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Gabriella Bechi
Nuove tecnologie e miglioramento genetico per aumentare resilienza e produttività. I massimi esperti mondiali a confronto a Bologna
di Gabriella Bechi
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Dal grano alla pasta
Un alimento accessibile, facile da preparare e che mette d’accordo tutti: la pasta, simbolo del made in Italy, celebrata con il World Pasta Day il 25 di ottobre scorso. L’Italia è il primo Paese produttore di pasta, con 3,6 milioni di tonnellate l’anno, per oltre il 60% esportata, e la coltivazione di frumento duro, la più estesa, copre 1,26 milioni di ettari di superficie, con una produzione raccolta totale di oltre 3,9 di tonnellate. Per Confagricoltura, alla luce anche delle ripercussioni dell’anomalo andamento climatico e dei rincari record dei costi di produzione scatenati dalla crisi energetica, è necessario salvaguardare il comparto cerealicolo attraverso
Roberto Tuberosa, ordinario di Genetica agraria Unibo investimenti materiali e immateriali che consentano di continuare a produrre cibo eccellente sotto il profilo organolettico e con elevati standard di qualità. “Ora più che mai - ha commentato il presidente Massimiliano Giansanti - bisogna far ricorso alla ricerca ed alle tecnologie, perché il settore dei seminativi è uno di quelli che può avvantaggiarsi di più dalla innovazione in tutti i campi: dall’agricoltura di precisione al miglioramento genetico di ultima generazione.” Temi questi affrontati dalla quarta edizione di “From Seed to Pasta”, l’iniziativa realizzata dall’Università di Bologna con Roberto Tuberosa, ordinario di Genetica agraria, in partnership con Wheat Initiative; CIMMYT, International Maize and wheat improvement center; ICARDA, Science for resilient livelihoods in dry areas; CREA, Consiglio nazionale delle ricerche in Agricoltura e l’analisi dell’economia agraria; Crop Development Center - USASK, che ha riunito a Bologna, dal 26 al 29 ottobre, i massimi esperti mondiali della filiera del frumento: agronomi, genetisti, fisiologi ed altri pro-
Dal grano alla pasta
fessionisti dell’industria pastaria. Il grano è la principale coltura al mondo. Fornisce il 20% delle calorie ed il 20% delle proteine nella nutrizione delle popolazioni dei Paesi sviluppati e ancor più nei Paesi in via di sviluppo. È la coltura più commercializzata al mondo e le rese produttive sono aumentate, dagli anni ‘60 ad oggi, da 1 a 3,5 tonnellate per ettaro. “Tuttavia, si registra un problema - ha spiegato Peter Langridge, Chair del Scientific Board International Wheat Initiative, organizzazione che si occupa di creare un collegamento tra i decisori politici e il mondo della ricerca -. La domanda di questo alimento aumenterà del 60% da qui al 2050 mentre, per contro, assistiamo ad una stagnazione delle rese. In più si consideri che il frumento è particolarmente sensibile al cambio climatico e ogni grado di aumento della temperatura causa una perdita di resa delle colture cerealicole del 7%. In questo senso bisogna lavorare nella direzione di sviluppare sicurezza alimentare e quindi prodotti di qualità resilienti ai cambi climatici e allo stesso tempo aumentare le rese”. Nel corso dell’incontro bolognese, è stato presentato un innovativo progetto di ricerca, frutto dell’accordo tra l’Università di Bologna, il CREA e l’Università di Saskatchewan in Canada: ‘Verso un pangenoma del grano tetraploide’, che fa un passo avanti importante nella genomica. “Questa ricerca - ha spiegato Luigi Cattivelli, direttore del Centro di ricerca genomica e di bioinformatica del CREA - fornirà agli agricoltori varietà più resistenti a fitopati ed avversità climatiche e allo stesso tempo creerà le fondamenta scientifiche dell’aggiornamento della normativa europea sulle New Breeding Techinques. Il pangenoma è l’insieme di tutti i geni di una certa specie di frumento duro. Noi vogliamo sequenziare tutti i geni delle più importanti varietà di frumento duro per creare un sorta di banca dati sulla base della quale, il decisore europeo, potrà iniziare a ragionare in modo concreto su come poter intervenire nell’aggiornamento della normativa sulle New Breeding Techniques”. Un appello affinchè il confronto in atto a livello comunitario possa evolversi verso la possibilità di un utilizzo, ancorché controllato, delle nuove tecniche di miglioramento genetico è arrivato nel corso di “From seed to pasta” da Assosementi, che ha lanciato l’allarme sull’attuazione del Green Deal europeo, che “rischia di causare una perdita della produzione agricola del 20%”, se le proposte contenute nelle due strategie Farm to Fork e Biodiversity, come taglio di agrofarmaci e fertilizzanti, aumento della superficie a biologico e terreni messi a riposo, fossero integralmente applicate così come oggi declinate. Una perdita che non potrà essere compensata senza l’utilizzo delle moderne tecniche di breeding.” nnn
g GIANSANTI: BENE L’ACCORDO SUL GRANO UCRAINO, ADESSO PENSIAMO AI FERTILIZZATI
L’accordo per garantire l’export dal Mar Nero del grano ucraino in scadenza sabato 19 novembre, è stato rinnovato. Lo ha fatto sapere António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, intermediatrici tra Mosca e Kiev insieme alla Turchia. I mercati internazionali già da qualche giorno puntavano sul rinnovo dell’accordo e sul mercato europeo Euronext, i prezzi di fine novembre si attestavano sui 317 euro a tonnellata, scendendo sui livelli di settembre. Analogo andamento per il mais tornato nel periodo sulle quotazioni di agosto (306 euro a tonnellata). “La proroga dell’accordo per altri 120 giorni - ha commentato il presidente Confagricoltura, Massimiliano Giansanti - è una buona notizia per la stabilità dei mercati. Ora è importante che l’attenzione della comunità internazionale sia rivolta alla crisi dei fertilizzanti i cui i prezzi hanno raggiunto livelli senza precedenti nella storia dell’Ue (+150% in un anno) con ripercussioni anche sulla produzione industriale”. Secondo un rapporto redatto dalla Fao e dal Wto per la recente riunione del G20 in Indonesia, la crisi proseguirà anche nel 2023 e dall’adeguato apporto di fertilizzanti dipendono la quantità e la qualità dei prossimi raccolti.
