA E SIMONE RIZZO, I FONDATORI DI SUNNEI.

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Sunnei si muove con dimestichezza tra estremi, conciliando diverse forme di progetto: dalla moda all’interior design, dalle interfacce all’architettura 1

Fondato nel 2014 da Loris Messina e Simone Rizzo, Sunnei è un marchio di moda profondamente radicato a Milano e amato nel mondo. Due nativi digitali non potevano che fondare un progetto che fa del paradosso la sua cifra, mescolando azioni locali e impatto globale, leggerezza assoluta calibrata da una solidità programmata, rigenerazione urbana in dialogo con piattaforme di progettazione condivisa. Il primo intervento sul territorio è stato Sunnei Store, due vetrine a due passi dal Bar Basso, nato come studio poi cresciuto fino a diventare spazio espositivo e negozio. Non si tratta di un flagship, ma di un luogo di pellegrinaggio per gli amanti del mondo Sunnei. Qui si possono incontrare le incarnazioni dell’immaginario di Messina e Rizzo e delle menti creative con le quali collaborano: una mostra, un oggetto, la presentazione di un libro, un evento durante la Design Week o MiArt. “Ci piace il paradosso”, confessa Simone

3 Rizzo via Zoom dalla Palazzina Sunnei, nuovo quartier generale su tre piani ricavato da un ex studio di registrazione. Il progetto è fatto in casa: “Lo abbiamo svuotato il più possibile perché volevamo che i ragazzi potessero muoversi liberamente”. Il bianco e le luci da galleria definiscono la struttura, dove non mancano gli interventi di designer (da Bloc Studios a NM3) e di artisti amici di tutto il mondo. Rizzo guarda perplesso la sala riunioni: “Non abbiamo mai avuto una meeting room e abbiamo deciso di usare solo sedie scomode”. Per contro, quelle su cui si lavora sono accoglienti e ricordano le poltrone dei gamer professionisti di Twitch.

Sunnei nasce a Milano, “ma sarebbe potuto nascere da qualsiasi altra parte", dice Rizzo. "Anzi, il nostro obiettivo era di portare qualsiasi altra parte a Milano. Dallo store agli eventi, alle feste, stiamo facendo quello che vorremmo fare nel mondo e lo comunichiamo nel mondo

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LookINg AROUND designful fashion

1. LA GALLERIA A CIELO APERTO BIANCO SUNNEI NASCE DAL DIALOGO CON ASSOCIAZIONI LOCALI DEL QUARTIERE RUBATTINO. 2. SEMBRA UNA GALLERIA D’ARTE, MA PALAZZINA SUNNEI È IL NUOVO QUARTIER GENERALE DEL MARCHIO E OSPITA SHOWROOM E UFFICI.

tramite questa città. A Milano abbiamo creato una dimensione che forse non c’era, anche perché siamo fuori da qualsiasi circuito e ci muoviamo senza necessariamente seguire le regole”. Un esempio di questo approccio che agisce fuori dal coro e dagli epicentri della moda cittadina è Bianco Sunnei. Si tratta di un progetto di rigenerazione urbana in zona Rubattino, sotto ai cavalcavia della tangenziale, trasformati in una bianchissima galleria a cielo aperto. Tutto è partito dalla collaborazione con associazioni locali, a cui è seguito il patrocinio del Comune di Milano. “Ma più che l’autorizzazione del Comune a noi interessava l’autorizzazione sociale”, continua Rizzo. L’evento inaugurale è stata una sfilata nel giugno 2019, seguita da una cena che sapeva di performance artistica. Il programma triennale proseguirà con installazioni e collaborazioni di grande

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respiro, aperte al quartiere e alla città. “Purtroppo ora è tutto fermo a causa della pandemia”, si dispiace Rizzo, “ma abbiamo in mente cose molto ambiziose”. In pieno lockdown, in vista della digitalizzazione che il settore moda sta abbracciando, è nata anche Canvas, una piattaforma che consente ai buyer di scegliere, personalizzare e ordinare la nuova collezione. Con un’estetica tra videogioco e Second Life, è stata sviluppata con i designer milanesi di Pezzo di Studio. Gli avatar in movimento mostrano oltre 2000 combinazioni possibili di forme, colori e materiali. “Per noi era un pilot. Ed era impossibile farlo seriamente”. Infatti nel video di lancio realizzato per la prima digital fashion week milanese, modelle e modelli virtuali ballano un’improbabile macarena. “Per noi è un’arte che dev’essere mostrata, è quello che deve esistere oggi. È sensato, è funzionale, e secondo noi è bello. Ne andiamo fieri perché questa è la massima espressione di quello che abbiamo in testa. Far sorridere, ma basandosi su una logica quasi pedante”. La moda sembra essere solo uno dei tasselli nel progetto Sunnei. Come si può spiegare al meglio questa forma di progetto tra impresa e cultura? “Sunnei è come uno smartphone che viene aggiornato continuamente", afferma Rizzo, "e siamo in ottimizzazione costante”. Tra i progetti in arrivo Simone ci parla di una radio che oscillerà tra un’anima leggera (“vorrei che fosse il sottofondo che ascolti mentre cucini”) e momenti profondi (“mi piacerebbe coinvolgere anche alcuni amici che verranno a parlare di politica”). Il suo contraltare sarà un magazine che”, ci anticipa Rizzo, “sarà pesante e molto tecnico”. Ancora paradossi progettuali, quelli che meglio descrivono la contemporaneità. ■ Paolo Ferrarini

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LookINg AROUND young designers

GRAZIE A TUTTI

Virginio Briatore lascia la rubrica Young designers da lui fondata 25 anni fa, che ha dato voce e visibilità a circa 600 progettisti

Ho iniziato a collaborare con Gilda Bojardi e con Interni nel 1995. L’anno dopo è nato il mio primo figlio Luigi e ho proposto al Direttore, che chiamo affettuosamente ‘Capa Gilda’, di dare vita a una rubrica dedicata ai giovani designer. L’idea è piaciuta e siamo ancora qui. E qui finisce il mio impegno. Con gli auguri che la rubrica continui a lungo a raccontare le vite dei giovani che si dedicano al design. Venticinque anni non sono solo un quarto di secolo, ma nell’esistenza di una persona coprono buona parte della vita lavorativa. Io ho iniziato a 40 anni e facendo il talent scout di giovani sono diventato vecchio. Interni va in edicola 10 volte all’anno, ma ogni tanto per vari motivi ho saltato qualche numero. Consideriamo quindi 9 articoli all’anno per 25 anni e otteniamo una base di 225 puntate di giovani designer. Quanti occhi, quante teste e quante mani sono? Questo è impossibile a dirsi, dato che se per 8 numeri annui la rubrica era dedicata a un unico designer (o a una coppia o a un trio o un piccolo studio) una volta

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all’anno per tutte le 22 edizioni del Salone Satellite la rubrica ha dato visibilità a circa una ventina di progetti, espressi sia da persone singole che da giovani team. Semplificando, diciamo che il SaloneSatellite da solo vale 400 giovani, e quindi una stima relativa e veritiera di nomi+cognomi+volti che per 25 anni si sono succeduti su queste pagine, mese dopo mese come le onde del mare e ai quali Interni ha dato voce, si attesta sulle 600 persone. Se consideriamo che negli anni, oltre alla rubrica sui giovani, ho scritto per il Sistema Interni anche vari altri pezzi, tra cui una dozzina di interviste a personaggi di grande storia e spessore, posso dire di aver contribuito alla vita della testata con circa 300 articoli. Tutto questo lavoro non sarebbe stato possibile senza il contributo di molti, che qui voglio ringraziare. In primis Gilda Bojardi che mi ha sempre dato fiducia, poi la redazione con le sue varie anime, che mi ha dettato i tempi con il ticchettare implacabile delle deadline. Poi i grafici, che prevalentemente sono grafiche, le quali ogni volta con talento hanno composto le due pagine della rubrica (che per il SaloneSatellite raddoppiavano) inserendovi circa una dozzina d’immagini, oltre 2700 didascalie, più titoli e occhielli vari, dandomi sempre il numero esatto di battute da scrivere, in un viavai di impaginati creati in tempi di analogico e pdf che ora dormono sul cloud. Grazie infine alle segretarie che ricordo tutte, anche le due che non sono più su questa Terra, e alla loro pazienza nel fornire informazioni, indirizzi, biglietti da visita e soprattutto per aver vegliato sulle mie circa 250 fatture… che devo dire, a onore dell’editore, mi sono state tutte regolarmente pagate! Non dimentico i tre fotografi assegnatimi dall’esemplare organizzazione di Interni nei 22 anni del Salone Satellite, uno più bravo dell’altro: Michele Salmi, Marino Ramazzotti, Nicoló Lanfranchi. Naturalmente ringrazio anche i lettori che hanno seguito la rubrica in questi

anni, diversi dei quali so essere stati, se non devoti certamente fedeli. Con alcuni dei designer che negli anni ho segnalato siamo diventati amici, abbiamo condiviso viaggi, cene e addirittura vacanze. Approssimativamente possiamo dire che i nomi pubblicati erano per i due terzi italiani e gli altri sparsi ovunque, con una ripartizione di genere quasi equivalente. Circa una trentina di loro, nel tempo, hanno lavorato con me o attraverso di me, non pochi sono diventati famosi o almeno benestanti, altri lavorano dignitosamente lontano dai riflettori, alcuni sono spariti o hanno cambiato mestiere. In generale tutto si tiene, tutto gira, come le lune e i miti dello zodiaco e quindi non è un caso che il primo articolo sui giovani che mi ricordi, nel 1996, fosse dedicato allo Studio Random di Roma, formato da Marco Pietrosante e Francesco Subioli, oggi over 50, insegnanti, esperti di food e packaging, attivi nell’ADI. Sono loro due che nel 2010 organizzarono, invitando i migliori studenti dei vari istituti IED, un workshop a Spoleto con l’industria olearia Monini, nel quale incontrai Raikhan Musrepova, talentuosa designer kazaka a cui ho dedicato il mio ultimo articolo, uscito a ottobre 2020. Chiudo con un paio d’immagini scattate all’evento Crocevia, curato da Sara Ricciardi alla Torneria di Via Tortona, durante la Milano Design City. Accompagnato al pianoforte dal secondogenito Valentino (1998), ho raccontato, sabato 3 e domenica 4 ottobre, storie di vita e design, rendendo omaggio a due grandi progettisti scomparsi, il primo nel 2014 e il secondo nel 2015: Massimo Morozzi e Isao Hosoe, la cui memoria merita di essere studiata, coltivata e messa in mostra! Fine. Grazie a Tutti. Tutti che è una parola sacra. ■ Virginio Briatore NELL’OTTOBRE SCORSO ALL’EVENTO CROCEVIA, CURATO DA SARA RICCIARDI ALLA TORNERIA DI VIA TORTONA 32 DURANTE LA MILANO DESIGN CITY, VIRGINIO BRIATORE HA RACCONTATO STORIE DI VITA E DI DESIGN, DEDICATE IN PARTICOLARE A MASSIMO MOROZZI E ISAO HOSOE. IL FIGLIO VALENTINO LO HA ACCOMPAGNATO CON IMPROVVISAZIONI AL PIANOFORTE.


DOCCETTERIA


LookINg AROUND ExhibitionS

LO SCIAMANO TUXAUA JOÃO SOFFIA LO YÃKOANA NELLE NARICI DI UN GIOVANE ALLA FINE DEL FESTIVAL REAHU, CATRIMANI, RORAIMA, 1974.

IL GIOVANE WAKATHA U THËRI, VITTIMA DEL MORBILLO, CURATO DA SCIAMANI E ASSISTENTI DELLA MISSIONE CATTOLICA, CATRIMANI, RORAIMA, 1976.

OSPITE DECORATO CON PIUME DI FALCO E AVVOLTOIO PER UNA FESTA. FOTOGRAFIA IN SOVRAIMPRESSIONE, CATRIMANI, RORAIMA, 1974.

UNO SGUARDO DIVERSO

Da un’inedita collaborazione tra Fondation Cartier pour l’art contemporain e Triennale Milano, nasce un primo progetto espositivo, la mostra dell’attivista e fotografa brasiliana di origine svizzera Claudia Andujar sul popolo e la cultura degli Yanomami 76 dicembre 2020 INTERNI

La Fondazione Cartier e la Triennale di Milano inaugurano una collaborazione che li vedrà partner nella realizzazione di mostre a Milano e a Parigi, con un’importante esposizione delle opere fotografiche dell’attivista brasiliana Claudia Andujar, in programma alla Triennale fino febbraio. Trecento scatti illustrano il percorso di avvicinamento di due culture diverse, affratellate da un lato dal bisogno di sostegno politico alla lotta per la sopravvivenza del popolo Yanomami, dall’altro dalla solidarietà culturale e umana, ben oltre una


DIAPOSITIVE DELLA PROIEZIONE AUDIOVISIVA, 1989/2018.

semplice e ottusa relazione da antropologi alla deriva, che la fotografa di origine svizzera ma naturalizzata brasiliana ha stabilito attraverso decenni di convivenza con questa popolazione. Tra di loro si erge l’inquietante e oscura figura dell’attuale presidente del Brasile, che ha più volte dichiarato pubblicamente la sua intenzione di far sparire dalla faccia della Terra il piccolo popolo degli Yanomani. O quanto meno dalle ricche (di materie prime e di fertili territori) foreste amazzoniche. Se il furto è ancora considerato materia per i tribunali, rubare le terre ai loro legittimi proprietari, legittimi in quanto da secoli parte di quel territorio, dovrebbe essere considerato un crimine da portare all’attenzione del mondo, qualsivoglia sia la cultura tradizionale di riferimento di questa popolazione. Cultura che va preservata e garantita da e contro qualsiasi ingerenza neo-colonialista. Infine, che dire del lavoro fotografico della Andujar? Troviamo indubbiamente un deciso tentativo di rinnovare un linguaggio fotografico, quello del reportage, che ha visto nel lavoro di Salgado una sorta di vertice emozionale. Tentativo, a mio giudizio, non sempre pertinente al soggetto rappresentato. L’estetica del dolore ha spesso contorni ambigui, che si riflettono forse in una ricerca di consenso più personale, meno dedicata all’importante tema di questo lavoro. La ricchezza di un nuovo linguaggio espressivo non dovrebbe mai, a mio parere, deviare troppo dalla chiarezza del riferimento ai suoi contenuti umani e culturali, che peraltro sovrastano di molto le pur buone intenzioni della fotografa. Come dire che il lavoro

dell’autore ha forse un po’ oscurato lo straordinario impegno e lavoro dell’attivista, producendo un’immagine che si trova sospesa a metà tra le necessità di un’estetica della rappresentazione e la diretta documentazione della vita degli Yanomami. ■ Maurizo Barberis

ANTÔNIO KORIHANA THËRI, GIOVANE SOTTO L’EFFETTO DELLA POLVERE ALLUCINOGENA YÃKOANA, CATRIMANI, RORAIMA, 1972-'76.

INTERNO DI UNA CASA COLLETTIVA NEI PRESSI DEL RIO CATRIMANI, RORAIMA, 1974.

CATRIMANI, RORAIMA, 1972-'76.

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LookINg AROUND Exhibitions

1. ENIGMA-2019 DI FEDERICA MARANGONI. 2. AUTORITRATTOQUESTION-MARK-2020, NEON, VETRO E METALLO. 3. LEGGERE È UN RISCHIO, SIGN-NEON-ROSSO.

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La galleria milanese C|E Contemporary propone una rivisitazione dell’opera dell’artista veneziana Federica Marangoni, come una Wunderkammer della memoria

L’ENIGMA COME FORMA SIMBOLICA

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“Egli vedeva la vita come un enorme nodo che la morte scioglie; però considerava pure la morte come un nodo rifatto che la nascita scioglieva a sua volta; il sonno era per lui il doppio nodo; lo scioglimento completo del nodo stava secondo lui nell’eternità che trovasi al di fuori della vita e della morte...” (Giorgio de Chirico, Ebdòmero). Enigma è parola ambigua che trova memoria soprattutto nel destino di Edipo, mito molto celebrato nell’arte dell’Otto e del Novecento, e caro ai simbolisti, rappresentato da De Chirico in due famosi dipinti, L’Enigma dell’ora e Edipo e la Sfinge. Il riferimento non è alla memoria di un oscuro passato e neppure alla preveggenza di un possibile futuro, bensì all’idea del viaggio finale che ci attende e della ragione ultima della nostra presenza nel mondo. Domanda che atterrisce gli animi di quanti pensano alla vita come a una casuale concatenazione di eventi micro-atomici. Federica Marangoni, protagonista di una mostra curata da Viana Conti e Christine Enrile, non sembra affatto intimidita dalla questione e affronta il tutto con vigoroso cipiglio veneziano, traslando fatti e concetti da mondi lontani e

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1. LIGHT, FERRO E NEON. 2. ARTIFICIO, 2020. VETRO E NEON.

affermazione è un diretto j’accuse nei confronti di un metafisico e orwelliano potere che sembra temere sopra ogni altra cosa la carta stampata. Acqua passata, or non è più. Il cuore della mostra è viceversa dato, a mio parere, da un piccola scatoletta a forma di casa, sostenuta da un trespolo di metallo e sormontata da un foro a forma di buco della serratura, allusione, forse, al sesso femminile, e probabile citazione di un’opera famosa di Duchamp conservata a Filadelfia. Poggiando l’occhio sulla fessura sorprende lo sguardo un gioco di specchi che rimanda all’infinito la semplice forma della casetta, ma, ben più performante, la scritta, di freudiana memoria, Unheimliche. Parola che viene tradotta normalmente come perturbante o spaventoso, e nasconde in sé il termine Heimliche, segreto. Dunque lo spaventoso è un segreto svelato e

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riproponendoli in un sapiente metissage che combina Freud, Jung, Escher e i roghi di Farenheit 451. Il risultato sorprende e la memoria si fa concreta rivisitazione di esperienze passate, trasformando in immagine la materia del ricordo. L’affermazione vagamente apodittica che campeggia sull’opera, dominata dalla rossa luce di un neon, ci

invita perentoriamente a riconsiderare la lettura come una forma di attività particolarmente rischiosa. Il che è voluttuosamente vero, come appare dall’indice dei cataloghi delle maggiori case editrici, e dal livello incredibilmente modesto del comune sentire, appiattito dall’uso smodato dei media informatici. Ma il senso che Federica dà all’apodittica

rimosso. Edipo diviene cieco. Lo svelamento di un segreto, di un desiderio celato, nel caso di Edipo l’incesto, porta a galla lo spaventoso e la necessaria conseguenza di una cecità che presuppone uno sguardo lontano dal mondo, dal mondo degli uomini. Metafisica, appunto. ■ Maurizio Barberis

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LookINg AROUND bookstore

SATYENDRA PAKHALÉ. CULTURE OF CREATION di AA.VV., nai010 publishers 2020, pagg.448, € 79,00. Architetto-designer, Satyendra Pakhalé è nato in India nel 1967. Ha conseguito la laurea in ingegneria meccanica presso il Visvesvaraya National Institute of Technology di Nagpur nel 1989 e ha proseguito gli studi presso l’Indian Institute of Technology di Bombay, conseguendo il Master in 1991, per poi studiare all’Advanced Product Design presso l’Art Center College of Design in Svizzera, diplomandosi nel 1994. Con studio ad Amsterdam, Pakhalé è stato senior product designer per Philips Design a Eindhoven tra il 1995 e il 1998 e tra il 2006 e il 2010 capo del dipartimento per l’Umanità e per il programma di vita sostenibile presso la Design Academy di Eindhoven, in Olanda. Pakhalé appartiene a quella nuova generazione di progettisti ‘globali’ (come per esempio il pirotecnico inglese Thomas Heatherwick) che affrontano le diverse scale e i temi più svariati non tanto seguendo il vecchio slogan modernista “dal cucchiaio alla città”, quanto affrontando ogni occasione creativa in modo ‘olistico’, senza mai rinunciare all’aspetto emozionale del risultato, sia esso un oggetto di produzione industriale o un’architettura, delineando una pratica di ‘design multisensoriale’. La “cultura della creazione”, come titola questa ricca monografia sul lavoro di Satyendra Pakhalé Associates, si concentra sul design industriale, declinato alle varie scale sino ad affrontare il mondo dei trasporti e dell’architettura. “Creare curiosità negli oggetti”, afferma Pakhalé, “non significa necessariamente rispondere a un’esigenza di utilità come disegnare qualcosa che riempie lo spazio, un oggetto cubico per esempio, perché tutto è stato già fatto. Per me il design deve davvero creare quella connessione poetica con l’immaginazione dell’utilizzatore per diventare parte della sua vita”. Di tutto questo trattano i vari contributi che compongono il libro, un ‘ritratto’ eloquente, corredato da un ricco apparato iconografico, di uno tra i più interessanti ‘designer globali’ del nuovo millennio. SATYENDRA PAKHALÉ, KANGERI NOMADIC RADIATOR PER TUBES RADIATORI, 2014, ALLUMINIO E LEGNO DI QUERCIA.

LA CITTÀ E IL TERRITORIO, QUATTRO LEZIONI di Giancarlo De Carlo, Quodlibet Habitat 2019, pagg.209, € 16,00.

BERNARDO ROSSELLINO, PLANIMETRIA DELLA PIAZZA PIO II A PIENZA, 1462.

Il libro raccoglie le quattro lezioni del corso “La città e il territorio” tenuto da Giancarlo De Carlo (19192005) all’Università di Architettura di Genova, la sua città, nella primavera del 1993. Trascritte dalle registrazioni integrali e poi riviste con l’autore per la loro presentazione in forma scritta, le quattro lezioni si propongono sia come documento storico sia come testimonianza del pensiero di uno dei protagonisti della cultura architettonica italiana del dopoguerra. Le lezioni procedono secondo una cronologia storica Dalle origini della città occidentale all’epoca classica, passando per la città e il territorio romani, il Medioevo e il Rinascimento, l’età barocca e l’illuminismo, il neoclassicismo e l’eclettismo ottocentesco, sino alle vicende del Movimento Moderno e a ipotesi per il presente della fine del secolo scorso. Così descritto, il ciclo della quattro lezioni sembrerebbe un ‘bigino’ di storia dell’architettura, in realtà la storia cui De Carlo attinge è materia per agire e cambiare il nostro presente, cercando di osservare la realtà costruita e che ci circonda con occhi più attenti e consapevoli. “Cercherò di dirvi come per capire le città sia necessario esplorare il territorio e, viceversa, come per capire il territorio sia necessario esplorare le città: fra loro esiste un rapporto reciproco e si sono sedimentati sistemi di corrispondenze che non possono essere ignorati se si vuole indagare quali siano la struttura e il significato dello spazio”. Con queste parole De Carlo introduceva il suo corso e anticipava temi oggi acquisti dalla cultura del progetto: l’importanza del paesaggio (territorio) nella sua complessità come riferimento obbligato per ogni nuovo intervento, in quanto il territorio possiede un “disegno che rappresenta una cultura” con cui occorre confrontarsi in modo dialettico nella ricerca di relazioni attraverso una pratica progettuale che è sempre sperimentazione. ■ di Matteo Vercelloni

80 dicembre 2020 INTERNI


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LookINg AROUND talks

sustainability culture project de designing care reinvent passag architecture challenges stubb restart mexico meets italy futu A SINISTRA, L'INGRESSO DI INTERNI MEETING POINT PRESSO L'ISTITUTO MARANGONI IN VIA CERVA 24 A MILANO. ACCANTO, DALL’ALTO A SINISTRA IN SENSO ORARIO, CRISTINA TAJANI, PAOLO GLISENTI, CARLO MANDELLI, ERNESTO MAURI E GILDA BOJARDI.

IL CORAGGIO DI OSARE

La Interni Designer’s Week, dal 28 settembre al 10 ottobre scorso, ha messo in rete, durante la Milano Design City voluta dal Comune di Milano, appuntamenti, presentazioni, eventi. E una serie di talk tematici. Li presentiamo in queste pagine Milano Design City 2020 è stato un modo coraggioso per ribadire il ruolo della città nel mondo della cultura del progetto e per ricordare come la cultura del progetto abbia sempre avuto un ruolo importante in tutti i passaggi storici della città. “Come questo che stiamo vivendo”, ha spiegato nella serata inaugurale Cristina Tajani (Assessore alle politiche del lavoro, attività produttive, commercio e risorse umane del Comune di Milano), “in cui stiamo progettando nuovi stili di vita e ri-organizzando lo spazio urbano e i tempi della nostra vita”. La Interni Designer’s Week (dal 28 settembre al 10 ottobre) ha rappresentato il perno intorno al quale hanno ruotato 13 giorni di incontri, dibattiti, confronti, presentazioni di novità di prodotto. La rivista ha dato il suo contributo, organizzando una serie di talk, tutti videoregistrati e disponibili giorno per giorno sul sito di Interni. Tanti i temi toccati, dalle Benefit Corporation (sono molte le aziende che iniziano a includere nella loro mission non solo il profitto ma anche la sostenibilità sociale e ambientale) all’Home Experience (connettività, digitalizzazione dell’abitare, design e italianità: elementi base nel mutamento delle abitudini di vita e spazi abitativi); dal Contract (il settore sta diventando un’importante linea di business per le aziende e sta rapidamente cambiando) al Life Cycle (quali le nuove strategie e i nuovi sistemi dell’economia circolare? modelli di produzione e di consumo sostenibili, ricerca e innovazione,

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BENEFIT CORPORATION

esign rethink heritage reorganize ge health new lifestyles contract ornness food awakening work ure shock young people beauty

Nicoletta Alessi, corporate social responsibility manager Alessi Tiziana Monterisi, cofondatrice RiceHouse Eleonore Cavalli, art director Visionnaire e componente del Tavolo della Sostenibilità di Assoarredo-FederlegnoArredo Gianluca Pazzaglini, Global Chief Commercial Officer Florim Moderatore Donatella Bollani, giornalista

HOME EXPERIENCE Michele De Lucchi, architetto e designer, fondatore di AMDL CIRCLE Paolo Lioy, CEO Whirlpool Italia & Iberia Roberto Palomba, designer Paolo Stella, influencer Moderatore Francesco Morace, sociologo Il talk è stato realizzato con il sostegno di Whirlpool

CONTRACT Massimo Iosa Ghini, Iosa Ghini Associati Matteo Nunziati, Studio Matteo Nunziati Marco Piva, Studio Marco Piva Lorenzo Pascucci, Milano Contract District Gianmaria Mezzalira, Mezzalira Investment Group Moderatore Patrizia Catalano, giornalista

FOOD

communication reaction recovery genius inclusiveness circular city surface study economy courage

Fabio Pisani, chef e proprietario de Il Luogo di Aimo e Nadia Valentina Moretti, architetto Holding Terra Moretti Lorenzo Palmeri, designer Claudio Saverino, Vudafieri Saverino Partners Moderatore Patrizia Catalano, giornalista Il talk è stato realizzato con il sostegno di Acqua Chiarella

HERITAGE Giulio Cappellini, designer e direttore artistico Andrea Carnevale, chief marketing and business development officer Pigna Luca Fuso, amministratore delegato Cassina Stefania Lazzaroni, direttore generale Altagamma Patricia Urquiola, architetto Moderatore Federica Sala, curatrice e design advisor

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LookINg AROUND talks

craftsmanship home experience manufacture connections creativity making company extra intelligence change, view, way future reinvent e

potenziamento delle infrastrutture digitali sono i driver della ripartenza); dall’Uomo al centro nel ri-generare e re-inventare una nuova idea di futuro al Food (quali i prossimi scenari di un settore che ha subito grandi trasformazioni ed evoluzioni negli ultimi anni e durante la sfida della pandemia?); dall’Heritage (il saper fare italiano e l’alchimia unica tra artigianalità e serialità che caratterizza i prodotti made in Italy) al Designing Care (in tempo di pandemia e emergenza, la cultura del progetto deve mettere in moto una ricostruzione virtuosa, una rigenerazione animata dall’ascolto responsabile del mondo); dal Making (come sta cambiando la domanda formativa e quali le nuove professioni richieste dal mercato? quali le risposte delle scuole di design e di artigianato?) alle Company (capitali familiari, private equity, fondi di investimento e nuovi modelli di business: come sta cambiando il panorama delle aziende italiane); dalla Salute (nuovi spazi della cura, soluzioni e tecnologie per vivere in modo confortevole e salubre) all’Illuminazione (dati e luce viaggiano insieme: il futuro degli spazi abitativi passa attraverso i cavi di rete, modificando città e architetture); dalle esperienze di contract per grandi progetti tra Italia e Messico (nel Paese centro americano stanno partendo importanti interventi sia pubblici sia privati che vedranno protagoniste realtà evolute capaci di giocare il ruolo di general contractor) alle Superfici (il settore delle finiture è quello che investe di più in ricerca e sviluppo: inedite texture ed effetti sorprendenti, durabilità e performance caratterizzano le nuove superfici). Per chi volesse approfondire, tutti i video dei talk, con i protagonisti che li hanno animati, sono visibili e fruibili sul sito della rivista (www.internimagazine.it). ■ Danilo Signorello

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passage approach responsibility aordinary care infection growth thics project design recovery food

MAKING Luisa Collina, preside Scuola di Design, Politecnico di Milano Patrizia Moroso, art director Moroso Anty Pansera, critico e storico del design Massimo Zanatta, Istituto Marangoni • The School of Design School Director Moderatore Laura Traldi, giornalista

COMPANY Nicola Coropulis, amministratore delegato Poltrona Frau Giovanni del Vecchio, amministratore delegato Giorgetti Roberto Gavazzi, amministratore delegato Boffi | DePadova Gianluca Mollura, amministratore delegato MOHD Moderatore Silvana Annicchiarico, design curator

HEALTH Davide Angeli, AMDL CIRCLE head of international business Carlotta de Bevilacqua, vicepresidente e amministratore delegato del gruppo Artemide e presidente di Danese Milano Cecilia Morini, partner Binini Partners Giovanni La Varra, Barreca & La Varra Filippo Lodi, UNStudio head of innovation and knowledge management Moderatore Donatella Bollani, giornalista

LIGHT Silvana Angeletti, Angeletti Ruzza Design Felice Limosani, artista della luce digitale Federico Palazzari, chairman e CEO Nemo Lighting Carlo Urbinati, presidente Assoluce Moderatore Donatella Bollani, giornalista

SURFACE Alberto Apostoli, Studio Apostoli Diego Grandi, designer e architetto William Lucchetta, fondatore Cimento Alessandro Peisino, SAIB Area Manager Moderatore Donatella Bollani, giornalista


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Il talk di Audi, alle Gallerie d’Italia in piazza della Scala, ha affrontato il tema del cambiamento e della riprogettazione delle città tra inclusività, nuove modalità lavorative, meccanismi di autodifesa psicologica. Hanno partecipato, moderati da Francesco Chiamulera, responsabile di “Una Montagna di Libri Cortina d’Ampezzo”: Stefano Boeri, architetto, Michele De Lucchi, architetto e founder di AMDL Circle, Chiara Gamberale, scrittrice, Fabrizio Longo, direttore Audi Italia

CHANGE YOUR VIEW, CHANGE YOUR WAY L'INGRESSO ALLE GALLERIE D'ITALIA DOVE, NELL'AMBITO DELLA INTERNI DESIGNER'S WEEK, SI È TENUTO IL TALK ORGANIZZATO DA AUDI.

“Rigenerare e reinventare in un momento in cui tutto sta cambiando intorno a noi: siamo a un nuovo punto di partenza da cui è necessario riprogettare idee per immaginare e concepire un nuovo futuro”. Con queste parole, Fabrizio Longo ha introdotto i lavori. Preceduti dai saluti di Giuseppe Sala, sindaco di Milano, Ernesto Mauri, CEO Gruppo Mondadori, Cristina Tajani, Assessore alle politiche del lavoro, attività produttive, commercio e risorse umane del Comune di Milano, e Gilda Bojardi, direttore di Interni.

“Stiamo facendo un FuoriSalone senza Salone del Mobile. Solo a Milano accadono queste cose a dimostrazione del fatto che la città è centrale in questo momento”, ha esordito Giuseppe Sala. “Vorrei fare solo due considerazioni: dobbiamo trovare una formula per adattarci a questa situazione di

emergenza, non possiamo aspettare che finisca, perché non sappiamo quando finirà. E questa è comunque vita, diversa, ma vita. E le città la devono vivere attraverso un corretto adattamento: Milano Design City ne è la prova. Poi c’è qualcosa di più complesso che è l’adattamento più generale delle città. In

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LookINg AROUND talks IL PALCO DELLA SERATA: DA SINISTRA FRANCESCO CHIAMULERA, FABRIZIO LONGO, CHIARA GAMBERALE, MICHELE DE LUCCHI, STEFANO BOERI. SOTTO, I SALUTI DI CRISTINA TAJANI E DI GIUSEPPE SALA.

questo caso, occorre cambiare rispondendo alle nuove istanze sociali che stanno esplodendo in tutto il mondo: equità sociale, giustizia, nuove forme di socialità. Milano deve mettere in campo quello che è, i suoi secoli di storia, la sua creatività, in una realtà che non sarà più di massa per qualche tempo, ma nella quale diventeremo per forza di cose più selettivi. Ecco, solo chi, selezionando, sarà in grado di offrire qualcosa di straordinario sarà vincente. E la città ce la farà come tutto il Paese che dà il meglio di sé quando è chiamato a cambiare”. Ernesto Mauri, dopo aver ringraziato il Comune di Milano per lo spirito di appoggio alla Interni Designer’s Week, ha spiegato che “questa iniziativa per il Gruppo Mondadori ha un valore altamente simbolico, in quanto rappresenta la voglia che abbiamo di riprenderci la nostra vita, di ritornare alla normalità. C’è stata la crisi pandemica, ma abbiamo riscoperto una straordinaria capacità di reazione in questi sei mesi. Libri e riviste della casa editrice sono arrivati ugualmente e puntualmente ai lettori grazie allo smart working. Erano due anni che il Gruppo Mondadori ci lavorava e avevamo già in smart working 200 persone che in sei mesi sono diventate 1600. La rivista Interni rappresenta il modello ideale e lo spirito di questa ripresa, un punto di riferimento per gli operatori del settore. Come già 30 anni fa, Gilda Bojardi è riuscita a creare questo nuovo evento. È

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la straordinarietà di una città come Milano, il posto dove le cose avvengono, accadono: istituzioni, aziende, operatori della cultura sono capaci di lavorare insieme per un obiettivo comune”. “Milano Design City nasce nel buio della primavera del lockdown. In quel periodo è maturata l’idea di lanciare il cuore oltre l’ostacolo e dare vita a un evento nuovo, diverso, particolare per le contingenze”, ha aggiunto Cristina Tajani. “La Interni Designer’s Week gioca un ruolo fondamentale nel palinsesto di Milano Design City, che accoglie anche altre iniziative. In una città in cui, appena terminata la settimana della moda, iniziano questi 13 giorni dedicati al design. Moda e design: due valori importanti per Milano, l’unica città al mondo che ha sostenuto questi due settori nel rispetto delle regole. Rianimandosi e prendendo forma nelle modalità in cui ha potuto”. “Il successo di questo evento nasce dalla

capacità di fare sistema tra le aziende durante il lockdown. Aziende concorrenti che hanno fatto fronte comune per la ripresa, perché tutto riprendesse un ritmo più normale. Questo vuole essere la Interni Designer’s Week”, ha detto Gilda Bojardi. “Il ritmo delle due settimane è dato dall’incontrarsi in sicurezza, offrendo alle aziende l’occasione di presentare i prodotti nati per il Salone del Mobile che non c’è stato ad aprile. Per questo Milano resta la capitale internazionale del design, simbolo dell’attività creativa e produttiva del Paese”. “Questo evento andava fatto perché ci sono storie, temi che ci appassionano”, ha raccontato Fabrizio Longo. “A Milano, come ormai facciamo da diversi anni, non parliamo di Audi, ma diamo spazio a come la tecnologia impatta sulle nostre vite. Il tavolo è composito, il parterre è importante: non parleremo solo di tecnologia ma anche di sentimenti, di


A SINISTRA, ERNESTO MAURI, QUI SOTTO FABRIZIO LONGO.

come ri-dislocare il lavoro nelle città: torneremo come eravamo? Non lo sappiamo. L’impatto economico delle città vuote lo vediamo e la tecnologia può essere amica in questo senso”. Stefano Boeri ha parlato di inclusività delle città, ma ha fatto prima un passo indietro: “A Milano, il teatro alla Scala viene inaugurato, dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale, l’11 maggio 1946: viene ricostruito il teatro prima delle case, prima delle chiese. Quello è stato un momento straordinario e quello che accadeva in quegli anni dovremmo tenerlo presente oggi. Quella era una guerra mondiale, ma questo è uno shock globale sullo stesso piano dell’11 settembre 2001 e della crisi finanziaria globale. Negli anni ’50 rinasce quindi la città e rinasce il lavoro, che è un’altra caratteristica peculiare di Milano. Ma cosa intendiamo per inclusività della città? Dal centro città alle periferie fino ai piccoli centri che costellano le grandi metropoli, in questi mesi abbiamo tutti imparato a usare il digitale e un modo nuovo di lavorare da casa: lo smartworking. Riscoprendo i rapporti di quartiere e sperimentando che si può vivere la città in un modo differente. Abbiamo una sfida aperta: una città di quartieri, un arcipelago di

borghi urbani, una rete di servizi negli spazi nuovi di una nuova dimensione abitativa. Le città che stiamo progettando per il futuro dovranno essere più decentrate, non dovranno più ruotare intorno a un centro precostitutito. Questo dato porta con sé un’altra opportunità: quella di lavorare stando dislocati, evitando di compiere di nuovo l’errore degli anni ’80, durante i quali sono sorte villette, palazzine, autolavaggi, centri commerciali intorno alle città. La città del futuro è destinata a una oscillazione tra vivere nelle città e vivere in un piccolo centro non in senso ‘antiurbano’, ma nell’ottica di recupero del territorio italiano”. Lavorare insieme, in tempo di pandemia e anche dopo. Michele De Lucchi ha spiegato: “Questo è un argomento che mi prende molto. Paradossalmente, sono spaventato da cosa succederà quando questa straordinarietà, che sta generando nuova consapevolezza, nuove idee, nuova creatività, sarà finita. Nel

1919 dopo la Spagnola è nato il Bauhaus. Nel 1920 è nata la fisica quantistica. Durante e dopo ogni crisi c’è una energia esplosiva che viene fuori. Proiettiamo questa energia in avanti al 2030, al 2050. Credo molto nel ruolo della visionarietà, in particolare nel lavoro. Lavorare è guardare avanti, riuscire ad attrarre il massimo dei talenti per progredire. Durante questo periodo di lockdown abbiamo fatto progetti visionari. Per esempio, è tornata in voga la finestra, è diventato importante quello che guardiamo e vediamo fuori dalla finestra, non solo quello che abbiamo alle spalle quando siamo alla finestra. Io nel mio studio ho allargato le finestre e vi ho posizionato le scrivanie proprio davanti, perché i miei collaboratori guardassero fuori”. Per Chiara Gamberale la pandemia ha rappresentato il suo ‘io doloroso’. “Durante il lockdown ho scritto Come il mare in un bicchiere. L’intenzione di questo mio breve libro, che preferirei chiamare quaderno, non è quella di annoiare con il diario della mia quarantena, ognuno ha il suo ed è quello il più prezioso. La mia intenzione è arrivare a riflettere insieme su un protocollo di autodifesa psicologica ed emotiva che questa incredibile tragedia ci potrebbe suggerire. Ci sono persone con un desiderio così forte di assoluto, che si sentono nel corpo come l’immensità del mare dentro a un bicchiere. Ma sanno che quel bicchiere, piccolo fino al ridicolo per il suo compito impossibile, è l’unica occasione per incontrare gli altri, perché qualcuno possa avvicinare le labbra e bere. Persone che di quel limite però continuano a essere insofferenti, a stare male al punto da diventare prigioniere della propria testa. Persone fondamentalmente smarrite, come ho sentito di essere io e gli amici che ho soprannominato ‘gli animali dell’arca senza Noè’. Che quando il mondo si è chiuso in casa, contrariamente a chi di solito è capace di vivere, si sono dimostrate fin troppo capaci, senza il peso del ‘là fuori’, di sopportare questa quarantena. A che cosa ci riferiamo, quando diciamo ‘io’? A tutto quello che prescinde dal ‘là fuori’ o a tutto quello che lo prevede? Perché quel metro di distanza dagli altri, sia quando si infrange sia quando si rispetta, è comunque un potere nelle nostre mani”. ■ D.S.

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LookINg AROUND talks

DESIGNING CARE

Il sentimento della cura coinvolge la sfera emotiva e affettiva, insegna a conoscere amando oggetti e processi. Può diventare la chiave interpretativa per dare senso anche alla sostenibilità. Il vivere all’italiana deve appropriarsi di questo nuovo paradigma, ritrovando l’arte della cura, creando il design della cura

Gruppo Mondadori) e Davide Rampello (professore, direttore artistico, consulente culturale). Di creatività e sostenibilità ha parlato Paolo Glisenti, presentando il padiglione Italia a Expo 2020 Dubai e annunciando la partnership con il Gruppo Mondadori per una serie di eventi itineranti di presentazione lungo la Penisola. “L’idea di questa alleanza è nata quando ho spiegato a Gilda Bojardi il claim della nostra partecipazione, ideato con Davide Rampello: la bellezza unisce le persone. È un modello unicamente italiano e vincente che nasce dall’integrazione armoniosa e uniforme di saperi e competenze”, ha raccontato Glisenti. “Lo sviluppo economico futuro può nascere solo da una attrazione estetica. L’Italia distrutta dalla guerra è stata ricostruita partendo da questo concetto. E questo è il percorso narrativo che faremo nei sei mesi di

“L’Italia non è solo un paese unico al mondo per il suo patrimonio artistico e culturale materiale fatto di musei, chiese, palazzi, siti archeologici, opere d’arte, è unica anche per i suoi beni culturali immateriali: saperi e conoscenze di culture e tradizioni diverse che si sono arricchiti in secoli di storia”. Dario Franceschini, ministro per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, ha esordito con queste parole nel suo videomessaggio ai partecipanti al talk Designing Care introdotto e moderato da Gilda Bojardi, direttore di Interni. “È importante valorizzare questo patrimonio. In ogni prodotto italiano che ha successo nel mondo, anche in quello apparentemente più lontano dalla cultura, per esempio un prodotto manifatturiero o industriale, ci sono inconsapevolmente secoli di saperi e conoscenza. Sono quelli che Davide Rampello ha definito 'beni culturali viventi': un artigiano, un falegname che mantiene viva la tradizione del suo paese è un bene culturale vivente”. Design della cura significa quindi

90 dicembre 2020 INTERNI

SOPRA, IL VIDEO MESSAGGIO DI DARIO FRANCESCHINI. A LATO, DAVIDE RAMPELLO. SOTTO, L'ESTATE SFORZESCA ORGANIZZATA DAL COMUNE DI MILANO. IN ALTO, DA DESTRA, GILDA BOJARDI, PAOLO GLISENTI, ERNESTO MAURI, FILIPPO DEL CORNO, DAVIDE RAMPELLO.

rimettere al centro l’uomo, la sfera sentimentale, la passione che produttori (siano artigiani o industrie) e progettisti mettono nella ideazione e nella realizzazione di oggetti e arredi. Questi i temi di discussione del talk che ha visto tra i protagonisti, oltre a Dario Franceschini, Filippo Del Corno (assessore alla Cultura del Comune di Milano), Paolo Glisenti (commissario generale di sezione per l’Italia Expo 2020 Dubai), Ernesto Mauri (Ceo


DUE RENDERING DEL PADIGLIONE ITALIA A EXPO 2020 DUBAI: IL PROGETTO È FIRMATO DA CARLO RATTI, ITALO ROTA, MATTEO GATTO E F&M INGEGNERIA.

Expo 2020 Dubai (ottobre 2021 - marzo 2022), a partire dall’architettura del padiglione Italia (scafi rovesciati ispirati alla navigazione, all’esplorazione) con il progetto firmato da Carlo Ratti, Italo Rota, Matteo Gatto e F&M Ingegneria. Ma anche tutti gli altri padiglioni (circa 190) saranno un esempio di architettura narrativa. Una narrazione che per il padiglione Italia sta curando Davide Rampello: scientifica, umana, storica, artistica. Un umanesimo innovativo, non solo tecnologico e tecnico. La trama è unica, forte, esplorativa. Expo 2020 Dubai, il cui tema è "La connessione delle menti per generare futuro", sarà il primo grande evento dopo la pandemia ed esprimerà al meglio quello che ci attende nel prossimo futuro”. Ernesto Mauri ha a sua volta posto in risalto l’importanza della partnership con il padiglione Italia, sottolineando che “in quanto editore leader in Italia abbiamo coscienza di cosa voglia dire essere un operatore come Mondadori. Diffondere cultura, eventi, intrattenimento con tutti i mezzi a

disposizione (libri, periodici, carta, digitale). Nonostante la pandemia e il lockdown, grazie allo smartworking i nostri prodotti sono arrivati ai lettori con la qualità di sempre. Se si possiede senso e spirito creativo e innovativo è possibile fare qualunque cosa ovunque. Un esempio è la Interni Designer’s Week. Non ci siamo lasciati scoraggiare dal Salone del Mobile di aprile rinviato a giugno, poi a settembre: c’è stato chi con caparbietà ha detto ‘si può fare’. È nato un evento straordinario. Milano è una città dove le cose avvengono, accadono, dove istituzioni, aziende, operatori della cultura sono capaci di lavorare insieme per un obiettivo comune. Milano è così e mi auguro che Expo 2020 Dubai sia una occasione simile. Per questo sono contento di aver accettato questa partnership”. Assessore alla cultura dal 2013 prima nella giunta di Giuliano Pisapia e ora in quella di Giuseppe Sala, Filippo Del Corno ha spiegato il design della cura nella politica della città. “Passare dalla cura del contagio al contagio della cura deve essere l’obiettivo. Penso che si debba partire da questo presupposto: dal contagio della cura del territorio, del quartiere, della città. E sono tanti i cittadini che desiderano mettersi a disposizione, e questo a Milano si sta facendo con i giardini, gli spazi abbandonati, in un processo di condivisione. I mesi di lockdown non hanno fermato la crescita culturale della città. Il Comune è ripartito prima con il Piano cultura (contributi assegnati a 260 operatori culturali a sostegno delle spese e dei danni provocati dall’emergenza sanitaria) e a seguire con Aria di cultura (un palinsesto di iniziative culturali che ha accompagnato l’estate milanese), ripartendo con gli spettacoli all’aria aperta. Abbiamo riscontrato che la città ha espresso un

desiderio di condivisione culturale che va oltre la pandemia, nella ricerca di un ritorno alla socialità, a una normalità seppur condizionata". Direttore artistico del padiglione Italia a Expo 2020 Dubai, Davide Rampello ha sottolineato come “la curatela di questa esposizione è stata concepire un percorso narrativo. Cosa vuol dire? Tutte le componenti dello spazio espositivo (temi e collaborazioni tra imprese italiane, regioni, università) rappresentano un paesaggio. Un paesaggio visto dall’alto come nel Grand Tour, raccontato valorizzando il paesaggio rurale, urbano e architettonico italiano, la campagna. E quindi il saper fare italiano come la manifattura, l’olio e la pasta, per arrivare alla scienza. Un patrimonio in continua evoluzione che ha un valore fondamentale nella memoria. Il design della cura è Interni Designer’s Week che dice no allo schock della pandemia e decide di ripartire, di far rinascere dopo il lockdown il sentimento, mettendo al centro l’uomo con la sua razionalità, la sua logica, i suoi straordinari talenti compresi quelli emozionali, tra cui la curiosità: essere curiosi significa infatti prendersi cura, non essere dei ficcanaso”. ■ D.S.

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LookINg AROUND talks DA DESTRA, LAURA TRALDI, STEFANO PANTEROTTO, MARIA PORRO, MARIA D’AMBROSIO, ANDREA CORONA, GIANLUCA D’AQUILA.

