MSOI thePost Numero 3

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MSOI thePost

20-27 Novembre

www.msoitorino.org | twitter: @MSOIthePost | Fb: Msoi Thepost


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MSOI Torino

M.S.O.I. è un’associazione studentesca impegnata a promuovere la diffusione della cultura internazionalistica ed è diffuso a livello nazionale (Gorizia, Milano, Napoli, Roma e Torino). Nato nel 1949, il Movimento rappresenta la sezione giovanile ed universitaria della Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale (S.I.O.I.), persegue fini di formazione, ricerca e informazione nell’ambito dell’organizzazione e del diritto internazionale. M.S.O.I. è membro del World Forum of United Nations Associations Youth (WFUNA Youth), l’organo che rappresenta e coordina i movimenti giovanili delle Nazioni Unite. Ogni anno M.S.O.I. Torino organizza conferenze, tavole rotonde, workshop, seminari e viaggi studio volti a stimolare la discussione e lo scambio di idee nell’ambito della politica internazionale e del diritto. M.S.O.I. Torino costituisce perciò non solo un’opportunità unica per entrare in contatto con un ampio network di esperti, docenti e studenti, ma anche una straordinaria esperienza per condividere interessi e passioni e vivere l’università in maniera più attiva. Giulia Marzinotto, Segretario MSOI Torino

MSOI thePost

MSOI thePost, il settimanale online di politica internazionale di MSOI Torino, desidera proporsi come un modulo d’informazione ideato, gestito ed al servizio degli studenti e offrire a chi è appassionato di affari internazionali e scrittura la possibilità di vedere pubblicati i propri articoli. La rivista nasce dalla volontà di creare una redazione appassionata dalla sfida dell’informazione, attenta ai principali temi dell’attualità. Aspiriamo ad avere come lettori coloro che credono che tutti i fatti debbano essere riportati senza filtri, eufemismi o sensazionalismi. La natura super partes del Movimento risulterà riconoscibile nel mezzo di informazione che ne sarà l’espressione: MSOI thePost non sarà, infatti, un giornale affiliato ad una parte politica, espressione di una lobby o di un gruppo ristretto. Percorrere il solco tracciato da chi persegue un certo costume giornalistico di serietà e rigore, innovandolo con lo stile fresco di redattori giovani ed entusiasti, è la nostra ambizione. Jacopo Folco, Direttore MSOI thePost

REDAZIONE: Direttore Jacopo Folco Caporedattore Alessia Pesce Capi Servizio Rebecca Barresi, Sarah Sabina Montaldo, Silvia Perino Vaiga Aamministrazione e Logistica Emanuele Chieppa e Davide Tedesco Redattori Benedetta Albano, Federica Allasia, Erica Ambroggio, Timothy Avondo, Daniele Baldo, Giada Barbieri, Lorenzo Bardia, Giusto Amedeo Boccheni, Giulia Botta, Stefano Bozzalla, Federico Camurati, Matteo Candelari, Emanuele Chieppa, Sara Corona, Lucky Dalena, Alessandro Dalpasso, Alessio Destefanis, Lorenzo Gilardetti, Simona Graceffa, Luca Imperatore, Michelangelo Inverso, Daniela Lasagni, Giulia Mogioni, Silvia Peirolo, Daniele Pennavaria, Silvia Perino Vaiga, Emanuel Pietrobon, Sara Ponza, Jessica Prieto, Fabrizio Primon, Carolina Quaranta, Francesco Raimondi, Jean-Marie Reure, Michele Rosso, Silviu Rotaru, Fabio Saksida, Leonardo Scanavino, Martina Scarnato, Samantha Scarpa, Martina Terraglia, Tiziano Traversa, Francesco Turturro, Chiara Zaghi. Editing Lorenzo Aprà Le nostre copertine sono realizzate dall’artista Mirko Banchio Vuoi entrare a far parte della redazione? Scrivi una mail a thepost@msoitorino.org!


PARIGI

A L’OUEST, RIEN DE NOUVEAU

Peur de quoi ? je ne sais, mais une peur horrible (Guy de Maupassant, “Des vers”) Di Luca Imperatore

(West Midlands, UK), le terro risme n’a jamais trouvé une définition univoque: couramment on le décrit comme « un, ou plusieurs actes, destinés à exercer un chantage sur un gouvernement (first goal), en utilisant de la violence (principalement physique) sur des innocents qui appartiennent à la société civile (secondary goal ou collateral damage) ».

Les attaques violents qui ont bouleversés les consciences du monde entier ne pouvaient pas laisser les gents indifférents. Les événements de Paris on déchainés des milliers de débats autour d’un phénomène qu’on aperçoit de plus en plus proche et dangereux. Le réseaux sociaux sont devenus des vitrines quotidiennement remplis de soi-disant mises à Toute en comprenant l’existence jour, fréquemment dépourvues d’une grande quantité de difféde toute officialité fiabl . e rents nuances, M. Norton rappelle comment, en réalité, il ne L’opinion publique a été soumise faut pas le considérer un phénoà des avalanches de nouvelles mène récent ou, encore moins, qui procèdent de partout, mais circonscriptible au monde islales réactions ne sont pas les mique. mêmes. Au lendemain des at- « L’histoire de l’homme est taques, une sensation de peur et jalonné d’actes de violence et, d’inquiétude tenaille l’Europe entre eux, le volet terroriste a entière. toujours marqué un élément im portant. Le monde contempoSelon M. Christopher Norton, rain paresse être plus sensible, professeur de contre-terrorisme probablement à cause d’une pré à l’Université de Wolverhampton

sence majoritaire et prépondérante des moyens de communications massive ». « Il faudrait considérer » ajoute M. Norton, « que d’autres événements similaires du passé n’ont jamais acquis une telle relevance, pensez aux attentatsdu I.R.A. [Irish Revolutionary Army] au Royaume Unit dans les années ’80, également violents et mortelles ». « Ce qui a changé cette fois », conclut le professeur, « c’est l’attitude vis-à-vis le terreur, fomentée par les new media, pas le phénomène en soi». L’Occident, intouchable et fort, que n’a jamais envisagé al possibilité réelle d’être frappé en continu par l’extérieur, a finalement dû faire face aux changements du monde globalisé. Quel que soit le destin de notre continent, la perception qu’on a de lui ne sera plus la même.

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AZIONE : REAZIONE. Di Jean-Marie Reure Erano le 02.20 di venerdì 13 novembre quando si chiudeva una delle notti più lunghe e sanguinose nella storia di Parigi. 129 morti, più di 300 i feriti. Meno di 9 ore dopo, sabato alle 11, Hollande dichiarava “La Francia è in guerra. (…) Utilizzeremo ogni mezzo, nel quadro della legalità, nondimeno ogni mezzo, per annientare Daesh”. In questo comunicato e nei successivi è stata poi utilizzata più volte la parola guerra e soprattutto l’aggettivo “impitoyable”, spietato. Per guadagnare l’appoggio dell’opinione pubblica, il presidente e il primo ministro francesi hanno sfruttato proprio questo tipo di retorica fortemente assertiva. Innanzitutto dal nome Daesh, filologicamente più corretto, si è passati, nel dibattito interno, alla sigla E.I. (état Islamique, nda) che sottolinea la componente “statale” dell’organizzazione. 24 ore dopo l’attentato, infatti, 10 tra

Mirage 2000 e Rafale bombardavano la roccaforte di Daesh a Raqqa, sfruttando l’autonomia francese all’interno della coalizione internazionale in Siria e l’appoggio dell’intero arco costituzionale. I rappresentanti di tutti partiti hanno poi unanimemente chiesto l’intervento terrestre di una coalizione formata anche - e soprattutto - dai Paesi europei. Il ministro della difesa Le Drian ha citato, a tal proposito, l’articolo 42.7 del Trattato di Lisbona che prevede il principio di mutua difesa in caso di attacco, esortando i membri dell’UE a cooperare.

in nostro possesso per fermare questa barbarie”. Gli inglesi, invece, hanno le mani legate dal voto contrario del Parlamento ai bombardamenti in Siria. Il segretario della difesa americano Ashton Carter ha annunciato un’estensione dello scambio di informazioni con la Francia e l’intensificazione degli attacchi contro l’ Is, negando però il coinvolgimento di truppe a terra.

