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Dario Gardi

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Tancredi Marini

Tancredi Marini

Scegliere i principi Esg è ormai una necessità anche per l’agricoltura che oggi si misura con una domanda sempre più attenta alla responsabilità sociale delle aziende

di Dario Giardi

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I tre pilastri

Per qualsiasi attività imprenditoriale, scegliere la “sostenibilità” è ormai una necessità. Il mercato, infatti, si caratterizza sempre di più da consumatori di prodotti e servizi attenti al tema “green” e alla responsabilità sociale delle aziende scelte. Bisogna poi considerare che anche le politiche, i programmi di investimento e la finanza sono ormai indirizzati a premiare le imprese più virtuose e più attive su certi temi. Lo sviluppo sostenibile, così come definito per la prima volta nel rapporto Brundtland, già lasciava presagire lo sviluppo che il concetto di “sostenibilità” avrebbe assunto fino ad arrivare alle tre dimensioni (ambientale, economica e sociale), oggi riconosciute da tutti. In base a questa tridimensionalità, qualsiasi comportamento, qualsiasi politica o azione può dirsi pienamente sostenibile solo se rispetta l’ambiente ma anche la tenuta economica di un sistema o di un’attività, se salvaguarda il livello occupazionale e se, al contempo, è attenta alla responsabilità e solidarietà sociale. La tridimensionalità è stata pienamente ripresa all’interno dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite che non a caso declina i suoi 17 Obiettivi (i cd. Sustainable Development Goals, SDGs) in 5 macro-temi (persone, prosperità, pace, partnership e pianeta) che riflettono le tre dimensioni della sostenibilità. A livello europeo, da qualche anno, Commissione europea elabora annualmente una strategia di crescita sostenibile (The Annual Sustainable Growth Survey - ASGS). Si tratta dell’atto di inizio del ciclo annuale di coordinamento delle politiche economiche nazionali denominato “semestre europeo”: esso stabilisce le priorità economiche e sociali per l’intera Unione europea e fornisce orientamenti strategici agli Stati membri per le rispettive politiche economiche. La strategia annuale di crescita sostenibile richiama alla più ampia strategia del Green Deal europeo, programma economico che mira a trasformare l’Unione

g CRESCITA E SOSTENIBILITÀ, LE ORIGINI

Uno dei punti di partenza di quello che potremmo definire come un “percorso di consapevolezza” risale agli anni ’70 e riguarda il lavoro del Club di Roma al MIT che si è concretizzato nel rapporto denominato “I Limiti della Crescita”. L’importanza di questo rapporto è oggi più che mai da leggere nella portata del suo messaggio, ovvero che non è ragionevole e nemmeno possibile pensare di proseguire “una crescita infinita quando il nostro Pianeta è costituito da risorse naturali non rinnovabili”. In anni più recenti (siamo nel 1987) la Commissione mondiale per l’Ambiente e lo Sviluppo delle Nazioni Unite condivise il rapporto Our Common Future (conosciuto anche come rapporto Brundtland dal cognome della coordinatrice Gro Harlem Brundtland, primo ministro norvegese che in quell’anno era presidente della Commissione) in cui comparve, per la prima volta, il concetto di sviluppo sostenibile come: “quello sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri”.

g COSA SIGNIFICA ESG

I tre pilastri

europea in un’economia sostenibile, aiutando l’Unione stessa e i suoi Stati membri a conseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Analogamente al Green Deal - che è costituito dall’insieme di quattro assi portanti: ambiente, produttività, stabilità ed equità - la strategia annuale di crescita sostenibile è caratterizzata da quattro aspetti complementari che delineano un nuovo paradigma e un superamento della tridimensionalità della sostenibilità. Si parla, infatti, di “sostenibilità competitiva” (Competitive sustainability), una sostenibilità a quattro dimensione incentrata sulla tutela ambientale, sugli incrementi di produttività, sull’equità e sulla stabilità macroeconomica. La sostenibilità diventa così la principale leva strategica per essere competitivi e per coniugare profitto, reputazione e sostenibilità ambientale: un paradigma che conviene perché permette una crescita in termini di innovazione, resilienza, posizionamento e reputazione. Tale sostenibilità permette poi di fidelizzare i clienti e di attrarre l’interesse di importanti investimenti da parte dei “fondi sostenibili”. Misurare la sostenibilità Ogni azione dell’uomo ha degli effetti sull’ambiente, un impatto al quale spesso non prestiamo la giusta attenzione. Questo impatto viene calcolato attraverso l’impronta ecologica: un indicatore che misura il consumo da parte degli esseri umani delle risorse naturali che produce la Terra, introdotto per la prima volta da Mathis Wackernagel e William Rees nel loro libro “Our Ecological Footprint: Reducing Human Impact on the Earth”, pubblicato nel 1996. Nello specifico, l’impronta ecologica misura in ettari le aree biologiche produttive del pianeta Terra, compresi i mari, necessarie per rigenerare le risorse consumate dall’uomo. In poche parole, l’impronta ecologica ci dice di quanti “pianeta Terra” abbiamo bisogno. Tutti possiamo misurare la nostra impronta andando sul sito www.footprintcalculator.org. Se questa misurazione vale per lo più per i cittadini consumatori, per la società nel suo complesso c’è il BES: un set di indicatori di benessere equo e sostenibile sviluppato dall’ISTAT e dal CNEL al

