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Gabriella Bechi
Dai tessuti in polietilene all’agrotessile l’epopea del gruppo Arrigoni, leader nella produzione di reti contro insetti e agenti
atmosferici
Advertisement
di Gabriella Bechi
Confagricoltura ha recentemente firmato un protocollo d’intesa con il Gruppo Arrigoni, leader in Europa delle applicazioni tessili in agricoltura. Una tecnologia innovativa, sostenibile, in grado di portare grandi vantaggi agli agricoltori, soprattutto in tempi di cambiamenti climatici come quelli che stiamo vivendo. Mondo Agricolo ha intervistato il presidente della società Paolo Arrigoni.
Un abito su misura
Presidente, siete nati come tessitori nel 1936, siete stati tra i primi al mondo, nel 1959, a realizzare tessuti in polietilene ad alta intensità ed oggi siete leader nella produzione di agrotessili. Come è avvenuta questa trasformazione? Siamo nati e cresciuti a Como, dove la tradizione tessile non è mai stata abbandonata, e dunque abbiamo iniziato così. Grazie alla curiosità e alla lungimiranza di mio padre e all’incontro fortunato con l’imprenditore Vismara, abbiamo cominciato a produrre i primi filati in polietilene destinati soprattutto al settore dell’imballaggio. Quindi le prime due applicazioni in agricoltura: reti antigrandine e reti per la raccolta delle olive. Per qualche
Paolo Arrigoni, presidente del Gruppo Arrigoni
anno abbiamo tenuto in vita i due rami, ma oggi la nostra attività è concentrata per il 70/75 per cento sul settore agricolo. Le soluzioni che proponete sono essenzialmente schermi e reti di protezione per tutte le colture, che hanno funzioni diverse. Diciamo prodotti polifunzionali? Sì. Le reti inizialmente sono state pensate in funzione della protezione che potevano offrire alla pianta, contro agenti esterni, come grandine e vento, ma da una decina di anni la loro funzione si è allargata: non solo proteggere, ma anche creare le condizioni ideali in cui la pianta vive, così che possa impiegare le sue energie nel crescere e fruttificare. La rete diventa così una sorta di abito su misura per la pianta
Un abito su misura
stessa. Protegge dalla grandine, dal vento e dalla pioggia battente, dagli uccelli, ma anche dalle alte temperature; riduce le malattie fungine e quelle provocate da insetti patogeni, migliora l’efficienza dell’uso dell’acqua. Il vostro lavoro è diventato sempre più importante a causa degli effetti sempre più visibili e dirompenti dei cambiamenti climatici. Il numero di malattie e parassiti è in continuo aumento; le grandinate e le alluvioni sono sempre più frequenti; la siccità è un fenomeno a cui dovremmo adattarci; negli ultimi trent’anni la temperatura è aumentata di 1,8 gradi centigradi. I nostri prodotti sono in grado di fronteggiare questi cambiamenti. Facciamo l’esempio della siccità: gli agrotessili trasmettono la luce del sole in una banda specifica di lunghezza d’onda, aumentano l’efficienza dell’uso delle radiazioni e influenzano la morfologia e la fisiologia della pianta. A seconda delle loro struttura, colore e livelli di ombreggiatura gli schermi sono in grado di aumentare l’efficienza dell’uso dell’acqua. Oppure parliamo del problema dell’aumento delle temperature e del suo effetto sulle colture, come la vite da vino: accelerazione delle attività metaboliche, precoce maturazione e raccolta e, dunque, effetti sulla qualità,
incidendo su aroma, acidità e grado alcolico. Le reti, in grado di ridurre la temperatura dai 2 ai 5 gradi, sono state sperimentate con successo nella regione del Bordeaux già quattro anni fa. Cosa offrite agli agricoltori? E qual è il costo dell’investimento? Innanzitutto, consulenza. Aiutiamo gli agricoltori ad individuare la soluzione migliore. Poi vendiamo le reti. Per quanto riguarda le strutture e l’installazione abbiamo rapporti di collaborazione con diverse società, ma gli imprenditori possono rivolgersi anche altrove. Per quanto riguarda i costi diciamo che un impianto completo si aggira intorno ai 20.000 euro all’ettaro. Le reti incidono per il 15%. Operate anche fuori dall’Italia? Siamo un piccolo gruppo, con un fatturato di 75 milioni di euro all’anno e 250 dipendenti, ma operiamo in 70 Paesi e in particolar per le reti antiinsetti siamo leader mondiali. Innovazione e sostenibilità fanno parte della vostra mission. Il main focus del gruppo coniuga l’attività di ricerca con lo sviluppo sostenibile in agricoltura. La sua mission è contribuire a nutrire una popolazione crescente in quantità ed esigenze, riducendo l’impatto ambientale dei sistemi agricoli in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, recepiti dall’Unione europea con la strategia Farm to Fork. Perché avete siglato il protocollo d’intesa con Confagricoltura? Vediamo in Confagricoltura il partner ideale per diffondere e promuovere la conoscenza dei nostri prodotti. Condividiamo la stessa visione dell’agricoltura di domani, crediamo nel valore della ricerca, della scienza applicata, dell’innovazione. Penso che insieme, attraverso l’informazione, la divulgazione, la dimostrazione in campo, potremo contribuire ad una sempre più corretta evoluzione dei processi produttivi agricoli. nnn
g LE SOLUZIONI PER L’UVA DA VINO
La vite è una coltura di espressione del territorio di coltivazione, essendo presente nel mondo in distinti regimi climatici; tuttavia, tale associazione molto stretta con il clima la rende molto sensibile a rischi che possono influenzare notevolmente l’attività imprenditoriale. Una prima tipologia di rischio è legata alle fluttuazioni climatiche annuali che possono determinare vendemmie con variabilità quantitative e qualitative. Una delle principali preoccupazioni è rappresentata dall’eventualità che le caratteristiche qualitative del vino vengano modificate. Una seconda tipologia di rischio, invece, è connessa con i cambiamenti climatici a livello mondiale, che determinano un processo di migrazione della coltivazione verso aree di produzione non tradizionali, con il rischio concentrato su aree storicamente caratterizzate della presenza della vite o di varietà tradizionali meno adatte a questi cambiamenti. L’azienda Arrigoni negli ultimi anni si è specializzata nella gestione dei rischi nel settore vitivinicolo, portando soluzioni direttamente nell’attività viticola in contrasto ai fenomeni climatici estremi. Il sistema di protezione con le reti FRUCTUS® o IRIDE® protegge non solo dagli uccelli, dagli insetti, dalla grandine e dal gelo, dal sole e dal vento, ma offre anche un microclima e condizioni di crescita migliori per le uve da vino. Tutto ciò determina anche la futura qualità del vino.