C’è tempo fino al 17 dicembre per candidare la propria startup a SyngenTalent, l’iniziativa lanciata da Syngenta Italia con un investimento di 50mila euro, a sostegno di nuovi progetti imprenditoriali del settore agroalimentare
di Gabriella Bechi
Largo ai giovani
Nel corso del Food & Science Festival che si è svolto lo scorso ottobre a Mantova, Syngenta Italia ha presentato SyngenTalent, una bella iniziativa rivolta alle giovani realtà imprenditoriali nel comparto agroalimentare, che premierà il progetto più innovativo nel campo delle tecnologie digitali e della sostenibilità. Ne abbiamo parlato con l’amministrato delegato, Riccardo Vanelli. Dottor Vanelli, come è nata questa idea? Syngenta è in Italia da più di vent’anni e abbiamo visto decine di piccole e medie imprese nascere, crescere e consolidarsi a tal punto da diventare nostri partner. Adesso vogliamo diventare protagonisti di questo processo di sviluppo: con SyngenTalent ci proponiamo di supportare attivamente l’imprenditorialità e l’innovazione diffusa, mettendo a disposizione dei giovani il nostro know-how e la nostra esperienza affinché le loro idee più originali e disruptive possano diventare progetti concreti. Il network delle startup sta crescendo sempre di più, anche se in Italia ci sarebbe bisogno di una maggiore attenzione delle istituzioni e delle imprese private verso i giovani che vogliono mettersi in gioco. Cosa pensa al riguardo? Quest’anno abbiamo scelto di affiancare Startup Italia in un lavoro in divenire nato con l’obiettivo di mappare tutto l’universo delle startup dell’AgriFoodTech del nostro Paese. C’è davvero un grande fermento, ad oggi sono 100 le realtà individuate lungo tutta la Penisola, ed è proprio per tale ragione che abbiamo pensato di costruire una challenge dedicata alle realtà innovative di questo settore, perché il fenomeno sta diventando davvero importante. Le imprese come la nostra, che vanta un’esperienza di oltre 250 anni, possono veramente apportare un plus fondamentale a questo esuberante network. Non a caso l’obiettivo di SyngenTalent è quello di valorizzare le sinergie tra il mondo professionale delle grandi imprese e il tessuto imprenditoriale, territoriale, giovanile e universitario al lavoro sulle soluzioni per l’agricoltura del futuro. L’agricoltura sta andando sempre più velocemente verso l’innovazione e le nuove generazioni possono portare
Largo ai giovani
un contributo fondamentale in questo processo. Ci sono però ancora troppi vincoli. Cosa serve per facilitare il loro ingresso a pieno titolo nel comparto? Serve un impegno serio da parte delle istituzioni e da parte delle principali imprese del settore. I giovani sono una risorsa fondamentale per il nostro Paese: le loro idee sono preziose, ma spesso non si trasformano in progetti concreti perché mancano programmi, percorsi dedicati, risorse nuove. Quali sono i criteri di valutazione che porteranno alla individuazione del progetto vincitore? Vogliamo premiare grandi idee ai primi stadi di sviluppo, là dove i progetti possono esprimere al massimo il proprio potenziale innovativo e rischiano invece di essere frenati dalla mancanza di visione e di investimenti. Quindi innanzitutto individueremo progetti promettenti, con grandi opportunità di crescita davanti. Poi ci sono alcuni criteri “di contenuto” su tre ambiti di riferimento a cui le realtà candidate devono affacciarsi: la generazione del valore a supporto delle filiere, le nuove tecnologie e gli strumenti a supporto della transizione digitale, le soluzioni di sostenibilità e di riduzione dell’impatto ambientale nei comparti produttivi. Come finanzierete il progetto? Abbiamo previsto un contributo economico complessivo pari a 50.000 euro, tra mentorship manageriale e sostegno economico diretto. Più nello specifico, la startup titolare del progetto vincitrice avrà la possibilità di usufruire di un programma di mentorship della durata di tre mesi, che si svilupperà attraverso una serie di workshop, momenti laboratoriali e incontri con il top management di Syngenta, il tutto anche nella cornice del nostro Innovation Hub negli spazi di Casa Syngenta. Questo percorso ha l’obiettivo di trasferire al management della startup tutto il know how, gli strumenti, i contatti e le relazioni necessarie per trasformare un’idea in un progetto concreto. La formazione, dunque, è un elemento fondamentale per il successo di una startup? Sì, è fondamentale. Quando sono affiancati da un team di esperti capace di guidarli negli aspetti più tecnici dell’imprenditorialità, i giovani possono apportare molto valore aggiunto al comparto. È proprio questa convinzione che tra l’altro ci ha guidato nella messa a punto del premio: il contributo economico diretto è fondamentale, ma sono convinto che sia altrettanto essenziale il percorso di mentorship che abbiamo disegnato per loro, perché senza una guida che incanali le loro potenzialità molte startup potrebbero avere difficoltà a valorizzare pienamente il proprio progetto. Le iscrizioni per partecipare alla call si sono aperte il 17 ottobre e si chiuderanno il 17 dicembre. Come sta andando? I risultati sono stati da subito sorprendenti, con segnalazioni di interesse ancora prima che aprissimo ufficialmente il bando. Ad oggi i numeri di partecipazione sono molto buoni e la qualità dei progetti presentati decisamente promettente. Ci aspettiamo che in questo secondo mese crescano ancora, anche grazie alla collaborazione degli enti universitari e delle realtà di settore che abbiamo coinvolto per aiutare la visibilità dell’iniziativa e la segnalazione a gruppi di interesse. A quando la premiazione? Con la chiusura della call il prossimo 17 dicembre, contiamo di selezionare la startup vincitrice entro i primi mesi del 2023, in modo da iniziare il prima possibile con il nostro programma di mentorship. Dopo questa prima edizione, SyngenTalent proseguirà? Avete in programma nuove iniziative per incentivare il ricambio generazionale? Il nostro auspicio è questa sia solo la prima edizione di questo contest che negli anni possa diventare un punto di riferimento per la community delle startup agricole e per gli ecosistemi territoriali ed universitari dell’innovazione. Anno dopo anno, il nostro obiettivo è migliorarci sempre di più per rendere SyngenTalent un progetto distintivo e ricorrente, contribuendo così alla crescita di tutto il comparto. nnn
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FORLÌ CESENA-RIMINI LUCA GASPARINI NUOVO DIRETTORE
Confagricoltura Forlì-Cesena-Rimini ha un nuovo direttore: Luca Gasparini, una solida esperienza alle spalle nel mondo dell’associazionismo, dove ha ricoperto importanti incarichi dirigenziali. “Sono consapevole dell’importanza di questo ruolo e del momento delicato che sta vivendo l’agricoltura a livello nazionale e territoriale - ha detto Gasparini -. Con la collaborazione di chi lavora nella struttura siamo pronti a prendere decisioni e intraprendere azioni su questioni di interesse agricolo e associativo: ho già iniziato a incontrare dipendenti, dirigenti e associati, e continuerò a farlo. Confagricoltura sarà sempre più vicina agli agricoltori ascoltando, comunicando, e poi facendo - ha aggiunto -. Importante formare il personale interno per offrire servizi qualificati e rispondenti alle esigenze delle imprese agricole, accompagnandole nell’operatività quotidiana e in percorsi di modernizzazione per affrontare il futuro con gli strumenti necessari”.
LA VISITA DEGLI STUDENTI DELLA SCUOLA DI NEUVY Dalla Francia per imparare il modello bresciano
A scuola di agricoltura bresciana, per imparare il modello aziendale e le pratiche più innovative applicate nel nostro territorio. Così un gruppo di studenti francesi del Centro di formazione professionale e per l’apprendistato in agricoltura Cfppa di Neuvy, nel dipartimento dell’Allier, nel centro della Francia, hanno visitato nelle campagne di Brescia alcune realtà agricole della Franciacorta e della Bassa, oltre all’istituto tecnico agrario Statale Giuseppe Pastori, in città. Il gruppo di giovani ventenni era capitanato dal professor Thierry Gibert, insegnante e responsabile della formazione che, per organizzare il viaggio, la scorsa estate, aveva contattato gli uffici di Confagricoltura Brescia chiedendo collaborazione in particolare nell’individuazione di alcune realtà imprenditoriali significative da poter incontrare con gli studenti. L’Organizzazione si è subito messa a disposizione predisponendo un programma durante il quale i giovani francesi hanno potuto visitare le aziende agricole Gualeni di Orzinuovi, Videlle Bionatura olio e vino di Puegnago e la cantina agriturismo Al Rocol di Ome, accolti dai titolari Diego Gualeni, presidente di Anga-giovani di Confagricoltura Brescia; Marco Penitenti, vicepresidente della sezione olivicola di Confagricoltura Brescia, e Gianluigi Vimercati (in foto con gli studenti), vicepresidente di Confagricoltura Brescia. I ragazzi poi hanno avuto l’opportunità di confrontarsi con gli studenti dell’istituto Pastori, uno tra i più antichi della città, che promuove numerose iniziative di valenza didattica. “Volevamo scoprire una nuova realtà agricola e sociale come quella di Brescia - spiega Thierry Gibert - e capire come sono gestite le aziende agricole e come si innovano oggi, comprendere il loro sviluppo, osservandole direttamente sul campo, scambiare conoscenze e competenze”. “Il nostro auspicio adesso - commenta Vimercati - è che esperienze come questa arricchiscano tutti i partecipanti e siano utili per il futuro percorso lavorativo. Quando si concludono ci si sente sempre arricchiti da entrambe le parti. Della scuola francese abbiamo apprezzato in particolare l’educazione e l’attenzione degli studenti”.