LIFE CYCLE

Modelli di produzione e consumo sostenibili, ricerca e innovazione, potenziamento delle infrastrutture digitali: sono i driver della ripartenza del Paese, cardini dello sviluppo sul quale lavorare per il futuro. L’esempio del progetto Waste to Fuel di Eni Rewind

L’innovazione sostenibile guarda anche ai processi produttivi 4.0, che sempre di più puntano a trasformare gli scarti di produzione e i rifiuti in una risorsa. Durante il talk realizzato con il sostegno di Eni, moderato dalla giornalista Laura Traldi, ne hanno discusso Andrea Corona (sustainability consultant, Quantis), Maria D’Ambrosio (designer F2Lab), Gianluca D’Aquila (responsabile sviluppo del progetto Waste to Fuel, Eni Rewind), Stefano Panterotto (designer, co-founder dello studio Panter&Tourron), Maria Porro (presidente Assarredo di Federlegno Arredo). L’economia circolare è un business model capace di rigenerarsi da solo, nel quale “si cerca di mantenere il ciclo delle risorse all’interno del ciclo produttivo in termini di componenti e materiali”, ha spiegato Andrea Corona, “e richiede energie a basso costo e scarso consumo di risorse. L’importante è mappare i materiali in fase di produzione”. Ne è esempio, su scala nazionale, il progetto Waste to Fuel di Eni Rewind, per la produzione di biocarburanti con l'utilizzo della frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU), il cosiddetto 'umido' costituito dagli scarti di cucina. È il primo esempio al mondo

92 dicembre 2020 INTERNI

TENSE È IL PROGETTO DELLO STUDIO PANTER&TOURRON NEL QUALE TUTTI I COMPONENTI SONO ASSEMBLATI TRAMITE TENSIONE.

di questo genere ed è stato progettato e sviluppato nel Centro Ricerche per le Energie Rinnovabili e l’Ambiente di Novara. Un impianto pilota è stato realizzato alla fine del 2018 nella bioraffineria di Gela, in Sicilia, e affidato a Eni Rewind: può trattare circa 700 chilogrammi di FORSU al giorno. Dal processo Waste to Fuel si ricava dal 3% al 16% di bio-olio utilizzabile come combustibile a basso contenuto di zolfo per il trasporto marittimo o, raffinato, per ottenere biocarburanti ad alte prestazioni. Dal processo si ricava anche gas (prevalentemente biometano e CO2) e fino al 60% di acqua che, una volta depurata, è riutilizzabile all’interno dei cicli produttivi. Oltre ai rifiuti, Waste to Fuel può trattare fanghi di depurazione, potature, scarti dell’industria agroalimentare e della

grande distribuzione. “Questo è uno dei tanti progetti di Eni Rewind, la società ambientale di Eni per bonifica dei suoli, gestione dei rifiuti, risanamento delle falde acquifere”, ha raccontato Gianluca D’Aquila. “La società si occupa della gestione di questi ‘siti’ arrivando alla soluzione di problematiche ambientali complicate e questo ha permesso a Eni Rewind di diventare global contractor per Eni, per le bonifiche ambientali”. Eni Rewind ha firmato inoltre un accordo


L’IMPIANTO PILOTA ENI REWIND DI GELA, IN SICILIA, PRODUCE BIOCARBURANTI TRATTANDO CIRCA 700 CHILOGRAMMI DI FRAZIONE ORGANICA DEI RIFIUTI SOLIDI URBANI (FORSU) AL GIORNO.

con Veritas, municipalizzata di Venezia per la gestione dei servizi ambientali. “L’obiettivo è la realizzazione di un impianto industriale Waste to Fuel su un’area bonificata da Eni Rewind nel sito petrolchimico di Porto Marghera, che trasformerà in bio-olio e acqua fino a 150 mila tonnellate all’anno di frazione organica dei rifiuti solidi urbani”. La connessione tra territorio e sistema produttivo a Marcianise, nel Napoletano, dove un’azienda è partita dalla trasformazione del polistirene post-consumo riciclabile al 100 per cento, è stata raccontata da Maria D’Ambrosio: “Il rifiuto è diventato un materiale altro, innescando il processo

dell’economia circolare. Poi sono stati coinvolti artisti e designer, perché il materiale iniziasse a raccontare un luogo, un territorio. Artigianato e manifattura sono tornate a collaborare, collegate all’industria 4.0 che impiega in maniera elastica tecnologie innovative”. Maria Porro ha illustrato come il mobile sia una entità complessa che comprende diversi materiali (legno, polistirene, colle). “Assarredo fa parte di Federlegno che comprende – unica associazione di categoria in Europa – tutta la filiera del legno: dalle foreste alla fabbricazione di pannelli, alle segherie, alla produzione, al fine vita. Esiste già una circolarità che offre potenzialità da cogliere e leve

competitive importanti su cui agire. Dove bisogna lavorare? Sui materiali? Sulle emissioni? Le aziende devono capire quali sono i punti di forza su cui fare leva. Questa è la sfida”. Infine, Tense, del duo di designer svizzeri Panter&Tourron, è una collezione di sedute, tavolo, paravento e lampada, pensata per essere smontata e rimontata, per uno stile di vita nomade. La serie sarà rivista per entrare in produzione nel 2021 con Cappellini. “Il prodotto punta sulla durabilità. Senza viti e utensili per l’assemblaggio, l’oggetto diventa molto più durevole: gli imbottiti sono in assoluto gli arredi meno durevoli in circolazione”, ha spiegato Stefano Panterotto. “Abbiamo utilizzato una scocca in legno, uno schiumato espanso graffettato e i tessuti. Spesso quando arrivano a termine ciclo vita questi materiali non sono separabili e recuperabili. Noi siamo partiti dall’esterno: un tessuto, un poliestere riciclato e riciclabile, un poliestere tridimensionale che sostituisce l’espanso e il legno che garantisce la tensione della struttura. Un prodotto ‘circolare’, perché ogni componente è scomponibile e separabile, riciclabile e riutillizzabile”. ■ D.S.

INTERNI dicembre 2020 93


LookINg AROUND talks

Il programma di talk della Interni Designer’s Week ha proposto “Mexico meets Italy. Esperienze di contract per grandi progetti”. L’incontro è stato l’occasione per condividere le opportunità offerte dal mercato messicano. In Messico stanno partendo importanti interventi sia pubblici sia privati (centri commerciali, hotellerie, aeroporti) a livello di edilizia, infrastrutture, progettazione globale, che hanno bisogno di realtà evolute in grado di giocare il ruolo di general contractor e consegnare opere chiavi in mano, gestendo dal design alla scelta dei fornitori, dalla logistica ai servizi postvendita. Ne hanno parlato

IN COLLEGAMENTO DAL MESSICO: BERNARDO GÓMEZ-PIMIENTA, GIOVANNI LUCA ATENA, PAOLA CALZADA.

MEXICO MEETS ITALY

architetti e designer italiani e messicani condividendo la loro esperienza nel settore del contract internazionale, mercato in forte evoluzione. Dall’Italia erano collegati Gilda Bojardi (direttore di Interni), Alexander Bellman (architetto e lighting designer), Matteo Nunziati (architetto e designer), Ricardo Salas Moreno (graphic designer, past director Facultad de Diseño de la Universidad Anáhuac Mexico) che ha moderato il talk. Dal Messico, Giovanni Luca Atena (direttore ICE per Messico, Repubblica Dominicana e Costa Rica), Paola Calzada (architetto), Bernardo

94 dicembre 2020 INTERNI

DA DESTRA, GILDA BOJARDI, RICARDO SALAS MORENO, ALEXANDER BELLMAN E MATTEO NUNZIATI.

Il settore del contract sta cambiando, come stanno cambiando, in seguito alla pandemia, gli spazi pubblici, quelli privati e il modo di fruirli e viverli. Le opportunità offerte dal mercato messicano

Gómez-Pimienta (architetto). Gli ospiti, forti delle loro esperienze professionali, hanno provato a dare risposte e soluzioni, partendo dalla constatazione che il settore del contract sta cambiando. Così come stanno cambiando, in particolare in seguito alla pandemia, gli spazi pubblici, quelli privati e il nostro modo di fruirli e viverli. Venti anni fa, gli studi che si occupavano di contract, progettavano prevalentemente per il settore alberghiero e c’era una sorta di muro tra residenziale e alberghiero. Ora il muro è stato abbattuto. In tutto il mondo, e anche in Messico, si sta affermando la realtà dei Residential Buildings con appartamenti seriali che si moltiplicano. Per questo motivo, il progettista che si era sempre e solo dedicato al contract deve iniziare a occuparsi anche del residenziale. Cambiano le richieste del mercato

diventando più complesse. Ci sono più figure nella filiera progettuale, occorre analizzare un’infinità di aspetti che portano a modificare i tempi e i ritmi della progettazione. In particolare in Messico, si sta costruendo molto, con un’attenzione mirata alla sostenibilità dell’edificio, utilizzando materiali di recupero e scarti di lavorazione nel rispetto dei nuovi standard dell’economia circolare. Per quanto riguarda l’interior design, il sistema design italiano continua a rivelarsi unico. Bellezza, eleganza, creatività fanno parte del Dna delle aziende italiane. Una creatività che unisce oggi progettisti e industrie del made in Italy in egual misura, attraverso un know how comune che viene esportato ovunque. Una spinta che ha portato il design globale a migliorare: in Asia come in Messico, per esempio, pur senza la caratteristica tutta italiana di avere progettisti e aziende accomunati da uno stesso territorio di provenienza. ■ D.S.


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INCOVER ART

P18. ANDREA CHRONOPOULOS

HIS CHARACTERS OF SIMPLE BUT EXPRESSIVE LINES ARE EMPHASIZED BY BRIGHT COLORS AND A TOUCH OF IRONY. AS ON THE COVER OF INTERNI An essential, colorful and immediate style, almost like comics: the works of Andrea Chronopoulos look spontaneous, lively, playful, even when they illustrate complex themes. Born in 1990 in Athens, he lives and works in Rome as a freelance illustrator in the fields of animation and publishing, also collaborating with international newspapers and magazines, like The New York Times, The Wall Street Journal, The New Yorker, GQ, Esquire, MIT Technology Review, as well as the mass media giant Bloomberg and the design studio Pentagram. With a degree in illustration and animation from IED - Istituto Europeo di Design in Rome, in 2011 – together with classmates – he founded Studio Pilar, a label of publishing self-production and a cultural association. His works have been selected by the Society of Illustrators of New York, American Illustration and 3X3 Magazine. For the December cover of Interni, he has represented the close bond between Milan and design in a single setting: a tribute to the designers who have made the city famous all over the world. Claudia Foresti

INBRIEF VARIOUS P20. LIGHT FOR WORKING

The Team series by Tobias Grau comes from research on lighting in the workplace that has led the company to develop five types of lamps that share a single, coherent and minimal design language. For single desks or large coworking tables, the Team models have hundreds of LEDs positioned behind the corner lenses, to distribute light in a precise way through the workspace. With a slender aluminium body that functions as a cooling system, each model supplies 15-30.000 lumen, while advanced movement and luminosity sensors regulate the light, providing constant operation. The Team lamps turn on when users are sensed nearby, and turn off when human presences are no longer detected. As in a synchronized cloud networking system, the products in the series work together, dynamically reacting to each other to always provide the most appropriate light. For immediate, intuitive installation, Tobias Grau has created a Wi-Fi control system that offers automatic access, by scanning a QR code, to a platform from which to choose various configuration options. tobiasgrau.com

SAFE SURFACES Oltremateria, one of the leading brands on the market for ecocompatible continuous surfaces, presents Ecopur, an innovative micro-resin for high performance, activated in light or darkness, to purify surfaces from smog, impurities, germs, bacteria and viruses. Besides the surfaces in Ecomalta and Oleomalta by Oltremateria, Ecopur can be applied to furniture, wood floors, natural stone, wallpaper and furnishing complements, endowing each of them with unprecedented properties based on special mixtures, natural processes and mineral salt aggregates that also trigger ionization. The latter reduces atmospheric particles and activates oxygen molecules in the air, making it pure and healthy. The new technology has been patented and tested by important external laboratories, complying with the strictest international standards to certify efficacy. It has been utilized by companies like Presotto, Euromobil, FIAM Italia, Artesi and Riva 1920, due to its exceptional qualities. oltremateria.it

CONTEMPORARY STYLE Complements and upholstered furnishings, in the new Dialma Brown collection, all stand out – as in the company’s tradition – for a balanced mixture of clean and essential lines, with a particular accent on decoration. Among the new creations of the brand, we should mention DB006223 (left), a design-oriented bookcase in an industrial style, featuring a structure in oak with metal inserts in a burnished iron finish; along more ironic, Pop lines, the DB006167 (to the side) is an ideal chair inside the home or on the terrace, with a metal structure in burnished iron finish and a back in woven rattan. The tropical covering adds an exotic touch. dialmabrown.it

VIRTUAL MUSEUM WeMU is the name of the Wall&decò Experience Museum, an unusual tool of communication and storytelling that permits exploration of the creative pathways behind every collection of the brand, using an interactive touchscreen for a totally immersive experience. Thanks to a virtual construction sustained by a fully realistic work of architecture, WeMU can reproduce the sensations of a true museum visit,

during which it is possible to linger in front of each graphic display to learn more about the contents and to enjoy the audio accompaniment. Today WeMU presents three separate levels for the new WET System and OUT System collections. Level 1 – known as WET System Black&White New Religion – emphasizes the chromatic contrast between black and white, representing it as an encounter between opposites that cannot exist without each other. Level 2 – OUT System Melting Walls – reinterprets outdoor spaces with new aesthetic codes, thanks to which facades are enhanced by ton-sur-ton three-dimensional and material effects. The third level – WET System Utopia Reloaded – is for the reinterpretation of one of the moodboard protagonists of the Contemporary Wallpaper 2020 collection, with new chromatic approaches that call for both daytime and nocturnal hues. A.P. wallanddeco.com

LookINgAROUND PRODUCTION

P22. ORGANIC COVERINGS

ETEREA COLLECTION, BASED ON COLLABORATION WITH FOUR WELL-KNOWN ARCHITECTURE FIRMS, IS THE FIRST STEP FOR THE CONTRACT DIVISION OF ZAMBAITI PARATI An eclectic collection of wall facings inspired by nature, composed of different material patterns, each with its own distinctive characteristics, but part of a single project created by Zambaiti Contract. Eterea Collection is the first, unprecedented creative proposal for the world of contract projects, from the new division formed by Zambaiti Parati, a Bergamo-based company of reference in the wallpaper sector. Composed of multiple lines, created to measure, it stands out for the overlaying of textures, geometric lines and colors, as well as the assortment of printed surfaces. The decorative finishes are the result of collaboration with four outstanding architecture firms – Metrogramma of Andrea Boschetti (art director of the collection), CaberlonCaroppi, Alfonso Femia/AF*Design and Aldo Cibic Workshop – which have interpreted the project in keeping with multiple inspirations and stylistic approaches, utilizing two types of supports for each line: 3D digital panels and embossed wallpaper. The innovative 3D digital printing, in particular, brings out the designs and patterns, while offering the possibility of printing each graphic effect on four flameproof supports, each with its own different aesthetic and tactile qualities. An organic collection, in its concept and as a whole, Eterea combines the technological know-how of Zambaiti Parati with ethereal impressions of nature. Claudia Foresti

SHOWROOMS

P24. EVOLUTION OF THE SHOWROOM

LOCATED IN THE CENTER OF THE LOMBARD CAPITAL AND CREATED BY CALVI BRAMBILLA AS A COMPENDIUM OF MILANESE CHARACTER AND A TRIBUTE TO THE DESIGN MASTERS, THE FIRST EUROPEAN FLAGSHIP STORE OF SIGNATURE KITCHEN SUITE IS AN INDISPENSABLE LOCATION FOR PEOPLE WHO LOVE FOOD, DESIGN AND INNOVATION The first European showroom of Signature Kitchen Suite – the premium built-in appliance brand of the LG Electronics group – is strategically located on Piazza Cavour in Milan, at the gates of the Brera Design District. The choice of this city was far from by chance, as Heaven Lee, president of LG Electronics Europe, explains: “This is a metropolis projected into the future, but linked to the tradition at the same time; an international capital that is a synonym for style and design, in a country like Italy whose culture is connected to food and convivial pleasures. Values we fully embrace, which are part of our DNA.” With an area of 1100 sqm on three levels – ground, basement and mezzanine – the space has a direct relationship with the city thanks to 15 windows facing the piazza, as well as Via Manzoni and Via Fatebenefratelli. A dialogue with Milan that has been developed and pursued by Calvi Brambilla, creators of the interior design, through unexpected architectural solutions that reset the much-abused image of the ‘normal’ appliance showroom. A space capable of combining tradition and innovation, expressing one of the main points of the SKS philosophy: the True to Food concept, meaning respect for food in its entire chain of supply, production and consumption. At the entrance to the showroom a large black monochrome wall presents a series of LED screens broadcasting images of food, where the appliances are perfectly inserted into the clean forms of a composition, with the typical objects of the kitchen environment. An installation that sums up the three key words of the brand’s identity: food, design and smart. On the same level – in a setting that suggests Kubrick’s 2001: A Space Odyssey – the appliances are set into large black stones, while sculptural monoliths in pink metallized lacquer make an ideal connection to the marble of the city’s cathedral. The ground floor displays extend to an area for cooking demonstrations, with an island kitchen in white grosgrain glass. The trait d’union between the ground floor and the basement is a majestic spiral staircase, with a gigantic video wall that occupies the entire surface, metaphorically converging in the large lobby at the lower level, entirely in steel. Through the staircase and passing through the lobby, one reaches a sequence of possible domestic settings, each with a precise chromatic choice, with which Calvi Brambilla pay homage to Milan as the capital of design, using pieces by design masters from the city such as Castiglioni, Albini, Caccia Dominioni, Mangiarotti,


Pesce. In this basement, Signature Kitchen Suite also welcome products by other brands of the group – LG Signature, LG ThinQ – demonstrating the ability to offer smart crossover solutions for any domestic environment. The most functional area of the showroom, the mezzanine is for the Food Academy, which offers cooking courses organized in collaboration with Andrea Vigna, the chef chosen by SKS as its Food Experience Director. With this store, the showroom evolves from a showcase to a hub connected to the city, an ideal place for narrating and sharing the True to Food philosophy, with its immense respect for food and its history. Andrea Pirruccio

SHOWROOMS

P26. A SHOWCASE ON THE WORLD

THE NEW SNAIDERO FLAGSHIP STORE IN MILAN BECOMES A REFERENCE POINT FOR AN UPDATED RETAIL STRATEGY THAT AIMS TO WIDEN THE PRESENCE OF THE BRAND ON FIVE CONTINENTS Officially opened during Milano Design City, the new Snaidero flagship store in Milan represents an important step in the new programs of the historic kitchen brand founded in 1946 at Majano, in the province of Udine, after the passage to Dea Capital of the De Agostini group. Located at Piazza San Marco 1, in the heart of Brera, the space acts as a pilot showroom with a new concept of display and communication at points of sale, in which the corporate values are expressed by the most iconic projects of the brand, and its latest new creations. This is the case of the Vision and Frame collections, respectively designed by Pininfarina and Massimo Iosa Ghini, with which Snaidero has consolidated its relationship of collaboration. These are joined by new models like Link by Andreucci and Hoisl and the E_wall system, a revolutionary kitchen module (compatible with all Snaidero models) that makes more rational, versatile use of hanging cabinets, adding depth and transforming the kitchen into a living area at the same time. The flagship store also represents a sort of manifesto of the new entrepreneurial vision, focusing on international retail growth, where Milan becomes a reference point for expansion of a network that now already includes 372 points of sale in Italy and 196 in the world. “We are substantially a worldwide presence,” says CEO Massimo Manelli. “Europe represents 40% of the market: France, Holland, Belgium, Italy and Germany are the countries that have rebounded best since May. They are followed by Russia, the Arabian countries and the Far East. In China, in particular, we operate with 12 points of sale, which we plan to expand to 50 over the next three years. We are also expecting good results in the contract sector, which now accounts for 22% of our volume, though we plan to take it to 35% by the end of 2023. In this sector, we are the second European country on the Australian territory. We want to invest and believe in Italian know-how: our objective is to present Made in Italy as a distinctive value of the brand, as well as the keystone to boost our position on the market on an international level. Snaidero can boast of a long history of design and innovation. We need to take this heritage and to develop it in the direction of new habitat needs.” M.P.

NEW SHOWROOMS

P28. DESIGNER’S WEEK: OPENINGS

MILAN IS INCREASINGLY ‘THE PLACE TO BE.’ LOTS OF NEW SIGNATURE SHOWCASES HAVE OPENED IN THE WORLD OF 360-DEGREE DESIGN: CABINETS TO KITCHENS, LIGHTING TO CERAMIC TILES, ALL THE WAY TO BATH FURNISHINGS Pag. 28 A showroom of ceramic facings that seems like an art gallery. It’s the new Atlas Concorde space in Brera, designed by Lissoni & Partners. The project, Piero Lissoni explains, “comes to life around two special elements. First of all the place, a building from the 1700s in the center of Milan, where we have conserved existing features: the old floors and walls, the frescos. Second, the desire to link a hyper-industrial company with an artistic model.” The main space, in fact, is like a ‘gallery’ where ceramic slabs are shown like paintings, on suspended frames with a track system capable of organizing different pathways. Even the more technical displays of the various collections, on sliding panels of metal screen, resembles the systems used in museum storerooms. Towards the interior, a lounge zone welcomes clients, along with a coworking zone for design consulting. Finally, there is an area for temporary exhibitions, bringing the showroom alive with specific projects or installations. K.C. (Photo Matteo Cirenei) Pag. 30 A permanent space and gathering place for professionals and lovers of art and design, Marsotto Milano Showroom, in Brera, contains a selection of materials, profiles and inlays for tailor-made projects. The obvious protagonist of the space is marble, variously deployed in the emotional pathway created by the studio Nendo, starting from the entrance solution: “a part of the façade has been configured as a sculpture hollowed in the wall, an improvised seat,” says Oki Sato, founder of Nendo. “We asked Nendo to represent our heritage through an emotional space,” says Costanza Olfi, marketing director of the brand. The response is a poetic place where the use of marble produces an ethereal atmosphere, where visitors can enjoy losing their spatial bearings. A.P. Pag. 32 The studio Calvi Brambilla had done the interior design for the new flagship store of Ceccotti Collezioni, opened on Via Durini with the dealer Interni Design Experience. Two large shop windows offer passers-by a view of the entire two-story space, organized as an architectural box with a refined minimalist look. The almost abstract displays focus on surface

materials (floors and facings in gray stone, burnished metal paneling) to bring out the details and workmanship of the individual furnishings. The space, says Franco Ceccotti, creative director of the company, “represents the brand’s desire to keep faith even in times such as these with a real, visual and tactile experience, which is the only way to fully convey the extraordinary workmanship and excellence that go into our creations.” K.C. Pag. 34 A treasure chest of precious materials: this is the first impression of the new flagship store of Iris Ceramica Group. Not by chance, it is located in spaces previously occupied by a bank, between the cathedral and Piazza Cordusio. With an area of 750 square meters, the showroom of the group presents collections and projects of all its brands: Ariostea, FMG Fabbrica Marmi e Graniti, Fiandre Architectural Surfaces, Iris Ceramica, Porcelaingres, SapienStone and the new bath furnishings brand Seventyonepercent. Curated by the studio Area-17 Architecture & Interiors, the project organizes spaces on three levels, interpreted as living areas, each with different functional roles: lounge and cocktail bar at ground level, a spa on the next floor, with displays of the collections for the wellness & bathroom sector of the new brand Seventyonepercent, created in collaboration with Paolo Castelli. The first floor also contains a meeting room furnished by Diesel Living with Iris Ceramica. In the basement a more technical display area culminates in the original safe of the former bank, how clad with eco-active materials from the Active Surfaces collection. K.C. Pag. 35 “A place where professionals can find materials represented in the form of interactive suggestions.” This is how Gio Tirotto describes the space in which he has designed the displays: Fenix Scenario, opened on Foro Buonaparte, is like a stage where the various areas can be modified thanks to mobile fixtures that establish a dialogue between volumes and materials. Together with Fenix, the protagonists of the showroom are the other brands of the group: Arpa, Formica, GetaLit, Getacore and Homapal. At the entrance to Fenix Scenario, visitors encounter Cirrus, a sculpture by Zaha Hadid in black Formica: the work is an example of how to explore unconventional uses of materials. The same level features ceiling structures that make it possible to construct flexible partitions and full-height swiveling panels. The core of the flagship store is the materials library, where designers can peruse the offerings and create instant moodboards. The space on the lower level, with a striking barrel vault, is for meetings and appointments. Photo by Federico Villa. A.P. Pag. 36 With displays by Andrea Federici – who also designed the new Tratto_10 kitchen – the flagship store opened on Via Solferino by Arredo3 in collaboration with Interni Design Experience is inside the historic ‘Building on Piazza San Marco’ designed in 1969 by Vico Magistretti. The store is organized on two levels: the entrance, with a display area, and the large basement set aside for offices and the presentation of various models. The layout, matching the guidelines of upcoming single-brand stores, has been developed to underscore the material qualities not only of the kitchens, but also of the living area solutions included in the company’s catalogue. A.P. Pag. 38 The Flexform flagship store on Corso Monforte, previously featuring the Mood collection, is an intimate space in which one can inhale the atmosphere of an elegant Milanese home. It effectively transmits the brand’s lifestyle: the timeless design of products, in a balance of classic and contemporary tastes, a high level of comfort and excellent quality of materials and workmanship. The project carried out by the in-house Design Center brings out the concept of a ‘boutique’ space in which to present a selection of the company’s wide range of offerings, in a refined material and chromatic setting: stone, dark wood, burnished metals, neutral colors. The exhibition itinerary culminates in a pleasant outdoor area, facing an internal courtyard in the historic building, furnished with appropriate pieces from the brand’s outdoor collection. K.C. Pag. 40 After the monobrand stores in Berlin and Paris, and the Falper Studios in Frankfurt, Amsterdam, Kiev, Taipei, Rouen, Aachen and Lausanne, Falper opens a showroom in Milan, in the Brera district, at Via Pontaccio 10. Designed by Victor Vasilev, Falper Milano stands out for its minimalist architecture of rigorous volumes, refined opens for light and distinctive architectural features, such as the dramatic staircase connecting the two levels of the store. White dominates the space, reflecting the ideal of essential design that has always been an earmark of the brand’s collections, created by designers like Andrea Federici, Irene Goldberg, Robin Rizzini, Matteo Thun & Antonio Rodriguez, as well as Vasilev. The store is managed in collaboration with Interni Design Experience (an outstanding retailer in the sector of design furnishings in Italy), and offers services of training, design, rendering and specification for both contract and residential projects. A.P. Pag. 42 The Milan showroom of Barovier&Toso, on Via Durini, has been updated and expanded with a project by vandersandestudio. The restyling of the display spaces on the ground floor is joined by a ‘concept flat’ on the new upper level, configured as a private apartment where every room, from the meeting area to the bathroom, contains the brand’s luminous creations, in an active, realistic context. This space hosts the marketing and communication division, two managerial offices, a hall and a terrace for events, as well as two particularly striking zones: the glass library and the corridor. The first presents a selection of glass items that bear witness to the typical forms, techniques, types of workmanship and colors of the company’s heritage of know-how, together with pieces from the corporate museum and tools used in the glassworks. The corridor leading to the offices is actually an art installation, with prismatic elements of the Trim project that seem to transform the ceiling into a cascade of ice. K.C. Photo Simone Barberis Pag. 44 “Our idea of the home is a journey: a physical one, through the countries that produce the most refined design. An emotional journe, through the senses and inspirations. Originality becomes a way to display ourselves.” With these words Gianluca Mollura, CEO of Mohd, comments on the opening of a new showroom in Milan


– on the very central Via Turati – of one of the leading companies in the sector of high-quality home design. A protagonist of décor culture since 1968, first through stores and then with its own online platform, Mohd now reaches over 90 countries, offering services of design and consulting for clients. Organized in an area of 200 sqm, the space in Milan has been created to host a selection of furnishings with high design content, including the new creations offered by Nordic brands, like the Danish firm Vipp. For the setup, the showroom stands out for its flooring in mortar with tones of plum, lavender, iron and silver, the walls in lime white, earth and volcanic gray cocciopesto, ceilings in marmorino and steps made with Piave planks of hemp-color oak. A.P. Pag. 46 Warm, substantial colors set the tone of the new Trussardi Casa showroom on Via Durini in Milan. A space created for a specific objective: to promote the Milanese brand through a direct point of sale in the heart of the design district. Coordinated by the in-house styling division, the space covers an area of 150 square meters, on two levels: the street level and a basement set aside for the displays. A welcoming space, developed to present the company’s collections to the public, the showroom features natural stone flooring and walls covered with wallpapers from the Trussardi collection, produced by Zambaiti Parati. A.P. Pag. 47 Borgonuovo19 is the new permanent home of Nemo, which alongside the showroom on Corso Monforte takes on the role of a container of special projects for the world of architectural and decorative lighting. The interiors of Borgonuovo19 have been designed by Studio Ibsen, in a contemporary reinterpretation of the spaces of Carlo Scarpa, utilizing details in Arezzo travertine. The installation chosen for the opening, titled “A Pathway of Light in Art,” made it possible to present the new architectural range by Nemo Studio, through a customized technical lighting project that assigns light a leading role, enhancing it as the primary feature of the concept of an exhibition. Photo Marcello Perego. A.P. Pag. 48 Mariani Design and More, not far from Via Durini, is a new space with a versatile formula: a multibrand showroom, a design studio and an exhibition gallery for the original creations of Mariani Collection, designed by the architect Maurizio Morazzoni. For three generations, this family has proposed high-end industrial design solutions, transferring the artisan skills of its roots (at Arluno, in Brianza) into turnkey projects. With an area of 200 square meters on three levels, the space offers a selection of furnishings and complements by Italian and international brands like Arflex, Glas Italia, Ivano Redaelli, Bonacina, Effeti, Lladró, Liebherr. Quadrodesign has opened its first flagship store in Milan inside the Mo.1950 showroom, which also contains the partner firms Rexa Design and Ceramiche Cesar. The areas occupied by quadrodesign visual sum up the brand’s logic: an essential look where stainless steel stands out as the material with which the company creates its bath, kitchen and purification systems. Spigots, knobs, shower heads and accessories are arranged in succession on wall grilles and horizontal bases, while drawers contain the various finishes and other elements to explore in the creation of personalized solutions. The displays also include the latest models for the bathroom – Valvola01, Valvola02 and Q, all designed by Studio Adolini – as well as faucets for the kitchen. The lower level, with its materials library, has been designed as a work zone for more technical consulting. Ivano Redaelli Atelier is the name of the new monobrand showroom opened in the historic Galleria Strasburgo in Milan. A showcase in which refined combinations of textures, precious materials and exclusive finishes generate solutions (textiles and decor) of indisputable quality. The opening of the space represents an important step towards internationalism on the part of a company that is proud to conserve its roots in the artisan tradition. The Atelier expresses that combination of history and modernity that has always set the brand apart, offering visitors a sensorial experience of luxurious intimacy. Photo Gionata Xerra

AWARDS

P50. OPEN DIALOGUES

FOR INTERNI DESIGNER’S WEEK, ANDREA CASTRIGNANO OPENED HIS LOFT TO A NEW CHALLENGE: CAN ART AND DESIGN CREATE UNUSUAL EXPERIMENTATIONS? AN EXHIBITION AND A PRIZE TELL THE STORY How can we make two different worlds enter a dialogue? Art is about emotion, reflection, while design develops an idea and makes it take on concrete form in an object. In this historical moment, but also in other times, these two disciplines have contaminated each other, giving rise to new evolutions. During Interni Designer’s Week, at his headquarters, Andrea Castrignano, an influencer and interior designer, put the two spheres into contact in an innovative way. “Art & Design is the result of one year of work,” he explains. “When I came up with the concept, together with the art consultant Serena Cassissa, I couldn’t have imagined how much beauty would emerge by combining my creativity, the efforts of companies and the brilliance of 12 selected artists.” Each artist was paired with a partner company to work together, sometimes with the typical materials of the production itself, or in other cases with site-specific creations. In a completely black box brightened by touches of golden yellow, painting, sculpture, photography, installations, videos and performances established a dialogue with the new products and special editions of Castrignano. Recurring forms included butterflies, a symbol of freedom and lightness, on decorative panels, and the hexagons of the two-tone carpets. During the final evening, a special mention was assigned to the artist from Catania Loredana Longo for her radical approach and her performance on a large

wall in soft flesh-colored leather, made by Egoitaliano, an upholstered furniture firm from Matera. Carolina Trabattoni

PROJECTS

P52. FLUID PURITY

A TRUE PIECE OF INDUSTRIAL DESIGN, WHERE STRUCTURAL INNOVATIONS AND AESTHETIC SOLUTIONS BLEND TO EXPRESS A MULTISENSORY IDEA OF LIGHT AND TRANSPARENCY. THE NEW CHIARELLA WATER BOTTLE DESIGNED BY LORENZO PALMERI Everyone knows him as the designer-musician, but Lorenzo Palmeri is an all-around designer who has always worked on all project scales: from super-industrial – as in the case of the Magnum air dryer – to super-niche – like the Pieces of Venice fan, Compasso d’Oro 2020 – all the way to interior design. “I’m not interested in specific product areas,” he says. “What intrigues me is design itself, as an attitude.” So it should come as no surprise that his latest work has to do with a very widespread but often anonymous article: a glass bottle for mineral water. A challenge suggested by the owners of the Chiarella brand, which Palmeri accepted due to its engaging technical and conceptual complexity. “The project,” he explains, “comes from research on an archetype, an icon, a proper gesture. Water takes on the form of its container, hence the idea of fitting it with a bottle that can transport it with joy and elegance, like a tailored garment.” From a year of complex effort, shared by all the parties involved (the producers of Chiarella but also those of the glass, the label, the cap), a bottle emerges that stands out for multiple innovations. First of all, the central narrowing, usually done on plastic bottles for structural reasons, applied here not just for a good grip but also as a subliminal hint at another very Italian icon, the famous moka coffeemaker. The choice of a ‘naked’ look, without labels, has led to other distinctive solutions. Such as that of telling about the territory of origin of the water on the base of the bottle, hence the mountains of Lake Como, reproduced as a relief and recognizable to the touch. Below the peaks, the linear surface yields to a slight thickening: this is a measure based on the study of the ‘scarfing’ scratches, where glass bottles undergo more wear during the course of countless shipments. At this point, the glass forms a white line that would compromise the clean lines in the long run. The problem has been solved by concentrating the area of contact at the lower extremity, which also functions with another choice, that of making a convex base capable of gathering and reflecting light. “To obtain the desired curvatures and lines,” the designer says, “we worked at the technical limits of glass. Yet the bottle has taken on extraordinary strength.” Finally comes the cap, reinvented thanks to a signage stripe, in blue or red, which makes the bottles recognizable from above when they are inside their case, creating a pleasant graphic dynamism. “I like to design things,” Palmeri concludes, “because it allows me to gain new knowledge every time. The job for Chiarella, for example, has taught me that the water we drink has a life cycle of 800 years before it reaches our tables. I also found out that a glass water bottle departs from and returns to its base location about ten times in one year, and is only recycled after a number of years. This project was full of discoveries, but also the limitations of certain rules and constraints: of production, materials, transport, distribution... each of these areas required thinking and a solution, sometimes in conflict with the direction we had chosen. As always, what has emerged from the project has something miraculous about it, which emerges at the end of the whole process, when the bottle finally finds its way into people’s hands.” Maddalena Padovani

PROJECTS

P54. AGRICULTURE 4.0

SAVINGS ON WATER AND LAND, 365-DAY PRODUCTIVITY, ZERO-KILOMETER PRODUCTS: THIS IS THE SUSTAINABLE PROJECT OF PLANET FARMS, WINNER OF THE SMAU INNOVATION PRIZE FOR 2020 IN THE AGRIFOOD SECTOR Responsibility and sustainability in a revolutionary project: to cultivate vertically, without pesticides, with very little water, 365 days a year. It seems like a dream, but it is actually a very concrete project, presented at the Leonardo da Vinci National Museum of Science and Technology in Milan during Interni Designer’s Week, inside the exhibition “We are Nature” curated by Rossana Orlandi in the context of RoGUILTLESSPLASTIC. An indoor vertical cultivation system that makes it possible to grow vegetables in building with self-sufficient energy supply, anywhere in the world, even in unfavorable climates, thanks to a capillary entirely automated sensor system that monitors light, water, temperature and air purity. Luca Travaglini, cofounder of Planet Farms, explains that the project permits savings of almost 90% in terms of land and 97% in terms of water, as opposed to traditional farming, for production 365 days a year. “We are capable of zeroing waste and offering healthy, tasty and fresh products, truly at kilometer zero.” The biggest vertical farm in Europe is now under construction, designed by Dordoni Architetti near Milan, at Cavenago Brianza. Carolina Trabattoni

PROJECTS

P56. IN THE HEART OF MILAN


THE PRO-WORKING CONCEPT INTERPRETED BY WELLIO MILAN DANTE (COVIVIO GROUP). HOW WORKSPACES AND PREMIUM SERVICES 24/7 CAN BECOME A NEW FORMAT Put up your hand if you wouldn’t find it stimulating to work in a private office ready to use 24/7, accessible with your smartphone and customizable in design and equipment, but also connected to coworking stations, meeting rooms and a series of common areas that range from the courtyard designed as a refined outdoor lounge to the reception-concierge, for assistance with personal needs (laundry, babysitting, dinner reservations) or professional needs (organizing an event). The facilities range from the gym to the library, from the bar to the restaurant, all the way to the striking rooftop with views of Milan Cathedral on one side and the Castello Sforzesco on the other. This mixed use formula is offered by the Covivio group (real estate operators with great expertise in Europe in the hotel and office sector). During Milan Design City last October, in an old neoclassical building it owns with front and entrance on the via Dante pedestrian mall, it presented its innovative pro-working concept aimed at large groups as well as start-ups, entrepreneurs and freelancers: Wellio Milan Dante. It offers flexible workspaces (with over 400 workstations) and premium services on every floor, for a total of approximately 4,700 square meters. The building’s architectural makeover was expertly supervised by the Caputo Partnership International and its interior design by Cristofori Santi Architetti. In this context, the interiors are a veritable tribute to the centrality of Milan, the design capital. Each floor presents a different mood, with the choices of materials, finishes, colors and furnishings presenting one artistic-architectural and design current developed in Milan during the last century. To each his own. Antonella Boisi

PROJECTS

P58. RESEARCH AT THE SERVICE OF MANKIND

TO CONFIRM ITS REMARKABLE TALENT FOR INNOVATION, CAIMI HAS LAUNCHED THE PROJECT OPEN LAB: SEVEN LABORATORIES FOR THEORETICAL AND APPLIED EXPERIMENTATION, AIMED AT IMPROVING THE QUALITY OF EVERYDAY LIFE Confirming the orientation towards research and experimentation that has always been part of its DNA, Caimi has developed a truly innovative project that totally respects the environment. Its name is Open Lab, seven futuristic laboratories for theoretical and applied research in the fields of technology and acoustics, but also on new materials and advanced prototyping. To understand the scope of the operation, just consider the fact that Open Lab has been created inside the corporate headquarters, utilizing 40 kilometers of electrical and data cabling; the acoustic chambers in the laboratories have an overall weight of 270 tons and float on multiple layers of special sand with various densities. The seven laboratories are: Supernova Lab, a testing chamber completely isolated from the rest of the world, whose composition permits it to absorb 99.9% of noise, developed to investigate human perceptive capacities in an environment protected from electro-magnetic interference; Rev Lab, a reverberation chamber for measurement and study of sound-absorbing materials, where inclined walls reproduce the reverberation of a large cathedral; Micromax Lab, in which to study the microstructures of materials through high-precision microscopes; Habitat Lab, an area that expands the type of analysis of sound fields to the real environment, thanks to acoustics that can be modified in real type and a system of direct visualization of sound waves; Hub Lab, a connection and control room that regulates the flow of data, information, recordings and images from the various laboratories; Design Lab, which finalizes applied research, permitting cognitive pathways that lead to the development of models and prototypes, in preparation for production; Ipogeo Lab, finally, is an underground space for the most severe stress testing of materials, to evaluate efficacy and durability. In keeping with its focus on social aspects, the company has opened the doors of Open Lab free of charge, through the creation of a non-profit structure made available to universities, research institutes, foundations and organizations that can use the facilities for study and experimentation in the field of acoustics and more, in order to identify new solutions for the improvement of the health and psychophysical wellbeing of people. Starting with the study of the human habitat, Open Lab Caimi provides a research and development center in which ergonomics, aesthetics, modular design and technology converge, exploring the potentialities not yet addressed by design and applying them in the most pertinent way to materials and products. Always at the service of mankind. Andrea Pirruccio

PROJECTS

P60. PURE BEAUTY

IN PREVIEW AT MILAN DESIGN CITY, MARAZZI PRESENTED A NEW GENERATION OF ANTIBACTERIAL PRODUCTS. CERAMIC SURFACES THAT COMBINE HEALTH PROTECTION HEALTH WITH AESTHETIC RESEARCH The current pressing health issues bring to the fore the question of hygiene and the healthfulness of surfaces in the design field, as everywhere else in our lives. Puro Marazzi Antibacterial is the response by the Sassuolo brand. Now in its 85th year,

it marks another important step in its research path. This is an innovative technology for ceramic surfaces, capable of eliminating up to 99.9% of bacteria and other harmful microorganisms, thanks to an advanced and exclusive treatment with silver ions. By incorporating the additives to contrast the proliferation of microbes in the production process, before firing at 1200°C, the treatment has a constant, irreversible antifungal and antibacterial action, in all conditions of light, including the absence of UV rays. Puro Marazzi Antibacterial tiles can be used on both floors and walls in residential, commercial and public settings. As in the case of Carácter, the first collection made with Puro antibacterial technology. This is a stone-effect porcelain, with a surface characterized by the inclusion of pebbles of different shapes, sizes and colors, in a natural or structured finish. Carácter incorporates and expresses, for the first time, three technologies developed in the Marazzi laboratories. It is an antimicrobial product with a constant action, with a soft and cleanable anti-slip surface free from roughness (StepWise patent) and made in a closed cycle with a percentage of over 40% of recycled material. The beauty and the goodness of ceramics. K.C.

PROJECTS

P62. ELIE SAAB: A THOUSAND AND ONE HOUSES

CARLO COLOMBO TRANSLATES THE LIFESTYLE OF THE LEBANESE STYLIST INTO DESIGN. THIS GAVE RISE TO THE ELIE SAAB MAISON HOME COLLECTION, WITH THE FIRST SHOWROOM DEVOTED TO MILAN A protagonist of haute couture, a creative bridge between East and West, loved by queens and celebrities, Elie Saab welcomes us to his first Milanese maison, the showroom hosting his new Home Collection. A place that resembles it: in the heart of the fashion district but in a secluded position, on the first floor, the elegance of a Milanese bourgeois home, but where you can still breathe distant atmospheres. “I live in Geneva, Beirut, London and Paris, in very different homes, that capture the spirit of the country they are in. But all express my passions, my taste for objects, my way of living in a mix of contrasts between ancient and modern. It is precisely this lifestyle vision that I want to convey in my home collection, reflecting the heritage of the Elie Saab signature, with a timeless style. I worked on the concept of Modern Baroque because in the world of furniture this is what my clients are looking for, sophisticated people who love beautiful things.” For the stylist, creating a home collection does not mean designing a fabric for a dress and transferring it to a sofa, but becoming the moving spirit of a collective project, “in which a lot of people bring their know-how together. I have my own vision, but then I need someone who analyses it on paper and translates it into architectural language, like Carlo Colombo, someone who creates relationships and then the suppliers and producers.” Elie Saab Maison is produced and distributed by Corporate Brand Maison, a Swiss private equity company specializing in extension projects in the furniture and hospitality sectors of international luxury brands, from fashions to automobiles, and is completely made in Italy (by exclusive licensing partners such as Zambaiti for wallpapers and Sahrai for carpets). Divided into Day & Night chapters, the collection can be described as a total look that passes through every room in the house, ranging “from sofas to tables, from carpet to chandelier, from seating to wallpaper, all the way to objects,” explains Carlo Colombo remotely. “My contribution was markedly purposeful, to interpret the DNA, Mr Saab’s history and way of working, having grasped its essence in the ateliers in Paris and Beirut. I kept close to his vocabulary, creating sinuous objects, since his garments are a tribute to femininity. For instance, the idea of dematerializing the armrest of a sofa with metal rods is a direct reference to one of his evening models. The role of materials and finishes such as marble, velvet, bronzes, satin-finished metals, hammered finishes on the tables are fundamental... Just as the dress is a work of art made by hand, so the fashion finish of the metalwork is reflected in the craftsmanship of the furniture.” From a single piece of furniture to a broader concept of interior design, the idea behind it is to offer customers an immersive experience in the couturier’s world, as happens in the Milanese showroom. Here the concept, explains the designer, “is to focus on sensation, to bring the Elie Saab mood to life, with a clean fashion touch, but rich in finishes and materials: bronze panels, mirrors, warm herringbone woodwork, glamorous curtains.” The same coordinated image, with careful look & feel variations based on local culture, will be proposed in the numerous showrooms opening soon: Beirut, London (a monobrand and a space at Harrod’s), Paris, Dubai, Doha, China. This is because the collection was already born with an international and transversal spirit, “with products designed for both retail and contract, which are set as much in a luxury hotel as in private residences. It is no coincidence that we are developing projects in the hotel, hospitality and especially real-estate sectors, such as the Grand Blue Tower Interiors by Elie Saab in Dubai,” explains Colombo. In this exploration of new paths in the world of design, architecture and lifestyle, “exclusive objects, in limited editions, to meet the needs of art lovers and collectors”, concludes Mr Saab, with calm determination. Gilda Bojardi with Katrin Cosseta


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ANNIVERSARY

P64. TEN YEARS OF VITRAHAUS

A NEW INTERIOR DESIGN AND A SIGNATURE INSTALLATION FOR THE LOFT OF AN IMAGINARY RESIDENT, TO CELEBRATE THE ANNIVERSARY OF THE ICONIC BUILDING BY HERZOG & DE MEURON Maybe because its forms symbolize the very archetype of the house, the building designed by the Swiss studio is one of the best-loved examples of contemporary architecture in that distributed, open-air museum known as the Vitra Campus at Weil am Rhein. Visited across one decade by 3.5 million people, VitraHaus has gone beyond its role as a flagship store, becoming a place of hospitality, culture, sales, experimentation, recreation and communication. To celebrate its 10th anniversary, Till Weber, creative director of VitraHaus, says “we wanted to create an unusual immersive experience in the world of Vitra, to use these spaces that overlap and interact, with different angles and amazing views, in a new, rhythmical, fresh way.” The café on the ground floor changes its look, inspired by the forms and colors of Alexander Girard, and in the vicinity the Interior Studio has been opened, as a new space for consulting and ideas. On the three upper levels, the display of products is organized in a fluid but diversified arrangement: by type, with suggestions of different settings – where the classic mixes with the contemporary – and by designer. There are also exhibits like the dynamic installation of a sort of ferris wheel composed of colored Eames Chair shells, the model visitors can watch as it is being assembled, to understand the aesthetic, technical and productive uniqueness of a design icon. Moving along the staircase that connects the four levels, the walls are enlivened by a continuous mural that narrates the history of the company, leading to the Loft, the true surprise of the new VitraHaus. This new signature interior created for a hypothetical resident of the upper level of the building is by Charlap Hyman & Herrero, a multidisciplinary studio of architecture, art and design based in New York City and Los Angeles (after the projects by Ilse Crawford, India Mahdavi and Raw Edges). Its co-founder Adam Charlap Hyman explains: “we have imagined a cheerful, exuberant and well-balanced domestic interior, fluidly organized in various areas: living, dining, studio, bedroom, terrace. In the living room a large green carpet (like the walls, ed) functions as a visual tunnel towards the splendid surrounding hills, with an enormous cushion at the center. This is a tribute to one of my favorite interior design projects, the upper level of Palazzo Pucci in Florence by Gae Aulenti.” The entire Loft is a game of suggestions, metaphors, citations from literature, art and cinema, from Antonioni to Godard, Cocteau to Piranesi, “whose etchings, which we have hung on the walls, link up with the mannerist character of this building.” “The impression,” the designer continues, “is that of being in the home of a collector, where Vitra design establishes a dialogue with many details, in a continuous tension between old and new, interior and exterior, high and low, decoration and modernity, real and imaginary.” To design the Loft, Charlap Hyman concludes, means “making a marvelous leap into a work of architecture that with its archetypal house form lends itself to a sort of contemplation of the very meaning of home. We are great admirers of Herzog & de Meuron: we have tried to be extremely sensitive to the architecture and to find stimulating ways of playing with it. I hope our installation is a respectful and cheerful interaction with their work.” Katrin Cosseta

DESIGN CITIZENS

P67. PIED-À TERRE IN MILAN #1

WHY HAVE SO MANY FOREIGN DESIGNERS DECIDED TO HAVE A BASE IN MILAN? THE TELL US THE STORY THEMSELVES, IN THIS NEW COLUMN, STARTING WITH THE REMARKS OF FRANCISCO GOMEZ PAZ An Industrial designer from Argentina, Francisco Gomez Paz reached Milan in 1998 to study at Domus Academy, without knowing that the city was to become his second home, or that he was to become a constant on the panorama of design in milan. actually, for many years milan has been his foremost residence, where he has settled with his family and his studio, working with many companies such as Artemide, Luceplan, Driade, Danese Milano, Olivetti. his love for the city was immediate: “Milan knows how to be loved, and I love the city. it is very open, a place where you meet interesting people, where everything is within easy reach, in terms of both production and nature, which is no small feat,” the designer says. Six years ago, he made a partial move back to Argentina. Francisco decided, in fact, to move his studio and his family to Salta, his native city, in the foothills of the Andes, and to return to Milan every two months to meet clients and above all to interact with suppliers in the zone, whose know-how, mixed with curiosity and a desire to make things, represents a worldwide epitome for the designer. The shift back to Salta was driven by the need to have more spaces for working, not just physical but also and above all mental spaces. Francisco felt the need to have a more intimate, solitary situation of inspiration, without the distractions of the city. At the same time, he needed a large workshop, well equipped with a series of machines, such as those for laser cutting of metals, milling machines, lathes, in order to experiment with design details, while establishing a better dialogue with Italian clients and suppliers. For Francisco, in fact, the choice of Salta represents “the pursuit of a balance. This decision, which I am very pleased with, was possible only thanks to the presence of Milan, without

which I could not live. What binds me most to Milan is that profound love of doing, and of making things with quality. People in Milan always ask you ‘what are you doing?,’ while elsewhere they ask you who you are, what is your job, how much you earn. Milan embodies the culture of doing.” Francisco therefore decided to buy a pied-à-terre that would be ‘his place in Milan,’ a place to which to return, immediately getting back into the rhythm of the city. The space is furnished with objects he feels are indispensable: gymnastic rings for workouts, a large bookcase of volumes and materials, full of prototypes of his products, and a small 3D printer that allows him to quickly make prototypes. Like a true Milanese, he has a means of transportation on two wheels, a BMW with which to travel from one appointment to the next, for work or culture, but also to get away from the city on weekends. “For me Milan is design. You find it everywhere. Go to the Triennale and you find an exhibition on Enzo Mari, you enjoy the extraordinary design culture, and you are happy to be part of that culture, and this place. I always go to lunch with my friends Alberto and Francesco Meda and Paolo Rizzatto on Via Savona, where we eat and talk about design at the same time.” A pied-à-terre that also functions as a safe haven for designer friends in search of a place to sleep during the Salone, and as a warehouse for exhibitions now being prepared. The Eutopia chairs were shipped to this house, in fact, prior to being presented at the FuoriSalone in 2018, and at Cascina Cuccagna and Rossana Orlandi: the first South American product to win the Compasso d’Oro. Federica Sala