L’acronimo sta per Environmental, Social, Governance e si utilizza in ambito economico/finanziario per indicare tutte quelle attività legate all’investimento responsabile (IR) che perseguono gli obiettivi tipici della gestione finanziaria tenendo in considerazione aspetti di natura ambientale, sociale e di governance, per l’appunto. E come Environmental riguarda il rapporto con l’ambiente e comprende iniziative e operazioni mirate a ridurre i rischi legati ai cambiamenti climatici, al rispetto delle biodiversità, alle decisioni e agli interventi sulla sicurezza agroalimentare e alla gestione delle risorse. S come Social attiene a tutte le decisioni e le attività aziendali e organizzative che hanno un impatto sociale, come il rispetto dei diritti civili e lavorativi, l’attenzione alle condizioni di lavoro, la parità di genere e il rifiuto di tutte le forme di discriminazione, la capacità di contribuire al tessuto sociale e al territorio nei quali l’azienda presta la sua opera. G come Governance riguarda le strategie e le scelte decisionali delle aziende e delle organizzazioni in termini di etica retributiva, di rispetto delle regole di meritocrazia, dei diritti degli azionisti, di contrasto a qualsiasi forma di corruzione e di regole nella composizione dei CdA. La Governance è anche rappresentativa dell’identità dell’azienda, dell’organizzazione, della strategia, dell’atteggiamento e della determinazione con cui punta ad attuare i principi ESG.

fine di valutare il progresso di una società non solo dal punto di vista economico, come ad esempio fa il PIL, ma anche sociale e ambientale. Per la prima volta, con la riforma della legge di contabilità operata dalla legge n.163/2016, gli indicatori di benessere equo e sostenibile sono entrati nell’ordinamento italiano, venendo inclusi tra gli strumenti di programmazione e valutazione della politica economica nazionale. Per quanto riguarda la misurazione delle performance delle imprese, il discorso si fa più complesso. L’investimento in sostenibilità è da un lato un modo per rendere più efficiente la propria attività e i propri asset, dall’altro è anche premiante, perché gli investito-

La strategia annuale di crescita sostenibile richiama alla più ampia strategia del Green Deal strettamente legata agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite

ri conoscono bene che c’è una correlazione tra performance ambientale e finanziaria almeno sul medio e lungo termine e si muovono in tal senso. Non a caso, proprio nella finanza nascono e si sviluppano degli indicatori chiamati ESG (environmental, social and governance). Oggi vengono considerati il caposaldo dell’Investimento Sostenibile e Responsabile (SRI – Sustainable and Responsible Investment). Perché i criteri ESG sono diventati così importanti? I criteri ESG sono importanti perché permettono di misurare in modo preciso e sulla base di parametri standardizzati e condivisi le performance ambientali, sociali e di governance di un’azienda. Per lungo tempo l’impegno sociale, ambientale e le buone pratiche di governance di una organizzazione hanno rappresentato una scelta del tutto libera e indipendente da parte delle organizzazioni e così la loro rappresentazione e la relativa comunicazione. I risultati raggiunti venivano rappresentati sulla base di scelte e logiche legate a ciascuna realtà e non potevano essere “misurate” o “paragonate” a quelle di altre aziende e non potevano essere oggetto di valutazione “oggettiva”. Nel contesto attuale sono premiate le aziende che riducono gli impatti sull’ambiente e migliorano in ottica green il processo produttivo, di contro sono penalizzate le aziende che perseguono solo il profitto economico. Per questo l’iter verso la sostenibilità è oggi più che mai necessario per non correre il rischio di essere tagliati fuori dai mercati. Oltre a quello competitivo le aziende che si orientano verso la sostenibilità possono godere anche di vantaggi in ambito normativo. Il panorama legislativo è caratterizzato da norme sempre più stringenti sul tema ambientale, quindi inevitabilmente l’adozione di comportamenti sostenibili, rappresenta un vantaggio in termini di tempestività e di adattamento alle nuove leggi. Esistono molti strumenti a disposizione delle aziende e destinati ai loro stakeholder, il principale è rappresentato dal Bilancio sociale, Report CSR – Rendiconto della Corporate Social Responsibility, in Italia, conosciuto anche come Bilancio di sostenibilità. Per il mondo agricolo, dell’agroalimentare e per il food system è sempre più importante prestare attenzione ai criteri ESG. La trasformazione dei sistemi produttivi ispirati a criteri di massima attenzione all’impatto ambientale, sociale e a una gestione etica delle imprese e dei comportamenti rappresenta anche una grande occasione di sviluppo sia per le imprese che per il sistema Paese nel suo complesso. A tal proposito, Confagricoltura e Reale Mutua Assicurazioni hanno lanciato da diversi anni l’iniziativa Agricoltura100, che premia le aziende agricole più innovative e indaga sulla diffusione della sostenibilità ambientale, sociale ed economica nel settore primario italiano. nnn

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