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Agricoltori in piazza
Almeno 5 mila agricoltori provenienti dalle regioni del Nord Italia, con circa 300 trattori hanno pacificamente invaso, lo scorso 30 gennaio, la città di Ferrara per accendere i riflettori sulla centralità dell’agricoltura e dell’intero sistema agroalimentare. In una giornata storica e indelebile, migliaia di bandiere sventolanti hanno allontanato la nebbia da Ferrara e chiamato a raccolta migliaia di agricoltori che, con la loro presenza, hanno dato dimostrazione di grande condivisione e tenace volontà di non arrendersi. L’annata agraria 2019 è stata caratterizzata da un importante crollo della produzione che, in alcuni casi ha significato la perdita totale del raccolto, sia a causa del cambiamento climatico in atto, sia degli attacchi di cimice asiatica, maculatura bruna e nuove patologie, flagelli che da diversi anni colpiscono in vario modo la nostra frutticoltura e non solo. A queste emergenze, climatica e fitopatologica, si aggiunge quella commerciale che, con prezzi stabilmente sotto i costi di produzione, ha azzerato i redditi degli agricoltori che stanno affrontando una crisi senza precedenti. Le bandiere delle Organizzazioni, i cartelli e gli slogan, hanno trasmesso a tutta la cittadinanza e alle Istituzioni l’esigenza di salAgricoltori in piazza di Leonora Guerrini Imponente manifestazione di Agrinsieme Ferrara su emergenze commerciale, climatica e fitopatologica delle aziende del Nord Italia
vaguardare la nostra agricoltura, il lavoro, quello dei nostri figli e di interi territori. L’iniziativa, promossa da Agrinsieme Ferrara, ha trovato l’adesione anche delle Organizzazioni agricole delle altre province dell’Emilia-Romagna. Inoltre hanno ingrossato le fila del corteo, delegazioni provenienti da Veneto, Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, regioni che condivi dono con l’Emilia Romagna le criticità del settore primario. Molti anche i cittadini che hanno scelto di sfilare insieme ai manifestanti a difesa dell’agricoltura. Dalla campagna alla città. La protesta è partita con cinque colonne di trattori che, da diverse vie di accesso, hanno raggiunto Fer
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rara radunandosi presso il piazzale ex Mof; da qui il maestoso, impressionante, ma composto corteo ha percorso le storiche vie, confluendo in piazza Municipale, il cuore pulsante della città, dove era stato allestito il palco per i relatori. La manifestazione, forte, sentita e partecipata, ha visto sfilare con la stessa unità di intenti i sindaci del territorio, i rappresentanti di Unima, Confartigianato, CNA, Ascom, Confindustria, Confesercenti. Sul palco sono saliti i vertici delle Organizzazioni agricole. Ha aperto gli interventi Gianluca Vertuani, presidente di Confagricoltura Ferrara: “Quella di oggi vuole essere una pacifica manifestazione a favore dell’agricoltura e degli agricoltori; una mobilitazione che vede riunite le Organizzazioni nazionali dell’intera filiera agroalimentare per difendere le aziende e la dignità dei lavoratori dell’intero comparto. Oggi abbiamo bisogno di soluzioni concrete e immediate che ci aiutino a uscire da questa crisi senza precedenti; ma per garantire un futuro alla nostra agricoltura è necessaria una politica agraria nazionale costruttiva, e non di sola gestione delle emergenze”. Il microfono è poi passato a Roberto Crosara, presidente di Confcooperative in rappresentanza di Alleanza delle Cooperative Italiane e al coordinatore di Agrinsieme Ferrara e presidente provinciale Cia, Stefano Calderoni. Sono seguiti gli interventi dell’assessore all’Agricoltura della Regione Veneto, Giuseppe Pan e del presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini. Particolarmente incisivo l’intervento del presidente nazionale di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti: “Noi imprenditori agricoli siamo i primi custodi dell’ambiente, senza di noi sarebbe certamente più compromesso”. Sul palco anche Dino Scanavino, presidente nazionale Cia e Franco Verrascina, al vertice di Copagri. Ha coordinato gli interventi il direttore di Confagricoltura Ferrara, Paolo Cavalcoli. I rappresentanti di Agrinsieme Ferrara hanno sollecitato l’attenzione delle Istituzioni regionali, nazionali e comunitarie, affinché vengano accolte prontamente le istanze per uscire dallo stallo e rilanciare l’intero comparto a salvaguardia del lavoro di migliaia di aziende agricole e dell’indotto. In particolare è stato chiesto a gran voce di sostenere l’aumento della dotazione finanziaria prevista dalla legge di stabilità, la sospensione dei mutui, del pagamento dei contributi previdenziali e sgravi contributivi (peraltro impegni pubblici già assunti mesi fa), investimenti a sostegno della ricerca scientifica. E, in attesa della verifica dell’efficacia del contenimento biologico attraverso la specie trissolcus japonicus (vespa samurai) per quanto riguarda la cimice, è stata ribadita la necessità di non restringere ulteriormente i principi attivi autorizzati nei disciplinari produttivi. nnn Trasmessa a cittadinanza e Istituzioni l’esigenza di salvaguardare l’agricoltura