Anche Putin ha esteso la comunicazione inter agenzia, inoltre ha ordinato ai sottomarini russi presenti nel Mediterraneo di aprire il fuoco contro obiettivi mirati e ha aumentato il numero di razzi a lunga distanza La novità assoluta del ricorso contro l’IS. a quest’articolo ha suscitato diverse reazioni: anche l’alto La strategia dell’IS è cambiata: commissario Mogherini ha 5 attentati rivendicati da giugno parlato di “guerra contro la ad oggi, tutti “ad alta esposizione Francia”, mentre Ursula Von mediatica” e con numerose vittime Der Leyen (ministro della difesa civili lo avvicinano ad Al Quaida tedesco) ha dichiarato “faremo più che mai. E la strategia dell’Occidente? tutto ciò che è


L’ORRORE A PARIGI E LE SUE CONSEGUENZE Di Michele Rosso A meno di un anno dagli attentati alla redazione di Charlie Hebdo, la capitale francese è ripiombata, durante la notte di venerdì scorso, nell’orrore legato agli attentati terroristici. Una serie coordinata di attacchi, condotti da tre squadre diverse, ha avuto luogo nei I, X, e XI arrondisements e nel comune di Saint Denis. Il bilancio è di 129 morti e di oltre 350 feriti. Il panico inizia a diffondersi, dopo l’esplosione tra le 21.20 e le 21.50 di tre ordigni per mano di tre kamikaze, nei pressi dello Stade de France, durante partita amichevole tra Francia e Germania cui stava assistendo anche François Hollande. Il presidente francese è stato evacuato dallo stadio per recarsi al ministero degli interni. Per motivi di sicurezza, agli spettatori è stata invece impedita l’uscita fino a mezzanotte. Due altre squadre iniziano, nel frattempo, a seminare il panico in città.

La prima spara sugli avventori di diversi locali tra il X e l’XI arrondissement, uccidendo 39 persone. La seconda giunge al Bataclan in cui stava esibendo il gruppo rock statunitense The Eagles of Death Metal. I terroristi entrano nel locale e iniziano a sparare inneggiando ad Allah e facendo riferimenti al coinvolgimento della Francia in Siria. Ottantanove persone perdono la vita. Quando la polizia riesce a fare irruzione, due dei tre terroristi si fanno esplodere per non essere catturati. La risposta da parte delle istituzioni è immediata. Dopo essersi consultato con il primo ministro Valls e il ministro degli Interni Cazeneuve, Hollande dichiara lo stato di emergenza in tutto il Paese. Il Presidente definirà le azioni terroristiche (rivendicate ilgiorno successivo dallo Stato Islamico con un comunicato) come un “atto di guerra”. Lunedì 16 novembre, davanti al Parlamento riunito a Versailles, annuncia la volontà

di riformare agli art. 16 e 36 della Costituzione, relativi rispettivamente a casi di pericolo imminente e stato d’assedio, per adattarli agli attacchi terroristici. Hollande ha poi dichiarato di voler aumentare le spese riguardanti la sicurezza interna, a costo di non rispettare i parametri previsti dal patto di stabilità. Dal 15 novembre la Francia ha intensificato, congiuntamente alla Russia, i bombardamenti su Racca. Il presidente ha inoltre invocato la “clausola di solidarietà”, prevista dall’art 42.7 del Trattato dell’Unione Europea, per richiedere l’assistenza degli Stati membri. Quasi tutti gli attentatori sono stati identificati: la maggior parte di loro aveva la cittadinanza francese e gravitava intorno al Comune di Molenbeek, alla periferia di Bruxelles. Il mandante della strage è Abdelhamid Abaaoud, belga di origini marocchine. Abaaoud è stato ucciso il 18 novembre in seguito a un blitz della polizia francese a Saint-Denis. È invece ancora ricercato l’attentatore Salah Abdeslam.

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TERRORISMO E VIOLENZE? #NOTINMYNAME Riappare sui social la popolare campagna contro il Daesh

Di Martina Scarnato

è stato citato da molti il versetto 5:32 del Corano, che condanna Il mio nome è Omar. Sono l’omicidio e recita: Chiunque musulmano. Io condanno uccide un uomo, è come se l’attacco terroristico a Parigi. uccidesse l’intera umanità. Oltre 1.5 miliardi di musulmani fanno lo stesso. Molti i messaggi Tuttavia, non è la prima volta che come questo che si sono diffusi viene lanciata tale campagna. sui social network a seguito dei Essa, infatti, è stata promossa sei attacchi terroristici avvenuti dalla fondazione Active Change nella notte tra il 13 e il 14 nel 2014 e inizialmente vi novembre a Parigi. avevano aderito i membri della comunità islamica mondiale La comunità musulmana che condannavano le violenze ha deciso di prendere dell’ISIL. In particolare, la decisamente le distanze dal campagna mira ad utilizzare gli Daesh e da un tipo di Islam, quello stessi mezzi che Daesh utilizza fondamentalista, da cui non si per diffondere i suoi messaggi sente rappresentata, attraverso di odio, ovvero le piattaforme l’hashtag #NotInMyName: “Non virtuali, Facebook e Twitter in a nome mio”, appunto. primis. Il fondamentalismo islamico, come è stato spesso ricordato nei Anche a seguito degli attentati di post, ha ben poco a che vedere inizio gennaio alla redazione del con la religione. In particolare,

settimanale satirico Charlie Hebdo e al supermercato Kasher, i musulmani si erano fatti sentire sui social per denunciare un terrorismo che “non ha religione né nazionalità”. Molti degli account affiliat iall’ISIL avevano, per parte loro, rivendicato la piena responsabilità degli attentati già venerdì notte, diffondendo l’hashtag Parigi in Fiamme su Twitter. Rita Katz, coordinatrice dell’agenzia SITE, riporta dall’account della rivista Dabiq France questi post: #France sends its aircraft to #Syria daily,bombing killing children and seniors, today it drinks from the same cup. E ancora: #ParisShooting: O French: As you kill - you’re being killed, oppure We’re coming O France- #ISIS.


EUROPA

7 Giorni in 300 Parole

GERMANIA “Siamo più forti del terrore”. Così Angela Merkel, a poca distanza dagli attentati che hanno colpito Parigi, dimostra di continuare la sua politica di apertura verso gli immigrati e, secondo l’agenzia di stampa Dpa, sarebbe riuscita ad ottenere un impegno comune allo scopo di ampliare gli aiuti e aumentare gli sforzi per i profughi. Un’amichevole di calcio da disputarsi tra Germania e Olanda ad Hannover, con presente Angela Merkel, è stata annullata, a seguito di una segnalazione per un allarme bomba giunta all’intelligence tedesca dai servizi di informazione di un Paese straniero e alla presenza di individui sospetti nei pressi dello stadio. “Sono delusa come milioni di fan, ma la decisione di ieri è stata responsabile” ha commentato la Cancelliera.

FRANCIA La polizia, attraverso un cellulare dei terroristi ritrovato nei pressi del Bataclan, è riuscita a risalire al covo degli attentatori di Parigi. Il blitz si è svolto all’alba di mercoledì 18 a Saint-Denis. L’obiettivo principale era individuare Abaaoud, la “mente” delle stragi. Secondo la tv belga, sarebbe morto durante tale blitz, notizia poi confermata in serata dal Washington Post. La cugina di 26 anni di Abaaoud si è fatta esplodere durante l’operazione; è la prima donna kamikaze in Occidente.

