MSOI thePost
18/12 - 25/12
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MSOI Torino
M.S.O.I. è un’associazione studentesca impegnata a promuovere la diffusione della cultura internazionalistica ed è diffuso a livello nazionale (Gorizia, Milano, Napoli, Roma e Torino). Nato nel 1949, il Movimento rappresenta la sezione giovanile ed universitaria della Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale (S.I.O.I.), persegue fini di formazione, ricerca e informazione nell’ambito dell’organizzazione e del diritto internazionale. M.S.O.I. è membro del World Forum of United Nations Associations Youth (WFUNA Youth), l’organo che rappresenta e coordina i movimenti giovanili delle Nazioni Unite. Ogni anno M.S.O.I. Torino organizza conferenze, tavole rotonde, workshop, seminari e viaggi studio volti a stimolare la discussione e lo scambio di idee nell’ambito della politica internazionale e del diritto. M.S.O.I. Torino costituisce perciò non solo un’opportunità unica per entrare in contatto con un ampio network di esperti, docenti e studenti, ma anche una straordinaria esperienza per condividere interessi e passioni e vivere l’università in maniera più attiva. Giulia Marzinotto, Segretario MSOI Torino
MSOI thePost
MSOI thePost, il settimanale online di politica internazionale di MSOI Torino, desidera proporsi come un modulo d’informazione ideato, gestito ed al servizio degli studenti e offrire a chi è appassionato di affari internazionali e scrittura la possibilità di vedere pubblicati i propri articoli. La rivista nasce dalla volontà di creare una redazione appassionata dalla sfida dell’informazione, attenta ai principali temi dell’attualità. Aspiriamo ad avere come lettori coloro che credono che tutti i fatti debbano essere riportati senza filtri, eufemismi o sensazionalismi. La natura super partes del Movimento risulterà riconoscibile nel mezzo di informazione che ne sarà l’espressione: MSOI thePost non sarà, infatti, un giornale affiliato ad una parte politica, espressione di una lobby o di un gruppo ristretto. Percorrere il solco tracciato da chi persegue un certo costume giornalistico di serietà e rigore, innovandolo con lo stile fresco di redattori giovani ed entusiasti, è la nostra ambizione. Jacopo Folco, Direttore MSOI thePost
REDAZIONE: Direttore Jacopo Folco Caporedattore Alessia Pesce Capi Servizio Rebecca Barresi, Sarah Sabina Montaldo, Silvia Perino Vaiga Amministrazione e Logistica Emanuele Chieppa e Davide Tedesco Redattori Benedetta Albano, Federica Allasia, Erica Ambroggio, Timothy Avondo, Daniele Baldo, Giada Barbieri, Lorenzo Bardia, Giusto Amedeo Boccheni, Giulia Botta, Stefano Bozzalla, Federico Camurati, Matteo Candelari, Emanuele Chieppa, Sara Corona, Lucky Dalena, Alessandro Dalpasso, Alessio Destefanis, Lorenzo Gilardetti, Simona Graceffa, Luca Imperatore, Michelangelo Inverso, Daniela Lasagni, Giulia Mogioni, Silvia Peirolo, Daniele Pennavaria, Silvia Perino Vaiga, Emanuel Pietrobon, Sara Ponza, Jessica Prieto, Fabrizio Primon, Carolina Quaranta, Francesco Raimondi, Jean-Marie Reure, Michele Rosso, Silviu Rotaru, Fabio Saksida, Leonardo Scanavino, Martina Scarnato, Samantha Scarpa, Martina Terraglia, Tiziano Traversa, Francesco Turturro, Chiara Zaghi. Editing Lorenzo Aprà Le nostre copertine sono realizzate dall’artista Mirko Banchio Vuoi entrare a far parte della redazione? Scrivi una mail a thepost@msoitorino.org!
EUROPA
7 Giorni in 300 Parole
LA STRATEGIA DELLA TENSIONE Dagli Anni di Piombo alla strage di Parigi
diffusa tale da giustificare o addirittura far auspicare derive autoritarie.
di Federica Allasia FRANCIA Dopo aver conquistato quasi il 28% al primo turno, il Front National, ai ballottaggi del 13 dicembre, non ha vinto in nessuna regione. Les Républicains hanno ottenuto sette regioni, i Socialisti cinque, la Corsica è andata ai nazionalisti indipendenti. Nonostante questa pesante sconfitta, il FN resta la prima forza di opposizione nei municipi francesi, battendo il suo stesso record rispetto alle presidenziali del 2012 con 6.6 milioni di voti. A Parigi è stato concluso l’accordo sul clima nella cornice della conferenza COP21. I 194 Stati partecipanti hanno previsto un piano a rinnovamento quinquennale al fine di diminuire il riscaldamento globale e un fondo da 100 miliardi di dollari per i Paesi in via di sviluppo. ITALIA La commissione europea ha avviato due importanti procedimenti. Il primo riguarda la trasformazione di Frontex in una guarda di costiera e di confine comune; il secondo implica controlli maggiori per quanto riguarda la circolazione all’interno dell’area Schengen. Anche l’Italia è chiamata a cooperare ma, a poche settimane dall’avvio di questi processi, è già sotto accusa a causa del mancato rilevamento delle impronte digitali di tutti i migranti sbarcati sulle sue coste. Questo costituisce, infatti, la condizione per la ridistribuzione di 160.000 profughi, in due anni, nei 9 Stati partecipanti alla cosiddetta ‘relocation’.
Lo scorso 12 dicembre si è svolta a Milano la commemorazione per il 46esimo anniversario della strage di piazza Fontana, l’attentato terroristico che secondo alcuni storici diede avvio al periodo passato alla storia come Anni di piombo. Quel lontano pomeriggio del 1969, in realtà, furono cinque gli attentati terroristici che, in soli 53 minuti, colpirono le due città più importanti della Penisola, Milano e Roma, causando 16 morti e centinaia di feriti e diffondendo un clima di insicurezza e pericolo poi denominato dal settimanale inglese The Observer “Strategia della tensione”. Per la prima volta, sulle pagine dei quotidiani italiani, comparvero le parole stragismo e terrorismo, termini usati per indicare strategie politiche volte a creare sfiducia nello Stato e nella pacifica convivenza democratica, attraverso la pianificazione e l’esecuzione di stragi rivolte contro obiettivi minimi quali cittadini comuni, antifascisti, uomini e donne colpiti nella loro quotidianità. Si trattava di metodi eversivi, espressione di un problema sociale ormai incontrollabile, di una serie ordinata e ben congeniata di atti terroristici volti a creare nella popolazione un senso di paura
Sono trascorsi 46 anni, ma la sera del 13 novembre 2015, a Parigi, quello stesso sentimento di terrore è tornato a colpire, più forte che mai. Sebbene siano numerose le differenze tra il terrorismo degli anni 60-70 e quello odierno (luogo, contesto storico-sociale, movente, numero di vittime solo per citarne alcune), risulta analogo l’effetto che tali stragi hanno avuto sulla popolazione. Paura, insicurezza, tensione: gli stessi termini tradotti in un’altra lingua. Ancora una volta la ferocia degli attentatori si è riversata su persone comuni, paradigma di uno Stato in cui non ci si riconosce e che dunque occorre distruggere, partendo dai suoi centri nevralgici. Una violenza ordita da giovani uomini e donne che si sentono estranei nel Paese in cui vivono, ragazzi che non condividono i valori e i pensieri dei loro coetanei, dei loro connazionali. Così simili, così irrimediabilmente diversi. Ora come allora, le stragi e gli attentati terroristici sono espressione di una disgregazione interna agli Stati del continente europeo, una spaccatura che necessita di essere ricomposta al più presto.