La cimice asiatica è una viaggiatrice instancabile che ha rovinato drammaticamente i raccolti di pere e nettarine. Ne parliamo con il presidente di FNP Ortofrutta Albano Bergami
di Gabriella Bechi
La crisi del comparto ortofrutticolo determinata dalla infestazione di Halyomorpha Halys, la temibile “Cimice Marmorata Asiatica”, è purtroppo diventata una drammatica emergenza. Ad oggi nel Centro e Nord d’Italia sono state stimate, per il solo settore frutticolo, perdite complessive superiori a 600 mila euro (260 mila solo per le pere e 90 mila per le pesche nettarine). Si tratta di minori ricavi dovuti alla mancata produzione ed al decadimento qualitativo del prodotto. Mentre già preoccupa, in prospettiva, quanto potrà accadere nelle prossime campagne, visto che purtroppo non si riescono a definire nell’immediato idonee strategie di contenimento. Ne parliamo con Albano Bergami, presidente della Federazione nazionale Ortofrutta di Confagri coltura, imprenditore agricolo ferrarese, produttore di pere e mele. Bergami, da dove arriva questo terribile insetto? Il primo avvistamento risale al 2012, a Modena, e da due-tre anni si è insediato nella nostra provincia. Sembra sia arrivato attraverso un carico di piastrelle proveniente dall’Asia. Lo chiamano l’insetto “autostoppista”, perché viaggia come può e con chi può. Il problema è la sua capacità di proliferare, la femmina depone le uova due volte l’anno e ognuna dà vita a 300/400 insetti. Nel 2019 le condizioni climatiche particolarmente favorevoli alla cimice, che predilige luoghi umidi, hanno provocato l’infestazione. La cimice colpisce solo la frutta? Assolutamente no. Preferisce la frutta, ma se non la trova sceglie altro: cereali, mais, soia, noccioli, pioppelle. Questo significa che, se mal gestito il problema potrebbe riguardare tutto il settore agricolo. Qual è il danno che crea ai frutti? La cimice punge i frutticini appena allegati in più parti, dissetandosi, così il frutto si ingrossa in maniera anomala e non è più as L’insetto autostoppista
Albano Bergami
solutamente commercializzabile. In diverse aziende nel ferrarese la perdita del raccolto è stata totale. Cosa si può fare per contrastarla? Cominciamo con il dire che la ricerca e la sperimentazione fatte in Italia sono le più avanzate a livello mondiale e hanno visto coinvolte l’Università Unimore di Modena e Reggio e l’Università di Torino. Al momento possiamo dire che non c’è un’unica soluzione. Funziona la lotta con agrofarmaci mirati, ma purtroppo l’Europa ha messo al bando, lo scorso dicembre, il clorpirifos metile, l’unico in grado
di contrastare l’insetto. E di mole cole attive ce ne sono veramente poche. Le trappole di feromoni attrattivi sono risultate poco effi cienti. La migliore risposta l’hanno data gli insetti antagonisti, ma quelli autoctoni sono poco effi caci. Non resta che un parassito alloctono come la Vespa samurai (Trissolcus Iaponicus), un mosce rino che depone le uova all’interno della cimice. A che punto siamo per la sua introduzione? Dopo che il Crea di Firenze, preposto alla conduzione della sperimentazione dal 2018, ha confermato l’assenza di problemi ambientali, il Parlamento ha dato parere favorevole alla sua introduzione lo scorso settembre. Anche il ministero dell’Ambiente a fine gennaio ha dato il suo benestare e a breve dovrebbe emanare le linee guida. Quindi si potrà procedere al suo utilizzo. Ma prima di vedere i risultati occorreranno comunque 3 o 4 anni. Nel frattempo? Dobbiamo ristorare le imprese per i danni subiti e metterle nella condizione di continuare l’attività e di investire. Gli 80 milioni di euro messi a disposizione dal ministro Bellanova sono un segnale positivo, ma assolutamente insufficiente di fronte all’entità dei danni. E dall’Europa non è arrivata nessuna risposta. Importante anche il riconoscimento dei danni da cimice nella legge 102, inserito nella Legge di Bilancio. Confagricoltura da tempo sollecita provvedimenti di esenzione dei pagamenti fiscali e degli oneri contributivi e forme di agevolazione creditizia. Un segnale in questa direzione è arrivato proprio dall’Abi, sollecitata dal ministro. Il fatto è, però, che ad oggi gli agricoltori non hanno avuto alcuna forma di ristoro. È per questo che lo scorso 30 gennaio a Ferrara avete manifestato sotto la sigla di Agrinsieme Emilia Romagna, insieme alle altre regioni colpite? Si. Vogliamo attenzione a livello nazionale. Perché quello della cimice non un problema locale. Lo scenario che si prospetta è drammatico. Ci sono aziende che espiantano e non reimpiantano più, con danni economici e sociali enormi. Già oggi si sono perse 500 mila giornate di lavoro (1.800 addetti solo nel comparto delle pere). nnn