VERTICE UE-AFRICA

Fermare gli sbarchi puntando sul trust fund di Federica Allasia “I have concluded the #VallettaSummit on migration. Political Declaration and Action Plan unanimously adopted”. Con questo tweet il Presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk ha annunciato il successo del summit che si è svolto a Malta l’11 e il 12 novembre scorsi. Il vertice, che ha visto impegnati oltre 60 rappresentanti di Stati europei ed africani e i massimi esponenti di sette organizzazioni internazionali tra cui Nazioni Unite, Istituzioni UE e Unione Africana, è nato dall’iniziativa del Consiglio Europeo, all’indomani del drammatico naufragio che lo scorso aprile ha coinvolto centinaia di

migranti africani salpati dalle coste libiche. Da allora l’UE ha adottato una serie di misure volte a dare una risposta concreta all’emergenza immigrazione e soprattutto ha intrapreso un dialogo serrato con i Paesi africani. È stata dunque avviata una cooperazione internazionale finalizzata ad ottenere un impegno effettivo dell’Africa nella lotta agli sbarchi, in cambio di aiuti europei per aumentare l’occupazione nel Continente. Il summit maltese, incentrato

su temi quali lo sviluppo di un approccio comune nel Mediterraneo, la protezione delle persone in difficoltà economica, il traffico illegale gestito dai criminali e le cause delle migrazioni illegali, si è concluso con l’accordo firmato all’unanimità per il Trust Fund che prevede 1,8 miliardi di euro da investire in cooperazione e progetti per l’Africa, oltre che nella lotta ai trafficanti di esseri umani. Ai fondi comunitari si sono peraltro aggiunti 78,2 milioni di euro finanziati da 25 Stati membri e da Norvegia e Svezia, che fanno parte dell’EFTA. Positivo il commento del premier italiano Renzi che parla di “bicchiere mezzo pieno”; Juncker ha, invece, dichiarato che il contributo

fornito dai governi “non è sufficiente”. Nella conferenza stampa conclusiva del vertice, Tusk ha poi affermato che “salvare Schengen è una corsa contro il tempo e senza controlli efficac iall afrontiera, il trattato non sopravvivrà”. Non si sono fatte attendere le contromisure europee: Stoccolma ha annunciato la ripresa in via provvisoria dei controlli alle frontiere, mentre la Slovenia ha cominciato a costruire “ostacoli tecnici temporanei” al confine con la Croazia per gestire meglio i flussi migratori.

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BELGIO Secondo l’agenzia belga Rtbf nella mattinata di lunedì è stato individuato un veicolo sospetto nei pressi del quartiere europeo. Gli artificieri, subito allertati, hanno installato un perimetro di sicurezza. In seguito agli attentati che hanno colpito la Francia, a Bruxelles c’è molta attenzione e preoccupazione. ITALIA Il 19 novembre è stato pubblicato sul sito dell’ambasciata degli Stati Uniti un “messaggio di sicurezza per cittadini Usa” che si trovano a Roma e Milano: la basilica di San Pietro, il Duomo e il teatro alla Scala sarebbero potenziali obiettivi dei terroristi.

LIBERTÀ E PARTECIPAZIONE: LA SPAGNA E GLI INDIPENDENTISTI Di Benedetta Albano Le prossime elezioni nazionali spagnole si terranno il 20 dicembre in un Paese ormai poco fiducioso nei confronti del governo centrale e aperto verso le realtà locali, presenti ora più che mai. La questione basca è ormai storica, ma adesso anche la Catalogna, forte dei risultati del recente referendum e delle ultime elezioni regionali, si prepara a puntare sul tema dell’autodeterminazione e dell’indipendenza.

Il ministro degli esteri Gentiloni ha dichiarato che alcun soldato italiano Nella percezione degli “metterà scarponi in Siria. spagnoli, il governo guidato dal Partito Popolare appare A cura di Giada Barbieri lontano ed estraneo alla realtà sociale; non a caso Podemos, la novità di queste elezioni, lascia intendere la possibilità di una futura consultazione popolare riguardo all’autonomia basca e catalana, nonostante la Costituzione Spagnola sancisca l’incostituzionalità di una decisione di questo tipo se presa in via referendaria.

un referendum legale, autorizzato dall’autorità centrale e democratico. È difficile prevedere quale possa essere il futuro della Spagna e se esista una vera possibilità di scissione. I sondaggi, infatti, mostrano comunque il Partito Popolare in testa, anche se probabilmente dovrà formare un governo di coalizione con il movimento Ciudadanos (di origine catalana ma non di matrice indipendentista). È però altrettanto certo che l’autorità centrale non possa più ignorare la forza e l’influenza delle richieste dei propri cittadini, specialmente di realtà come quella basca, la quale da sempre rivendica l’autodeterminazione e difende fieramente la propria cultura e le proprie tradizioni.

La richiesta e il desiderio di una democrazia dal basso non sembrano essere ostacolate nemmeno dallo spostamento della data delle elezioni (inizialmente previste a novembre) al 20 dicembre, una mossa che da molti era La richiesta dei movimenti stata giudicata come un indipendentisti è semplice: la tentativo di scoraggiare i possibilità di scelta lasciata cittadini al voto. nelle mani dei cittadini, in


7 Giorni in 300 Parole CORSA ALLA CASA BIANCA Bobby Jindal, governatore della Luisiana, ha, infatti, ufficialmente ritirato la sua candidatura (vi era già sentore di ciò). La candidatura arrivava a stento al punto percentuale e poteva contare su un budget irrisorio rispetto a quello degli altri candidati. Quello che una volta era il ragazzo prodigio del GOP si dice fiducioso per il futuro, ma per adesso si unisce ai già ritirati Rick Perry, ex governatore del Texas, e Scott Walker, governatore del Wisconsin. Mercoledì 18 novembre Fox News ha pubblicato i dati relativi al New Hampshire: per la prima volta è in dubbio lo status quo democratico, con Bernie Sanders preferito dal 45% degli elettori (al 44% la Clinton).

USA

OBAMA BOCCIA LA COSTRUZIONE DELL’OLEODOTTO KEYSTONE XL

Di Alessio Destefanis, Il 6 novembre si è chiuso, con una forte presa di posizione da parte del Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, il dibattito sul mastodontico oleodotto Keystone XL. Con i suoi 1900 chilometri di lunghezza e una capacità di 830.000 barili di petrolio al giorno, avrebbe dovuto collegare il Canada al Golfo del Messico, dove sono presenti le maggiori raffinerie e scali portuali statunitensi. Il dibattito ha visto coinvolti sia gli ambientalisti, appoggiati da buona parte del partito democratico e Hillary Clinton, sia, sul fronte opposto, il partito repubblicano, l’industria petrolifera statunitense e il Governo del Canada. La decisione finale è arrivata, tuttavia, dal Presidente Obama stesso. La controversa questione ricadrebbe, infatti, nella sfera dei suoi poteri presidenziali.

L’argomento chiave utilizzato nel suo discorso alla Casa Bianca si riassume nella dichiarazione: “La costruzione dell’oleodotto non avrebbe dato un contributo alla nostra indipendenza energetica” e in effetti lo dimostra la drastica riduzione delle importazioni di petrolio, grazie anche alle tecnologie sviluppate e utilizzate sul suolo americano, come le trivellazioni orizzontali e il fracking. “E’ una grande vittoria, una decisione storica, un precedente importante che dovrebbe mandare un’onda di shock su tutta l’industria dei carburanti fossili” ha dichiarato il leader della coalizione dei movimenti ambientalisti Bill Mckibben. Questa decisione dell’amministrazione Obama rafforza inoltre la credibilità della delegazione americana al summit di Parigi sul cambiamento climatico, previsto per il 30 novembre.