DESIGNFUL FASHION

P71. BETWEEN MILAN AND DIGITAL

SUNNEI MOVES EASILY BETWEEN EXTREMES, RECONCILING DIFFERENT KINDS OF OF DESIGN: FROM FASHION TO INTERIOR DESIGN, INTERFACES AND ARCHITECTURE Founded in 2014 by Loris Messina and Simone Rizzo, Sunnei is a fashion brand deeply rooted in Milan and much loved worldwide. Two digital natives could only found a project that makes paradox its signature, mixing local actions and global impact, absolute lightness calibrated by programmed solidity, urban regeneration in dialogue with shared design platforms. The first operation in the area was the Sunnei Store, its two display windows just a stone’s throw away from Bar Basso. It opened as a studio but later grew into an exhibition space and shop. This is not a flagship store, but a pilgrimage site for lovers of the Sunnei world. Here you can meet the incarnations of Messina and Rizzo’s imagination and the creative minds they work with: an exhibition, an object, a book presentation, an event during Design Week or MiArt. “We like paradox,” confesses Simone Rizzo in a Zoom interview, speaking from the Palazzina Sunnei, the new three-story headquarters converted from a former recording studio. The project was home-made. “We emptied it as much as possible because we wanted the kids to be able to move about freely in it.” Its whiteness and the gallery lighting define the structure, where there is no shortage of designer interventions (from Bloc Studios to NM3) and artist friends from around the world. Rizzo looks puzzled at the meeting room. “We’d never had a meeting room and we decided to use only uncomfortable chairs.” The ones they work on, by contrast, are welcoming, reminiscent of the seats of professional Twitch gamers. Sunnei was founded in Milan, “but it could have been founded anywhere else,” says Rizzo. “In fact our goal was to bring everywhere else to Milan. From the store to events, parties, we’re doing what we’d like to do around the world and we convey it worldwide through this city. In Milan we created a dimension that perhaps wasn’t here, because we’re outside all the circuits and we move without necessarily following the rules.” An example of this approach of acting outside the chorus and the epicenters of city fashion is Bianco Sunnei. This is an urban regeneration project in the Rubattino area, beneath the viaducts of the bypass, transformed into a gleaming white open-air tunnel. It all began in collaboration with local associations, followed by the patronage of the Municipality of Milan. “But more than the authorization of the Municipality, we were interested in social authorization,” continues Rizzo. The inaugural event was a fashion show in June 2019, followed by a supper with overtones of an artistic performance. The three-year program will continue with largescale installations and collaborations open to the neighborhood and the city. “Sadly, everything’s now on hold because of the pandemic,” Rizzo says with regret, “but we have some very ambitious things in mind.” In full lockdown, in view of the digitalization that the fashion sector is embracing, they also created Canvas. This is a platform that allows buyers to choose, customize and order the new collection. With an aesthetic somewhere between a video game and Second Life, it was developed with the Milanese designers at Pezzo di Studio. The moving avatars show over 2000 possible combinations of forms, colors and materials. “For us it was a pilot. And it was impossible to do it seriously.” In fact, in the launch video made for the first Milan digital fashion week, models and virtual models dance an unlikely macarena. “We see it as an art that has to be shown, it’s what needs to exist today. It makes sense, it’s functional, and we think it’s beautiful. We’re proud of it because this is the fullest expression of what we have in mind. To make people smile, but based on an almost pedantic logic.” Fashion seems to be just one of the factors in the Sunnei project. How to


best to explain this form of hybrid project between business and culture? “Sunnei is like a smartphone that’s being regularly updated,” says Rizzo, “and we’re constantly optimizing it.” Among the upcoming projects Simone talks about a radio that will oscillate between a light soul (“I’d like it to be the ambient sound you listen to when you’re cooking”) and profound moments (“I would also like to involve some friends who’ll come and talk about politics”). Its counterpart will be a magazine that, Rizzo anticipates, “will be heavy and very technical.” Still more design paradoxes, the ones that best evoke the contemporary scene. Paolo Ferrarini

YOUNG DESIGNERS

P74. THANK YOU EVERYONE

VIRGINIO BRIATORE IS LEAVING THE YOUNG DESIGNERS COLUMN HE FOUNDED 25 YEARS AGO, GIVING A VOICE AND VISIBILITY TO SOME 600 DESIGNERS I started working with Gilda Bojardi and contributing to Interni in 1995. The following year my first child Luigi was born and I suggested to the Editor, whom I affectionately call “Boss Gilda’, that we should create a column devoted to young designers. The idea caught on and here we are still. And here I bring my work to an end. Wishing and hoping that the column will continue for a long time to tell us about the lives of young people who devote their efforts to design. Twenty-five years are not just a quarter of a century, but for person they amount to a big slice of one’s working life. I started at 40 and I grew old as a talent scout for the young. Interni appears on the newsstands 10 times a year, but every now and then for various reasons I skipped a few issues. So if we reckon 9 articles a year for 25 years we get a base of 225 columns about young designers. How many eyes, how many heads and how many hands does all that come to? It’s beyond telling, given that if for 8 issues a year the column was devoted to a single designer (or to a pair or to a trio or a small studio), once a year for all 22 editions of the Salone Satellite, the column gave visibility to some twenty projects designed by both individuals and young teams. Simplifying, let’s just say that the SaloneSatellite alone accounts for 400 young people, and so a relative and truthful estimate of first names+surnames+faces that for 25 years have followed one another in these columns, month after month like the waves of the sea and that Interni has given a voice to some 600 people in all. If we consider that over the years, in addition to the column on young designers, I have also written various other pieces for the Interni System, including a dozen interviews with figures of great history and depth, I can say that I have contributed to the magazine’s life with about 300 articles. All this work would never have been possible without the help of many, whom I wish to thank here. First of all Gilda Bojardi who always showed her confidence in me, then the various souls of the editorial staff, who dictated the times with the relentless ticking of the deadlines. Then the graphic designers, mainly women, who in each issue laid out the two pages of the column (doubled for the SaloneSatellite) by inserting about a dozen images, over 2700 captions, more titles and various straplines and deks, always giving me the exact number of lines to write, in a hustle and bustle of layouts created in the days of analogue and PDFs that now slumber in the clouds. Finally, my thanks go to the secretaries, every one of whom I remember, even the two who are no longer in this world, and their patience in providing information, addresses, business cards and above all for watching over my approximately 250 invoices... I have to say, in honor of the publisher, they were all paid regularly! And I haven’t forgotten the three photographers assigned me by the exemplary organization of Interni in the 22 years of the Salone Satellite, each insuperable: Michele Salmi, Marino Ramazzotti and Nicoló Lanfranchi. Of course, I also want to thank the readers who have followed the column over the years, many of whom I know have been, if not devotees, certainly faithful. And some of the designers I have mentioned over the years have become friends. We have traveled, dined and even vacationed together. We can roughly say that two-thirds of the names published were Italian and the rest from pretty well everywhere, with an almost equal breakdown by gender. About thirty of them, over time, have worked with me or through me, quite a few have become famous, or at least wealthy, others are still working well away from the spotlight, some have disappeared or made career changes. In general, everything holds together and keeps its course, like the phases of the moon and the myths of the zodiac. So it is no coincidence that the first article on young people that I remember, in 1996, was devoted to Studio Random in Rome, set up by Marco Pietrosante and Francesco Subioli, now over 50, teachers, food and packaging experts, active in the ADI. It was this pair who in 2010 organized a workshop in Spoleto with the Monini olive oil company and invited the best students from the various IED institutes to it. It was there I met Raikhan Musrepova, a talented Kazakh designer who was the subject of my last article in October 2020. I’ll close with a couple of images taken at the Crocevia event, curated by Sara Ricciardi at the Torneria in Via Tortona during Milano Design City. Accompanied on the piano by my second child Valentino (1998), I told stories of life and design on Saturday 3 and Sunday 4 October, paying homage to two great designers who have died, the first in 2014 and the second in 2015: Massimo Morozzi and Isao Hosoe, whose memory deserves to be studied, cultivated and presented in exhibitions! The End. Thanks to everyone. Everyone, which is a sacred word. Virginio Briatore

EXHIBITIONS

P76. A DIFFERENT GAZE

AN INNOVATIVE PARTNERSHIP BETWEEN THE FONDATION CARTIER POUR L’ART CONTEMPORAIN AND TRIENNALE MILANO HAS GIVEN RISE TO ITS FIRST PROJECT, WITH THE EXHIBITION BY CLAUDIA ANDUJAR, THE SWISS-BORN BRAZILIAN ACTIVIST AND PHOTOGRAPHER, ON THE YANOMAMI PEOPLE AND CULTURE The Cartier Foundation and the Milan Triennale are engaged in a collaboration that will see them partnering to present exhibitions in Milan and Paris. It kicks off with an important show of photographs by the Brazilian activist Claudia Andujar, set to run at the Triennale until February. Three hundred images illustrate the two different cultures as the gap between them narrows, united by the need for political support in the struggle for survival of the Yanomami people. It also reveals the cultural and human solidarity that the photographer, Swiss by birth, but a naturalized Brazilian, has established in decades spent living with these people, very different from the simple and obtuse contact of the kind established by some wandering anthropologist. Between them rises the disturbing and murky figure of the current president of Brazil, who has repeatedly stated in public his intention of eliminating the little Yanomani population from the face of the earth. Or at least from the rich (in raw materials and fertile territories) Amazonian forests. If theft is still considered a matter for the courts, stealing lands from their legitimate owners, legitimate from having been part of that land for centuries, should be considered a crime and brought to the world’s attention, whatever the traditional culture of this people. A culture that needs to be preserved and protected from any neo-colonialist interference. Finally, what can we say about Andujar’s photographic work? We undoubtedly find a decisive attempt to renew a photographic language, that of reportage, which reached a sort of emotional summit in the work of Salgado. An attempt, in my opinion, not always relevant to the subject represented. The aesthetics of pain often has ambiguous outlines, which are perhaps reflected in a more personal search for consensus, less dedicated to the important theme of this work. The richness of a new expressive language should never, in my opinion, deviate too much from the clarity of the reference to its human and cultural contents, which greatly dominate the photographer’s good intentions. As if to say that the author’s work has perhaps somewhat obscured the extraordinary commitment and work of the activist, producing an image that is suspended midway between the needs of an aesthetic of representation and the direct documentation of the life of the Yanomami. Maurizo Barberis

EXHIBITIONS

P78. THE ENIGMA AS SYMBOLIC FORM THE MILAN GALLERY C|E CONTEMPORARY PROPOSES A REINTERPRETATION OF THE WORK OF THE VENETIAN ARTIST FEDERICA MARANGONI AS A WUNDERKAMMER OF MEMORY

“He saw life as an enormous knot that death unties. However, he also considered death as a knot retied which birth untied in turn. And sleep was the double knot. As he saw it, the complete undoing of the knot lay in eternity which is outside life and death...” (Giorgio de Chirico, Hebdomeros). Enigma is an ambiguous word that finds a memory above all in the destiny of Oedipus, a myth much celebrated in the art of the nineteenth and twentieth centuries, and dear to the Symbolists, represented by De Chirico in two famous paintings, The Enigma of the Hour and Oedipus and the Sphinx. The reference is not to the memory of a dark past or even the foreknowledge of a possible future, but the idea of the final journey that awaits us and the ultimate reason for our presence on earth. A question that terrifies the minds of those who think of life as a casual concatenation of micro-atomic events. Federica Marangoni, protagonist of an exhibition curated by Viana Conti and Christine Enrile, does not seem at all intimidated by the issue and tackles everything with vigorous Venetian severity, translating facts and concepts from distant worlds and proposing them again in a skillful metissage that combines Freud, Jung, Escher and the bonfires of Farenheit 451. The result is surprising and memory becomes a concrete reinterpretation of past experiences, transforming the matter of memory into an image. The vaguely apodictic statement that dominates the work, dominated by the red light of a neon, peremptorily invites us to reconsider reading as a particularly hazardous activity. Which is voluptuously true, as appears from the catalogue index of major publishing houses, and the incredibly modest level of common feeling, flattened by the excessive use of computer media. But the sense that Federica gives to the apodictic statement is a direct j’accuse against a metaphysical and Orwellian power that seems to fear the printed word above all else. In bygone times, now no longer. The heart of the exhibition is embodied, I feel, in a small box in the shape of a house, supported on a metal perch and surmounted by a hole in the shape of a keyhole, an allusion, perhaps, to the female sex, and a probable quotation of a famous work by Duchamp now in Philadelphia. Placing an eye to the fissure, you are surprised by the interplay of mirrors that multiply to infinity the simple form of the house, but, much more effective, the writing, of Freudian memory, Unheimliche. A word normally translated as uncanny or frightening, it embodies the term Heimliche, secret. Hence


the frightening is a secret revealed and repressed. Oedipus is blinded. The unveiling of a secret, of a hidden desire, in the case of Oedipus incest, brings to light the frightening and necessary consequence of a blindness that presupposes a gaze turned away from the world, from the world of men. Metaphysics, in fact. Maurizio Barberis

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P80.

Satyendra Pakhalé. Culture of Creation by AA.VV., nai010 publishers 2020, pp. 448, € 79.00 Architect-designer, Satyendra Pakhalé was born in India in 1967. He gained a degree in mechanical engineering from Visvesvaraya National Institute of Technology in Nagpur in 1989 and continued his studies at the Indian Institute of Technology in Bombay, earning his MSc in 1991, and then studying Advanced Product Design at the Art Center College of Design in Switzerland, graduating in 1994. With a studio in Amsterdam, Pakhalé was senior product designer for Philips Design in Eindhoven between 1995 and 1998 and between 2006 and 2010 Head of the Department for Humanity and the Sustainable Living Program at the Design Academy in Eindhoven, in the Netherlands. Pakhalé belongs to that new generation of “global” designers (like the pyrotechnical Briton Thomas Heatherwick) who tackle the different scales and most varied themes not so much following the old modernist slogan “from the spoon to the city”, but addressing every creative occasion in holistically, without ever foregoing the emotional aspect of the result, whether it is an object of industrial production or an architecture, engaging in the practice of “multisensory design”. The “culture of creation”, as this rich monograph on the work of Satyendra Pakhalé Associates is titled, focuses on industrial design, interpreted on various scales all the way to dealing with transportation and architecture. “Creating curiosity in objects’, says Pakhalé, “doesn’t necessarily mean responding to a need for utility such as drawing something that fills space, a cubic object for instance, because everything has already been done. As I see it, design really has to create that poetic connection with the users’ imagination to become part of their life.” All this is dealt with in the various contributions that make up the book, an eloquent “portrait”, accompanied by a rich body of illustrations, by one of the most interesting “global designers” of the new millennium. La Città e il Territorio, Quattro lezioni di Giancarlo De Carlo, Quodlibet Habitat 2019, pp. 209, € 16.00. This book brings together the four lectures delivered in the course on “The city and the territory” held by Giancarlo De Carlo (1919-2005) at the University of Architecture in Genoa, his native city, in spring 1993. Transcribed from the complete recordings and then revised with the author for their written presentation, the four lectures are presented both as a historical document and testimony to the thought of one of the leading figures in post-war Italian architectural culture. The lectures adopt a historical chronology From the origins of the Western city to the classical era, passing through the Roman city and territory, the Middle Ages and the Renaissance, the Baroque age and the Enlightenment, Neoclassicism and nineteenth-century eclecticism all the way up to the events of the Modern Movement and hypotheses for the present at the end of last century. Put like this, the cycle of four lectures sounds like a manual of the history of architecture, but in reality the history De Carlo draws on is material for acting and changing the present, seeking to observe the built reality that surrounds us more closely and with greater awareness. “I will try to tell you how, to understand cities, we have to explore the territory and, vice versa, to understand the territory we have to explore cities. There is a reciprocal relationship between them and systems of correspondence embedded in them that cannot be ignored if you want to explore the structure and meaning of space.” With these words, De Carlo introduced his course and anticipated themes today embedded in the culture of the project: the importance of the landscape (territory) in its complexity as an obligatory reference for each new project, because the territory has a “design that represents a culture” and we have to deal dialectically with it in the search for relationships through a design practice that is always experimental. Matteo Vercelloni

TALKS

P82. THE COURAGE TO BE DARING

INTERNI DESIGNER’S WEEK, FROM 28 SEPTEMBER TO 10 OCTOBER, CREATED A NETWORK DURING MILANO DESIGN CITY – AN INITIATIVE OF THE CITY OF MILAN – TO PROGRAM APPOINTMENTS, PRESENTATIONS AND OTHER EVENTS. AS WELL AS A SERIES OF TALKS ON VARIOUS THEMES Milano Design City 2020 was a courageous way to emphasize the role of the city in the world of design culture, and to remind people that design has always played a major role in all of the city’s historic moments of passage. “Like this moment we are going through right now,” said Cristina Tajani during the opening evening (Councilor for Policies of Labor, Productive Activities, Commerce and Human Resources of the

City of Milan), “in which we are designing new lifestyles and reorganizing urban space, along with the timing of our lives.” Interni Designer’s Week (from 28 September to 10 October) represented the pivot around which to create 13 days of encounters, debates, discussions and presentations of new products. The magazine made its contribution, organizing a series of talks, all recorded on video, made available day by day at the Interni website. The many themes ranged from Benefit Corporations (many companies are starting to include not just profit in their missions, but also social and environmental sustainability) to the Home Experience (connectivity, digitalization in living spaces, design and Italian identity: basic elements in the change of habits of life and residential spaces). From Contract (the sector is becoming an important line of business for companies, with a fast pace of change) to Life Cycle (what are the new strategies and systems of the circular economy? Models of sustainable production and consumption, research and innovation, as well as improvement of digital infrastructures, are the drivers of the restart). From Man at the Center in the regeneration and reinvention of a new idea of the future, to Food (what will be the next scenarios of a sector that has undergone major transformations and evolutions in recent years, and during the challenge of the pandemic?). From Heritage (Italian know-how and the unique alchemy between crafts and serial production, an earmark of products Made in Italy) to Designing Care (in a time of pandemic and emergency, design culture has to activate a virtuous reconstruction, a regeneration based on responsible listening to the world). From Making (how is the demand for education changing, and what are the new professions required by the market? What are the responses of the design and crafts schools?) to Companies (family capital, private equity, investment funds, new models of business: how the panorama of Italian companies is changing). From Health (new spaces for care, solutions and technologies for comfortable, health living) to Lighting (data and light travel together: the future of living spaces involves network cabling, altering cities and architecture). From Contract experiences for major projects in Italy and Mexico (important public and private initiatives in the Central American country driven by advanced companies capable of acting as general contractors) to Surfaces (the sector of finishes is the one that invests the most in research and development: unusual textures and surprising effects, durability and performance). For those who want to explore, all the videos of the talks will be on view at our website (www.internimagazine.it). Danilo Signorello

TALKS

P87. CHANGE YOUR VIEW, CHANGE YOUR WAY

THE AUDI TALK AT GALLERIE D’ITALIA, PIAZZA DELLA SCALA, APPROACHED THE THEME OF CHANGE AND THE REDESIGNING OF THE CITY, IN TERMS OF INCLUSION, NEW WORK MODES AND MECHANISMS OF PSYCHOLOGICAL SELF-DEFENSE. MODERATED BY FRANCESCO CHIAMULERA, IN CHARGE OF “UNA MONTAGNA DI LIBRI CORTINA D’AMPEZZO”, THE SPEAKERS WERE: STEFANO BOERI, ARCHITECT, MICHELE DE LUCCHI, ARCHITECT AND FOUNDER OF AMDL CIRCLE, CHIARA GAMBERALE, WRITER, FABRIZIO LONGO, DIRECTOR OF AUDI ITALIA “To regenerate and reinvent in a moment when everything is changing around us: we are at a new starting point from which it is necessary to redesign ideas, to imagine and conceive of a new future.” Fabrizio Longo introduced the session with these words, after the greetings by Giuseppe Sala, mayor of Milan, Ernesto Mauri, CEO of Gruppo Mondadori, Cristina Tajani, Councilor for Policies of Labor, Productive Activities, Commerce and Human Resources of the City of Milan, and Gilda Bojardi, editor of Interni. “We are making a FuoriSalone without the Salone del Mobile. These things happen only in Milan, demonstrating the fact that the city has a central role in this moment,” Giuseppe Sala said. “I would just like to make two considerations: we have to find a formula to adapt to this emergency situation; we cannot just wait for it to end, because we have no idea when it will end. And this, in any case, is life, though it is a different kind of life. Cities have to live through correct adaptation: Milano Design City is the proof. Then there is something more complex, which is the more general adaptation of the city. In this case, we have to change by responding to new social claims that are exploding all over the world: social equity, new forms of social interaction. Milan has to rely on its creativity, as has happened across centuries of history, in a reality that will no longer be as massive as in the past, where we will necessarily become more selective. Only those who are able to be selective, to offer something extraordinary, will be the winners. And the city will manage to do this, like the country as a whole, bringing out its best aspects when it is called upon to change.” Ernesto Mauri, after having thanked the City of Milan for the spirit of support for Interni Designer’s Week, explained that “this initiative, for Gruppo Mondadori, has a highly symbolic value, because it represents the desire we have to take back our lives, to return to normality. There has been the crisis of the pandemic, but we have rediscovered an extraordinary ability to react over the last six months. Books and magazines of the publishing house have punctually reached readers thanks to smart working. Gruppo Mondadori had already been implementing smart working for two years, with 200 people, and in six months that number grew to


1600. The magazine Interni represents the ideal model and spirit of this undertaking, a reference point for all sector professionals. As already happened 30 years ago, Gilda Bojardi has been able to create a new event. This is the exceptional quality of a city like Milan, a place where things happen: institutions, companies and cultural players are capable of working together for a common goal.” “Milano Design City comes out of the darkness of the spring lockdown. In that period the idea developed of making a leap beyond the obstacles, of giving rise to a new, different event, precisely suited to the situation,” said Cristina Tajani. “Interni Designer’s Week has a fundamental role in the programming of Milano Design City, which also contains other initiatives. In a city where the fashion week has just come to an end, 13 days with a focus on design. Fashion and design: two important values for Milan, the only city in the world that has sustained these two sectors in full compliance with the rules. Regenerating itself and making these initiatives take form in the ways that are feasible at the moment.” “The success of this event comes from the ability for systematic collaboration among companies, which grew during the lockdown. Competing companies have joined forces for the restart, to enable everything to get back to a more normal rhythm. This is the purpose of Interni Designer’s Week,” Gilda Bojardi explained. “The rhythm of the two weeks is set by the need to gather in safety, offering companies the opportunity to present products created for the Salone del Mobile that did not take place in April. This is why Milan remains the international design capital, the symbol of the country’s creative and productive activity.” “This event had to be done, because there are stories, themes that fill us with passion,” Fabrizio Longo added. “In Milan, as we have done for several years now, we do not talk about Audi, but we make room for examination of the impact of technology on our lives. The panel is variegated, the audience is impressive: we will not only talk about technology, but also about feelings, about how to relocated work inside cities. Will we go back to the way we were in the past? We don’t know. We are seeing the economic impact of empty cities, and technology can help us in this sense.” Stefano Boeri talked about inclusive cities, but first he took a step back: “In Milan, Teatro alla Scala was opened after the bombing of World War II, on 11 May 1946: the theater was reconstructed before the housing, before the churches. That was an extraordinary moment, and what happened in those years should be on our minds today. That was a World War, but this too is a global shock, on a par with 11 September 2001 and the global financial crisis. In the 1950s the city was reborn, and work was reborn, which is another particular characteristic of Milan. But what do we mean by inclusion? From the city center to the outskirts, all the way to the small centers scattered inside the big metropolis, in these months we have all learned to use digital channels, in a new way of working from home: ‘smart’ working. We have rediscovered neighborhood relations, and we have experienced life in the city in a different way. We are faced with a challenge: a city of districts, an archipelago of urban villages, a network of services in new spaces of a new habitat dimension. The cities we are designing for the future will have to be decentralized, no longer rotating around a preset center. This leads to another opportunity: that of working at a distance, avoiding repetition of the error of the 1980s, when separate residences, apartment complexes, carwashes, shopping malls sprung up around the city. The city of the future is destined to waver between living in the city and living in a small center, not in an ‘anti-urban’ sense but in a perspective of recovery of the Italian territory.” To work together, in the time of the pandemic, and also afterwards. Michele De Lucchi explained: “This is a topic that interests me greatly. Paradoxically, I am concerned about what will happen when this extraordinary situation, which is generating new awareness, new ideas, new creativity, comes to an end. In 1919, after the Spanish flu, the Bauhaus was born. In 1920 quantum mechanics. During and after every crisis there is an explosive energy that comes to the fore. Let’s project this energy forward, to 2030, to 2050. I believe strongly in the role of the visionary, especially in work. To work is to look forward, to manage to attract the finest talents in order to progress. During this period of lockdown we made visionary projects. For example, the window came back into vogue, what we see outside the window has become important, not just what we have behind us, when we are facing the window. In my studio I widened the windows and I placed the desks right in front of them, so my collaborators can look outside.” For Chiara Gamberale the pandemic has represented a ‘painful ego.’ “During the lockdown I wrote Come il mare in un bicchiere. The intention of this short book, which I prefer to call a notebook, is not to bore people with the diary of my quarantine – each person has his or her own, and that one is the most precious. My intention was to reach the point of reflecting together on a protocol of psychological and emotional self-defense, which this incredible tragedy can suggest to us. There are people with such a strong desire for the absolute that in their bodies they feel something like the immensity of the sea inside a glass. But they know that the glass, ridiculously small for its impossible task, is the only opportunity to encounter others, because someone can bring the glass to their lips, and drink. People who continue, however, to be impatient with that limit, who feel bad to the point of becoming prisoners of their own heads. People who are fundamentally bewildered, just as I have felt, and like my friends, to whom I have given the nickname of ‘the animals of the Ark without Noah.’ People who when the world is closed up at home, unlike those who are usually capable of living, have demonstrated that they are even too

capable of putting up with this isolation, without the burden of ‘outside’ relations. To what are we referring when we say ‘I’? To everything that exists apart from the ‘outside’ or to everything that calls for its awareness? Because that one meter of distance from others, when it is violated or when it is respected, is in any case a power that is in our hands.” D.S.

TALKS

P90. DESIGNING CARE

THE SENTIMENT OF CARING INVOLVES THE EMOTIONAL AND AFFECTIVE SPHERE, AND TEACHES US TO KNOW AND LOVE OBJECTS AND PROCESSES. IT CAN BECOME THE KEY OF INTERPRETATION TO GRANT MEANING TO SUSTAINABILITY AS WELL. ITALIAN LIVING HAS TO ABSORB THIS NEW PARADIGM, REDISCOVERING THE ART OF CARE, WHILE CREATING THE DESIGN OF CARE “Italy is not unique in the world only because of its material legacy of art and culture, made of museums, churches, palaces, archaeological sites, works of art. It is also unique for its immaterial cultural assets: know-how and knowledge of different cultures and traditions that have been enriched across centuries of history.” Dario Franceschini, Minister for Cultural Heritage and Activities and Tourism, spoke these words in his video message to the participants at the conference Designing Care, introduced and moderated by Gilda Bojardi, editor of Interni. “It is important to valorize this legacy. Every Italian product that has success in the world, also those apparently furthest away from the world of culture, such as industrial manufacturing, unconsciously contains centuries of knowledge and skill. Davide Rampello has defined these aspects as ‘living cultural assets’: a craftsman, a carpenter who keeps the tradition of his country alive, is a living cultural asset.” Designing care means putting human beings back at the center, the emotional sphere, the passion which producers (artisans or industries) and designers put into the invention and creation of objects and furnishings. These were the themes of discussion in a talk whose protagonists, besides Dario Franceschini, included Filippo Del Corno (Councilor of Culture of the City of Milan), Paolo Glisenti (general commissioner of the Italian section at Expo 2020 Dubai), Ernesto Mauri (CEO of Gruppo Mondadori) and Davide Rampello (professor, artistic director, cultural consultant). Paolo Glisenti spoke about creativity and sustainability, presenting the Italian pavilion at Expo 2020 Dubai and announcing the partnership with Gruppo Mondadori for a series of traveling presentation events along the whole peninsula. “The idea of this alliance came about when I explained the slogan of our participation to Gilda Bojardi, invented together with Davide Rampello: beauty brings people together. It is a uniquely Italian model, stemming from the harmonious and uniform integration of forms of knowledge and expertise,” Glisenti said. “Future economic growth can only come from aesthetic attraction. Italy, after it was destroyed by war, was reconstructed precisely by starting with this concept. And this is the narrative pathway we will outline in the six months of Expo 2020 Dubai (October 2021 – March 2022), starting with the architecture of the Italian pavilion (overturned hulls, inspired by ideas of navigation and exploration), in a project created by Carlo Ratti, Italo Rota, Matteo Gatto and F&M Ingegneria. All the other pavilions (about 190) will also be examples of narrative architecture. A narration that is overseen for the Italian pavilion by Davide Rampello: scientific, human, historical, artistic in character. An innovative humanism, not just technological or technical. The plot is unique, strong, explorative. Expo 2020 Dubai, whose theme is ‘Connecting Minds, Creating the Future,’ will be the first major event after the pandemic, an excellent expression of what awaits us in the near future.” Ernesto Mauri, in turn, emphasized the importance of the partnership with the Italian pavilion, emphasizing that “as the leading publisher in Italy we know what it means to be an operator like Mondadori. To spread culture, events, entertainment, with all the available means (books, periodicals, paper, digital). In spite of the pandemic and the lockdown, thanks to smart working our products have reached readers with the same quality as always in the past. If you have a creative, innovative spirit, it is possible to do anything, anywhere. One example is Interni Designer’s Week. We did not let ourselves get discouraged about the postponement of the Salone del Mobile from April to June, and then to September: with stubborn fortitude, some people said ‘it can still be done.’ The result has been an extraordinary event. Milan is a city where things happen, where institutions, companies and cultural players are capable of working together to achieve a common goal. Milan is like that, and I hope Expo 2020 Dubai will be a similar opportunity. This is why I am pleased that we have accepted this partnership.” Councilor for Culture since 2013, first under the mayor Giuliano Pisapia and now under Giuseppe Sala, Filippo Del Corno explained the design of care in the policies of the city. “The objective has to be to pass from care for contagion to the contagion of care. I think we need to begin with this premise: the contagion of care of the territory, the neighborhood, the city. And there are many citizens who want to make themselves available, which in Milan means making gardens, recovering abandoned spaces, in a process of sharing. The months of lockdown did not stop the cultural growth of the city. The municipal government has restarted, first with the Plan for Culture (contributions assigned to 260 cul-


tural players, to cover the expenses and damages caused by the health emergency) and then with ‘Aria di Cultura’ (a program of cultural initiatives through the summer in Milan), beginning again with outdoor performances. We have found that the city is expressing a desire for cultural sharing that goes beyond the pandemic, in pursuit of a return to social contact, to a certain normality, in spite of measures that still have to be put into effect.” The artistic director of the Italian pavilion at Expo 2020 Dubai, Davide Rampello, underlined that “the curation of this exhibition involved creating a narrative pathway. What does that mean? All the components of the exhibition space (themes and collaborations between Italian companies, regions, universities) represent a landscape. A landscape seen from above, as on a Grand Tour, narrated by focusing on the rural, urban and architectural landscape of Italy, and the countryside. And then Italian know-how, from manufacturing to olive oil and pasta, all the way to science. A heritage in constant evolution, that has a fundamental value in memory. The design of care is Interni Designer’s Week, which says no to the shock of the pandemic and decides to start over, to revive emotions after the lockdown, making man the central focus, with his rationality, his logic, his extraordinary talents, including the emotional sphere, including curiosity: to be curious means taking care, not being a busybody.” D.S.

TALKS

P92. LIFE CYCLE

SUSTAINABLE MODELS OF PRODUCTION AND CONSUMPTION, RESEARCH AND INNOVATION, BOOSTING OF DIGITAL INFRASTRUCTURE: THESE ARE THE DRIVERS OF THE REBOUND, KEY FACTORS OF GROWTH ON WHICH TO WORK IN THE FUTURE. THE EXAMPLE OF THE WASTE TO FUEL PROJECT BY ENI REWIND sustainable innovation involves processes of production 4.0, which rely on transforming scrap and waste into resources. During the talk organized with the support of Eni, moderated by the journalist Laura Traldi, the topic was addressed by Andrea Corona (sustainability consultant, Quantis), Maria D’Ambrosio (designer F2Lab), Gianluca D’Aquila (in charge of developing the Waste to Fuel project, Eni Rewind), Stefano Panterotto (designer, co-founder of the studio Panter&Tourron), Maria Porro (president of Assarredo of Federlegno Arredo). The circular economy is a business model capable of self-regeneration, in which “we try to conserve the cycle of resources inside the production cycle in terms of components and materials,” says Andrea Corona, “and it requires low-cost energy and limited consumption of resources. What is important is to map materials in the production phase.” One example on a national scale is the Waste to Fuel project by Eni Rewind, for the production of biofuels using the organic fraction of solid urban waste (OFSUW). It is the first such effort in the world, designed and developed in the Research Center for Renewable Energies and the Environment in Novara. A pilot plant was built at the end of 2018 in the bio-refinery at Gela, in Sicily, and assigned to Eni Rewind: it can treat about 700 kilos of OFSUW per day. The Waste to Fuel process yields from 3% to 16% bio-oil that can be used as fuel with low sulfur content in maritime transport, or can be refined to obtain high-performance biofuels. The process also produces gas (mostly biomethane and CO2) and up to 60% water which can be purified and reutilized for inside production cycles. Besides waste, Waste to Fuel can treat leftovers of purification systems, pruning, food processing industries and big retail. “This is one of the many projects of Eni Rewind, the environmental company of Eni for reclamation of land, management of refuse, revitalization of ground water,” Gianluca D’Aquila explained. “The company focuses on the management of sites, reaching solutions to complicated environmental problems, and this has allowed Eni Rewind to become a global contractor for Eni, in the field of environmental reclamation.” Eni Rewind has also made an agreement with Veritas, the municipal company of Venice for environmental services. “The objective is to create an industrial Waste to Fuel plant on an area reclaimed by Eni Rewind in the petro-chemical site of Porto Marghera, which will transform up to 150,000 tons of OFSUW each year into bio-oil and water.” The connection between the territory and the production system at Marcianise, near Naples, where the company began with the transformation of 100% recyclable post-consumer polystyrene, was illustrated by Maria D’Ambrosio: “The refuse becomes another material, triggering the process of the circular economy. The artists and designers have come into play, so that the material can begin to narrate a place, a territory. Crafts and manufacturing return to a condition of collaboration, connected to industry 4.0 which uses innovative technologies in a flexible way.” Maria Porro explained that furniture is a complex product that requires different materials (wood, polystyrene, glues). “Assarredo is part of Federlegno, which includes – as the only association of its kindi in Europe – the entire wood supply and production chain: from forests to production fo panels, sawmills to manufacturing, to the end of the product’s life cycle. A circularity already exists, offering the potential of gaining important competitive advantage. Where should the work be done? On the materials? On emissions? Companies have to understand where the leverage points are. This is the true challenge.” Finally, Tense, by the Swiss design duo Panter&Tourron, is a collection of seating, a table, a screen and a lamp, designed to be disassembled and reassembled, for a nomadic lifestyle. The series will go into

production in 2021, with Cappellini. “The project aims at durability. Without bolts or tools for assembly, the object becomes longer lasting: upholstered furnishings are by far the least durable of all,” says Stefano Panterotto. “We have used a wooden shell, expanded foam and textiles. Often, at the end of a product’s life cycle these materials are no longer separable and cannot be salvaged. We started from the outside: a fabric, recycled and recyclable polyester, a three-dimensional polyester that replaces the foam, and wood to provide structural tension. A ‘circular’ product, because each part can be separated, recycled and reutilized.” D.S.

TALKS

P94. MEXICO MEETS ITALY

THE CONTRACT SECTOR IS CHANGING, JUST AS PUBLIC AND PRIVATE SPACES ARE CHANGING AS A RESULT OF THE PANDEMIC, ALONG WITH OUR WAYS OF EXPERIENCING THEM AND USING THEM. OPPORTUNITIES OFFERED BY THE MEXICAN MARKET the program of talks of Interni Designer’s Week included “Mexico meets Italy: contract experiences for major projects.” the encounter was a chance to share the opportunities offered by the mexican market, where important public and private projects are getting under way (shopping malls, hotels, airports), at the levels of construction, infrastructure, overall design. these works require companies capable of acting as general contractors for turnkey delivery of facilities, overseeing all aspects from design to the choice of suppliers, logistics to post-sale services. the speakers were italian and mexican architects and designers who shared their experiences in the international contract sector, a market that is rapidly evolving. online from italy, Gilda Bojardi (editor of Interni), Alexander Bellman (architect and lighting designer), Matteo Nunziati (architect and designer), and Ricardo Salas Moreno (graphic designer, past director Facultad de Diseño de la Universidad Anáhuac Mexico) who was the moderator. from mexico, Giovanni Luca Atena (director of ICE for Mexico, Dominican republic and Costa Rica), Paola Calzada (architect), Bernardo Gómez-Pimienta (architect). The guests, relying on their professional experiences, attempted to provide answers and solutions, starting with the awareness that the contract sector is changing, just as public and private spaces are changing, along with our ways of using them. Twenty years ago, the studios working on contract projects designed mostly for the hotel sector, and there was a sort of wall between residential and hospitality projects. Now that wall is gone. All over the world, and also in Mexico, we are seeing the spread of residential buildings with serial apartments. This means that designers who only worked on the contract market now have to start working on residential projects as well. The demands of the market are getting more complex. There are more figures in the chain of design and production, and infinite aspects need to be analyzed, implying different timing and rhythms. Especially in Mexico, much is being built, with a strategic focus on the sustainability of buildings, the use of salvaged materials or scrap in keeping with the new standards of the circular economy. Where interior design is concerned, the Italian system continues to be unique. Beauty, elegance and creativity are part of the DNA of Italian companies. A creativity that involves designers and the industrial companies of Made in Italy in equal measure, through a shared know-how that can be exported anywhere. This puts pressure on global design to improve: in Asia as in Mexico, for example, though without the utterly Italian characteristic of having designers and companies sharing in an identical territory of origin. D.S.

ERRATA CORRIGE Nell’immagine, RD Perspective, tappeto da 200x300 cm, taftato a mano in India con lane pregiate e seta in tre varianti colore è disegnato da Rodolfo Dordoni per la Collection Contemporary di Amini. Nel numero 706 di Novembre 2020 a pag. 76 abbiamo erroneamente attribuito il design a Piero Lissoni. Ci scusiamo con i lettori e con l’azienda. In the image, RD Perspective, a carpet measuring 200x300 cm, hand-tufted in India in fine wool and silk with three color variants, designed by Rodolfo Dordoni for the Contemporary Collection of Amini. In issue no. 706, November 2020, at page 76, we incorrectly indicated Piero Lissoni as its designer. Our apologies to readers and the company.


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illustrazione Giacomo Bagnara

desalto.it

Clay — table

design Marc Krusin



Drawing by

Carlo Contin per

DRAWINGS COLLECTION


A In occasione della INTERNI Designer’s Week, lo showroom Lea Ceramiche ha presentato l’installazione The Anthology Impact ideata da Ferruccio Laviani: una storia che ha origini nello spazio e prende forma in centro a Milano. Foto Simone Barberis

INtopics EDITORIAL INTERNI dicembre 2020

Milano e alla sua grande vitalità creativa, nell’ambito del progetto a scala internazionale, dedichiamo il numero di dicembre, che prende spunto da quanto abbiamo visto e documentato durante il nostro evento INTERNI Designer’s Week Milano, dal 28 settembre al 10 ottobre scorsi. Nonostante le recenti difficoltà legate all’emergenza pandemica, la Capitale del Design è stata, ancora una volta, capace di fare sistema guardando con ottimismo a una situazione dagli sviluppi ancora incerti e delicati in tutto il mondo. Showroom, gallerie, sedi di aziende e luoghi di cultura, con forme e modalità differenti, hanno vivacizzato la città nel quadro di una grande manifestazione urbana, Milano Design City/INTERNI Designer’s Week, reinventando negli spazi e nei tempi quel FuoriSalone edizione 2020 annullato per cause di forza maggiore. La nostra rivista ha fatto la sua parte, con una comunicazione integrata declinata in un articolato palinsesto: una guida cartacea e digitale, un quotidiano digitale Interni Design Journal e altre iniziative volte a mettere in rete e diffondere appuntamenti, presentazioni, conferenze, dibattiti reali e virtuali. Non da ultimo, ben 13 sono state le giornate di talk e interviste organizzate direttamente presso il nostro Meeting Point all’Istituto Marangoni Design School di via Cerva, dove gli imprenditori sono intervenuti in prima persona per discutere del futuro del design insieme ai progettisti. Storie, opinioni, prodotti, idee e persone che le generano. Ritroverete i molteplici temi trattati nelle pagine di questo numero. Poi, sempre per approfondire la percezione di cosa rappresenti la Milano del design per lo spazio dell’abitare, pubblico e privato, e quali siano i temi fondamentali sui quali si giocherà il futuro, abbiamo raccolto le voci di Stefano Boeri con Giorgio Donà, Claudio Larcher e Giuseppe Zampieri. Infine Maria Grazia Mattei, anima del nuovo centro di cultura digitale di Milano, MEET, ci ricorda come il progetto debba restare incontro reale oltre che virtuale. Per riscoprire, pur nel rispetto delle norme di sicurezza, un altro umanesimo e metabolizzare i cambiamenti in atto. Gilda Bojardi

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ARCHITECTURE Progetto di recupero di GIANCARLO PEROTTA e MASSIMO CAMILLO BODINI

LA NUOVA PIAZZA-MUSEO DEL DESIGN L’ADI Design Museum a Milano ha offerto i suoi spazi alla città lo scorso settembre in occasione della prima mostra dedicata alla XXVI edizione del Compasso d’Oro. Un segnale di rinascita e di vitalità della cultura italiana del progetto, che all’eredità storica del premio unisce la consapevolezza della costruzione del futuro testo di Matteo Vercelloni

In alto, vista da Piazza Compasso d’Oro della facciata storica della palazzina uffici restaurata, affiancata dal nuovo fronte vetrato della galleria laterale arretrata. Nella pagina a fianco, la grande navata della galleria laterale; la platea è allestita con sedie Dome di Odo Fioravanti per Pedrali. Foto Matteo Vercelloni

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L’apertura di un nuovo museo è sempre un avvenimento da festeggiare. Quello di ADI era atteso da tempo, come testimonia una lettera di Marco Zanuso del 1964, custodita gelosamente negli archivi dell’Associazione per il disegno industriale, in cui l’architetto, padre di innumerevoli ‘classici’ della storia del design italiano, esprimeva all’amministrazione comunale la necessità e l’urgenza di una sede ufficiale per il Compasso d’Oro e l’ADI. Il nuovo museo, frutto di standard qualitativi di un intervento di ristrutturazione urbana nell’area di Porta Volta, è ricavato nelle tre campate parallele dell’edificio industriale dei primi del Novecento occupato un tempo da un deposito di tram e poi da un impianto di distribuzione elettrica Enel. Di questo rimangono giustamente conservate le tracce ‘archeologiche’ dei grandi elementi tecnici, quasi di fantasia futurista, che dal piano interrato sfondano la soletta del piano terra proponendosi come icone di un passato industriale e produttivo di cui ADI è testimone nel tempo. Il restauro e la conversione del complesso edilizio, a cura di


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Giancarlo Perotta e Massimo Camillo Bodini, si inserisce nella logica del riuso del manufatto urbano, in cui il confronto con le preesistenze diventa occasione per sperimentare nuove funzioni e per ridisegnare figure architettoniche, parte del tessuto della città, da convertire in nuove attività. In questo caso il progetto ha mantenuto pienamente la figura architettonica dell’involucro, che si presenta sulla nuova Piazza Compasso d’Oro (accessibile dal civico 7 di via Ceresio) con l’originaria facciata a tre livelli del corpo uffici, segnata dall’ordinata sequenza delle

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aperture caratterizzate dalle spesse cornici di mattone e chiavi di cemento. Al corpo alto restaurato si affianca il nuovo fronte arretrato e vetrato della navata laterale di lunghezza minore, che inonda di luce lo spazio dell’interno. Tutto il complesso si sviluppa sino a raggiungere in fondo via Bramante, su cui si affaccia con il fronte storico tripartito. L’estensione tra la piazza e la strada sul lato opposto fa del progetto una sorta di nuova ‘galleria’ milanese pedonale coperta, un nuovo percorso di collegamento che rivisita in chiave

La nuova grande vetrata che segna l’ingresso alla galleria laterale e, nella pagina a fianco, viste del percorso centrale con copertura vetrata. Foto Matteo Vercelloni


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ARCHITECTURE

Qui a destra, scorcio verso il foyer di accesso agli uffici ADI. Tavolo Pole B e sgabelli Cork di Roberto Pamio & Partners per Staygreen. Foto Matteo Vercelloni

microurbanistica una tipologia cara alla città di Milano. Nell’interno sono state mantenute le dimensioni originarie degli spazi di lavoro industriali con le due nuove coperture metalliche delle navate laterali sostenute da centine reticolari e da travi inclinate a V rovesciata che arrivano a terra. Le due coperture cieche si accostano a quella in vetro del percorso centrale, illuminato dalla luce del giorno e scandito dalla sequenza regolare degli alti ed esili pilastri in ghisa che corrono sui due lati. Una pavimentazione di resina grigia lega in modo unitario le superfici di tutti gli spazi disponibili: 2400 metri quadrati espositivi più 600 destinati a foyer, caffetteria e bookshop (su disegno del recente Compasso d’Oro Marco Ferreri) al solo piano terreno. A questi si aggiungono i 1500 metri quadrati dei magazzini nell’interrato e i 500 degli uffici ADI trasferitisi qui recentemente. Lo spazio è offerto dal progetto di riforma come un ‘contenitore’ flessibile da riempire, di indubbio fascino industriale, che ADI si accinge a inaugurare con il proprio Museo della collezione storica (350 pezzi a rotazione del suo ricco patrimonio), curato da Beppe Finessi e allestito da Migliore+Servetto Architects con Italo Lupi, e con la sezione dei Compassi d’Oro alla carriera su progetto espositivo di Massimo Curzi. Quest’ultima sarà corredata da una serie di poster dei personaggi premiati, frutto di una call che ha coinvolto grafici e illustratori, disponibili in omaggio al pubblico dei visitatori. Entrambe permanenti, le due sezioni dedicate alla storia del

Compasso d’Oro di ADI, e quindi alle complesse vicende del design italiano, saranno affiancate, o meglio faranno da ‘perimetro espositivo narrativo’, a una serie di mostre temporanee che attiveranno con i pezzi storici esposti un dialogo continuo in grado di dare al Museo un carattere dinamico e sinergico, che eviterà la formula dei pezzi esposti come nobili e muti ‘fossili’ di un passato glorioso. Per Luciano Galimberti, presidente di ADI al terzo mandato, l’ADI Design Museum “è il luogo dove il design sarà presentato al grande pubblico non solo come fenomeno creativo, ma anche come impegno concreto dei progettisti e delle imprese per una società e per un ambiente più vivibili”. La scommessa è quella di fare del Museo ADI una sorta di laboratorio e di spazio d’incontro non solo per specialisti, ma per attrarre anche il pubblico mostrando la storia, la preziosa

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ARCHITECTURE

flessibilità e la vitalità del ‘sistema design italiano’: una formula che tutto il mondo ci invidia. Un primo assaggio del Museo è stato offerto con la mostra del XXVI Compasso d’Oro a ingresso libero, allestita lo scorso settembre dal Consiglio Direttivo ADI con Cortesi Design, ultimo lavoro di Angelo Cortesi recentemente scomparso. Per la selezione dei pezzi e i 18 Compassi d’Oro, la giuria presieduta da Denis Santachiara (con Luca Bressan, Virginio Briatore, Päivi Tahkokallio e Jin Kuramoto) ha fondato le proprie valutazioni concentrandosi su quattro punti di riferimento, Ambiente, Società, Etica e Persona, che insieme alle parole chiave dell’edizione, “Sviluppo, Sostenibilità e Responsabilità”, sono stati 'tradotti' nel percorso dell’allestimento. Al centro, un’aiuola sospesa composta da 18 alberi (uno per ogni Compasso d’Oro) emergeva come segno vitale di un sistema, quello del design italiano, sempre in crescita. Donati al fondo di forestazione urbana ForestaMI, gli alberi del XXVI Compasso d’Oro inaugurano una nuova storia per Milano; una piazza e un museo dedicati al design italiano. ■

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Vista della mostra “Mettere radici” dedicata alla XXVI edizione del Compasso d’Oro in rapporto ai manufatti di archeologia industriale della vecchia sede Enel conservati in loco. Progetto allestitivo a cura di Cortesi Design. Nella pagina a fianco, l’aiuola sospesa con i 18 alberi simbolo dei 18 Compassi d’Oro assegnati. Più in alto, close up sulla Moto Guzzi V85TT di Piaggio Group Design Center, Marco Lambri, Mirko Zocco. Foto Roberto De Riccardis

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TALKING ABOUT

IL PROGETTO Ăˆ MEET A Milano inaugura MEET, il primo centro di cultura digitale italiano, progettato da Carlo Ratti Associati con Italo Rota, un media space di nuovissima concezione come ci racconta Maria Grazia Mattei, la sua fondatrice e presidente foto courtesy di Michele Nastasi testo di Antonella Boisi

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Nella sala immersiva e iperconnessa con l’esterno, dedicata ad esperienze di realtà aumentata, l’installazione site-specific Renaissance Dreams del media artist e regista turco Refik Anadol, primo ospite del MEET, che ha rielaborato decine di migliaia di opere del Rinascimento italiano attraverso algoritmi istruiti all’uopo. Nella pagina a fianco, Maria Grazia Mattei.

