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ANGA Nostra idea di futuro
LA GRANDE OCCASIONE DEI 6,8 MILIARDI CHE IL PNRR DEDICA ALL’AGROALIMENTARE
Dall’Europa risorse e strumenti per la nostra idea di futuro
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Da quando la presidente della Commissione europea Von der Leyen, all’inizio della pandemia, ha annunciato un grande piano di aiuti contro la crisi che ha colpito cittadini e imprese, i giovani imprenditori agricoli e non solo loro, hanno nutrito forti aspettative verso questa iniziativa messa in campo dall’Ue. Speranze alimentate dalla natura stessa di questo piano che, già dal nome, Next Generation Eu, sottolinea una grande attenzione verso il tessuto imprenditoriale e verso le nuove generazioni. Le aspettative hanno trovato conferma negli strumenti previsti, utili non solo al sostegno delle attività produttive, ma per restituire ai giovani imprenditori agricoli un Paese innovativo e rinnovato, capace di combattere alcuni dei principali ostacoli allo sviluppo delle nostre imprese: il ritardo tecnologico delle zone rurali; lo spopolamento dei borghi; i forti limiti nella logistica delle aree interne e delle grandi direttrici nazionali.
La mole di interventi privati e pubblici, come si evince dal Piano presentato dal governo, è imponente e volta al rafforzamento delle aziende all’interno della catena del valore, rimarcando la loro centralità nella tenuta del Sistema Paese, sia con le loro produzioni, sia con il contributo energetico che possono fornire. Il PNRR assegna 6,8 miliardi di euro ai progetti del settore agroalimentare: dalla meccanizzazione ai contratti di filiera, dall’irrigazione allo sviluppo del Parco Agrisolare, dalla logistica allo sviluppo del biogas e del biometano. È quindi forte il messaggio del Piano sul ruolo chiave che il settore primario ha anche sul fronte ambiente grazie alla centralità agroenergetica. Si tratta di una forte spinta a incentivare le aziende ad essere autonome dal punto di vista energetico, facendo delle aree rurali le protagoniste di un processo virtuoso. Questo è un approccio che ci galvanizza, perché la tendenza dei giovani imprenditori agricoli ad investire è forte, così come è forte la voglia di sovvertire uno storytelling datato dell’azienda agricola quale luogo bucolico, che non corrisponde a realtà e che è lontano dalle necessità a cui dobbiamo far fronte. Le azioni a cui daranno seguito i ministeri di riferimento, per lo sviluppo delle filiere e delle agroenergie, saranno di supporto agli obiettivi che ci siamo posti. La nostra Associazione è pronta a fare da portavoce e guida per tutti i giovani associati che vogliano pensare in grande in un momento in cui tutte le componenti della società sono chiamate a fare la propria parte.
Francesco Mastrandrea Presidente Nazionale Anga
CAMBIO AL VERTICE DI ANGA VENEZIA
Dominese nuova presidente
È Simonetta Dominese la neopresidente di Anga Venezia. Trentaduenne, titolare insieme alla sorella Valentina dell’azienda viticola Colli di San Giorgio, che produce uve destinate a Prosecco Doc su circa 110 ettari, situati tra il comune di Torre di Mosto e quelli di Caorle ed Eraclea. Simonetta, affiancata dai vicepresidenti Sebastiano Billotto e Vittorio Mazzarotto, ha ricostituito Anga Venezia alla fine del 2021. “La neonata sezione - racconta - si propone di consolidare il gruppo creatosi e di ampliare la base associativa per diventare punto di riferimento per i giovani agricoltori della provincia e valorizzarne le imprese”. Tra gli altri obiettivi, anche quello di incentivare la condivisione di conoscenza e know how tra i giovani imprenditori non solo della provincia, ma anche di quelle limitrofe. Sono in programma vari incontri con le realtà imprenditoriali del territorio, per condividere le best practice e le innovazioni delle aziende più all’avanguardia. LA RESILIENZA DELLE CANTINE CONTRO PANDEMIA E GUERRA
Giannozzi (Anga Firenze) “I costi frenano la crescita”
Come sta vivendo il settore vitivinicolo italiano questa nuova fase, che vede il picco pandemico ormai alle spalle? Lo abbiamo chiesto a Bernardo Giannozzi, presidente di Anga Firenze e delegato Anga nella FNP vitivinicola di Confagricoltura. Si sentono ancora gli effetti della pandemia sul comparto. Per i produttori di vino i problemi sono stati principalmente di natura produttiva, come ad esempio la mancanza di manodopera qualificata e l’incertezza sui piani di investimento di nuovi impianti. Per chi, oltre a produrre commercializza, le difficoltà sono dipese soprattutto dalla chiusura del canale Ho.Re.Ca., in Italia e nei Paesi Ue ed extra Ue. A questo si sono aggiunti ritardi nelle forniture e, nell’ultimo periodo, l’aumento dei prezzi di alcune materie prime. Tuttavia, per quelli che lavorano con la Gdo si è registrato un aumento sia dei volumi di produzione e sia del fatturato. Qual è l’andamento del canale Ho.Re.Ca. e quali sono le sue ripercussioni sul comparto? Come detto, la chiusura dell’Ho.Re.Ca nel periodo più acuto della pandemia ha portato a mancati introiti. A rallentare oggi la ripresa sono ancora incertezza e timori da parte dei consumatori. Sicuramente con la pandemia è cambiato il modo di approcciarsi all’acquisto del vino: si è ricreata una certa distanza fra consumatore e produttore, sono stati privilegiati gli acquisti on line e in Gdo. Anche se, con la ripartenza delle fiere, nel giro di poco tempo, si dovrebbe ristabilire un rapporto più stretto fra produttore e consumatore che è stato il focus marketing di questi ultimi anni. Costi energetici e produttivi sono schizzati alle stelle, quali sono le conseguenze sul settore vino? Come tutti i settori anche quello vitivinicolo risente dell’aumento dei prezzi delle materie energetiche; le maggiori ripercussioni si hanno soprattutto sulle forniture di materiali essenziali, quali tappi, bottiglie, etc… I più colpiti sono coloro che trasformano e vendono. Quali sono le prospettive del settore? Il settore annovera grandi imprenditori, anche per questo negli anni il “Vigneto Italia” è cresciuto in qualità e quantità. Ma i problemi non mancano e non si può pensare di lasciarli tutti sulle spalle dei viticoltori. La politica da un lato e la ricerca e l’innovazione dall’altro, hanno il compito di accompagnare le imprese verso il rinnovamento. La guerra in Ucraina, inoltre, avrà sicuramente ripercussioni anche sui mercati, soprattutto per quel concerne i prezzi delle materie prime. Per questo motivo il settore primario deve essere tutelato e messo nelle condizioni di essere più competitivo.