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UNO SGUARDODENTRO GUANTANAMO utilizzata a scopo medico, il suo impiego rappresenta un Aperto l’11 gennaio 2002 altro esempio di tortura reginell’ambito della Global War strato tra le mura di Guantaof Terror lanciata dall’ammi- namo. nistrazione Bush, il campo di prigionia di massima sicurez- Tra gli argomenti a favore za di Guantanamo, sull’isola della chiusura di Guantanamo di Cuba, è fin da allora uno dei esistono anche giustificaziotemi più dibattuti negli Stati ni di carattere economico: Uniti. All’interno della strut- secondo la California Western DOPO PARIGI: PROBLEMA RIFUGIATI tura sono detenuti prigionieri School of Law, mantenere un PER OBAMA considerati una minaccia per detenuto a Guantanamo coDopo gli attentati di Parigi, sono stati la sicurezza nazionale, ma su sterebbe diciassette volte in inviati alla Francia messaggi di solida- cui non grava alcuna condan- più che in ogni altro centro di rietà e vicinanza da parte del presiden- na, poiché l’accusa non è riu- detenzione di massima sicute Barack Obama e di tutto il Governo. scita a raccogliere prove suf- rezza. La presidenza statunitense è però sta- ficienti: ta chiara quanto alla prospettiva di ciò solleva inevitabilmente Risulta tuttavia altamente imuna coalizione: non sarà possibile per dubbi sulla legalità della loro probabile che Guantanamo gli Stati Uniti intervenire “boots on the custodia. venga chiuso sotto l’attuale ground”. presidenza, sebbene Obama Il piano di accoglienza per i 10.000 Teatro di violazioni dei diritti abbia compiuto diversi sforzi rifugiati siriani previsti nei prossimi umani denunciate da più or- in questa direzione, sperando quattro anni è ora osteggiato da 20 ganizzazioni (Croce Rossa ed di riuscire ad evidenziare così governatori degli States, quasi tutti Amnesty International, tra le una netta discontinuità con le repubblicani. Obama ha dichiarato che altre), esso contribuisce in attività post 11 settembre di apporrà il veto a qualsiasi legge che modo estremamente negativo George W. Bush. osteggi il piano. alla reputazione di Washing- Questo obiettivo ad oggi pare difficilmente realizzabile, ton a livello internazionale. A cura di Alessandro Dalpasso Tra i vari sistemi di tor- in parte perché la legislatutura adottati, ha avuto una ra di Obama sta per giungere certa risonanza mediatica la al termine e in parte perché somministrazione di altissi- il Congresso (a maggioranza mi dosaggi di meflochina, un repubblicana) pare tutt’altro medicinale che se assunto in che intenzionato ad agevolarquantità eccessive crea gravi lo in questo intento. problemi psichici. Frequente- In piena campagna elettoramente i prigionieri hanno de- le, il GOP ha bisogno di prove nunciato i trattamenti subiti per avvalorare la tesi seconcon scioperi della fame, ma do la quale l’Amministrazione per fare fronte a questa si- Obama è stata improduttiva: tuazione le autorità non han- l’inadempienza di una delle no esitato a ricorrere all’ali- sue promesse storiche costimentazione forzata per via tuisce un esempio calzante a nasale. Non essendo questa suffragio di questo argomento. tecnica Di Francesco Turturro


MEDIO ORIENTE

7 Giorni in 300 Parole

SIRIA L’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, nella persona di Rami Abdel Rahman ha specificato che in seguito ai bombardamenti francesi e russi avvenuti a Raqqa negli ultimi giorni sono morti almeno 33 combattenti del Califfato e non ci sono state vittime tra i civili. Come ha riportato anche Raqqa is Being Slaughtered Silently, associazione di attivisti anti-IS e avversi ad Assad, gli jihadisti avevano previsto i bombardamenti: lasciati pochi uomini nei luoghi strategici della città, hanno trasferito molte famiglie a Mosul. LIBANO 9 arresti dopo il duplice attentato rivendicato dall’IS avvenuto a Beirut il 12 novembre scorso nel quartiere della città in mano a Hezbollah. Vi avevano perso la vita più di 40 persone e centinaia erano rimaste ferite. Lo ha riferito il ministro Nuhad Mashnouq, che ha specificato che si tratta di sette siriani e due libanesi.

ISRAELE Netanyahu all’indomani della strage di Parigi ha condannato il “braccio settentrionale del movimento islamico” e dato il via libera alle costruzioni di due nuove colonie a Ramat Shlomo e a Ramot: i seguenti blitz israeliani hanno portato alla chiusura di 17 istituti di credito ai quali sono stati congelati i conti e al sequestro di file e computer a 13 uffici, oltre alla confisca di terre e immobili.

IL TERRORISMO AI TAVOLI DI ANTALYA L’altra reazione del mondo alla minaccia del Daesh

Di Samantha Scarpa

importanti arriva, infatti, dal Primo Ministro inglese DaTurchia - Riflettori spenti, vid Cameron, suggerendo la dopo gli attentati di Parigi possibilità di una flessiodel 14 Novembre, sul decimo ne negli attacchi russi verso G20 svoltosi tra il 15 e il 16 l’opposizione ad Assad dell’ENovembre ad Antalya, citta- sercito Siriano Libero e un dina nel sud-ovest della Tur- maggiore target focus verso chia. In concomitanza con il lo Stato Islamico. secondo capitolo delle trattative viennesi sul destino Molto più spettacolare, al della Siria - le cui risoluzioni contrario, il colloquio inforfinali prevedono l’instaurazio- male e raccolto tra Barack ne di un governo di transi- Obama e Vladimir Putin. zione sotto egida ONU entro Secondo quanto riportato, nei sei mesi e libere elezioni en- 30 minuti di conversazione tro 18 mesi - questo summit sono state discusse le visioni ha eccezionalmente converso contrastanti riguardo il fusu temi di sicurezza e di lotta turo del governo siriano e, più al terrorismo, estremamente in particolare, della possibile sentiti in questi giorni da par- ricandidatura di Bashar Alte della comunità internazio- Assad alle prossime elezioni. nale. L’anfitrione del G20, il presiLe risoluzioni raggiunte si dente Erdogan, ha sottolineasono limitate ad astratte to l’importanza di una “lotta constatazioni circa il biso- finanziaria” ai fondi nascosti gno di una maggiore lotta alla destinati allo Stato Islamipropaganda jihadista sul web, co. Proprio a tal proposito, il dell’intensificazione di misure presidente Putin ha lanciato di sicurezza ai confini e della una provocazione alla fine del cooperazione più stretta summit, la mattina del 17 Notra i servizi di intelligence eu- vembre, pubblicando un rapropei. porto americano secondo il quale alcuni Stati del G20 -alTuttavia, ciò che più concre- cuni Paesi del Golfo e la Turtamente influirà sulla scena chia stessa – sono i protagomediorientale sono i prodotti nisti di ingenti finanziamenti dei colloqui a margine del allo Stato Islamico. Immediasummit stesso, il cui fulcro ta la reazione di Erdogan, il è stato, al contrario, il futuro quale afferma di aver signifidella politica interna siriana. cativamente rinforzato i controlli di frontiera a tal propoUna delle dichiarazioni più sito.

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IRAQ Il ministro degli esteri Ibrahim Al-Jaafari, ha dichiarato che i servizi segreti iracheni, in possesso di informazioni, avrebbero avvisato le autorità internazionali riguardo al rischio attentati in Paesi come USA, Francia e Iran. PALESTINA Ha breve durata il clima raccolto per le commemorazioni di Yasser Arafat a 11 anni dalla morte. Non si allenta, infatti, la tensione a Gaza, dove due missili hanno portato danni materiali, e a nord di Ramallah, dove un palestinese è rimasto ucciso negli scontri con la polizia israeliana. Le stesse forze dell’ordine hanno sequestrato 8 palestinesi a Hebron, tra cui 4 bambini.

YEMEN Nell’agguato, avvenuto nella notte tra martedì e mercoledì a Mocha hanno perso la vita 44 sostenitori del presidente Hadi, che si è spostato ad Aden, città individuata come capitale temporanea. Sul fronte opposto, più di 20 le vittime tra ribelli houthi a Ma’arib. Anthony Lake (UNICEF) ha dichiarato che più di mezzo milione di bambini yemeniti sono attualmente a rischio di morte a causa della malnutrizione e che una soluzione politica è quindi un urgente bisogno per il Paese. A cura di Lorenzo Gilardetti

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LEONI PER AGNELLI

Cos’è l’Islam e perché ISIS non è islamico Di Martina Terraglia In una settimana di attacchi terroristici rivendicati da ISIS, filtri tricolore e citazioni alternate di Fallaci e Terzani, riflettiamo sul rapporto tra Islam e radicalismo islamico. Islam. Definire l’Islam solo come una religione è riduttivo e non permette di coglierne il messaggio profetico. Esso è din wa dunya, religione e mondo: una visione morale e sociale della funzione della religione, che si pone come ideologia e fondamento dell’azione pratica. Tale tendenza pratica dell’Islam ha generato l’ingannevole definizione di din wa dawla, religione e Stato, estranea al nucleo originario e in contraddizione con esso: il tentativo di imporre l’ingerenza della religione nelle questioni statuali segnerebbe la supremazia dell’aspetto politico su quello spirituale e, quindi, la vittoria delle tendenze secolarizzatrici. Islamismo Politico. L’islamismo politico implica la definizione dell’Islam come “religione e Stato”, ponendosi quindi in antitesi con la visione classica.