FLOROVIVAISMO E RICERCA, ECCO TUTTA LA STORIA Arriva il cortometraggio sugli ibridi made in Liguria
Otto minuti di cortometraggio per raccontare la storia del florovivaismo e della ricerca, orgoglio della Liguria. Uno spicchio di terra racchiuso tra mare e cielo non avrebbe mai permesso lo sviluppo di grandi aziende agricole di produzione estensiva, e quindi l’unica possibilità dei nostri agricoltori è stata quella di specializzarsi nell’arte e nella scienza di quella che si può considerare un’attività economica a grande rischio: la ricerca applicata in una filiera di nicchia come quella florovivaistica. Per tutto il ventesimo secolo, il turismo e il florovivaismo sono state le due uniche attività economiche del ponente ligure e la produzione di fiori e piante ha raggiunto nel corso dei decenni i massimi livelli di professionalità e specializzazione. Nuovi ibridi liguri sono stati via via ottenuti dall’800 in poi da Aicardi, dalla famiglia Mansuino per tre generazioni, da Nobbio, Sapia, Brea, Baratta, Biancheri, Gagliardi, dalla famiglia Ghione ed altri. Gli ibridatori liguri hanno creato e tramandato nelle generazioni un vero e proprio “movimento”, che ha raggiunto grandi livelli di professionalità su tante coltivazioni importanti, quali garofano, rosa, ranuncolo, anemone, papavero. Tutto questo, e molto altro, racconta il suggestivo cortometraggio realizzato dal video maker ligure, Marco Rimondi, e fortemente voluto da Confagricoltura Liguria, grazie ai fondi del Psr. “La ricerca in floricoltura oggi - precisa Luca De Michelis, presidente regionale di Confagricoltura - è storia di tecnologia e innovazione, ma con la passione di sempre e il sapere tramandato di generazione in generazione”. Negli ultimi vent’anni si sono sviluppate nuove tecnologie in aiuto dei programmi di breeding che - a partire dagli interventi di induzione di variabilità con metodi fisicochimici (raggi gamma ad esempio), continuando attraverso tutto il knowhow delle colture di tessuti vegetali in vitro, con il recupero dell’embryo rescue in aiuto alle piante, sino ad arrivare agli interventi di miglioramento genetico assistito (MAS) - si pongono ad integrazione delle attività di breeding per abbreviarne i tempi e migliorarne le performances. La ricerca è fondamentale per la continua capacità di creare i capolavori del florovivaismo made in Italy, unici al mondo.
SARDEGNA TARAS GUIDERÀ IL GRUPPO NORD
Confagricoltura di Sassari e OlbiaTempio si affida a Stefano Taras: agronomo e allevatore quarantaseienne di Sassari, con origini ozieresi, dove si trova l’azienda di famiglia che alleva bovini da carne Charolais, succede a Matteo Luridiana, che ha guidato l’Organizzazione dal dicembre 2013. Taras vanta una lunga esperienza all’interno di Confagricoltura, di cui è stato vicepresidente provinciale. “È un un periodo di forti incertezze e grandi cambiamenti - ha dichiarato -. Intendiamo per questo garantire ai soci la stessa serietà e competenza che, grazie ai nostri uffici, rappresenta da sempre un tratto distintivo di Confagricoltura e che, mai come ora, dovrà essere messa a fattore comune per orientare le imprese in vista della prossima programmazione comunitaria”. Eletti gli otto componenti del consiglio direttivo: Sebastiano Barra, Bachisio Basoli, Luisa Daga, Daria Inzaina, Matteo Luridiana, Alessandro Ruggiu e Umberto Soletta.
SI AVVICINA LA STAGIONE VENATORIA E IL QUADRO NORMATIVO NON È CHIARO
Cinghiali l’invasione continua
Con l’approssimarsi della stagione venatoria al cinghiale si sono rese evidenti tutte le incongruenze delle misure adottate per fronteggiare la diffusione dell’epidemia di Peste Suina Africana. L’anomalo andamento dei focolai in Piemonte, Liguria e anche nel Lazio, hanno già da tempo evidenziato alcune irrisolte criticità che stridono con quanto la letteratura scientifica insegna sulla virulenza e la letalità della malattia. Le decisioni via via assunte dalle autorità sanitarie hanno reso il quadro, già di per sé sufficientemente fosco, sempre meno comprensibile, quasi ci fosse la consapevolezza non dichiarata di trovarsi difronte a qualcosa di diverso. Fin dal primo focolaio riscontrato nell’area appenninica tra Piemonte e Liguria, l’Ente Produttori selvaggina, preoccupata - e spesso non compresa - di come venivano (o meglio spesso non venivano) affrontate le criticità sanitarie, ha evidenziato la necessità di iniziative più opportune per arginare il diffondersi di un’epidemia dai risvolti economicamente devastanti. EPS ha offerto la collaborazione della propria base sociale per fronteggiare un virus dagli effetti drammatici per gli allevamenti suini e per l’intera filiera. Purtroppo le decisioni assunte e le azioni intraprese - si veda la lentissima, inadeguata e parziale realizzazione delle barriere, spesso con materiali inadatti - hanno evidenziato un preoccupante approssimazione. Approssimazione ancor più evidente con l’avvicinarsi della stagione venatoria. Era chiaro, infatti, anche alla luce dell’esperienza maturata in altri Paesi, l’assoluta necessità di ridurre in modo drastico su tutto il territorio nazionale la popolazione di cinghiali: una comunità che le più recenti stime calcolano in due milioni e mezzo di capi. Eppure abbiamo assistito a continui rinvii delle campagne degli abbattimenti, con indicazioni del numero dei capi da gestire contraddittorie e inadeguate rispetto al necessario contenimento nei limiti della DAF (densità agro forestale). Non aiuta nemmeno il quadro normativo/operativo, confuso e contraddittorio, messo in campo in prossimità dell’avvio della stagione venatoria. Solo dopo rinnovate e vibranti proteste e segnalazioni di EPS, con il supporto di Confagricoltura, alcune amministrazioni regionali e a seguire la struttura commissariale, si sono decise a rivedere le regole. Regole rimaste comunque inapplicabili e produttrici di disparità di trattamento tra i vari soggetti coinvolti. È il modello di intervento di gestione delle emergenze ad essere sbagliato. A partire dalla creazione di uffici commissariali, che non possono andare oltre l’attività di monitoraggio e raccordo operativo. Queste strutture sono disarmate davanti alla complessità del territorio nazionale, la cui gestione è lasciata alle amministrazioni locali, a cui la legge consente una troppo ampia e discrezionale autonomia decisionale ed operativa. Le imprese agricole, come gli istituti di gestione della fauna, hanno necessità di indirizzi puntuali e univoci. La rinnovata e sempre più stretta collaborazione operativa - resa possibile negli ultimi mesi dalla sottoscrizione di un nuovo accordo tra EPS e Confagricoltura - è l’occasione per avviare le iniziative utili al raggiungimento di concreti risultati politici, sindacali ed economici per il corretto sviluppo di una filiera agrovenatoria attenta agli equilibri ecosistemici e capace di valorizzare la carne di selvaggina e le produzioni locali.