WE ARE AGRIFUTURE, LA NUOVA CAMPAGNA ASSOCIATIVA 2022
Giovani di Confagricoltura Unirsi all’Anga per affrontare il presente… e il futuro
È partita la nuova campagna associativa dei Giovani di Confagricoltura. Il claim scelto è “We are Agrifuture, oggi e domani” per riportare l’attenzione sulle persone e su una prospettiva temporale che affonda le radici nel presente per potersi meglio orientare verso il futuro. La nuova finanza, la sfida della transizione ecologica e della neutralità climatica, il carbon farming, la riforma della Pac, il PNRR e il Green New Deal: sono questi i temi cruciali per le imprese agricole. Entrare nei Giovani di Confagricoltura significa essere impegnati su queste questioni e fare rete insieme ad altri imprenditori per portare le comuni istanze sui tavoli dei decisori politici. Associarsi all’Anga equivale anche ad entrare a far parte di una realtà dinamica che è luogo di scambio, confronto e crescita. “Un investimento sul futuro non può prescindere dall’innovazione, dal coinvolgimento nelle decisioni, dalla rappresentanza - ricorda il presidente Francesco Mastrandrea -. Su questi temi ci confrontiamo dando agli associati il supporto necessario, anche attraverso attività di formazione, partnership con enti di ricerca, atenei, aziende leader nel campo dell’Agricoltura 4.0 e startup innovative”. “L’Anga - conclude Mastrandrea - forma gli imprenditori agricoli e la classe dirigente di domani, mettendo i suoi soci nelle condizioni di percorrere la strada di un’agricoltura giovane e innovativa, sostenibile e competitiva su tutti i fronti”. Per associarsi scrivere ad anga@confagricoltura.it o rivolgersi alla sede Anga della propria provincia.
L’IMPRENDITRICE DI EBOLI È LA NUOVA PRESIDENTE
Lucia Rinaldi alla guida delle Donne campane
È nata Confagricoltura Donna Campania. La sua presidente è Lucia Rinaldi, imprenditrice di Eboli, in provincia di Salerno, dove produce IV gamma: rucola, insalatina e spinacino. Lucia, dopo un decennio di attività svolta nel no profit, ha iniziato questa avventura insieme alle due sorelle e una socia esterna al marchio Rucolapiù, con il quale producono (sono le prime nella Piana del Sele) Pesto di rucola Igp. Lucia Rinaldi (in foto con Fabrizio Marzano, presidente di FederCampania) è laureata in Scienze Politiche con master in Economia dello Sviluppo. “Sono madre di quattro figli - racconta - e orgogliosa di rappresentare le imprenditrici in agricoltura che hanno sempre lavorato in silenzio”. Essere impegnata in un’azienda tutta femminile è sicuramente una grande sfida e una grande opportunità. “Vogliamo far sentire le nostre esigenze - prosegue Rinaldi - laddove si parla di politiche di genere e diffondere tutto quello che a livello comunitario, nazionale, regionale e provinciale ci è rivolto. Credo molto nelle capacità femminili, nella solidarietà che sappiamo esprimere per far sentire la nostra voce e affrontare i cambiamenti, il progresso e l’innovazione”.
PECORINO SALUTARE
Angela Saba, presidente della federazione nazionale Ovicaprina di Confagricoltura, è stata premiata dal settimanale “Terra e Vita” in occasione di Fieragricola, nella sezione Produzioni agricole alternative e sostenibili per la categoria imprenditoria femminile. Saba ha ricevuto il riconoscimento per essere riuscita - si legge nella motivazione - a mettere in campo determinazione, ricerca, innovazione e antichi saperi per produrre dal latte delle sue pecore un pecorino sperimentale salutare, in grado di combattere il colesterolo “cattivo”. Il latte crudo viene trasformato nel caseificio aziendale senza l’ausilio di fermenti chimici, grazie ad una particolare alimentazione degli animali a base anche di lino estruso che aumenta gli acidi grassi. L’imprenditrice grossetana conduce un’azienda di 43 ettari, dedicati al pascolo di 300 pecore e 20 capre.
LA FOTOGRAFIA SCATTATA DALL’OSSERVATORIO PER L’IMPRENDITORIA FEMMINILE
di Unioncamere-InfoCamere mostra qualche piccolo passo avanti compiuto dalle donne al vertice: si sono aggiunte 8.602 posizioni (+0,88%) dal 2020 al 2021. Ma sono soprattutto i settori a maggior partecipazione femminile ad aver pagato il conto più salato della pandemia. Primo tra tutti il Commercio, che conta quasi 6.300 imprese guidate da donne in meno; poi l’agricoltura (circa 3.500 in meno) e il manifatturiero (circa 1.500 in meno).