6 minute read
Veronica Mazzanti
Si è conclusa la quinta edizione di The Rome Table. Al centro della due giorni di B2B internazionali la fase critica che il comparto sta vivendo
di Veronica Mazzanti
Advertisement
Alla ricerca di nuovi mercati
La quinta edizione di “The Rome Table” si è svolta in un momento particolarmente difficile per il comparto dell’ortofrutta, come ha sottolineato il componente di giunta di Confagricoltura, Nicola Cilento, intervenendo alla serata inaugurale della manifestazione. “Questo appuntamento iconico dedicato all’incontro tra domanda e offerta quest’anno è ancora più utile, non solo per reagire al caro energia, ma anche per affrontare insieme la forte pressione inflattiva - ha detto Cilento -. Si parla tanto di sovranità alimentare in questi giorni, e l’ortofrutta può ben dirsi sovrana sia dal punto di vista della quantità, sia della qualità. Eppure il settore soffre. Ci vorrà un colpo di reni del governo e la capacità organizzativa dei nostri imprenditori per trovare una soluzione”. I fattori di destabilizzazione sono molti: i continui incrementi dei costi di produzione, un’estate caldissima e siccitosa, la costante riduzione dei mezzi di difesa fitosanitaria sommata alla proposta europea di stringere le maglie dell’uso dei prodotti antiparassitari, la difficoltà di reperire manodopera, la contrazione dei consumi, la forte concorrenza esercitata dai Paesi Terzi. “Per gli operatori sono sempre più necessarie occasioni come “The Rome Table” - ha sottolineato il presidente della Confederazione, Massimiliano Giansanti - capace di facilitare la ricerca di nuovi mercati, di nuove opportunità di collocamento della produzione ortofrutticola e di consolidamento e rafforzamento dei rapporti commerciali, sia nazionali che esteri”. Le aziende associate hanno partecipato numerose all’intensa due giorni di B2B internazionale. Ai tavoli d’affari erano presenti importanti catene della Gdo italiana come Migross, MD, Végé e Ce.Di Marche. I buyer esteri presenti provenivano da dieci Paesi, tra cui la new entry dell’Indonesia. L’evento, che si è tenuto della tradizionale sede dell’A.Roma Lifestyle Hotel, ha avuto come partner, oltre a Confagricoltura, Fruitimprese, Italia Ortofrutta Unione Nazionale, CSO Italy, Italmercati Rete d’Imprese e Fedagromercati. “L’ortofrutta italiana soffre particolarmente il cambiamento climatico e il vertiginoso aumento dei costi energetici e delle materie prime che erodono sempre più la marginalità delle imprese - ha concluso Cilento -. A questo si aggiunge la preoccupante contrazione dei consumi per effetto della notevole spinta inflattiva degli ultimi mesi (-9% di acquisti da parte delle famiglie italiane), che ha messo ancor più in difficoltà le nostre aziende, esposte ad una forte concorrenza da parte dei Paesi Terzi. Eventi come “The Rome Table” sono importanti per promuovere l’incontro tra domanda e offerta di una filiera fondamentale del made in Italy”. nnn
Nicola Cilento, componente di giunta di Congagricoltura
Il Bianco del Cilento
La punta di diamante dell’azienda biologica dei Ruocco (agricoltori e trasformatori da sempre) è il Dottato, il Fico Bianco Dop: territorio, tradizione e innovazione
di Elisabetta Tufarelli N on è semplicemente un prodotto, ma una vera e propria filosofia, quella portata avanti dall’azienda agricola “Il Fico”, specializzata nella produzione e nella trasformazione del Fico Bianco del Cilento Dop biologico. Un vero e proprio patrimonio locale, che rappresenta la storia, la cultura e la vita degli ultimi 2.500 anni. Un tempo conosciuto come “pane dei poveri” e oggi ricercato prodotto gourmet, affonda le sue radici nella storia locale, nei proverbi e nella mitologia popolare. La famiglia Ruocco, con il titolare Guido, il fratello Maurizio e il padre Paris, hanno creduto in questo frutto del territorio, tanto da investire nella sua valorizzazione nei tre siti di produzione: due ad Agropoli e uno a Capaccio. ”Abbiamo puntato con convinzione in questa