CHIARA EMANUELLI RACCONTA IL LAVORO DEL PATRONATO DI PARMA CHE DIRIGE DAL 2017
“Noi del Patronato progettiamo tutti gli anni il futuro. L’Enapa, come ente di assistenza sociale senza fini di lucro riconosciuto dal ministero del Lavoro assiste, informa e tutela gratuitamente i cittadini”. Chiara Emanuelli, responsabile dal 2017 del Patronato Confagricoltura di Parma, riassume così a Mondo Agricolo l’obiettivo dell’attività del suo ufficio. “La nostra sfida - aggiunge anno dopo anno, è quella almeno di mantenere, possibilmente aumentandoli, i punteggi per pratica ottenuti nell’anno precedente. Ovviamente cerchiamo nuovi metodi, ma il rapporto umano con l’utenza, l’attenzione e l’efficienza nel risolvere i quesiti e i problemi che ci vengono posti sono fondamentali. E in questi anni siamo sempre riusciti a crescere”. Oltre alla sede del capoluogo, il Patronato dispone di cinque uffici di zona e numerosi recapiti, capaci di coprire l’intera provincia. “Negli anni, e lo testimoniano i nostri risultati in crescita costante - afferma Emanuelli - siamo diventati un vero e proprio punto di riferimento. Operiamo costantemente per fornire risposte chiare ai nostri utenti, e dare un’assistenza professionale su misura delle esigenze più disparate. Dall’assegno unico ai vari bonus, dalle pratiche per la pensione a quelle per la disoccupazione, le richieste dei cittadini continuano ad aumentare, costituendo la maggior parte della nostra attività. Mi piacerebbe molto riuscire a focalizzarmi ancora di più sulle esigenze della nostra base associativa”.
NUOVE REGOLE SUI LAVORI USURANTI DL AIUTI, BUONE NOTIZIE PER I PENSIONATI
La normativa per i lavori usuranti è riservata ai soli dipendenti che abbiano svolto nell’arco della propria vita lavorativa talune attività riconducibili a determinate categorie e condizioni. Per poter accedere alla pensione anticipata, le attività devono essere state svolte per almeno 7 anni negli ultimi 10 anni di servizio, o per almeno la metà della vita lavorativa complessiva. Il vantaggio per gli interessati consiste nella possibilità di accedere alla pensione con il vecchio sistema delle quote, se più favorevole rispetto alle regole di pensionamento introdotte con la riforma Fornero. Per saperne di più rivolgersi al Patronato Enapa. Come previsto dal dl Aiuti-bis di agosto, l’Inps ha attribuito da novembre - anziché da gennaio 2023 - l’aumento di 0,20 % delle pensioni, per lo scostamento tra l’indice di rivalutazione provvisorio (1,7 % applicato da gennaio 2022) e quello di rivalutazione definitivo (1,9 % calcolato dall’Istat). Altro aumento è in corso per le sole mensilità di ottobre, novembre e dicembre 2022, inclusa la tredicesima. L’incremento è pari al 2% e riguarda solo i trattamenti complessivamente di importo pari o inferiore a 2.692 euro. Entrambi i benefici sono corrisposti con il criterio delle fasce di importo della pensione rispetto al trattamento minimo.
CONVEGNO A CONVERSANO SULLA CATENA DEL VALORE DELLA FILIERA
Uva da tavola Enapra, Cut e Foragri fanno il punto della situazione
Grande successo di pubblico per il convegno dello scorso 4 novembre a Conversano (Bari), dal titolo “Uva da tavola: una filiera sotto analisi. Ruoli, rapporti e responsabilità degli anelli della catena del valore”. L’evento è stato organizzato da Enapra e Commissione Uva da Tavola (Cut) nell’ambito del piano formativo “Sistemi agroalimentari sostenibili: una prospettiva per la produzione di uva da tavola di qualità” e con il sostegno economico del Fondo per la formazione continua in agricoltura (Foragri). I lavori si sono aperti con la presentazione dei risultati della ricerca condotta da Enapra e Cut, in partnership con Confagricoltura Bari e l’Accademia italiana della vite e del vino, su un campione di oltre cento produttori di uva da tavola della provincia di Bari. Ne è scaturito un interessante dibattito moderato dal presidente della Commissione e di Confagricoltura Bari, Massimiliano Del Core. Imprenditori agricoli, rappresentanti della distribuzione e dei sindacati dei lavoratori hanno convenuto che per competere e rispondere alle esigenze dei consumatori è necessario essere e innovativi e sostenibili. Tutti gli intervenuti hanno condiviso, inoltre, la necessità di sviluppare percorsi di formazione specifici per favorire lo sviluppo delle nuove competenze indispensabili per realizzare obiettivi di progetti di riorganizzazione. Ospite di eccezione Julien Alston, docente dell’università di Davis in California, che nel suo intervento ha tracciato una comparazione tra le esperienze produttive della California e quelle della Puglia e della Sicilia. L’intento degli organizzatori è stato raggiunto: tra i vari attori della filiera ha prevalso una logica di confronto, dialogo e scambio di opinioni, che ha consentito di mettere a fuoco in che modo le aziende possono, e dovrebbero, riorganizzarsi in termini di sostenibilità economica e di organizzazione commerciale più efficiente. All’evento erano presenti anche il presidente di Enapra, Luca Brondelli di Brondello e il direttore, Michele Distefano, che nella sua breve presentazione ci ha tenuto a sottolineare l’impegno dell’ente di formazione di Confagricoltura nella progettazione di percorsi formativi coerenti con i fabbisogni aziendali, proprio nella direzione di uno sviluppo sostenibile e digitale.
UN CORSO PER SELECONTROLLORI DI CINGHIALI
Prosegue l’attività di Enapra a sostegno delle aziende agricole sempre più esposte ai danni provocati dagli ungulati, in particolare dai cinghiali. La crescita incontrollata di questi animali selvatici rappresenta ormai un problema di grande impatto ambientale, economico e sociale, tanto nelle campagne dove sono responsabili di danni alle coltivazioni e alle strutture agricole, quanto nei centri abitati. Contro questi pericoli Enapra ha avviato una collaborazione con l’ATC RM1 per lo svolgimento di corsi di formazione per “selecontrollori” cioè i cacciatori specializzati nella gestione dei cinghiali e dei conduttori di cani da girata. Si tratta di percorsi formativi regolamentati dalla Regione Lazio e dall’ISPRA che abilitano i selecontrollori per la formazione dell’Albo regionale.