Maria Grazia Mattei è una giornalista e critica d’arte, esperta di nuovi media, che dagli inizi degli anni Ottanta esplora “i territori del digitale nelle sue declinazioni sociali, culturali e antropologiche”. Alla guida di MEET, il primo centro di cultura digitale in Italia, che ha fondato e realizzato con il supporto di Fondazione Cariplo, ci spiega perché è così importante poter contare oggi a Milano su un ambiente di questo tipo, che ha trovato casa nell’ex Spazio Oberdan a Porta Venezia. Un edificio primi Novecento, già trasformato in centro

culturale su progetto di Gae Aulenti, che il 28 ottobre scorso, dopo anni di chiusura, si è ripresentato al pubblico completamente rinnovato, nella configurazione architettonica ideata da Carlo Ratti Associati e Italo Rota, e con le prime proposte: l’installazione site-specific Renaissance Dreams del media artist e regista turco Refik Anadol, che ha rielaborato decine di migliaia di opere del Rinascimento italiano attraverso algoritmi addestrati allo scopo, e Dance the Distance, una performance coreografica in

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TALKING ABOUT

spazio immersivo firmata dalla compagnia Ariella Vidach – Aiep. E poi con MEET the Simphony, il soundscape del centro 'captato' dalla compositrice Chiara Luzzana campionando il respiro del luogo e di chi lo vive. Tre lavori che esplicitano la mission di MEET: riscoprire un nuovo umanesimo con il digitale, Humans MEET Digital, ovvero il progetto è incontro, reale e virtuale. Come è nata l’idea del MEET? L’idea è nata sette anni fa, parlando con Giuseppe Guzzetti, l’allora presidente di Fondazione Cariplo, che ha subito sposato la visione che volevo imprimere al centro, raccogliendo il testimone del progetto Meet the Media Guru, che dal 2005 aveva portato a Milano il gotha della cultura digitale internazionale. Allora ero membro della commissione centrale di beneficienza della Fondazione e dissi che avrei voluto dare forma fisica a un network internazionale che fosse in grado di generare occasioni di scambio, di ricerca e di co-creazione per l’Italia. Era necessario mettere l’accento su un aspetto diverso, il coté umanistico del digitale, prima ancora che tecnologico, per stimolare un cambiamento di paradigma e capire come vogliamo vivere insieme, lavorare, comunicare a tutti i livelli. Anche a supporto delle nostre città, imprese, aziende di moda e design, le eccellenze da valorizzare in un circuito internazionale. Si è realizzato così il sogno del MEET, che è un enzima di idee, trend, progetti che ibridano arte e scienza, un luogo dove si respira il mondo e circola la sua energia. Se non si affronta il tema del digitale con uno spirito culturale forte e creativo, ci si sente persi in un diluvio tecnologico senza fine. Il nostro Paese ha bisogno di colmare il gap nel rapporto con le tecnologie a

La scala in acciaio e vetro, progettata da Carlo Ratti Associati come spazio living di transito, incontro e scambio che collega i tre livelli interni. Sulla vetrina d’ingresso dell’edificio primi Novecento, il logo del MEET, un’installazione site-specific realizzata da Artemide, che ha curato tutto il progetto illuminotecnico.

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TALKING ABOUT A sinistra, un nucleo distributivo verticale del centro di cultura digitale. Foto di Serena Giardina. In basso, lo spazio dell’auditorium (ricavato nell’ex teatro progettato da Gae Aulenti), è connotato dalla grafica di Alessandro Boscarino, MEET creative director, e dal colore orange dei rivestimenti delle sedute di True Design.

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Accanto, Alphabet of Light di Big per Artemide, un nastro di luce fluida e sospesa che rappresenta simbolicamente l’unione dei differenti tempi del luogo e l’energia restituita da un concept di human design.

partire dal capitale umano, liberando pensieri, progetti, proposte. Altrimenti la società italiana non riuscirà a metabolizzare il cambiamento in atto e perderemo occasioni per accrescere la nostra energia creativa. Naturalmente la persona è al centro di questo processo. Sembra un paradosso, ma questo spazio che si dichiara come il nodo fisico di una realtà virtuale, con una forte connettività all’interno e dall’interno verso l’esterno, apre in un momento in cui impera il distanziamento. Come ci si può incontrare durante la pandemia? Continuando a coltivare le potenzialità che contribuiscono alla costruzione di questo perpetuo scambio. Il MEET lavora con altre intelligenze evolute, per stimolare unione e non divisione, incontro e connessione con il mondo. Agisce come un centro di gravità ed è già inserito in una rete di scambio con altri centri di cultura digitale (una cinquantina solo in Europa). E soprattutto oggi che Milano avverte le fragilità di una situazione di isolamento pandemico, è importante muoversi su livelli differenti, intercettare innovatori phygital e proporsi come ambasciatori di quel mood che sta diventando l’aria che respiriamo. Transdisciplinarietà, digital literacy, corsi e workshop, ibridazione di format di disseminazione culturale come conferenze e talk con soluzioni espressive nuove, co-creazione internazionale: questi restano gli asset di MEET, dove non circolano solo informazioni e dati, ma anche produzioni, opere d’arte soltanto digitali dalle implicazioni emozionali molto forti. Ribadisco che la formula potrà anche essere quella della mostra, ma la finalità sarà sempre

quella di uno spazio immersivo. Come si è tradotto in forma architettonica questo manifesto d’intenti quasi futurista? Tutto accade nei 1500 metri quadrati dell’edificio storico milanese 'reinterpretato' da Carlo Ratti, dove ogni spazio può essere se stesso e un’altra cosa, flessibile e riconfigurabile, negli arredi e nelle partizioni. Ma tutto accade anche in rete, connettendo a distanza le realtà coinvolte. Con Ratti, che è testimone e portavoce di un approccio tecnologico innovativo e sostenibile all’architettura, abbiamo immaginato, in quello che era l’ammezzato, una sala immersiva e iperconnessa verso l’esterno, con 15 proiettori e una serie di schermi lungo le finestre e i muri, su cui trasmettere performance live e collaborative, mostre e installazioni video. L’auditorium è stato ripensato come cinema e sala talk, per 'solo' 200 posti. Ed è una scelta: perché la capienza non è un limite reale quando la rete può raggiungere chi è lontano e farlo sentire vicino, presente. Al piano terra si trova il café-bistrot, progettato da Italo Rota, che ha fornito una consulenza artistica più generale nella definizione di atmosfere, luci e contenuti. A collegare i tre livelli interni di MEET c'è poi una scala dalla forma grafica un po’ escheriana, progettata per accogliere su pareti e gradini proiezioni e persone: è il simbolo del flusso ininterrotto di idee e circolarità che caratterizza un posto, dove anche una luce che appartiene all’'era della fotonica' porta comunicazione, benessere complessivo e, con la tecnologia Integralis di Artemide, anche radiazioni di lunghezze d’onda in grado di sanificare. ■

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LA CITTÀ CHE SALE

Milano si propone come un modello di riferimento per un nuovo modo di progettare e concepire i luoghi dell’abitare e del lavoro. Secondo gli architetti Stefano Boeri e Giorgio Donà, co-founder e director di Stefano Boeri Interiors di Stefano Boeri e Giorgio Donà foto Comunicarlo per Stefano Boeri Interiors a cura di Antonella Boisi

Perché avete deciso di ‘piantare un nuovo albero’ in questo luogo di Milano? Rappresenta un altro modo di 'coltivare' la città? GIORGIO DONÀ: Stefano Boeri Interiors nasce nel 2018 come realtà multidisciplinare che, attingendo dall’esperienza costruita negli anni da Stefano Boeri Architetti, promuove lo scambio e la produzione di progetti e ricerche nell’ambito dell’architettura di interni, dell’exhibition design e del product design. La sede di Alzaia Naviglio Grande 108 diventa punto di incontro tra la Milano dinamica e creativa dei Navigli e la Milano del futuro, quella dello scalo ferroviario di San Cristoforo che vive della prossimità con la natura e la campagna milanese. Abbiamo voluto creare un’identità ben definita e inclusiva, realizzando quindi un luogo di lavoro flessibile rispetto alle suggestioni della città e aperto ad accogliere momenti di incontro e di networking. Lo spazio di lavoro è un vero e proprio laboratorio di scambio di idee, confronto di discipline e di incontro tra realtà professionali differenti e complementari. Il lockdown ha messo al centro lo spazio dell’abitare, pubblico e privato, come primo tassello del welfare. Milano può essere considerata secondo voi un modello di riferimento per un nuovo modo di progettare e concepire i luoghi dell’abitare e del lavoro? STEFANO BOERI: Credo che Milano debba proprio rappresentare uno dei modelli di riferimento per un nuovo modo di progettare e concepire i luoghi dell’abitare e del lavoro. Luoghi che in questo momento, nella fase di lockdown prima e ora in questa fase delicata di crescita dei contagi, assumono un ruolo sempre più cruciale. Il distanziamento fisico ha messo a dura prova le relazioni umane, a tutte le scale. Senza dubbio

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abbiamo dovuto imparare a conoscere e affrontare con maggiore consapevolezza e responsabilità la nostra quotidianità. Prima di tutto, oltre agli spazi e al loro futuro, abbiamo dovuto ripensare e mettere in discussione il concetto legato all’intensità dei flussi, riscoprendo insieme una mobilità morbida e uno scambio di idee ed emozioni sempre più veloce, ma comunque in grado di adattarsi ai nuovi tempi della città. La città del futuro dovrà essere in grado di riappropriarsi prima di tutto degli spazi aperti: una città interconnessa capace di desincronizzare i propri ritmi, evitare i grandi flussi e le grandi

Qui sopra, Stefano Boeri (a sinistra, foto di Giovanni Gastel) e Giorgio Donà, co-founder e director di Stefano Boeri Interiors, lo studio milanese dedicato a progetti e ricerche nell’ambito dell’architettura di interni, dell’exhibition design e del product design.


Qui sopra, il contesto urbano di SBI, Stefano Boeri Interiors, in via Alzaia Naviglio Grande a Milano e, accanto, uno spazio di transizione all’interno dello studio. In alto, pensieri e mani al lavoro sul progetto Superverde per Metalco, un dispositivo per la demineralizzazione delle superfici urbane impermeabili, declinato con un sistema modulare di verde che incrementa la biodiversità vegetale e faunistica dei suoli su cui viene installato, incentivando nuove forme di alleanza tra cittadini e natura nei centri abitati.

concentrazioni, valorizzare gli spazi ariosi e verdi, riscoprire per esempio le quinte facciate dei palazzi realizzando tetti-giardino ad uso collettivo, dando un nuovo e più concreto senso di responsabilità e coscienza ambientale. Pertanto, oltre alla questione domestica e privata in generale, ci sono tutta una serie di ulteriori fattori e ambiti che andrebbero ripensati e da cui dipenderanno le nostre nuove abitudini, e di conseguenza come abiteremo e useremo i nostri spazi. Possiamo immaginare di ampliare e adattare le aree comuni di tutti gli edifici, creare forme di dispersione funzionale di servizi essenziali – come

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TALKING ABOUT

Qui sotto, Oasi, una cucina progettata da Stefano Boeri Architetti per Aran Cucine e presentata come modulo sperimentale in occasione del Salone del Mobile di Milano - EuroCucina 2018. È la prima declinazione nell’ambito del disegno industriale della visione del Bosco Verticale: coesistenza uomo-albero attraverso un oggetto d’arredo. Con uno schema a isola, la cucina si definisce come un blocco che integra un dispositivo tecnologico multi-funzione a supporto di tutte le fasi di trattamento dei cibi, secondo un principio di circolarità.

per esempio presidi sanitari diagnostici di quartiere – e quindi soluzioni raggiungibili in tempi adeguati per dare un nuovo aspetto alle nostre aree urbane e creare forme di autosufficienza locale. L’idea di avvicinare alla sfera privata alcune funzioni in precedenza impensabili all’interno delle mura domestiche e di lavoro credo sia percorribile se guardata però con una visione d’insieme: volgerei l’attenzione agli spazi di intermezzo – come ingressi, vani scala o disimpegni – e ai punti di contatto tra pubblico e privato, la cui distanza dovrà essere un tema di ricerca progettuale molto importante.

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Quali sono gli altri temi progettuali imperdibili su cui si giocherà il futuro di Milano, tra centro e periferia? S.B.: Il momento attuale e i mesi recenti ci hanno messo nelle condizioni di vivere esperienze quotidiane, personali ed emotive totalmente nuove. Poche volte in passato abbiamo attraversato shock globali come quello che stiamo vivendo ora, che ci ha portato inevitabilmente a riscoprire e conoscere una nuova sfera di relazioni umane di vicinato. Le comunità hanno potuto relazionarsi con forme inedite di appartenenza nei confronti dei propri spazi e quartieri. Da questo


Qui sopra, un close-up su materiali di studio. A destra, Due, manigliaarchetipo che riduce al minimo il numero e le geometrie dei suoi elementi, progettata da Stefano Boeri Architetti per Dnd nel 2018. Nella pagina a fianco, ambientata nello spazioatelier di SBI, la lampada Lasospesa, dai molteplici usi e dalle luminosità cangianti, progettata per FontanaArte e presentata alla Milano Design Week nel 2019.

insegnamento possiamo dunque concepire una città organizzata in piccoli centri urbani, capace di ridurre la densità nei luoghi storicamente di maggiore aggregazione e quindi di avere quartieri più autosufficienti, con servizi delocalizzati e distribuiti, dove ogni singolo cittadino può raggiungere i servizi a sua disposizione entro un tempo di percorrenza di 15 minuti. Questa nuova unità di misura e queste tematiche appartengono ora a un dibattito molto caldo, ma sin dal principio per noi hanno rappresentato un terreno di confronto e di ricerca fondamentali per immaginare e ridisegnare gli equilibri interni della città. Una 'città-quartiere', che dunque non dovrà perdere quell’intensità sociale di scambio che la città stessa, nel suo insieme, può generare e offrire. Milano in questo momento è una città in profonda evoluzione, che si basa sulle capacità e le forze del grande capitale umano che la vive e che quotidianamente la trasforma. Si è potuto notare un forte incremento del senso civico, tradotto in necessità di appartenenza e condivisione: una comunità globale che ha saputo manifestare una grande solidarietà verso fasce più deboli anche attraverso lo scambio e il sostegno delle idee e della creatività altrui. Ci sarà dunque sempre più bisogno di questo genere di scambio, e Milano diventa il punto di attrazione e valorizzazione di questo nuovo flusso in arrivo. Una città inclusiva, fatta di una moltitudine di esperienze personali, ma comunque fondata su una visione d’insieme che tra le varie cose traguarda verso una direzione precisa e verso una transizione ecologica e integrale concreta e sempre più visibile. Ritornando agli interni, gli arredi di oggi sono per voi consoni alle esigenze della nostra epoca? G.D.: Dobbiamo immaginare innanzitutto un

futuro prossimo arricchito da spazi e luoghi adattabili, che possano cambiare durante il giorno. In questo contesto l’arredamento assume dunque un ruolo completamente nuovo e fondamentale. Gli arredi potranno essere sempre più flessibili: durante le ore diurne, per esempio, potranno permettere di trasformare una camera da letto in un luogo di lavoro e, quindi, i letti in tavoli. Gli oggetti che ci circondano possono esprimere soluzioni che garantiscono a tutti i cittadini di vivere e muoversi, senza compromettere la propria salute e quella della comunità. Più in generale, non dobbiamo dimenticarci che la casa non è fatta solo di oggetti, prodotti e tecnologie, ma anche di soggettività. Lo spazio viene quindi trasformato da chi lo vive, con le sue storie, i suoi viaggi e le sue esigenze. Bisogna trovare soluzioni che si adattino velocemente alle necessità di chi le abita e soprattutto lascino spazio alla quotidianità e alle sue molteplici sfaccettature. Che cosa rappresenta Milano per voi e per il design internazionale? S.B.: Mai come oggi lo studio dei nuovi bisogni abitativi, delle aspettative e dei desideri delle diverse popolazioni di utenti è cruciale per il nostro mestiere e per la nostra città. E, mai come oggi, sono gli spazi interni e gli oggetti del quotidiano a riflettere le trasformazioni negli stili di vita e nei modi di abitare. Chi fa il progettista – chi cioè lavora sull’anticipazione del futuro degli spazi abitati – dovrebbe provare a immaginare un avvenire diverso, inteso non come una rivoluzione ma come un’accelerazione di tendenze già in corso. Stefano Boeri Interiors nasce proprio dalla scelta di creare un laboratorio permanente di ricerca e progettazione su una sfera vitale del quotidiano, che spesso l’architettura e l’urbanistica tendono a sottovalutare. Quello che è sempre stato un carattere essenziale del design, soprattutto in Italia e – in modo ancora più evidente – a Milano, è la profonda alchimia tra le forze in gioco: il design non è mai un processo univoco e unidirezionale, ma sempre un’incessante conversazione tra la dimensione economico-produttiva delle aziende, la dimensione visionaria – di architetti, designer e progettisti – e la dimensione del desiderio e delle necessità da parte della comunità, che definisce e plasma i bisogni che il design è chiamato, in qualche modo, ad anticipare. Un’incessante conversazione che diventa simbolo di un sistema intero, oltre che di un’intera città. ■

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CUBO AL QUADRATO

Claudio Larcher, architetto e Design Area Leader in NABA a Milano, abita in un loft a Lambrate, il quartiere dell'avanguardia del design, e ci spiega come lo studente di oggi possa progettare il mondo di domani foto di Paolo Riolzi testo di Antonella Boisi


Il cubo sospeso si chiude verso il living ma si apre verso la finestra, l’esterno, gli alberi e la natura. Arredi personalizzati, come la scaletta di accesso con corrimano in tondino bianco, interpretano gli anni Cinquanta di Jean Prouvé scaldati da contrappunti in legno di sapore nordico. Letto Ikea, oggetti in marmo Clique Editions.

Viste di Cubo al quadrato, il loft in zona Ventura Lambrate, tradizionale avamposto creativo dove abita Claudio Larcher. L’elemento architettonico sospeso all’interno, con una forma cubica, racchiude la stanza da letto: un secondo ambiente che crea un continuum tra gli spazi e cambia la percezione visiva complessiva. Lampada da terra Papavero di Achille e Pier Giacomo Castiglioni per Flos, sedia della collezione Norwegian Wood design Modoloco, cubo luminoso di Slide.

Architetto e designer, Claudio Larcher è un progettista a 360 gradi che, da lungo tempo, affianca la docenza e la ricerca in ambito universitario alla libera professione. “Sono diversi piani del progetto che ti tengono vivo”, spiega. “La ricerca è sempre stata interessante per me perché, come diceva Walter Gropius, il rapporto con gli studenti ti obbliga a trovare delle risposte a delle domande scomode. Ho la fortuna di lavorare coi giovani, che stimolano ad uscire dalla comfort zone e a mettersi sempre in discussione”. A Milano, Claudio Larcher guida dal 2016 i bachelor e i master di design in NABA, Nuova Accademia di Belle Arti, contribuendo a indirizzare la visione in quest’ambito. “E con l’idea che la scuola sia soprattutto un hub dove si fa cultura e non si trasmette solo formazione tecnica, durante la prima edizione di Interni Designer’s Week Milano, come NABA abbiamo voluto testimoniare le riflessioni e i risultati raggiunti dai nostri studenti di design con un evento aperto alla città dopo mesi di isolamento; un momento per invitare il pubblico negli spazi dell’Accademia mostrando ricerche e progetti realizzati nell’ultimo anno. È stata un’occasione per offrire una finestra a chi guarda dall’esterno”. A quali progetti stai lavorando con gli studenti, con quale approccio e finalità? Il mio approccio resta molto sociale, partecipativo, riporta l’interesse intorno all’uomo, alle sue

relazioni e alla piccola scala, la piccola che influenza la grande, aprendo un ventaglio di possibilità. Un libro è una fotografia del momento in cui viviamo e, come racconto nell’ultimo Disegnare un cucchiaio per cambiare la città, scritto con Valentina Dalla Costa, anche piccoli interventi, tanti piccoli cucchiai, possono essere di esempio positivo e migliorativi; punti di partenza per affrontare scenari e sfide più grandi che non siano riconducibili solo al furniture e al product design. Stiamo svolgendo dei progetti con MM Divisione Casa negli ambiti delle case popolari di Milano e, a livello internazionale, è il terzo anno che collaboriamo con associazioni Ong in Africa, Tanzania, Ruanda, Madagascar. Qui il design in chiave solidale è una nuova frontiera di vita, può raccontare qualcosa di utile e non soltanto di estetico, diventando volano di uno sviluppo a livello economico e sociale per le comunità locali coinvolte. Inoltre, lavorare non solo in aula, isolarsi in un luogo condizionante e congeniale alla concentrazione – può essere anche l’azienda con cui stai realizzando lo zainetto su disegno oppure il castello sul mare o il rifugio in montagna – è molto utile, perché lo studente vive il workshop accompagnato da uno storytelling come un’esperienza formativa che rende particolare il suo percorso. L’obiettivo è di stimolare i giovani ad agire con responsabilità e consapevolezza in un’ottica di richieste differenziate, a pensare da progettisti, ad acquisire un metodo per non subire la complessità nella costruzione di un futuro che è fatto anche di cambiamenti, imprevisti e crisi. Ritornando a Milano, che cosa rappresenta per un giovane designer e per il design internazionale? Mi piace risponderti citando Vico Magistretti, che in un’intervista di vent’anni fa alla domanda “che

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cosa consiglierebbe a un giovane designer?” aveva risposto: “Prima cosa, venire a Milano”. Milano resta il palcoscenico per eccellenza, tutto inizia e finisce con i Saloni, è inutile girarci intorno e lo dice uno che ha fatto le Design Week di tutto il mondo. È stata una città capace di fare sistema nonostante le ultime difficoltà. Certo oggi, con connessione e rete, puoi fare il tuo lavoro anche se stai in Tibet. Ma respirare l’aria milanese resta fondamentale. Lo vedo anche a scuola, i giovani stranieri hanno il mito dell’Italian design e di Milano come punto focale del design internazionale. È una cosa di cui dovremmo andare fieri. Il lockdown ha messo al centro lo spazio dell’abitare, quello pubblico e privato, come primo tassello del welfare. Milano può essere considerata secondo te un modello di riferimento nel progetto? Negli ultimi anni, dopo Expo 2015, ho notato un cambiamento positivo nella percezione del milanese rispetto alla sua città: la considera bella, con tante opportunità e connessa col resto del mondo. Gli ultimi refrain la vogliono la città dei 15 minuti! Sarà la sua morfologia policentrica, comunque personalmente apprezzo il fatto di abitare a Lambrate, che era un borgo e ha ancora queste sembianze a dimensione umana ma è integrato nella città. Ho poi registrato una spinta dal basso e questa è un’altra cosa molto positiva. Sono nate social street, associazioni di quartiere, penso a Made in Lambrate che raggruppava le realtà artistiche e creative della zona, all’entusiasmo e alla consapevolezza da parte dei cittadini e dei progettisti. Anch’io, agli inizi, ho disegnato una piazza a Lambrate, poi è stata rielaborata dal Comune, ma è stata una ristrutturazione importante perché indicava uno spazio di cui la comunità ha voluto riappropriarsi, ciò che ha mosso l’intervento tecnico. Ci sono naturalmente ancora diverse problematiche rispetto alla mobilità, uno dei crucci di Milano che

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non è una città così grande ma assorbe ogni giorno un milione di persone da fuori. Lo smart working rappresenta un buon compromesso rispetto alla presenza negli uffici, può mitigare la congestione abituale del traffico nelle ore di punta. Però questo cambia il modo di concepire l’abitazione. Proprio durante il lockdown ci siamo resi conto di quanto le nostre case non fossero adatte ad accogliere nuove funzioni. Come si può affrontare questo nodo? Intanto si potrebbero pensare degli spazi di co-working sul territorio, centri on demand facilmente raggiungibili a piedi, che non obblighino a stare in casa dove forse i metri quadrati non ci sono, ma neanche a recarsi in ufficio, magari dall’altra parte della città. La direzione in cui stiamo andando è questa. Senza dimenticare che molti non hanno già più lo studio come struttura, che prima davamo per scontato. Questo scenario porterà dei cambiamenti anche nel modo di concepire gli arredi dentro casa. Quelli di oggi sono coerenti con le esigenze della

Bianco e cemento grezzo, vetro e acciaio, travi lignee a vista costruiscono inquadrature precise di luce e ombra nell’ambiente, dove lo sgabello a due gambe Sgabellissimo di Claudio Larcher sostiene il dialogo tra architettura e design, interno ed esterno, stile metropolitano, ampi spazi di relazione e flussi di circolazione continua. In alto, a sinistra, un angolo del living. Sofà Maisons Du Monde, tavolino di Claudio Larcher per SpHaus e prototipo di una panca in legno per il progetto Hispaniola – arredi solidali per scuole a Haiti.


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Altre isole all’interno del loft, calibrate per restituire con pochi segni un percepito di essenzialità. Qui sopra, la zona d’ingresso, con il mobile su ruote pensato per il cambio delle scarpe nello scenario di una casa giapponese, disegnato per R.F. Yamakawa. Accanto, la zona pranzo. Tavolo e luce a sospensione fanno parte della collezione Norwegian Wood, design Modoloco, le sedie sono Vitra, la libreria in metallo con tondino a sezione quadrata e piani modulari in rete metallica bianca riprende elementi che il progettista ha impiegato per la mostra “Design from the Alps” al museo Kunst Meran di Merano.

nostra epoca secondo te? Dopo i cambiamenti che abbiamo affrontato negli ultimi mesi, penso sia arrivato il momento di una messa a punto. A volte basta poco, un semplice pannello acustico può strutturare lo spazio anche da un punto di vista psicologico, per rendere l’abitazione più idonea ad accogliere una postazione lavorativa senza essere costretti a lavorare sul divano o in camera da letto. Proprio nei laboratori di tesi di quest’anno ho rilanciato il grande tema del New Domestic Landscape del 1972 in chiave di riattualizzazione. Dai momenti di crisi nascono sempre delle occasioni. Ora siamo consapevoli che la casa può essere vissuta non solo di sera come un pied-à-terre, dopo una giornata di lavoro trascorsa altrove, e che quindi deve avere delle zone più confortevoli su misura e personali. Si possono progettare piccole migliorie. Per esempio potremmo non avere più bisogno di una cucina lunga cinque metri se usiamo il delivery quattro giorni su sette: lo spazio risparmiato potrebbe così essere riconvertito ad altre funzioni.

E il nuovo spazio dove hai scelto di mettere radici? Ce lo racconti? È un loft di circa 100 metri quadrati, confinante sullo stesso piano con un altro riservato ai libri e allo studio, una tipologia che, da una quindicina d’anni, trovo ideale nella concezione di uno spazio unitario e arioso, con i suoi pro e contro, molto differente da quello di un’abitazione tradizionale. Tutto è essenziale, pochi oggetti in legno o tondino di metallo bianco, calibrati per dare una sensazione di serenità. In questo progetto volevo soprattutto mantenere la percezione di uno spazio ininterrotto, privilegiando l’ambiente livingpranzo-cucina-ingresso, un tutt’uno, rispetto alla stanza da letto che è stata sollevata da terra e racchiusa in un cubo chiuso su tre lati e aperto verso la vetrata, sull’esterno e sulla natura: un gruppo di alberi ad alto fusto che cambiano colore ed energia durante le stagioni. Perché non è tanto importante dove sei, ma quello che vedi. ■

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NON SPAZI ARTIFICIALI, MA REALI Come si affronta il progetto del negozio in epoca di emergenza e quali scenari apre per il futuro prossimo? Pandemia e negozio, confinamento e abitare nella riflessione di Giuseppe Zampieri, socio di David Chipperfield Architects, accompagnata da due recenti lavori dello studio a Milano

foto Giovanni Gastel

testo di Giuseppe Zampieri a cura di Antonella Boisi

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a lungo termine. È evidente che l’emergenza dovuta alla pandemia ha accelerato l’uso del digitale e si ipotizza che le opportunità e i cambiamenti di paradigma emersi nella crisi verranno considerati nel post-crisi. Soprattutto in un momento in cui i negozi non sono in grado di accogliere fisicamente le persone, o comunque non più che un limitato numero, si ha non solo la sensazione ma anche l’evidenza che la pandemia stia accelerando il passaggio al digitale, prima di tutto per una questione di necessità. Chi prima acquistava off-line ora passa all’on-line, anche se esiste da tempo un punto interrogativo sul come si evolverà questa migrazione dalla vendita reale a quella virtuale. È evidente che nel post-crisi i

Furla Flagship Store, Piazza del Duomo, Milano, 2019-2020. Foto Alberto Parise. “Il concetto di negozio per Furla è l’espressione della volontà di rappresentare un marchio attraverso un luogo fisico che non si fondi sulla semplice immagine superficiale e generica, ma piuttosto su una base approfondita e ponderata”, dice Giuseppe Zampieri. “Il luogo fisico ricorre all’uso di elementi architettonici e non di elementi di allestimento, per generare lo spazio di rappresentazione e permanenza”.

È

difficile prevedere come si evolverà la progettazione dei negozi alla luce della attuale crisi dovuta alla pandemia e che cosa servirà per traghettarla nella prossima normalità, che poco avrà a che fare con quella precedente. Il mondo del negozio è alle prese con un presente insicuro e un futuro incerto, e mentre si affronta la crisi, lavorando per sviluppare idee e dare risposte che soddisfino al meglio le esigenze attuali, si pensa già a come trovare idee e risposte alla situazione futura. Il mondo del negozio, infatti, non solo non si è dimostrato immune alla crisi, ma ha scoperto la propria vulnerabilità. Attualmente si sta pensando a come e a cosa imparare da questa emergenza, per affrontare il progetto del negozio con soluzioni temporanee a breve termine, per poi passare a soluzioni nuove

marchi tenderanno a comunicare e interagire con i clienti in modi nuovi, perché i meccanismi già in corso di cambiamento nel periodo pre-crisi, con comunicazioni e interazioni sempre più diverse, si sono già trasformati nel periodo di crisi. I sistemi sono improvvisamente cambiati e il cambiamento è avvenuto in modo netto e non graduale, sarà quindi necessario rispondere più velocemente con progetti di negozio innovativi. Questi avranno presumibilmente la necessità di basarsi su una visione più ampia, concentrarsi più a livello locale, probabilmente offrendo qualcosa di originale che possa andare al di là del prodotto venduto globalmente, pensando a spazi al servizio delle persone: luoghi dove stare e non solo transitare, ambienti non più basati sulla esperienza di acquisto (shopping experience) ma probabilmente

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più sull’esperienza del marchio (brand experience), che propongano alternative funzionali. È probabile che si giunga a progettare spazi (off-line) dove la sensazione fisica sia prevalente, dove si possa trascorrere il proprio tempo in modo diverso, non spazi artificiali dunque, ma reali. Spazi off-line complementari a quelli on-line, negozi reali dove possano accadere quei processi non possibili nei negozi virtuali, così da completare un tipo di esperienza con un’altra. È probabile che si arrivi a pensare a spazi che permettano un diverso tipo di rappresentazione, dove il prodotto non venga più esposto in maniera massiva bensì selettiva (attraverso una curatela nuova da parte dei marchi), per dare un significato allo stesso

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concentrandosi sulla narrazione, il senso e lo scopo. È plausibile aspettarsi che i progetti di negozio tendano in futuro a supportare i marchi per permettere loro di offrire, oltre al prodotto, un servizio, e, oltre al servizio, dei luoghi per le persone e per le città, che non siano solo artificiali di vendita bensì luoghi naturali di vita. Confinamento e Abitare Durante il confinamento conseguente alla pandemia, siamo rimasti tutti sorpresi dalla velocità con cui le persone si sono adattate all’acquisto da casa, al lavoro da casa e all’istruzione da casa. L’home-shopping, la possibilità di acquistare da remoto dalla propria


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Persol, via Fiori Chiari, Milano, 2019-2020. Foto Gerhardt Kellermann. “ Il concept store per Persol è un tentativo di rappresentare un marchio attraverso una nuova configurazione senza generare un luogo artificiale. Il luogo fisico è stato lasciato a nudo e non mascherato, piuttosto spogliato dagli interventi più recenti, portando l’antico in evidenza in una esplicita tensione tra passato e presente”.

abitazione, ordinando prodotti pubblicizzati una volta su cataloghi, poi in televisione, oggi su internet, è un'idea sicuramente non nuova ma chiaramente rinnovata dalle necessità. Anche l’home-office, l’ufficio a casa propria, uno spazio, un arredo designato, per lavorare da remoto, è un’idea di certo non nuova ma riformulata dalla situazione contingente. Perfino l’home-schooling, la possibilità di insegnamento da remoto delle istituzioni pubbliche e private, non l’istruzione svolta in famiglia, è una idea di educazione sicuramente totalmente rinnovata per cause di forza maggiore, con potenzialità ristretta e circoscritta. Prima del confinamento c’era solo un accenno, ora c’è stato un passaggio concreto allo

shopping, al working, allo schooling on-line, e questa trasformazione, un tempo solo ipotizzata e presumibile, è tangibile e comprovata, ma possibile soltanto attraverso l’uso del digitale. Di conseguenza la progettazione del negozio, ma anche quella dell’ufficio come quella della scuola, si collega indubbiamente alla progettazione della casa, che si evolve in qualcosa di inedito o che forse si rivela soltanto come qualcosa di inconsueto. L’abitare in un determinato luogo, all’interno di determinati spazi, è una riscoperta e una sorpresa inevitabile. I cambiamenti legati alla salute abbinati alle evoluzioni tecnologiche ci hanno mostrato un modo di vivere futuribile, la trasformabilità naturale e quella artificiale combinate insieme ci hanno fatto riscoprire la qualità dell’abitare come una esigenza primaria. Gli spazi domestici tendono ora a diventare più flessibili e trasformabili e la loro funzionalità meno specifica, più libera e flessibile, ed è questa la direzione in cui la progettazione della casa sembra andare. La casa è sempre stata considerata come il set che ognuno di noi allestisce intorno a sé, il palco su cui organizziamo lo scenario nel quale recitare la nostra vita, e forse questo luogo ha oggi la necessità di essere rivisto con maggiore consapevolezza e attenzione rispetto a ieri. Durante il confinamento, l’isolamento e la quarantena, le persone hanno riscoperto che la propria abitazione è un ambiente di vita essenziale, non più secondario, come poteva essere quando si passava fuori casa la maggior parte del tempo; hanno capito che il confinamento nella propria casa può diventare una libertà se gli spazi domestici possono offrire una nuova qualità di vita che prima non si era in grado di immaginare. Resta comunque l’auspicio che, attraverso questa rapida evoluzione, non si perda di vista la centrale importanza dei luoghi fisici, del contatto umano e delle relazioni sociali per l’arricchimento e la crescita personale di ciascuno di noi. ■

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L’ALCHIMIA DEI COLORI Rosita Missoni racconta la collezione MissoniHome che festeggia i suoi primi venti anni. Ne ripercorre la storia fin dagli esordi e accenna al suo prossimo futuro testo di Cristina Morozzi

Missoni, creato da Ottavio e Rosita Missoni, è un marchio di abbigliamento che ha sovvertito le regole della moda e inventato un nuovo modo di vestire, basato su trame e colori sempre diversi, mutevole come le stagioni eppure sempre ben riconoscibile. Più che uno stile è un’alchimia cromatica, un’allegra mescolanza di trame, di punti, di capi scoordinati che stanno bene assieme, definita da Anna Piaggi, mitica giornalista di Vogue, “put together”. Ottavio e Rosita non si sono mai sentiti né si sono mai atteggiati a stilisti, ma si sono sempre considerati degli artigiani. ”Facciamo abiti”, dicevano, “che la gente acquista come oggetti. Il nostro lavoro è il nostro modo di esprimerci e di comunicare le emozioni dei viaggi, delle letture, dell’arte, della musica” (Missonologia, Electa, 1994, pubblicato in occasione del premio Pitti Immagine conferito per quaranta anni di inimitabile straordinaria carriera). Enzo Biagi scrisse che “i loro tessuti potevano benissimo stare in cornice, perché c’è dentro l’esperienza astratta e parecchia arte d’avanguardia. Qualcosa che eccita, come certe musiche. E l’intreccio delle maglie racconta inquietudini e sogni del nostro tempo”. Con le loro collezioni, i Missoni hanno rapidamente conquistato pubblico, giornalisti e esperti internazionali. Quando Diana Vreeland, redattrice capo di Vogue America, vide per la prima volta una collezione Missoni, esclamò: “chi l’ha detto che esistono solo i colori, ci sono anche i toni”. La fabbrica è sorta nel ’69 a Sumirago, vicino a Varese. Nella loro casa, attigua alla fabbrica, con sala da pranzo nella veranda affacciata sul Monte

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Rosa, tessuti, oggetti e suppellettili scrivono un racconto. Il racconto di una vita complice, di una intensa collaborazione creativa e dei loro numerosi viaggi. Ci sono ovunque foto di famiglia; sopra il camino, davanti al divano dove sedeva sempre Ottavio, è appeso il manifesto delle Olimpiadi di Londra del 1948, con il nome di tutti gli atleti che vi parteciparono: Ottavio, campione italiano dei 400 metri piani, andò in finale nei 400 a ostacoli. Alle pareti, assieme alle fotografie, ci sono i disegni di Ottavio e, sparsi sui tavoli, sulle mensole e sui piani dei mobili, gli oggetti che Rosita acquista nei mercatini in giro per il mondo e che ama collezionare, come i funghi di legno o di ceramica, che sono una sua passione.


Tappeto in pura lana Fleury (2004) presentato nell’installazione Mogu Fun Fun allestita presso lo showroom di via Solferino durante il FuoriSalone 2004. Nella pagina accanto, Ottavio e Rosita Missoni in un ritratto di Giuseppe Pino.

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Dettaglio della lampada Thea Kuta con struttura rivestita da un intreccio multicolore in pura lana e tessuto Ester con motivo di macrocampanule (2003).

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Accanto, l’allestimento MissoniHome al Salone del Mobile 2017, con lampade a sospensione Drum e, al centro, una composizione a motivo fiammato in bianco e nero, con le sedie Miss e il paravento Levante. Sotto, il divanetto Milady, rivestito in tessuto Yulee con motivo di paesaggio, collezione MissoniHome 2020, e Miss, sedia impilabile con struttura in acciaio, rivestita in tessuto fiammato bianco e nero Neuss.

ANNIVERSARY

Tutti hanno una loro storia e testimoniano curiosità, attitudini e predilezioni di Rosita, quelle che esprime nelle collezioni MissoniHome. “Ho iniziato a pensare a una collezione per la casa”, ricorda, “quando alla fine degli anni Novanta mia figlia Angela, sempre un po’ restia a mettersi in gioco, mi disse che, se ero stanca, avrebbe potuto occuparsi lei delle collezioni moda. Entra lei ed esco io. La collezione casa”, prosegue, “esisteva già, perché Ottavio disegnava dei tappeti che venivano prodotti nella storica azienda di famiglia, la TJ Vestor. Sono cresciuta tra i kimoni, le vestaglie e i ricami, prodotti e distribuiti dal marchio di Golasecca”. “Ho provato a immaginarla,” continua, “e nel 2000 prese forma. Il lancio ufficiale di MissoniHome avvenne nel 2002, prima a Maison&Objet e poi al Salone del Mobile. Hanno cominciato subito a copiarci, significava quindi che eravamo sulla buona strada. Tutte le figurazioni nascono dalla mia immaginazione, anche gli arredi derivano sempre da una mia idea”.

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ANNIVERSARY

Lo studio di Rosita è un mondo, dove in un creativo disordine si affastellano disegni, prove di colore, campioni di filati, scatole con minuterie, scampoli di tessuto, e su uno scaffale ci sono i prototipi dei servizi da tavola prodotti da Richard Ginori, una collaborazione iniziata nel 2004 e ufficializzata nel 2013 con una presentazione al Belvedere del grattacielo Pirelli in occasione del FuoriSalone. Ogni collezione ha dei temi, visualizzati da un moodboard. Quelli della collezione Constellation del 2021 saranno Aria, Acqua, Terra e Fuoco, assieme ad altri motivi. Rosita vorrebbe che fosse un omaggio al centenario di Ottavio. Anche nella Home Collection domina il colore, nelle più svariate

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sfumature, e si ritrovano molti dei motivi delle collezioni moda, come le righe, lo zig zag, lo scozzese, il fiammato, i fiori, le pennellate, i paesaggi, le architetture, il folk, l’Africa, le murrine… E, come in quelle moda, lo stile è inequivocabilmente Missoni. La Home Collection è un’allegra mescolanza di trame e di colori, un caleidoscopio di disegni floreali e geometrici che si mischiano spontaneamente, una fioritura rigogliosa di ispirazioni naturali e un gioco di sfumature arcobaleno nei tendaggi e nelle frange. MissoniHome propone una immagine di casa esuberante e fantasiosa, accogliente e avvolgente. Ogni anno si rinnova e muta atmosfera, senza mai cambiare identità. ■

In alto, da sinistra: tappeto annodato a mano Yumbarra della collezione Modern Iconic, 2020; allestimento per il FuoriSalone 2019 nello showroom di viale Elvezia 22, con moduli componibili Tektonic rivestiti in tessuto Roing e tappeto in viscosa Wengen. Qui sopra, il divano componibile sfoderabile Adar, rivestito in tessuto Vancouver della collezione MissoniHome 2018, e pouf rivestito in tessuto Vernal a motivi chevron policromi (2018).


Allestimento Wonderland nello showroom di via Solferino 9 per il FuoriSalone 2014, con tende in tessuto sfumato e soffitto a specchi, pouf Diamante e tappeti in viscosa Wengen.

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Un personaggio scomodo, un grande provocatore, che ha fatto della sua ‘antipatia programmatica’ un mezzo funzionale alla visione critica del design. Così Enzo Mari è diventato un riferimento dagli anni Sessanta a oggi. Come artista e progettista, ma soprattutto come pensatore testo di Domitilla Dardi

LA DIFFICILE VIA DEL PROGETTO POLITICO

Sopra, Enzo Mari in un ritratto di Ramak Fazel. In questa pagina e in quelle successive, alcune delle opere esposte nella mostra “Enzo Mari curated by Hans Ulrich Obrist con Francesca Giacomelli”, in programma alla Triennale di Milano dal 17 ottobre 2020 al 18 aprile 2021. A destra, La Serie della Natura, N. 1: la mela, con Elio Mari, 1961, serigrafia su texilina, 112 x 112 cm. Danese Milano (foto Danese Milano)

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A guardarlo con occhi attuali, Enzo Mari le caratteristiche per non diventare mediaticamente popolare le possedeva tutte: scomodo, graffiante, politicamente schierato, se non proprio ‘scorretto’, prediligeva una complessità di pensiero del tutto inadeguata al limite delle battute di un post. Eppure è stato un punto di riferimento non solo per la generazione degli anni Sessanta e Settanta, ma anche per centinaia di studenti che ancora oggi lo idolatrano. Forse perché il suo porsi ‘contro’, da anti-eroe, incarna bene una dimensione esistenziale del progettista in divenire. Forse perché i più lo hanno conosciuto attraverso i suoi scritti o le sue opere, mentre i pochi che lo hanno vissuto quotidianamente ne sono rimasti segnati con un imprinting che li accomuna tutti. E, infatti, come i maestri migliori, Mari non ha generato proseliti o scuole, ma liberi pensatori. Alcuni non gli hanno perdonato le apparenti incoerenze o le indulgenze a committenti commerciali, dimenticando – con atteggiamento ai limiti del freudiano – la sua appartenenza a quella particolare categoria del genere umano che sono gli ‘autori’. Di fatto la simpatia e il consenso popolare non erano decisamente una sua priorità. Anzi, nella sua antipatia programmatica risiedeva un mezzo funzionale alla visione del progetto. Infatti, il Mari 'politico' è quello che ancora oggi è capace di agitare passioni e che sarà in grado di esercitare a lungo la sua influenza. Per questo ci piace ricordarlo attraverso alcuni tra i suoi progetti più potenti da questo punto di vista. Va premesso che ognuno di questi progetti – che spesso (e volentieri) restano sotto forma di ricerca senza mai sfociare in prodotto – è caratterizzato da un’analisi e un disvelamento: la constatazione che ‘il re è nudo’ è un vero leitmotiv della speculazione alla Mari. Il primo dei casi in questione è la sua partecipazione alla mostra “Italy: The New Domestic Landscape” nel 1972. O forse sarebbe meglio dire la sua non-partecipazione. Egli sceglie, infatti, di non presentarsi, come gli altri colleghi passati alla storia, con un environment, ma si fa notare per la sua assenza giustificata solo da un saggio in catalogo in cui rigetta la sostanziale incoerenza della tesi curatoriale della mostra. Qui, ai suoi occhi, da un lato venivano esposti oggetti di produzione e dall’altro erano messe in scena le posizioni filosofiche dei singoli, che non potevano non essere o in contraddizione con i prodotti stessi, o relegate a mere scenografie ridondanti. Sempre nel 1972 egli propone "Operazione Vesuvio", un’azione contro l’abusivismo edilizio e la politica truffaldina correlata. La sua proposta è di assegnare agli imprenditori edili un’area edificabile sul cratere del vulcano con “obbligo di risiedere permanentemente nel nuovo quartiere” o di “trasportare le palazzine realizzate negli anni precedenti, iniziando così un’opera di risanamento urbano” (Arturo Carlo Quintavalle, Enzo Mari, Edizioni CSAC, Parma 1983, pp. 56-57). E a seguire un lungo


Il Lavoro, tavola fotografica N. 2, Critica della Ricerca Intellettuale Separata, 1975, litografia 45 x 54 cm. Edizioni Il Lavoro Liberato, collezione privata (foto Studio Enzo Mari).

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DesignINg MASTERS

Sotto, da sinistra: centrotavola Putrella, 1958, Danese Milano; calendario perpetuo da parete Formosa, 1963, e da scrivania Timor, 1967, Danese Milano.

elenco di nomi e cognomi dei suddetti imprenditori e degli architetti conniventi. All’anno successivo risale un altro progetto profondamente politico: la “Proposta per la lavorazione a mano della porcellana”. Danese gli chiede di progettare ‘oggetti decorativi in porcellana’ e Mari risponde con un’indagine che entra nel vivo delle produzioni correnti, con dettagli di analisi economica in pieno spirito marxista. La premessa è che “la produzione di oggetti artigianali di costo uguale o inferiore a quella dell’industria è possibile solo a due condizioni: si tratta nella prima di produzione industriale mascherata come artigianale; nella seconda di una produzione effettivamente artigiana ma in condizioni di sottosviluppo” (Ivi, pag. 72). Entrando nel processo egli paragona la filiera alla “catena di montaggio di Mirafiori ma fatta con tecniche antiche”, e propone che “se deve essere un oggetto artigianale, sia dunque un oggetto realizzato completamente a mano dallo stesso operaio, in cui l’operaio stesso definisca, di volta in volta, la forma, sia pur nell’ambito di una stessa tipologia, in cui tale definizione umana dia, come risultato, quella piccola diversità tra forme di una stessa serie che, appunto, caratterizzano l’oggetto artigianale” (Ivi, p. 265). A questo punto l’autore arriva a definire una forma di ciotola nella quale l’operaio possa liberamente utilizzare porzioni di materiale refrattario, altrimenti di puro scarto, al fine di personalizzare il pezzo. Ma la conclusione non è l’happy end del buonismo che oggi circola intorno al marketing sull’artigianato: “Gli operai hanno liberato la loro creatività? Neanche questo risulta vero. I campioni, i modelli iniziali fatti in mia presenza, vengono conservati accuratamente e l’operaio cerca di ripetere pedestremente la discontinuità”. Il tentativo di portare verso il progetto non si ferma al coinvolgimento degli operai, ma arriva agli utenti finali. È questo infatti il noto assunto di "Proposta per un’autoprogettazione”. Non torneremo sull’essenza di questo lavoro, ma ancora una volta è la conclusione finale a non lasciare spazio a indulgenze: “Di fatto

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la maggior parte delle persone che hanno chiesto quel quaderno lo hanno fatto per: uno, soddisfare un’esigenza di gusto che stava iniziando in quel periodo e a cui di fatto io stesso ho fornito degli alibi, cioè dell’oggetto povero di legno, dell’oggetto pseudo artigianale, dell’oggetto appunto ingenuo di ritorno alla natura; due, risolvere i problemi reali di arredamento da parte di giovani studenti o simili che semplicemente volevano poter realizzare quanto a loro serviva spendendo il meno possibile; tre, arredare la casa di campagna, la seconda casa, in stile rustico, eccetera; solo una piccola parte, l’1 - il 2%, capiva il significato dell’esperimento” (Ivi, p. 272). Il fallimento è dichiarato e assume il ruolo di esempio progettuale. L’indicibile – il flop in un mondo di sfavillanti successi reali o millantati – è manifesto, è la cartina al tornasole del fine ultimo del suo design: funzionare come strumento critico della società. Maggiore l’insuccesso, più alto il risultato critico. In una delle sue ultime mostre, nel 1989, Mari espone una serie di falci. Esteticamente la ruvidità di quell’oggetto, decontestualizzato quasi in maniera duchampiana (quando mai un autore aveva fatto una sua mostra solo con pezzi anonimi e rurali?), ha creato un movimento che fa ancora oggi scuola dall’Italia all’Olanda e ritorno. Ma, nuovamente, è l’assunto concettuale quello che centra uno dei tabù più imperituri del mondo del design: il prezzo dell’oggetto. “Sono convinto”, scriveva Mari in un testo pubblicato in occasione della mostra “Perché una mostra di falci?” per Bruno Danese a Milano, nel mese di Settembre 1989, “che il basso costo sia un parametro sicuro per la qualità progettuale, se non altro perché obbliga il progettista a scartare tutte le stupidaggini che gli venissero in mente: la forma risolta non può che essere solamente necessaria. (…) Concludo con una precisazione: non sto sognando un mitico primitivismo (l’agricoltura oggi non può che essere meccanizzata): il progetto della falce può essere inteso come modello per il progetto del nostro abitare”. ■


La mela e la farfalla, 1958/1969, bozza di stampa, stampa policroma su carta patinata, 193 x 203 mm. Archivio E. Mari, Comune di Milano, CASVA (foto Gianluca Di Ioia Š Triennale Milano).

Sopra, La Serie della Natura N. 4: la pantera, con Elio Mari, 1964, serigrafia su texilina, 112 x 56 cm, Danese Milano, Fondazione Jacqueline Vodoz e Bruno Danese, Milano (foto Danese Milano). Accanto, L’uovo e la gallina, 1969, Emme Edizioni, stampa policroma su carta patinata, 215 x 215 mm. Archivio E. Mari, Comune di Milano, CASVA.