Tecnologia al servizio di una grande cantina
Sicurezza, affidabilità
e assistenza integrata. Sono le caratteristiche che hanno convinto
Paolo Mastroberardino
a scegliere gli pneumatici BKT per i suoi mezzi agricoli
di Emanuela Stìfano A Terradora, importante realtà vitivinicola italiana, vige una regola, quella dell’efficienza, e pertanto macchine, attrezzature e componenti sono scelte in funzione delle loro reali capacità di fare quello che devono. E, anche in funzione dell’assistenza: “Non spetta all’imprenditore programmare la manutenzione di un trattore o la sostituzione degli pneumatici - chiarisce il titolare ed enologo Paolo Mastroberardino -. Noi ci affidiamo a chi, con serietà e competenza, ci mette in grado di fare il nostro lavoro in serenità. In campo come in cantina, dalla produzione al confezionamento, da sempre ci dotiamo di tecnologie che ci permettano di organizzare al meglio il lavoro e, soprattutto, di abbattere i tempi morti - prosegue -. Mai come oggi è di vitale importanza essere efficienti”. In quest’ottica, da qualche anno, Mastroberardino sta scegliendo gommature BKT. Un trend destinato a durare, visto il livello di soddisfazione dimostrato. “Da qualche anno ho il piacere di collaborare con il gommista Michele Grasso. Seguendo il suo consiglio - ci racconta Mastroberardino - abbiamo iniziato a utilizzare gli pneumatici BKT. Fin dai primi test siamo rimasti colpiti positivamente, così, insieme, abbiamo iniziato a valutare i diversi impieghi, abbiamo osservato l’usura che mostravano i nostri pneumatici e abbiamo anche valutato quello che personalmente ritengo un aspetto fondamentale, e cioè l’attenzione alla manutenzione. È iniziato così il processo
Da sinistra: Yuri D’Antilio, technical manager BKT e Paolo Mastroberardino, enologo e titolare di Terredora
di sostituzione dei nostri pneumatici con BKT”. Il parco macchine aziendale è composto da 19 trattrici, di cui tre da 150 cavalli, gommate e impiegate principalmente per trasporto su strada. Cinque trattrici, sempre gommate, da 80 cavalli vengono prevalentemente usate per i trattamenti fitosanitari. “Siamo un’azienda storica, rispettosa della tradizione, ma aperta all’innovazione - precisa il titolare -. Con i miei collaboratori abbiamo capito che il futuro è la meccanizzazione, non sposiamo la filosofia del si è sempre fatto così”. Il parco macchine è per lo più firmato New Holland. Nel più recente passato si sono aggiunte anche macchine McCormick. “Prima di passare a BKT - ricorda Mastroberardino - notavamo che gli pneumatici spesso cedevano sui fianchi. La mescola che viene impiegata da BKT si è rivelata, al contempo, molto più resistente, ma anche più morbida. Abbiamo provato con la prima trattrice e, visti i risultati, pian piano stiamo dotando tutti i nostri mezzi con pneumatici BKT. Oltre alla qualità del prodotto - continua - ritengo fondamentale l’assistenza. Il gommista ci segue in tutto: noi abbiamo bisogno di ridurre i costi, dunque minor manutenzione possibile, e di poter contare sulla più alta resistenza e durata dello pneumatico. Poiché lavoriamo su pendenze che oscillano tra il 5 e il 25%, soprattutto sui trattori da 80 cavalli, e cioè macchine che lavorano anche 80-90 ore alla settimana, notiamo, in generale, un’usura velocissima dei ramponi anteriori: il treno gomme anteriori lo dobbiamo sostituire con più frequenza rispetto a quello posteriore. Prima di passare a BKT, su alcune macchine eravamo costretti a sostituzioni annuali”. Grande apprezzamento, da parte della proprietà, per gli pneumatici AGRIMAX RT 765. “Li abbiamo montati su una trattrice che viene impiegata per i trattamenti fitosanitari alle barbatelle. Si tratta di una macchina che ha la sua età, ma che non abbiamo mai dismesso perché è un grande cavallo di battaglia. È una macchina zavorrata, che ha la necessità di aggrapparsi, in cui di fatto lavora la parte anteriore. Con AGRIMAX RT 765 abbiamo svoltato: si tratta di gommature poco complesse, ma che per quanto mi riguarda sono quelle che danno le maggiori soddisfazioni”. “Nel caso in esame - commenta Yuri D’Antilio, Technical Manager di BKT - si tratta di misure piccole, molto utilizzate soprattutto in Italia. Per macchine che devono andare in vigneto sono la soluzione ideale, perché sono strette e dunque presentano un ingombro laterale ridotto. Come sempre, è fondamentale avere un settaggio corretto delle pressioni. Se non si lavora alle pressioni indicate dal costruttore, si rischia di anticipare l’usura: noi cerchiamo sempre di offrire assistenza sul campo, ma è altrettanto fondamentale la consapevolezza dell’utente finale”. A Terredora è molto apprezzato anche AGRIMAX RT 657. “Il nostro prodotto è versatile, sviluppato specificamente per l’utilizzo misto, sia per il trasporto, sia su campo - aggiunge D’Antilio -. Presenta eccellenti doti di autopulitura e un profilo del battistrada che permette il massimo contatto tra lo pneumatico e l’asfalto, il che garantisce una buona aderenza al terreno e si traduce in un feeling del driver ottimo in termini di tenuta di strada: soprattutto in presenza di rimorchi con masse ingenti, il trattore deve guidare, non deve essere guidato. Andando anche in campo, sono gli pneumatici che devono avere una buona trazione, pur non essendo destinati a lavorazioni pesanti”. nnn
“Gli pneumatici AGRIMAX RT 765 sono la soluzione ideale per i vigneti: sono stretti e dunque presentano un ingombro laterale ridotto” (Yuri D’Antilio, technical manager BKT)
La produzione di Terradora ha un potenziale è di 1,7 milioni di bottiglie ed è ottenuta per il 97% dalle vigne di proprietà e per una piccola quota da uve di produttori fidati dall’areale Vesuviano
L’AZIENDA TERREDORA SI ESTENDE SU 175 ETTARI TRA LE AREE DOCG AVELLINESI E QUELLA DOC IRPINA
Irpinia, terra di vitigni storici
Terredora Di Paolo, società semplice agricola che nasce nel 1978, è un’importante realtà vitivinicola italiana frutto della storia di nove generazioni di viticoltori ed enologi. All’epoca denominata Vigna Dora Di Paolo Mastroberardino, negli anni viene trasformata nella società agricola dei fratelli Paolo, Lucio e Daniela Mastroberardino. Solo nel 1994 si sgancia definitivamente dalla storica impresa di famiglia e diventa, nel tempo, una delle principali aziende vitivinicole del sud Italia. “Mio padre Walter - sottolinea il titolare ed enologo Paolo Mastroberardino - è stato il primo a far conoscere i vini dell’Irpinia fuori dai confini nazionali”. Oggi Terredora conta 175 ettari a vigneto, somma delle diverse superfici delle otto aziende agricole di proprietà poste in diversi comuni della provincia di Avellino, Montefusco, Montefalcione, Santa Paolina, Lapio, Montemiletto, Pietradefusi, Venticano e Gesualdo. Tutti i comuni ricadono nelle tre aree Docg della zona - Fiano di Avellino, Greco di Tufo, e Taurasi - e nella grande area della Doc Irpinia. “Abbiamo da sempre lavorato con i vitigni storici del territorio e a questi continueremo a dedicarci - precisa il titolare che è anche consulente di altre realtà -. Io rappresento l’ottava generazione di produttori di vino della nostra famiglia. La nona generazione, ossia le mie due figlie, sta già lavorando in azienda. Siamo una realtà storica, rispettosa della tradizione”. La produzione attuale è ottenuta per circa il 96-97% dalle vigne di proprietà e per una piccola quota da uve provenienti da produttori fidati dall’areale Vesuviano. Il potenziale produttivo è stimato in un milione e 700mila bottiglie, ma la produzione attuale oscilla intorno al milione. “Le nostre rese - precisa - sono molto contenute. Per quanto riguarda il Fiano lavoriamo 50 quintali a ettaro, per il Greco 60. La Falanghina è la più produttiva, arriviamo anche a 95. Poco meno l’Aglianico, con circa 90”. La produzione viene assorbita per il 60-65 per cento dal mercato interno, principalmente canale Ho.Re.Ca: “Fatta eccezione per Esselunga, nostro cliente storico per il quale abbiamo l’etichetta dedicata Vigne Verginianae, con la Gdo lavoriamo poco - riferisce il titolare -. È una nostra scelta, perché in troppe insegne si confonde qualità con rapporto qualità/ prezzo”. Il restante 40% viene esportato principalmente negli Stati Uniti. A seguire Svizzera, Canada, Brasile, Corea, Spagna, Francia e Germania.
AVELLINO L’AGLIANICO NON È IN DIFFICOLTÀ
“Sono apparsi di recente su alcuni giornali e sui social articoli e notizie sulla situazione della viticoltura irpina (uve di Aglianico) che inducono ad attente riflessioni, al fine di confutare la rappresentazione di una situazione di crisi delle vendite nel comparto che non risulta un fenomeno collettivo, pur potendo interessare singole aziende, e conseguentemente evitare che il brand dei vini irpini venga percepito in difficoltà”. Confagricoltura Avellino, dopo una attenta verifica tra gli operatori del settore, ha rilevato che rispetto ad una ipotetica crisi generale dei vini d’Irpinia, ci sono imprenditori che stanno avendo successo sui mercati con tutte le denominazioni della provincia. “Rispetto ad affermazioni sicuramente non ponderate, i vini della Docg Taurasi e della Docg Fiano di Avellino - conclude Confagricoltura - sono riconosciuti internazionalmente come ambasciatori dell’enologia italiana nel mondo”.
LA VISITA DELLA PRESIDENTE DEL SENATO AD AGOSTO
Po in secca, Casellati “Fa male al cuore”
“Questa terra è sempre stata fertile e ha sempre costituito una sorta di granaio del Veneto. Oggi mi ha restituito un’immagine molto dolorosa. Vedere il Po con tre metri e mezzo di acqua in meno rispetto all’anno scorso, come ci hanno riferito i direttori dei consorzi, e vedere il mais bruciato dal sole sono colpi che feriscono il cuore”. Sono le parole di Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente del Senato, durante la visita in Polesine il 5 agosto scorso, a seguito della richiesta di Confagricoltura Veneto di toccare con mano le conseguenze del grande caldo sulle colture lungo il Po. Presenti tutte le autorità locali, i vertici nazionali, regionali e provinciali di Confagricoltura. Il presidente Lauro Ballani, Giorgio Uccellatori, vicepresidente del Consorzio di bonifica Delta del Po e Giancarlo Mantovani, direttore dei consorzi di bonifica del Polesine, hanno condotto la seconda carica dello Stato sugli argini del fiume, mostrando lo scenario di questa rovente estate in un campo di mais a Crespino, ingiallito dall’arsura. “Siamo consapevoli che siccità e temperature eccezionali siano fenomeni sempre più gravi - ha osservato Casellati -. L’emergenza deve perciò entrare nell’agenda politica, con soluzioni che servano ad arginare problemi e criticità che si ripeteranno negli anni a venire. Ci siamo resi conto, anche con l’esplosione della guerra in Ucraina, quanto siano importanti le materie prime: i prodotti agricoli sono il petrolio dell’Italia e rappresentano una delle maggiori risorse”. “La conta dei danni in Veneto continua ad aumentare soprattutto in zone, come in Polesine, dove per molte settimane non è stato possibile irrigare, con perdite enormi per il riso, il mais e la soia - ha sottolineato Giordano Emo Capodilista, vicepresidente nazionale di Confagricoltura -. Rischiamo di perdere produzioni, reddito e posti di lavoro, oltre ad assistere a problemi gravi come incendi e ripercussioni per la salute pubblica. Oltre ad affrontare l’emergenza contingente, con un sostegno immediato agli agricoltori, bisogna far partire gli interventi infrastrutturali già finanziati, con un piano di opere irrigue, nuovi invasi, manutenzione degli impianti esistenti e riduzione dello spreco d’acqua”.