ACADEMUY ENERGIA DI CONFAGRICOLTURA E ANB
Accanto alle imprese agricole per affrontare i cambiamenti climatici
Tutto pronto per un nuovo impegno a supporto delle aziende agricole nella sfida della transizione energetica. È ormai evidente che lo sviluppo delle energie rinnovabili è necessario per almeno due obiettivi: la necessità di contribuire alla riduzione della dipendenza energetica e l’impegno al contrasto dei cambiamenti climatici. Per le imprese agricole le agroenergie costituiscono una opportunità di integrazione del reddito attraverso la diversificazione delle attività produttive. Non è semplice però raggiungere questo risultato. Passo fondamentale è lo sviluppo di nuove figure professionali in grado di fare da raccordo tra l’impresa agricola, i settori tecnologici e il complesso mondo della regolamentazione delle agroenergie. Si rende dunque necessario aggiornare le competenze di coloro che, in ambito tecnico, si occupano di supportare le imprese o che, all’interno di esse, svolgono incarichi di controllo tecnico della produzione. Per questa ragione, Confagricoltura e ANB, con il supporto tecnico di Enapra, hanno lavorato alla costituzione di una Academy per lo sviluppo delle energie rinnovabili. Obiettivi del progetto: la definizione dei profili professionali e le relative unità di competenza rispondenti ai fabbisogni espressi; la costruzione dei percorsi formativi necessari per il conseguimento delle competenze individuate; l’aggiornamento e la formazione continua. Il primo passo dell’Academy Energia di Confagricoltura e ANB è stata la costruzione di un Catalogo Enapra “Coltiviamo Energia”, composto di sette percorsi formativi di primo livello a cui le imprese agricole associate potranno iscrivere i propri dipendenti gratuitamente, se ricorrono i presupposti per la copertura finanziaria del Foragri. La presentazione ufficiale dell’Academy e del nuovo Catalogo Energia è avvenuta all’edizione 2022 di Ecomondo evento di riferimento in tutta Europa per l’innovazione tecnologica e industriale. Per info e approfondimenti www.enapra.it oppure info@enapra.it.
UN MILIARDO PER IL FONDO NUOVE COMPETENZE
Con la pubblicazione dell’Avviso Anpal disponibile sul sito internet dell’ente, parte ufficialmente la seconda edizione del Fondo Nuove Competenze, con una dotazione finanziaria di 1 miliardo. La finalità dell’FNC è quella di sostenere i datori di lavoro finanziando il costo delle ore di lavoro destinate alla frequenza di percorsi di sviluppo delle competenze dei lavoratori, in particolare nel processo di adeguamento ai nuovi modelli organizzativi e produttivi in risposta alle transizioni ecologiche e digitali. E la novità di questa edizione è il coinvolgimento dei Fondi Paritetici Interprofessionali che di norma finanziano i progetti formativi. Tra i Fondi che parteciperanno all’attuazione degli interventi del FNC vi è anche il Foragri. Si tratta di un’interessante opportunità di finanziamento, ma i tempi di attuazione e i requisiti richiesti sono molto stringenti e pertanto i nostri uffici di Enapra si stanno preparando a fornire approfondimenti in merito. Nel frattempo invitiamo le imprese agricole socie interessate a segnalare il loro interesse alle Unioni provinciali di riferimento o a rivolgersi direttamente ad Enapra al seguente contatto: info@enapra.it
Non autosufficienza “Riforma più vicina”
Lo scorso 10 ottobre, con l’ultimo Consiglio dei ministri del governo Draghi, è stato approvato il disegno di legge delega sulla riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti prevista dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Frutto di un lungo lavoro portato avanti dal network sulla non autosufficienza, che raggruppa 52 associazioni tra cui ANPA-Confagricoltura, questa proposta “costituisce solamente il primo, importante passo di una nostra battaglia storica - afferma il segretario nazionale dell’associazione dei pensionati di Confagricoltura, Angelo Santori - verso una riforma, che imprimerebbe una svolta epocale nel mondo della terza età”. Il testo approvato introduce il Sistema nazionale anziani non autosufficienti (Sna), che programma e monitora in modo integrato l’insieme dei servizi e degli interventi del settore, semplificando anche le valutazioni delle condizioni dei cittadini riducendole a due: quella di responsabilità statale e quella di competenza delle Regioni, tra loro collegate. Mentre per alcuni interventi viene tracciata una linea di miglioramento, per altri sarà essenziale che il nuovo governo e il Parlamento perfezionino il DDL tenendo a mente due aspetti decisivi: la scadenza fissata per marzo 2023 e il reperimento di risorse, anche in modo graduale. “Vinceremo una nostra battaglia storica per i diritti degli anziani - conclude Santori - permettendo loro di restare nelle proprie case assistiti dai propri cari o da badanti appositamente formate, e solo in ultima ipotesi in strutture residenziali o semi-residenziali”.
TROPPA SOLITUDINE CANCELLA LA MEMORIA
La troppa solitudine fa male alla memoria. Lo rivela una ricerca finanziata dalla società “Experimental Psychology Society” e pubblicata sulla rivista Scientific Reports. Lo studio prende in esame l’effetto noto in psicologia come l’Own Age Bias, ovvero il vantaggio del cervello umano di riconoscere i volti di persone coetanee. E dimostra che la solitudine influenza la capacità di stabilire connessioni sociali e favorisce un possibile fenomeno di perpetuazione della solitudine. Gli studi nell’ambito delle neuroscienze affettive hanno mostrato che il sentirsi socialmente isolati incide in maniera negativa non solo sul benessere emozionale, ma anche sulle funzioni cognitive dell’individuo.
SALUTE E CURE, NON SOLO FARMACI. I progressi della medicina non si registrano solo in base al numero di pillole prescritte. Può essere opportuno sfoltire la condizione comune in almeno i due terzi degli anziani, che prendono più di 5-6 medicine al giorno. È quanto emerso al congresso nazionale della Società Italiana di Medicina Interna, che invita a riflettere e adottare una strategia di de-prescrizione. Uno studio condotto su oltre 5 mila pazienti over 65 ha evidenziato che almeno la metà mostrava una compromissione moderata della funzionalità renale; il 14% una compromissione funzionale grave e, infine, il 3% molto grave. Tra i pazienti con ipertensione, diabete, fibrillazione atriale, coronaropatia e scompenso, all’11% veniva prescritto un dosaggio di farmaci inappropriato rispetto alla funzionalità renale. L’inappropriatezza prescrittiva aumenta del 50% il rischio di mortalità.
OGNI ETÀ HA IL SUO DRESS CODE
Da Helen Mirren a Judi Dench, da Jane Fonda a Meryl Streep, da Isabella Rossellini a Diane Keaton, le star over 65 dimostrano quanto una donna possa essere affascinante nonostante l’età. L’aspettativa di vita si allunga insieme alla voglia di apparire elegante e attraente a qualsiasi età. La scelta dei vestiti si basa sempre sul proprio carattere e i propri gusti, ma ci sono dei capi di abbigliamento adatti, e non, per una determinata fascia d’età. Importante è accettarsi per quello che si è, valorizzando i propri punti di forza. È necessario sempre tenere conto della forma del proprio corpo, preferendo capi d’abbigliamento dalle linee morbide, abbinati ai giusti accessori.
Le discriminazioni tra le cause della demenza senile
Uno statunitense su dieci sopra i 65 anni soffre di demenza. L’incidenza aumenta in modo sproporzionato tra gli individui neri e latini. Lo dice una ricerca pubblicata sul Jama Neurology Journal che si basa su quasi 3.500 persone iscritte a un programma del National Institute of Aging e della Social Security Administration. Lo studio indica che il razzismo strutturale e la disuguaglianza di reddito possono avere un effetto significativo su chi sviluppa la demenza dopo i 65 anni. I ricercatori della Columbia University hanno recentemente scoperto che le persone che hanno maggiori probabilità di sviluppare demenza e cognitiva lieve non sono solo più anziane, ma hanno anche maggiori probabilità di essere nere o latine e meno probabilità di aver ricevuto un’istruzione superiore. I ricercatori hanno stimato che l’impatto economico della demenza negli Stati Uniti d’America, considerando anche l’assistenza familiare non retribuita, sia di 257 miliardi di dollari l’anno negli USA e di 800 miliardi di dollari in tutto il mondo. “Questo studio è rappresentativo della popolazione di anziani e include gruppi che sono stati storicamente esclusi dalla ricerca sulla demenza. Se siamo interessati ad aumentare l’equità della salute del cervello in età avanzata, dobbiamo sapere dove siamo ora e dove dirigere le nostre risorse”, ha detto Jennifer J. Manly, autrice principale dello studio e professoressa di neuropsicologia in neurologia presso il Gertrude H. Sergievsky Center e il Taub Institute for Research on Alzheimer’s Disease and the Aging Brain della Columbia University.
