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Andrea Bonzagni

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Ercole Zuccaro

Ercole Zuccaro

L’azienda Porto Felloni è pioniera nell’agricoltura di precisione. Alla sua guida tre generazioni, unite dalla stessa visione

di Andrea Bonzagni

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Investire, innovare e formarsi costantemente. È questa la linea di pensiero che da quasi 50 anni caratterizza l’azienda agricola “Porto Felloni”, tra le più tecnologiche e digitalizzate in Italia. L’azienda, vincitrice nel 2019 del “Premio innovazione - categoria nuove frontiere” di Confagricoltura, coltiva principalmente mais, grano, soia, piselli, fagiolini, pomodori e noci da frutto su un’area di circa 530 ettari a nord-est dell’Emilia-Romagna, nella provincia di Ferrara. Gli inizi risalgono alla metà degli anni ‘70, grazie a Luciano Salvagnin, oggi 85enne e parte attiva nella gestione dell’impresa. Poco dopo è stato affiancato dai suoi figli, Massimo e Cristiano, a cui si è aggiunto oggi il nipote Simone Gatto, con due lauree in agraria e un assegno di ricerca sull’utilizzo di droni e satelliti nell’agricoltura di precisione. Siamo alla fine degli anni ‘90 quando la famiglia decide di implementare alcune tecniche che facevano parte di un’agricoltura di precisione ancora agli albori. Una complessa operazione, che porta ad ottenere le prime mappe di resa e che risulta fondamentale per poter gestire al meglio le colture. Infatti, questa zona, di recente bonifica e geograficamente sotto il livello del mare, presenta terreni poco omogenei; aree sabbiose si alternano a zone ricche di argilla. “È stata una sfida nata un po’ per esigenza - ci racconta Massimo Salvagnin - e oggi continuiamo su questo solco con tecniche e strumentazioni completamente diverse e innovative. Alle mappe di resa si sono succedute quelle di analisi dei terreni georiferite e quelle di prescrizione”. Nel 2012 l’azienda ha iniziato a investire nella mappatura Arp per indagare ulteriormente le caratteristiche del suolo. “È stata una svolta nella nostra operatività - continua Massimo - che ci ha permesso di iniziare ad utilizzare la semina a dose variabile, in modo da poter investire maggiormente nelle aree

Concimazione del mais a dose variabile nella tenuta Porto Felloni

L’innovazione nel DNA

più fertili. Nel tempo abbiamo iniziato a utilizzare software che ci consentono di unire i nuovi dati raccolti a quelli già in archivio. L’obiettivo è quello ottenere mappe sempre più precise, per pianificare al meglio le differenti lavorazioni. In un momento storico come questo - sottolinea Massimo - si apprezzano maggiormente gli sforzi e gli investimenti fatti nel corso degli anni; attualmente è difficile reperire prodotti e fertilizzanti, e i prezzi sono aumentati a dismisura. Poter contare su tecnologie all’avanguardia che permettono di dosare concimi, sementi, fitofarmaci e acqua, è fondamentale per contenere i costi, ma anche per orientarsi sempre più verso un’agricoltura sostenibile. In questo senso cerchiamo di incrementare l’utilizzo di sostanza organica, quale letame e digestati, per diminuire l’apporto di concimi chimici”. Tra gli investimenti più importanti in tema di 4.0 vi sono quelli che riguardano il parco macchine. “Abbiamo 13 trattori - spiega Simone Gatto - dotati di tutte le ultime tecnologie come gps e guida semi automatica, tra queste vi è anche il protocollo di comunicazione Isobus, che permette uno scambio di dati costante, in entrata e in uscita, tra la trattrice e la macchina collegata. Da vent’anni a questa parte abbiamo scelto di dotarci anche di trattori cingolati, questo ci porta ad avere due vantaggi: da un lato vi è un minor attrito e di conseguenza un minor dispendio di carburante, dall’altro compattiamo meno il terreno preservandone la fertilità. Il rispetto del suolo - ribadisce Simone, il rappresentante della terza generazione dell’azienda - è fondamentale, cerchiamo di adottare lavorazioni del terreno conservative e a doppio strato, che risultano maggiormente sostenibili”. Anche per la raccolta, Porto Felloni utilizza trebbiatrici dotate di sistemi di monitoraggio delle rese, che consentono di ottenere dati fondamentali per numerose scelte tecnico-agronomiche. “Con gli anni abbiamo puntato sempre più su sistemi all’avanguardia - prosegue Simone - seminatrici, spandiconcime e irro-

La famiglia Salvagnin ha iniziato ad investire sulla mappatura Arp nel 2012

Raccolta delle noci

ratrici sono tutte costantemente calibrate, per fare in modo che non vi sia un’inutile dispersione del prodotto. Abbiamo ad esempio una seminatrice che riconosce, tramite un sistema di sensori, alcuni parametri chimico-fisici del terreno e che regola automaticamente la giusta profondità di semina”. Sistemi di ultima generazione sono stati implementati anche per monitorare l’andamento delle varie colture nell’arco della stagione. Rilevazioni satellitari unite a immagini raccolte dai due droni, di cui è dotata l’azienda, permettono di generare mappe con indici vegetativi. Un sistema di sonde dislocate in punti strategici della tenuta, invece, consente di controllare il livello idrico per intervenire, in caso di necessità, con l’irrigazione programmata; tre pivot, due ranger e tre rotoloni, tutti dotati di tecnologia intelligente, coprono il 100% della superficie. In quanto a gestione delle acque tutti gli appezzamenti sono dotati di impianti di drenaggio per lo scolo dell’eccedenza e la sub irrigazione. Investimenti operati non solo su attrezzature da utilizzare nei campi, ma anche su quelle infrastrutture che permettono all’azienda di essere più sostenibile, indipendente e competitiva. “Abbiamo tre impianti di pannelli fotovoltaici - spiega Massimo - che in totale generano una potenza di 2,5 Megawatt. Inoltre abbiamo un magazzino di stoccaggio che ci permette di essiccare e mantenere refrigerati i nostri prodotti, in particolare mais, grano e soia, e di utilizzare meno prodotti chimici dopo la raccolta. Infine, siamo dotati di un impianto di lavorazione, essicazione e confezionamento per le noci in guscio e di un laboratorio attrezzato che ci permette di effettuare la ricerca di eventuali tossine sui prodotti che coltiviamo”. È in costante crescita il numero delle aziende che vogliono incrementare o avviare la cosiddetta precision farming, e le sfide non mancano. In futuro ci sarà sempre una maggiore richiesta di manodopera, specializzata e formata in ambiti ben delineati, per poter sfruttare al meglio le potenzialità dei mezzi tecnologici di cui si doteranno le imprese. “L’obiettivo che abbiamo per il futuro - conclude Simone Gatto - è continuare ad investire puntando su nuove tecnologie senza escludere, ad esempio, l’utilizzo della robotica in campagna. Un’altra sfida virtuosa e non semplice che stiamo affrontando è quella di saper misurare il livello dell’impronta carbonica aziendale, al fine di migliorarne il bilancio alla fine del ciclo”. nnn

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