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DesignINg VIEWPOINT

MILANIN MILANON Milano nella sua duplice natura, da un lato custode del sapere dei grandi maestri del design, dall’altro aperta alle sperimentazioni e ai giovani talenti internazionali, ha ora il compito di promuovere e integrare la cultura africana del progetto di Andrea Branzi

Il grande scrittore milanese Emilio De Marchi (1851-1901) oltre ai romanzi ha lasciato molti scritti dialettali, tra i quali Milanin Milanon, prose cadenzate dedicate alla duplice natura di Milano, da una parte limitata alla sua Brianza, ai suoi affari e alla sue tradizioni (“Milanin”), ma dall’altra aperta alla nuova metropoli moderna, intellettuale e coraggiosa (“Milanon”). In altre parole, oltre al suo Demetrio Pianelli (tutto milanese) c’è Il cappello del prete, tutto napoletano; simile alla Adalgisa di Carlo Emilio Gadda e al suo Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, tutto romano… Questa è la duplice Milano che preferisco: da una parte nuova ‘Scuola di Atene’ che illustra il sapere nobile dei grandi maestri del design, ma dall’altra aperta alla ricerca giovanile, internazionale e sperimentale. Questo nucleo così articolato produce una sorta di energia interna unica in Europa: dove sono i designer tedeschi, quelli inglesi, gli americani, i francesi (esclusi i Bouroullec)? Potremmo rispondere: dove sono le nuove scuole del progetto, come Domus Academy? Dove sono le nuove riviste come Domus, Interni o Casabella? Sinceramente mi sembra che non sia in atto una modernità degna del terzo millennio. Attendo con ansia una nuova musica, una nuova poesia, un nuovo neo-realismo, un’arte più forte, dei racconti più avvolgenti. Ma questa apparente debolezza non mi spaventa perché ho imparato che le grandi novità arrivano quando nessuno se le aspetta e nascono dove nessuno le attende: la nuova musica è nata a Liverpool e non a Londra, il nuovo design a Firenze e non a Milano, la sconfitta in America e non in Vietnam, la Rivoluzione a Mosca e non a Berlino. La storia è imprevedibile e il meglio e il peggio sono spesso interscambiabili… Certamente

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il mondo sta cambiando; nel progetto la presenza femminile sta sostituendo il troppo testosterone dei maschietti e con una nuova intelligente sensibilità sta sostituendo quella dei nostri colleghi. Ciò che manca a Milano, e in tutto il mondo, è la presenza dentro al progetto della cultura ‘nera’, cioè delle persone di colore, sia uomini che donne; presenti nell’arte, nella musica, nella letteratura, ma completamente assenti nel progetto! Questa grave carenza costituisce il limite evidente della nostra immaturità, una assenza su cui dovremmo concentrarci con maggiore determinazione; si tratta di una eredità post-colonialista inaccettabile, presente nelle nostre scuole e nella storia del progetto. Forse la Triennale potrebbe sollevare questa grave questione generale, aprendo un dibattito internazionale e una sperimentazione adeguata, con convegni e borse di studio. Indagando metodologie capaci di affrontare il problema, come tema non tanto sociologico, quanto antropologico, costituito dal vuoto inspiegabile che la cultura ‘nera’ del progetto rappresenta per tutti noi. La modernità razionalista e funzionalista ha fissato una idea sbagliata del progetto e della professione, costruendo barriere generazionali (e sociali) di cui oggi subiamo i limiti umani, maschilisti e razziali. Invece di costruire ogni anno una sorta di spettacolo di Bufalo Bill, dove si esibiscono i migliori cavallerizzi del design, potremmo accogliere gli africani per svolgere dei tornei del progetto. Milanin e Milanon hanno sempre saputo festeggiare nuove campane a Milano e nel mondo… ■


La celebre scena del ‘decollo’ di “Miracolo a Milano”, il film di Vittorio De Sica e Cesare Zavattini del 1951, diretto da Vittorio De Sica.

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DesignINg PROJECT

La solidità metafisica dell’installazione Abstract Room presso lo showroom Amini, curata da Elisa Ossino, ha inaugurato, durante Milano Design City, il primo appuntamento della serie From the Looms (foto Daniele De Carolis per Studio Juma).

ETERNITÀ TEMPORANEA La contrapposizione portante nell’estetica d’arredo contemporanea, tra la solidità della terra come fondamento dell’abitare e l’evanescente velocità delle nuvole digitali, trova nella cultura milanese del design la sua sintesi finale, che già si apre alle sue prossime evoluzioni di Stefano Caggiano

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Fra le posizioni teoriche maggiormente condivise all’interno della disciplina del progetto vi è quella secondo cui il valore etico di un prodotto sarebbe direttamente proporzionale alla sua durata, mentre il manufatto occasionale presenterebbe una scarsa ‘moralità’ in quanto legato solo a desideri voluttuari, come nel caso delle stoviglie usa-e-getta in materiale plastico, che rimangono nell’ambiente per migliaia di anni a fronte di un utilizzo di pochi minuti. Il problema dell’insostenibilità di tali prodotti è reale, ciò non può essere negato. Tuttavia, come spesso accade alle posizioni etiche più intransigenti, anche quella dell’oggetto ‘probo’ in quanto duraturo presenta un rovescio della


Accanto, lampada Cassette di Daniel Rybakken per Luceplan. Il telaio esterno proietta un’ombra sulla superficie bianca posta al suo interno, da cui compare la silhouette di un livello sottostante che, interagendo con quello superiore, innesca un’oscillazione tra percezione bidimensionale e tridimensionale della forma.

Sotto, il progetto Marble Patterns, sotto la direzione artistica dello studio Zanellato/Bortotto per Del Savio 1910, riafferma i valori di unicità, autenticità e sapienza manuale dell’azienda pordenonese, laboratorio di sperimentazione che evolve l’antica arte della palladiana introducendo concetti di leggerezza, colore e libertà combinatoria (foto Mattia Balsamini).

Sopra, lampada da tavolo Loop, progetto didattico di Roxane Cepeda, master in Product & Furtniture Design presso la School of Design di Istituto Marangoni, Milano. La forma, ispirata alle GIF in loop degli artisti 3D, è definita in funzione di una sua animazione virtuale sui social network ed esprime l’eredità di Memphis, per cui è stata pensata. Sotto, Tramato è la nuova collezione di tappeti disegnata da Gumdesing per antoniolupi come parte del concept Tra Le Righe. Le inaspettate suggestioni delle trame a disegno geometrico decorano l’abitare contemporaneo con effetti ottici in bilico tra una grafica vettoriale e la controllata definizione dello spazio materiale.

medaglia. Se è vero infatti che optare per prodotti dalla vita lunga può stemperare gli eccessi del consumismo, tale scelta si configura come una forzatura nei confronti della fisiologica ciclicità dei ritmi culturali. Pretendere di realizzare un oggetto ‘senza tempo’ vuol dire infatti rimuovere la dimensione temporale dall’essere delle cose, negando al futuro la sua irriducibile alterità nei confronti del presente. Di nuovo, non si intende, con ciò, difendere le ragioni del più sfrenato usa-e-getta. Si cerca piuttosto di suggerire un approccio meno dicotomico all’alternativa, culturalmente non sostenibile, tra l’oggetto eterno che congela il presente e l’oggetto transeunte che irresponsabilmente lo brucia.

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La necessità di riconciliare l’eterno con il temporaneo, il sostanziale con il transitorio, emerge come forte esigenza di significato nelle recenti evoluzioni estetiche del design, in particolare durante la Milano Design City. Dall’analisi dei codici visivi che hanno caratterizzato la kermesse di ottobre emerge infatti una specificità del cluster linguistico milanese che ha trovato espressione tanto negli allestimenti degli showroom quanto nei prodotti in essi presentati. È stato soprattutto evidente come la compenetrazione tra reale e virtuale sia ormai un fatto compiuto e definitivo, e come quella che è stata la contrapposizione portante dei linguaggi del design nello scorso decennio – la danza antitetica tra i valori del reale, terrestre, ancestrale da un lato, e quelli del virtuale, aereo, avanzato dall’altro – trovi oggi una sintesi finale e definitiva, ben rappresentata dall’allestimento Abstract Room presso lo showroom Amini, così come dalle collezioni di tappeti Teorema e Ritagli di Elisa Ossino ivi presentati. E è stata altresì la stessa designer siciliana, con base a Milano, a proporre un’ossimorica interpretazione della concretezza del marmo in lineamenti formali astratti, portando in luce l’asintoto in cui il solido e il visivo si toccano. Mentre la perizia nel disegno

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della collezione Tramato di Gumdesign per antoniolupi mostra come la gittata lunga del bacino culturale milanese possa trovare felici applicazioni anche quando si innesta su tradizioni regionali diverse. La fusione tra stabilità dei volumi geometrici e vibrante transitorietà delle grafie digitali ha caratterizzato anche la spettacolare installazione della collezione Chimera di Elena Salmistraro allo spazio Cedit, per l’occasione trasformato in un ambiente plasmato nelle due dimensioni della superficie eppure in grado di raccontare la composta tattilità del regno fisico. Salmistraro, nel progettare la collezione, ha fatto riferimento alla scansione grafica delle correnti del design del XX secolo, e così pure Roxanne Cepeda (studentessa del master in Product & Furniture Design alla School of Design di Istituto Marangoni Milano, che è stata hub della Designer’s Week organizzata da Interni) ha pensato per Memphis la lampada Loop, un perfetto amalgama tra la geometria metafisica dello storico brand italiano e il tratto

Il progetto Chimera, di Elena Salmistraro per Cedit (made in Florim), sviluppa quattro temi grafici: Empatia, Radici, Ritmo e Colore. Come la chimera mitologica, creatura fuori dagli schemi che univa a un corpo leonino una testa caprina, così l’’hotel’ disegnato da Salmistraro miscela codici astratti a figure suggestive decorate in solco o in rilievo dalla forte tattilità.


DesignINg

PROJECT

La collezione After Ago di Richard Yasmine, presentata all’interno del circuito 5 Vie Art + Design durante Milano Design City, è composta da oggetti ibridi che vanno dal vasotealla seduta, in cui trovano unione l’artigianato libanese e il riferimento a Memphis, fino a lambire il gusto geometrico con brio dell’Art Déco.

renderizzato delle GIF animate che popolano i social media, dando corpo in tal modo a una forma che non è più semplice trasposizione del reale nel digitale, né del digitale nel reale, ma manifestazione eternamente transitoria di un ‘prodotto’ che esiste contemporaneamente nel mondo reale e in quello virtuale. Ciò è proprio quanto sta succedendo, in questo periodo scandito da lockdown e distanziamenti sociali, alle relazioni e alle attività professionali, che hanno luogo parimenti online e nel mondo reale. In effetti non è un caso che il linguaggio qui analizzato trovi la sua più decisa espressione nell’ambiente domestico. Il complemento d’arredo è infatti per sua natura ‘scenografico’, in quanto intrattiene con l’utente un rapporto che è per la maggior parte del tempo di tipo visivo. In un’epoca in cui la casa è diventata luogo di raccolta di relazioni non più solo personali ma anche professionali, il valore ‘teatrale’ dello scenario arredato assume una rinata centralità, non da ultimo come sfondo dei tanti meeting su Zoom, introducendo un nuovo livello di messaggistica non verbale. Ecco il perché dell’importanza di forme e colori tersi ed esatti, importati dai visuals che abitano gli schermi dei nostri devices, e allo stesso tempo solidi e ‘affidabili’, come i blocchi proto-progettuali della geometria fondamentale, efficaci tanto a una fruizione in presenza quanto su schermo. La collezione Marble Patterns, con pezzi disegnati da Mae Engelgeer e da studio David/Nicolas per Del Savio 1910, sotto la direzione artistica di Zanellato/Bortotto, esprime perfettamente questa evoluzione del prodotto, attraverso la gestione di un materiale magmatico come il marmo all’interno di una limpida sintassi figurale che l’utente può

manipolare tramite un’interfaccia grafica che usa lo stesso codice combinatorio del prodotto finale. La fusione reale/digitale è invero ormai così completa che, mentre la sua diffusione trova sempre più ampia ricezione, già albeggiano i primi segnali di una sua prossima evoluzione. Progetti come la ‘collezione ibrida’ After Ago di Richard Yasmine, e soprattutto la lampada a parete Cassette di Daniael Rybakken per Luceplan, già guardano avanti verso una ulteriore esplorazione di questo nuovo paradigma, in cui la tremolante delicatezza della grafica immateriale viene utilizzata come sottile reagente per mettere in vibrazione l’eternità scolpita dei monoliti geometrici. Lasciando filtrare il bagliore di un nuovo respiro dalla tessitura ‘blended’ del nostro tempo pluridimensionale. ■

Il progetto Intarsi di Elisa Ossino per Salvatori presenta una gamma di quadri in pietra naturale interpretati attraverso l’uso organizzato di simmetria e ortogonalità, valorizzate dal contrasto, eterno e giocoso, tra il Bianco Carrara e il nero della Pietra d’Avola.

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DesignINg PROJECT

RITORNO A MILANO

Impossibile stare lontano: il design italiano è una grande famiglia che tesse legami forti e costruisce un lessico irrinunciabile. I progettisti che vivono all’estero spiegano di cosa è fatta la nostalgia e come si rimedia alla distanza di Elisa Massoni

“Ritornare a camminare per le strade di Milano è stato emozionante, un’esperienza intensa”. Patrick Norguet lo spiega con il candore di chi è realmente felice, con l’entusiasmo di chi ritorna a casa. Milano per il design è proprio questo, probabilmente. La matrice di un modus operandi ideale e il luogo di incontro, una volta all’anno, di chi si occupa di inventare il mondo e le sue funzioni. Ma questo ormai è scontato. La novità, macroscopica e ineludibile, è che il Covid ha spazzato via la socialità. Non solo per i designer, gli imprenditori, i giornalisti che vivono il Salone e il FuoriSalone come se fosse un Natale pagano. Ma per tutti. E in Italia le cose difficilmente accadono senza incontro fra le persone. “Mi sono precipitato a fare tutti i controlli sanitari per poter essere qui in occasione di Milano Design City”, continua Norguet. “Avevo davvero bisogno di respirare quest’aria, di rivedere showroom e negozi, di presenza fisica di cose e persone. Qui c’è una vitalità unica, se parliamo di progetto”. È un fiume in piena che comunica un sentire molto chiaro: la nostalgia. I giorni tra fine settembre e inizio ottobre hanno concesso un respiro, sono stati un’occasione per ricongiungersi con qualcosa che somiglia più a una grande famiglia che a un sistema produttivo. Il luogo centripeto e irresistibile che riesce a legare, adottare, creare parentele progettuali e imprenditoriali. Non c’è niente da fare: anche il design è una questione d’amo-

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re, in Italia. Milano è la terra madre, un luogo mitico unanimamente riconosciuto come il centro. Cosa è mancato esattamente quest’anno? “Il Salone, certamente. Ma anche il lavoro in presenza con gli imprenditori”, spiega Norguet. Segue una descrizione dell’alchimia progettuale che si crea quando ci si siede intorno a un tavolo con un manager come Giuliano Mosconi, ceo di Zanotta. “Si passa una giornata insieme e alla fine il brief è inevitabilmente: fai tu!” Un via libera che produce, secondo il designer, un pacco di schizzi spesso tre centimetri. Qualche speranza che questo possa accadere anche in remoto? “Poche, a dir la verità. Il dialogo è davvero la scintilla che rende possibile il progetto”, conclude il designer. Philippe Starck, dal suo confinement in mezzo alla foresta francese attuato durante il lockdown della scorsa primavera, affermava invece un modus operandi radicale, solitario, riflessivo. “Il mio modo di lavorare si inscrive completamente in un sistema che va dalla scrivania al letto”, commentava, soddisfatto di potersi finalmente concentrare diciotto ore al giorno, in pace monacale. L’esatto contrario della struttura di collaborazione conviviale e partecipata che moltissimi designer e architetti descrivono quando parlano di progetto. Soprattutto di quello sviluppato per e con le aziende italiane. “L’umanità degli imprenditori italiani è caotica, autoritaria, difficile”, racconta Alfredo Haberli. “La motivazione umana è fondamentale. L’alchimia è importantissima. C’è un’amicizia che viene corroborata dalla presenza”. Non è solo una questione di humus culturale. “La differenza sta nella relazione umana”, insiste il designer argentino. “Un legame di fiducia e di rispetto che consente di attingere alla creatività e di spingersi oltre”. Quindi si può parlare di amicizia, di affetto? “Non c’è dubbio. È una In alto, da sinistra: relazione affettiva, un legame emotiPatrick Norguet vo desiderato, cercato. Si prova nocon Ruggero Magrini stalgia, si condividono preoccupazionella sede di Kristalia; Philippe ni, si coltiva il desiderio di rivedersi”. Starck con Claudio Una storia d’amore, insomma. Luti durante un Forse è una questione di passione, evento Kartell; appunto. Di fuochi creativi, certo, ma Alfredo Häberli; anche intellettuali. Di curiosità e di Luca Nichetto.


L’Università degli Studi di Milano, sede della mostra-evento organizzata ogni anno ad aprile da Interni, è una delle mete più popolari del FuoriSalone di Milano. Foto di Matteo Cirenei.

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L’inaugurazione della mostra “A Castiglioni”, tenutasi nell’ottobre 2018 alla Triennale di Milano. La mostra celebrava il lavoro di Achille Castiglioni nell’anno del suo centenario. Foto di Matteo Cirenei.

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DesignINg

PROJECT

apprendimento. “Ogni volta che si fa un progetto in Italia è come fare un PhD”, spiega Luca Nichetto. “E Milano è il luogo dove ci si incontra tutti, una volta all’anno. Una boccata d’aria veramente necessaria, divertente, piena di incontri che ispirano e fertilizzano”. Come se la città lombarda avesse inventato delle hackathon planetarie di design? “C’è un’expertise diffusa, un vocabolario condiviso fra imprenditori, designer, artigiani. Si impara molto, ogni volta qualcosa di nuovo. L’innovazione è veloce e costante e la conoscenza si trasmette molto rapidamente quando c’è una relazione diretta. Non è necessario parlare la stessa lingua: anche fra stranieri e artigiani c’è un’intesa perfetta”. Soft skill e apprendimento continuo sono anche i pilastri del remote working, non solo della convivialità progettuale. Conferma Marco Susani, che insieme a Defne Koz lavora da due decenni negli Stati Uniti: “Senza saperlo gli americani hanno applicato le competenze della progettualità italiana nel modello della start up. Per fare innovazione ci vuole la leggerezza strutturale e l’autorevolezza di un imprenditore che è anche inventore”. Una descrizione di un’imprenditorialità autoriale e di un’audacia innovativa che prolifera in tutte le scuole di marketing creativo degli Usa. Ma che in Italia esiste da decenni, in modo spontaneo: peccato non averne saputo mettere in luce le dinamiche in modo più strutturato. Dunque progettare in remoto si può quando si hanno gli strumenti digitali adatti? “Certamente. Ma avere una cultura comune aiuta a evitare errori grossolani”, aggiunge Defne Koz. “La vera differenza, nel lavorare a distanza, è avere una base comune, un linguaggio condiviso che traduce la sintonia di obiettivi e di percorsi. Spesso negli Stati Uniti ci accorgiamo che anche grandi aziende non hanno un dipartimento di design con cui confrontarsi”. In questo momento, quindi, quello che conta è la solidità dei legami, la reciprocità emotiva e una cultura progettuale condivisa? Michael Anastassiades è categorico: “Quello che ci salva è che, alla fine, il design serve a trovare soluzioni ai problemi. Sono una persona fisica al cento per cento e in questo momento poter usare le mani è un’esperienza molto forte: non riesco a lavorare da casa, il processo della scoperta passa dal fare, dal costruire modelli”. La luce però ha un percorso progettuale complesso: come si riesce a comunicare con l’azienda? “Spedisco una copia del modello. È questo che inten-

do quando parlo di soluzioni: è difficile per tutti avere a che fare con la mancanza di fisicità. Ed è francamente impossibile parlare di luce in modo virtuale. Quindi facciamo due modelli e uno lo mandiamo in Italia. Apparentemente è più complicato che prendere un aereo e atterrare a Milano in un paio d’ore. Ma lo sforzo del design è capire come fare le cose in modo funzionale e umano”. “La distanza dallo studio è stata dolorosa. E non poter lavorare con le persone in Italia, seduti intorno a un tavolo, mi manca molto. Sono momenti incredibili in cui sembra che le idee galleggino nell’aria, a portata di mano. Basta prenderle”, ammette Jay Osgerb dello studio Barber & Osgerby. La fragilità di questi mesi però affila le competenze umane: “Stiamo vivendo questo momento tutti insieme, è un’esperienza collettiva che trasforma le cose più semplici e scontate: i viaggi, il lavoro, gli affetti. E al contempo ridisegna i bisogni e le relazioni con il mondo. Troveremo altri modi per progettare e progetteremo cose diverse”, conclude il designer londinese. Poi c’è la voce di chi da tempo progetta a distanza, in un virtuosismo comunicativo che fino a pochi mesi fa sembrava impossibile. Francesca Lanzavecchia vive a Pavia, Hunn Wai a Singapore. I fusi orari di mezzo pianeta li hanno obbligati a trovare una modalità di lavoro sensata e percorribile anche a distanza: “Abbiamo dei ruoli molto ben definiti e questo aiuta. E usiamo i classici strumenti di condivisione che adottano tutti e che sono davvero utili a collaborare, soprattutto quando le giornate hanno ritmi così diversi. Ma ci ritagliamo sempre un’ora di comunicazione diretta, in sincrono, per allinearci”, spiega Francesca. Invece la distanza dalle aziende è un problema nuovo. “Il dialogo con gli imprenditori è fonte di grande ispirazione, chiarifica gli obiettivi e crea una sintonia nelle visioni e nei desideri, anche non dichiarati. Stanno partendo dei progetti anche in questa modalità, ma sono certa che saranno progetti diversi. Il designer è allenato a gestire dimensioni, spazi, materie. Ma la relazione in presenza è così profonda che una telefonata all’imprenditore è come una telefonata fra parenti. Questa distanza significa non capire davvero come si fanno le cose: è un lutto”. ■ Da sinistra: Marco Susani con Defne Koz; Michael Anastassiades; Jay Osgerby con Massimo Orsini di Mutina; Francesca Lanzavecchia e Hunn Wai.

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a cura di Katrin Cosseta, Nadia Lionello, Andrea Pirruccio, Carolina Trabattoni



Designer’s Week

Durini/San Babila/Monforte

Showroom Natuzzi, fanno parte della collezione The Circle of Harmony: a destra, il tavolo outdoor Ombra di Claudio Bellini (foto Simone Barberis); sotto, il divano New Classic di Fabio Novembre e, in basso, il divano Infinito di Marcantonio, rivestito con tessuto di Byborre (foto Simone Barberis).

DESIGN IS OPEN

Istantanee dagli showroom dei grandi nomi del design italiano: attenzione alla concretezza del prodotto più che alla messa in scena. Con qualche sorpresa. E tanta voglia di mostrare che Milano non si è mai davvero fermata

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Showroom Lea Ceramiche, la vetrina con l’installazione The Anthology Impact realizzata con piastrelle della nuova collezione Anthology, entrambe progettate da Ferruccio Laviani. Un’interpretazione della pietra proposta in cinque soggetti complementari diversi tra loro, la cui superficie è il risultato simultaneo tra grafica e matericità (foto Simone Barberis).


Scic Flagship Store, rivisitazione del modello Mediterraneum, in cui è integrata la boiserie sistema Swing, che permette di occultare le parti tecniche della cucina (foto Matteo Cirenei).

Showroom Technogym, Bike Personal e Run Personal della collezione Personal disegnata in collaborazione con Antonio Citterio (foto Simone Barberis).

Showroom Fendi Casa – Luxury Living Group, prisme Color, Ripple, Boogie, mix di tavolini dal piano in marmo o vetro con divani componibili The Party e tappeto Gropius (foto Simone Barberis).

Showroom Porro, dressing room Storage, disegnata da Piero Lissoni con Centro Ricerche Porro, cassettiere Offshore disegnate da Piero Lissoni (foto Simone Barberis).


Designer’s Week

Durini/San Babila/Monforte

Da Armani/Casa, divano Osimo rivestito con il nuovo tessuto Porto di Rubelli e tavolini Puro (foto Simone Barberis).


Designer’s Week

Durini/San Babila/Monforte

Casa Cappellini, Antonio Facco ritratto con la lampada Arya, disegnata con Giulio Cappellini (foto Simone Barberis).

Casa Cappellini, Sebastian Herkner sul suo nuovo divano Litos (foto Simone Barberis).

Casa Cappellini, il radiatore Moon di Peter Rankin per Antrax, tra le aziende partner dell’allestimento (con Icone Luce, Ceramica Flaminia, Ornamenta, Baulificio Italiano, Victoria Arduino). 52 / dicembre 2020 INTERNI


Luceplan Store, Daniel Rybakken ritratto davanti alla sua nuova lampada Cassette (foto Simone Barberis).

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Showroom Cassina, divano composto da tre moduli combinabili e poltrona della collezione Trampoline di Patricia Urquiola: fanno parte della Collezione Cassina Outdoor (foto Simone Barberis).

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Designer’s Week

Durini/San Babila/Monforte Living Divani Gallery, nuovo avamposto milanese concepito come stage teatrale dove mostare le diverse sfaccettature dello stile del brand.

Flos Professional Showroom, installazione Elements of Light Tour di Calvi Brambilla (foto Simone Barberis).

Showroom Gervasoni, nuova versione del tavolo della collezione Next disegnato da Paola Navone, con piano rivestito in multilaminato Alpi Sottsass Grey.

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Designer’s Week

Durini/San Babila/Monforte

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Showroom Molteni&C, la workstation Touch Down Unit nella versione home, apribile, regolabile in altezza e con movimento di traslazione orizzontale, design Studio Klass (foto Simone Barberis).


Foscarini Spazio Monforte, l'allestimento di Ferruccio Laviani (foto Simone Barberis).

Showroom Cimento, tavolino Murano di Omri Revesz e libreria Accademia di Studio 63 (foto Simone Barberis).

Euromobil Flagship Store, il nuovo divano Hab disegnato da Marc Sadler per Désirée (foto Simone Barberis).

Showroom Casamilano, tavolini SuiTable dell’artista Lia Bosch (foto Simone Barberis).

Showroom Gallotti&Radice, l’allestimento di Kicco Bestetti con divano Elissa di Dainelli Studio, tavolini Prism Low di David/Nicolas, lampada Bolle Tela e libreria Brera (foto Simone Barberis).

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Designer’s Week

Durini/San Babila/Monforte Showroom De Padova, il divano Alberese di Piero Lissoni (De Padova) con tavolini Imperial Family e lampade Bombori di Time & Style Edition; dietro, la libreria Antibes System di Boffi (foto Simone Barberis).

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Showroom Artemide, dall’alto a sinistra in senso orario: chandelier El Porís di Herzog & de Meuron, la Linea e Gople Outdoor di BIG, sistema Flexia con pannelli acustici di Mario Cucinella e lampada ricaricabile Bontà di Davide Oldani.


Designer’s Week

Durini/San Babila/Monforte

Giorgetti Atelier, dall’alto a sinistra in senso orario: living con poltroncine Janet di Carlo Colombo, carrello/mobile bar Host di Adam D. Tihany, collezione outdoor con la nuova pianta-scultura in ceramica Amazonia di Roberto Cambi (foto Simone Barberis).

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Showroom Barovier&Toso, vetrina allestita con lampade da tavolo Padma e lampadario Degas in vetro di Murano, progettati da Vandersandestudio (foto Simone Barberis).


IDWM 2020 REFLECTIONS

La Designer’s Week è stato un momento di grande valore e vitalità: per la città di Milano, per il mondo del design, della cultura e per le imprese del settore. Ha dimostrato che i pensieri, le riflessioni e i progetti, nonostante il momento complesso, non si sono mai fermati e che, condivisi, possono diventare linfa per immaginare scenari adeguati a nuovi modi di vivere e di relazionarci con il mondo. Tornare a organizzare una mostra reale, ospitare persone a scuola, alimentare il confronto amplificando i contenuti anche attraverso piattaforme digitali: tutto questo ha offerto nuova energia al nostro bisogno di condividere conoscenza e saperi, soprattutto con i giovani che si preparano a diventare i professionisti di domani.

MASSIMO ZANATTA ISTITUTO MARANGONI MILANO DESIGN / SCHOOL DIRECTOR

I mesi scorsi ci hanno messo di fronte all’impossibilità di incontrarsi e Milano Design City è stata un’occasione importante per ritornare a un confronto diretto, cogliendone il valore con una rinnovata consapevolezza. Avevamo bisogno di stare di nuovo insieme e respirare proprio quelle energie che rendono il design italiano un’esperienza unica al mondo. Natuzzi ha abbracciato con entusiasmo questo progetto, e lo ha fatto presentando la nuova collezione The Circle of Harmony, che nasce proprio da un incontro con otto progettisti chiamati a confrontarsi con il DNA della marca.

PASQUALE JUNIOR NATUZZI NATUZZI / CHIEF CREATIVE OFFICER

In questo 2020 complesso, l’iniziativa ha avuto il pregio di confermare la capacità di ripartire e la vitalità di un settore che ha continuato a produrre idee e prodotti nonostante tutto. Personalmente ho apprezzato come questa Designer’s Week sia stata una volta ancora un esempio di sinergia tra imprese, progettisti, cultura e comunicazione. Una formula vincente su cui potranno basarsi anche le future iniziative legate al tema del design.

EMILIO MUSSINI PANARIAGROUP / PRESIDENTE

Il digitale rappresenta una straordinaria opportunità di sviluppo, ma non può sostituire l’esperienza sensoriale del prodotto. Per i brand del lusso come il nostro l’esclusività e la dimensione emotiva restano valori chiave. Per questo, augurandoci che fin dalla prossima edizione la situazione globale renda possibile l’afflusso di visitatori stranieri, riteniamo la Designer’s Week 2020 un’iniziativa fondamentale per mantenere la relazione con il cliente e garantire al settore dell’arredo di lusso maggiori opportunità commerciali, di incontro e innovazione.

RENATO PRETI LUXURY LIVING GROUP / CEO

Technogym da sempre collabora con i più famosi architetti per la progettazione di spazi wellness nelle più belle case e top location al mondo, per creare un’esperienza di allenamento immersiva con prodotti di design made in Italy che si integrino perfettamente con l’ambiente. In questo contesto, Milano Design City è stata l’occasione per ospitare tre talk dedicati alla scoperta delle tendenze del wellness nel mondo dell’architettura con alcuni dei più importanti professionisti del design come Patricia Urquiola, Marco Piva e Kelly Hoppen.

NERIO ALESSANDRI TECHNOGYM / PRESIDENTE

Settembre ha rappresentato per Living Divani un mese cruciale: l’inaugurazione del nuovo avamposto milanese e il lancio della collezione 2020 presso lo showroom aziendale di Anzano del Parco. La Designer’s Week 2020 ha fornito la cornice ideale per inquadrare le due presentazioni nell’ambito di un evento di più ampio respiro, capace di coinvolgere l’intero settore del design e creare sinergie, attraendo anche operatori esteri e ribadendo ancora una volta la centralità della città di Milano nel mondo del progetto.

CAROLA BESTETTI LIVING DIVANI / HEAD OF MARKETING AND COMMUNICATION

La Designer’s Week ha offerto un coordinamento e una cassa di risonanza agli eventi organizzati dai singoli brand per il lancio delle collezioni 2020, scegliendo il tema della sostenibilità come fil rouge. L’allestimento rinnovato dello showroom Duriniquindici è stato accompagnato da due talk, visibili sulla piattaforma digitale, per raccontare l’evoluzione dei sistemi in chiave architettonica e i pilastri della produzione sostenibile Porro: dalla fabbrica che dal 2000 lavora completamente in luce naturale, al nuovo sistema produttivo modificato nel 2018 in ottica lean, fino alle più recenti collaborazioni con RiceHouse e Cooperativa Alice in un’ottica di sostenibilità ambientale e sociale.

LORENZO PORRO PORRO / PRESIDENTE

Finalmente il design è tornato animare la città, riconfermando la centralità di Milano. Abbiamo avuto in questo modo l’opportunità di presentare finalmente al pubblico le novità che le aziende avrebbero dovuto presentare in aprile in occasione del Salone del Mobile. Siamo certi che questo contribuirà alla ripresa del settore e della città di Milano. Abbiamo potuto rivivere in questi giorni l’esperienza annuale del FuoriSalone nella capitale del design.

GIULIA MOLTENI MOLTENI GROUP / HEAD OF MARKETING AND COMMUNICATION


Privati della possibilità di presentare le nostre ultime novità alle manifestazioni fieristiche di settore, oltre che al FuoriSalone di Milano, sentivamo forte l’esigenza di riaprire il dialogo e l’incontro fisico con i nostri principali interlocutori. Siamo contenti del risultato e della visibilità ottenuta e crediamo che questa sia ora una formula percorribile anche nei mesi a venire, indipendentemente da manifestazioni fieristiche concomitanti.

Moltissime aziende hanno partecipato alla Interni Designer’s Week con grande entusiasmo ed energia, dimostrando ancora una volta la volontà di esprimere la propria creatività ed eccellenza produttiva. Ovviamente non sono arrivati visitatori dai Paesi lontani, ma gli operatori europei e soprattutto italiani hanno molto apprezzato, dopo mesi di meeting virtuali, la possibilità di potersi incontrare e confrontare. Interni Designer’s Week ha inoltre fatto scattare nuovamente la voglia ai consumatori finali di visitare, soprattutto nel weekend, gli showroom d’arredo. Per Cappellini è stata una esperienza molto positiva e sicuramente da ripetere in futuro, cercando di migliorare sempre più la collaborazione tra aziende e il rapporto con la città.

PATRIZIA VICENZI LUCEPLAN / CEO

GIULIO CAPPELLINI CAPPELLINI / ART DIRECTOR

Abbiamo partecipato con convinzione alla Designer’s Week chiedendo a Ferruccio Laviani di creare per l’occasione un allestimento speciale dello showroom. Abbiamo organizzato dirette social con i designer dei nuovi prodotti presentati per raggiungere anche chi non poteva essere presente a Milano. Abbiamo colto l’occasione per festeggiare il 30° compleanno della lampada Lumiere, presentata proprio nel settembre del 1990… e poi è stata una bella occasione per rivedere tanti amici del mondo del design. Insomma, è stato un bel modo per dire che abbiamo tutti voglia di ricominciare!

CARLO URBINATI

La Designer’s Week di Interni, è stata un’iniziativa estremamente positiva. Dopo molti mesi di relazioni unicamente digitali, abbiamo ristabilito connessioni strategiche nei nostri spazi milanesi, dove abbiamo presentato le collezioni 2020 con un nuovo concept espositivo: un allestimento fortemente visivo che ha favorito un’esperienza ricca ed immersiva nel mondo della luce. Gli appuntamenti sono stati rigorosamente oneto-one, e cio si è rivelata una formula vincente con tempi di permanenza più lunghi da parte degli ospiti, che hanno beneficiato di uno storytelling più profondo. Credo che da un’esigenza imposta sia nata una scoperta, e di questo insegnamento faremo sicuramente tesoro negli anni futuri.

ROBERTA SILVA

FOSCARINI / PRESIDENTE

FLOS / CEO

Milano è tornata a essere ciò che merita! Fulcro delle idee e della cultura del design ‘nobile’, attento alle finiture e all’originalità. E questo grazie alla Milano Design City, che in questo momento storico ha saputo far emergere il motore del settore design: la passione per l’innovazione. La ripresa ci sarà, ma solo grazie all’impegno di tutti e all’innovazione, che rappresenta l’obiettivo per cui migliaia di imprese come la nostra lavorano quotidianamente. Innovare significa inoltre sposare il concetto di eco-sostenibilità: mai come ora siamo sensibili alla salute delle persone, dell’ambiente, dell’aria che respiriamo, perciò il progresso dipende strettamente dalla nostra capacità di sviluppare nuove idee e materiali ecocompatibili.

WILLIAM LUCCHETTA CIMENTO / CEO

Siamo molto felici di aver partecipato a Milano Design City e soddisfatti dei risultati ottenuti. Nonostante tutte le incertezze di quest’anno, credo che l’iniziativa sia stata un’occasione importante per far rivivere il design in città, soprattutto perché il design è un patrimonio unico del nostro Paese che deve essere salvaguardato. Durante queste due settimane abbiamo accolto in showroom i nostri stakeholder. Oltre al piacere di rivedersi, abbiamo riscontrato una risposta molto positiva a livello commerciale. La manifestazione ha sottolineato quanto sia importante far vivere i nostri spazi durante tutto l’arco dell’anno.

LUCA FUSO CASSINA / AMMINISTRATORE DELEGATO

Casamilano ha aderito alla Designer’s Week con interesse perché, fin da subito, l’ha considerata un segnale positivo per il nostro settore. Tuttavia bisogna rilevare alcuni aspetti critici. Da parte delle istituzioni ci saremmo aspettati maggiore incisività e capillarità nella comunicazione, lasciata in prevalenza in capo ai singoli espositori. In particolare, l’assenza del Comune di Milano ha impedito di accendere l’interesse della stampa e del pubblico. Il risultato è stato, dunque, poco efficace in termini di riscontri della clientela. Per il futuro, allora, si potrebbe pensare a eventi simili, ma organizzati più nel dettaglio, a partire da un’intensa campagna sui social e sugli organi di stampa.

ANNA TURATI CASAMILANO / ART DIRECTOR

Milano Design City ha rappresentato un piacevole momento di incontro che abbiamo accolto con entusiasmo. Attraverso la tecnologia, abbiamo potuto colmare le distanze e arrivare ovunque, anche a chi non ha potuto visitare di persona il nostro flagship store. Un banco di prova per testare altre modalità di interazione e comunicazione, come i tour virtuali organizzati per presentare la nuova collezione. Attraverso le immagini live e appuntamenti dedicati abbiamo raccontato e condiviso con la rete vendita e gli addetti del settore il percorso svolto in questi mesi dall’azienda.

SILVIA GALLOTTI GALLOTTI&RADICE / CEO


CUORE PULSANTE Nelle settimane dedicate al design il centro storico milanese si apre alla cittĂ per esporre le soluzioni piĂš innovative di prodotto, ma anche come guida per lo shopping

Minotti Concept Store by Misura Artredamenti, la vetrina dedicata all’outdoor, con il sistema di sedute e tavolino Sunray di Rodolfo Dordoni, la poltrona Fynn (a sinistra) di GamFratesi, il tavolo Van Dyck di Rodolfo Dordoni (foto courtesy Minotti).


Designer’s Week Duomo/Quadrilatero

Janus et Cie, poltrona Anatra High Back Lounge in teak e corda intrecciata, di Patricia Urquiola (foto Paolo Riolzi). Ernestomeda Milano, versione rinnovata della cucina One, progettata per dare vita a molteplici configurazioni (foto Matteo Cirenei).

Lema Misura Arredamenti, tavolo Sesto con base a cavalletto e sedie Ombra, di Piero Lissoni (foto Simone Barberis).

INTERNI dicembre 2020 / 65


Designer’s Week

Duomo/Quadrilatero

Showroom Alessi, collezione Plissé, bollitore, frullatore e tostapane di Michele De Lucchi (foto Paolo Riolzi).

Rinascente, il corner dedicato alla linea di pentole Fusiontec di WMF.

Frette, allestimento di Thesign, con i plaid Chains e Luxury Mink abbinati ai vasi di Bitossi (foto Paolo Riolzi).

Showroom MIG, progettato dall’architetto Tadao Ando con la parete curva in cemento. L'allestimento è dello studio Lucchesedesign, con tavolo Frame di Sinetica, sedie Milos di Sitland, lampade Squiggle di Rotaliana (foto Paolo Riolzi).

66 / dicembre 2020 INTERNI


Showroom Kartell, A.I. Recycled Material Chairs, in materiale riciclato, di Philippe Starck, tavolo Glossy Marble, lampade FL/Y e Planet, specchi All Saints (foto Paolo Riolzi).


Reportage Designer’s Week

DUOMO/QUADRILATERO Duomo/Quadrilatero

Showroom Poltrona Frau, il Chester Line, divano componibile con moduli curvilinei, evoluzione dell’iconico Chester, il pouf Grant di Tristan Auer, la poltrona Aida e i tavolini Fidelio di Roberto Lazzeroni (foto Paolo Riolzi).


Showroom Valextra, progetto MarVles, 19 borse Iside in edizione limitata, firmate Patricia Urquiola in collaborazione con Budri.

Calligaris Store Milano Duomo, sullo sfondo, tavolo Sunshine CS4128-S-200 con piano in ceramica-vetro e marmo nero Calacatta, e sedie Holly CS2037 con struttura bronzo e rivestimento Venice nero (foto Matteo Cirenei).

Rinascente, il nuovo spazio espositivo Vitra presso il Design Supermarket (foto Matteo Cirenei).

INTERNI dicembre 2020 / 69


Nello showroom Rossana, totalmente ripensato da Simona Tagliaferri, Isøla, design Carlo Colombo, qui in versione Singapore. Il lato cucina presenta una zona funzionale con top in Acciaio Orizzonte; il lato living è definito da una parete in marmo Melbourne e da una zona bar con piano snack in Frassino Fossile.


Designer’s Week

Duomo/Quadrilatero

Da Visionnaire Design Gallery, allestimento di Alessandro La Spada, con tavolo Amos e lampadario Sputnik di Draga & Aurel, sedie Clem di Alessandro La Spada (foto Paolo Riolzi).

JCP Universe nello showroom Jumbo Group: l’installazione Another Nature di CTRLZAK (foto Paolo Riolzi).

Poliform Milano, area dedicata alle novità firmate Jean-Marie Massaud: divano Saint-Germain, poltrona Le Club e tavolini Koishi (foto Matteo Cirenei).

INTERNI dicembre 2020 / 71


IDWM 2020 La Designer’s Week ha rappresentato un momento molto atteso e importante. Si è trattato di un evento prevalentemente italiano a cui hanno partecipato perlopiù addetti ai lavori: ora è necessario fare una riflessione su come tradurre tutto ciò in una logica di sistema internazionale, su come creare una comunicazione integrata, su quello che deve essere il ruolo e il supporto del Comune e del Salone del Mobile. Consolidando questa esperienza in città e continuando a ragionare in una logica fisico-digitale, ci av viamo ad affrontare le sfide che il futuro ci riserva, sia in termini di Salone che di FuoriSalone.

Siamo lieti di aver preso parte a questa iniziativa che ha confermato il ruolo di Milano capitale internazionale della creatività e della cultura del progetto. È stata un’occasione per tornare a incontrarsi faccia a faccia. Sentivamo l’esigenza di presentare e far conoscere al pubblico e agli addetti ai lavori le nostre creazioni e i nostri nuovi spazi per ribadire la nostra vitalità che non si è spenta durante il lockdown, ma anzi ha continuato a produrre idee riflessioni e progetti.

GIOVANNI DEL VECCHIO

DIEGO MARTINEZ DUBOSC

GIORGETTI / CEO

BAROVIER&TOSO / CCO

REFLECTIONS

Tornare ad avere un contatto ‘fisico’ e non solo digitale con clienti, giornalisti e addetti ai lavori è stato un valore aggiunto, seppur con tutte le precauzioni che la situazione attuale ha richiesto. I digital tools e gli strumenti di vendita e comunicazione che hanno visto un rapido avanzamento negli ultimi mesi sono sì utili, ma toccare con mano le nostre collezioni e i prodotti, testarne la qualità, risulta fondamentale per apprezzarne ogni aspetto.

Milano è la capitale culturale del progetto italiano ed europeo e il design è uno dei motori di innovazione strategica per l’impresa italiana. Milano Design City ha dimostrato come possiamo immaginare nuove dimensioni dello stare insieme, sempre nel rispetto delle regole e dell’altro, interpretando nuovi ritmi che ci portano a vivere sia in presenza che in digitale, secondo modalità di integrazione a intermittenza – non di alternativa – in grado di attivare le relazioni culturali di condivisione e le opportunità di sviluppo.

L’iniziativa Milano Design City ha avuto indubbiamente delle ricadute positive sulla nostra attività, anche se i visitatori dall’estero sono stati, come era ovvio, numericamente poco rilevanti. In ogni caso, abbiamo notato un certo fermento nelle aree di Milano vocate al design. Anche il nostro spazio di corso Monforte 28 ha beneficiato di questo evento diffuso e alcuni visitatori, dopo la visita, hanno deciso di recarsi anche presso il nostro corporate showroom di Meda. Dispiace che, nelle settimane successive, la ripresa dei contagi abbia nuovamente imposto a tutti la limitazione massima di spostamenti e visite.

ROBERTO GAVAZZI

CARLOTTA DE BEVILACQUA

MATTEO GALIMBERTI

ARTEMIDE / VICEPRESIDENTE & CEO

FLEXFORM / DIRETTORE VENDITE ITALIA

BOFFI|DEPADOVA / CEO

Partecipare alla Designer’s Week milanese con un allestimento dedicato nello showroom di via Hoepli è stato per noi molto significativo. A partire dal titolo dell’evento, “Another Future”: un momento di riflessione sul futuro che ci attende e l’occasione per presentare le anteprime delle collezioni 2021, nel contesto della città che si conferma il cuore pulsante del nostro settore. Nonostante le difficoltà del momento guardiamo avanti con atteggiamento positivo e con la capacità di innovare che ci caratterizzano da sempre.

MORENO BRAMBILLA JUMBO GROUP / CHAIRMAN AND CEO

Milano Design City ha segnato un momento importante per il nostro comparto. Si è sentita la mancanza del pubblico internazionale ma ha rappresentato un passo significativo verso una nuova normalità con cui aziende, istituzioni, progettisti, architetti, rivenditori, giornalisti devono oggi confrontarsi. Le dimensioni più contenute rispetto al FuoriSalone hanno permesso una maggiore selezione, gli operatori hanno avuto tempi più dilatati per scoprire le novità. Una condizione che ha favorito dialoghi e riflessioni oltre al ritorno tanto atteso a un racconto diretto, fisico delle nostre proposte.

ANGELO MERONI LEMA / PRESIDENTE

In un periodo così delicato, la missione della nostra azienda è stata forse ancora più sentita: creare e condividere oggetti di qualità che non sono semplicemente utili, ma che arricchiscono la quotidianità attraverso il design sofisticato e ironico che da sempre contraddistingue il brand.

ALBERTO ALESSI ALESSI / PRESIDENTE


La nostra scelta di aderire alla Designer’s Week è nata dalla volontà di presentare la 2020 Collection all’interno di uno spazio fisico, dopo un progetto digitale di grande impatto lanciato in giugno, e di sostenere un’iniziativa collettiva di settore volta a ribadire la centralità di Milano come punto di riferimento per il design internazionale. Nonostante l’affluenza più contenuta, la qualità delle interazioni con professionisti e consumatori è stata di grande soddisfazione, sia negli incontri con il trade presso il nostro headquarter a Meda, che con il pubblico presso il nostro concept store di Milano.

ROBERTO MINOTTI MINOTTI / CO-CEO

Interni Designer’s Week Milano è stato un progetto coraggioso che abbiamo supportato da subito con grande entusiasmo. Non è un segreto che per tutto il settore la mancata edizione del Salone del Mobile sia stata una doccia fredda malgrado gli enormi sforzi e investimenti di tutti noi nell’adattare una nuova strategia marketing e di comunicazione fortemente orientata alla digitalizzazione dei processi. Le connessioni ritrovate vedendosi di persona e i talk hanno senz’altro dato una sferzata di energia e positività, creando nuove opportunità di scambio culturale e professionale con gli addetti al settore italiani e stranieri.

ELEONORE CAVALLI VISIONNAIRE / ART DIRECTOR

Con questa manifestazione la città di Milano si è rivelata pronta a esprimere una rinnovata vitalità e una sempre più rilevante volontà di rilancio. È stato interessante notare la partecipazione massiva dei brand e la determinazione degli operatori del settore nel voler dare un forte segnale che il Paese non si vuole fermare, nonostante le numerose avversità che stiamo attraversando.

Milano Designer’s Week è stata per MIG un’importante occasione per condividere con la community del design i nuovi progetti dei brand Jesse, Rotaliana, Sinetica e Sitland. Il nuovo showroom, inaugurato lo scorso giugno, ha ospitato cinque eventi, trasmessi anche online, dedicati alla sostenibilità e alle nuove collezioni. Una sfida che MIG e i suoi brand hanno colto con entusiasmo e con un bilancio finale positivo.

STEFANO ROSA ULIANA

GIANMARIA MEZZALIRA

CALLIGARIS GROUP / CEO

GRUPPO MIG / CEO

La Designer’s Week ha confermato ancora una volta Milano come città del Design Internazionale. Nonostante il futuro incerto, la partecipazione e l’innovazione di prodotto proposta dagli operatori sono state fondamentali affinché si respirasse un’aria di rinascita. Da un lato abbiamo rilevato una grande attenzione alle icone riviste in chiave moderna, che anche in Rinascente abbiamo celebrato nello spazio Best of Design; dall’altro la rivisitazione di funzioni di arredo e illuminazione ci ha portato a volgere uno sguardo al futuro, immaginando uno scenario innovativo e sempre più interconnesso agli accadimenti socio culturali.

GIUSEPPE D’AMATO RINASCENTE / DIVISIONAL MERCHANDISE MANAGER

Grazie alla Designer’s Week, nuova iniziativa della rivista Interni abbiamo avuto l’opportunità di presentare il modello Isøla, progetto di Carlo Colombo. Rossana ha colto l’occasione per inaugurare il nuovo concept store firmato dall’art director Simona Tagliaferri, nel cuore di Milano, centro indiscusso del design internazionale. Siamo riusciti a far vivere l’esperienza Rossana sia in showroom ma anche virtualmente, con il progetto Design Talks che già in periodo di lockdown ci ha consentito di rivolgerci al mondo del design con l’intervento dei grandi architetti che hanno segnato la storia Rossana.

EMANUEL COLOMBINI GRUPPO COLOMBINI / PRESIDENTE

Milano Design City è stata un’occasione importante per riportare l’arredo e il design al centro dell’attenzione cittadina dopo il duro periodo di lockdown che ha impedito lo svolgimento del Salone del Mobile. Siamo soddisfatti per la partecipazione non solo degli operatori del settore (rivenditori, architetti, designer, stampa) ma soprattutto dei consumatori. Ritengo che l’appuntamento abbia funzionato soprattutto come segnale di un settore simbolo dell’eccellenza italiana, sempre in fermento, nonostante le difficoltà contingenti. Inutile dire che, con l’adeguato sostegno da parte di tutte le istituzioni, l’evento di settembre può diventare un punto fermo delle attività cittadine anche negli anni a venire.

NICOLA COROPULIS POLTRONA FRAU / AMMINISTRATORE DELEGATO

La scelta di Milano è stata molto apprezzata: la città ha un alto valore simbolico perché da sempre è riconosciuta a livello internazionale come la capitale del design. Un’iniziativa che ha testimoniato in modo molto incisivo quanto Poliform e le altre aziende del settore non si siano mai fermate!