COME DEVONO NUTRIRSI GLI OVER 65 in modo corretto? È molto utile seguire, nei pasti, solo tre semplici linee guida. Non abbondare con le calorie: ad una certa età cambia il fabbisogno calorico. Fare attenzione alla composizione dei nutrienti: 15% di proteine privilegiando pesce e carne bianca; 25% di grassi scegliendo quelli più ricchi in acidi monoinsaturi e polinsaturi, come l’olio di oliva, 60% di carboidrati. Non dimenticare 5 porzioni di frutta e verdura al giorno, bere almeno un litro e mezzo di acqua e un bicchiere di vino ai pasti, evitando il più possibile gli zuccheri raffinati. Frazionare i pasti in 3/5: la prima colazione deve fornire proteine e carboidrati, uno spuntino leggero di metà mattina, un pasto completo a pranzo, una merenda con un frutto e una cena poco abbondante.
MARARANCH, A MARATEA DOVE LA LUCANIA SI AFFACCIA SUL MARE
Una cucina di campagna con orgoglio e cura
Un posto perfetto, capace di coniugare pace e relax in mezzo alla natura, tra la montagna e il mare. Siamo a Maratea, unica finestra lucana aperta sul Mar Tirreno. A valle si trova il Mararanch, nato come allevamento cavalli e diventato, nel 1999, un agriturismo. Ci accoglie Francesco Impieri, che chiarisce subito che il suo è “un agriturismo vero, dove si lavorano i campi, si tengono gli animali, a tavola si usano i propri prodotti e quelli selezionati da noi di altre aziende agricole. Ma soprattutto è una tenuta con tanti cavalli, il maneggio e le stalle. È l’orgoglio mio e dei miei sei figli, tutti impegnati con me”. Il Mararanch è luogo rustico, senza fronzoli, ma al tempo stesso accogliente. “La nostra è una famiglia storica dell’agricoltura - racconta Impieri -. Abbiamo sempre avuto passione per i cavalli, nel 1988 ne avevamo circa 80, tra argentini, gli americani Quarter Horse, i siciliani Sanfratellani, Murgesi e Avelignesi. Oggi l’azienda si estende su 16 ettari in cui coltiviamo ortaggi e foraggere”. In questo posto sono cresciuti Ilaria, Andrea, Chiara, Luca, Sara e Matteo, i sei figli di Francesco che si occupano con lui della formazione equestre e della gestione della struttura. “Due anni fa - prosegue l’imprenditore - ho perso la mia compagna di vita e braccio destro, Graziella. Insieme a lei avevo intrapreso l’avventura dell’agriturismo e noi continuiamo a portare avanti le sue scelte. Il nostro ristorante è nato per unire la genuinità dei prodotti del nostro orto con la tradizione calabro-lucana. Siamo gente di campagna e orgogliosi di questo. Perciò ci teniamo a far sentire in famiglia i nostri ospiti, a cui chiediamo solo amore per la nostra terra e rispetto per la natura e gli animali”. Dagli gnocchetti lucani con peperone crusco alle orecchiette con ricotta salata, la tavola è un tripudio di sapori a cui si aggiungono le carni grigliate, la selezione di salumi e formaggi, le verdure di stagione. Tutto accompagnato dall’ottimo vino locale di un’azienda vicina. Ampi e caratteristici gli spazi a disposizione degli ospiti che accompagnano l’alternarsi delle stagioni. Si mangia nel salone avvolti dal calore del caminetto in quelle più fredde e si consumano i pasti all’aperto, riparati sotto gli ampi porticati, nella bella stagione. I bungalow, interamente in legno con pareti coibentate, sono puliti e funzionali e accolgono 60 posti letto. Sono dotati di ingresso indipendente, veranda coperta ed attrezzata e un piccolo giardino. Offrono sistemazio-
ni un po’ spartane con arredamenti essenziali, ma comunque comode, a solo 150 metri dalla club-house e a 200 metri dalla spiaggia. E, a giudicare dai risultati e dalle recensioni, la piena campagna e gli agriturismi veri come questo piacciono e attirano tanti ospiti. Maratea, la perla del Tirreno, è famosa per i trenta chilometri di meravigliose spiagge. Il paese, detto “delle 44 chiese”, è arroccato sulle pendici del Monte San Biagio. Da non perdere il centro storico, con i suoi vicoli e le botteghe artigiane. Mararanch è il punto di partenza ideale per escursioni: a piedi, attraverso un sentiero che segue la scogliera, si arriva alla “Secca di Castrocucco”, una spiaggia pittoresca. Da non perdere le spiagge di Cala Jannita, meglio conosciuta come spiaggia Nera e quella di Vranne, che vanta uno scenario mozzafiato. Numerose le località più caratteristiche e particolari dell’entroterra della Basilicata, a partire dai numerosi paesini poco distanti da Maratea, che meritano una visita. Molte le località delle vicine Calabria e Campania, che distano al massimo una cinquantina di chilometri. “Siamo in campagna - spiega l’imprenditore - ci sono gli animali: oltre ai cavalli, asini, galline, pecore, capre, oche e maiali. Si sente il canto delle cicale e c’è anche qualche mosca. Non uso insetticidi. Per le mosche prepariamo esche naturali. Progetti futuri? “Ho sposato la sostenibilità, in cui credo profondamente - conclude Francesco Impieri - e mi piacerebbe poter offrire ai nostri ospiti solo bevande naturali, acqua filtrata liscia o gassata e vino, abolendo completamente ogni tipo di bibita commerciale gassata”.