Esso promuove: un ritorno alle fonti originarie della religione, la purificazione della società e la costituzione dello Stato islamico, con un’evidente politicizzazione della dottrina religiosa. In una fase iniziale, l’islamismo ha agito come un movimento a carattere sociale, sebbene poi sia stato denotato da militarizzazione e lotta armata. ISIS è un movimento islamista, volto alla all’instaurazione del Califfato Islamico, in cui l’Islam sia din wa dawla. Sebbene non esista un vero e proprio manifesto di ISIS, è indubbio che questi siano alcuni dei principi cardine del movimento; ma quanto è realmente vicino all’Islam? Il califfato. Se il Corano può essere soggetto a strumentalizzazioni, è necessario adottare un punto di vista alternativo, partendo alla definizione di “califfato”. Il califfato è l’istituzione più tradizionale del mondo araboislamico. Esso rispetta alcune regole, quali la discendenza dal Profeta del califfo, che deve essere anche un esperto in scienze religiose; tali qualità certo non appartengono al leader di ISIS, Abu Bakr al-Baghdadi, la cui rivendicazione del titolo è pertanto illegittima. Inoltre, il califfato rappresenta l’ideale dell’unità della umma, la comunità dei fedeli, che costituiscono un unico popolo nonostante siano divisi da confini nazionali; ISIS, al contrario, con attacchi rivolti anche a musulmani, è fitna, scissione e discordia tra i musulmani, quindi disgregazione della umma. ISIS si discosta, pertanto, dai veri precetti dell’Islam, li strumentalizza. ISIS non è Islam.


RUSSIA E BALCANI 7 Giorni in 300 Parole

ROMANIA Il Parlamento ha votato la fiducia al governo presieduto da Dacian Ciolos. Commissario per l’agricoltura e per lo sviluppo rurale in Romania, poi nella Commissione Barroso, il tecnico Ciolos possiede – almeno secondo il presidente Iohannis, che l’ha chiamato a guida dell’esecutivo e il Parlamento che ne ha confermato la decisione – le caratteristiche necessarie per fare meglio del suo predecessore, il socialdemocratico Victor Ponta. Quest’ultimo è stato infatti costretto a rassegnare le proprie dimissioni in seguito ai recenti sviluppi di un’inchiesta per reati di corruzione e sulla scia delle proteste popolari seguite all’incendio del 30 ottobre della discoteca di Bucarest. KOSOVO Donika Kadaj Bujupi, deputata e capogruppo del principale partito d’opposizione, è stata arrestata assieme ad altri tre deputati perché coinvolta nel lancio di gas lacrimogeni che hanno bloccato i lavori del Parlamento. Le opposizioni da tempo avversano con tutti i mezzi – è la quarta volta infatti che si verificano episodi di questo genere – le decisioni del governo che mirano ad una normalizzazione dei rapporti tra Pristina e Belgrado. Da Bruxelles, Federica Mogherini ha sottolineato la necessità che vengano rispettati i processi democratici, salutando “con favore l’impegno del premier nel dialogo e l’attuazione degli accordi raggiunti con la Serbia”.

LA ROMANIA VERSO IL GOVERNO TECNICO

Di Fabrizio Pusineri Dacian Cioloș, martedì 10, al termine della giornata di consultazione, è stato incaricato dal presidente Klaus Iohannis di formare un governo tecnico. Il Presidente ha dichiarato che, in una situazione qual è quella attuale, la priorità è risolvere i problemi di immagine della classe politica; serve perciò che a rappresentare la Romania sia una persona pulita e non legata ad alcuna particolare forza, ma che allo stesso tempo conosca bene i meccanismi della politica. Fondamentale sarebbe poi che i membri dei singoli partiti non siano stati accusati di corruzione. Inoltre, in vista delle future elezioni servirebbe un netto rafforzamento della rule of law, nonché un’apertura alla competizione politica, unico meccanismo in grado di inserire volti nuovi all’interno dei partiti e di escludere tutti gli accusati di corruzione. Dopo la nomina di Cioloș non si sono fatte attendere le reazioni dei vari partiti

politici. Il PSD (Partidul Social Democrat) non ha preso nettamente posizione rispetto all’insediamento del nuovo premier, riservandosi di esprimere il proprio parere direttamente sulle sue singole proposte in Parlamento. I rappresentanti del PNL (Partidul Național Liberal), invece, hanno dichiarato che Ciolos. sia la persona più adatta a rappresentare il Paese, poiché l’unico in grado di capire cosa comporti avere la leadership in una situazione tale. Tra le altre forze presenti in Parlamento, il portavoce di ALDE (Alianța Liberalilor și Democraților) ha affermato che il suo partito attenderà la presentazione del programma di riforme prima di decidere se dare il proprio appoggio al nuovo governo. Nonostante il clima politico instabile, per il nuovo premier il compito più gravoso sembra sia la gestione delle istanze economiche e sociali della Romania, nonchè il rinnovamento della classe politica.

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RUSSIA La catastrofe dell’Airbus russo Metrojet, precipitato nel Sinai il 31 ottobre, “è stata causata da un attentato”. La conferma ufficiale viene dal capo dei servizi segreti russi Alexander Bortnikov, che conferma quindi i sospetti di Scotland Yard sulla tesi dell’attentato terrorista. Il presidente Putin ha assicurato che i responsabili degli attacchi terroristici saranno trovati e puniti, e ha aggiunto che “l’attività bellica dell’aviazione in Siria non deve essere solo continuata: deve essere rafforzata, affinché i criminali capiscano che il castigo è inevitabile”.

CROAZIA Secondo il Ministero degli Interni croato sarebbero circa in 400 mila i migranti e i profughi ad aver transitato sul territorio croato da quando a settembre è stato chiuso il confine tra Serbia e Ungheria. Di questi, 180 mila sono stati trasportati in Ungheria, gli altri 220 mila, in seguito alla edificazione della barriera di filo spinato al confine croato-ungherese, si sono spostati dalla Croazia per entrare in Slovenia. Le autorità prevedono che l’esodo non si attenuerà: dallo scorso 2 novembre è stato infatti attivato un campo di transito e accoglienza adatto anche alle condizioni invernali. A cura di Lorenzo Bardia

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PROSEGUE LA TENSIONE UE – RUSSIA

Fonti interne UE: nuove sanzioni al summit ufficiale del 17-18 dicembre Di Fabrizio Pusineri L’agenzia tedesca Handelsblatt, rifacendosi ad una fonte nella dirigenza dell’Unione Europea, ha informato che l’UE ha intenzione di prolungare le sanzioni contro la Russia per altri sei mesi. Secondo le informazioni dell’agenzia, questa misura vorrebbe velocizzare il processo di pace nell’Ucraina dell’est. I rappresentanti dell’UE sostengono che la Russia non starebbe rispettando a pieno le condizioni dell’accordo di Minsk, nonostante la tregua nell’est del Paese. Una decisione ufficiale riguardo il prolungamento delle sanzioni verrà presa durante il summit UE del 18 dicembre. La Russia ha da sempre dichiarato sia di non interferire personalmente nel conflitto interno all’Ucraina sia di augurarsi una rapida risoluzione del problema. Alla fine di luglio 2014 l’UE e gli USA sono passati da sanzioni indirizzate a specifici individui e aziende a misure

contro interi settori dell’economia russa e in particolare contro l’industria difensiva e dell’high tech. I capi dei Ministeri degli Esteri dei Paesi UE il 22 giugno scorso hanno prolungato le sanzioni economiche contro la Russia fino al 31 gennaio 2016, approvando gli attuali emendamenti riguardanti le misure restrittive settoriali contro la Russia decise dall’UE. La decisione è entrata in vigore il 23 giugno. In un quadro complesso e instabile, la crisi ucraina ha lentamente oltrepassato la soglia della crisi locale, trasformandosi in un conflitto dal carattere internazionale, con possibili conseguenze sul futuro dell’Europa, sui rapporti di forza tra le potenze, sulla loro “postura” strategico-militare e sui rapporti economici per i decenni a venire. A ciò si aggiungono gli accordi di Minsk, che probabilmente sono destinati a rimanere una soluzione temporanea, o, nella peggiore delle ipotesi, potrebbero istituzionalizzare una nuova linea di demarcazione tra Est e Ovest.