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GRECIA Il governo Tsipras ha approvato diverse misure, tra cui la possibilità di vendere crediti in sofferenza (dalla riscossione incerta) a fondi privati che sono stati definiti ‘fondi avvoltoio’. Questi provvedimenti sono stati concordati assieme ai creditori, i quali, in cambio, hanno concesso un nuovo pacchetto di aiuti per l’ammontare di 1 miliardo di euro.
IL PARADOSSO LE PEN Il rapporto tra Front National ed elettorato femminile
Un accordo tra la commissione europea e l’UNHCR ha condotto all’approvazione di un piano per la creazione di 20.000 nuovi posti di accoglienza per i richiedenti asilo, fornendo anche i mezzi necessari per la ricollocazione dei migranti in altri paesi dell’Ue. Di Benedetta Albano
Il trionfo del Front National alle elezioni francesi ha aperto molti interrogativi. Uno dei più interessanti è quello del rapporto fra l’elettorato femminile e il partito di estrema destra.
GRAN BRETAGNA L’erede al trono, il principe Carlo, ha ricevuto per anni note confidenziali sulle attività del Consiglio dei Ministri. Se da un lato viene accusato dal gruppo Republic di compromettere l’indipendenza del potere esecutivo, dall’altro il governo afferma che si tratti di una prassi ormai consolidata.
Il 45% degli aderenti al Front National sono donne: come si concilia lo storico spirito critico e innovativo del femminismo francese con il voto a un partito che sembrerebbe rappresentare interessi e idee opposte? I sociologi francesi, all’inizio del 2000, erano stati molto chiari: il motivo per cui il Front National non avrebbe mai raggiunto alte percentuali risiedeva proprio nella sua incapacità di attirare l’elettorato femminile, necessario per la vittoria. Ma quindici anni dopo, le cose sembrano profondamente cambiate.
Sul versante della politica estera, la Gran Bretagna si è impegnata a dare il sostegno di aviazione ed intelligence alla coalizione di 34 Paesi contro l’Isis, promossa dall’Arabia Saudita. È stato comunque escluso un aiuto di Non si può iniziare questa truppe britanniche via terra. analisi senza concentrarsi sulla figura di Marine Le Pen, una donna che A cura di Giulia Ficuciello ha mostrato profonda intelligenza mediatica nelle sue apparizioni pubbliche, sfruttando e mettendo in evidenza la componente femminile del suo partito. Tuttavia, non è stato sufficiente presentarsi come
donna libera, indipendente, divorziata: ha giocato a suo favore soprattutto l’abilità nel posizionarsi su valori non sociali ma politici, utilizzando slogan piuttosto evasivi e non corrispondenti a quelli classici del suo partito. Le idee del Front National restano quelle di prima: la stessa le Pen ha dichiarato che “per le donne, il progresso è restare a casa” e continua ad essere affermata una concezione della coppia di tipo patriarcale. Queste idee, però, vengono presentate in una maniera diversa, saldamente fondata sul periodo di crisi che la Francia sta attraversando, al fine di concentrarsi sulla costruzione di un forte elettorato a base locale. Molte donne siano state sedotte dal Front National, così come l’elettorato francese nel suo complesso. Il pericolo dei nazionalismi e la crisi del concetto europeista potrebbero essere parte della realtà politica europea, anche nella Nazione che più ha contribuito alla diffusione di valori sociali ed egualitari.
7 Giorni in 300 Parole KERRY IN RUSSIA Il segretario di stato John Kerry è volato a Mosca per incontrare il presidente Vladimir Putin e il ministro degli affari esteri Sergej Lavrov. L’obbiettivo dell’incontro era di fare il punto sulla delicatissima questione siriana, inserita nell’ambito più ampio della lotta al terrorismo. Kerry è riuscito a convincere Mosca a continuare il negoziato iniziato già da venerdì 17 a New York. Sebbene, come puntualmente sottolinea Washington, ci siano delle differenze d’approccio tra i due Stati e non convinca la strategia russa di colpire anche i ribelli più moderati, c’è fiducia riguardo alla possibilità di trovare un accordo strategico-militare per infliggere un duro colpo all’ISIS.
SCUOLE CHIUSE Il 12 dicembre tutte le scuole a Los Angeles sono rimaste chiuse. In seguito alla minaccia, ritenuta credibile, di una possibile carneficina nelle scuole della città californiana, le autorità hanno deciso chiudere tutti gli istituti e di lasciare a casa circa 655mila studenti. Questo episodio, sebbene si trattasse solo di un falso allarme, accresce la percezione di pericolo causato dalla minaccia terrorista di stampo jihadista, già particolarmente alta in tutti gli Stati Uniti. Un messaggio contenente le stesse minacce è stato recapitato a New York, ma il contenuto non è stato considerato fonte di preoccupazione e l’attività scolastica si è svolta regolarmente. L’ultimo episodio terroristico è avvenuto a San Bernardino, in California, ad inizio dicembre.
USA
IL QUINTO DIBATTITO DEL G.O.P.
Terrorismo e sicurezza centro del dibattito tra i candidati repubblicani di Alessio Destefanis Il 15 dicembre, sotto le luci dell’hotel The Venetian di Las Vegas, si è svolto il quinto ed ultimo dibattito del Grand Old Party di quest’anno. Per la prima volta dopo gli attacchi di Parigi e San Bernardino, i protagonisti della corsa alle presidenziali si sono confrontati sulle tematiche scottanti del momento. Alla vigilia dell’evento il clima si poteva definire particolarmente teso. I risultati dei sondaggi, infatti, avevano mostrato il magnate dell’immobiliare Donald Trump in testa alla classifica, con una media di consensi, nei mesi di novembre e dicembre, superiore agli altri concorrenti. A seguirlo il senatore texano Ted Cruz, che ha conquistato il cuore dello Stato dell’Iowa, dal quale partiranno le votazioni ufficiali per l’elezione presidenziale, con 10 punti di vantaggio su Trump (dati Des Moines Register e Bloomberg Politics). Due le tematiche dell’incontro: lotta ad ISIS e terrorismo e sicurezza interna. Tematiche, queste, che nell’ultimo periodo hanno catturato l’attenzione di oltre il 60% del popolo americano. La necessità di certezza su questi punti non avrebbe potuto, quindi, non portare ad un duro scontro sul punto tra i candidati repubblicani alla presidenza. Sotto attacco Trump per le affermazioni riguardo la
chiusura delle frontiere a tutti musulmani. Nonostante i candidati, infatti, fossero concordi sulla necessità di abbattere lo Stato Islamico, Jeb Bush ha colto l’occasione, offertagli dal collega Trump, per tentare una risalita in classifica dichiarando: “Non possiamo dissociarci dai musulmani che amano la pace [...] Donald è grande nelle battute, ma è un candidato del caos e sarebbe un Presidente del caos”. Il susseguirsi di attacchi reciproci, tuttavia, non ha risparmiato nessuno, neppure Marco Rubio, posto sotto accusa dal senatore Cruz per il suo “si” alla regolarizzazione di milioni di immigrati sprovvisti di documenti e per aver indebolito l’apparato strumentale necessario per la distruzione dello Stato Islamico. Cruz, infatti, nello scandalo “Data Gate”, fu tra coloro che votarono contro la raccolta dei dati da parte della National Security Agency. Unico punto condiviso da tutti i candidati del GOP è stato lo stop all’ingresso nel Paese di rifugiati siriani. Ribadita in modo acceso la loro contrarietà sul punto, i protagonisti della serata hanno lasciato ampio spazio alle critiche verso il presidente uscente Obama, definendolo un personaggio che, per apparire politicamente corretto, ha abbassato la guarda sul tema della sicurezza nazionale a danno di ogni americano.
