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Elisabetta Pierantoni, Giovanna Amelio e Ercole Zuccaro
Presentato a Torino I-RESTART. Con un finanziamento di 4 milioni, il progetto europeo coordinato da Confagricoltura e UniTo aggiornerà le competenze e riqualificherà i lavoratori
di Elisabetta Pierantoni, Giovanna Amelio e Ercole Zuccaro
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Un patto per le nuove competenze
Il primo settembre a Torino, nella storica residenza sabauda del Castello del Valentino, è stato avviato il progetto europeo I-RESTART, coordinato dall’Università di Torino (Remigio Berruto) e da Confagricoltura (Daniele Rossi), con la partecipazione di altri trenta partner a livello europeo, tra cui Food Drink Europe, Copa-Cogeca, insieme a istituzioni pubbliche, al mondo della ricerca, al settore privato, accademico, industriale, agricolo e delle Ong. L’agenda della giornata di inaugurazione del progetto ha previsto una prima sessione introduttiva di presentazione del Politecnico di Torino da parte del professore Andrea Bocco, direttore del dipartimento interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio, il quale ha accolto i partecipanti dando inizio ai lavori. A seguire, i partner del progetto hanno presentato le proprie realtà focalizzando l’attenzione sulle principali attività di studio e formazione dei prossimi mesi, tra le quali l’approccio multi-stakeholder, l’armonizzazione degli strumenti
Da sx: Elisabetta Pierantoni e Claudio Carpineti (Confagricoltura); Camilla Tomao (Enapra); Nicola Calzolaro e Maurizio Notarfonso (Federalimentare); Daniele Rossi (Copa Cogeca) di certificazione europei e l’implementazione del sistema delle microcredenziali. I-RESTART si inserisce nell’ambito del programma UE Erasmus+ BluePrint per una durata di 4 anni, da settembre 2022 ad agosto 2026, beneficiando di un finanziamento di 4 milioni di euro, e si pone l’obiettivo di qualificare e riqualificare i lavoratori del settore sia agroalimentare che zootecnico/veterinario, nonché di convertire i dipendenti provenienti dall’industria pesante (siderurgica, chimica e meccanica) al fine di reinserirli nella produzione agrifood; vuole anche coinvolgere alcuni studenti che intendono entrare nel sistema lavorativo agroalimentare, migliorandone le competenze ambientali e digitali, per agevolare il passaggio alle iniziative del Green Deal. Infine, mira a creare un osservatorio sulle sfide occupazionali dell’ecosistema agroalimentare europeo. Per raggiungere tali obiettivi, IRESTART faciliterà l’acquisizione di competenze intersettoriali e
Saranno coinvolti 2,2 milioni di operatori della filiera e altri 4,6 provenienti da settori in crisi
Un patto per le nuove competenze
intergenerazionali attraverso l’adozione di una metodologia innovativa di micro-credenziali e di esperienze di apprendimento basate su modelli inclusivi, flessibili e coinvolgenti, con la previsione di tutor, aprendo l’ecosistema anche ai lavoratori esterni. Inoltre, a complemento del progetto FIELDS Blueprint ancora in corso sull’agricoltura e la silvicoltura, fornirà gli strumenti per affrontare le sfide future con l’offerta di 10 nuovi profili professionali, ciascuno dei quali beneficerà di 680 ore di training per un totale di 6800 ore, suddivise in 3200 ore di formazione e 3600 di apprendimento sul luogo di lavoro. Complessivamente, i lavoratori seguiranno i corsi pilota in otto Paesi e gli studenti completeranno il programma di apprendimento che consente di acquisire anche abilità imprenditoriali avanzate. I-RESTART stabilisce anche un forte legame con il Pact for Skills, l’iniziativa dell’UE alla quale è stata dedicata una parte importante della giornata di apertura del progetto. Pact for Skills si pone l’obiettivo di promuovere presso le aziende agroalimentari europee la più alta qualità possibile di formazione delle nuove competenze per lavoratori e studenti. In tale contesto il progetto contribuisce fornendo gli strumenti necessari per la sua implementazione, in primis l’ulteriore coinvolgimento degli stakeholder. La filiera agroalimentare risulta tra i più grandi settori produttivi e manifatturieri d’Europa. Più di 11 milioni di aziende agricole e 22.000 cooperative agroalimentari creano posti di lavoro per 17,5 milioni di lavoratori nelle aree rurali, mentre 289.000 aziende di trasformazione alimentare danno lavoro ad altri 4,5 milioni di collaboratori. Pertanto, l’ecosistema agroalimentare è uno dei maggiori settori occupazionali in Europa e ha un impatto significativo sulle comunità rurali e urbane. Come ecosistema aggregato comprende oltre il 99% di piccole e medie imprese. A tal proposito, la tavola rotonda del Pact for Skills ha affrontato il 2 settembre le tematiche della nuova formazione agrifood 2030: la riqualificazione dei lavoratori; il trasferimento di competenze interdisciplinari; la maggiore attrattività del settore per i giovani; la transizione ecologica e digitale; la partnership tra istituti di formazione e aziende; l’innovazione nella bioeconomia, nelle produzioni vegetali e animali, nelle rinnovabili e nei servizi ecosistemici. A Torino è stato intrapreso un percorso con un grande potenziale, i cui risultati si tradurranno nella riqualificazione del 10% (circa 2,2 milioni) dei 22 milioni operatori della filiera, i quali vedranno incrementare le proprie competenze; dei 4,6 milioni di lavoratori che arriveranno dai settori in crisi, circa l’8% verrà riconvertito (370.000). L’augurio è che questo impegno a livello europeo possa valorizzare e mantenere competitivo un settore di rilevanza strategica in termini ambientali, economici e sociali. nnn