nostra avventura - spiega a Mondo Agricolo Guido - rivisitando e ripiantando gli alberi che avevano i nonni. Il 2007 è stato l’anno in cui siamo partiti con la produzione Dop, poi nel 2013 l’azienda è stata interamente certificata biologica”. L’azienda è leader nella produzione di fichi, che qui si consumano e si trasformano in tanti modi differenti seguendo le stagioni. E il prodotto viene sempre e rigorosamente raccolto a mano. D’altronde la coltura della varietà “Dottato”, quella del Fico Bianco del Cilento, praticamente da sempre, in queste zone, disegna, insieme agli alberi d’olivo, questi meravigliosi paesaggi. Per la semplicità di coltivazione e per la
sua resistenza alle avversità è stato da sempre utilizzato come fonte di reddito, anche per la possibilità, grazie all’essiccazione, di essere un prodotto ricercato, in Italia e all’estero per tutto l’anno. “Ma in questa stagione - chiarisce l’imprenditore - oltre ai forti rincari, ci sono stati problemi con il raccolto. Contrariamente ad altre zone dove si scontava la siccità, qui la pioggia ha generato un calo attorno al 40% del prodotto”. Il Dottato si contraddistingue per
LA RACCOLTA NEI CAMPI DIVENTA UN EVENTO PER I VISITATORI
“Oggi non basta produrre - afferma Guido Ruocco -, occorre rispondere e, quando è possibile, addirittura anticipare le esigenze dei clienti. Serve innovazione a tutto tondo nei prodotti, che devono essere sempre pratici, versatili e di altissima qualità, ma anche nel modo di approcciarsi”. È così che, da qualche tempo, l’azienda organizza esperienze autentiche, come assistere alla raccolta dei Fichi Bianchi del Cilento, conoscerne storia e aneddoti; degustare questo protagonista, accompagnato dal distillato Fico23 e fare veri e propri percorsi biogourmet con i prodotti aziendali e del territorio cilentano. la sua polpa soda e compatta, con una buccia chiara e sottile. Il “Bianco del Cilento” si chiama così perché rivela il caratteristico e inconfondibile colore che assume il fico, una volta essiccato. La produzione nell’azienda Ruocco non è una semplice coltivazione per produrre fichi secchi, ma il risultato della passione e dell’amore di tutta la famiglia per questo prodotto, che viene esportato in tutta Europa e partecipa al progetto Grandi Chef. “L’essere al tempo stesso produttori e trasformatori, per la mia famiglia e i nostri collaboratori, è senz’altro un privilegio ma, al tempo stesso, soprattutto una responsabilità - riflette -. Siamo costantemente a stretto contatto con i nostri clienti, che vengono puntualmente messi al corrente delle varie fasi di produzione, soprattutto in relazione alla disponibilità dei quantitativi di materia prima. A questa attività si aggiungono i rischi e le difficoltà che caratterizzano l’attività di noi produttori”. Moltissime sono le declinazioni e le trasformazioni del Fico del Cilento Dop, che si consuma fresco appena raccolto, essiccato, conservato e in diverse preparazioni apprezzatissime tutto l’anno e, in particolare, sulle tavole natalizie. “Seguiamo il rigido disciplinare di produzione. Dopo la raccolta - spiega l’imprenditore cilentano - vengono iniziate le diverse lavorazioni, partendo dalla sterilizzazione. Qui usiamo la tecnica antica che, in dialetto, si chiama impaccare”. Fondamentale è aver voluto sempre mantenere uno stretto legame con il proprio territorio. Amplissima la gamma dei prodotti, tutti accomunati dalla dolcezza e dal delizioso assaggio, che vanno dal fico munnato, cioè sbucciato a mano e poi essiccato; ai salami di fico, ricoperti di cioccolato fondente e poi avvolti in foglie di fico; fino al cotechino: pasta di fichi, agrumi e bergamotto avvolti in foglie di fico. Ma anche l’aceto balsamico con melassa di fico, le confetture, i pomodori secchi, oltre ad antiche ricette di famiglia, come la Suprema (involtino di pasta di fichi, nocciole, mandorle, cannella e zeste di limone), i Baci del Cilento (praline con fichi, mandorle ricoperti di cioccolato), solo per citarne alcuni. nnn