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L’ALLEANZA IMPERFETTA
VIOLENZA RAZZISTA? Un 28enne afroamericano, Nichola RoQuale ruolo per la NATO bertson, è stato ucciso dalla polizia a nella lotta allo Stato Islamico? Lynwood, nei pressi di Los Angeles. L’interpretazione dell’accaduto fornita dai familiari della vittima, colpita da almeno 33 colpi di pistola, discorda da quella dei poliziotti: violenza ingiustificata nel primo caso, attacco legittimo nel secondo. Il caso rischia di riaccendere le proteste riguardanti la lunga serie di afroameLa volontà di fare ricani uccisi della polizia statunitense Di Silvia Perino Vaiga dell’organizzazione una negli ultimi anni. A un mese dagli attentati protagonista nell’ambito di Parigi, che hanno di questa lotta è stata resa ELEZIONI PRESIDENZIALI prepotentemente riaperto evidente anche dalle parole Continua la campagna elettorale negli in Europa la consapevolezza di John Kerry: il 2 dicembre USA. Hillary Clinton, in un discorso tenutosi ad Omaha, Nebraska, ha espres- di una minaccia più che scorso, il segretario di Stato so l’intenzione di alzare le tasse ai più mai tangibile, l’Occidente statunitense è intervenuto ricchi, di rendere i college meno cari e si interroga sulla strategia a Bruxelles, al quartier dell’Alleanza di facilitare l’accesso all’istruzione da adottare per affrontare generale efficacemente lo Stato Islamico. Transatlantica, auspicando per i bambini. un impegno concreto di tutti i Si è svolto a Las Vegas l’ultimo dibattito Sono recenti i voti favorevoli Paesi membri e prefigurando del G.O.P. Terrorismo e sicurezza sono stati i temi della discussione tra i can- di Germania e Regno un ruolo di leadership per gli Unito a missioni di contrasto Stati Uniti. didati repubblicani al terrorismo in Siria, che si aggiungono al preesistente Un impegno della NATO sembrerebbe dunque costiA cura di Francesco Turturro impegno di Francia e Stati Uniti, mentre in altri Paesi tuire la mossa ideale in queil dibattito sul contributo sta lotta congiunta, ma non mancano le criticità. Due da apportare resta ancora pedine potrebbero mettere a aperto. rischio l’efficacia del piano: Risulta evidente come la Turchia e Russia. strategia occidentale manchi però di una coordinazione La posizione di Erdogan nei efficace, nonostante si stiano confronti del terrorismo in Siria è tutt’altro che traspafacendo sforzi per creare rente e questo mina pesanteuna coalizione. mente la credibilità dell’alleanza. Gli Stati Uniti sembrano determinati ad assumere un In secondo luogo, è noto che ruolo centrale nelle operazioni le relazioni nord-atlantiche col Cremlino non sono delle e cercano una leadership i migliori, e la recente apertucui toni sono tuttavia ancora ra della NATO al Montenegro poco delineati. In questo non aiuta a rilassarle. Per di accavallarsi di propositi c’è più, le recenti tensioni tra un attore che sembrerebbe il Russia e Turchia costituicandidato ideale ad assumere scono motivo di grande imbale redini di una coalizione razzo per tutto l’Occidente, che è in questo modo posto occidentale: la NATO. Si potrebbe addirittura di fronte a un bivio: stare con Mosca o stare con Ankara. intravedere nella congiuntura attuale l’occasione di rilancio che l’alleanza da tempo va In definitiva, sono ancora cercando: lo Stato Islamico molte le fratture all’interno rappresenta il nuovo di un Occidente che stenta a nemico comune e potrebbe trovare una strategia di coecostituire un rinnovato sione di fronte a un nemico a motivo di coesione per la tutti gli effetti comune. NATO.
MEDIO ORIENTE QUANDO LA SATIRA SGONFIA LA PAURA
7 Giorni in 300 Parole
ARABIA SAUDITA Sabato 12 dicembre si sono tenute le prime elezioni municipali aperte anche alle donne, le quali hanno potuto sia votare che essere votate. 900 donne hanno, infatti, scelto di candidarsi insieme a 6.000 uomini. Le votazioni riguardano nella i due terzi dei seggi totali (il restante terzo viene stabilito dal governo) in 284 consigli comunali, le uniche assemblee del regno ad essere composte da rappresentanti eletti. Domenica 13 è stato annunciato che 19 donne sono state elette; tra queste, Salma bint Hizab al-Oteibi si è aggiudicata un seggio nel consiglio municipale di Madrakah, la regione della Mecca. Martedì 15 dicembre Riad ha lanciato una coalizione di Paesi islamici per combattere il Daesh ed il terrorismo islamico in generale. Tra i 34 membri della coalizione, si annoverano Qatar, Emirati Arabi Uniti, Turchia, Giordania, Yemen, Kuwait, Libano, Bahrein e diversi stati africani. Assente l’Iran. Dopo 25 anni, è stata riaperta l’ambasciata saudita a Baghdad.
IRAQ L’Iraq ha chiesto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU di imporre alla Turchia di “ritirare immediatamente le sue forze” schierate vicino alla roccaforte di Bashiqa, a 30 km da Mosul, definite dall’ambasciatore iracheno Mohammad Ali al Hakim come una “una flagrante violazione” della sovranità territoriale.
Si chiama “Daaafish” il Charlie Hebdo made in Iraq di
Lorenzo
Gilardetti
“Per di più ti dirò che la satira è un’espressione che è nata in conseguenza di pressioni, di dolore, di prevaricazioni; cioè è un momento di rifiuto di certe regole e di certi atteggiamenti…” disse il premio nobel Dario Fo in un’intervista concessa a Daniele Luttazzi. È necessario guardare proprio da questa prospettiva per poter comprendere perché la satira, come bisogno e come atto rivoluzionario sia nata anche sotto i bombardamenti dell’Iraq, qualche mese fa. Era Aprile del 2015 quando un gruppo di 15 attivisti anonimi iracheni ha pubblicato, su una pagina Facebook e su un account Twitter, le prime 10 vignette satiriche che avevano come bersaglio Daesh e i suoi militanti. Il collettivo si chiama Daaafish, termine che in arabo significa “sgonfiare”, e che mira a storpiare il già dispregiativo “Daesh” (usato per indicare il sedicente Stato Islamico), pubblica vignette con cadenza settimanale e oggi ha più di 90.000 like su Facebook, Il collettivo conta nel suo organico diversi disegnatori professionisti, programmatori e social media manager. Alcuni di loro non vivono attualmente in Iraq per ragioni di sicurezza o per motivi lavorativi, ma tutto ciò che rappresentano “è la verità, è ciò che sta succedendo realmente nel nostro Paese e che i nostri amici e parenti ci raccontano. Per questo vogliamo essere la loro voce, perché la stampa non dispone neanche delle im-
magini dei soprusi e delle violenze che avvengono” come ci tengono a specificare nell’intervista a Middle Est Eye. Non solo i terroristi del califfato, infatti, sono presi di mira dai disegnatori, ma anche il governo dello Stato iracheno, accusato di corruzione e di stringere accordi economici con Daesh a discapito della popolazione oppressa e martoriata dalla situazione di guerra continua ed estenuante. Daaafish ha ricevuto sui social diverse minacce da sostenitori dell’IS, dal quale si è visto anche chiudere diverse pagine parallele sul web. Il califfato fa largo affidamento, con un notevole dispendio di uomini e risorse, proprio sul web, e non a caso oggi il collettivo satirico mira a screditarli attraverso i social network di più ampia diffusione. Ma non si tratta solo di una battaglia a distanza, bensì di un intento di sensibilizzazione nei confronti del popolo iracheno: “Il messaggio che promuoviamo è la cultura della convivenza civile, opposta alla cultura della paura. Non possiamo aspettare che l’Occidente ci imponga delle soluzioni, ma dobbiamo crescerle noi stessi, qui nella nostra terra”.