POMODORO FOGGIANO E POLEMICHE, LA RISPOSTA DI CONFAGRI TOSCANA INCENDIO VERSILIA, SERVIRANNO Schiavone “Ingiusta accusa 50 ANNI E 10 MILIONI DI EURO di speculazione da Anicav”
Accusare il mondo agricolo di mettere a rischio l’intero comparto conserviero del pomodoro con immotivate richieste di aumento della materia prima è falso, oltre che dannoso per l’intera filiera. Così come non è accettabile l’accusa ai produttori agricoli meridionali di essere responsabili della spirale inflazionistica registrata sul prodotto finale a danno dei consumatori. Confagricoltura Foggia con il suo presidente, Filippo Schiavone, risponde alle affermazioni dell’Anicav circa le “richieste ingiustificate e immotivate di ulteriori aumenti”. In Capitanata - dove si colloca circa il 40% della produzione nazionale di pomodoro da industria e oltre l’80% di quella meridionale - i costi di produzione per gli agricoltori nell’anno in corso sono saliti mediamente del 30%. L’aumento di 2 euro a quintale (da 12 euro del 2021 a 14 euro di quest’anno), pari a 2 centesimi al chilo, non è sufficiente a coprire i maggiori oneri derivanti dal rincaro senza precedenti delle materie prime e dell’energia. Tra l’altro l’aumento dei costi di produzione ha avuto come conseguenza una riduzione di superficie agricola coltivata con un calo nell’offerta. Parlare di speculazione, quando già in fase di contrattazione c’era stata una richiesta di 16 euro a quintale, ovvero soltanto 0,16 centesimi per 1 kg di pomodori, è fuorviante. Così come, rimarca Confagricoltura Foggia in una nota stampa, è scorretto accusare il mondo agricolo dell’aumento del prezzo al consumatore. La materia prima pomodoro sul prodotto finale incide, infatti, in misura minima rispetto agli altri costi di produzione. Con gli attuali aumenti, infatti, per l’industria l’incidenza della materia prima su un barattolo da 400 grammi di pelati è cresciuta soltanto di 0,6 centesimi: una quota minima rispetto al prezzo allo scaffale. Per questo il presidente di Confagricoltura Foggia sollecita con forza un tavolo di confronto con tutti i componenti della filiera per ridiscutere il prezzo del pomodoro, coinvolgendo anche la grande distribuzione, con l’obiettivo di raggiungere un accordo che attribuisca a tutti gli attori un equo compenso. “Qualche giorno per bruciare 860 ettari di macchia mediterranea e 50 anni per tornare alla normalità. Ecco perché oggi è ancora più importante investire sui boschi e sulle foreste”. Così il presidente di Confagricoltura Toscana Marco Neri, a proposito del devastante incendio sulle colline di Massarosa e dintorni. Secondo le stime di Confagricoltura servirà un investimento di dieci milioni di euro per ricreare il verde andato in fumo quest’estate: sette per l’area boschiva e tre per la manutenzione. Ciò significa porre attenzione alla manutenzione del sottobosco, potatura e opere di regimentazione idraulico-forestale. “Il clima ci sta mandando chiari segnali - sottolinea Marco Neri -. Le foreste coprono oltre un terzo della superficie dell’Italia, bisogna metterle in sicurezza. Chi pensa che il problema sia solo per chi abita nelle zone limitrofe ai boschi ha una visione miope e poco lungimirante”.
LA POLITICA SI OCCUPI DELLA NOSTRA FILIERA E DELLA TRANSIZIONE ENERGETICA ED ECOLOGICA
È arrivato il nostro momento
Le fasi che precedono le tornate elettorali sono sempre un momento importante di stop and go per tutti i cittadini e gli aspiranti rappresentanti alle cariche eletti- ve. Sono questi i momenti in cui vengono illustrati tutti i proposi- ti (realizzabili, ma a volte anche poco realizzabili) con i quali le istituzioni vogliono supportare i cittadini e i comparti produttivi. I giovani agricoltori sono sem- pre presenti nello storytelling elettorale, ma purtroppo, numeri alla mano, rimangono al palo nel momento delle attuazioni legislative. Probabilmente perché da anni viviamo, e adesso in modo particolare, momenti di crisi e di mancata crescita dell’economia che non lasciano spazio a movimenti riformisti particolari. Ora, la congiuntura economica che stiamo attraversando non ha precedenti: le condizioni emergenziali specifiche di questo momento storico in cui si sono incontrate due tra le più imponenti crisi degli ultimi decenni, devono indurre i prossimi governanti a tenere in considerazione sempre di più la strategicità del settore agricolo e a delineare la visione per i prossimi anni. E per forza di cose i protagonisti di questa nuova visione dovranno essere soprattutto i giovani agricoltori, non solo per una questione meramente anagrafica, ma anche per la loro certificata propensione all’innovazione. Dovranno riorganizzare l’assetto delle loro aziende in base a nuovi equilibri, con un’attenzione particolare ai temi che Confagricoltura ben esprime nelle proprie posizioni di indirizzo per il prossimo governo. Alla base di queste, tre macrotemi fondamentali che daranno vita alle azioni proposte: il sostegno alla filiera agroalimentare, la transizione energetica e la transizione ecologica. Tre temi su cui ormai dibattiamo da tempo, ma per i quali adesso bisogna agire nel modo più pragmatico possibile. È ampio lo spettro delle proposte attuative fatte dalla nostra Organizzazione alla politica e spazia dal lavoro alla fiscalità, dall’innovazione scientifica alla spinta sul tema sempre più centrale delle agroenergie, fino alla revisione della Pac e della strategia Farm to Fork. È il tempo giusto per agire, perché l’agricoltura italiana rimanga forte e lo faccia però sotto una visione del futuro che permetta di integrarla sempre di più in una filiera italiana (ed europea) dei consumi dei beni primari. Il ricambio generazionale non è più un singolo obiettivo da raggiungere con gli altri proposti, ma è, e deve diventare sempre di più, il fil rouge che guida verso le riforme da realizzare nell’imminente futuro. Non guardiamo ai giovani imprenditori come ad “eroi coraggiosi” del nostro tempo, ma come ad un target per tutte le riforme che porteranno l’agricoltura ad essere il pilastro economico legato alla sostenibilità alimentare ed energetica.
Francesco Mastrandrea Presidente nazionale Anga
IL 16 OTTOBRE LA FESTA DELL’AGRICOLTURA
Dimore storiche e prodotti Un giorno da gustare
Le dimore storiche aprono le porte alle eccellenze agroalimentari. Domenica 16 ottobre sarà possibile acquistare o degustare prodotti tipici del territorio nella splendida cornice di una delle tante residenze (in foto il Castello Piovera) di cui il nostro Paese è ricco. Secondo l’Osservatorio del Patrimonio Culturale Privato, sono 37.708 i beni culturali privati in Italia; questo è il cuore della Festa dell’Agricoltura che si svolgerà in diverse parti d’Italia. L’iniziativa è organizzata dai Giovani di Confagricoltura - ANGA, da Confagricoltura e dall’Associazione Dimore Storiche Italiane (ADSI) e si inserisce nell’ambito dell’accordo siglato nel 2019 da Confagricoltura e ADSI. L’intesa tra le due Organizzazioni ha come obiettivo coniugare produzione agroalimentare di alta qualità, turismo esperienziale e tutela dell’arte. E va proprio in questa direzione l’iniziativa del 16 ottobre, che darà al pubblico, amante delle eccellenze enogastronomiche del nostro Paese, la possibilità di degustarle, visitando luoghi unici, suggestivi e dall’alto valore storico e culturale. La Festa dell’Agricoltura si svolgerà su tutto il territorio nazionale. Al momento sono otto le regioni coinvolte nella giornata: Veneto, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Umbria, Lazio, Puglia e Sicilia; una decina le dimore storiche aderenti all’iniziativa e una quarantina le aziende che metteranno a disposizione i loro prodotti per la vendita e le degustazioni. In ogni dimora l’evento verrà inaugurato da un rappresentante di Confagricoltura o dell’ANGA alle 10 e terminerà alle 18. L’ingresso all’area espositiva sarà gratuito. Nel corso della giornata verranno anche presentate al pubblico le diverse iniziative territoriali di ANGA e ADSI. In occasione della festa sarà inoltre possibile visitare anche l’interno delle dimore, non sempre aperte al pubblico, usufruendo di una visita guidata. Questa del 16 ottobre è la prima edizione di un appuntamento che si vuole rendere periodico, per sviluppare un’importante sinergia tra luoghi (ville, castelli, antiche masserie, ecc.), in genere situati in aree rurali e faticosamente custoditi, e le eccellenze dell’agroalimentare italiano, che spesso proprio nelle aree interne del nostro Paese hanno bisogno di una marcia in più per la loro promozione e diffusione. La collaborazione tra le due realtà non c’è dubbio che possa essere un importante volano per l’economia. La Festa dell’Agricoltura mette così in contatto agricoltura e bellezza in un connubio unico al mondo, fatto di qualità e di diversità che solo il nostro Paese può offrire.