MARARANCH
Via del mare 1 Loc. Castrocucco 85046 Maratea (PZ) Phone: 0039 - 0973871716 Email: info@mararanch.it
CAPPELLO DI PRETE DELLA CANTINA CANDIDO TRA LECCE E BRINDISI
Il Negroamaro di Puglia
Il Salento è un territorio di straordinaria vocazione vitivinicola e la Doc Salice Salentino, tra le province di Lecce e Brindisi, è una delle zone di produzione più importanti di tutta la Puglia. Le continue brezze dei due mari, lo Jonio e l’Adriatico, il sole tutto l’anno, le forti escursioni termiche tra giorno e notte che determinano una lenta maturazione delle uve, favoriscono lo sviluppo di aromi intensi e decisi. È qui che si estende l’azienda Candido, 100 ettari di vigneti destinati prevalentemente a uve autoctone, Negroamaro, Primitivo, Aleatico e, da poco Sumarello (il rosso per l’estate), ma anche a Montepulciano e agli internazionali Merlot, Cabernet Sauvignon, Chardonnay e Syrah. La storia dell’azienda inizia nel 1929 con il sogno di Francesco Candido, figlio di Giacomo, capostipite dell’impresa di famiglia e parte di una lungimirante generazione innamorata del proprio territorio, che tra Guagnano e San Donaci, nel nord Salento, trasforma un terreno paludoso di oltre 250 ettari bonificamdolo e facendolo diventare un grande vigneto dove vengono messi a dimora i vitigni del territorio. Uve corpose, terreni fertili, clima perfetto. Il prodotto c’era, ma mancava ancora la consapevolezza di avere tra le mani qualcosa di molto prezioso. Nei primi anni ’40 la Puglia era considerata il grande serbatoio d’Italia, in cui le uve viaggiavano nei cesti e i mosti nelle cisterne per dare forza ai grandi vini del Nord. In Candido, però, inizia a maturare l’idea di vinificare in proprio, affiancando alla coltivazione della vite anche una cantina attrezzata per la trasformazione dell’uva e l’imbottigliamento. Con la vendemmia del 1957 arrivano le prime bottiglie con il marchio Candido, che sarà una delle prime aziende salentine ad imbottigliare in proprio. Alla guida di Candido, nel 1978 subentra Alessandro, figlio di Francesco, ‘nato in azienda’. La passione è la stessa, com’è immutata la dedizione all’autenticità, ma con lui si consolida un perfetto equilibrio tra tradizione, esperienza e tecnologia, grazie all’introduzione delle più ricercate tecniche di viticoltura e vinificazione e ad una politica di mercato particolarmente orientata al consumatore, ai suoi gusti e alle sue esigenze. Oggi Candido è una realtà imprenditoriale solida e di successo. Circa 700 mila le bottiglie ogni anno, di cui il 60% destinato all’estero (prevalentemente Europa); il resto commercializzato in tutta Italia attraverso il canale Ho.Re. Ca. La sede di San Donaci, inoltre, è diventata uno spazio multifunzionale che accoglie viaggiatori e appassionati da ogni parte del mondo. Tra la vasta gamma dei vini prodotti spicca fra tutti il Cappello di Prete, nato nel 1978, primo Negroamaro in purezza imbottigliato in Salento. Un cru che nasce da un vigneto di circa trenta ettari, di cui oggi si producono circa 250mila bottiglie. Macerazione lunga in acciaio, dopo la fermentazione malolattica fa un leggero passaggio in barrique. Colore rosso rubino, con un aroma intenso, note speziate e un delicato aroma di vaniglia. Grande struttura, sapore pieno e vellutato. Un vino fortemente identitario, il Vino dell’azienda Candido e tra i più celebri dell’intera produzione regionale.
OSTERIA DEGLI SPIRITI, A LECCE CAPITALE DEL BAROCCO PUGLIESE
Semplicità ed eleganza
Nel cuore di Lecce, l’Osteria degli Spiriti è oramai diventata una tappa fissa per gli amanti della buona cucina e per i gourmet più raffinati di tutto il mondo. Nata dalla passione di Piero Angelo Merazzi che, dopo tante esperienze nel mondo della ristorazione in collaborazione con i fratelli, ha realizzato il sogno di avere un locale tutto suo. Così, nel 2001, nasce l’idea di una piccola osteria che inizia il suo percorso con pochi coperti e una proposta gastronomica limitata ad alcuni piatti tipici. Ma quando c’è la passione - e questo è sicuramente il caso di Piero e di sua moglie Tiziana Parlangeli, che da ragioniera è diventata l’insostituibile cuoca dell’Osteria - non ci si ferma, anzi si cresce. E così è stato. Il ristorante oggi ha 60 coperti e una proposta gastronomica molto articolata, che recupera le ricette della tradizione, ma le alleggerisce e le rivisita con intelligenza. L’amore per la buona tavola parte dalla scelta accurata degli ingredienti, materie prime di ottima qualità, che seguono il corso naturale delle stagioni, molte provenienti da produttori di provata fiducia ed affidabilità: ortaggi a Km zero, carni selezionate, latticini e formaggi acquistati nelle masserie dei dintorni, pesce locale, capocollo di Martina Franca e paste fatte in casa con semole di qualità, ma anche con farine speciali, come quella di farro. Ma la ricerca continua che caratterizza il lavoro di Piero e Tiziana ha portato anche ad aprirsi a prodotti non necessariamente locali. Una cucina semplice e genuina, ma al tempo stesso ricercata ed elegante. Ed ecco gli sfiziosi Antipasti di ortaggi, i sontuosi Taglieri di formaggio, il Crudo di pesce della più tipica tradizione marinara, gli Spaghetti di farro con melanzane, pomodorini e cacioricotta, le Linguine con filetto di triglia e pomodorini, le melanzane in agrodolce con cipolla rossa di Tropea e capperi, le Trenette di farro con zucchine e cozze, lo Sformato di zucchine e scamorza, le Crepes di ricotta e carciofi, il Soufflè di funghi misti e ricotta, oppure le tradizionali, ma sempre ottime, Fave e cicorie. Ma anche i Pezzetti di cavallo o il Polpo a pignata, o il Filetto di baccalà cotto nel cartoccio di carta Fata con patate, pomodorini e olive nere. Si finisce poi con la Torta pasticciotto o con i fragranti pasticcini secchi che accompagnano, a fine pasto, un bel bicchiere di un pregiato distillato nazionale o estero. Fiore all’occhiello del locale la cantina a vista e la carta dei vini, che comprende circa 450 etichette, con un’ampia scelta di vini italiani e internazionali, con un occhio di riguardo per le cantine presenti sul territorio salentino e pugliese. Una selezione accurata e sempre in aggiornamento grazie alla passione di Piero. Ampia anche la scelta di champagne e di birre artigianali. Via Cesare Battisti 4, Lecce.
INVOLTINI SALENTINI
Con il “Cappello di Prete” dell’azienda Candido Tiziana Parlangelo consiglia involtini di carne farciti con sedano, carote, Canestrato pugliese e mortadella cotti a fuoco lento nel sugo di pomodoro.
STORIE DI DONNE PER CAPIRE IL FUTURO
Agricoltura femminile singolare
Dodici donne, che si occupano di agricoltura e ricerca, si raccontano ad un’imprenditrice agricola e divulgatrice dell’innovazione agricola e alimentare, nonché dirigente di Confagricoltura. Il suggesrivo libro ‘Agricoltura femminile singolare’ di Deborah Piovan (Maria Pacini Fazzi Editore, 2022), come dice l’autrice, “non è un libro sulle donne, ma un libro di donne”. Un volume di contenuti e appassionato, circondato da molta narrazione (lo ‘storytelling’ come viene definito) che lo rende ancor più fruibile e coinvolgente. Piovan intervista donne che guardano (e fanno) l’innovazione senza paraocchi, come la studentessa friulana Anita Giabardo, tra le fondatrici dell’associazione ambientalista ‘Terra Libera’, che si sta specializzando negli Stati Uniti in ‘Agricoltura sostenibile’. La studentessa fa capire che si può essere ecologisti e credere nel progresso scientifico; di più, si può essere fermamente convinti che l’innovazione fa bene all’ambiente. In più occasioni le intervistate parlano anche di transgenico e testimoniano perché non vada demonizzato. “Con il mais OGM – spiega l’imprenditrice agricola e allevatrice dell’Illinois Lynn Larson - non ci serve più l’insetticida alla semina per proteggere le piantine; in generale utilizzando piante OGM facciamo molti meno trattamenti, soprattutto insetticidi, rispetto alle non OGM. E gli erbicidi che usiamo sono meno invasivi di quelli che usavamo vent’anni fa o venticinque anni fa, quando non avevamo piante OGM”. Anna Meldolesi è una giornalista scientifica, autrice del volume “Organismi geneticamente modificati. Storia di un dibattito truccato” e curatrice del blog ‘CRISPeR Mania’. CRISPR è una sigla che indica una delle più recenti tecniche di corre-
zione del genoma, a cui sta lavorando pure la ricercatrice Vittoria Brambilla, anche lei intervistata. Si ricordano le parole della presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen: le tecniche di correzione del genoma, come CRISPR, sono “strategiche ed abilitanti”. Emoziona il racconto della senatrice a vita e studiosa Elena Cattaneo. “Conoscere per deliberare” è il suo motto e, da persona di scienza che conosce il metodo scientifico, ha sempre agito per portare in Parlamento questo metodo affinché si prendano decisioni basate sui fatti. Pamela Ronald è una genetista, il marito Raoul Adamchak è un agricoltore biologico. Hanno scritto a quattro mani il libro ‘La tavola di domani: l’agricoltura biologica, la genetica e il futuro del cibo’, in cui auspicano un’ampia applicazione dei benefici dell’ingegneria genetica al bio. “L’Europa è come un bambino viziato - osserva l’imprenditrice agricola portoghese
Gabriela Cruz -. Dicono: voglio prodotti naturali. E allora io chiedo: cos’è naturale?