ORIENTE

7 Giorni in 300 Parole

FORUM DELLA COOPERAZIONE ECONOMICA ASIA-PACIFICO Durante il forum tenutosi a Manila, il Presidente degli USA ha chiesto la fine dei lavori cinesi di ampliamento delle isole artificiali nell’area contesa con Pechino (le Spratly Islands rivendicate da molti Paesi della regione) e ha annunciato nuovi aiuti al Paesi del sud-est asiatico per 259 milioni di dollari al fine di garantire la sicurezza marittima. È stata inoltre rimarcata la necessità di accelerare la realizzazione dell’accordo di libero scambio dell’area Asia-Pacifico (TTP) e incrementare l’impegno per la sua integrazione economica, onde evitare una potenziale frammentazione della regione.

AMNESTY: CINA SOTTO ACCUSA Torture fisiche e psicologiche non cessano secondo il nuovo report

Di Simona Graceffa

Le modalità con cui vengono inferte le torture, emerse dopo ricerche e testimonianze, sono agghiaccianti: sedie di contenzione di metallo, privazione di cibo, acqua, cure, sonno, e molte altre. Nel 2013, inoltre, è stata introdotta, con la riforma del nuovo codice di procedura penale, la “sorveglianza domicialiare in una località prestabilita”. La detenzione segreta, usata soprattutto per reati di stampo politico, è prevista sino a 6 mesi.

Dal rapporto Cina: nessuna fine in vista di Amnesty International del 12 novembre scorso emerge la scarsa efficacia dell e riforme del sistema penale messe in atto dal governo di Pechino. Tortura e maltrattamenti da parte della polizia rimangono un’abitudine per costringere i sospettati a confessare, nonostante il divieto previsto dal 2010. Gli stessi avvocati, se denunciano il trattamento subito dai loro clienti, sono intralciati, minacciati e Tutto questo contrasta in ALLEANZA RUSSIA-FRANCIA-CINA modo stridente con il diritto Nelle ultime 72 ore raid aerei lanciati spesso anche torturati. internazionale. dalle forze militari di Francia e Russia Le leggi esistenti e le garanzie Non poche, infatti, le norme hanno provocato la morte di almeno 33 recentemente introdotte non violate, tra le quali l’art. 5 della jihadisti, nel nord della Siria. Si va dunque rafforzando l’alleanza bastano. Esistono numerose Dichiarazione universale dei Parigi-Mosca, un’alleanza che inclu- scappatoie che permettono diritti dell’uomo del 1945 e la de anche la Cina: proseguono senza al personale statale di non Convenzione internazionale problemi, infatti, le ottime relazioni tra essere condannato dopo aver contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, inumani Mosca e Pechino, confermate il 17 no- commesso torture. Il rapporto di Amnesty e degradanti, adottata vembre da Vladimir Putin, che ha riba1984 dall’Assemblea dito come l’alleanza tra i due Paesi sia evidenzia che, su oltre 1000 nel segnalazioni da parte dei Generale dell’Onu. un fattore che contribuisce alla stabilità legali, solo 280 funzionari del mondo. polizia sono stati Amnesty ha iniviato al Xi Jinping ha confermato l’intenzione della governo cinese alcune della Cina di lavorare insieme alla Rus- condannati per tortura. Gli stessi tribunali ignorano raccomandazioni volte ad sia per promuovere la cooperazione nel le denunce. Su 590 casi affrontare ed eliminare campo della difesa, al fine di proteggere gli interessi comuni e garantire la esaminati in cui gli imputati il problema e, proprio in stabilità del mondo; quest’anno, la Cina dichiarano di essere stati questi giorni, gli esperti del aumenterà le spese destinate alla dife- sottoposti a torture per Comitato contro la tortura confessare, solo 16 delle delle Nazioni Unite stanno sa circa del 10%. prove così ottenute non sono esaminando la situazione. state considerate valide.

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COREA DEL NORD Cancellata la visita di Ban Ki-Moon prevista a Pyongyang per la prossima settimana (non erano state comunicate le ragioni per cui era stata provocata). Tramite il suo portavoce, il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha comunicato non si recherà in Corea del Nord. A cura di Carolina Quaranta

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DOPO IL SISMA L’EMBARGO: IL NEPAL NEL CAOS repubblicana nepalese, che andrebbe ad interferire con Le ferite del terremoto che gli interessi che il gigante questo aprile ha scosso il asiatico ha in quel Paese. piccolo Stato himalayano non si sono ancora rimarginate e Le reazioni del Governo già un nuovo, durissimo colpo nepalese non si sono fatte va ad infierire sulla fragile attendere: il neo (dal 12 primo ministro economia del Nepal, ridotta ottobre) al quasi totale collasso dopo Sharma Oli ha accusato apertamente il governo il disastro naturale. di Delhi di non rispettare Nazioni Stavolta, però, non è stata i principi delle la cieca furia della natura, Unite e di violare i principi bensì l’uomo. Infatti dalla della convivenza pacifica; del Nepal, fine di settembre, la vicina all’interno India ha imposto un infatti, si sta diffondendo un embargo e non ufficial sentimento anti-indiano. (ci appropriamo della definizione data dall’agenzia A muoversi non sono state di stampa Asianews) che solo le istituzioni nepalesi: riguarda principalmente alcuni giovani studenti hanno l’importazione di gas, fatto sentire la propria voce, portando la problematica petrolio e benzina. all’attenzione dell’ONU. Il Nepal vede così annullate le L’India, però, è rimasta sorda possibilità di una ricostruzione anche a questo appello. rapida delle infrastrutture e dell’economia. Dopo il sisma Lo scorso 15 novembre il manca tutto, dalle medicine premier Oli ha dichiarato al carburante, fino ai più inaccettabile il fatto che un semplici ed essenziali generi Paese sovrano subisca un alimentari; i trasporti, proprio isolamento forzato per aver per la mancanza di benzina, promulgato una costituzione sono in stallo e questo rende democratica e di ispirazione impossibili le comunicazioni. progressista; il premier si è Motivo di tale decisione quindi rivolto alle istituzioni chiedendo di presa dall’India sarebbe indiane l’approvazione, avvenuta sospendere un embargo che, ai primi di settembre, della pur essendo non ufficiale, sta mettendo in crisi l’equilibrio nuova Costituzione interno della nazione. Di Tiziano Traversa


AFRICA

7 Giorni in 300 Parole

SUMMIT AFRICA - UE Il 12 novembre i leader dell’UE hanno incontrato al summit di Malta i capi di Stato di 60 Paesi africani. È stato firmato un accordo per il Trust Fund per l’Africa, che prevede un finanziamento di 1,8 miliardi da investire in cooperazione e progetti per l’Africa. Secondo alcune fonti, l’UE avrebbe l’intenzione di chiedere in cambio di questi aiuti accordi di riammissione degli immigrati irregolari. Critiche da alcuni premier africani. BURUNDI ONU: “rischio genocidio”. Crisi politica e sociale in Burundi acuita dalla rielezione a luglio del Presidente Pierre Nkurunziza: il terzo mandato non è, infatti, previsto dalla Costituzione. La repressione delle manifestazioni ha già provocato centinai di morti e almeno 200.000 persone stanno fuggendo a causa delle violenze della polizia o delle milizie filo governative. L’ONU valuta l’invio di caschi blu nelle prossime settimane, mentre l’UE ha già disposto l’evacuazione del personale diplomatico.