IL PRESIDENTE DI ANGA TARANTO CHIEDE MENO BUROCRAZIA E INCENTIVI PIÙ VELOCI
Negretto alla presidenza tra sostenibilità e innovazione
Varvaglione: “Vendemmia positiva, ma i rincari erodono la redditività”
È Elia Negretto il nuovo presidente di Anga Vicenza. Trentaduenne, Negretto (in foto al centro con Serena Sartori e Enrico Dal Maso) è titolare della società agricola Negretto, che produce cereali da seme (mais e frumento), soia, erba medica, barbabietole da zucchero e patate da consumo. L’azienda si trova ad Albettone, tra i Colli Euganei e i Colli Berici. Elia è affiancato da due vicepresidenti: Serena Sartori, che ha un’azienda con un frutteto biologico e un agriturismo a Quinto Vicentino, ed Enrico Dal Maso, che conduce un’azienda viticola e cerealicola a Brendola. Il neopresidente si è posto come obiettivo quello di accrescere la base associativa e di favorire la condivisione delle esperienze e delle best practice tra gli associati. Il presidente darà inoltre seguito ad alcune iniziative già avviate in precedenza, come i momenti di approfondimento sull’agricoltura conservativa e sul carbon farming, argomento che Anga Vicenza sta portando avanti insieme a tutta Anga Veneto, e dei focus sulla gestione delle risorse idriche, oggi quanto mai importante, senza tralasciare gli aspetti della comunicazione, per rendere il consumatore più consapevole del lavoro che c’è dietro il prodotto che arriva sulle tavole.
Di questa estate, caratterizzata da una siccità fuori dall’ordinario, ne abbiamo parlato con Angelo Varvaglione, presidente di Anga Taranto, per fare il punto su come è andata la vendemmia nella sua azienda e sulle maggiori difficoltà per il comparto. L’impresa porta il suo nome e ha sede a Taranto; i vigneti si estendono tra l’agro di Taranto e la zona di Leporano, comune della provincia. “La vendemmia - ci racconta Varvaglione - sta andando bene, l’uva è sanissima e la qualità eccellente. La resa è nella norma. Da quando faccio uva - precisa - questa è senza dubbio una delle annate migliori per quanto riguarda la qualità. Diverso è se si parla di prezzi di vendita della materia prima, che hanno subito un crollo importante”. Le previsioni per quest’anno sono di una qualità eccellente, ma la siccità di questi mesi ha pesato in maniera negativa sulla resa. “I più fortunati, con impianti di irrigazione sono riusciti a preservare l’uva, ma chi non disponeva di tali strumenti ha sicuramente avuto più difficoltà. Noi abbiamo affrontato la siccità con l’inerbimento dei filari per abbassare la temperatura del suolo, per quanto ci è stato possibile, e con la movimentazione della terra in determinati momenti per ridurre la dispersione di umidità. Inoltre, i portainnesti giusti sono stati fondamentali”. Riguardo ai rincari, Angelo racconta che stanno avendo un impatto fortissimo sulla redditività degli agricoltori: agli aumenti dei concimi e dei prodotti fitosanitari si sono aggiunti quelli del gasolio agricolo e dell’energia elettrica, due beni di cui non si può fare a meno. La situazione è sicuramente critica. “Mentre sui prodotti legati al terreno e alle piante si possono ridurre i consumi grazie a programmi di raccolta dati e pianificazione, quelli agricoli - spiega l’imprenditore - restano invariati, così come quelli dell’energia. I rincari dei prodotti fitosanitari e dei concimi li abbiamo affrontati grazie alla tecnologia: stazioni meteo e big data. Sul gasolio e l’energia elettrica non è stato possibile intervenire”. In più le pratiche di approvazione degli impianti di energia rinnovabile viaggiano con una lentezza disarmante. “Forse qualcuno non sa - commenta sarcastico il presidente di Anga Taranto - che stiamo attraversando la crisi energetica peggiore dal dopoguerra ad oggi”. Per modernizzare la vitivinicoltura servono analisi dei dati, pianificazione e gli strumenti necessari. Strumenti che hanno bisogno di agevolazioni da erogare in tempi stretti. “Bisogna potenziare il personale all’interno degli uffici pubblici e snellire la parte burocratica. Serve inoltre incentivare le collaborazioni con gli enti di ricerca. Tecnologia e innovazione sono le parole chiave”.
V RAPPORTO: 1 MILIONE E 343MILA IMPRESE GUIDATE DA DONNE
Oddi Baglioni “È la strada giusta”
Dal V Rapporto sull’imprenditoria femminile, realizzato da Unioncamere in collaborazione con il Centro studi Tagliacarne e Si.Camera, emerge che nel 2021 le imprese femminili hanno sfiorato quota 1 milione e 343mila: il 66,8% opera nel settore dei servizi, seguito a distanza dall’agricoltura (15,4%) e dall’industria (11,3%). “I dati presentati - ha detto Alessandra Oddi Baglioni, presente all’incontro - confermano quanto avevamo sottolineato in occasione del decennale di Confagricoltura Donna. Le imprenditrici agricole, in particolare, crescono in modo esponenziale nei consigli d’amministrazione e, pur conducendo imprese agricole di dimensioni economiche minori, hanno una propensione all’agricoltura biologica nettamente superiore rispetto agli uomini. La componente femminile è maggiore proprio nelle zone svantaggiate”. Quanto a innovazione, sottolinea il rapporto, le imprese femminili hanno sicuramente una marcia in più e sono pronte ad investire e hanno aumentato o mantenuto costante gli investimenti in tecnologie digitali in questi anni. “Questa inclinazione - conclude Oddi Baglioni - va adeguatamente sostenuta, purtroppo notiamo invece che l’importanza dell’agricoltura produttiva viene sottovalutata, se non dimenticata”.
SICILIA, UN MOSTRA RACCONTA DODICI AZIENDE
Confagricoltura Donna Sicilia è promotrice di una mostra fotografica itinerante sulla vita delle aziende agricole a conduzione femminile. L’iniziativa “Donne della terra, custodi del paesaggio”, racconta, attraverso le immagini di giovani fotografi, dodici aziende agricole, aderenti alle sezioni provinciali dell’Organizzazione. Questo insolito tour dell’isola è nato per sottolineare i valori e l’identità dei paesaggi agricoli e l’attività delle imprenditrici agricole, che devono affrontare e fronteggiare complesse e diverse sfide, ricercando modelli agricoli innovativi di sostenibilità ambientale e produttiva, da coniugare con la salvaguardia della biodiversità agraria e vegetale. “Il nostro territorio - ha sottolineato la presidente delle imprenditrici siciliane Maria Pia Piricò - è ricco di valore e di bellezza. Accanto all’agricoltura tradizionale si muovono nuovi modelli integrati di sviluppo, nei quali le donne hanno un posto d’onore e intendiamo valorizzarle”.
FORBES, la rivista di business più famosa al mondo ha raggruppato le 100 rappresentanti del mondo imprenditoriale, che per leadership, impegno, sacrificio e inventiva hanno aggiunto valore ai propri settori. Tra loro c’è Annamaria Barrile, direttore generale di Confagricoltura, per la sua capacità di unire visione e tradizione con un tocco d’istinto, che in economia è il pane quotidiano. Laureata in Scienze Politiche, ha una solida esperienza nelle relazioni istituzionali a livello nazionale e internazionale in Deloitte, nell’ex Finmeccanica ora Leonardo e come deputy ceo Italia del Gruppo Eads, oggi Airbus.
OP CONFOLIVA E ENAPRA UNITE PER ESPANDERE I MERCATI ESTERI DELL’ORO VERDE
Il progetto C.OL.I.BRI. porta l’olio d’oliva italiano in Brasile
Quando le eccellenze dell’alimentare europeo intravedono degli sbocchi sui mercati d’oltreoceano, non sempre hanno le competenze e le risorse per effettuare studi e indagini di mercato in grado di accertare che il rischio d’investimento per l’approdo su nuovi mercati possa essere compensato da un effettivo ritorno economico. Mentre le aziende vitivinicole possono disporre di anni di studi di settore in materia, sviluppati e diffusi dalle agenzie nazionali per la promozione all’estero delle imprese, la materia dell’internazionalizzazione applicata all’olio e alle olive da tavola non è mai stata altrettanto approfondita. Per colmare questa lacuna, la Commissione Europea ha definito il programma di promozione dei prodotti agricoli europei (Reg. 1144/2014). Uno dei mercati più fiorenti nello scenario olivicolo è la regione nordest del Brasile, da sempre meta ambita dei prodotti di qualità di origine europea, che conta oltre duecento milioni di abitanti. A portare il messaggio della Comunità europea nel nordest del Paese sarà la OP. Confoliva, la prima organizzazione del settore olivicolo nata in Confagricoltura, che vanta associati in Lazio, Toscana, Veneto, Calabria, Sicilia, Puglia e Campania, e che si è aggiudicata il bando per la promozione e l’informazione della qualità dell’olivicoltura europea denominato C.OL.I.BRI. Nel programma di promozione e informazione sull’olio extravergine e delle olive da tavola sono previste numerose iniziative: dalla partecipazione alle maggiori fiere di settore che si tengono in Brasile, ai seminari di informazione e degustazione, agli assaggi guidati aperti al pubblico. Esperti di settore faranno conoscere, nel triennio di attività previste dal progetto, i valori della qualità europea nelle produzioni olivicole, la salvaguardia del prodotto, l’incredibile varietà delle olive, che rappresentano un “unicum” nel suo genere, la storia millenaria della coltivazione delle olive e della molitura dell’olio. In questo modo i consumatori brasiliani avranno l’occasione di scoprire il valore aggiunto della qualità dell’olio extravergine di oliva, e conoscere e riconoscere le produzioni di qualità sempre più presenti sulle loro tavole. Parallelamente al C.OL.I.BRI., forti dei risultati della collaborazione nel triennio del Piano Olivicolo Nazionale, Confoliva e Enapra sono a lavoro anche per la realizzazione un’indagine di mercato nel Paese sudamericano attraverso questionari sottoposti ai consumatori brasiliani, un monitoraggio delle attività di studio e ricerca, la valutazione quali-quantitativa sul progetto. L’attività si concluderà con un’indagine finale per verificare i risultati di C.OL.I.BRI sulla riconoscibilità, notorietà e gradimento dei prodotti da parte dei consumatori coinvolti nell’indagine.