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Secondo la televisione Al Jazeera 65 soldati iracheni sono rimasti uccisi in 12 attacchi compiuti da kamikaze jihadisti in diverse zone della città di Ramadi, da mesi in mano al Daesh. 26 cittadini del Qatar sono stati rapiti in Iraq mercoledì 16 da un gruppo di uomini armati vestiti da soldati iracheni. Tra i rapiti, vi sarebbe un membro della famiglia reale di Doha. LIBANO Rilasciato Hannibal Gheddafi, terzo genito del defunto leader libico Muammar Gheddafi, sequestrato da un gruppo di militanti che volevano informazioni sulla sorte dell’Imam Moussa al-Sadr, scomparso a Tripoli nel 1978. AFGHANISTAN L’11 dicembre un’autobomba è esplosa nei pressi dell’ambasciata spagnola di Kabul, facendo due morti e 7 feriti. Secondo il governo spagnolo, la bomba non era destinata alla rappresentanza diplomatica, ma ad un edificio vicino.
SIRIA Fonti ANSA riferiscono che il 15 dicembre sono morte almeno 35 persone ( la maggior parte civili) a seguito di un bombardamento russo nella regione dell’Idlib, non controllata dal Daesh. TURCHIA L’ambasciatore turco in Qatar, Ahmet Demirok, ha annunciato che la Turchia avrà una base militare in Qatar che ospiterà circa 3.000 uomini, oltreché unità navali e aeree, che svolgeranno principalmente esercitazioni militari comuni. A cura di Martina Scarnato
VOIX- LÀ LES FEMMES
“Je ne cours pas pour gagner, j’ai déjà gagné just’en courant”. 19 femmes au pouvoir en Arabie Soudite De Samantha Scarpa ARABIE SAUDITE - Si de l’autre côté du bassin de la Méditerranée les femmes remportaient un échec politique cuisant dans la nation qui est peut-être la plus avancée concernant les droits égalitaires, c’est à dire la France, la victoire la plus mémorable pour la population féminine a eu lieu ce même week end dans le pays probablement le plus restrictif au monde sur ce sujet. Après l’engagement du monarque Abdullah en 2011, qui garantissait aux femmes la possibilité de se présenter aux élections de 2015 pour la première fois dans l’histoire de la péninsule, les Saoudiennes ont participé aux élections municipales du 12 et 13 Décembre, en se portant candidates - 978 femmes contre 6.000 hommes - et, surtout, en remportant 19 sièges dans 10 régions du pays. L’affluence aux urnes a été elle aussi une surprise: sur 130 000 femmes enregistrées -sur une population totale de plus de 20 millions de personnes-, plus de 80% d’entre elles ont régulièrement voté; les hommes, en revanche, n’ont été que le 44% des ayant droit au vote. Les néo-élues ont décrit le résultat obtenu comme: “une énorme victoire pour la condition féminine dans le pays”, mais en même temps elles sont bien conscientes
du fait que une telle victoire ne peut guère conclure le parcours encore plein d’obstacles à l’émancipation définitive. En premier lieu, les candidates ne pouvaient pas avoir un contact direct avec les électeurs . C’est donc pour cette raison que les réseaux sociaux ont été le cœur de la stratégie électorale des Saoudiennes. Il ne faut pas oublier les deux grandes limites auxquelles les femmes doivent faire face dans le pays et qui ont sûrement conditionné le résultat des élections: la défense de conduire seules et celle de travailler, se déplacer, voyager ou voter sans la permission d’un homme en tant que “gardien”. Cette gardienneté a empêché certaines femmes de se présenter aux urnes ou de s’enregistrer aux votations. Malgré la dimension historique d’un tel évènement dans le pays, les activistes les plus enthousiastes restent quandmême réalistes sur le futur des femmes en Arabie Saoudite. “Gagner des sièges n’est pas le but final”, assure finalement Hatoon al-Fassi, coordinatrice de la Saudi Baladi Initiative, mouvement très actif pour la reconnaissance des droits des femmes dans la péninsule Saoudite. “Il n’y aura pas beaucoup de choses qui vont effectivement changer, mais ce résultat est l’opportunité idéale pour augmenter nos pressions”.
RUSSIA E BALCANI 7 Giorni in 300 Parole
RUSSIA Il 15 dicembre il segretario di Stato statunitense John Kerry ha incontrato a Mosca il collega Lavrov con il quale ha discusso degli ultimi avvenimenti riguardanti la situazione siriana. Durante i negoziati è stata ribadita la posizione sulla funzione di Assad in una futura risoluzione del conflitto. Il centro della discussione continua ad essere il ruolo del presidente siriano in una fase di transizione, piuttosto che concrete proposte per una risoluzione.
L’UCRAINA NON È PIÙ AL BUIO L’energia russa salva la penisola ucraina
di Daniele Baldo Il governo di Mosca si trova a dover far fronte all’intensificarsi della crisi con la Turchia, tra incidenti marittimi e minacce più o meno consistenti, e a una crescente pressione internazionale sulla situazione siriana. Al contempo, è impegnato anche a riassicurare gli abitanti della Crimea, lasciati al buio circa 3 settimane fa, quando un gruppo di persone non identificato ha tagliato i collegamenti alle riserve energetiche alla penisola, sabotando le 4 linee elettriche.
Tuttavia, la posizione russa sulla funzione di Assad è in evoluzione: è stata riconosciuta l’importanza dell’incontro tenutosi a Riad con 100 rappresentanti dei movimenti di opposizione al governo siriano. Assad considera tali movimenti di stampo terroristico e di non rappresentativi della popolazione. I problemi energetici della regione sono un aspro proIntanto sono confermate ulteriori trattative a New York tra rappresentanze memoria del fatto che quanrusse e statunitensi per la giornata di do il presidente Putin ha deciso di rendere la Crimea venerdì 18 dicembre. territorio russo non è semplicemente andato incontro alle proteste internazionali, Il 15 dicembre il presidente Russo ma ha anche accettato di Vladimir Putin ha firmato una legge che consente alla Corte Costituzionale di risolvere enormi problemi non applicare le sentenze di istituzioni pratici per poter sostenere sovranazionali (in particolare la Corte una penisola fisicamente Europea) in materia di diritti umani. La staccata dalla Russia. legge consente al governo o allo stesso Presidente di avviare una procedura La Russia ha in programma di consultazione su provvedimenti di realizzare un ponte enerche potrebbero contrastare con la getico verso la Crimea. Per Costituzione della Federazione Russa. farlo ci sarà bisogno di molti mesi di lavori, quanti necessari per poter garantire un rifornimento di corrente stabile con un budget limitato dalle sanzioni che Mosca ha subìto da parte dei governi occidentali. Le autorità ucraine, dal canto loro, ancora irritate dalla secessione territoriale subita lo scorso anno, non hanno mostrato una rapida mobilitazione nel riattivare
i collegamenti distrutti. La Russia ha dunque inviato generatori di emergenza per coprire una parte dei bisogni energetici della Crimea. Consapevole della vulnerabilità del territorio, Putin, a inizio dicembre, ha avanzato la possibilità di creare un “ponte” energetico sottomarino lungo lo Stretto di Kerč’, che permetterebbe alla Russia di controllare la penisola sotto il profilo energetico. Il Cremino avrebbe assunto una compagnia cinese per la fornitura dei cavi da installare lungo lo Stretto e, secondo i piani, i lavori dovrebbero terminare entro la fine della prossima estate. Il lavoro che il governo russo dovrà portare a termine sarà anche quello di costruire una nuova rete elettrica che colleghi la regione, visto che la rete esistente prevedeva un rifornimento dal nord, partendo dai territori vicini all’Ucraina, verso sud. Migliorare le centrali e le reti presenti in Crimea garantirebbe alla regione di ese sere autosufficient e renderebbe il ponte energetico una sicurezza importante in caso di emergenza. La sfida energetica dunque si presenta importante per Mosca per stabilizzare la propria influenza, ma non è detto che gli altri scenari geopolitici in cui si trova coinvolta permetteranno il raggiungimento di un successo facile e indolore.