GIOVANNI ANZANI POLIFORM / CEO


Designer’s Week

Brera

CREATIVITÀ INDOMABILE

Prodotti, certo. Finalmente da toccare con mano. Ma anche mostre, allestimenti, showroom nuovi o rinnovati. La manifestazione d’autunno ha restituito a Brera quell’entusiasmo progettuale che rappresenta la sua cifra più genuina

Showroom Moroso, allestimento della vetrina con poltrone Ruff disegnate da Patricia Urquiola (foto Matteo Cirenei).


Showroom Modulnova, la mostra fotografica "The Outside Inside. Architetture urbane" di Roberto Graziano Moro. Il lavabo Block della collezione Blade è realizzato in granito Amarula raw (foto Simone Barberis).


Designer’s Week

Brera

Itlas Store Milano, il legno è protagonista di ogni spazio abitativo grazie alle collezioni di mobili I Massivi e ai rivestimenti 5.5 e Progetto Bagno (foto Matteo Cirenei).

Studio AMDL Circle ospite della mostra "Andrea Branzi at the Circle", raccolta inedita di 16 ritratti e opere di Andrea Branzi; fanno parte della collezione privata di Michele De Lucchi (foto Matteo Cirenei).

Lualdi Showroom, Altaj, design SBGA | Blengini Ghirardelli, porte dotate di un profilo metallico che incornicia l’anta. I modelli possono essere rivestiti con materiali diversi, fra cui legno, gres, cuoio e carta da parati (foto Matteo Cirenei).

La lampada Colombo di Joe Colombo nella nuova finitura anodic bronze, presentata da Oluce presso lo showroom Molteni&C | Dada di via Solferino (foto Matteo Cirenei).

76 / dicembre 2020 INTERNI

Agape12, l’allestimento "Il cantiere della bellezza" di Camilla Benedini con alcuni elementi della capsule collection sul tono del verde presentati da Agape e Agape Casa: sedie Tre 3 di Angelo Mangiarotti e contenitori Lift, design Benedini Associati. In primo piano, il tavolo Eros, ancora di Mangiarotti (foto Matteo Cirenei).


Showroom Rubelli, nuovo concept di allestimento di Matteo Nunziati, con poltrone e divano Velour di Matteo Nunziati e il pouf Twil.

ETEL Milano, allestimento Women & Design con: panca Callas della collezione Botânica, design Inês Schertel & Etel Carmona; divano Brasiliana di Jorge Zalszupin; appendiabiti LBB di Lina Bo Bardi; artwork in lana e sgabello di Inês Schertel; vaso Martina di Etel Carmona (foto Simone Barberis).

Abstract Landscape: la collezione di pezzi unici realizzati a mano con tronchi Abonos™ e materiali sostenibili, di Elisa Ossino da H+O Apartment Gallery (foto Paolo Riolzi).

Boffi Solferino, riedizione del modello Xila (disegnato nel 1972 da Luigi Massoni), senza maniglia e con ante Shades in massello di noce canaletto, realizzate con incisioni e la cui estetica simula un disegno formato da una successione di canne giustapposte (foto Matteo Cirenei). INTERNI dicembre 2020 / 77


Showroom Zanotta, la vetrina ai Caselli di Porta Garibaldi dedicata alla poltrona Sacco disegnata nel 1968 da Piero Gatti, Cesare Paolini e Franco Teodoro e premiata con il Compasso d’Oro alla Carriera 2020.


Designer’s Week

Brera

Showroom Wall&decò, parete rivestita con carta impermeabile per la doccia, parte di una delle nuove collezioni 2020 di WET System (foto Matteo Cirenei).

Nel rinnovato showroom Cristina Brera, East Side di angelettiruzza design per Cristina Rubinetterie, collezione connotata dal processo di godronatura che genera sulle superfici un ricercato contrasto materico.

INTERNI dicembre 2020 / 79


Designer’s Week

Brera

Flagship store Bisazza: i maxi pattern in mosaico Ortensia e Chiave nati in collaborazione con Fornasetti (foto Paolo Riolzi).

Showroom antoniolupi, lavabo freestanding Aura in Cristalmood retroilluminato, disegnato da Marco Piva.

Showroom Dimoremilano: lampade Serie, tavolo Ignazio, pouf Parigi e la collezione di tessuti, tutto di Dimorestudio (foto Paolo Riolzi).

80 / dicembre 2020 INTERNI


In esposizione nello showroom Alpi, i nuovi pattern lignei, sviluppati in collaborazione con Patricia Urquiola e Piero Lissoni.

Flagship store Carl Hansen & Søn: il nuovo Sideways Sofa di Rikke Frost (foto Matteo Cirenei).

Showroom Ceramica Flaminia, una ambientazione realizzata con basi portalavabo e scaffale in metallo Filo, con lavabo da appoggio e specchio Flag, disegnati da Alessio Pinto (foto Matteo Cirenei).

Flagship store Talenti, elementi della collezione Riviera, design Jean-Philippe Nuel: poltrona living con struttura in alluminio e braccioli in gres e tavolo da caffè rotondo con piano in gres (foto Matteo Cirenei).

INTERNI dicembre 2020 / 81


IDWM 2020 Milano Design City è stato un momento positivo, un messaggio importante per la città di Milano e più in generale per l’Italia. Siamo stati contenti dei risultati ottenuti, c’è stato un buon afflusso, abbiamo percepito curiosità e voglia di novità. Abbiamo riscoperto la clientela italiana e avvertito la voglia, retaggio dei mesi scorsi, di curare la casa, apportare modifiche funzionali alle nuove abitudini dello smart working o alla maggiore propensione a ricevere a casa. Anche dall’estero abbiamo ricevuto segnali di interessamento, fondamentali per l’intero settore. La speranza di tutti è quella di poter presto recuperare un livello di normalità tale da consentire ai nostri clienti di tornare a vivere la città e i nostri prodotti.

Abbiamo partecipato alla Designer’s Week e lo abbiamo fatto in modo molto particolare, poiché la settimana del design è coincisa con l’apertura del primo showroom Mohd a Milano. Un’iniziativa ben riuscita, di grande coraggio in questo momento storico del tutto inusuale, una serie di eventi fisici che rappresentano un segnale di enorme positività. Una particolare attenzione agli showroom e agli spazi urbani della città di Milano, che si riconferma simbolo e punto di riferimento della creatività internazionale nel campo del design.

STEFANO CAZZANIGA

GIANLUCA MOLLURA

INTERNI DESIGN EXPERIENCE / CEO

MOHD / CEO

REFLECTIONS

Solo pochi mesi fa raccontavo a Interni come Lualdi stesse reagendo al lockdown in modo propositivo, riorganizzandosi verso una produzione che ripensasse la divisione degli spazi e concepisse nuove soluzioni. La nostra partecipazione alla Designer’s Week riflette lo stesso spirito che ha mosso la rivista a organizzare un FuoriSalone autunnale: la volontà e la capacità di adattarsi a nuovi scenari con soluzioni che interpretino e soddisfino le attuali esigenze abitative.

ALBERTO LUALDI LUALDI / AMMINISTRATORE DELEGATO

Milano Design City ha rappresentato per la nostra azienda un momento significativo in quanto, dopo lo stop degli eventi fieristici per l’emergenza sanitaria Covid-19, è stato il primo appuntamento in cui abbiamo ritrovato un contatto diretto con il mondo del design e con il pubblico. Abbiamo partecipato con l’intento di segnare un punto di ripartenza e di riaprire spazi di incontro e dialogo con il mondo esterno, dal quale Flaminia trae spunto e ispirazione per allargare i propri orizzonti produttivi e migliorarsi sempre.

FRANCESCO BRAVINI CERAMICA FLAMINIA / EXPORT MANAGER

Abbiamo aderito alla Designer’s Week con la volontà di trasmettere un messaggio di ripresa e soprattutto di coesione tra gli esponenti del design Made in Italy. Si è trattato di un’attivazione molto importante per Milano e sia gli addetti ai lavori che il pubblico locale hanno aderito con grande entusiasmo e disponibilità. Ora e in futuro sarà importante pensare a tutto ciò che crea occasioni di incontro: appuntamenti più piccoli e mirati rispetto a una volta, ma che in qualche modo garantiscano il vis-à-vis e il vero e proprio scambio.

CHRISTIAN BENINI WALL&DECÒ / ART DIRECTOR

La settimana milanese del design è per noi un punto di riferimento importante per incontrare i clienti, la stampa, nuovi e vecchi partner su scala internazionale. Naturalmente le attuali restrizioni imposte dal Covid-19 hanno trasformato la Milano Designer’s Week in un’esperienza più locale; al di là di ciò siamo stati entusiasti di averne preso parte e riteniamo che l’iniziativa abbia rappresentato un incentivo concreto verso una rapida ripresa del settore dell’arredo e della città di Milano, simbolo della creatività internazionale nel campo del design.

KNUD ERIK HANSEN CARL HANSEN & SØN / CEO

Abbiamo apprezzato l’iniziativa di Interni Designer’s Week di riportare l’arte e il progetto al centro della vita sociale e culturale di Milano, città di riferimento per il design internazionale. La cultura e la manifattura, la coesione sociale, l’innovazione e la sostenibilità, tematiche promosse da questa iniziativa, rappresentano la chiave per il futuro. È stato importante dare un segnale positivo al settore a sostegno dell’economia e dell’Italia, un’occasione di condivisione di pensieri, idee, progetti attuali e futuri, e per presentare due nuovi cataloghi, Modulnova Living e Bath collection, perché la creatività e la bellezza non si fermano.

DARIO PRESOTTO MODULNOVA / PRESIDENTE

È stato piacevole e liberatorio risentire un po’ di quell’energia, fonte del nostro lavoro, che accompagna ogni Salone e ogni FuoriSalone. Rivedere amici, colleghi, designer, ritrovare in tutti la consueta passione per quello che facciamo... È stata una vera iniezione di vitamina.

PATRIZIA MOROSO MOROSO / ART DIRECTOR


La Designer’s Week di settembre ha rappresentato un importante segnale di ripresa per le aziende del design e per la città di Milano. II primo vero evento fisico organizzato dopo il primo lockdown, un’iniziativa che abbiamo voluto fortemente supportare e che ci ha permesso di presentare dal vivo le ultime novità a clienti, architetti e giornalisti. In un settore come il nostro, oltre al supporto digitale, è fondamentale offrire al pubblico l’immediatezza e l’esperienza dello shopping fisico in negozio. Gli arredi bisogna poterli raccontare e toccare.

DEMETRIO APOLLONI KNOLL EUROPE / PRESIDENTE

Milano Design City è stata per Talenti un’occasione per tornare a incontrare la gente, parlare, anche se da dietro a una mascherina, e raccontare la passione per il design. Siamo fieri di aver presentato un’anticipazione delle novità del catalogo 2021 e l’abbiamo fatto scommettendo, ancora una volta, sul talento. Aprire le porte nel nostro flagship store milanese è stata davvero una boccata d’ossigeno che ci ricarica per affrontare il futuro. Un futuro che punterà sulle nuove tecnologie ma non potrà fare a meno del contatto umano.

FABRIZIO CAMELI TALENTI / CEO

Milano Design City ha smosso le acque ferme da mesi nel mondo del design milanese. Le iniziative messe in atto, le presentazioni di prodotti, gli incontri e i talk penso siano stati utili ed efficaci soprattutto per gli addetti ai lavori, per un fattivo scambio di idee e per guardare al prossimo futuro con una certa dose di positività. Di sicuro, parlare, comunicare e diffondere la cultura del design a un pubblico più allargato fa bene a tutti!

DANIELA FANTINI FRATELLI FANTINI / CEO

Milano Design City è stato un momento importante non solo per noi come azienda, ma per tutto il settore arredo che ha saputo lanciare un messaggio forte di voglia di ripresa e di positività, trovando nuove soluzioni e nuovi spunti per il futuro e permettendo anche una continuità di sviluppo alle aziende.

VITTORIO ALPI ALPI / PRESIDENTE

Milano Design City è stata una chiara dichiarazione d’intenti. Con rispetto al delicato momento che stiamo vivendo, c’è voglia di andare avanti. Questa edizione ci ha lasciato due messaggi importanti: una riconfermata leadership di Milano nel panorama internazionale della creatività e dell’arredo e una crescente attenzione da parte dell’industria del design verso l’impatto che esercita a livello ambientale e sociale.

GIANLUCA PAZZAGLINI FLORIM CERAMICHE / GLOBAL CHIEF COMMERCIAL OFFICER

Interni Designer’s Week è stata per noi l’occasione di presentare al pubblico un progetto corale a cui lavoravamo da mesi. Pianca & Partners è per sua natura un progetto di networking, e questi sono stati giorni consacrati proprio alle relazioni, sia interne, tra i 26 marchi partecipanti, sia con i professionisti del settore e la stampa. L’auspicio è che iniziative come queste riescano a diventare appuntamenti fissi nello scenario del progetto, anche a livello internazionale.

ALDO PIANCA PIANCA / PRESIDENTE E PROMOTORE DEL PROGETTO PIANCA & PARTNERS

Questi giorni ci hanno dato la possibilità di dedicarci all’interazione one to one con i numerosi visitatori che sono venuti a trovarci nello showroom e di condividere i progetti sui quali abbiamo continuato a lavorare in questi mesi. Abbiamo prestato una particolare attenzione al digitale e, in modo nuovo e responsabile, abbiamo riaperto le porte dell’azienda agli ospiti, desiderosi di scoprire la nostra produzione.

DANIELE MAZZON CRISTINA RUBINETTERIE / GENERAL MANAGER

Milano è la nostra seconda casa e siamo orgogliosi di aver scelto questa città come base in Europa. Quest’anno triste ci ha colpiti tutti in maniera diversa e abbiamo voluto fortemente partecipare all’iniziativa Milano Design City per sostenere il nostro sistema e fare gruppo con gli altri brand. Abbiamo pensato che fosse un atto dovuto e necessario per mantenere vivo l’interesse verso il nostro mondo. È stato un momento ideale per creare connessioni e scambi di idee per pensare al futuro con ottimismo.

LISSA CARMONA ETEL / CURATRICE E CEO

Orfano del Salone del Mobile, il settore del design ha riportato su di sé l’attenzione di progettisti e appassionati grazie alla Designer’s Week di Interni. Una boccata d’aria in un periodo così complesso, che ci ha restituito la giusta spinta per proseguire con nuovi progetti.

ANTONIO VERDERI OLUCE / PRESIDENTE

C’era voglia di toccare il design. La Designer’s Week 2020 è stata un’iniziativa interessante di cui si sentiva la necessità dopo mesi di pausa forzata. Ha avuto il merito di riaccendere i riflettori su una delle nostre eccellenze mentre eravamo in piena crisi di astinenza dal Salone del Mobile, dando importanti segnali di ripartenza. Da ripetere.

GASPARE LUCCHETTA GRUPPO EUROMOBIL / AMMINISTRATORE DELEGATO


Designer’s Week

Around the city

Anche al di fuori dei consolidati ‘distretti del design’ si sono colte occasioni di riflettere sullo stato del progetto oggi: in forma di mostra, prodotto, incontri sul tema della sostenibilità

Superstudio, Grifo, armadio disegnato da Elena Salmistraro per Altreforme, esposto nella mostra "I Fiori della Materia" curata da Gisella Borioli per il progetto dedicato alla creatività femminile intitolato Nelle mani delle donne.

PROGETTO DIFFUSO


Al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci, l’installazione Business Wo/men del Gruppo Hera, statue realizzate con scarti di lavorazione industriale raccolte negli impianti di Herambiente, all’interno dell’evento RoGUILTLESSPLASTIC di Rossana Orlandi.

INTERNI dicembre 2020 / 85


Da Danese Milano, La pera, serigrafia della Serie della Natura di Enzo Mari, e i notebook Uno, La mela e Due, La pera in collaborazione con P di Pigna (foto Paolo Riolzi).

Massimo Iosa Ghini ritratto nel nuovo Glo flagship store, da lui progettato in zona Darsena.

Il nuovo sistema SPA Yuku SH di Effe disegnato da Marco W. Fagioli con sauna, hammam, doccia e libreria esterna nello showroom Effe H2Otto (foto Paolo Riolzi).

86 / dicembre 2020 INTERNI


Designer’s Week

Around the city

Showroom Knoll, l’innovativo sistema di divani componibili Matic, con schienali curvi dotati di meccanismo che ruota, design Piero Lissoni (foto Federico Cedrone).

INTERNI dicembre 2020 / 87


Designer’s Week

Around the city

Assab One. Allestimento della mostra 1+1+1/2020 Loris Cecchini + Michele De Lucchi con AMDL Circle + Pentagram & Friends, in cui si approfondiscono i legami tra architettura, arte e design secondo il format del progetto di Elena Quarestani curato da Federica Sala (foto Giovanni Hanninen).

88 / dicembre 2020 INTERNI


Galleria Rossana Orlandi, alcuni oggetti della Capsule Rossana Orlandi selezionati per i 25 anni della carta Fidaty di Esselunga (foto di Matteo Cirenei). In alto, lampade e prodotti in esposizione in Galleria (foto di Paolo Consaga).


IDWM 2020 REFLECTIONS

Il mondo stava già cambiando, l’ampia disponibilità delle tecnologie, la connettività diffusa, la compressione del tempo – sia nei momenti del lavoro che in quelli personali – erano diventati sempre più parte del nostro vivere quotidiano. Il business globalizzato stava portando tutti noi, in maniera ossessiva, a mantenere questi ritmi e le ritualità che il settore aveva ormai codificato. Il Covid ci ha fermati, ci ha messi nelle condizioni di cercare nuove strade per raggiungere e parlare con i nostri clienti, per presentare i prodotti, in sostanza per sperimentare nuovi modi di relazione. In questa Designer’s Week, Milano ha segnato un punto importante: si è tornati a parlare di progetto, di prodotto e a riflettere sul nostro mondo. Meno persone, pochi stranieri, ma più attenzione alle cose, alle storie: direi un nuovo format che spero ci accompagnerà nei prossimi anni anche quando l’emergenza sarà finita.

In concomitanza con il lancio dei nuovi yacht al Salone Nautico di Genova, durante la Interni Designer’s Week abbiamo voluto raccontare in un digital talk la nostra visione progettuale che ha fatto della contaminazione con il design un vero e proprio elemento distintivo, sottolineando le sinergie e le reciproche influenze di due realtà apparentemente lontane ma che, grazie alla volontà di Sanlorenzo di aprire il proprio immaginario a nuovi linguaggi, hanno dato vita a esiti progettuali inediti.

MASSIMO PEROTTI SANLORENZO / EXECUTIVE CHAIRMAN

GIULIANO MOSCONI TECNO E ZANOTTA / PRESIDENTE E CEO

L’evento della Designer’s Week ha offerto una vetrina per i visitatori interessati ai temi del design, ma soprattutto ha rappresentato l’occasione per stringere relazioni mirate con i progettisti che hanno il desiderio di entrare in contatto con nuovi partners strategici e di confrontarsi su nuove proposte per i loro progetti.

FABRIZIO STORCHI ATLAS CONCORDE / DIRETTORE MARKETING

In questo momento complicato, Milano Design City è stata l’occasione per l’Ordine degli Architetti di Milano e per la sua Fondazione di promuovere, in collaborazione con il Comune di Milano, due workshop di progettazione – denominati Re-Design Milano – rivolti ad architetti under 35, con il fine di elaborare soluzioni di design per organizzare spazi aperti e servizi durante e dopo la pandemia: un’occasione per riflettere sul significato di progetto e contesto urbano nella città di oggi.

FONDAZIONE DELL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI

Il pubblico ha partecipato con grande interesse agli incontri organizzati nel nuovo ADI Design Museum - Compasso d’Oro. Le occasioni di confronto, con la fine dell’emergenza, diventeranno appuntamenti regolari e familiari a tutti. La rete del design milanese ha dimostrato fiducia nel futuro e voglia di rilanciarsi.

LUCIANO GALIMBERTI ADI / PRESIDENTE

Siamo grati a Interni e al suo direttore, Gilda Bojardi, per il progetto Designer’s Week messo in atto in un anno così difficile. Come Whirlpool abbiamo avuto la possibilità di un momento di confronto dal vivo, quale è stato il talk show Home experience, per fare il punto sulle nuove abitudini in casa e in cucina, modificate anche dall’era Covid e sempre più digitalizzate. Lo abbiamo fatto raccontando e ascoltando progetti, storie, idee attraverso contributi complementari tra di loro.

PAOLO LIOY WHIRLPOOL / CEO

Siamo molto felici dell’esperienza delle visite guidate d’eccezione fatte al Museo del Design Italiano di Triennale Milano nell’ambito della Designer’s Week, che hanno tutte registrato il sold out. Il Museo non è fatto solo dagli oggetti che lo popolano ma anche, e soprattutto, dalle voci e dalle storie di tutte quelle figure che costituiscono il sistema del design italiano, designer, curatori, critici, storici. Avere la straordinaria opportunità di offrire ai visitatori tutte queste personali interpretazioni e punti di vista ha costituito sicuramente un arricchimento del percorso espositivo.

JOSEPH GRIMA TRIENNALE MILANO / DIRETTORE MUSEO DEL DESIGN ITALIANO

Grazie a questa manifestazione si è tornati al tempo dell’azione. È stata messa in moto una ricostruzione virtuosa grazie a un format differente, nato dall’analisi profonda e responsabile dello scenario attuale. Siamo orgogliosi di aver fatto parte di questa iniziativa che supporta la città di Milano e il settore dell’arredo e del design in generale. Per il futuro, sarà necessario ripensare gli eventi del design unendo analogico e digitale, fisico e immateriale, universale e locale, rafforzando i rapporti ‘fisici’ e, nello stesso tempo, dando spazio a legami ‘virtuali’ che il digitale rende possibili.

SAFAK FILA IDEAL STANDARD ITALIA / COMMERCIAL LEADER


Da sempre Milano risponde in maniera rapida ed efficace alle nuove esigenze, dimostrandosi pioniera in ogni settore. In questo periodo di difficoltà ha reagito prontamente e con responsabilità, organizzando una manifestazione simbolo di rinascita: sotto il segno della creatività ha dato nuova linfa al settore, permettendoci di raccontare al pubblico la nostra idea di design.

ANDREA CASTRIGNANO PROGETTISTA

È stato bello. Mentre il Salone del Mobile tace, è stato bello vedere gli operatori del design investire sull’idea di Milano Design City che vive a tempo continuato. Un luogo dove le idee nascono e si agglomerano in modo quasi spontaneo, con una regia non imperiosa che lascia largo spazio alle diverse espressioni creative. Presentazioni reali, virtuali, on line, webinar, btob, e tutto il possibile armamentario della comunicazione avanzata hanno fatto sì che se ne parlasse su tutti i media e che molti milanesi, e non solo, fossero coinvolti. Noi abbiamo puntato su una doppia mostra al femminile che mettesse in relazione l’arte e il design con l’uso dei materiali: “Nelle Mani Delle Donne” ha presentato 5 artiste e 8 architette che ci hanno dato uno spaccato piccolo ma significativo della libertà creativa delle donne. Lo ripeteremo.

GISELLA BORIOLI SUPERSTUDIO GROUP / FOUNDER

L’adesione a Interni Designer’s Week è stata un’ulteriore occasione per sottolineare il profondo legame di Geberit con il mondo del progetto. L’azienda ha infatti presentato le nuove soluzioni integrate per il bagno contemporaneo, derivanti dall’abbinamento tra l’expertise nel campo della tecnologia sanitaria e le competenze nel design.

GIORGIO CASTIGLIONI GEBERIT ITALIA / DIRETTORE GENERALE

Milano è una città generosa, accogliente, insegnante, formante: un Luogo che ha più dato che preso. Chi vive e lavora a Milano ha ricevuto molte chance di vita e successo professionale. In questo ‘blacktime’, come lo chiamo io, è stato doveroso restituire qualcosa alla città, mettendo in campo le energie e le sinergie di tutti per sostenerla in un momento così terribile. È stato comunque un rinsaldare le radici e segnare la via per un futuro che tutti noi speriamo il più prossimo possibile. E ci ha dato prova di saper lavorare come un sol uomo, in squadra tutti uniti. Anche se organizzata a tempo di record, Milano Design City è stato un evento ben gestito. Per assurdo, il minor afflusso di pubblico ha dato la possibilità di migliorare la qualità del rapporto con i contatti presi. Meno sì, ma migliori.

ROSSANA ORLANDI GALLERISTA

Interni Designer’s Week è stato il palcoscenico scelto per presentare il nuovo progetto residenziale Princype, firmato dall’architetto Marco Piva, per il quale siamo partner con prodotti e servizi legati all’interior design. L’evento, organizzato presso l’info point di corso Sempione, ci ha dimostrato che i due settori, quello del design e del real Estate, sono oggi sempre più complementari e che, nonostante la particolare situazione congiunturale, l’integrazione delle due industrie sta dando forti segnali di crescita e apprezzamento. La grande partecipazione all’evento sottolinea che l’offerta di servizi legati all’interior design, costruiti a partire delle esigenze del mercato delle costruzioni, aggiunge un anello importante alla catena del valore della proposta immobiliare residenziale.

Partecipare alla Interni Designer’s Week di Milano è stato importante per la nostra azienda. Abbiamo avuto modo di mostrare dal vivo nel nostro showroom i pezzi della nuova collezione e di ritrovare clienti e stampa. Il riscontro è stato estremamente positivo, condito anche da una certa emozione per il fatto di riprendere contatto con le persone e far apprezzare i nostri prodotti senza il filtro digitale. Per chi, come noi, fa dell’artigianalità della lavorazione e della qualità dei dettagli il proprio credo, mostrare da vicino le collezioni è un’esperienza fondamentale. La Designer’s Week è stata simbolica e strategica insieme, un modo per dire che il mondo del design non si ferma.

ALESSANDRO ALLIEVI PORADA / DIRETTORE COMMERCIALE ITALIA

Milano Design City e Interni Designer’s Week sono stati un’importante occasione per riaccendere nuovamente l’attenzione sul mondo del progetto e del design, in un anno in cui la mancanza del Salone del Mobile ha privato le aziende del settore arredo di una fondamentale e ormai consolidata vetrina.

FRANCO DI FONZO FRAG / PRESIDENTE

Il nostro motto in occasione della Interni Designer’s Week è stato “Ripartiamo tutti insieme”. Abbiamo celebrato in Triennale la finalissima del contest IdeasxWood, per dare un segnale di fiducia e di resilienza. Ci riconosciamo in Milano, nel suo ruolo innato di capitale del design reso possibile dall’humus di aziende che nutrono tutta la filiera delle competenze. Continueremo a coinvolgere università, accademie, architetti e designer in questo progetto. Abbiamo anche aderito con entusiasmo alle Vie del Compasso d’Oro con la Collezione 555.18, la più vasta collezione al mondo di piallacci naturali tinti e multilaminari, Menzione d’onore del Compasso d’Oro 2020.

LORENZO PASCUCCI

ANDREA TAGLIABUE

MILANO CONTRACT DISTRICT / FOUNDER

TABU / VICEPRESIDENTE


INtopics EDITORIAL

p1.

Our December issue is dedicated to Milan and its remarkable creative vitality, in the context of a project on an international scale that takes its cue from what we have seen and documented during our recent event INTERNI Designer’s Week Milano, from 28 September to 10 October 2020. In spite of the hardships caused by the pandemic, the Design Capital, once again, joined forces to look with optimism at a delicate situation that is still generating uncertainty all over the world. Showrooms, galleries, corporate headquarters and places of culture, in different forms and ways, enlivened the city during the course of a major urban happening. Milano Design City/INTERNI Designer’s Week reinvented the FuoriSalone 2020 that had been canceled, in terms of both spaces and timing. Our magazine played a leading role, with coordinated communication in a variegated program: a guide, in print and digital form, the digital Interni Design Journal, and other initiatives to create a network of appointments, presentations, conferences, real and virtual debates. Last but not least, there were 13 days of talks and interviews organized directly at our Meeting Point inside Istituto Marangoni Design School, on Via Cerva, where entrepreneurs took part to discuss the future of design, together with creative talents. Stories, opinions, products, ideas and the people who invent them. You will find a wide range of themes in this issue, including an assessment of what Milan represents for the design of public and private spaces of life, including fundamental realizations for the future, in the comments of Stefano Boeri with Giorgio Donà, Claudio Larcher and Giuseppe Zampieri. Finally, Maria Grazia Mattei, the person behind the new center of digital culture in Milan, MEET, reminds us that design has to continue to exist as a real – not just virtual – point of interaction and contact. To rediscover, in spite of safety measures, another humanism, adapting to the changes in progress. Gilda Bojardi CAPTION: The Lea Ceramiche showroom, which during Interni Designer’s Week presented the Anthology Impact installation created by Ferruccio Laviani: a story that originates in the space and takes form in the center of Milan. Foto Simone Barberis

INside ARCHITECTURE P2. THE NEW PIAZZA-MUSEUM

OF DESIGN

Renovation project GIANCARLO PEROTTA and MASSIMO CAMILLO BODINI - article Matteo Vercelloni THE ADI DESIGN MUSEUM IN MILAN OFFERED ITS SPACES TO THE CITY IN SEPTEMBER FOR THE FIRST EXHIBITION ON THE 27TH EDITION OF THE COMPASSO D’ORO. A SIGNAL OF REBIRTH AND VITALITY OF ITALIAN DESIGN CULTURE, WHERE THE HISTORICAL HERITAGE OF THE AWARD WAS COMBINED WITH AWARENESS IN THE CONSTRUCTION OF THE FUTURE The opening of a new museum is always cause for celebration. The museum of ADI has been long awaited, as documented by a letter by Marco Zanuso in 1964, held in the archives of the Association for Industrial Design, in which the architect – creator of countless ‘classics’ of Italian design history – urged the municipal administration to recognize the urgent need for an official facility for the Compasso d’Oro and ADI. The new museum, resulting from an urban restructuring in the Porta Volta area, has been created in the three parallel spans of an industrial building from the early 1900s that once contained a tram depot and then a power station of ENEL. Archaeological traces of these former uses have been conserved, almost like a futuristic fantasy, piercing the ground floor slab like icons of an industrial and productive past. The restoration and conversion of the complex, carried out by Giancarlo Perotta and Massimo Camillo Bodini, is part of a logic of urban reuse in which existing features become an opportunity to experiment with new functions and to redesign architectural figures as part of the urban fabric, generating new activities. In this case, the project conserves the architectural figure of the enclosure, which faces the new Piazza Compasso d’Oro (accessed from 7 Via Ceresio) with the original three-story façade of the office block, marked by an orderly sequence of openings framed by bricks and concrete keystones. The restored high volume is joined by a new recessed and glazed facade of the shorter lateral aisle, flooding the interior with light. The complex extends all the way to Via Bramante, facing it with the historic three-part façade. The extension between the piazza and the street on the opposite side makes the projects into a sort of new Milanese covered ‘galleria,’ a new path of connection that reworks a common typology of Milan in a micro-urban context. Inside, the original measurements of the spaces of industrial work have been conserved, with the two new metal roofs of the lateral aisles supported by reticular centering and inclined V-shaped beams that reach the ground. The two solid roofs are juxtaposed with one in glass for the central aisle, welcoming daylight and paced by a regular sequence of tall, slender cast iron pillars on two sides. Gray resin flooring unifies all the available spaces: 2400 square meters of exhibition space, plus 600 for the foyer, cafe and bookshop (designed by recent Compasso d’Oro winner Marco Ferreri) at ground level alone. These spaces are joined by 1500 square meters of storage in the basement and 500 for the offices of ADI. The space acts as a flexible container to be filled, of clear industrial charm, which ADI will open

as the museum of his historic collection (350 pieces shown in rotation), curated by Beppe Finessi and installed by Migliore+Servetto Architects with Italo Lupi, including a section on the winners of the Compasso d’Oro for the career, with exhibit design by Massimo Curzi. The latter will be supplied with a series of posters of the winners, resulting from a call that involved graphic designers and illustrators; the posters are offered to visitors as souvenirs. These permanent sections on the history of the Compasso d’Oro ADI are joined – or act as a narrative perimeter – for a series of temporary exhibitions that activate a dialogue with the historic pieces on display, giving the museum a dynamic character and avoiding the formula of pieces displayed like noble, mute ‘fossils’ of a glorious past. For Luciano Galimberti, president of ADI in his third term, the ADI Design Museum “is the place where design will be presented to a large audience not only as a creative phenomenon, but also as a concrete commitment on the part of designers and companies towards a more livable environment and society.” The wager is to make the ADI museum into a sort of workshop, a gathering place not just for specialists, capable of attracting the public by demonstrating the history, flexibility and vitality of the Italian ‘design system’: a formula envied the world over. An initial taste of the museum was offered in the exhibition for the 26th Compasso d’Oro, free of charge, set up in September by the ADI steering committee with Cortesi Design, the last work of Angelo Cortesi, who recently passed away. For the selection of the pieces and the 18 Compasso d’Oro winners, the jury chaired by Denis Santachiara (with Luca Bressan, Virginio Briatore, Päivi Tahkokallio and Jin Kuramoto) based its deliberations on four reference points: Environment, Society, Ethics and Persons. Together with the key words of this edition, “Growth, Sustainability and Responsibility,” these were the concepts 'translated’ in the exhibition itinerary. At the center, a suspended plot composed of 18 trees (one for each Compasso d’Oro) stood out as the vital sign of a system, that of Italian design, that is constantly growing. Donated to the ForestaMI urban reforestation project, the trees of the 26th Compasso d’Oro will usher in a new history for Milan: a piazza and a museum for Italian design. CAPTIONS: pag. 2 Above, view from Piazza Compasso d’Oro of the historic façade of the restored office building, next to the new glass front of the recessed lateral gallery. On the facing page, the large nave of the lateral gallery; the space is furnished with Dome chairs by Odo Fioravanti for Pedrali. Photo Matteo Vercelloni. pag. 4 The large new glazing that marks the entrance to the lateral gallery and, on the facing page, views of the central pathway with the glass roof. Photo Matteo Vercelloni. pag. 5 Right, view towards the foyer leading to the ADI offices. Pole B table and Cork stools by Roberto Pamio & Partners for Staygreen. Photo Matteo Vercelloni. pag. 7 View of the exhibition “Mettere radici” on the 26th edition of the Compasso d’Oro in relation to the elements of industrial archaeology of the former ENEL power station, conserved at the site. Exhibit design by Cortesi Design. On the facing page, the suspended plot with 18 trees, symbolizing the 18 Compasso d’Oro awards assigned. Above, close-up of the Moto Guzzi V85TT by Piaggio Group Design Center, Marco Lambri, Mirko Zocco. Photo Roberto De Riccardis.

INside TALKING ABOUT P8. DESIGN IS MEET article Antonella Boisi - photos courtesy of Michele Nastasi IN MILAN THE OPENING OF MEET INTRODUCED THE FIRST ITALIAN CENTER OF DIGITAL CULTURE, DESIGNED BY CARLO RATTI ASSOCIATI WITH ITALO ROTA, A MEDIA SPACE WITH A TOTALLY NEW CONCEPT. AS NARRATED BY MARIA GRAZIA MATTEI, FOUNDER AND PRESIDENT Maria Grazia Mattei is a journalist and art critic, an expert on new media, who from the early 1980s has explored “the territories of the digital in its social, cultural and anthropological overtones.” At the helm of MEET, the first digital culture center in Italy, founded and implemented with the support of Fondazione Cariplo, she explains why it is so important for Milan to be able to count on a space of this kind today, inserted in the former Spazio Oberdan at Porta Venezia. A building from the early 1900s, already transformed into a cultural center in a project by Gae Aulenti, which on 28 October, after years of closure, has been reopened to the public in a completely updated guise, in an architectural configuration created by Carlo Ratti Associati and Italo Rota. The initial offerings: the sitespecific installation Renaissance Dreams by the Turkish media artist and filmmaker Refik Anadol, who has reworked tens of thousands of works from the Italian Renaissance through algorithms developed for the purpose, and Dance the Distance, a choreographic performance in an immersive space, by the company of Ariella Vidach – Aiep. And then with MEET the Symphony, the soundscape of the center ‘captured’ by composer Chiara Luzzana by sampling the breathing of the site and its inhabitants. Three works that illustrate the mission of MEET: to rediscover a new humanism through digital means, Humans MEET Digital, meaning that design is a process of real and virtual meeting. How did the idea of MEET happen? The idea began seven years ago, talking with Giuseppe Guzzetti, who was then the president of Fondazione Cariplo. He immediately embraced the vision I wanted to embody with the center, picking up from the experience of Meet the Media Guru, the project that starting in 2005 brought the biggest names in international digital culture to Milan. Back then I was a member of the central grant commission of the Foundation, and I said I wanted to give physical form to an international network that would be capable of generating oppor-


tunities of exchange, research and co-creation for Italy. It was necessary to put the accent on a different aspect, the humanistic side of the digital, prior to the technological side, to stimulate a paradigm shift and to understand how we want to live together, to work together, to communicate at all levels. Also to support our city, our companies, fashion and design firms, the excellent aspects of Milan to valorize on an international circuit. The result is the dream of MEET, an enzyme of ideas, projects between art and science, a place to absorb the world and its circulating energies. If we do not approach the theme of the digital with a strong, creative cultural spirit, we feel lost in an endless flood of technology. Our county needs to bridge the gap in the relationship with technologies, starting from the human capital, freeing up thoughts, projects, proposals. Otherwise the Italian society will not be able to cope with the changes in progress, and we will lose opportunities to increase our creative energy. Of course people have to be at the center of this process. It seems like a paradox, but this space that asserts itself as the physical node of a virtual reality, with strong connectivity inside and from the inside towards the outside, is opening in a moment in which distancing is the rule. How can we meet during the pandemic? By continuing to cultivate the potentialities that contribute to the construction of this perpetual exchange. MEET works with other evolved forms of intelligence, to stimulate union instead of division, encounter and connection with the world. It acts as a center of gravity and has already been inserted in a network of exchange with other digital culture centers (about 50, in Europe alone). Above all, today – when Milan is sensing the fragility of a situation of isolation due to the pandemic – it is important to move on different levels, to intercept ‘phygital’ innovators and to act as ambassadors of a mood that is becoming part of the air we breathe. Transdisciplinary operations, digital literacy, courses and workshops, hybridization of formats of cultural spread like conferences and talks with new expressive solutions, international co-creation: these are the assets of MEET, where not only information and data but also productions can circulate, digital artworks with very strong emotional implications. The formula can also be that of the exhibition, but the final aim will always be to have an immersive space. How do these almost futuristic intentions get translated into architectural form? It all happens in 1500 square meters, inside a historic Milanese building 'reinterpreted' by Carlo Ratti, where every space can be itself or something else, flexible, ready for reconfiguration in terms of furnishings and partitions. But everything is also happening online, connecting the realities involved at a distance. With Ratti, who is a spokesman of an innovative, sustainable approach to architecture, we have imagined an immersive, interconnected room on what was the mezzanine, with 15 projectors and a series of screens along the windows and walls, on which to broadcast live and collaborative performances, exhibitions and video installations. The auditorium has been remodeled as a cinema and conference room, for 'only' 200 seats. This is a choice: because seating capacity is not a real limit when the network can reach people at a distance and make them feel closer, fully present. The ground floor contains the café-bistro designed by Italo Rota, who has supplied more general artistic consulting to define the atmospheres, the lighting and the contents. The three levels inside MEET are connected by a staircase with a rather Escherlike graphic form, designed for projections and people, on the walls and steps: this is a symbol of the incessant flow of ideas and circulation, where even a light belonging to the ‘photonic’ era can bring communication, overall wellbeing and – with the Integralis technology of Artemide – radiations of wavelengths that help to sanitize the space. CAPTIONS: pag. 9 In the immersive and hyperconnected hall, for experiences of augmented reality, the site-specific installation Renaissance Dreams by the Turkish media artist and filmmaker Refik Anadol, the first guest of MEET, features tens of thousands of works from the Italian Renaissance interpreted by special algorithms. On the facing page, Maria Grazia Mattei. pag. 10 The staircase in steel and glass designed by Carlo Ratti Associati as a living space of transit, encounter and exchange, connecting the three internal levels. On the entrance window of the building from the early 1900s, the MEET logo is a site-specific installation created by Artemide, responsible for the technical lighting design. pag. 12 Left, the vertical access system of the digital culture center. Photo by Serena Giardina. Below, the space of the auditorium (created in the former theater designed by Gae Aulenti) features graphics by Alessandro Boscarino, MEET creative director, and the orange color of the seats by True Design. pag. 13 To the side, Alphabet of Light by BIG for Artemide, a ribbon of fluid, suspended light that symbolically represents the union of different times and energies, conveyed through a concept of human design.

P14. THE RISING CITY article Stefano Boeri and Giorgio Donà - edited by Antonella Boisi photos Comunicarlo for Stefano Boeri Interiors MILAN SETS OUT TO BECOME A MODEL OF REFERENCE FOR A NEW WAY OF DESIGNING AND CREATING PLACES OF LIFE AND WORK. ACCORDING TO THE ARCHITECTS STEFANO BOERI AND GIORGIO DONÀ, CO-FOUNDER AND DIRECTOR OF STEFANO BOERI INTERIORS Why did you decide to ‘plant a new tree’ in this place in Milan? Does it represent another way of 'cultivating' the city? Giorgio Donà: Stefano Boeri Interiors began in 2018 as a multidisciplinary studio that draws on the experience of Stefano Boeri Architetti to promote exchange and production of projects and re-

search in the field of interior, exhibition and product design. The facility at Alzaia Naviglio Grande 108 becomes a meeting point between the dynamic, creative Milan of the canal zone and the Milan of the future, that of the San Cristoforo rail yard, in proximity with nature and the Milanese countryside. We wanted to create a clearly defined, inclusive identity, a flexible workplace with respect to the promptings of the city, open to moments of encounter and networking. The workspace is a true laboratory of exchange of ideas, disciplines and interaction between different, complementary professional contexts. The lockdown made public and private living space become a central focus, as the first facet of wellbeing. Can Milan be seen as a model of reference for a new way of designing and imagining the places of life and work? Stefano Boeri: I believe Milan should represent one of the models of reference for a new way of designing and imagining the places of life and work. Places that in this moment, in the lockdown phase and now in this delicate phase of spread of the virus, take on an increasingly crucial role. Physical distancing has been a real challenge for human relations on all scales. We have undoubtedly had to learn to know our everyday context and to approach it with greater awareness and responsibility. First of all, apart from spaces and their future, we have had to rethink the concept of flow intensity, rediscovering soft mobility and a quicker exchange of ideas and emotions, capable of adapting to the new timing of the city. The city of the future will have to be able to reclaim open spaces: an interconnected city capable of desynchronizing its rhythms, avoiding major movements and concentrations, emphasizing airy, green spaces, such as the fifth facades of buildings with roof gardens for community use, with a new, more concrete sense of environmental awareness and responsibility. Besides the domestic issues and the private sector in general, there are many other factors and ambits that need to be reinvented, which will determine our new habits, and as a result will determine how we live and how we use our spaces. We can imagine expanding and adapting the common areas of all buildings, to create forms of functional scattering of essential services – neighborhood diagnostic centers, for example – and therefore solutions that can be achieved on a useful schedule to bring new order to our urban areas, creating forms of local self-reliance. The idea of bringing certain functions that were previously unthinkable into the private sphere, into the home and the workplace, seems feasible if we look at it with an overall vision: we have to look at the in-between spaces – entrances, stairwells, landings – and the points of contact between public and private, where distance becomes a very important design theme. What are the other indispensable themes for the future of Milan, in the center and on the outskirts? S.B.: The present moment and recent months have brought totally new everyday personal and emotional experiences into the conditions of living. Seldom in the past have we been faced with such a global shock, which has inevitably led to rediscovery and knowledge of a new sphere of human and neighborhood relations. Communities have been able to come to grips with unprecedented forms of belonging, in relation to spaces and zones. From these experiences, we can learn to think about a city organized in small urban centers, reducing the density of places that are traditionally more crowded, and thus have neighborhoods that are more self-sufficient, with relocation of services so that each citizen can reach the places he or she requires within a span of 15 minutes. This new unit of measure and these themes are now at the center of a very heated debate, but from the outset, for us, they have represented a terrain of fundamental discussion and research, in order to imagine and redesign balances inside the city. A 'city-neighborhood' that should therefore not lose its social intensity, which the city itself, as a whole, can generate and offer. In this moment Milan is a city in evolution, based on the capacities and forces of its remarkable human capital, which lives in and transforms the city on a daily basis. We have been able to observe a strong increase of civic awareness, translated into necessities of belonging and sharing: a global community that has demonstrated great solidarity with the weaker segments, also through the exchange and support of the ideas and creativity of others. There will be an ever greater need for this type of exchange, and Milan becomes the point of attraction and enhancement of this new arriving flux. An inclusive city composed of a multitude of personal experiences, but in any case based on an overall vision which among other things aims at a precise direction and an ecological, complete transition, that becomes increasingly visible. Getting back to interiors, are today’s furnishings in tune with the needs of our time, in your view? G.D.: We have to first of all imagine a near future enhanced by adaptable spaces and places, which can change throughout the course of the day. In this context, furnishings take on a completely new and fundamental role. They can be increasingly flexible: during the day, for example, they can permit transformation of a bedroom into a workplace, turning beds into tables. The objects that surround us can express solutions that allow all citizens to live and to move without danger to their health and that of the community. More generally, we should not forget that the home is not made only of objects, products and technologies, but also of subjectivities. Space is therefore transformed by those who live in it, with their stories, their travels, their needs. We need to find solutions that quickly adapt to the necessities of inhabitants, and above all leave room for everyday life in all its many facets. What does Milan represent for you and for international design? S.B.: Never before has the study of new habitat needs, expectations and desires of different user populations been so crucial for our work and our city. And, as never before, the interiors and objects of everyday life are reflecting the transformations of lifestyles and ways of dwelling. Designers – people who work on foreseeing the fu-


ture of inhabited spaces – should try to imagine a different evolution, seen not as a revolution but as an acceleration of trends already in progress. Stefano Boeri Interiors comes precisely from the choice of creating a permanent laboratory of research and design in a vital sphere of everyday life, which architecture and urban planning often tend to underestimate. What has always been an essential characteristics of design, especially in Italy, and in an even clearer way in Milan, is the profound alchemy of the forces in play: design is never a univocal and unidirectional process, because it is always an incessant conversation between the economic-productive dimension of the companies, the visionary dimension of architects and designers, and the dimension of desire and necessity on the part of the community, which defines and shapes the needs design is called upon to somehow foresee and address. An incessant conversation that becomes the symbol of an entire system, as well as an entire city. CAPTIONS: pag. 14 Above, Stefano Boeri (left, photo by Giovanni Gastel) and Giorgio Donà, co-founder and director of Stefano Boeri Interiors, the Milanese studio for projects and research on interior architecture, exhibition design and product design. pag. 15 Above, the urban context of SBI, Stefano Boeri Interiors, on Via Alzaia Naviglio Grande in Milan, and – to the side – a space of transition inside the studio. Top, thoughts and hands at work on the Superverde project for Metalco, a device for the demineralization of waterproof urban surfaces, interpreted in a modular system of greenery that boosts botanical and zoological biodiversity in the ground on which it is installed, encouraging new forms of alliance between inhabitants and nature in residential centers. pag. 16 Below, Oasi, a kitchen designed by Stefano Boeri Architetti for Aran Cucine and presented as an experimental module during the Salone del Mobile di Milano - EuroCucina 2018. This is the first interpretation in the field of industrial design of the vision of the Vertical Forest: man-tree coexistence through furnishings. With an island scheme, the kitchen becomes a block that incorporates a multifunctional technological device to support all the phases of food treatment, in keeping with the principle of the circular economy. pag. 17 Above, a close-up of study materials. Right, Due, a handle-archetype that reduces the number of its parts and the geometry of its design to a minimum, created by Stefano Boeri Architetti for Dnd in 2018. On the facing page, in the studio space of SBI, the Lasospesa lamp with multiple uses and mutable lighting effects, designed for FontanaArte and presented during Milano Design Week 2019.