g PROGETTI EUROPEI FONDAMENTALI PER VALORIZZARE LE COMPETENZE
L’agricoltura europea sta affrontando molte sfide, prime fra tutte quelle della sostenibilità e della digitalizzazione. In questo scenario i programmi, i fondi e i progetti europei rappresentano senz’altro una grande opportunità e anche uno strumento operativo concreto per supportare e i fabbisogni formativi degli agricoltori europei. Confagricoltura già da diversi anni, anche con la collaborazione di Enapra, grazie alla presenza di esperti, svolge un’attenta azione di ricerca, promozione, divulgazione e partecipazione ai bandi europei più idonei alle esigenze di sviluppo e competitività delle imprese associate. “Come ente di formazione di Confagricoltura - commenta il presidente di Enapra, Luca Brondelli di Brondello - collaboriamo con la Confederazione e tutti gli stakeholder del perimetro confederale nella realizzazione di progetti europei soprattutto per la parte finalizzata a valorizzare le competenze del capitale umano impegnato in agricoltura e nel promuovere l’istituzione di nuovi profili professionali idonei a sostenere i processi di innovazione, digitalizzazione e sostenibilità del settore”.
UN PIANO DI FORMAZIONE SU SOSTENIBILITÀ, BIOECONOMIA E DIGITALE
Fields (Erasmus plus) per aiutare le imprese a gestire i cambiamenti climatici
Il cambiamento climatico, l’evoluzione di prodotti e processi, la complessità delle catene del valore e la maggiore incidenza di sfide e opportunità basate sulla digitalizzazione nei settori agroalimentare e forestale sono solo alcuni dei temi che spingono verso l’innovazione e che portano ad un riadattamento delle competenze e dei profili professionali. Per affrontare e reagire con successo a questi fattori, la forza lavoro agroalimentare e forestale ha bisogno di nuove abilità e competenze, per sviluppare un approccio strategico che mantenga i settori competitivi e sostenibili a lungo termine. È proprio in questo contesto che si sviluppa Fields, progetto Erasmus plus, che annovera la presenza di 30 partner di 12 Paesi europei, coordinato da Confagricoltura e dall’Università di Torino dedicato alla formazione avanzata degli imprenditori agricoli europei in materia di sostenibilità, bioeconomia circolare e digitalizzazione. Ormai al suo terzo anno di vita, Fields ha già individuato i fabbisogni del settore ed è ora nel processo di individuazione di una strategia nazionale - National Road Map - tesa allo sviluppo di programmi e training innovativi condivisi a livello europeo. A tal proposito, lo scorso anno, l’ente di formazione Enapra e Confagricoltura hanno coordinato il partenariato nella creazione di 10 profili occupazionali originali (7 profili di tecnico a livello EQF 5 e 3 di operatore a livello EQF 4) che si inseriranno all’interno del sistema di educazione professionale dei vari Paesi partner, sia a livello europeo, sia a livello nazionale. Un lavoro importante e complesso che è stato possibile grazie ai partecipanti del gruppo di lavoro che hanno fornito spunti interessanti che aiuteranno non solo il partenariato Fields ad essere incisivo con una strategia precisa sui nuovi profili occupazionali, ma anche tutti gli addetti ai lavori del settore agrifood e della formazione che si trovano a dover definire nuovi strumenti, essenziali per un futuro di stimolante transizione.
g IL GRUPPO DI LAVORO NAZIONALE A PALAZZO DELLA VALLE
Per ragionare sul contesto in cui inserire i profili previsti dal progetto FIelds, Confagricoltura ha voluto rilevare opinioni degli stakeholder di rilievo dell’agrifood italiano organizzando lo scorso luglio il ‘National Working Group - Gruppo di lavoro Nazionale’ che si è svolto in parte da remoto in parte in presenza a Roma a Palazzo della Valle. Gli invitati: Flavia Morganti, (Foragri); Davide Premutico (INAPP); Massimiliano D’Alessio (METES); Marco Di Stefano (Rete Nazionale delle Fattoria Sociali); Lucrezia Collu (Osservatorio Smart Agrifood Politecnico di Milano e Università di Brescia); Remigio Berruto e Francesca Sanna (UNITO); Giuseppe Vanella (INFOR ELEA) hanno risposto a quesiti in merito a macro temi quali innovazione, sfide del mercato, sistema di formazione continua, certificazione delle competenze e nuove prospettive per imprenditori e lavoratori, fornendo spunti di riflessione per la ricerca e definendo lo stato dell’arte del sistema italiano.
L’ISTAT CENSISCE GLI ESEMPLARI IN ITALIA: SONO 3.307. MANCA ANCORA UN PIANO PER LALORO GESTIONE Il lupo italiano minacciato dalla di usione degli ibridi
Risale poco tempo fa la presentazione da parte dell’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale (Ispra) dei risultati sul monitoraggio nazionale del lupo in Italia realizzato dall’istituto su mandato del ministero della Transizione ecologica. Il lavoro, sui dati 2018-2022, ha stimato in 3.307 esemplari il numero di lupi presenti su tutto il territorio nazionale. Prima di analizzare lo studio e illustrare, seppur parzialmente, le informazioni raccolte e diffuse, viene da chiedersi se questo numero - per quanto frutto di stima con intervalli di confidenza tra i 2.945 ed i 3.608 capi - sia insufficiente, congruo o eccessivo rispetto alle esigenze delle attività antropiche presenti sulle aree interessate. La presenza di soggetti in areali non solo non interessati dalla presenza del Canis Lupus Italicus, ma anche in territori molto antropizzati - è recente la documentata presenza nelle campagne di Ladispoli (Roma) - richiede di affrontare il problema della conservazione della specie con una visione più attenta alla realtà. Di errori fatti sulle specie selvatiche è piena purtroppo la storia. Basti guardare a quanto sta accadendo con i cinghiali. Riguardo ai lupi, seppur ancora con numeri grandemente diversi, sembra di vivere una situazione simile. I soggetti sembrano essersi concentrati là dove è più facile procacciare cibo per i branchi: aree in cui c’è la presenza di allevamenti e zone e in cui si subisce l’ingiustificabile presenza di rifiuti alimentari, frutto della scarsa coscienza civica di larga parte della popolazione. Nel caso specifico del lupo, i numeri sulla sua presenza sembra si riferiscano ai “soggetti puri”, la cui gestione e la ricerca di mitigazione dei conflitti con le attività umane, per quanto difficile, è realizzabile se gli esemplari sono confinati in aree precise e vengono costantemente monitorati nei loro spostamenti. Discorso completamente diverso è da fare per gli ibridi, i Canis Lupus Familiaris, per i quali l’obiettivo da perseguire non è sicuramente la gestione della popolazione quanto, piuttosto, il depopolamento e l’eradicazione. La presenza degli ibridi è sempre più diffusa sul territorio (Ispra stima che rappresentino il 30% dei soggetti genericamente assimilati al lupo) e rappresenta un serio pericolo sia per l’uomo, sia per gli animali in genere, compreso lo stesso lupo. Gli ibridi introducono geni non adattivi nella fauna selvatica, con la conseguente alterazione dell’identità genetica, morfologica e comportamentale. Il risultato è la perdita di un patrimonio genetico di estrema rilevanza. Il lupo non solo sembra occupare larghissima parte del territorio del Paese (con ampie presenze in zone non tradizionali), ma pare aver colonizzato anche la quasi totalità degli ambienti idonei. Un piano di tutela integrale non è più rinviabile, prima di ritrovarci a dover affrontare una realtà di difficile gestione per gli allevamenti e per la popolazione, non solo delle aree rurali. È da rilevare che l’operato di Ispra ha consentito di realizzare alcuni studi i cui risultati, prossimamente ufficializzati, dovranno essere utilizzati dalle istituzioni in accordo con chi sui territori vive e da cui trae fonte di sostentamento attraverso produzioni di rilevante importanza per l’intera popolazione. In particolare, sono stati realizzati un data base nazionale sul tracciamento territoriale e genetico, uno studio sull’impatto dei lupi sulle attività zootecniche e un terzo studio sul fenomeno dell’ibridazione antropogenica tra cane domestico e lupo, che sarà la base per approfondimenti.
