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Andrea Gandolfi
Alle attività della loro azienda agricola e zootecnica, Stefano e Luigi Pasquali hanno affiancato un impianto biogas da 625 kW, a cui si aggiungerà un progetto agrisolare da 90 kW, candidato ai fondi del PNRR
di Andrea Gandolfi
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Obiettivo diversificazione
Chiave in grado di aprire molte porte sul futuro del settore primario - puntando al giusto equilibrio tra sostenibilità ambientale, sociale ed economica - la prospettiva dell’economia circolare è sempre più al centro di analisi e concrete pratiche di azienda, ed avrà certamente un posto d’onore fra i temi dibattuti nelle Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona. Una nuova frontiera verso la quale è orientata da tempo l’azienda agricola dei fratelli Stefano e Luigi Pasquali che a Torre De’ Picenardi (in provincia di Cremona) affiancano l’attività produttiva più tradizionale ad un crescente impegno nell’ambito delle agroenergie. Da una parte 200 ettari coltivati a mais, erba medica e frumento, e 350 vacche in lattazione, che assicurano a Latteria Soresina 40 mila quintali di latte all’anno da trasformare in Grana Padano e Provolone; dall’altra, un impianto di biogas da 625 kW costruito a fine 2010, e il progetto di un impianto agrisolare da 90 kW che verrà collocato sui tetti della stalla (si attende l’esito del bando legato al PNRR per l’eventuale finanziamento, mentre i lavori dovrebbero concludersi tra fine 2023 e la prima metà dell’anno successivo). “Già dodici anni fa avevamo deciso di puntare sul biogas proprio in un’ottica di diversificazione produttiva - spiega Stefano Pasquali, consigliere della Libera Associazione Agricoltori Cremonesi - ed ora abbiamo deciso di intraprendere questa nuova iniziativa. Fin qui i risultati sono stati buoni, al punto che attualmente il fatturato aziendale deriva in parti quasi uguali dai due campi d’azione, con le stalle di poco oltre al 50% del ‘peso’ complessivo”. Ma la diversificazione costituisce anche un ben collaudato meccanismo di economia circolare, che insieme all’efficienza produttiva garantisce un saldo ambientale positivo. Biomasse e reflui zootecnici alimentano l’impianto di biogas, che a sua volta produce energia da immettere in rete (escludendo solo il piccolo quantitativo che può essere trattenuto per far funzionare l’impianto stesso); mentre il digestato è utilizzabile come
Obiettivo diversificazione
fertilizzante di particolare efficacia, riducendo o addirittura azzerando il ricorso a prodotti chimici peraltro molto rincarati negli ultimi mesi. “Davvero - in questo modo - tutto si tiene; ed è quindi possibile chiudere il cerchio di un sistema assolutamente virtuoso. Una dinamica che ci interessa da sempre, sia in chiave economico produttiva che dal punto di vista ambientale”. Il futuro, però, porta con sé anche importanti nodi da sciogliere. “Il regime di incentivazione del nostro biogas scade fra tre anni, e finora ci ha assicurato una tariffa fissa onnicomprensiva pari a 0,28 euro al kW, soddisfacente anni fa, ma adesso spinta fuori mercato dal vertiginoso aumento dei costi di produzione. Così, da un lato dobbiamo fronteggiare una situazione economicamente insostenibile nel medio-lungo periodo (ci auguriamo quindi che l’assetto dei mercati si normalizzi in tempi brevi); dall’altro attendiamo chiarimenti normativi sulla possibile evoluzione dell’impianto. Se, cioè, si potrà proseguire con incentivi adeguati la produzione di energia elettrica, o l’unica strada percorribile sarà invece la riconversione a biometano: sulla quale grava però il vincolo della distanza ‘ammissibile’ dall’allaccio della rete. Un aspetto che potrebbe rendere l’operazione insostenibile in termini economici ed operativi. Ma in un Paese che ha sempre più bisogno di energia (meglio se rinnovabile), altri ostacoli su questa strada sarebbero molto difficili da comprendere”. nnn
Gli incentivi che ci hanno sostenuto fino ad oggi, adesso rischiano di essere fuori mercato a causa dal vertiginoso aumento dei costi di produzione (Stefano e Luigi Pasquali)