P18. SQUARED CUBE article Antonella Boisi - photos Paolo Riolzi CLAUDIO LARCHER, ARCHITECT AND DESIGN AREA LEADER AT NABA IN MILAN, LIVES IN A LOFT AT LAMBRATE, THE AVANT-GARDE DESIGN DISTRICT. HE EXPLAINS HOW TODAY’S STUDENTS CAN DESIGN THE WORLD OF TOMORROW An architect and designer, Claudio Larcher is a 360-degree personality who combines teaching with research and professional practice. “Different planes of design keep you in a state of vitality,” he says. “I have always been interested in research, because as Walter Gropius said, the relationship with students forces you to find answers to difficult questions. I am lucky to work with young people, who force you out of your comfort zone and always raise new challenges.” In Milan, since 2016 Claudio Larcher has been at the helm of the bachelor and master programs of design at NABA, Nuova Accademia di Belle Arti, where he contributes to orient visions in the field. “With the idea that the school is above all a hub where culture is made, not just through transmission of technical training. During the first edition of INTERNI Designer’s Week Milano, at NABA we wanted to focus on the reflections and finest results achieved by our design students, with an event open to the city after months of isolation; a moment in which to welcome the public into the spaces of the academy, showing research and projects from the last year of work. An opportunity to open a window for those observing us from the outside.” What projects are you working on with the students, and with what approach and goals? My approach is very social, participatory, with a focus on the human being, human relations and the small scale, the small that influences the big, opening up a range of possibilities. A book is a photograph of the moment in which we live, and as I explain in the latest Disegnare un cucchiaio per cambiare la città, written with Valentina Dalla Costa, even small projects, lots of little ‘spoons,’ can offer positive examples for improvement; starting points to tackle bigger challenges and scenarios, not traced back only to furniture and product design. We are conducting projects with MM Divisione Casa in the context of low-cost housing in Milan, and on an international level this is the third year we are collaborating with NGOs in Africa, Tanzania, Rwanda, Madagascar. Design in terms of solidarity represents a new frontier of life, which can narrate something useful and not just an aesthetic position, becoming a driver of economic and social growth for local communities. Furthermore, working not just in the classroom, but finding other contexts for stimulation and concentration – the facilities of a company with which you are designing a backpack, or a castle by the sea, or a shelter in the mountains – can be very useful, because students can experience the workshop in connection with storytelling as a formative experience, adding something special to the path. The objective is to stimulate young people to act with responsibility and awareness in a perspective of differentiated demands, to think like designers, to acquire a method so as not to be overwhelmed by complexity in the construction of a future made of change, unexpected developments and crises. Getting

back to Milan, what does the city represent for a young designer and for international design today? I would like to answer by quoting Vico Magistretti, who in an interview 20 years ago was asked to offer advice for young designers. He said: “First of all, come to Milan.” Milan remains the stage par excellence, everything starts and finishes with the Salone, and there is no point in trying to avoid that fact – take it from someone who has been involved in Design Weeks all over the world. Milan is a city capable of creating a system, in spite of recent difficulties. Of course, today with a web connection you can do your work, even if you are living in Tibet. But breathing the air of Milan remains fundamental. I can also see this at school, where the young foreigners have the myth of Italian design and of Milan as a focal point of international design. It is something that should make us feel proud. The lockdown has focused attention on living spaces, both public and private, as the foremost facet of quality of life. Can Milan be seen as a model of reference in this area? In recent years, after Expo 2015, I have noticed a positive change in the perception of the city on the part of its inhabitants: Milan is considered attractive, with lots of opportunities, and connected to the rest of the world. The latest comments are indicating a status as a 15-minute city! Perhaps due to its multicentric morphology, I personally appreciate the fact that I can live in a place like Lambrate, which was a village and still has that appearance and that human dimension, though it is fully a part of the city. I have also noticed a thrust from the bottom up, which is another very positive aspect. Neighborhood and street associations have sprung up, such as Made in Lambrate, which has grouped artistic and creative forces in the zone, with enthusiasm and awareness on the part of citizens and designers. At the beginning, I too designed a piazza at Lambrate, which was then reworked by the City, but it was an important restructuring because it indicated a space which the community wanted to reappropriate, so it set a technical intervention in motion. Naturally there are still various problematic issues with respect to mobility, one of the weak points of Milan, which is not such a large city but has to absorb the influx of about one million people from the outside, on a daily basis. Smart working represents a useful compromise with respect to the presence of offices, and maybe it can bring some relief in the management of rush hour traffic. But this also changes our way of thinking about housing. Precisely during the lockdown, we have realized that our homes are not ready to welcome new functions. What can be done about that? First of all, we could think about coworking spaces in the territory, on-demand centers easily reached on foot, which do not force you to stay at home where the square meters may be lacking, but at the same time do not require a trip to the office, which could be on the other side of the city. This is the direction in which we are moving. Without overlooking the fact that many people are already doing without a studio as a structure, which was something we used to take for granted. Will this scenario also bring changes in our ways of thinking about furnishings inside the home? Do today’s furnishings respond to the needs of our time? After the changes we have had to cope with over the last few months, I think the time has come to take stock of things. At times something small can suffice; a simple acoustic panel can also structure a space from a psychological standpoint, to make a home more suitable for a workstation, without being forced to work on the sofa or in the bedroom. In our thesis workshops this year, we revised and updated the major theme of the New Domestic Landscape from 1972. Moments of crisis always lead to opportunities. We are now aware of the fact that the home can be experienced not only in the evening, after a day of work spent elsewhere, meaning that it has to have more comfortable zones, made to measure and personalized. Little improvements can be designed. For example, we may no longer need a kitchen that is five meters long, if we are using food delivery services four days a week: the space that is saved can be converted for other functions. Tell us about the new space where you have decided to put down roots. It is a loft of about 100 square meters, adjacent on the same floor to another space set aside for books and study, a typology that for about fifteen years now I think is ideal, as a unified, airy space, very different from a traditional dwelling, with all its pros and cons. Everything is essential, just a few objects in wood or white metal rod, balanced to convey a sensation of calm. In this project, above all, I wanted to conserve the perception of an uninterrupted space, concentrating on the living-dining-kitchen-entrance area, a single whole, as opposed to the bedroom which has been raised and enclosed in a cube, blocked on three sides and open on the fourth towards the window, the outside world and nature: a group of tall trees that change their color and energy across the seasons. Because what counts is not so much where you are, as what you see. CAPTIONS: pag. 19 Views of “Cubo al quadrato,” the loft in the Ventura Lambrate zone, a traditional outpost of creativity, now the home of Claudio Larcher. The architectural feature suspended inside, with a cubical form, contains the bedroom: a second environment that creates a continuum between the spaces and changes the overall visual perception. Papavero floor lamp by Achille & Pier Giacomo Castiglioni for Flos, chair from the Norwegian Wood collection designed by Modoloco, luminous cube by Slide. The suspended cube is closed towards the living area but open to the outside world, trees and nature, thanks to a glazing. The custom furnishings, such as the access staircase in white metal rod, interpret the 1950s and Jean Prouvé, with warmer Nordic touches of wood. Bed by IKEA, objects in marble by Clique Editions. pag. 20 Raw cement and white, glass and steel, exposed wooden beams, forming precise settings of light and shadow, where the Sgabellissimo two-legged stool by Claudio Larcher conveys a dialogue between architecture and design, indoors and outdoors, in metropolitan style with ample spaces of relation and continuous circulation. Upper left, a corner of the living area. Maisons Du Monde sofa, table by Claudio Larcher for SpHaus and


prototype of a wooden bench for the project Hispaniola – fair trade furnishings for schools in Haiti. pag. 21 Other islands inside the loft, gauged to trigger a perception of essential simplicity in a few, clear signs. Above, the entrance zone with the cabinet on wheels for changing footwear, in keeping with the Japanese tradition, designed for R.F. Yamakawa. To the side, the dining area. The table and suspension lamp are parts of the Norwegian Wood collection designed by Modoloco, while the chairs are by Vitra. The metal bookcase with square metal rods and modular shelves in white metal screen links back to the pieces the designer used for the exhibition “Design from the Alps” at the Kunst Meran museum of Merano.

P22. NOT ARTIFICIAL SPACES, BUT REAL ONES article Giuseppe Zampieri - photos Alberto Parise, Gerhardt Kellermann edited by Antonella Boisi HOW TO APPROACH THE DESIGN OF A STORE IN A PERIOD OF EMERGENCY, AND WHAT SCENARIOS CAN IT OPEN UP FOR THE NEAR FUTURE? PANDEMIC AND RETAIL, SEGREGATION AND DWELLING, IN THE REFLECTIONS OF GIUSEPPE ZAMPIERI, A PARTNER OF DAVID CHIPPERFIELD ARCHITECTS, ACCOMPANIED BY TWO RECENT WORKS BY THE STUDIO IN MILAN It is hard to predict the evolution of retail design in the light of the present crisis caused by the pandemic, to know what will be needed to shift into the new normality, which may well be quite different from what came before it. The retail world is coming to grips with an insecure present and an uncertain future, and while we cope with the crisis, working to develop ideas and offer responses to present needs, we are already thinking about how to find ideas and responses for an indefinite future situation. The world of stores has not only proven that it is not immune to crisis: it has discovered its own vulnerability. We are now thinking about how and what to learn from this emergency, to approach store design with temporary, short-term solutions, hoping to move towards new long-term approaches. It is clear that the pandemic emergency has accelerated the use of digital channels, and it appears that the opportunities and paradigm shifts that have emerged during the crisis will have to be taken into consideration in the postcrisis phase as well. Above all, in a moment when stores are not able to physically welcome people, or can only admit them to the premises on a limited basis, we have not only the sensation but also the certainty that the pandemic is speeding up the passage to the digital, first of all as a matter of necessity. Those who previously made purchases offline are now buying online, though for some time now there has been the question mark of how this shift from real to virtual sales will evolve. It is obvious that in the post-crisis, brands will tend to communicate and interact with customers in new ways, because the mechanisms already in progress in the pre-crisis period, with a wider range of communications and interactions, have been transformed in the emergency period. The systems have suddenly changed and the change has happened in a decisive, not gradual way, so it will be necessary to respond more quickly, with innovative retail projects. They will presumably have the need to be based on a wider vision, concentrating more on a local level. They will probably offer something original that can go beyond globally sold products, focusing on spaces of personal service: places in which to spend time, not just passing through, environments no longer based only on the shopping experience, but probably more on the brand experience, providing functional alternatives. We will probably reach the point of designing offline spaces where physical sensations prevail, where you can spend time in a different way. Not artificial spaces, then, but real ones. Offline spaces that are complementary to online situations, real stores where processes can happen that would not be possible in virtual stores, to complete one type of experience with another. We will probably start to think about spaces that permit a different type of representation, where the product is no longer displayed in a massive way, but in a selective one (a new kind of curating on the part of brands), to convey meaning by concentrating on storytelling, meaning and purpose. In the future, we can plausibly expect store design to become a form of support for brands, allowing them to offer not just products but also service, and beyond service to provide places for people and the cities – not artificial places of sale, but natural places of life. Confinement and dwelling During the confinement caused by the pandemic, we were all surprised by the speed with which people adapted to buying from home, working from home and learning from home. Home shopping, the possibility of making remote orders from a domestic terminal, choosing products we would once have seen publicized in catalogues, then on television, and now on the Internet, is obviously not a new idea, but it has been speeded ahead by necessity. The home office, a space with furnishings designed for remote working, is also far from a new idea, but it has been reformulated in the present situation. Even home schooling, the possibility of remote teaching in connection with public and private institutions, rather than inside the family, is an idea that has been totally updated by the circumstances, though its potential still seems more limited. Prior to the lockdown there was only a hint, while now there is a concrete passage to online shopping, working and schooling, and this transformation that was once just a hypothesis is now tangible and tested, though presently possible only through the use of the digital. As a result, the design of stores, but also of offices and schools, is undoubtedly connected to the design of the home, which is evolving into something unprecedented, or perhaps only appears to be some-

thing unusual. Living in a given place, inside specific spaces, is a rediscovery, and an inevitable surprise. Changes connected with health, combined with technological evolution, have shown us a futuristic way of living. The combination of natural and artificial transformability has made us rediscover the quality of living in the home as a primary need. Domestic spaces tend to become more flexible and transformable, their functions less specific, freer and more flexible, and this is the direction in which home design seems to be moving. The home is increasingly seen as a setting we all construct around ourselves, a stage on which to organize the performance of our lives. Perhaps this place needs to be reimagined with greater awareness and attention than in the past. During lockdown, isolation and quarantine, people have rediscovered the fact that the home is an essential environment of life, no longer secondary as it might have seemed when we spent most of our time outside the home. They have understood that confinement in the home can become a kind of freedom, if domestic spaces are able to offer a new quality of life we were previously unable to envision. What remains is the hope that through this rapid evolution, we will not lose sight of the central importance of physical places, human contact and social relations for personal enrichment and growth. CAPTIONS: pag. 23 Furla Flagship Store, Piazza del Duomo, Milan, 2019-2020. Photo Alberto Parise. “The concept of the store for Furla is the expression of the desire to represent the brand through a physical place that is not based on a simple superficial, generic image, but instead on a deep, well-formulated foundation,” says Giuseppe Zampieri. “The physical place relies on the use of architectural elements, not furnishings, to generate a space of representation and permanence.” pag. 25 Persol, Via Fiori Chiari, Milan, 2019-2020. Photo Gerhardt Kellermann. “The concept store for Persol is an attempt to represent the brand through a new configuration, without generating an artificial place. The physical place has been left nude, undisguised, stripped down with respect to the recent past, revealing historical aspects in an explicit tension between past and present.”

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P26. THE ALCHEMY OF COLORS article Cristina Morozzi ROSITA MISSONI NARRATES THE MISSONIHOME COLLECTION AS IT CELEBRATES ITS FIRST TWENTY YEARS. SHE RETRACES THE HISTORY, FROM THE OUTSET, AND OFFERS GLIMPSES OF THE NEAR FUTURE Missoni, created by Ottavio and Rosita Missoni, is a clothing brand that has overturned the rules of fashion and invented a new way of dressing, based on always different patterns and colors, as mutable as the seasons yet always clearly recognizable. More than a style, it is an alchemy of colors, a cheerful blend of patterns, stitches, garments, scattered yet perfectly coordinated, defined by Anna Piaggi, the legendary journalist from Vogue, as “put together.” Ottavio and Rosita have never felt like fashion designers or acted like them – they have always considered themselves artisans. “We made clothes,” they say, “which people purchase like objects. Our work is our way of expressing ourselves and communicating the emotions of travels, literature, art, music” (Missonologia, Electa, 1994, published at the time of the Pitti Immagine award assigned for 40 years of an inimitable, extraordinary career). Enzo Biagi wrote that “their fabrics could easily be framed, because they contain the abstract experience, and a good dose of avant-garde art. Something exciting, like certain pieces of music. And the weave of the knits narrates the restlessness and dreams of our time.” With their collections, the Missonis rapidly gained an audience, of international journalists and experts. When Diana Vreeland, editor-in-chief of Vogue America, saw a Missoni collection for the first time, she exclaimed: “Who says that only colors exist? There are also tones!” The factory was founded in 1969 at Sumirago, near Varese. In their house, next to the factory, with a dining room on the veranda facing Monte Rosa, fabrics and objects tell a story. The story of a life of collaboration, a creative drive, and many travels. Everywhere we see family photos; over the fireplace, in front of the sofa where Ottavio always sat, there is a poster for the London Olympics in 1948, with the names of all the athletes: Ottavio, an Italian champion of the 400-meter dash, was a finalist in the hurdle race. Together with photographs, the walls display Ottavio’s drawings, while the tables and shelves are filled with objects purchased by Rosita at markets around the world, collector’s items like wooden or ceramic mushrooms, one of her passions. Every item has its own story, reflecting Rosita’s taste and curiosity, also expressed in the MissoniHome collections. “I began to think about a collection for the home,” she recalls, “when at the end of the 1990s my daughter Angela, who had always been a bit reticent about getting involved, told me that if I was tired she could take care of the fashion collections. The home collection,” she continues, “already existed, because Ottavio designed rugs that were produced by the historic family firm, TJ Vestor. I grew up surrounded by the kimonos, bathrobes and embroidered items produced and distributed by the brand Golasecca. I tried to imagine the home collection, and in 2000 it took form. The official launch of MissoniHome was in 2002, first at Maison&Objet and then at the Salone del Mobile. People immediately started to copy us, which meant we were on the right track. All the figures come from my imagination, even the furniture always comes from my ideas.” Rosita’s studio is a world apart, where drawings, color samples, yarn samples are scattered in creative disorder, boxes with hardware, fabric swaths. On a shelf we see the proto-


types of the table services produced by Richard Ginori, a collaboration that began in 2004 and became official in 2013 with a presentation at the Belvedere of the Pirelli tower during the FuoriSalone. Each collection has themes, visualized on moodboards. Those of the Constellation collection for 2021 will be Air, Water, Earth and Fire, together with other motifs. Rosita wants it to be a tribute to the centenary of Ottavio. Again in the Home Collection, color is the dominant factor in a wide range of shadings, and there are many motifs from the fashion collections, such as stripes, zigzags, plaids, sunbursts, flowers, brushstrokes, landscapes, architecture, folk references, Africa, murrines… as in fashion, the style is inimitably Missoni. The Home Collection is a cheerful blend of patterns and colors, a kaleidoscope of floral and geometric designs that mix spontaneously, a lush panoply of natural inspirations, a game of rainbow hues in drapes and fringes. MissoniHome presents an image of a flamboyant, imaginative home, welcoming and enveloping. Every year it is renewed, changing its atmosphere, but without ever changing its identity. CAPTIONS: pag. 27 Fleury pure wool carpet (2004) presented in the installation Mogu Fun Fun at the showroom on Via Solferino, during the FuoriSalone 2004. On the facing page, Ottavio and Rosita Missoni in a portrait by Giuseppe Pino. pag. 28 Detail of the Thea Kuta lamp with structure covered in a multicolored weave of pure wool, and Ester fabric with a motif of large bluebells (2003). pag. 29 To the side, the MissoniHome display at the Salone del Mobile 2017, with Drum suspension lamps and, at the center, a composition with a sunburst motif in black and white, with the Miss chairs and the Levante screen. Below, the Milady settee covered in Yulee fabric with a landscape motif, from the MissoniHome 2020 collection and Miss, the stackable chair with steel structure, covered in Neuss black and white sunburst fabric. pag. 30 Above, from left: Yumbarra handknotted carpet from the Modern Iconic collection, 2020; installation for the FuoriSalone 2019 in the showroom at Viale Elvezia 22, with Tektonic modules covered in Roing fabric and Wengen viscose carpet. Above, the Adar modular sofa with removable covering, clad in Vancouver fabric from the MissoniHome 2018 collection, and ottoman covered in Vernal fabric with multicolored chevron motifs (2018). pag. 31 Wonderland display in the showroom at Via Solferino 9 for FuoriSalone 2014, with shaded curtains and mirror ceiling, Diamante ottoman and Wengen viscose rugs.

DesignINg MASTERS

P32. THE DIFFICULT PATH OF POLITICAL DESIGN article Domitilla Dardi A PROVOCATIVE PERSONALITY WHO MADE ‘PROGRAMMATIC AVERSION’ INTO A MEANS FOR DESIGN CRITIQUE. ENZO MARI WAS A REFERENCE POINT IN THE FIELD, FROM THE 1960S TO THE PRESENT. AS AN ARTIST AND DESIGNER, BUT ABOVE ALL AS A THINKER Seen in a current perspective, Enzo Mari had all the characteristics required for lack of media popularity: he was challenging, politically oriented though not politically ‘incorrect,’ with a complexity of thinking that would never fit into the compact sizing of a social media post. Yet he was also a point of reference for the generation of the 1960s and 1970s, as well as hundreds of students who still idolize him today. Perhaps because his way of being ‘against’ things, as an anti-hero, embodied an existential dimension of the designer in a state of becoming. Perhaps because most people knew him through his writings or his works, while the few who experienced him on a daily basis were left with a shared imprint. Like the greatest masters, Mari did not produce disciples or schools, but free thinkers. Some never forgave him for his apparent inconsistencies, or his indulgence with commercial clients, forgetting – with an attitude that borders on the Freudian – the fact that he belonged to that particular category of the human race known as ‘authors.’ Popular consensus and likeability were certainly not his priorities. His programmatic aversion was functional for a critical design vision. The ‘political’ Mari is still able to trigger passions today, and his influence will continue into the future. This is why we would like to remember him through some of his most powerful projects, in this political sense. We should first explain that each of these works – which often remained in the form of research, without leading to products – consists of an analysis or a revelation: the awareness that the ‘emperor has no clothes’ is a true leitmotif of Mari’s speculation. The first case in question is his participation in the exhibition “Italy: The New Domestic Landscape” in 1972. It might be better to speak of non-participation, actually. Rather than taking part with an environment, as did other colleagues who have gone down in history, he opted to stand out for his absence, justified only by an essay in the catalogue in which he rejected the substantial incoherence of the curatorial thesis of the show. In his view, the exhibition displayed objects of production and at the same time the staging of individual philosophical positions, which could not help entering into contradiction with the products themselves, or being relegated to mere redundant set designs. Also in 1972, he presented "Operazione Vesuvio," an action against unregulated construction and fraudulent politics. His proposal was to assign entrepreneurs an area for construction on the crater of the volcano of Mt. Vesuvius, with the obligation of “permanently residing in the new neighborhood” or of “transporting the buildings made in the previous years, thus initiating a project of urban repair and renewal” (Arturo Carlo Quintavalle, Enzo Mari, Edizioni CSAC,

Parma 1983, pp. 56-57). After which he published the list of the names of the businessmen and their architect-accomplices. One year later came another deeply political project: the “Proposal for Handmade Porcelain.” Danese had asked him to design ‘decorative porcelain objects’ and Mari responded with an investigation of current production, including details of economic analysis in a fully Marxist spirit. The premise was that “the production of crafts objects at a cost equal or less than that of industrial manufacture is possible only under two conditions: the first is industrial production disguised as craftsmanship; the second is effectively handmade production, but in conditions of underdevelopment” (ibid., pag. 72). Getting into the process, he compares the production chain to the “assembly line at Mirafiori, but done with ancient techniques,” and he proposes that “if it must be a crafts object, it should therefore be an object made completely by hand by the same worker, where it is the worker himself who defines the form, case by case, even within the same typology, in which this human definition will produce, as a result, the small diversities of form in the same series, like those found in true crafts objects” (p. 265). At this point, he reaches the point of defining a bowl in which the worker can make free use of portions of the material that would otherwise be discarded as scrap, for the purpose of personalizing the pice. But the conclusion is not the happy ending of the trite good intentions of today’s marketing of crafts: “Have the workers liberated their creativity? Not even this is true. The samples, the initial models made with my presence, have been carefully conserved, and the worker unimaginatively attempts to repeat their dissimilarities.” The attempt at involvement in the project did not stop with workers, but also extended to users. This is the famous premise of the "Proposal for Self-Design.” Without discussing the essence of this work, we can notice that once again the final conclusion leaves no room for self-indulgence: “In practice, most of the people who have requested that notebook have done so: one, to satisfy a need of taste that was beginning in that period, and for which I supplied the alibi myself, i.e. the taste for humble objects in wood, pseudo-crafted, a naïve object reflecting a return to nature; two, to solve the real problems of furnishings for young students or the like, who simply wanted to be able to make what they needed while spending as little as possible; three, to furnish a country home, a vacation home, in a rustic style, etc.; only a small part, 1 or 2%, understood the true meaning of the experiment” (p. 272). Failure is stated and takes on the role of a design example. The unspeakable – a flop in a world of sparkling real or self-proclaimed success stories – becomes a manifesto, the acid test of the ultimate goal of Mari’s design: to act as a tool of critique of the society. The bigger the failure, the higher the critical result. In one of his last exhibitions, in 1989, Mari showed a series of sickles. In aesthetic terms, the ruggedness of that object, taken out of context in an almost Duchampian way (when did an artist ever make an exhibition only with anonymous, rural items?), created a movement that still sets an example, from Italy to Holland and back. But once again, it is the conceptual premise that attacks one of the most lasting taboos of the world of design: the price of the object. “I am convinced,” Mari wrote in an essay published at the time of the exhibition, “Why an exhibition of sickles?” for Bruno Danese in Milan, in September 1989, “that low cost is a secure parameter for design quality, if only because it obliges the designer to put aside all the stupid things that come into his head: the resolved form can only be what is strictly necessary. (…) I will conclude with a specification: I am not dreaming of some mythical primitivism (agriculture today can only be mechanized): the project of the sickle can be seen as a model for the project of our living space.” CAPTIONS: pag. 32 Above, Enzo Mari in a portrait by Ramak Fazel. On this page and those to follow, some of the works in the exhibition “Enzo Mari curated by Hans Ulrich Obrist with Francesca Giacomelli,” on view at the Milan Triennale from 17 October 2020 to 18 April 2021. Right, the Nature Series, no. 1: the apple, with Elio Mari, 1961, silkscreen on texilina, 112 x 112 cm. Danese Milano (photo Danese Milano). pag. 33 “Il Lavoro,” photographic panel no. 2, “Critica della Ricerca Intellettuale Separata,” 1975, lithograph, 45 x 54 cm. Edizioni Il Lavoro Liberato, private collection (photo Studio Enzo Mari). pag. 34 Below, from left: Putrella centerpiece, 1958, Danese Milano; Formosa perpetual wall calendar, 1963, and Timor desk calendar, 1967, Danese Milano. pag. 35 The Apple and the Butterfly, 1958/1969, printing proof, multicolored print on glossy paper, 193 x 203 mm. Archivio E. Mari, City of Milan, CASVA (photo Gianluca Di Ioia - © Triennale Milano). Above, Nature Series no. 4: the panther, with Elio Mari, 1964, silkscreen on texilina, 112 x 56 cm, Danese Milano, Fondazione Jacqueline Vodoz e Bruno Danese, Milan (photo Danese Milano). To the side, The Egg and the Chicken, 1969, Emme Edizioni, multicolored print on glossy paper, 215 x 215 mm. Archivio E. Mari, City of Milan, CASVA.

DesignINg VIEWPOINT

P36. MILANIN MILANON article Andrea Branzi MILAN IN ITS DUAL NATURE, REPOSITORY OF THE KNOWLEDGE OF THE GREAT MASTERS OF DESIGN, BUT ALSO OPEN TO INTERNATIONAL EXPERIMENTATION AND YOUNG TALENT. THE CITY NOW HAS THE TASK OF PROMOTING AND INTEGRATING AFRICAN DESIGN CULTURE The great Milanese writer Emilio De Marchi (1851-1901) produced novels as well as writings in dialect, including Milanin Milanon, a prose work on the dual nature of Milan, on the one hand limited to nearby Brianza, its business and traditions (“Mi-


lanin”), but on the other open to a new modernity, intellectual, open, courageous (“Milanon”). In other words, beyond his Demetrio Pianelli (utterly Milanese), there is Il cappello del prete, utterly Neapolitan; not unlike the Adalgisa of Carlo Emilio Gadda and his Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, which is totally Roman… This is the dual Milan I prefer: on the one hand, a new ‘School of Athens’ that illustrates the noble wisdom of the great masters of design, but on the other hand a place that is open to youthful, international and experimental research. This complex core produces a sort of unique energy, in Europe: where are the German, English, American, French designers (apart from the Bouroullecs)? We might respond: where are the new design schools, like Domus Academy? Where are the new magazines, like Domus, Interni or Casabella? To be honest, I don’t think a modernity worthy of the third millennium is actually in progress. I eagerly await the rise of a new music, a new poetry, a new Neo-Realism, a stronger art and more engaging narratives. But this apparent weakness does not scare me, because I have learned that the really new things happen when you least expect them, and where no one expects them: the new music began in Liverpool, not in London, the new design in Florence and not in Milan, the defeat came in America, not in Vietnam, the revolution happened in Moscow, not Berlin. History is unpredictable and the best and worst are often interchangeable… Of course the world is changing; in design the female presence is replacing the surplus of testosterone, and with a new, intelligent sensitivity it is taking the place of the old male guard. What is lacking in Milan, and in the whole world, is the presence of ‘black’ culture inside design, i.e. the presence of people of color, be they men or women; a presence that exists in art, in music, in literature, but is completely lacking in design! This serious shortcoming constitutes a clear limit of our immaturity, an absence on which we should focus with greater determination; it is an unacceptable post-colonial legacy, present in our schools and in our design history. Perhaps the Triennale should address this grave overall issue, opening up an international debate and suitable experimentation, with conferences and scholarships. Investigating methods capable of tackling the problem, as a theme that is less sociological than it is anthropological, embodied in an inexplicable void represented for all of us by black culture design. Rationalist and functionalist modernity established an erroneous idea of design and the profession, building generational (and social) barriers whose human, macho and racial limitations now afflict us. Instead of constructing a sort of Buffalo Bill’s Wild West show each year to present the greatest cowboys of design, we could welcome Africans to take part in design tournaments. Milanin and Milanon have always been able to find ways to celebrate new bells, in Milan and the world… CAPTION: pag. 37 The famous ‘take-off’ scene in Miracle in Milan, the film by Vittorio De Sica and Cesare Zavattini from 1951, directed by Vittorio De Sica.

DesignINg PROJECT

P38. TEMPORARY ETERNITY by Stefano Caggiano THE SUSTAINING OPPOSITION IN THE AESTHETICS OF CONTEMPORARY DÉCOR, BETWEEN THE SOLIDITY OF THE EARTH AS A FOUNDATION FOR LIVING AND THE EVANESCENT SPEED OF DIGITAL CLOUDS, FINDS ITS FINAL SYNTHESIS IN MILANESE DESIGN CULTURE, ALREADY OPENING TO POSSIBLE FUTURE EVOLUTIONS One of the most widely shared theoretical positions inside the design discipline states that the ethical value of a product should be directly proportional to its durability, while an occasional artifact is seen as less ‘moral’ because it is connected with fleeting desires, as in the case of disposable plastic flatware, which then – however – remains in the environment for thousands of years after being used for just a few minutes. The problem of lack of sustainability in such products is undeniably real. But as often happens in the most rigid ethical positions, even the ‘virtuous’ object for lasting use has the other side to its coin. While it is true that the choice of long-lived products can attenuate the impact of consumption, this option can take on a forced character in relation to the physiological cycles of cultural rhythm. In order to claim that you have made a ‘timeless’ object, in fact, you have to remove the temporal dimension from the being of things, denying the irreducible otherness of the future in comparison to the present. Again, we should emphasize that this is not a defense of the squandering involved in disposable things. We are simply suggesting a less rigid dichotomy between the eternal object that freezes the present and the transient object that irresponsibly burns and consumes it. The need to reconcile the eternal and the temporary, the substantial and the transitional, emerges as a forceful need for meaning in the recent aesthetic evolutions of design, particularly during Milano Design City. From the analysis of the visual codes that marked the October event, in fact, what emerges is a specificity of the Milanese linguistic cluster that found expression in the displays of the showrooms but also in the products presented therein. Above all, it became clear that the interpenetration of real and virtual has become a fulfilled, definitive fact, and that what existed as a structural opposition of design languages in the last decade – the antithetical dance between the values of the real, the earthly and the ancestral, on the one hand, and those of the virtual, airy and advanced, on the other – has found a final, definitive synthesis today, aptly represented by the Abstract Room installation at the Amini showroom, or by the Teorema and Ritagli carpet collections presented there by Elisa Ossino. The same Sicilian designer

based in Milan proposed an oxymoronic interpretation of the concreteness of marble in abstract formal features, bringing to light the asymptote in which the solid and the visual meet. While the expertise in the design of the Tramato collection by Gumdesign for antoniolupi demonstrates that the long reach of the Milanese cultural reservoir can encounter successful applications in the grafting onto different regional traditions as well. The fusion between the stability of geometric volumes and the vibrant transitional quality of digital graphics also informed the spectacular installation of the Chimera collection by Elena Salmistraro at the Cedit space, transformed for the occasion into an environment shaped in two dimensions of the surface, or capable of narrating the poised tactility of the physical realm. Salmistraro, designing the collection, has made reference to the graphic pacing of design currents in the 20th century, just as Roxanne Cepeda (a student in the master program in Product & Furniture Design at the School of Design of Istituto Marangoni Milano, the hub of the Designer’s Week organized by Interni) has envisioned the Loop lamp for Memphis, a perfect amalgam between the metaphysical geometry of the historic Italian brand and the renderized texture of animated GIFs that inhabit the social media, thus giving rise to a form that is no longer a simple transposition between real and digital, nor of the digital into the real, but an eternally transient manifestation of a ‘product’ that exists simultaneously in real and virtual worlds. This is precisely what is happening, in this period marked by lockdowns and social distancing, to professional relationships and activities, which happen on a par between the online and real worlds. In effect, it is no coincidence that the language analyzed here meets with its most forceful expression in the domestic environment. Furnishing complements, due to their ‘theatrical’ nature, have a relationship with the user of a visual type for most of the time. In an age in which the home has become the place of gathering not only of personal but also professional relations, this theatrical value of the furnished setting takes on a new centrality, not lastly as a backdrop for many Zoom meetings, introducing a new level of non-verbal messaging. Here is the reason behind the importance of dry, precise forms and colors, imported from the visuals that inhabit the screens of our devices, that at the same time are solid and ‘reliable,’ like the proto-design blocks of basic geometry, effective both in physical contact and on a screen. The Marble Patterns collection, with pieces designed by Mae Engelgeer and by the studio David/Nicolas for Del Savio 1910, under the art direction of Zanellato/Bortotto, perfectly expresses this evolution of the product, through the handling of a magmatic material like marble inside a lucid figural syntax which the user can manipulate through a graphic interface that uses the same combinatory code as the final product. The real/digital fusion is so complete, at this point, that while its spread is meeting with widespread reception, we are already seeing the first signs of a coming evolution. Projects like the ‘hybrid collection’ After Ago by Richard Yasmine, and above all the Cassette wall lamp by Daniel Rybakken for Luceplan, are already looking forward to ulterior exploration of this new paradigm, in which the tremulous delicacy of immaterial graphics is utilized as a subtle reactor to bring vibration to the sculpted eternity of geometric monoliths. Allowing the glow of a new breath filter through the ‘blended’ weave of our multi-dimensional time. CAPTIONS: pag. 38 The metaphysical solidity of the installation Abstract Room at the Amini showroom, curated by Elisa Ossino, during Milano Design City, kicked off the first appointment of the series From the Looms (photo Daniele De Carolis for Studio Juma). pag. 39 To the side, the Cassette lamp by Daniel Rybakken for Luceplan. The external frame casts a shadow on the white inner surface, from which the silhouette of a lower level appears, interacting with the upper one to trigger a wavering between two-dimensional and three-dimensional perception of the form. Below, the Marble Patterns project, under the art direction of the studio Zanellato/Bortotto for Del Savio 1910, reasserts the values of uniqueness, authenticity and craftsmanship of the company based in Pordenone, a workshop of experimentation to evolve the age-old art of the Palladiana, introducing concepts of lightness, color and combinatory freedom (photo Mattia Balsamini). Above, the Loop table lamp, a project by Roxane Cepeda, a student in the master program of Product & Furniture Design at the School of Design of Istituto Marangoni, Milan. The form, inspired by the looped GIFs of 3D artists, is defined in keeping with its virtual animation on the social networks, and expresses the Memphis heritage. Below, Tramato is the new collection of carpets designed by Gumdesign for antoniolupi as part of the concept Tra Le Righe. The unexpected suggestions of geometric patterns decorate contemporary life with optical effects, poised between vector graphics and the controlled definition of material space. pag. 40 The project Chimera by Elena Salmistraro for Cedit (made in Florim) develops four graphic themes: Empathy, Roots, Rhythm and Color. Like the mythical chimera, an unconventional creature that combined the body of a lion with the head of a goat, the ‘hotel’ designed by Salmistraro mixes abstract codes with evocative figures decorated in incision and relief, with a strong tactile effect. pag. 41 The After Ago collection by Richard Yasmine, presented in the 5 Vie Art + Design circuit during Milano Design City, is composed of hybrid objects that range from a vase to a seat, combining Lebanese crafts with Memphis references, all the way to the geometric flair of Art Deco. The Intarsi project by Elisa Ossino for Salvatori presents a range of panels in natural stone interpreted through the organized use of symmetry and perpendicularity, enhanced by the eternal, playful contrast between white Carrara marble and black Pietra d’Avola.

P42. RETURN TO MILAN by Elisa Massoni


IT’S IMPOSSIBLE TO KEEP ONE’S DISTANCE: ITALIAN DESIGN IS A BIG FAMILY THAT WEAVES STRONG TIES AND SPEAKS AN INDISPENSABLE LANGUAGE. THE DESIGNERS WHO LIVE ABROAD EXPLAIN THE SUBSTANCE OF NOSTALGIA AND HOW TO BRIDGE THE GAP “Returning to stroll through the streets of Milan has been a thrill, a very intense experience.” Patrick Norguet speaks with the real, frank enthusiasm of someone returning home. And for design, Milan is just that, in all probability. The matrix of an ideal modus operandi, a place to meet at least once a year, for those who work on reinventing the world and its functions. By now this can be taken for granted. The overwhelming and unavoidable factor is that Covid has swept social contact out of the picture. Not just for designers, entrepreneurs and journalists, who experience the Salone and the FuoriSalone as some sort of pagan Christmas. For everyone. And in Italy things seldom happen unless people can meet and greet. “I rushed to do all the tests so I could be here for Milano Design City,” Norguet says. “I really felt a need to be here, to see the showrooms and stores, the physical presence of things and people. There is a unique vitality here, in terms of design.” A raging river that communicates a very clear feeling: nostalgia. The days in late September and early October granted us a break, an opportunity to gather in something that resembles a big family, more than a production system. The centripetal and irresistible force that binds, adopts, creates a sense of kinship, among designers and businessmen. There’s no getting around it: design too is a matter of love, in Italy. Milan is the motherland, a legendary place unanimously recognized as the center. So what was missing this year? “The Salone, of course. But also the work done face to face with entrepreneurs,” Norguet explains. What follows is a description of the alchemy that happens when you sit around a table with a manager like Giuliano Mosconi, CEO of Zanotta. “You spend a day together, and in the end the brief is inevitably: you do it!” Free rein, which according to the designer produces a pile of sketches, three centimeters thick. Is there any hope that this can happen at a distance? “Not much, to be honest. Dialogue is really the spark that makes design possible,” the designer concludes. Philippe Starck, from his refuge in the French forest, during lockdown in the spring, spoke instead about a radical, solitary, reflective way of working. “My approach is completely inserted in a system, from the desk to the bed,” he commented, happy to finally be able to concentrate for 18 hours a day, in monastic peace and quiet. The exact opposite of the structure of convivial and participatory collaboration many designers and architects describe when they talk about a project. Especially when it is being developed for and with Italian companies. “The humanity of Italian businessmen is chaotic, authoritarian, difficult,” says Alfredo Haberli. “Human motivation is fundamental. The alchemy is very important. Friendship that is reinforced by presence.” Not just a question of cultural background. “The difference lies in human relations,” the Argentine designer insists. “A bond of trust and respect that lets you draw on creativity and forge beyond.” So we should talk about friendship, affection? “Definitely. It is an affective relationship, an emotional bond, desired, sought after. You miss people, you share their concerns, you cultivate the desire to see them again.” A love story, in short. A question of passion, perhaps. Of creative fires but also intellectual rapport. Curiosity and learning. “Every time you do a project in Italy it’s like a PhD,” says Luca Nichetto. “And Milan is the place where you meet everyone, once a year. A truly necessary breath of fresh air, a moment of fun, full of encounters that bring inspiration and fertile energy.” As if the Lombard city had invented the planetary hackathons of design? “There is widespread expertise, a shared vocabulary for entrepreneurs, designers and artisans. You learn a lot, something new every time. Innovation is fast and constant, knowledge is transmitted very rapidly when there is direct contact. There are no language barriers: foreigners and local artisans understand each other perfectly.” Soft skills and ongoing learning are also the pillars of remote working, not just of design socializing. Marco Susani, who has worked for two decades in the United States with Defne Koz, explains: “Without knowing it, the Americans have applied the expertise of Italian design in the startup model. To make innovation requires structural lightness and the authority of an entrepreneur who is also an inventor.” A description of authorial business and innovative daring that gets spread in schools of creative marketing in the USA, though it has existed for decades in Italy, in a spontaneous way: unfortunately we have not been able to shed light on its dynamics in a more highly structured way. So remote design is a possibility when you have the right digital tools? “Definitely. But you also need a shared culture, to avoid clumsy errors,” Defne Koz adds. “The real difference in remote work is to have a shared base, a shared language that translates into attunement of objectives and pathways. Often, in the United States we realize that even large companies can be lacking in a design division with which to interact.” In this moment, then, is it the solidity of relationships, emotional reciprocity and a shared design culture that really matters? Michael Anastassiades is categorical on this point: “What can save us, in the end, is that design can serve to find solutions to problems. I am a 100% physical person, and in this moment being able to use your hands is a very strong experience: I am not able to work from home, the process of discovery takes place through doing, through building models.” Light, however, has a complex design process: how is it possible to communicate with the company? “I ship a copy of the model. This is what I mean when I talk about solutions: it is hard for everyone to cope with a lack of physical contact. And it is frankly impossible to talk about light in a virtual way. So we made two models, and one of them gets sent to Italy. This is clearly more complicated than taking a

plane and landing in Milan in a couple of hours. But the effort in design is to understand how to do things in a functional, human way.” “The distance from the studio has been painful. And I miss not being able to work with people in Italy, sitting around a table. Those are incredible moments when it seems like ideas are floating in the air, within easy reach,” says Jay Osgerby of the firm Barber & Osgerby. But the fragility of these months has sharpened human expertise: “We are all going through this time together, it is a collective experience that transforms even the simplest, most obvious things: travels, work, affections. And at the same time it is redesigning the needs and relations with the world. We will find other ways to design, and we will design different things,” says the Londonbased designer. Then there are the people who have been designing at a distance for some time now, virtuoso communicators, using methods that would have seemed impossible a few month ago. Francesca Lanzavecchia lives in Pavia, Hunn Wai lives in Singapore. Time zones on different sides of the planet have forced them to find a feasible work mode, even from a distance: “We have well-defined roles, and this helps. And we use the classic tools of sharing, the ones utilized by everybody, which are truly excellent for collaboration, above all when work days can have such different rhythms. We always set aside an hour for direct communication, synchronized, for alignment,” Francesca explains. But the distance from companies is a new problem. “The dialogue with entrepreneurs is a great source of inspiration, to clarify objectives and to create coordination of visions and desires, including unstated ones. Projects are now getting under way with these methods, but I am certain they will be different than in the past. Designers train themselves to cope with different dimensions, spaces and materials. But the direct relationship is so deep that a telephone call with an entrepreneur is like a call between family relations. This distance makes you really understand how things are going: it’s a sort of mourning.” CAPTIONS: pag. 42 From upper left: Patrick Norguet with Ruggero Magrini at the Kristalia headquarters; Philippe Starck with Claudio Luti during a Kartell event; Alfredo Häberli; Luca Nichetto. pag. 43 Università degli Studi in Milan, location of the exhibition-event organized in April by Interni each year, is one of the most popular spots during the FuoriSalone in Mila. Photo Matteo Cirenei. pag. 44 Opening of the exhibition “A Castiglioni” held in October 2018 at the Milan Triennale. The exhibition was a tribute to the work of Achille Castiglioni in the year of his centenary. Photo Matteo Cirenei. pag. 45 From left: Marco Susani with Defne Koz; Michael Anastassiades; Jay Osgerby with Massimo Orsini of Mutina; Francesca Lanzavecchia and Hunn Wai.

Designer's Week - Milano 2020 edited by Katrin Cosseta, Nadia Lionello, Andrea Pirruccio, Carolina Trabattoni

Durini/San Babila/Monforte

P46. DESIGN IS OPEN

SNAPSHOTS OF SHOWROOMS OF THE BIG NAMES IN ITALIAN DESIGN: A FOCUS ON THE CONCRETE QUALITY OF PRODUCTS RATHER THAN FLAMBOYANT SETTINGS. WITH A FEW SURPRISES. AND A STRONG DESIRE TO PROVE THAT MILAN HAS NEVER BEEN AT A STANDSTILL CAPTIONS: pag. 48 Natuzzi showroom, part of the Circle of Harmony collection: right, the Ombra outdoor table by Claudio Bellini (photo Simone Barberis); below, the New Classic sofa by Fabio Novembre and, below, the Infinito sofa by Marcantonio, clad in Byborre fabric (photo Simone Barberis). pag. 49 Lea Ceramiche showroom, showcasing the Anthology Impact installation created with tiles from the new Anthology collection, all designed by Feruccio Laviani. An interpretation of stone, in five different and complementary versions, where the surface is the simultaneous result of graphic design and material substance (photo Simone Barberis). pag. 50 Technogym showroom, Bike Personal and Run Personal, from the Personal collection designed in collaboration with Antonio Citterio (photo Simone Barberis). Scic flagship store, reinterpretation of the Mediterraneum model, in a configuration with the Swing paneling system that permits concealment of the technical parts of the kitchen (photo Matteo Cirenei). Porro showroom, Storage dressing room designed by Piero Lissoni with Centro Ricerche Porro, Offshore chest of drawers designed by Piero Lissoni (photo Simone Barberis). Fendi Casa – Luxury Living Group showroom, Prisme Color, Ripple and Boogie, a mixture of tables with tops in marble or glass, with the Party sofa components and the Gropius rug (photo Simone Barberis). pag. 51 From Armani/ Casa, the Osimo sofa covered with the new Porto fabric by Rubelli, and Puro tables (photo Simone Barberis). pag. 52 Casa Cappellini, Antonio Facco, portrait with the Arya lamp designed with Giulio Cappellini (photo Simone Barberis). Casa Cappellini, Sebastian Herkner on his new Litos sofa (photo Simone Barberis). Casa Cappellini, the Moon radiator by Peter Rankin for Antrax, one of the partners of the installation (with Icone Luce, Ceramica Flaminia, Ornamenta, Baulificio Italiano, Victoria Arduino). pag. 53 Luceplan Store, Daniel Rybakken shown in front of his new Cassette lamp (photo Simone Barberis). pag. 54 Cassina showroom, sofa composed of three modules and armchair from the Trampoline collection by Patricia Urquiola: part of the Cassina Outdoor collection (photo Simone Barberis). pag. 55 Living Divani Gallery, the new Milanese outpost of the brand, conceived as a theatrical stage on which to present different stylistic approaches. Flos Professional showroom, installation Elements of Light Tour by Calvi Brambilla (photo Simone Barberis). Gervasoni showroom, new


version of the table from the Next collection designed by Paola Navone, with top clad in Alpi Sottsass Grey multilaminate. pag. 56 Molteni&C showroom, the Touch Down Unit workstation in the home version, ready to open, heightadjustable, with horizontal movement, designed by Studio Klass (photo Simone Barberis). pag. 57 Foscarini Spazio Monforte, the installation by Ferruccio Laviani (photo Simone Barberis). Cimento showroom, Murano table by Omri Revesz and Accademia bookcase by Studio 63 (photo Simone Barberis). Euromobil flagship store, the new Hab sofa designed by Marc Sadler for Désirée (photo Simone Barberis). Casamilano showroom, SuiTable tables by the artist Lia Bosch (photo Simone Barberis). Gallotti&Radice showroom, displays by Kicco Bestetti with Elissa sofa by Dainelli Studio, Prism Low tables by David/Nicolas, Bolle Tela lamp and Brera bookcase (photo Simone Barberis). pag. 58 De Padova showroom, the Alberese sofa by Piero Lissoni (De Padova) with Imperial Family tables and Bombori lamps by Time & Style Edition; to the back, the Antibes System bookcase by Boffi (photo Simone Barberis). pag. 59 Artemide showroom, clockwise from upper left: El Porís chandelier by Herzog & de Meuron, Linea and Gople Outdoor by BIG, Flexia system with acoustic panels by Mario Cucinella and Bontà rechargeable lamp by Davide Oldani. pag. 60 Giorgetti Atelier, clockwise from upper left: living area with Janet chairs by Carlo Colombo, Host bar cabinet-trolley by Adam D. Tihany, outdoor collection with the new Amazonia plant-sculpture by Roberto Cambi (photo Simone Barberis). pag. 61 Barovier&Toso showroom, window display with Padma table lamps and Degas chandelier in Murano glass, designed by Vandersandestudio (photo Simone Barberis).