IL CONFRONTO DEL MONDO DELL’ASSISTENZA AI LAVORATORI PER MIGLIORARE I SERVIZI Verso una riforma dei Patronati
“Se i patronati devono rendere facile la vita delle persone quan- do si rivolgono a loro per l’accesso al welfare in un momento di difficoltà, noi dobbiamo facilitare loro la vita”. Lo ha detto il senatore Tommaso Nannicini (in foto), presidente della Commissione di controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, in occasione del convegno dello scorso luglio “Verso una riforma dei Patronati”. Nella la sede del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, l’incontro, promosso dalla Commissione parlamentare bicamerale di controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, ha fatto il punto sul ruolo dei Patronati e sulle nuove proposte per semplificare e modernizzare l’impianto legislativo e operativo. Guidato dal presidente Tommaso Nannicini e dalla vicepresidente onorevole Teresa Manzo, con la partecipazione del ministro del Lavoro Andrea Orlando, del direttore dell’Ispettorato nazionale del Lavoro Bruno Giordano, della vicepresidente del CdA INPS Marialuisa Gnecchi e dei rappresentanti dei Patronati più importanti, tra cui l’Enapa di Confagricoltura, il convegno è servito a radiografare l’attuale situazione. Le criticità, come hanno evidenziato anche i rappresentanti dei Patronati, sono evidenti: c’è un generale scollamento tra la normativa in vigore e i cambiamenti economicosociali intervenuti negli anni nel sistema Paese, oltre che una legge che ha ancora alcune sue previsioni totalmente disattese, come il cosiddetto sistema della qualità. Nello specifico, la carenza di un costante dialogo tra gli Istituti erogatori delle prestazioni (INPS in primis) e i Patronati, sotto il profilo amministrativo e tecnico, come livello di consultazione delle banche dati ha inciso negativamente sulle fasi di assistenza e consulenza erogate ai cittadini, rallentando l’iter burocratico delle pratiche. Grave anche la mancanza di digitalizzazione delle attività ispettive, di trasparenza e certezza sull’ammontare del Fondo ministeriale e i ritardi cronici nell’erogazione dei finanziamenti. I rappresentanti delle diverse istituzioni si sono rese disponibili a collaborare con le parti sociali per giungere a una riforma che possa facilitare l’operato dei Patronati nelle attività di assistenza, tutela e consulenza a favore dei cittadini. Il presidente della Commissione ha insistito su due aspetti: semplificazione e valorizzazione. Semplificazione della macchina operativa attraverso l’introduzione del mandato digitale, l’interoperabilità delle banche dati di tutti gli attori coinvolti, la digitalizzazione dei controlli ispettivi e la valorizzazione della qualità dei servizi patrocinati e dell’attività di consulenza degli operatori di patronato. Occorre quindi una valorizzazio- ne della funzione sociale del Pa- tronato con un metodo di finan- ziamento che ampli le risorse e permetta di realizzare le funzioni di consulenza e assistenza, ma anche di Segretariato Sociale.
SANTORI (ANPA): IMPORTANTI PROVVEDIMENTI SULLA NON AUTOSUFFICIENZA ANCORA AL PALO
Welfare terza età e l’indifferenza della politica
L’Italia, indubbiamente, è un Paese anziano, ma contemporaneamente non è certo un Paese per anziani. Lo ha sottolineato con preoccupazione il Cupla, il coordinamento unitario che riunisce le associazioni pensionati di rappresentanza dei lavoratori autonomi, all’indomani della caduta del governo Draghi. Forte la preoccupazione espressa sul fermo agli interventi legislativi importanti per l’economia e per il sociale, tra cui la riforma della non autosufficienza, che il mondo degli anziani attende da trenta anni. “L’incertezza sui provvedimenti in itinere dovuti all’interruzione della legislatura e sull’attuazione del PNRR per l’accesso ai finanziamenti europei e soprattutto, per una vera riforma sanitaria e socio-sanitaria (con 2.350 strutture fra Case della Comunità, Centrali Operative Territoriali e Ospedali di Comunità), rendono necessario - ha rimarcato il Cupla - mettere in campo le migliori energie affinché il Paese non abbia a subire battute di arresto ed anzi trovi nuovo slancio per riprendere un cammino virtuoso. Soprattutto in un momento di crisi come questo in cui diminuisce il potere di acquisto di salari e pensioni e la crescita sembra invertire la tendenza espansiva. Riprendendo gli obiettivi del coordinamento, di cui l’Anpa fa parte, il segretario nazionale dei Pensionati di Confagricoltura, Angelo Santori, ha auspicato che la politica si faccia guidare dal buon senso nel dare prospettive e fiducia ai cittadini. “Gli anziani - ha ricordato Santori rappresentano un terzo degli italiani. Una categoria ancora alle prese con la pandemia e che subisce l’erosione delle pensioni, non è aiutata da provvedimenti importanti ancora bloccati, come le riforme che riguardano la non autosufficienza e il sistema sociosanitario, e che vive una situazione di profonda incertezza”. L’inflazione continua a erodere il potere d’acquisto dei cittadini e le fasce più deboli soffrono ansie e preoccupazioni. “Occorre - continua Santori - farsi guidare dal buon senso. È fondamentale e irrinunciabile, per garantire un futuro al sistema Paese, dare prospettive ai giovani, dando loro non solo la possibilità di formarsi, ma anche quella di crescere professionalmente in Italia”. Ma è altrettanto importante dare sicurezza agli anziani, sottolineando che costituiscono un irrinunciabile patrimonio di saggezza e maturità, non un peso da sopportare. “Occorre proporre e realizzare non interventi tampone - prosegue Santori - ma programmi concreti mirati a creare quella stabilità necessaria per chi ha tanti anni davanti per costruire il proprio futuro in Italia. Così come c’è bisogno di dare serenità a chi ha lavorato una vita, evitando il rischio di trovarsi con in mano un pugno di mosche per gli anni che gli restano”. Uno dei problemi è certamente la mancanza di una visione complessiva della vecchiaia. Infatti, con gli anni, aumenta la probabilità di non riuscire più a svolgere le attività quotidiane in autonomia, dalla cura di sé alle incombenze fuori casa, e di avere spesso bisogno di un aiuto, sia nello
svolgimento delle attività di tutti i giorni che nelle cure mediche. A 85 anni quasi una persona su due non riesce più a badare a se stessa: oggi in Italia sono 3 milioni gli anziani in queste condizioni e la maggior parte di essi vive in famiglia. La preoccupazione dei pensionati di Confagricoltura è grande per una crisi di liquidità, che spingerebbe gli anziani verso una situazione di fragilità anche dal punto di vista economico. “Ci appelliamo a tutte le forze politiche perché non cancellino quanto di buono fatto finora ma, guidati da praticità ed equilibrio, imbocchino un percorso virtuoso capace di dare prospettive, stabilità e sicurezza ai cittadini - conclude il segretario nazionale Anpa -. La priorità degli anziani è quella di potersi garantire una vecchiaia serena. Occorre quindi tutelare i loro diritti, assicurare assistenza domiciliare, evitare l’isolamento sociale, promuovere l’invecchiamento attivo, avere una sanità pubblica in grado di fornire risposte su tutto il territorio, confermando i valori e i principi su cui si fonda il nostro Paese”.
Un sonno corretto contro ansia e depressione
Dormire bene e per un tempo sufficiente è importante, soprattutto per gli anziani. Lo dice una recente ricerca, coordinata dal Canadian Sleep and Circadian Network di Montreal. Lo studio ha esaminato i dati di oltre 26.000 persone di età compresa tra i 45 e gli 85 anni. Si sa che non dormire abbastanza causa esaurimento, aumenta i livelli di stress e favorisce l’accumulo di tossine. In particolare negli anziani, l’insonnia aumenta la probabilità di un declino della memoria. Chi ha riportato un peggioramento della qualità del sonno, nell’intervallo di tre anni, aveva maggiori probabilità di andare incontro ad un declino della memoria, che gli studiosi hanno quantificato nel 22%. Sempre secondo quanto riporta la ricerca, sarebbero gli uomini a subire un decadimento più intenso. Coloro che avevano segnalato un peggioramento della qualità del sonno avrebbero maggiori possibilità di soffrire di ansia, depressione, sonnolenza diurna, interruzioni della respirazione durante la notte. Tutti disturbi considerati fattori di rischio per il declino cognitivo e la demenza.
UNA RICERCA LO CONFERMA, il vino aiuta a invecchiare bene. Alcol: nel consumo l’età conta. Mentre chi ha meno di 40 anni non dovrebbe superare poco più di un decimo di una bevanda standard, piccole quantità di alcol avrebbero effetti benefici per la salute degli adulti sopra i 40 anni. Lo rivela uno studio dell’Università di Washington, Seattle, finanziato dalla “Bill and Melinda Gates Foundation”. Il consumo moderato riduce il rischio di malattie cardiovascolari, ictus e diabete. I ricercatori dell’Harvard School of Public Health e del Brigham and Women’s Hospital di Boston, analizzando i dati del Nurses’ Health Study, che ha arruolato più di 120 mila donne, confermano come un bicchiere di vino al giorno, soprattutto se bevuto con regolarità, aiuti le donne a invecchiare in salute. Le probabilità di raggiungere i 70 anni in ottime condizioni salivano del 20% tra chi consumava 5/ 15 grammi di alcol al giorno, rispetto alle donne che non facevano affatto consumo di alcolici. Conta anche la costanza: bere un bicchiere per 5 giorni a settimana fa salire del 50% la probabilità di invecchiare bene.