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L’UE VERSO IL RINNOVO DELLE SANZIONI A MOSCA
Lunedì 14 dicembre la nave militare russa “Caesar Kunikov” è passata dallo Dopo 16 mesi prosegue l’embargo. L’Italia Stretto del Bosforo senza apparenti motivazioni giustificate, dopo che 10 chiede un dibattito tra i vertici europei. giorni prima era passata dallo stretto provocando tensioni: sul ponte era Di Silviu Rotaru presente un militare con un lanciamissili L’annessione della Crimea e in spalla. Unione Europea e Stati Uniti della città autonoma di SeÈ stato cancellato l’incontro questa settimana si trovano a bastopoli fu ratificata formalintergovernativo che si sarebbe Bruxelles per un’estensione mente il 18 marzo 2014 con il dovuto tenere a San Pietroburgo delle misure restrittive verso trattato firmato al Cremlino. martedì 15 dicembre. Mosca di altri sei mesi. Il 14 Le sanzioni concordate settembre 2015 il Consiglio dall’Unione Europea anche ha prorogato le sanzioni fino tramite una delegazione deal 15 marzo 2016. gli Stati Uniti iniziarono tra luglio e settembre 2014. L’incontro di questa settima- L’UE impose diverse sanziona doveva essere un sem- ni che limitavano vari ambiti plice passaggio formale, ma quali l’economia, il turismo e l’Italia si è opposta al rin- l’inizio di progetti infrastrutnovo per altri sei mesi delle turali in Crimea, nonchè il sanzioni europee contro la divieto di import/export di Russia, chiedendo alla presi- armi e la sospensione di aldenza di aprire un dibattito cuni progetti di cooperazione politico sul tema. Il governo tra Bruxelles e Mosca in setitaliano desidererebbe un tori specifici. dibattito tra i capi di Stato e di governo, poiché le sanzio- L’UE per effetto di queste SERBIA ni risulterebbero gravose per sanzioni rischia di perdere Si sono aperti il 14 dicembre i capitoli le imprese europee che man- 2 milioni di occupati e 100 negoziali per l’adesione all’Ue da parte tengono rapporti economici miliardi di euro nelle esportazioni tra beni e servizi. In di Belgrado. Particolare attenzione è con la Federazione Russa. questi 16 mesi la Banca censtata rivolta ai rapporti con il Kosovo e Il rinnovo, così come l’ap- trale di Mosca ha “bruciato” alle questioni finanziarie del Paese. provazione, delle sanzioni, 150 miliardi di dollari a cauLa Serbia è candidata ufficialmente a necessita del consenso gene- sa del calo dell’export verso far parte dell’Ue già dal marzo 2012, rale. l’Europa e del crollo del prezma le trattative sono cominciate solo A tal proposito l’alto rap- zo del petrolio. nella prima metà del 2014, e il cammino sembra ancora lungo e non privo di presentante per la politica Tuttavia, nonostante le sanestera dell’Unione, Federica zioni e il loro impatto negatiostacoli. Mogherini, ha affermato: vo su entrambi i lati, da setIl premier Vučić ha manifestato tutta “Politicamente parlando, la tembre di quest’anno diversi la sua soddisfazione per come stiano valutazione generale è anda- Paesi membri dell’Unione si procedendo le trattative. ta chiaramente nella direzio- stanno impegnando nel coone di un rinnovo delle sanzio- perare attivamente sul fronte ni”. Anti-ISIS. Diversi Paesi, soprattutto quelli del blocco dell’Est A cura di Leonardo Scanavino che più temono l’influenza russa, non sembrano pronti a riconsiderare la possibilità di un avvicinamento. Il politico lituano Linas Linkevicius ha commentato: “Se ci sono Paesi che vogliono un controllo in più facciamolo, ma credo che procederemo con l’accordo già deciso, essendo l’accordo di Minsk non applicato”.
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7 Giorni in 300 Parole
GIADA, DROGA E SANGUE La maledizione della giada birmana
CINA Si apre in Cina il summit su internet. Il presidente Xi Jinping nel discorso Di Emanuele Chieppa inaugurale ha confermato la sua posizione riguardo la censura e la La giada di maggior valore al mondo si trova sulle colline del sicurezza nel web.
Kachin nel nord del Myanmar, Giovedì 17 dicembre la Cina ha dove risiede l’etnia kachin, una manifestato il suo disaccordo agli Stati minoranza cristiana che ha Uniti per la vendita di armi a Taiwan. ambizioni indipendentiste.
Il Viceministro degli Esteri cinese ha, infatti, convocato l’incaricato d’affari Usa Kaye Lee, ribandendo la contrarietà del suo Paese poiché Taiwan (nonostante l’indipendenza dal 1949) sarebbe “territorio inalienabile” di Pechino.
Si è tenuto a Pechino il processo contro Pu Zhiqiang, un noto avvocato cinese molto impegnato sul campo dei diritti civili. L’accusa è quella dell’istigazione all’odio etnico per aver manifestato critiche sulla corruzione e la repressione del Partito Comunista. Nonostante COP 21, i livelli di smog risultano ancora preoccupanti. Il popolo cinese è giunto addirittura all’acquisto di bottiglie di aria fresca provenienti da una società canadese che ha deciso di esportare questo prodotto. COREA La Corea del Nord annuncia la presenza di bombe a idrogeno che saranno pronte all’utilizzo per “difendere la propria sovranità”. Gli studiosi dicono che la bomba-H sia fino a 3 volte più potente dell’atomica, che risulta essere stata testata tre volte da Pyongyang, nonostante le pesanti sanzioni internazionali.
La città di Myitkyina, è la porta d’accesso a una regione mineraria attiva e ricca, definita lo scrigno più ricco del Mondo. Si potrebbe pensare che la città sia ricca, prospera, ma in realtà è povera e desolata. I negozi di the sono al centro del traffico illegale di droga, eroina principalmente, venduta a circa un dollaro a dose ai minatori, divenuti tossicodipendenti per sopportare il lavoro nei crateri in cui scavano con vecchi e logori utensili e in perenne pericolo di vita. Alcuni di loro sono addirittura pagati in dosi di eroina, come ha testimoniato il New York Times in un inchiesta nel 2014. Questo non ha solo effetti sociali, ha anche causato un epidemia di HIV dovuta alle penose condizioni igieniche e alla scarsità di siringhe con cui i minatori fanno uso di eroina.