UN NEMICO SILENZIOSO

L’Africa ha vinto l’Ebola, ma la TBC è ancora una piaga da debellare di Jessica Prieto Mentre in Sierra Leone si festeggia per la sconfitta del virus Ebola, la tubercolosi uccide un milione e mezzo di persone all’anno e che in Sudafrica rappresenta la prima causa di morte. La malattia infettiva attacca principalmente i polmoni, ma colpisce soprattutto i ceti più poveri della società, tanto da essere definita una epidemia socio-economica. Essa viene contratta soprattutto dagli abitanti delle periferie, le cosiddette township. Si tratta di ambienti sporchi, privi di fognature, dove le famiglie vivono stipate in pochi metri quadrati e l’aria fatica a circolare, agevolando la diffusione dei batteri. La tubercolosi comune (TBC), curabile con antibiotici, viene debellata nell’85% dei casi. Tuttavia, in questi anni sono state scoperte due nuove forme: la Multi drug resistant tb (MDR-TB) e la Extensively drug resistant tb (XDR-TB). Questi virus sono resistenti ai farmaci tradizionali e necessitano di cure molto costose, che possono arrivare anche ai 26.000 dollari per paziente.

dovrebbe consistere in un miglioramento delle soluzioni abitative. Purtroppo si tratta di un problema difficilmente risolvibile in tempi brevi: per questo i ricercatori stanno studiando soluzioni alternative in grado di combattere queste nuove patologie. Altra causa del diffondersi della malattia risiede nella disinformazione. Spesso la gente comune ignora l’esistenza di nuove forme di tubercolosi, curandole come semplici raffreddori. In altri casi, coloro che contraggono la malattia scelgono di ignorarla, per paura di essere abbandonati dalle loro famiglie e isolati dalla comunità. A ciò si aggiunge anche una diminuzione degli investimenti privati destinati alla ricerca. Tra il 2012 e il 2013 le donazioni internazionali sono diminuite dell’11,8%, taglio dovuto a una maggiore attenzione per le cure delle malattie croniche piuttosto che per le cure di quelle infettive.

L’insieme di tutti questi fattori rende sempre più difficile l’obiettivo stabilito dall’ONU, secondo cui l’epidemia dovrebbe essere eliminata Dal punto di vista della entro il 2030. sanità pubblica, l’intervento primario

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NIGERIA ANGOLA: ECONOMIA DELLO SVIIl 18 Novembre un attentato LUPPO E CONTRADDIZIONI suicida in una stazione per camion a Yola, nel nordest della Nigeria, ha causato 32 vittime tra passanti L’impegno di un Paese per uno sviluppo economico reale e commercianti locali. La strage è rivendicata dal gruppo terroristico di Chiara Zaghi investimenti dall’estero, africano Boko Haram. ma, nonostante sia uno di SUDAFRICA

La Mercer, una società di analisi finanziarie inglese, leader globale nella consulenza sulle Risorse Umane, ogni anno si occupa di stilare una graduatoria delle città in base al costo della vita. Questa iniziativa, giunta alla 21esima edizione, è nata per aiutare le aziende multinazionali e i governi a determinare i compensi per i propri dipendenti all’estero.

Il 15 novembre è andato al nigeriano Benjamin Ezeamalu l’Africa Fact-Checking Award, il premio per i giornalisti più attenti alla verifica dei fatti. Cronista del quoti diano Premium Times, Ezeamalu è stato insignito del riconoscimento per un’inchiesta sulle dichiarazioni erronee o volutamente false relative alla legge nigeriana sull’età del Nel 2015, per il terzo anno consenso. consecutivo, la città più co-

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stosa per i lavoratori straA cura di Giulia Mogioni nieri è risultata essere Luanda, la capitale dell’Angola. Il costo per l’affitto di un appartamento con due camere da letto è di 6.800 dollari al mese e quello di una casetta con tre camere da letto arriva a 15.800 dollari al mese. Si deve considerare, però, che le residenze appropriate per gli stranieri sono poche, e ciò in parte ne giustifica i prezzi esorbitanti. Questo è solo uno degli esempi per cui l’Angola è da considerarsi un Paese in forte sviluppo, ma con nu merose contraddizioni.

maggiori produttori di materie prime dell’Africa, l’Angola rimane un Paese con un’alta incidenza di popolazione al di sotto della soglia di povertà e con un alto tasso di mortalità infantile.

Lo scorso 4 novembre, la Sonangol, la società petrolifera nazionale dell’Angola, ha stipulato alcuni accordi con l’Eni, in base ai quali le due società lavoreranno insieme per realizzare dei progetti di sviluppo del Paese africano. L’Eni fornirà il gas per uso domestico favorendo l’accesso all’energia locale, si impegnerà a realizzare un progetto agricolo che incrementi l’occupazione e l’economia del luogo e supporterà la costruzione di una raffineria nella città di Lobito.

La volontà del governo angolano di promuovere uno sviluppo che vada oltre interessi strettamente economici è stata anche rappresentata dal padiglione del Paese a Expo2015, dove l’Angola ha scelto di mostrare il suo impegno Negli ultimi anni, per esempio, sui temi dell’alimentazione, il suo sviluppo petrolifero dell’agricoltura e soprattutto ha attratto numerosi della sostenibilità.


SUD AMERICA

7 Giorni in 300 Parole

BRASILE Lo scorso 5 novembre una valanga di acqua e fango ha travolto la città di Mariana, nello stato di Minas Gerias, a causa del crollo di una diga. Per le 8 vittime nella tragedia e per i danni ambientali, nel corso di questa settimana ci sono state manifestazioni nella regione e nelle principali città del Paese. Il governo, che ha prontamente denunciato l’avvenimento, ha ora fatto causa alle società minerarie che lavorano nella regione e l’azienda mineraria Samarco, proprietaria della diga all’origine del disastro, si è impegnata a pagare 260 milioni di dollari. MESSICO Il Fondo Monetario Internazionale ha riscontrato in un report che il Paese centroamericano presenta “una crescita moderata e un’inflazione contenuta e stabile”. Il FMI riconosce i risultati della politica di Peña Nieto segnalando però che, malgrado i buoni risultati ottenuti, il Messico si trova in un “complesso contesto internazionale”, anche se i suoi problemi non sono paragonabili alla recessione del colosso brasiliano o alle difficoltà economiche del Venezuela Il report prevede, infine, se si continua a contenere l’inflazione, un 2016 di crescita sì moderata ma in controtendenza a molti altri Paesi della regione.

“BECAUSE I’M A GIRL”

La lotta di Plan International al fenomeno delle spose-bambine Di Sara Ponza Il 5 novembre 2015 il Congresso Nazionale del Guatemala, modificando il codice civile nazionale, ha abrogato i matrimoni precoci: l’età minima per contrarre matrimonio sarà, sia per i ragazzi sia per le ragazze, di 18 anni e non più di 14. La riforma, ratificata con 87 voti a favore e 15 contrari, prevede anche che le ragazze fra i 16 e i 18 anni si possano sposare con una specifica autorizzazione giudiziaria. La nuova legislazione è stata promulgata grazie al lavoro degli ambasciatori di Canada e Regno Unito e di numerose associazioni senza fini di lucro.

La situazione delle sposebambine guatemalteche era stata analizzata dall’Unicef che, tramite le statistiche effettuate nel decennio 20022012, ha stimato che le donne che hanno contratto matrimonio sotto i 18 anni sono state il 30,3%; il 7,1% di loro, invece, si è sposata a meno di 15 ECUADOR anni. L’Assemblea Nazionale ha avviato il pro- Fondamentale il contributo cesso per la modifica della Costituzione dato dall’associazione equadoregna, già presentato nel 2014. Tra le modifiche più criticate – anche perché non sarebbe sottoposta a referendum – c’è la possibilità di rieleggere il Presidente dell’esecutivo a tempo indeterminato. Rafael Correa, presidente e leader dell’Aleancia País, attualmente detentore della maggioranza assoluta nelle Camere, ha mantenuto una certa riservatezza a proposito, affermando che seguirà le decisioni prese dal partito.

Plan International (organizzazione umanitaria no profit) che, tramite la campagna Because I’m a Girl e la cooperazione con le istituzioni guatemalteche, ha reso possibile un cambiamento concreto: molte bambine ed adolescenti non saranno più obbligate a subire violenze fisiche e psicologiche e a partorire in età precoce. L’evoluzione legislativa è stata positivamente commentata da Tiziana Fattori, presidente di Plan International Italia, con queste parole “La nuova legge è una pietra miliare nella storia del Guatemala. Ora le bambine potranno continuare la loro istruzione ed esprimere pienamente il loro potenziale”. Una norma, effettivamente, non era sufficiente e dunque il progetto Because I’m a Girl, oltre ad accrescere la sensibilità delle istituzioni, ha lo scopo di fornire materiale scolastico, consapevolizzare la popolazione sugli effetti dei matrimoni prematuri e salvaguardare le ragazze dalle discriminazioni di genere.