LA CIPRIANA, A CASTAGNETO CARDUCCI NELLA MAREMMA TOSCANA
Vino, olio e… accoglienza
“T utto è iniziato con la famiglia: mio nonno di Piombino e mia nonna bergamasca. Lui, pur vivendo a Bergamo, aveva lasciato il cuore nella sua Toscana. Così, dopo l’azienda lombarda Cipriana specializzata in vacche da latte e da carne, negli anni ‘70, con l’acquisto 4 ettari con una casa colonica a pochi chilometri da Bolgheri, è nata la sorellina minore: la Cipriana, prima specializzata nella produzione di vino e poi nell’agriturismo”. Laura Fabiani ci accoglie in piena campagna, proprio nel cuore della Maremma toscana, vicino al paese medioevale di Castagneto Carducci. L’agriturismo è stato ricavato dalla ristrutturazione meticolosa e attenta di un annesso agricolo, si compone di 11 camere e un bilocale, disposti di fronte alla piscina e affiancati dalla casa colonica, dedicata all’accoglienza, alle colazioni, alle degustazioni e alle cene. Un agriturismo con una marcia in più, che all’attività produttiva di vino unisce quella dell’olio. “Ai quattro ettari iniziali - racconta Laura - nel corso del tempo se ne sono aggiunti dodici. Mio nonno Otello è stato uno dei pionieri del vino a Castagneto Carducci. Oggi produciamo con la stessa passione vini capaci di richiamare la bellezza naturale della nostra terra. I rossi di Bolgheri: Cipriana, Vigna Scopaio 339 e San Martino: il Vermentino Paguro e il Rosè Peau d’Ange Igt Toscano. Poiché i nostri vigneti e gli oliveti sono perfettamente inseriti nel contesto paesaggistico storico e tradizionale di Bolgheri, ci teniamo alla tipicità e alla loro naturale bellezza. La nostra filosofia è quella di gestire un’agricoltura integrata”. Alla Cipriana tutte le operazioni principali nei vigneti vengono effettuate a mano. Nello stesso modo avviene la raccolta delle olive, così da ottenere una produzione con elevate proprietà organolettiche. Gli uliveti, nelle varietà prevalentemente usate in Toscana, sono allevati in maniera tradizionale. La struttura è un piccolo paradiso, immerso tra ulivi secolari e vigneti, perfettamente in grado di unire l’attività agricola ad una squisita ed ospitale accoglienza in un posto incantevole, coccolati dalla professionalità e dalla passione di tutte le persone dello staff. Nel curatissimo giardino si respirano relax, silenzio
e pace. È il luogo ideale per passare delle giornate nella tranquillità più assoluta, nel silenzio, a bordo piscina, con l’obiettivo di rigenerare il cervello, liberandolo dallo stress. Tutto questo, unito ad una ricca colazione con torte fatte in casa, biscotti, marmellate e prodotti salati, sia per gli ospiti italiani che stranieri. Con un buon numero di richieste si organizzano anche degustazioni, pranzi e cene a base di cucina tipicamente toscana. D’altronde tutta l’azienda è circondata da paesaggi rilassanti, borghi medievali, strade dolcemente tortuose e bellissimi sentieri immersi nella natura circostante ancora ben preservata. Il clima favorevole, mitigato dall’influenza del mare, ad una manciata di chilometri, e dalle colline retrostanti, offre piacevoli stagioni con aria fresca d’estate e mite d’inverno. Com’è andata la stagione? “Quest’anno - sottolinea l’imprenditrice a Mondo Agricolo - abbiamo aperto ad aprile e, finalmente, abbiamo avuto dei margini di lavoro più lunghi. Molte sono state le presenze di stranieri che dalla Svizzera, dall’Austria, dalla Germania e dall’Olanda sono tornati. É ancora presto per fare un bilancio definitivo e la stagione è ancora in corso, ma non ci possiamo lamentare”
LA CIPRIANA
Loc Campastrello 176/B, 5702 Castagneto Carducci (LI) Telefoni: +39 056 577 5568; +39 338 526 3533 email: info@lacipriana.it web: https://www.lacipriana.com/ La “Cipriana” è un luogo ideale per esplorare queste magnifiche zone con la macchina e, per i più sportivi, sono a disposizione a noleggio presso un negozio convenzionato, le biciclette. A cinque chilometri c’è il mare con la sua magnifica spiaggia e l’antistante pineta. Stessa distanza per giocare a tennis e fare equitazione. A due chilometri si trova Castagneto Carducci e a nove Bolgheri. “Possiamo essere aperti tutto l’anno, ma alla fine - tranne eccezioni di eventuali gruppi per le festività natalizie - il nostro lavoro si concentra da Pasqua fino a novembre”. Progetti futuri? “Siamo sempre in evoluzione - conclude Laura Fabiani - e ci piacerebbe allungare la stagione offrendo più servizi ai nostri ospiti. Penso alla fattoria didattica, a lezioni di cucina, dimostrazioni e spiegazioni per dare sempre più importanza al nostro settore primario”.
L’essenza del territorio
Quella dell’azienda Nicodemi, nel cuore delle Colline Teramane, è una storia di famiglia che si risale ai primi del ‘900, quando i nonni paterni degli attuali titolari, Alessandro ed Elena, erano proprietari di una classica azienda agricola condotta a mezzadria. La svolta arriva nei primi anni ‘70 quando il figlio Bruno decise di farla diventare un’azienda vinicola moderna. “Inizialmente tutta l’uva veniva conferita ad una cantina sociale - racconta Alessandro - ma l’obiettivo di mio padre era comunque quello di imbottigliare e commercializzare con il proprio marchio. Obiettivo raggiunto nel 1997. Io e mia sorella Elena avevamo nel frattempo intrapreso le nostre strade: la laurea in economia e commercio io, quella in architettura lei, quando l’improvvisa morte di nostro padre, nel 2000, ci ha ricondotto prepotentemente alla terra e caricato sulle spalle un’intera azienda agricola. Ora ci dividiamo i compiti: io mi occupo dell’amministrazione, lei del marketing, con l’aiuto di un agronomo, di un enologo e di alcuni collaboratori.” La Fattoria Nicodemi è a Notaresco, si estende su 40 ettari, di cui ben 30 vitati a corpo unico. L’esposizione è a sud-est, l’altitudine sui 300 metri, con il massiccio del Gran Sasso a guardarle le spalle e il mare a circa 10 km. Qui le viti godono di un’escursione termica e di una ventilazione salutari per la maturazione dei frutti e tutte affondano le radici in una terra ricca di calcare e argilla. Anche per questo i due fratelli hanno scelto di lavorare in vigna e in cantina seguendo il protocollo biologico. “Fare vino richiede rispetto della tradizione e innovazione. Cerchiamo di intervenire in cantina il meno possibile. La sfida vera per noi è ritrovare l’autenticità, l’essenza e il carattere del Montepulciano e del Trebbiano, vini di grandi qualità, ma che per una serie di motivi si portano dietro un’immagine e un posizionamento di mercato medio-basso”. Duecentomila le bottiglie ogni anno, da uve di vigneti di proprietà e soltanto autoctone, Montepulciano e Trebbiano, declinati nelle denominazioni Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Docg e Trebbiano d’Abruzzo Doc. L’80 per cento destinato all’estero (principalmente Europa e Usa) ed il resto al canale Ho.Re.ca nazionale. Due le linee: la base, “Le Murate” e “Notari”. Fiore all’occhiello è il cru “Neromoro”, Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Docg Riserva, da uve Montepulciano provenienti da un appezzamento di oltre 50 anni allevato a pergola abruzzese. Affinato per 6-18 mesi in barrique nuove e di secondo passaggio e 6 mesi in bottiglia. Rosso rubino intenso, offre un ventaglio odoroso ampio: more, mirtilli e ribes poi pepe rosso e liquirizia con un accenno balsamico. Al palato è ricco ed elegante con una lunga persistenza. In ultimo, una novità: il Cocciopesto Trebbiano d’Abruzzo, un progetto nato con la vendemmia 2017, quando fu deciso provare di vinificare il Trebbiano in giare di cocciopesto, realizzate con un impasto a crudo di laterizi, frammenti lapidei, sabbia, legante e acqua, essiccato all’aria per almeno 30 giorni. Il risultato è un vino fine e delicato con un carattere decisamente minerale. Per ora una piccola produzione di nicchia (2000, 2500 bottiglie), ma in cui Alessandro crede molto.
I piatti delle feste preparati ogni giorno
Nel cuore dell’antico borgo di Castellalto, in provincia di Teramo, sorge il ristorante PerVoglia regno di Elenia Alcantarini, chef per passione. La sua storia è strettamente legata a questo luogo, preso in gestione dal marito Marco nel 2006, dove per un po’ di tempo ha lavorato un cuoco, di cui però presto ha preso il posto. “Mi ero da poco diplomata e non avevo ancora pensato al mio futuro - racconta - ma il ristorante mi ha subito coinvolta, soprattutto per la parte dedicata alla cucina. Ho cominciato ad osservare, a provare i piatti, ho studiato, cercando di ricordare le ricette della mia famiglia, che ha origini proprio qui a Castellalto, e poi mi sono messa alla prova. Ora la cucina di PerVoglia è la mia”. Una cucina tipica del territorio, in cui le materie prime hanno ruolo di primo piano: tutte rigorosamente locali, per la maggior parte provenienti direttamente da aziende agricole, seguendo il naturale ritmo delle stagioni. Tradizione interpretata da Elenia con fantasia, anche nella presentazione e nella cromaticità dei piatti, e grande capacità tecnica nei metodi di cottura, con l’obiettivo di far assaggiare ai clienti anche quelli che un tempo erano i piatti delle feste. Piatti elaborati, che la chef semplifica adattandoli ai gusti di oggi, ma che conservano intatti tutti i loro sapori, come le Chitarrine alla teramana con polpette, i Tortelli all’anatra, il Timballo di scrispelle, le Scrispelle mbusse, la Pecora alla callara, le Mazzarelle alla teramana, il Tacchino alla canzanese (che però Elenia rivisita proponendolo in gelatina). Tutte le paste fresche vengono rigorosamente fatte a mano e tra queste non mancano mai i Ravioli, conditi a seconda delle stagioni con asparagi o altre verdure, funghi e tartufi. Ma ci sono anche gli spaghetti Verrigni con vari condimenti e le minestre tipiche abruzzesi. Un posto particolare nel menù occupa il Baccalà, preparato nei modi più disparati. Tra i dolci, le classiche Zeppole, le Sfogliatelle, ma anche Crema catalana e Mousse di pistacchio e cioccolato bianco. Piccola, ma estremamente curata la carta dei vini, che predilige quelli del territorio, senza dimenticare le grandi etichette nazionali. Il locale, situato sulla cima di un colle, in posizione panoramica lungo il crinale tra le vallate del Tordino e la Valle del Vomano, è ampio, con grandi soffitti a volta, caldo e accogliente: cinquanta i posti a sedere tra l’interno e la terrazza. La clientela è soprattutto quella delle vicine città dell’Abruzzo, ma in estate arrivano anche molti turisti, indirizzati dalla chiocciola della Guida Osterie d’Italia di Slow Food in cui PerVoglia è presente nel 2022. PerVoglia, Strada 24 Maggio 25, Castelbasso (TE).