Il mercato della giada ha avuto un decollo nel 1980, dopo l’introduzione delle riforme del mercato in Cina. Grazie alla nascita di un business alimentato imprenditori cinesi, è nato un La Corea del Sud è scettica e pensa che settore che sforna figurine di tale dichiarazione sia solo un modo per Buddha e oggetti preziosi divenfare firmare un trattato di pace a gli tati lo status symbol della classe media cinese. Stati Uniti. Il fiorente mercato ha trasformato il desiderio indipendentista del Kachin in una lotta sanguinosa tra esercito regolare e indipendentisti KIA/KIO, alimentata costantemente dallo sfruttamento, attuato anche con la violenza, delle risorse e del territorio Kaichin. Le modalità con cui sta avvenendo il conflitto potrebbero indurre a parlare di resistenza
più che di rivolta. Global Witness è una ONG, con sede a Londra e Washington, che ha come fine la denuncia dello stretto rapporto che esiste nei Paesi meno sviluppati tra risorse naturali e conflitti, violazione dei diritti umani, devastazione dell’ambiente, corruzione politica. Tale organizzazione ha stimato, grazie ad un indagine durata 12 mesi, che nel solo 2014 il profitto legato al commercio della giada è stato di 31 miliardi di dollari, ovvero il 48 % del PIL della Birmania. Ma è davvero poca la quantità di denaro che raggiunge le casse dello Stato e la popolazione: gran parte della ricchezza che genera il commercio della giada rimane, infatti, all’élite militare, ai signori della droga e alle compagnie che trattano con il governo, grazie al mercato nero. Il processo democratico avviato nel 2011 ha portato a lievi sforzi per migliorare la situazione: i riformatori del governo hanno iscritto il Myanmar alla Extractive Industries Transparency Initiative (EITI), un’associazione internazionale per la lotta alla corruzione e hanno inoltre avviato colloqui di pace con i KIA/KIO. Le elezioni che si sono tenute recentemente pongono la Birmania di fronte alla possibilità di un cambiamento ancora più efficace verso la regolarizzazione del commercio di questa pietra.
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Al Consiglio di Sicurezza ONU sono state raccolte le testimonianze di due rifugiati nord coreani che raccontano la fame e le torture subite. L’obiettivo dei due ragazzi è far conoscere le condizioni di vita alle quali sono sottoposti i nord coreani e ottenere l’appoggio della Cina.
LA CINA VUOLE PIU’ AUTONOMIA ONLINE Aperto il summit cinese sulla sicurezza in internet
FILIPPINE Arriva il tifone Melor, evacuate oltre 700 mila persone. Milioni gli sfollati e le persone senza luce. Gli Stati Uniti entrano in supporto militare alle Filippine. Circa 250milioni di dollari sono stati stanziati per rafforzare le difese di Manila, Di Carolina Quaranta contrastare organizzazioni terroristiche Si è aperto mercoledì 16 in e rafforzare la cooperazione civile. Cina il Summit di Wuzhen, INDIA un incontro mondiale che L’accordo raggiunto con la COP21 per la seconda volta ha avusottolinea l’impegno preso dal primo to luogo nella regione cinese, ministro indiano Narendra Modi precisamente nella provincia per ridurre l’utilizzo del carbone e dello Zhejiang; il tema trataumentare quello dell’energia solare. tato è quello della sicurezza in internet, un argomento PAKISTAN Lo scorso 13 dicembre nel mercato notoriamente delicato per la di Parachinar è esploso un ordigno Repubblica Popolare. causando 20 morti e circa 50 feriti. L’attacco è stato subito rivendicato dal Il tema centrale del discorso Movimento Fondamentalista Sunnita di apertura del presidente Xi pakistano Jinping è stato l’importanza della sovranità nazionale A cura di Simona Graceffa in rete, con un appello alle altre Nazioni affinché questa venga costantemente rispettata, insieme alle leggi locali che regolano il world wide web. Un www che, secondo i voleri cinesi, dovrebbe essere sostituito da un’altra sigla dai tratti meno globali. Tutto questo, stando alle parole del Presidente, per contribuire a mantenere la stabilità, combattere gli abusi dell’informazione e, soprattutto, la corsa all’armamento nel cyberspazio.
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La Cina è stata spesso criticata per le rigide regolamentazioni legate all’uso di internet, il cosiddetto Muro di Fuoco che blocca l’uso di numerosi siti: alla luce delle ultime dichiarazioni del Presidente, la sicurezza sul web e il controllo dello stesso sono ora in cima alle priorità governative del Paese. In Cina da diversi anni i principali siti di condivisione di contenuti e informazione sono censurati, così come i social network, che in occasione del summit sono stati sbloccati in via del tutto eccezionale. Sono circa 670 milioni gli utilizzatori medi del web che quotidianamente accedono nella Repubblica Popolare agli equivalenti locali di colossi come Facebook, Wikipedia, Google Mail e altri. Secondo Xi Jinping, un governo che rappresenta un numero così elevato di utenti avrebbe diritto ad occupare un ruolo determinante nello stabilire le regole del gioco e, ancor più, “di scegliere cosa censurare e cosa bloccare; di scegliere i nostri amici”. Queste le parole del capo dell’esecutivo cinese in risposta alla richiesta di delucidazioni dei rappresentanti del New York Times, portale di informazione inaccessibile in territorio cinese, che sono stati esclusi dal summit.
AFRICA
7 Giorni in 300 Parole
LIBIA L’organizzazione terroristica Isis si teme possa minacciare le rovine archeologiche di Sabrata, città a nord ovest della Libia, dichiarate patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 1982. I miliziani dell’IS sarebbero entrati nella città per richiedere alle autorità locali il rilascio di alcuni uomini. Fonti libiche non confermate riportano anche la notizia di esecuzioni di civili a Sirte, città natale di Gheddafi, da un anno sotto il controllo dei miliziani che puntano a raggiungere i siti petroliferi non lontani.
L’ALTRA FACCIA DELLA JIHAD Il terrorismo jihadista da Boko Haram ad Al-Shabaab
Di Fabio Tumminello Mentre la comunità internazionale si mobilita per contrastare l’avanzata dello Stato Islamico, in Africa non si frena l’ondata di violenze perpetrate da organizzazioni terroristiche jihadiste come Boko Haram e Al-Shabaab. Questi gruppi hanno trovato terreno fertile in Stati come Nigeria, Eritrea e Camerun: Nazioni indebitate e depresse, lacerate da decenni di lotte intestine e incapaci, da sole, di contrastare nemici così potenti.