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ARGENTINA Previsto per il 22 novembre il ballottaggio delle elezioni politiche nel Paese. Il precedente voto del 25 ottobre aveva visto il candidato dell’opposizione di centro-destra, Daniel Scioli, raggiungere un inaspettato successo tanto da costringere al secondo voto il candidato filogovernativo Mauricio Macri e mettendo in crisi il partito della presidente Kirchner.

VENEZUELA Il governo venezuelano non ha ancora espresso una linea precisa rispetto all’arresto di due parenti di Nicolás Maduro da parte della DEA, l’agenzia antidroga americana, la scorsa settimana. Il Presidente ha però commentato che si tratta dell’ennesimo modo per screditare il Paese nonchè sua linea politica e che si trovi sotto accusa per azioni di persone a lui difficilmente riconducibili.

I PIANI DI MADURO

Strategie per una vittoria elettorale a ogni costo

Strategia Di Stefano Bozzalla Cassione all’opposizione. già in atto ai danni del Tra circa un mese, in leader Leopoldo Lopez in Venezuela, si terranno le carcere da svariati mesi. nuove elezioni presidenziali. In caso di sconfitta per Dalla morte di Chávez ad oggi pochi voti, Maduro potrebbe Maduro ha governato il Paese comunque vincere grazie alla sulla linea che aveva tenuto il corruzione di pochi disonesti suo predecessore, una sorta oppositori. seconda strategia di socialismo bolivariano. La presupporrebbe, invece, dura sconfitta per Sempre molto dura una ad opera l’opposizione, che contesta l’opposizione Maduro: questo lo al Presidente la difficile di situazione economica e i brogli obbligherebbe, secondo la elettorali avvenuti durante sua volontà di mantenere le ultime presidenziali del il potere ad ogni costo, ad 2013, dove Maduro vinse con agire duramente contro gli uno scarto minimo sul suo oppositori, ma alla luce del sole. avversario. Il giornalista cubano Carlos Il giornalista sottolinea che Alberto Montaner, nel suo “il piano B sarebbe meno articolo “The two plans of terribile del piano A” (il quale, Nicolás Maduro”, spiega secondo l’opinione di molti, come il presidente Maduro è già in atto e destinato stia seguendo una sorta di a portare il paese alla assioma dei fratelli Castro, rovina), perché porterebbe dell’opinione The revolution will never all’attenzione surrender, soprattutto alla internazionale le azioni di carattere totalitario che luce delle affermazioni di sta compiendo, Maduro di voler vincerele Maduro elezioni, non mporta in che mettendo la parola “fine” alla falsa storia di una rivoluzione modo. degli oppressi. Secondo Montaner, Maduro Montaner sostiene, infine, che potrebbe adottare due diverse l’unica arma che i venezuelani hanno per cambiare la loro strategie. La prima consisterebbe in una storia sia quella di andare a vittoria ottenuta eliminando votare in maniera massiccia, scorrettamente, con false senza sosta e senza paura, così questa accuse, la concorrenza, o, in denunciando difficile situazione. questo caso, i candidati

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MSOI thePost Torino Ogni settimana un focus sulle nostre attività

L’INVASIONE DELL’IRAQ La seconda Guerra del Golfo Di Stefano Bozzalla Cassione Gli attentati dell’11 settembre 2001 permisero all’amministrazione Bush di uscire da difficoltà politiche interne mostrando al mondo la forza americana, iniziando quella che passerà alla storia come la “guerra al terrorismo” espressa nella sua forma più moderna con la guerra preventiva.

SIMULATION GAME ‘15 Il Simulation Game di M.S.O.I. Torino consiste in una simulazione di una seduta del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, durante la quale i partecipanti diventano diplomatici per un giorno, rappresentando fedelmente di fronte agli altri delegati la posizione dello Stato loro assegnato rispetto ad una questione di rilevanza internazionale. Lo scopo della simulazione è di raggiungere, dopo intense ed entusiasmanti negoziazioni, una risoluzione discussa, condivisa e votata secondo le regole di procedura delle Nazioni Unite. Il Simulation Game dell’anno associativo 2015/2016 verterà sulla Seconda Guerra del Golfo, un tema che ha suscitato notevole interesse presso i soci del Movimento e gli studenti dell’Università di Torino, tanto da far registrare un numero di partecipanti senza precedenti: oltre 120 persone saranno ospitate nelle sale del Campus delle Nazioni Unite di Torino durante i 4 giorni di simulazione.

In un discorso del gennaio 2002, Bush parlò per la prima volta del così detto “asse del male” formato da stati canaglia quali Iran, Iraq e Corea del Nord. Fin da subito l’attenzione dell’amministrazione americana si concentrò sull’Iraq, malgrado la scarsa evidenza di un suo supporto ad organizzazioni terroristiche o del suo possesso di armi di distruzione di massa. L’11 ottobre 2002, il Presidente Bush, ottenne dal Congresso degli Stati Uniti d’America l’autorizzazione all’uso della forza per difendere la sicurezza nazionale degli USA contro la continua minaccia posta dall’Iraq e per attuare tutte le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU a questo riguardo. Il mancato rispetto, da parte dell’Iraq, di sedici precedenti risoluzioni spinsero Bush ad insistere perché il Consiglio di Sicurezza dell’ONU prendesse provvedimenti in merito, tenendo la forza come ultima soluzione. Dopo lunghi negoziati all’interno del Consiglio, gli Stati Uniti ottennero l’approvazione unanime della Risoluzione 1441 (8 novembre 2002) che offriva all’Iraq un’ultima possibilità per adempiere ai propri obblighi di disarmo, stabilendo scadenze ed eventuali pesanti conseguenze in caso di inadempimento. L’Iraq accettò la risoluzione e permise il ritorno degli ispettori che, pur avendo poco tempo a disposizione, presentarono svariati rapporti sollevando perplessità sulla reale accettazione della risoluzione da parte del regime di Saddam e sull’efficienza del programma nucleare del regime, ma non espressero un’opinione definitiva in quanto il tempo loro concesso non fu sufficiente ad approfondire le ispezioni.

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Colin Powell cercò di persuadere il Consiglio di Sicurezza ad autorizzare l’uso della forza poiché secondo l’amministrazione Bush, l’Iraq aveva, ancora una volta, dimostrato di non rispettare le risoluzioni ONU. Questa tesi, considerata debole, i successivi rapporti degli ispettori (7 marzo 2003) che furono più favorevoli all’Iraq dei precedenti e l’annuncio francese di un probabile veto furono deleteri per i tentativi anglo-americani di ottenere una risoluzione favorevole all’invasione. Infatti solo quattro dei quindici membri del Consiglio erano intenzionati ad appoggiare la risoluzione (USA, Regno Unito, Spagna e Bulgaria). La risoluzione quindi non fu sottoposta a voto e Bush dichiarò che la diplomazia aveva fallito. Già nel settembre 2002, quando la diplomazia era ancora in discussione, contingenti di soldati americani furono schierati in basi vicine all’Iraq, pronti ad una eventuale invasione. In seguito al fallimento delle trattative in seno al Consiglio di Sicurezza, i capi di Stato di USA, Gran Bretagna e Spagna si riunirono e lanciarono un ultimatum a Saddam, il quale avrebbe dovuto auto esiliarsi immediatamente per evitare un’azione militare. Ciò non avvenne e, senza l’approvazione dell’ONU, il 20 marzo 2003 iniziò la guerra preventiva al terrorismo in Iraq con un’invasione che si concluse, con la vittoria della coalizione capeggiata dagli Stati Uniti, il primo maggio dello stesso anno con le parole del Presidente Bush: “Mission Accomplished”. In realtà, la missione in Iraq durò sino al 2011.

Per rimanere aggiornato sulle attività di MSOI Torino, visita il sito internet www.msoitorino. org, la pagina Facebook Msoi Torino o vieni a trovarci nella Main Hall del Campus Luigi Einaudi tutti i mercoledì dalle 12 alle 16.

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