Mi rispondono: beh, ciò che viene dalla natura. E allora io racconto che quando gli spagnoli hanno portato le prime patate dal Perù non riuscivano a mangiarle per quanto erano amare. C’è voluto molto lavoro di selezione genetica da parte dell’uomo per migliorarle e renderle commestibili”.
L’imprenditrice agricola argentina Maria Beatriz Pilu Giraudo è attiva in ONG che si occupano di agricoltura sostenibile, malnutrizione e spreco alimentare. “Abbiamo potuto verificare - racconta - che le colture di copertura ci aiutano da ogni punto di vista: le loro radici aiutano a mantenere il terreno soffice, riducono la pressione delle malerbe, interrompono il ciclo di alcune malattie fungine e di alcuni insetti, aiutandoci così a controllarli. Ecco perché le chiamiamo colture ecosistemiche. Questa è intensificazione sostenibile e ci sta
aiutando molto». Come colture di copertura Maria Beatriz utilizza veccia, rafano, loglio, diverse avene e trifogli; alcune di queste ottime anche per nutrire gli insetti impollinanti. Nel libro c’è narrazione, ma non si vuole cadere nella trappola dell’immagine bucolica dell’agricoltura. Come fa comprendere la storia di Ines (che non vuole venga divulgato il suo cognome) che andava a scuola con le scarpe in mano, per non rovinarle nel fango. Minjung Kim è la direttrice responsabile per il Ruanda di una ONG sudcoreana, in cui è impegnata anche Rupa Mishra del Nepal. Nel corso delle iniziative in Nepal, Minjung racconta che per raggiungere l’area dove operava, partendo da Katmandu, doveva viaggiare in bus per ventiquattro ore in direzione ovest. Eppure anche in quei luoghi remoti giungevano merci da posti lontani, cipolle dall’India, mele dalla Cina, e così via. “Proviamo a produrre qui quello che importate”, diceva agli abitanti. Catherine Langat, dagli altipiani del Kenya arriva ad operare per Euroseeds, l’associazione dei produttori di sementi europei. Alla domanda “Cos’è il cibo per te?”, risponde immediatamente e con estrema sintesi: “È vita”. Ha ragione e bisogna fare tutto il possibile perché il cibo sia salubre e accessibile a tutti. Quelle intervistate da Deborah Piovan sono donne attive, sensibili, di successo, che operano tra mille difficoltà, che si sono impegnate per la loro affermazione, ma soprattutto per la società, attente al futuro. Le loro testimonianze sono la dimostrazione che, in un mondo in continuo cambiamento, è sbagliato fermarsi e smettere di innovare. Le sfide sono molte: dal cambiamento climatico all’aumento di popolazione, dall’esigenza di tutelare l’ambiente alla difficoltà di comunicare alla società i progressi della tecnologia. “La specie umana ha sempre innovato - chiosa l’autrice - qualcuno ha detto che ciò che oggi chiamiamo tradizione, i nostri nonni chiamavano innovazione. Se proviamo a rifletterci forse avremo meno paura di prendere in considerazione utili progressi”.
IL DISCO DI PATRIZIA CIRULLI Eduardo in musica
Il cd-book ”Fantasia. Le poesie di Eduardo in musica” (Squilibri Editore) di Patrizia Cirulli colpisce doppiamente. In primo luogo perché musicare le poesie di Eduardo, che non sono state scritte per essere cantate, è un’impresa davvero impervia; in secondo luogo perché Patrizia è una cantautrice milanese e quindi c’era anche l’ostacolo di calarsi nel dialetto e nella cultura partenopea. I due impedimenti sono stati superati brillantemente grazie al grande talento della cantautrice, tanto che il progetto ha avuto il placet della famiglia De Filippo; per quanto riguarda la pronuncia
ha avuto due formidabili coach. Tra gli ospiti anche Fausta Vetere (Nuova Compagnia di Canto Popolare). Il progetto ha anche il placet di Pasquale Scialò - autore della corposa “Storia della canzone napoletana” in due volumi - che firma il testo introduttivo del box in cui esprime a Patrizia il “benvenuto nell’universo sonoro partenopeo con un contributo tanto impegnativo quanto riuscito, capace di mettere in musica e cantare gli sguardi, gli umori ed i gesti di Eduardo”. Le sue dieci canzoni sono piccoli capolavori, che rispecchiaNatale napoletano Le statue di Eduardo no l’anima eduardiana e e Totò sul presepio della città.
TRADIZIONE E CANZONE D’AUTORE
Alle radici del canto
In nomen omen: la storica band barese Radicanto si richiama al proprio nome per il titolo del nuovo affascinante disco “Alle radici del canto” (Visage Music); ma il titolo del CD è soprattutto la sintesi perfetta per spiegare la particolare operazione compiuta. Il gruppo è andato davvero alla radice del proprio canto, che è la musica tradizionale del Mediterraneo, per ripensarla in chiave d’autore. Nell’album 12 brani tra folk, rock, jazz, canzone d’autore, fortemente incentrati sulla vocalità e sui timbri sia delle percussioni, sia degli strumenti a corda, mantice, fiati e plettri. Accanto alla vocalist Maria Giaquinto troviamo ospiti al canto Raiz in “Tu sola”, Nando Citarella in “A’ devozione” (anche in qualità di coautore) e Stefano Saletti in “Ebla”. Il disco contiene pure il brano “Tu sola”, composto da Giuseppe De Trizio e Raiz. All’ascolto dei brani si viene coinvolti emotivamente per la riappropriazione della ‘memoria’, ricollocata nel contesto moderno che li rende di più immediata fruizione. Il sestetto ferrarese Limite Acque Sicure esordisce con l’album che porta il suo nome (Minotauro Records). Siamo di fronte al classico disco di rock progressivo italiano appassionato, melodico, travolgente. I membri del sestetto hanno provenienze e orizzonti diversi, dal metal alla fusion, dalla classica al rock, ma proprio questo è il segreto della loro formula. “Il gruppo - dicono i musicisti - è un’area di confronto, le diverse esperienze rappresentano una preziosa risorsa alla quale abbiamo continuamente attinto”. All’ascolto si percepisce l’amore per il Banco del Mutuo Soccorso, a cui si rende omaggio con la rilettura live de “Il giardino del mago” in cui si è saputo esaltare il senso di attesa, mistero, smarrimento che pervade e caratterizza il brano. Con questo disco la band ferrarese si cala nella storia del prog, ma con la voglia di farla punto di partenza e non certo di arrivo. Possiamo dire che il limite delle acque sicure è stato superato e la nave naviga splendidamente in mare aperto.