Giovedì 17 dicembre i rappresentanti dei due esecutivi libici hanno firmato a Shikrat, in Marocco, la proposta delle Nazioni Unite per creare un governo di unità nazionale in Libia. Attualmente, infatti, vi sono due governi rivali, uno internazionalmente riconosciuto ad est e uno con sede a Tripoli. Rappresentanti Boko Haram, autoprocladi entrambi i Parlamenti hanno fatto matosi Gruppo della gente pervenire messaggi e dichiarazioni di della Sura per la propagaziodissenso riguardo all’accordo. ne della Jihad, opera in Nigeria dal 2002, anno in cui venne fondato da Ustaz Yusuf. Il gruppo, di ispirazione sunnita wahabita, oggi capeggiata da Abubakar Sheku, ha acquisito sempre maggior potere ed influenza, sfruttando le tensioni locali e la sfiducia nelle istituzioni, nonchè appoggiandosi a gruppi islamici integralisti preesistenti. BURUNDI Scontri e disordini si stanno Negli ultimi anni l’opinione verificando a Bujumbura, capitale del pubblica occidentale è veBurundi. Fonti locali raccontano di nuta a conoscenza dell’esiarresti e di esecuzioni sommarie di stenza di queest organizzagiovani che si oppongono al governo zione per la ferocia dei suoi del presidente Pierre Nkurunziza. attacchi: nell’aprile del 2014 L’esercito si è rifiutato di chiarire le rapì, con l’intento di renderle circostanze e le dinamiche delle morti. schiave, 276 studentesse da Finora la crisi politica in Burundi ha una scuola di Chibok. causato la morte di almeno 100 persone Più recentemente, le operae la fuga dal Paese di 150 mila profughi. zioni di Boko Haram si sono estese anche agli Stati limiNIGERIA Il 14 dicembre la Nigeria è stata colpita trofi, come Camerun e Niger, dove sono stati sterminati ed da una nuova strage religiosa. Secondo gli attivisti per i diritti umani incendiati interi villaggi. quasi un migliaio di sciiti sono stati L’obiettivo dichiarato dell’oruccisi a Zaria, roccaforte del Movimento ganizzazione è quello di istiIslamico della Nigeria e diverse tuire uno Stato islamico fon-
dato sulla Shari’a in Nigeria, contrastando l’occidentalizzazione del Paese. Di diversa estrazione è, invece, Al-Shabaab: nato come movimento giovanile estremista (il nome vuol dire proprio “la gioventù”), questo gruppo somalo si è da subito affiliato ad Al-Qaeda, con cui condivide ideali ed obiettivi. La sua forza risiede nel forte legame con la criminalità organizzata locale, in particolare con i pirati somali e con altri gruppi ostili al governo federale. È da attribuire ad Al-Shabaab la strage compiuta il 2 aprile di quest’anno in un campus universitario in Kenya, con 148 morti e svariate decine di feriti. Ma la realtà mostra un quadro ben diverso da quello dipinto dall’entusiasta propaganda jihadista: Boko Haram perde terreno, osteggiato da una coalizione militare composta da Niger, Ciad, Camerun e Nigeria, mentre i militanti di Al-Shabaab si riducono di numero giorno dopo giorno, tra contrasti interni, defezioni e tensioni legate alla leadership del gruppo.
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abitazioni e un tempio sono stati distrutti. Il leader del gruppo, Ibrahim Zakzaky, è stato ferito e infine arrestato. I musulmani sciiti della Nigeria accusano i militari di avere ucciso centinaia dei loro membri. L’esercito dichiara di aver difeso il generale Tukur Baratai da una attentato.
CORRUZIONE, MAL D’AFRICA
di Chiara Zaghi Il 9 dicembre scorso è stata la Giornata mondiale contro la corruzione, istituita dalle Nazioni Unite nel 2003. Il Segretario Generale dell’Onu Ban Ki-moon nel suo messaggio scrive: “La nuova Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, il nostro piano per porre fine alla povertà e garantire la vita di dignità per tutti, riconosce la necessità di combattere la corruA cura di Giulia Mogioni zione in tutti i suoi aspetti”.
GAMBIA Il Gambia è stato dichiarato nazione islamica dal presidente Yahya Jammeh il 12 dicembre scorso. Le autorità tuttavia hanno affermato che i cittadini che fanno parte della minoranza cristiana o di altre fedi potranno continuare a professare la loro religione. Il motivo del passaggio da Stato laico a Stato islamico, secondo alcune fonti, può essere più economico che religioso.
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Transparency International, associazione globale contro la corruzione presente in più di 100 Paesi, si occupa ogni anno di stilare una classifica degli Stati più corrotti. José Ugaz, presidente dell’associazione, ha spiegato più volte come la corruzione contribuisca a creare e aumentare la povertà. Guardiamo adesso all’Africa. La corruzione nel continente è in aumento: si stima che nei 55 Paesi africani dove è stata svolta l’indagine nel 2014, 75 milioni di persone abbiano pagato delle tangenti. La corruzione in Africa rimane un problema che ostacola l’accesso ai servizi di base, rallenta l’economia e impedisce lo sviluppo. Lo Stato più virtuoso risulta essere il Botswana (31° nel
mondo), seguito da Sudafrica, Ghana, Ruanda, Namibia, Lesotho, Mauritius e Capo Verde. Il Paese più corrotto in assoluto è la Somalia (174° nel mondo), preceduto nella classifica da Sudan e Sud Sudan. L’83% degli abitanti del Sudafrica intervistati ritiene che non ci sia ancora un impegno forte per combattere questo fenomeno; tale opinione probabilmente è dovuta agli scandali denunciati negli ultimi anni. Akinwumi Adesina, presidente dell’African Development Bank, durante un discorso tenuto alla sede centrale della Banca di Abidjan, in Costa d’Avorio, ha reso noto che l’Africa perde ogni anno 148 miliardi di dollari in corruzione: si tratta di denaro che potrebbe essere investito per aumentare lo sviluppo e il benessere dei Paesi africani. Adesina si è poi appellato ai governi dell’Africa h affinc é prendano misure più dure contro la corruzione. Anche Papa Francesco, in occasione del suo viaggio in Africa, ha ribadito l’importanza di questa lotta. “Ogni volta che accettiamo una tangente, distruggiamo il nostro cuore, la nostra personalità e la nostra Patria”, ha affermato.
SUD AMERICA
7 Giorni in 300 Parole
ARGENTINA Il neo presidente Mauricio Macri, mantenendo la promessa fatta in campagna elettorale, ha annunciato l’abbassamento delle tasse sulle esportazioni agricole. “Se ci sono maggiori profitti, si pagheranno senza problemi più tasse” ha aggiunto Macrì. L’amministrazione ha inoltre sottolineato che sarà intransigente con gli evasori fiscali.
I GUARANI DEL BRASILE
Un lento, silenzioso e inesorabile genocidio Di Giulia Botta
Il cuore dell’Amazzonia è sempre più spesso teatro di lotte interne, violenze, discriminazioni e sofferenza ai danni dei popoli indigeni. Tutto ciò ha condotto Eliseu Lopes, leader e portavoce dei 47.000 Guarani Kaiowà, a delineare i tratti di questo BRASILE L’agenzia di rating Fitch, dopo aver “genocidio silenzioso”. declassato il Brasile lo scorso ottobre, ha abbassato la valutazione sul debito È tragica, infatti, la situazione del popolo indigeno sovrano da BBB- a BB+. Il Paese, oltre ad attraversare una pro- dei Guarani, tra i più antichi fonda crisi economica, è anche nel del Brasile, che occupava un mezzo di una grave crisi politica: il tas- tempo un esteso territorio di so di popolarità del governo presieduto foreste e pianure. da Dilma Rousseff, alla prese con inces- Nell’ultimo secolo i crescenti santi richieste di impeachment, ha su- interessi economici di allevatori e imprenditori agricoli in bito un calo di popolarità del 9%. queste zone hanno innescato una selvaggia opera di occupazione e di deforestazione delle terre dei Guarani, per lasciare spazio a piantagioni di canna da zucchero e allevamenti di bestiame. Molte comunità, sradicate dalle terre d’origine, si trovano quindi confinate ed emarginate in anguste riserve, in cui le condizioni di vita sono disumane. Lo sfruttamento della manodopera nelle piantagioni è particolarmente preoccupante nella zona del Mato Grosso do Sul, al confine con il Paraguay: la riserva di Dourados conta oltre 12.000 Indiani ammassati in soli 3.000 ettari.