PECORA ALLA CALLARA
Con il Neromoro dell’azienda Nicodemi Elenia consiglia Pecora alla callara, piatto che affonda le radici nella tradizione culinaria abruzzese
RETE RURALE PREMIA L’ARTE
Contest agreste
Irene Frizzera, “Paesaggio” Fedeliano Nacucchi, “Demetra”
“R urArt Gallery” è l’interessante contest creativo della Rete Rurale Nazionale, che ha invitato street artist a raccontare, con la propria arte, come cambia l’agricoltura, a disegnare il settore che guarda al futuro. Insomma, si pensa alla rural art come rovescio della medaglia della street art; gli artisti di strada animano le città, ma sono opportuni anche nuovi sguardi sull’agreste. Sono stati una trentina i bozzetti artistici sottoposti alle votazioni online del pubblico (concluse il 30 agosto); ora la giuria ha in corso la propria valutazione dei bozzetti, per individuare i cinque semifinalisti, che saranno invitati in Puglia per realizzare le loro opere su tela, durante l’evento finale che si terrà a Polignano a Mare. Ai tre artisti che conquisteranno il podio verranno assegnati buoni del valore di 1000 (3° qualificato), 1500 (2°), 2000 euro (1°). Analizzando i bozzetti in gara si può fare qualche riflessione su come l’arte veda l’agricoltura. In più opere si è raffigurata “Madre Terra” (in tal senso c’è anche un progetto in tandem di scultore e pittrice per realizzare una ceramica). Si rappresenta l’innovazione tecnologica come un trattore che diventa una sorta di Goldrake Ufo Robot dei cartoni animati; ma c’è anche chi riesce a conciliare la visione bucolica con quella fantascientifica. Tema caro agli artisti partecipanti, in più bozzetti, è quello della biodiversità, con l’apicoltura in primo piano. Si disegna pure la voglia di vacanze intelligenti in agriturismo e pure il ritorno all’agricoltura come progetto di qualità di vita. La grande bellezza del green.
g GEOGRAFIA DEI PROFUMI
“Viaggi e profumi” (Anima Mundi) è il libro di Luigi Cristiano e Gianni De Martino. A quattro mani l’erborista compositore di fragranze e lo studioso di antropologia sensoriale, raccontano i profumi del mondo: le essenze della macchia mediterranea, le spezie e l’incenso delle Medine delle città del Maghreb, la vaniglia della foresta messicana. Il libro è un primo contributo per una geografia dei profumi, con l’aggiunta di due capitoli - sui profumi della Bibbia e sui balsami di Pompei antica - che sono viaggi nel tempo, all’origine dell’arte profumiera e della sua storia.
Silvia Petris, “Beetech”
GUIDA AI MURALES DEL BELPAESE
Street art in Italia
Anna Fornaciari e Anastasia Fontanesi
“Il fiore” di Fabio Petani a Napoli (Ponticelli)
Per troppo tempo la street art è stata considerata di serie B rispetto ad altre forme di espressione, però l’attività di artisti come Banksy, l’hanno fatta (ri)scoprire e, per certi versi, nobilitata. C’è un’interessante mostra dedicata all’artista britannico - “The World of Banksy, The Immersive Experience” - che sta girando le stazioni d’ Italia. Partita da Milano Centrale, è giunta a Torino Porta Nuova, Verona Porta Nuova, Roma Tiburtina e, prossimamente sarà anche in prossimità dei binari di Bologna Centrale e Napoli Garibaldi. Le stazioni diventano così non solo un luogo di partenze e di arrivi, ma anche di cultura underground. “L’espressione ‘arte urbana’ va sostituita con quella di ‘arte pubblica contemporanea’, per dare la giusta rilevanza alla portata del fenomeno”, dicono Anna Fornaciari e Anastasia Fontanesi, fondatrici di ‘Travel on Art’. Le due blogger di arte in viaggio hanno realizzato il libro ‘Street art in Italia’. Viaggio fra luoghi e persone’, pubblicato da Polaris Editore il 20 settembre. Hanno visitato 17 regioni e 58 località, cercando e raccontando oltre 500 opere. Il testo è una guida di viaggio, promotrice di un nuovo turismo on the road alla scoperta delle opere effimere, che si esprimono attraverso street art, ma anche graffiti writing, neo-muralismo e opere pubbliche che strizzano l’occhio alle installazioni. Leggendo la coinvolgente guida ci viene in mente una vecchia canzone di Modena City Ramblers, “Il fabbricante dei sogni”, dedicata all’artista di strada (il musicista, ma vale anche per il writer): “Conosco tutti i ponti, i marciapiedi e le stazioni e, in ogni posto e in ogni luogo, ho lasciato una canzone”. O un murales.
g PASOLINI, L’ULTIMO ERETICO
Nell’anno del centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini, a settembre a Roma, lo si è ricordato pure con la rassegna “Arena Pasolini”; corse sul trenino da Termini a Centocelle con il critico cinematografico a bordo a fare da guida e quindi la proiezione dei suoi film più significativi. Oggi lo si celebra, ma fa bene il puntuale libro “Pier Paolo Pasolini l’ultimo eretico” di Francesco Cenetiempo (Gammarò) a ricordarci come sia stato un intellettuale scomodo, che agiva tra il colpevole disinteresse della critica e l’accanimento censorio della magistratura.
IL CD-BOOK DI A67
Rock ai margini
Il nome della band napoletana A67 si richiama alla legge 167/62 che ha originato l’edilizia popolare d’Italia e che ha edificato pure il loro quartiere, Scampia. Dalla periferia napoletana a quella romana, con il concerto del 18 settembre a chiusura della rassegna a Corviale, “Al cuore della canzone festival. Periferia e avanguardia”, ideata da Luigi Cinque e Jonathan Giustini. Il “Serpentone” edilizio romano dell’architetto Fiorentino, che si ispirava a Le Corbusier, accoglie le canzoni dedicate alle persone che vivono sempre ai margini. Gli A67 hanno
Concerto al Serpentone
Periferia e avanguardia
pubblicato il nuovo CD-book “Jastemma” (Squilibri) che ha vinto la Targa Tenco 2022 come miglior album in dialetto. Dieci brani intensi che mescolano rock, reggae e blues e che parlano dell’amore, che però non lenisce i dolori e le ferite della vita (“’O viento non bussarrà pe’ chi nun po’ arapì”, canta la band di Daniele Sanzone in “Ammore mì”). Nel book 15 scrittori propongono racconti e poesie che si ispirano ai brani. La copertina è del pittore Mimmo Paladino, uno dei principali esponenti della Transavanguardia italiana; è il movimento artistico nato negli anni ’70 con l’avanguardia che smorzava l’ottimismo per la crisi economica. Corsi e ricorsi storici.
LELLO PETRARCA TRIO
Napoli in jazz
Originale e particolare il terzo progetto discografico del Lello Petrarca Trio, “Napoli Jazzology” (Dodicilune). Il pianista casertano, con il contrabbassista Vincenzo Faraldo ed il batterista Aldo Fucile, ripropone in jazz otto celebri e amati evergreen napoletani, del repertorio classico e moderno. Le canzoni - ‘O Sole Mio, Funiculì Funiculà, Gente Distratta (di Pino Daniele), Reginella, Era De Maggio, Tammurriata Nera, Passione e Resta Cu ‘Mme - acquistano nuova veste, ma soprattutto nuova vitalità; superba la rilettura di Tammurriata nera, che è un po’ la canzone-manifesto del disco. Il trio campano, sulle orme delle formazioni a tre, come quelle di Bill Evans e di Oscar Peterson, fa emergere una Napoli che non t’aspetti. Le composizioni napoletane sono rilette con eleganza, raffinatezza ed intensità; le improvvisazioni virtuose e vibranti le arricchiscono ancor più. Sì, Pulcinella è afroamericano e ama lo swing. Francesco Forni ha alle spalle una lunga carriera, ricca di produzioni, che vanno dalla composizione di colonne sonore per teatro e cinema, a una copiosa discografia in cui figura come chitarrista, compositore, produttore, cantautore. Pubblica ora “Una sceneggiata” (Soundfly), che rende omaggio ad un genere sempre considerato di serie B, ma che ha avuto un successo popolare a Napoli, con artisti come Mario Merola; nella sceneggiata si uniscono storie d’amore tormentate, canzoni della mala, melodia e teatro. Forni aggiorna il linguaggio ed il sound, realizzando una sorta di West Side Story ambientata nei vicoli del centro storico di Napoli. Racconta la storia di un ragazzo che inizia a lavorare alla piazza di spaccio de La Sposa, ma si innamora di una studentessa fuorisede di buona famiglia; il contesto è “la strada” con tutte le sue contraddizioni e le sue insidie. Potremmo definire quella di Forni la Sceneggiata 2.0.