REFLECTIONS

pag. 62 Designer’s Week was a moment of great value and vitality: for the city of Milan, the world of design, the culture and the companies in this sector. It proved that thoughts, reflections and projects, in spite of the complicated moment, have not come to a stop, and that if shared they can become the energy to imagine scenarios suited to new way of living and relating in the world. To return to the organization of a real exhibition, to welcome people into schools, to feed debate and amplify contents through digital platforms: all this brought new energy because we need to share knowledge, especially with the young people who are preparing to become tomorrow’s professionals. MASSIMO ZANATTA ISTITUTO MARANGONI MILANO DESIGN / SCHOOL DIRECTOR In recent months it was impossible to meet others, and Milano Design City became an important opportunity for a return to direct contact, grasping the value of renewed awareness. We needed to be together again and to exchange the energies that make Italian design unique in the world. Natuzzi took part with enthusiasm, presenting the new Circle of Harmony collection, based on an encounter with eight designers invited to come to terms with the brand’s DNA. PASQUALE JUNIOR NATUZZI NATUZZI / CHIEF CREATIVE OFFICER In this complicated year of 2020, the initiative had the virtue of confirming the ability to restart and the vitality of a sector that has continued to produce ideas and products, in spite of everything. Personally, I appreciated the fact that this Designer’s Week was once again an example of synergy between companies, designers, culture and communication. A winning formula on which to base future initiatives connected to the theme of design. EMILIO MUSSINI PANARIAGROUP / PRESIDENT Technogym has always worked with the most famous architects for the design of wellness spaces, in the most beautiful homes and finest locations in the world, to create an immersive training experience with design products Made in Italy the fit perfectly into the context. Milano Design City was a chance to host three talks on wellness trends in the world of architecture, by some of the most important design professionals like Patricia Urquiola, Marco Piva and Kelly Hoppen. NERIO ALESSANDRI TECHNOGYM / PRESIDENT For Living Divani September was a crucial month: the opening of a new outpost in Milan and the launch of the 2020 collection at the corporate showroom in Anzano del Parco. Designer’s Week 2020 provided an ideal context to set the two presentations into a wide-ranging event, capable of involving the entire design sector and creating synergies, also attracting foreign visitors and re-emphasizing the central role of Milan in the world of design. CAROLA BESTETTI LIVING DIVANI / HEAD OF MARKETING AND COMMUNICATION Digital channels represent an extraordinary growth opportunity, but they cannot replace the sensory experience of a product. For a luxury brand like ours, exclusive quality and emotional aspects remain key factors. This is why, with the hope that from the next edition the global situation will permit an influx of foreign visitors, we believe that Designer’s Week 2020 has been a fundamental initiative to conserve client relations and to generate greater opportunities for trade, interaction and innovation. RENATO PRETI LUXURY LIVING GROUP / CEO Designer’s Week offered coordination and visibility to the events organized by individual brands to launch their 2020 collections, choosing the theme of sustainability as the red thread. The updated displays at the Duriniquindici showroom were accompanied by two talks, for viewing on the digital platform, narrating the evolution of systems in architectural terms and the main facets of Porro’s sustainable production: from the factory that operates with completely natural light since 2000, to the new lean production system that began in 2018, all the way to the recent collaborations with RiceHouse and Cooperativa Alice to promote environmental and social sustainability. LORENZO PORRO PORRO / PRESIDENT Finally design is back to liven up the city, confirming Milan’s central role. We thus

had an opportunity to present new developments that we would have shown in April, during the Salone del Mobile. We are certain that this event will contribute to a rebound for the sector and the city. In these days, we had a chance to again enjoy the annual experience of the FuoriSalone in the design capital. GIULIA MOLTENI MOLTENI GROUP / HEAD OF MARKETING AND COMMUNICATION pag. 63 Many companies took part in Interni Designer’s Week with great enthusiasm and energy, once again demonstrating the desire to express creativity and productive excellence. Obviously there were few visitors from faraway lands, but the European players, and above all the Italians, really appreciated this possibility of meeting after months of virtual contacts. Interni Designer’s Week also triggered the desire of consumers to visit furniture showrooms, above all during the weekend. For Cappellini this was a very positive experience, which should be repeated in the future, to constantly improve the collaboration among companies and the relationship with the city. GIULIO CAPPELLINI CAPPELLINI / ART DIRECTOR Having lost the possibility to present our latest creations in sector trade fairs, as well as the FuoriSalone in Milan, we felt a strong need to revive dialogue and physical interaction with our main counterparts. We are pleased with the results and the visibility achieved, and we believe this is a formula that can be applied in the months to come, apart from scheduled trade fair events. PATRIZIA VICENZI LUCEPLAN / CEO We are very pleased to have taken part in Milano Design City, and we are satisfied with the results achieved. In spite of all the uncertainties of this year, I believe the initiative was an important opportunity to bring design back into the city, above all because it is a unique heritage of our country, which has to be protected. During these two weeks we welcomed our stakeholders to the showroom. Beside have the pleasure of being together, we saw a very positive response on a commercial level as well. The event underlined the importance of making our spaces into lively locations across the entire year. LUCA FUSO CASSINA / CEO We took part with enthusiasm in Designer’s Week, asking Ferruccio Laviani to create a special installation for the showroom. We organized live appointments on the social networks with the designers of the new products, to also reach people who could not be on hand in Milan. This was also a chance to celebrate the 30th birthday of the Lumiere lamp, first presented precisely in September 1990… and it was also a way to meet up again with lots of friends in the world of design. In short, a great way for us all to say that we have a strong desire to get back to work! CARLO URBINATI FOSCARINI / PRESIDENT Interni Designer’s Week was an extremely positive development. After months of only digital relations, we restored strategic connections in our spaces in Milan, where we presented the 2020 collections in a new display concept: an installation of visual impact that provided a rich, immersive experience in the world of light. The appointments were strictly one-to-one, and this turned out to be a winning formula, without guests lingering for longer periods of time, delving deeper into the storytelling of the setting. I believe that need has led to discovery, and we will definitely built on what we have learned in the future. ROBERTA SILVA FLOS / CEO Casamilano took part in Designer’s Week with great interest, because from the outset it was clearly a positive signal for our sector. But we should also point out some critical aspects. On the part of the institutions, we were expecting great force and range in the communications, which instead were mostly left up to the individual exhibitors. In particular, the absence of the municipal government of Milan prevented us from igniting interest among the press and the public. Therefore the results were not very effective, in terms of response from our clientele. In the future, it will be possible to think of similar events, but organized in greater detail, starting with an intense campaign on the social networks and in the press. ANNA TURATI CASAMILANO / ART DIRECTOR Milan has returned to its deserved status! A fulcrum of ideas and ‘noble’ design culture, with an eye on originality and quality. This has happened thanks to Milano Design City, which in this moment in history made the motor of the design sector come back to the surface: the passion for innovation. The rebound will happen, but only thanks to the commitment of everyone, and to innovation, which represents the objective for thousands of companies like ours, on a daily basis. To innovate also means embracing the concept of eco-sustainability: never before have we been so sensitive to the health of people, the environment, the air we breathe, because progress depends closely on our ability to develop new eco-compatible ideas and materials. WILLIAM LUCCHETTA CIMENTO / CEO Milano Design City represented a pleasant moment of gathering, which we welcomed with enthusiasm. Through technology, we were able to bridge distances and reach out, also contacting those who were not able to personally visit our flagship store. This was a proving ground for other methods of interaction and communication, such as the virtual tours organized to present the new collection. Through live images and special appointments we narrated and shared the company’s pathway in these months, with our sales network and sector professionals. SILVIA GALLOTTI GALLOTTI&RADICE / CEO

Duomo/Quadrilatero

P64. BEATING HEART

IN THE WEEK OF DESIGN, THE HISTORICAL CENTER OF MILAN OPENS


UP TO THE CITY, DISPLAYING THE MOST INNOVATIVE PRODUCTS BUT ALSO A GUIDE FOR SHOPPING CAPTIONS: pag. 64 Minotti Concept Store by Misura Artredamenti, the showcase of outdoor furniture with the Sunray table and seating system by Rodolfo Dordoni, the Fynn chair (left) by GamFratesi, the Van Dyck table by Rodolfo Dordoni (photo courtesy of Minotti). pag. 65 Janus et Cie, Anatra High Back Lounge chair in teak and woven cord, by Patricia Urquiola (photo Paolo Riolzi). Ernestomeda Milano, an updated version of the One kitchen designed to generate multiple configurations (photo Matteo Cirenei). Lema Misura Arredamenti, Sesto table with trestle base and Ombra chairs, by Piero Lissoni (photo Simone Barberis). pag. 66 Alessi showroom, Plissé collection, teakettle, blender and toaster by Michele De Lucchi (photo Paolo Riolzi). Rinascente, the corner set aside for the Fusiontec cookware line by WMF. MIG showroom, designed by the architect Tadao Ando with a curved concrete wall. The installation by the studio Lucchesedesign, with the Frame table by Sinetica, the Milos chairs by Sitland, the Rotaliana Squiggle lamps (photo Paolo Riolzi). Frette, setting by Thesign, with the Chains and Luxury Mink blankets combined with vases by Bitossi (photo Paolo Riolzi). pag. 67 Kartell showroom, A.I. Recycled Material Chairs by Philippe Starck, Glossy Marble table, FL/Y and Planet lamps, All Saints mirrors (photo Paolo Riolzi). pag. 68 Poltrona Frau showroom, the Chester Line, component sofa with curved modules, an evolution of the iconic Chester, the Grant ottoman by Tristan Auer, the Aida chair and Fidelio tables by Roberto Lazzeroni (photo Paolo Riolzi). pag. 69 Valextra showroom, MarVles project, 19 Iside bags in a limited edition, designed by Patricia Urquiola in collaboration with Budri. Calligaris Store Milano Duomo, in the background, Sunshine CS4128-S-200 table with top in ceramic-glass and black Calacatta marble, Holly CS2037 chairs with bronze structure and black Venice covering (photo Matteo Cirenei). Rinascente, the new display space of Vitra at the Design Supermarket (photo Matteo Cirenei). pag. 70 In the Rossana showroom, totally updated by Simona Tagliaferri, Isøla, designed by Carlo Colombo, seen here in the Singapore version. The kitchen side features a functional zone with a top in Acciaio Orizzonte; the living side has a wall in Melbourne marble and a snack bar zone in Frassino Fossile. pag. 71 At the Visionnaire Design Gallery, with exhibit design by Alessandro La Spada, the Amos table and Sputnik chandelier by Draga & Aurel, Clem chairs by Alessandro La Spada (photo Paolo Riolzi). JCP Universe in the Jumbo Group showroom: the installation Another Nature by CTRLZAK (photo Paolo Riolzi). Poliform Milano, an area set aside for new creations of Jean-Marie Massaud: the Saint-Germain sofa, Le Club armchair and Koishi tables (photo Matteo Cirenei).

REFLECTIONS

pag. 72 Designer’s Week represented an important, long-awaited moment. It was a mostly Italian event, mostly involving sector professionals: now we need to think about how to translate this into the logic of an international system, how to create integrated communications, and we have to consider the role and the support that should be offered by the City and the Salone del Mobile. Consolidating this experience in the city and continuing to focus on a physicaldigital logic, we can approach the challenges of the future, in terms of both Salone and FuoriSalone. GIOVANNI DEL VECCHIO GIORGETTI / CEO We are proud to have taken part in this initiative which confirmed the role of Milan as the international capital of creativity and design culture. It was an opportunity to get back to face-to-face contact. We felt the need to present our creations and our new spaces to the public and sector professionals, to reassert our vitality that has not flagged during the lockdown, but has continued to produce ideas, reflections and projects. DIEGO MARTINEZ DUBOSC BAROVIER&TOSO / CCO To get back to having a ‘physical’ and not just digital contact with clients, journalists and sector professionals has been an added value, though with all the precautions required by the present situation. The digital tools of sales and communication have made rapid advances and they are certainly useful, but touching our collections and products, feeling their quality, remains fundamental to appreciate every aspect of our offerings. ROBERTO GAVAZZI BOFFI|DEPADOVA / CEO Milan is the cultural capital of Italian and European design, a field that is one of the motors of strategic innovation for Italian business. Milano Design City demonstrated that we can imagine new dimensions of being together, complying with the rules and respecting others, interpreting new rhythms that involve both physical presence and digital presence, in keeping with modes of intermittent – not alternative – interaction, capable of activating cultural relations of sharing and opportunities for growth. CARLOTTA DE BEVILACQUA ARTEMIDE / VICE-PRESIDENT & CEO The initiative Milano Design City undoubtedly had positive repercussions for our activity, although the foreign visitors were obviously not very numerous. In any case, we noticed a certain ferment in the areas of Milan devoted to design. Our space at Corso Monforte 28 benefited from this distributed event, and after the visit some people decided to also come to our corporate showroom in Meda. Unfortunately in the weeks to follow, the virus has resumed its spread, again imposing maximum limitations on movements and visits. MATTEO GALIMBERTI FLEXFORM / SALES DIRECTOR FOR ITALY Taking part in Designer’s Week in Milan with a special display in the showroom on Via Hoepli was a very significant step for us. Starting with the title of the event, ‘Another Future’: a moment of reflection on the what’s to come, and an opportunity to preview the collections for 2021, in the context of a city that confirms its place as the beating heart of our sector. In spite of the difficulties of

the moment, we are looking forward with a positive attitude, and with our usual ability to generate innovation. MORENO BRAMBILLA JUMBO GROUP / CHAIRMAN AND CEO Milano Design City was an important moment for our sector. There was a lack of an international audience, but it was still a significant step forward towards a new normality, which companies, institutions, designers, architects, dealers and journalists will have to face in the present. The smaller size with respect to the FuoriSalone permitted greater selectivity, and professionals had more time to discover the new offerings on view. This situation encouraged dialogue and reflection, beyond the long-awaited return to direct, physical contact with our proposals. ANGELO MERONI LEMA / PRESIDENT In such a delicate period, the mission of our company has perhaps been even more vividly perceived: to create and share objects of quality that are not simply useful, but also enhance everyday life with the sophisticated, ironic design that has always been the earmark of the brand. ALBERTO ALESSI ALESSI / PRESIDENT pag. 73 Our decision to take part in Designer’s Week was based on the desire to present the 2020 Collection inside a physical space, after a digital project of great impact launched in June, and to support a collective initiative in the sector aimed at underlining the central role of Milan as a reference point for international design. Though the number of visitors was more limited, the quality of the interactions with professionals and consumers was very satisfying, including the encounters with the trade at our headquarters in Meda, and with the public in our concept store in Milan. ROBERTO MINOTTI MINOTTI / CO-CEO With this program the city of Milan has proven that it is ready to express renewed vitality and a growing desire to start over again. It was interesting to note the massive participation of brands and the determination of sector professionals to send a strong signal to the world, that our country is not standing still, in spite of the many adversities. STEFANO ROSA ULIANA CALLIGARIS GROUP / CEO For MIG Milano Designer’s Week was an important opportunity to share the new projects of the brands Jesse, Rotaliana, Sinetica and Sitland with the design community. The new showroom we opened in June hosted five events, also broadcast online, on sustainability and the new collections. A challenge that MIG and its brands have welcomed with enthusiasm and a positive final outcome. GIANMARIA MEZZALIRA GRUPPO MIG / CEO Interni Designer’s Week in Milan was a courageous project we have immediately supported with great enthusiasm. It is no secret that for the whole sector the cancelation of the Salone del Mobile was a major blow, in spite of the enormous efforts and investments we have all made to formulate a new strategy of marketing and communication with a strong digital orientation. The renewed personal connections and the talks definitely brought new positive energy, creating new opportunities for cultural and professional exchange with Italian and foreign players. ELEONORE CAVALLI VISIONNAIRE / ART DIRECTOR Designer’s Week confirmed, once again, that Milan is the international city of design. In spite of the uncertain future, the participation and the innovative products on view were fundamental as signs of rebirth. On the one hand, we saw a big focus on icons reinterpreted in a modern way, and also at Rinascente we examined this trend, in the Best of Design space; on the other hand, there were new takes on the functions of furnishings and lighting, looking in the future to imagine an innovative scenario, increasingly interconnected with socio-cultural factors. GIUSEPPE D’AMATO RINASCENTE / DIVISIONAL MERCHANDISE MANAGER Milano Design City was an important opportunity to put design and décor back at the center of public attention, after a trying period of lockdown that prevented the city from having the Salone del Mobile. We are satisfied with the participation not only of sector professionals (dealers, architects, designers, press) but also of consumers, above all. I believe the initiative worked above all as a signal of a sector that is a symbol of Italian excellence, always in ferment in spite of difficulties. It goes without saying that with suitable support on the part of all the institutions, the event in September can become a fixture in the activities of the city in the years to come. NICOLA COROPULIS POLTRONA FRAU / CEO Thanks to Designer’s Week, the new initiative of the magazine Interni, we had a chance to present the Isøla model designed by Carlo Colombo. Rossana took the opportunity to open a new concept store created by the art director Simona Tagliaferri, in the center of Milan, the unrivaled capital of international design. We have been able to offer people the Rossana experience both in the showroom and through virtual channels, with the project Design Talks, which already in the lockdown period allowed us to address the world of design with the contributions of the great architects who have written the history of Rossana. EMANUEL COLOMBINI GRUPPO COLOMBINI / PRESIDENT Milan’s choice has been highly appreciated: the city has a high symbolic value, because it has always been acknowledged on an international level as the capital of design. This initiative bears very incisive witness to the fact that Poliform and other companies in the sector have never stood still! GIOVANNI ANZANI POLIFORM / CEO

Brera P74. UNTAMED CREATIVITY

PRODUCTS, OF COURSE. FINALLY THERE, FOR YOU TO TOUCH. BUT ALSO EXHIBITIONS, INSTALLATIONS, NEW OR UPDATED SHOWROOMS. THE AUTUMN EVENT BROUGHT DESIGN ENTHUSIASM BACK TO BRERA, EMBODYING ITS MOST AUTHENTIC SIGNATURE STYLE CAPTIONS: pag. 74 Moroso showroom, window display with the Ruff chair


designed by Patricia Urquiola (photo Matteo Cirenei). pag. 75 Modulnova showroom, the photography exhibition "The Outside Inside. Urban Architecture" by Roberto Graziano Moro. The Block washstand from the Blade collection is made in raw Amarula granite (photo Simone Barberis). pag. 76 Studio AMDL Circle hosts the exhibition "Andrea Branzi at the Circle," an original collection of 16 portraits and works by Andrea Branzi; part of the private collection of Michele De Lucchi (photo Matteo Cirenei). Itlas Store Milan, where wood is the protagonist of every habitat space, thanks to the I Massivi furniture collections, the 5.5 facings and Progetto Bagno (photo Matteo Cirenei). Agape12, the installation "The Worksite of Beauty" by Camilla Benedini, with elements from the capsule collection in the green tone, presented by Agape and Agape Casa: Tre 3 chairs by Angelo Mangiarotti and Lift cabinets, designed by Benedini Associati. In the foreground, the Eros table, again by Mangiarotti (photo Matteo Cirenei). Lualdi showroom, Altaj, designed by SBGA | Blengini Ghirardelli, doors with a metal border framing the panel. The models can be covered in different materials, including wood, stoneware, cowhide and wallpaper (photo Matteo Cirenei). The Colombo lamp by Joe Colombo in the new anodic bronze finish, presented by Oluce at the Molteni&C | Dada showroom on Via Solferino (photo Matteo Cirenei). pag. 77 ETEL Milan, Women & Design installation, with: Callas bench from the Botânica collection, designed by Inês Schertel & Etel Carmona; Brasiliana sofa by Jorge Zalszupin; LBB coat rack by Lina Bo Bardi; artwork in wool and stool by Inês Schertel; Martina base by Etel Carmona (photo Simone Barberis). Rubelli showroom, new display concept by Matteo Nunziati, with Velour chairs and sofa by Matteo Nunziati, and the Twil ottoman. Abstract Landscape: the collection of one-offs made by hand with Abonos™ logs and sustainable materials, by Elisa Ossino at H+O Apartment Gallery (photo Paolo Riolzi). Boffi Solferino, reissue of the Xila model (designed in 1972 by Luigi Massoni), without handle, with Shades doors in solid Canaletto walnut, made with incisions and an image that simulates a design formed by a sequence of juxtaposed reeds (photo Matteo Cirenei). pag. 78 Zanotta showroom, window at Porta Garibaldi featuring the Sacco chair designed in 1968 by Piero Gatti, Cesare Paolini and Franco Teodoro, winners of the Compasso d’Oro for the Career 2020. pag. 79 Wall&decò showroom, wall covered with waterproof paper for showers, part of the new 2020 collections of WET System (photo Matteo Cirenei). In the updated Cristina Brera showroom, East Side by angelettiruzza design for Cristina Rubinetterie, a collection marked by a knurling process that generates a refined material contrast on surfaces. pag. 80 Bisazza flagship store: the Ortensia and Chiave mosaic maxi-patterns, created in collaboration with Fornasetti (photo Paolo Riolzi). antoniolupi showroom, Aura freestanding washbasin in backlit Cristalmood, designed by Marco Piva. Dimoremilano showroom: Serie lamps, Ignazio table, Parigi ottoman, and the collection of fabrics, all by Dimorestudio (photo Paolo Riolzi). pag. 81 On view at the Alpi showroom, the new wood patterns developed in collaboration with Patricia Urquiola and Piero Lissoni. Carl Hansen & Søn flagship store: the new Sideways Sofa by Rikke Frost (photo Matteo Cirenei). Ceramica Flaminia showroom, a setting made with Filo washstand bases and shelves in metal, Flag mirror and countertop washbasin, designed by Alessio Pinto (photo Matteo Cirenei). Talenti flagship store, pieces from the Riviera collection designed by Jean-Philippe Nuel: living room chair with structure in aluminium and stoneware arms, and round coffee table with stoneware top (photo Matteo Cirenei).

REFLECTIONS

pag. 82 Milano Design City was a positive moment, an important message for the city of Milan and Italy in general. We are pleased with the results achieved in terms of turn-out, in an atmosphere of curiosity and desire for the new. We rediscovered our Italian clientele and sensed a new focus on care for the home, making alterations in tune with new habits of smart working or a greater accent on entertaining. We also received many signals of interest from abroad, a fundamental factor for the whole sector. We all hope it will be possible to return to some level of normality, to allow our clients to once again live in the city and enjoy the experience of our products. STEFANO CAZZANIGA INTERNI DESIGN EXPERIENCE / CEO We took part in Designer’s Week in a very particular way, because the design week coincided with the opening of the first Mohd showroom in Milan. The initiative was a success, an example of great courage in this unusual moment, with a series of physical events that represented an extremely positive sign. The particular focus on showrooms and urban spaces in Milan confirmed the city’s role as a reference point for international creativity in the field of design. GIANLUCA MOLLURA MOHD / CEO Just a few months ago, I told Interni about how Lualdi was reacting to the lockdown in a productive way, reorganizing production in terms of rethinking of spatial divisions and new solutions. Our participation in Designer’s Week reflects that same spirit that has prompted the magazine to organize a FuoriSalone for the fall: the desire and ability to adapt to new scenarios with solutions that interpret and respond to today’s habitat needs. ALBERTO LUALDI LUALDI / CEO We took part in Designer’s Week with the desire to send a message of rebound and above all of the collaboration among all the players of design Made in Italy. This was a very important activation for Milan, where sector professionals and the general public got involved with great enthusiasm and willingness. Now and in the future, it will be important to think about anything that can create opportunities for interaction: smaller, more strategic initiatives than in the past, but ones that somehow guarantee true contact and exchange. CHRISTIAN BENINI WALL&DECO / ART DIRECTOR For us, the design week in Milan is an important reference point, a time to meet

with clients, the press, old and new partners on an international scale. Of course the present restrictions imposed by Covid-19 transformed Milano Designer’s Week into a more local experience; nevertheless, we are enthusiastic about having taken part and we believe the initiative represented a concrete step towards a speedy rebound in the furniture sector, and for the city of Milan, a symbol of international creativity in the field of design. KNUD ERIK HANSEN CARL HANSEN & SØN / CEO For our company, Milano Design City represented a significant moment, because after the erasure of trade fairs due to the health emergency this was the first appointment in which we could have direct contact with the design world and the public. We took part with the aim of marking a restart point, and of resuming encounters and dialogue with the outside world, from which Flaminia draws stimuli and inspiration to widen its productive horizons and constantly improve. FRANCESCO BRAVINI CERAMICA FLAMINIA / EXPORT MANAGER We appreciated the initiative of Interni Designer’s Week to bring art and design back to the center of the social and cultural life of Milan, the city of reference for international design. Culture and manufacturing, social cohesion, innovation and sustainability were all themes addressed by this initiative, representing key factors for the future. It was important to send a positive signal to the sector, supporting the economy and the country, during an opportunity to share thoughts, ideas, present and future projects, and to present two new catalogues, Modulnova Living and Bath Collection, because creativity and beauty should never stand still. DARIO PRESOTTO MODULNOVA / PRESIDENT It was pleasurable and liberating to again feel some of that energy, the source of our work, which accompanies every Salone and every FuoriSalone. To see friends, colleagues and designers again, to rediscover together the usual passion for what we do… A real vitamin boost. PATRIZIA MOROSO MOROSO / ART DIRECTOR pag. 83 Designer’s Week in September represented an important signal of a restart for design companies and the city of Milan. The first true physical event organized after the first lockdown, an initiative we clearly wanted to support, which allowed us to physically present new developments to clients, architects and journalists. In a sector like ours, besides digital channels it is fundamental to offer people the immediate experience of physical shopping, inside a store. You have to be able to touch furnishings, and to tell their stories. DEMETRIO APOLLONI KNOLL EUROPE / PRESIDENT Milano Design City was an important moment not just for us as a company, but for the whole furniture sector, which has been able to send a strong, positive message of desire to start again, finding new solutions and new stimuli for the future, while also permitting continuity in the growth of companies. VITTORIO ALPI ALPI / PRESIDENT These days offered us the possibility of one-to-one interaction with many visitors who came to see us in the showroom, and to share with them the projects on which we have been continuously working during these months. We have concentrated on digital channels, and in a new, responsible way we have reopened the doors of our company to guests who want to learn more about our production. DANIELE MAZZON CRISTINA RUBINETTERIE / GENERAL MANAGER For Talenti, Milano Design City was an opportunity to meet people once again, to talk, though from behind a mask, and to narrate our passion for design. We are proud to have presented a preview of the new developments of the catalogue for 2021, and we have done this – once again – by wagering on talent. To open the doors of our flagship store in Milan was a real breath of fresh air, which has recharged us to cope with the future. A future that will rely on new technologies, but without overlooking the importance of human contact. FABRIZIO CAMELI TALENTI / CEO Milano Design City was a clear statement of intent. There is a desire to move forward, with respect to the delicate moment of the present. This event has left us with two important messages: a confirmation of Milan’s leadership on the international scene of creativity and décor, and a growing focus on the part of the design industry on environmental and social impact.GIANLUCA PAZZAGLINI FLORIM CERAMICHE / GLOBAL CHIEF COMMERCIAL OFFICER Milan is our second home and we are proud to have chosen this city as our base in Europe. This tragic year has had an impact on all of us in different ways, and we wanted to take part in Milano Design City to support our system and to work together with other brands. We thought it was a duty, a necessary step to keep interest in our world alive. It was an ideal moment to create connections, to swap ideas and to think about the future with optimism. LISSA CARMONA ETEL / CURATOR AND CEO Milano Design City shook things up after months of stasis in the world of design in Milan. The initiatives, the presentations of products, the encounters and talks were useful, in my view, especially for sector professionals, with a true exchange of ideas, to look to the near future with a certain amount of positivity. Talking about design culture, communicating it to a wider audience, is good for everyone! DANIELA FANTINI FRATELLI FANTINI / CEO For us, Interni Designer’s Week was a chance to present a choral project on which we have been working for months. Pianca & Partners is by nature a networking project, and these have been days set aside precisely for relationships, both in-house, among the 26 brands involved, and with sector professionals and the press. The hope is that initiatives like these can become regular appointments for the design scene, also on an international level. ALDO PIANCA PIANCA / PRESIDENT AND PROMOTER OF THE PIANCA & PARTNERS PROJECT Deprived of the Salone del Mobile, the design sector was able to attract the attention of designers and enthusiasts thanks to the Designer’s Week organized by Interni. A breath of fresh air in such a complex period, bringing the right kind of energy to move forward with new projects. ANTONIO VERDERI OLUCE / PRESIDENT


There was a desire to touch design. Designer’s Week 2020 was an interesting initiative, for which we felt a need after months of forced inactivity. It put the spotlight back on one of our areas of excellence, while we were still coping with the crisis of the cancelation of the Salone del Mobile. This was an important signal that things can restart, and it is worth repeating. GASPARE LUCCHETTA GRUPPO EUROMOBIL / CEO

Around the city P84. WIDESPREAD DESIGN EVEN OUTSIDE THE ESTABLISHED ‘DESIGN DISTRICTS,’ THERE WERE MANY OPPORTUNITIES TO REFLECT ON THE STATE OF THE ART TODAY: EXHIBITIONS, PRODUCTS, ENCOUNTERS ON THE THEME OF SUSTAINABILITY CAPTIONS: pag. 84 Superstudio, Grifo, the wardrobe designed by Elena Salmistraro for Altreforme, on view in the exhibition "I Fiori della Materia" curated by Gisella Borioli for the project on female creativity titled “In the Hands of Women.” pag. 85 At the Leonardo da Vinci National Science and Technology museum, the installation “Business Wo/men” by Gruppo Hera, statues made with industrial scrap gathered in the facilities of Herambiente, inside the event RoGUILTLESSPLASTIC by Rossana Orlandi. pag. 86 From Danese Milano, The Pear, silkscreen print from the Nature Series by Enzo Mari, and the notebooks Uno La Mela and Due La Pera, in collaboration with P di Pigna (photo Paolo Riolzi). Massimo Iosa Ghini in the new Glo flagship store he has designed in the Darsena zone. The new Yuku SH spa system by Effe designed by Marco W. Fagioli with sauna, steam bath, shower and bookcase, in the Effe H2Otto showroom (photo Paolo Riolzi). pag. 87 Knoll showroom, the innovative Matic system of sofa components with curved backs, equipped with a rotation mechanism, designed by Piero Lissoni (photo Federico Cedrone). pag. 88 Assab One. Installation of the exhibition 1+1+1/2020 Loris Cecchini + MicheleDe Lucchi with AMDL Circle + Pentagram & Friends, exploring links between architecture, art and design, in a project format by Elena Quarestani curated by Federica Sala (photo Giovanni Hanninen). pag. 89 Galleria Rossana Orlandi, objects from the Rossana Orlandi capsule selected for the 25th anniversary of the Fidaty card of Esselunga (photo Matteo Cirenei). Above, lamps and products on view in the gallery (photo Paolo Consaga).

REFLECTIONS

pag. 90 The world was already changing. The widespread availability of technologies, connectivity, the compression of time – both in moments of work and in personal affairs – had already become part of our everyday life. Globalized business was making all of us, in an obsessive way, stick to these rhythms and rituals that had become encoded in our sector. Covid stopped us, putting us into a position to seek new paths, in order to reach and talk with our clients, to present our products. In substance, to experiment with new ways of relating. In this Designer’s Week Milan scored an important goal: we returned to talking about design, products, and to reflecting on our world. Fewer people, fewer foreigners, but lots of attention paid to things and stories: I would say this is a new format, and I hope it will continue in the years to come, even when the emergency is over. GIULIANO MOSCONI TECNO E ZANOTTA / PRESIDENT AND CEO In coordination with the launch of the new yachts at the Genoa Boat Show, during Interni Designer’s Week we produced a digital talk about our design vision, making contamination between disciplines into a distinctive feature while underlining the synergies and mutual influences of two apparently distant realities, which thanks to Sanlorenzo’s efforts to open up its imaginary to new languages have given rise to unprecedented functional and aesthetic results. MASSIMO PEROTTI SANLORENZO / EXECUTIVE CHAIRMAN The event of Designer’s Week offered a showcase to visitors interested in the themes of design, but above all it was an opportunity to make strategic relationships with designers who want to establish contact with new partners and to discuss new proposals for their projects. FABRIZIO STORCHI ATLAS CONCORDE / MARKETING DIRECTOR The public took part with great enthusiasm in the encounter organized at the new ADI Design Museum - Compasso d’Oro. When the emergency situation comes to an end, these opportunities for discussion will become regular appointments, familiar to all. The design network in Milan has demonstrated its faith in the future and the desire to restart its activities. LUCIANO GALIMBERTI ADI / PRESIDENT We are grateful to Interni and its editor Gilda Bojardi for the Designer’s Week project, implemented in this very difficult year. Whirlpool was able to take advantage of the possibility of a moment of live interaction, and our Home Experience talk show took stock of new habits in the home and the kitchen, also due to changes in the Covid era and an increasing accent on digitalization. We narrated our projects and listened to stories and ideas, through a range of complementary contributions. PAOLO LIOY WHIRLPOOL / CEO In this complicated moment, Milano Design City was an opportunity for the Architects’ Association of Milan and its Foundation to promote two design workshops – titled Re-Design Milano – in collaboration with the municipality. These workshops were aimed at architects under 35, with the goal of developing solutions for the organization of open spaces and services during and after the pandemic: an opportunity to reflect on the meaning of design and the urban context today. FONDAZIONE DELL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI

We are very pleased with the experience of the exceptional guided visits to the Italian Design Museum of the Milan Triennale during Designer’s Week, which were sold out. The museum is not made only of its objects on view, but also and above all from the voices and stories of all the people who make up the Italian design system, the creative talents, curators, critics and historians. Having an extraordinary opportunity to offer visitors all these personal interpretations and viewpoints was undoubtedly an enriching experience. JOSEPH GRIMA TRIENNALE MILANO / DIRECTOR OF THE ITALIAN DESIGN MUSEUM Thanks to this initiative, we returned to the time of action. A virtuous reconstruction was implemented thanks to a different format, the result of in-depth, responsible analysis of the current situation. We are proud to have taken part in this initiative to support the city of Milan and the sector of furniture and design in general. For the future, it will be necessary to rethink design events, combining analog and digital, physical and immaterial, universal and local approaches, reinforcing ‘physical’ relations while making room for ‘virtual’ ties. SAFAK FILA IDEAL STANDARD ITALIA / COMMERCIAL LEADER pag. 91 Milan has always responded quickly and effectively to new needs, acting as a pioneer in every sector. In this period of difficulty the city has reacted with timely responsibility, organizing an event that was a symbol of rebirth: emphasizing creativity, the city brought new energy to the sector, allowing us to narrate our idea of design to the public. ANDREA CASTRIGNANO DESIGNER Participation at Interni Designer’s Week was another opportunity to underline the solid bond between Geberit and the world of design. The company presented new integrated solutions for the contemporary bathroom, based on a combination of expertise in the field of sanitary technology and excellence in design. GIORGIO CASTIGLIONI GEBERIT ITALIA / GENERAL DIRECTOR Taking part in Interni Designer’s Week in Milan was an important step for our company. We were able to present the items of the new collection in our showroom, and to meet once again with clients and the press. The outcome was extremely positive, also due to the thrill of re-establishing contact with people and displaying our products without a digital filter. For companies like ours that make craftsmanship and quality of details their credo, being able to illustrate collections in person remains a fundamental factor. Designer’s Week was both symbolic and strategic, a way to prove that the world of design never stands still. ALESSANDRO ALLIEVI PORADA / SALES DIRECTOR FOR ITALY It was great. While the Salone del Mobile remains silent, it was wonderful to see the sector investing on the idea of Milano Design City, which continues to exist, full time. A place where ideas are born and updated in an almost spontaneous way, with coordination that leaves plenty of room for various creative expressions, without impositions. Real and virtual presentations, online initiatives, webinars, B2B, and the whole panoply of advanced communication, brought attention in all the media, and many Milanese people and others got involved. We produced a double exhibition with a feminine touch, putting art, design and the use of materials into a novel relationship: “In the Hands of Women” featured 5 artists and 8 architects, all female, for a small but significant overview of the creative freedom of women. We will repeat this experience. GISELLA BORIOLI SUPERSTUDIO GROUP / FOUNDER Milan is a generous, welcoming city, which also teaches and trains: a place that has given more than it has taken. Those who live and work in Milan have been offered many chances for professional success and life. In this ‘black time,’ as I call it, it was necessary to give something back to the city, calling into play the energies and synergies of everyone, to support Milan in this terrible moment. The event was an way of mending roots and pointing the way for a future we all hope will come as soon as possible. The city demonstrated its ability to work in unison, in a totally united team. Though organized in record time, Milano Design City was a well-managed initiative. Paradoxically, the lower level of attendance gave us the possibility of improving the quality of contacts and relationships. Fewer, but better. ROSSANA ORLANDI GALLERIST Milano Design City and Interni Designer’s Week were an important occasion to bring attention back to the world of design, in a year in which the lack of the Salone del Mobile has deprived the furniture sector of a fundamental and established showcase. FRANCO DI FONZO FRAG / PRESIDENT Interni Designer’s Week was the stage selected to present the new Princype residential project created by the architect Marco Piva, for which we are partners with products and services connected with interior design. The event organized at the info point on Corso Sempione demonstrated that these two sectors – design and real estate – are increasingly complementary today, and that in spite of the particular situation the integration of the two industries is producing strong signals of growth and appeal. The big turnout for the event underlined the fact that the offering of services related to interior design, constructed starting with the needs of the construction market, adds an important link to the chain of value in the field of residential development. LORENZO PASCUCCI MILANO CONTRACT DISTRICT / FOUNDER Our motto for Interni Designer’s Week was “Let’s restart together.” At the Triennale, we celebrated the final in the IdeasxWood contest, to send a signal of faith and resilience. We identify with Milan, its natural role as the design capital, made possible by the human capital of companies that form an entire chain of various kinds of expertise. We will continue to get universities, academies, architects and designers involved in this project. We also enthusiastically took part in the “Vie del Compasso d’Oro” with the 555.18 Collection, the largest in the world of natural and stained multilaminar veneers, which received an Honorable Mention for the Compasso d’Oro 2020. ANDREA TAGLIABUE TABU / VICE-PRESIDENT


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FIRMS DIRECTORY ADI - ASSOCIAZIONE PER IL DISEGNO INDUSTRIALE www.adi-design.org ADI DESIGN MUSEUM COMPASSO D’ORO www.adidesignmuseum.org AGAPE srl www.agapedesign.it AGAPECASA www.agapecasa.it ALESSI spa www.alessi.com ALPI spa www.alpi.it ALTREFORME FONTANA PIETRO spa www.altreforme.com AMINI by ABC ITALIA srl www.amini.it ANTONIO LUPI DESIGN spa www.antoniolupi.it ANTRAX IT srl www.antrax.it ARAN CUCINE ARAN WORLD srl www.arancucine.it ARMANI / CASA www.giorgioarmani.com/casa ARTEMIDE spa www.artemide.com ATLAS CONCORDE spa www.atlasconcorde.com BAROVIER & TOSO VETRERIE ARTISTICHE RIUNITE srl www.barovier.com BISAZZA spa www.bisazza.com BITOSSI CERAMICHE srl www.bitossiceramiche.it BOFFI spa www.boffi.com BUDRI spa www.budri.com CALLIGARIS spa www.calligaris.com CAPPELLINI CAP DESIGN spa LIFESTYLE DESIGN www.cappellini.it CARL HANSEN & SON A/S www.carlhansen.com CARTIERE PAOLO PIGNA www.pigna.it CASAMILANO srl www.casamilanohome.com CASSINA spa LIFESTYLE DESIGN www.cassina.com CASTRIGNANO ANDREA www.andreacastrignano.it CEDIT - CERAMICHE D’ITALIA FLORIM CERAMICHE spa www.florim.com CERAMICA FLAMINIA spa www.ceramicaflaminia.it CIMENTO www.cimento.tech www.cimentocollection.com CLIQUE EDITIONS www.clique-editions.com COLOMBINI CASA COLOMBINI spa www.colombinigroup.com www.colombinicasa.com CRISTINA srl www.cristinarubinetterie.com DANESE MILANO GRUPPO ARTEMIDE www.danesemilano.com DE LUCCHI MICHELE AMDL CIRCLE www.amdl.it DE PADOVA srl www.depadova.it DEL SAVIO 1910 www.delsavio.com DÉSIRÉE spa www.gruppoeuromobil.com DIMORESTUDIO www.dimorestudio.eu DND MARTINELLI srl info@dndhandles.it ERNESTOMEDA spa www.ernestomeda.it ETEL INTERIORES www.etelinteriores.com.br EUROMOBIL spa www.gruppoeuromobil.com

FENDI CASA CLUB HOUSE ITALIA by LUXURY LIVING GROUP www.luxurylivinggroup.com FLEXFORM spa www.flexform.it FLORIM CERAMICHE spa www.florim.com FLOS spa www.flos.com FONDAZIONE DELL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI P.P.C. DI MILANO www.architettura.mi.it FONTANAARTE www.fontanaarte.com FORNASETTI www.fornasetti.com FOSCARINI spa www.foscarini.com FRAG srl www.frag.it FRATELLI FANTINI spa www.fantini.it FRETTE srl www.frette.com FURLA FLAGSHIP STORE www.furla.com GALLERIA ROSSANA ORLANDI www.rossanaorlandi.com GALLOTTI & RADICE srl www.gallottiradice.it GEBERIT MARKETING & DISTRIBUZIONE sa www.geberit.it GERVASONI spa www.gervasoni1882.com www.italiandesignbrands.com GIORGETTI spa www.giorgetti.eu www.giorgettimeda.com GUILT LESS PLASTIC ROSSANA ORLANDI www.guiltlessplastic.com IDEAL STANDARD ITALIA srl www.idealstandard.it IKEA ITALIA RETAIL srl www.ikea.it INTERNI DESIGN EXPERIENCE MILANO www.internionline.it IPE srl - VISIONNAIRE www.visionnaire-home.com ISTITUTO MARANGONI THE SCHOOL OF DESIGN www.istitutomarangoni.com ITLAS srl www.itlas.it JANUS ET CIE LIFESTYLE DESIGN www.janusetcie.com JCP DESIGN JUMBO GROUP MILANO www.jcpuniverse.com JUMBO GROUP srl www.jumbogroup.it KARTELL spa www.kartell.com KNOLL INTERNATIONAL spa www.knolleurope.com KRISTALIA srl www.kristalia.it LEA CERAMICHE PANARIAGROUP INDUSTRIA CERAMICHE spa www.ceramichelea.com LEMA spa www.lemamobili.com LIVING DIVANI srl www.livingdivani.it LUALDI spa www.lualdi.com LUCEPLAN srl www.luceplan.com LUXURY LIVING GROUP www.luxurylivinggroup.com MAISONS DU MONDE www.maisonsdumonde.com MEET THE MEDIA GURU www.meetthemediaguru.org www.matteidigital.com METALCO srl www.metalco.it MIG MILANO www.mig.it

MILANO CONTRACT DISTRICT www.contract-district.com MINOTTI spa www.minotti.com MISSONI HOME MHOME srl www.missonihome.com MODULNOVA srl www.modulnova.it MOHD - MOLLURA HOME DESIGN MOLLURA & C. spa www.mohd.it MOLTENI&C|DADA www.molteni.it MOROSO spa www.moroso.it MUTINA spa www.mutina.it NATUZZI spa www.natuzzi.com NORWEGIAN WOOD DESIGN www.norwegianwooddesign.com OLUCE srl www.oluce.com OSSINO ELISA www.elisaossino.it PANARIA CERAMICA PANARIAGROUP INDUSTRIE CERAMICHE spa www.panaria.it PEDRALI spa www.pedrali.it PERSOL www.persol.com PIANCA spa www.pianca.com POLIFORM spa www.poliform.it POLTRONA FRAU spa LIFESTYLE DESIGN www.poltronafrau.it PORADA srl www.porada.it PORRO spa www.porro.com R.F. YAMAKAWA www.rf-yamakawa.co.jp RINASCENTE spa www.rinascente.it ROSSANA srl www.rossana.com ROTALIANA srl www.rotaliana.it RUBELLI spa www.rubelli.com SALVATORI ALFREDO SALVATORI srl www.salvatori.it SANLORENZO spa www.sanlorenzoyacht.com SCIC ITALIA www.scic.it SINETICA INDUSTRIES srl www.sinetica.com SITLAND spa www.sitland.com SLIDE srl www.slidedesign.it SPHAUS DESIGN www.sphaus.com STAYGREEN www.staygreen.it SUPERSTUDIO GROUP srl SUPERSTUDIO SHOW www.superstudiogroup.com www.superdesignshow.com TABU spa www.tabu.it TALENTI OUTDOOR LIVING srl www.talentisrl.com TECHNOGYM Spa www.technogym.com TECNO Spa www.tecnospa.com TIME & STYLE PRESTIGE JAPAN INC. www.timeandstyle.com TRIENNALE DI MILANO www.triennale.org TRUE DESIGN srl www.truedesign.it VALEXTRA www.valextra.com VITRA COLLECTION www.vitra.com WALL&DECÒ srl www.wallanddeco.com WHIRLPOOL WHIRLPOOL ITALIA srl www.whirlpoolcorp.com WMF ITALIA spa www.wmf.it YASMINE RICHARD www.richardyasmine.com ZANOTTA spa www.zanotta.it

INTERNI dicembre 2020 / 103


N. 12 dicembre December 2020 rivista fondata nel review founded in 1954

on line www.internimagazine.it direttore responsabile/editor GILDA BOJARDI gilda.bojardi@mondadori.it comitato scientifico/board of experts ANDREA BRANZI DOMITILLA DARDI DEYAN SUDJIC consulenti/consultants CRISTINA MOROZZI MATTEO VERCELLONI RUDI VON WEDEL

Nell’immagine: i mille segreti del legno diventano un messaggio di arte e architettura alle Case del Prato - Zirmerhof nel Südtirol, progettate da AMDL CIRCLE e Michele De Lucchi con Produzione Privata. In the image: the thousand secrets of wood become a message of art and architecture at the Case del Prato - Zirmerhof designed by AMDL CIRCLE and Michele De Lucchi with Produzione Privata in the Southern Tyrol. (foto di/photo by Max Rommel)

NEL PROSSIMO NUMERO 2 IN THE NEXT ISSUE INsights

COMUNICARE IL DESIGN COMMUNICATING DESIGN INside

LUOGHI CHE ‘PARLANO’ PLACES THAT ‘SPEAK’ FocusINg

STORYTELLING E IDENTITÀ D’IMPRESA STORYTELLING AND CORPORATE IDENTITY ShootINg

I COLORI DELLA TERRA THE COLORS OF THE EARTH ARREDI ITINERANTI TRAVELING FURNISHINGS

redazione/editorial staff MADDALENA PADOVANI maddalena.padovani@mondadori.it (caporedattore/editor-in-chief) DANILO SIGNORELLO danilo.signorello@mondadori.it (caposervizio/senior editor ad personam) ANTONELLA BOISI antonella.boisi@mondadori.it (vice caposervizio architetture architectural vice-editor) CAROLINA TRABATTONI carolina.trabattoni@mondadori.it (vice caposervizio/vice-editor ad personam) produzione e sala posa production and photo studio KATRIN COSSETA katrin.cosseta@mondadori.it produzione e news/production and news NADIA LIONELLO nadia.lionello@mondadori.it produzione e sala posa production and photo studio ANDREA PIRRUCCIO andrea.pirruccio@mondadori.it produzione e news/production and news rubriche/columns VIRGINIO BRIATORE giovani designer/young designers grafica/layout MAURA SOLIMAN maura.soliman@mondadori.it SIMONE CASTAGNINI simone.castagnini@mondadori.it STEFANIA MONTECCHI stefania.montecchi@consulenti.mondadori.it segreteria di redazione/editorial secretariat ALESSANDRA FOSSATI alessandra.fossati@mondadori.it responsabile/head ADALISA UBOLDI adalisa.uboldi@mondadori.it assistente del direttore/assistant to the editor contributi di/contributors MAURIZIO BARBERIS STEFANO CAGGIANO MARIA CLARA CAGLIOTI ANDREA CHRONOPOULOS DOMITILLA DARDI PAOLO FERRARINI CLAUDIA FORESTI ELISA MASSONI CRISTINA MOROZZI FEDERICA SALA MATTEO VERCELLONI fotografi/photographs SIMONE BARBERIS MATTEO CIRENEI COMUNICARLO SBI PAOLO CONSAGA ROBERTO DE RICCARDIS GERHARDT KELLERMANN SAVERIO LOMBARDI VALLAURI LUDOVICA MANGINI MICHELE NASTASI ALBERTO PARISE PAOLO RIOLZI traduzioni/translations TRANSITING SAS

progetti speciali ed eventi special projects and events collaboratori/collaborators CARLO BIASIA ANNA BOLLETTA VALERIA MALITO SISTEMA INTERNI 3 Interni Annual monographs Annual Cucina, Annual Bagno, Annual Contract Design Index The Design addressbook Guida FuoriSalone Milano Design Week guide Interni King Size Milano Design Week product preview Interni Serie Oro Volume speciale/Special Edition MONDADORI MEDIA S.P.A. 20090 SEGRATE - MILANO INTERNI The magazine of interiors and contemporary design via Mondadori 1 20090 Segrate MI Tel. +39 02 75421 Fax +39 02 75423900 interni@mondadori.it Pubblicazione mensile/monthly review Registrata al Tribunale di Milano al n° 5 del 10 gennaio 1967. PREZZO DI COPERTINA/COVER PRICE INTERNI + ANNUAL CONTRACT € 10,00 in Italy

PUBBLICITÀ/ADVERTISING MEDIAMOND S.P.A. Palazzo Cellini - Milano 2 20090 Segrate (MI) Tel. 02 21025259 E-mail: contatti@mediamond.it Vice Direttore Generale Living/ Vice-Director Living Division: Flora Ribera Coordinamento/Coordination: Silvia Bianchi Advertising Manager: Rossella Agnusdei Agenti/Agents: Stefano Ciccone, Simone Salvetti, Mauro Zanella, Paola Zuin Sedi Esterne/External Offices: EMILIA Publiset srl, via Ettore Cristoni 86 Casalecchio di Reno (BO), Tel. 051.0195126 info@publiset.eu TOSCANA Mediatarget srl, via degli artisti 6/F Firenze, Tel. 055.7188610 patrizia@mediatargetadv.com PIEMONTE/LIGURIA/VALLE D’AOSTA Full Time srl, Corso Quintino Sella 12, Torino Tel. 011 2387111, info@fulltimesrl.com LAZIO Five Media Communication viale Bruno Buozzi 107, Roma Tel. 06 36003602, info@fivemediacom.it TRIVENETO (tutti i settori, escluso settore Living/all sectors, excluding Living) Full Time srl, via Cà di Cozzi 10, Verona Tel. 045 915399, info@fulltimesrl.com TRIVENETO (solo settore Living/ only Living sector) Paola Zuin - cell. 335 6218012 paola.zuin@mediamond.it ROMAGNA/UMBRIA/MARCHE/ ABRUZZO/SAN MARINO Idea Media srl, via Soardi 6 Rimini (RN) Tel. 054125666, segreteria@ideamediasrl.com CAMPANIA CrossmediaItalia 14 srl, via G.Boccaccio 2 Napoli, Tel. 081 5758835 PUGLIA CrossmediaItalia 14 srl, via Diomede Fresa 2 Bari, Tel. 080 5461169 SICILIA/SARDEGNA/CALABRIA GAP Srl - Giuseppe Amato via Riccardo Wagner 5, Palermo Tel. 091 6121416, segreteria@gapmedia.it

ABBONAMENTI/SUBSCRIPTIONS Italia annuale: 10 numeri + 3 Annual + Design Index € 64,80 (prezzo comprensivo del contributo per le spese di spedizione). Inviare l’importo tramite c/c postale n. 77003101 a: Direct Channel S.p.A. – Ufficio Abbonamenti. È possibile pagare con carta di credito o paypal sul sito: www.abbonamenti.it. L’abbonamento può avere inizio in qualsiasi periodo dell’anno. Worldwide subscriptions, one year: 10 issues + 3 Annual + Design Index € 59,90 + shipping rates. For more information on region-specific shipping rates visit: www.abbonamenti.it/internisubscription. Per contattare il servizio abbonamenti: Subscription inquiries should be addressed to: Direct Channel S.p.A. Dall’Italia Tel. +39 02 75429001 From abroad Tel. +39 02 86896172 Fax + 39 030 7772387 dal lunedì al venerdì/Monday to Friday dalle/from 9:00 alle/to 19:00 abbonamenti@mondadori.it www.abbonamenti.it/interni NUMERI ARRETRATI/BACK ISSUES Interni € 10, Interni + Design Index € 14, Interni + Annual € 14. Pagamento: c/c postale n. 77270387 intestato a Press-Di srl “Collezionisti” (Tel. 045 888 44 00). Indicare indirizzo e numeri richiesti inviando l’ordine via Fax (Fax 045 888 43 78) o via e-mail (collez@mondadori.it/arretrati@mondadori.it). Per spedizioni all’estero, maggiorare l’importo di un contributo fisso di € 5,70 per spese postali. La disponibilità di copie arretrate è limitata, salvo esauriti, agli ultimi 18 mesi. Non si accettano spedizioni in contrassegno. Please send payment to Press-Di srl “Collezionisti” (Tel. + 39 045 888 44 00), postal money order acct. no. 77270387, indicating your address and the back issues requested. Send the order by Fax (Fax + 39 045 888 43 78) or e-mail (collez@mondadori.it/ arretrati@mondadori.it). For foreign deliveries, add a fixed payment of € 5,70 for postage and handling. Availability of back issues is limited, while supplies last, to the last 18 months. No COD orders are accepted. DISTRIBUZIONE/DISTRIBUTION per l’Italia e per l’estero/for Italy and abroad a cura di/by Press-Di srl L’editore non accetta pubblicità in sede redazionale. I nomi e le aziende pubblicati sono citati senza responsabilità. The publisher cannot directly process advertising orders at the editorial offices and assumes no responsibility for the names and companies mentioned. Stampato da/printed by ELCOGRAF S.P.A. via Mondadori 15 – Verona Stabilimento di Verona nel mese di novembre/in November 2020

Questo periodico è iscritto alla FIEG This magazine is member of FIEG Federazione Italiana Editori Giornali © Copyright 2020 Mondadori Media S.p.A. – Milano. Tutti i diritti di proprietà letteraria e artistica riservati. Manoscritti e foto anche se non pubblicati non si restituiscono. All rights of literary and artistic content reserved. Even if not published, manuscripts and photographs will not be returned.


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