COLOMBIA In data 15 dicembre, il governo colombiano e i ribelli delle FARC hanno concordato all’Avana i principi necessari per la pace che si firmerà nel marzo 2016. “Questo – ha annunciato Ivan Marquez, leader negoziatore delle FARC- è il primo accordo di pace in Colombia che non è stato accompagnato da un’amnistia generale per tutte le persone coinvolte nel conflitto, ma piuttosto dalla creazione di un quadro Nonostante il riconoscimengiuridico speciale di pace”. to delle terre indigene nella Costituzione Brasiliana e la demarcazione di 36 aree guarani stabilita nel 2007, il prevalere degli interessi economici, unito a questioni
burocratiche, ha trascinato i diritti degli indigeni in un abisso di silenzio e indifferenza. Tale situazione ha alimentato un processo di retomada, cioè di riappropriazione delle terre, che ha a sua volta innescato una spirale di scontri con i fazendeiros, gli allevatori “espropriatori” e i loro sicari. Uno scenario allarmante: negli ultimi 12 anni si contano 390 vittime e si registra un incremento della violenza, con casi di tortura, stupro e ferimento di bambini e anziani. A tutto questo si aggiunge un tasso di suicidi senza eguali in Sud America: 1 ogni 7 giorni. 687 morti negli ultimi 12 anni, dato spiegabile con la profonda spiritualità e il radicato legame al territorio dei Guarani, visto come una “Terra senza Demonio” in cui le anime potranno riposare in pace dopo la morte. “Per noi la terra era tutto. Hanno devastato tutto quello che era nostro. Il governo parla di sviluppo economico, ma sono menzogne: questo tipo di sviluppo porta sofferenza e morte”, afferma Lopes.
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CUBA Il presidente di Capo Verde, Jorge Carlos De Almeida Fonseca, si è recato a Cuba per rafforzare la cooperazione tra i due Paesi. De Almeida Fonseca durante la sua permanenza a Cuba incontrerà il suo omologo Raul Castro e le massime autorità cubane. VENEZUELA In data 15 dicembre l’amministrazione delegato di ENI, Claudio Descalzi, ha incontrato il ministro del Petrolio venezuelano Eulogio del Pino. Durante la riunione è stata analizzata un’ulteriore possibilità di crescita per Perla, il super giant che produce circa 14 milioni di metri cubi di gas al giorno.
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FERNANDO COLLOR DE MELLO E IL PRIMO IMPEACHMENT BRASILIANO
Dilma Rousseff non è il primo caso di messa in stato d’accusa di un premier brasiliano… Di Andrea Incao,
Le prime elezioni libere brasiliane si tennero nel 1989, dopo venticinque anni di dittatura militare. Elezioni che si chiusero con la vittoria del liberal-conservatore Fernando Collor de Mello. Il leader di destra acquisì A cura di Sara Ponza consensi grazie ad una retorica fortemente assertiva, un linguaggio più che informale (“Eu tenho aquilo roxo!”, Io qui sono l’unico con le palle!) e soprattutto l’appoggio delle maggiori emittenti televisive nazionali. Dopo appena un anno dall’insediamento, il premier dovrà rispondere di diversi scandali: prima il suo braccio destro, Paulo César Farias, venne accusato di chiedere denaro alle imprese in cambio di favori governativi e, in seguito, anche sua moglie verrà accusata di utilizzo di fondi neri e numerosi illeciti nel bilancio. Fu con l’eclatante scandalo che coinvolse la banca nazionale brasiliana (Banco do Brasil), rea di pagare titoli di debito inglesi in favore della famiglia Collor, che il sistema illecito fece tabula rasa nei notiziari e iniziò ad occupare tutto il palcoscenico mediatico carioca.
La reazione del partito d’opposizione fu forte e alle manifestazioni di piazza seguì la richiesta di impeachment. Il Primo Ministro commentò in diretta televisiva “Domenica, a tutti coloro che mi appoggiano, chiedo di scendere in piazza con i colori della nostra bandiera”. Non si può dire che il popolo brasiliano non scese in piazza quella domenica, ma i toni, nonché i colori, ben diversi da quelli richiesti: milioni di brasiliani in abito nero occuparono le piazze in segno di protesta, delegittimando de facto il premier. Il 29 Dicembre 1992 il Senato accolse la richiesta di impeachment e Fernando Collor De Mello decadde dalla carica. Fu, inoltre, bandito dagli uffici pubblici per 8 anni. Fu qui che la vera politica democratica brasiliana ebbe inizio e che, per la prima volta, in un Paese fino ad allora frustrato e povero di diritti, l’assolutismo politico morì per far spazio alla giustizia, fatto che segnerà il Brasile per sempre. Fernando Collor De Mello oggi siede nel Senato tra le fila del Partito Laburista Brasiliano (PTB).
MSOI thePost Torino Ogni settimana un focus sulle nostre attività
Cari lettori, I primi mesi del nuovo anno accademico e delle attività di M.S.O.I. Torino sono come volati in un battito di ciglia. La pausa natalizia è alle porte e, nel rinnovare l’invito del Direttivo a partecipare alla attività del nuovo anno, desidero rivolgere a Voi il nostro ringraziamento più sentito: sono proprio i soci, infatti, con il loro impegno ed entusiasmo, a rendere interessanti, appassionanti ed uniche le attività del Movimento, partecipando alle proposte del Direttivo e proponendone altre nuove. Tengo particolarmente a fare una menzione speciale all’appassionata redazione di MSOI thePost: i numeri del settimanale online di politica internazionale hanno ricevuto il pauso del coordinamento nazionale del Movimento e saranno inviati, con il nuovo anno, a tutte le sezioni. Complimenti per il magnifico lavoro svolto in questi mesi. A titolo personale, un ringraziamento speciale va anche anche ai ragazzi del Direttivo, con cui si condividono onori e oneri, e a Lorenzò Aprà, nostro collaboratore di fiducia che anche quest’anno non ci fa mancare il suo preziosissimo aiuto. A nome del Direttivo, un ringraziamento speciale va alla S.I.O.I. Piemonte e Valle D’Aosta, nelle persone del professor Edoardo Greppi, suo presiden-
te, del professor Oddenino, suo segretario, e del dottor Matteo Arrotta, suo responsabile amministrativo nonché spalla fondamentale per M.SO.I. Torino. Un ringraziamento particolare anche ai dipartimenti di Giurisprudenza e di Cultura, Politica e Società, nostri riferimenti in università, guide e collaboratori preziosissimi per le attività di M.S.O.I. Le vacanze invernali coincidono con la pausa dalle nostre attività, che torneranno nel 2016. Siamo già all’opera per l’organizzazione delle attività del prossimo semestre, tra le quali ricordiamo l’EU MODEL TORINO 2016 (dal 21 al 25 marzo 2016); il WORKSHOP ALLA CERTOSA DI AVIGLIANA, attività di due giorni sul tema delle migrazioni e che coinvolgerà personalità accademiche ed esponenti della società civile nel quadro di conferenze e dibattiti; l’immancabile appuntamento con il VIAGGIO STUDIO, che quest’anno si terrà a Ginevra nella tarda primavera. Chiuderà le attività dell’anno accademico 20152016 il tradizionale GALÀ ESTIVO di giugno. Nella speranza di vedervi numerosi alle attività che il nuovo anno porterà con sé, a nome del Direttivo, il nostro più caloroso augurio di buone feste. Giulia Marzinotto, Segretario MSOI Torino
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