Msoi thePost Numero 21

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Il Settimanale di M.S.O.I. Torino


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MSOI Torino M.S.O.I. è un’associazione studentesca impegnata a promuovere la diffusione della cultura internazionalistica ed è diffuso a livello nazionale (Gorizia, Milano, Napoli, Roma e Torino). Nato nel 1949, il Movimento rappresenta la sezione giovanile ed universitaria della Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale (S.I.O.I.), persegue fini di formazione, ricerca e informazione nell’ambito dell’organizzazione e del diritto internazionale. M.S.O.I. è membro del World Forum of United Nations Associations Youth (WFUNA Youth), l’organo che rappresenta e coordina i movimenti giovanili delle Nazioni Unite. Ogni anno M.S.O.I. Torino organizza conferenze, tavole rotonde, workshop, seminari e viaggi studio volti a stimolare la discussione e lo scambio di idee nell’ambito della politica internazionale e del diritto. M.S.O.I. Torino costituisce perciò non solo un’opportunità unica per entrare in contatto con un ampio network di esperti, docenti e studenti, ma anche una straordinaria esperienza per condividere interessi e passioni e vivere l’università in maniera più attiva. Giulia Marzinotto, Segretario M.S.O.I. Torino

MSOI thePost MSOI thePost, il settimanale online di politica internazionale di M.S.O.I. Torino, si propone come un modulo d’informazione ideato, gestito ed al servizio degli studenti e offrire a chi è appassionato di affari internazionali e scrittura la possibilità di vedere pubblicati i propri articoli. La rivista nasce dalla volontà di creare una redazione appassionata dalla sfida dell’informazione, attenta ai principali temi dell’attualità. Aspiriamo ad avere come lettori coloro che credono che tutti i fatti debbano essere riportati senza filtri, eufemismi o sensazionalismi. La natura super partes del Movimento risulta riconoscibile nel mezzo di informazione che ne è l’espressione: MSOI thePost non è, infatti, un giornale affiliato ad una parte politica, espressione di una lobby o di un gruppo ristretto. Percorrere il solco tracciato da chi persegue un certo costume giornalistico di serietà e rigore, innovandolo con lo stile fresco di redattori giovani ed entusiasti, è la nostra ambizione. Jacopo Folco, Direttore MSOI thePost 2 • MSOI the Post

N u m e r o

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REDAZIONE Direttore Jacopo Folco Vicedirettore Davide Tedesco Caporedattore Alessia Pesce Capi Servizio Rebecca Barresi, Giusto Amedeo Boccheni, Luca Bolzanin, Sarah Sabina Montaldo, Silvia Perino Vaiga Amministrazione e Logistica Emanuele Chieppa Redattori Benedetta Albano, Federica Allasia, Erica Ambroggio, Timothy Avondo, Daniele Baldo, Lorenzo Bardia, Giusto Amedeo Boccheni, Giulia Botta, Maria Francesca Bottura, Stefano Bozzalla, Federico Camurati, Matteo Candelari, Emanuele Chieppa, Sara Corona, Lucky Dalena, Alessandro Dalpasso, Alessio Destefanis, Giulia Ficuciello, Lorenzo Gilardetti, Luca Imperatore, Andrea Incao, Michelangelo Inverso, Daniela Lasagni, Andrea Mitti Ruà, Giulia Mogioni, Efrem Moiso, Silvia Peirolo, Daniele Pennavaria, Ivana Pesic, Emanuel Pietrobon, Edoardo Pignocco, Sara Ponza, Jessica Prieto, Fabrizio Primon, Giacomo Robasto, Carolina Quaranta, Francesco Raimondi, Jean-Marie Reure, Michele Rosso, Fabio Saksida, Leonardo Scanavino, Martina Scarnato, Samantha Scarpa, Francesca Schellino, Giulia Tempo, Martina Terraglia, Francesco Tosco, Tiziano Traversa, Fabio Tumminello, Chiara Zaghi. Editing Lorenzo Aprà Copertine Mirko Banchio Vuoi entrare a far parte della redazione? Scrivi una mail a thepost@msoitorino.org!


EUROPA 7 Giorni in 300 Parole SPAGNA 15 aprile. Il ministro dell’industria spagnolo José Manuel Soria Lόpez ha annunciato le sue dimissioni, con effetto immediato, in seguito al diffondersi della notizia relativa ad un suo possibile coinvolgimento nello scandalo dei Panama Papers. Soria, che ha negato con forza tutte le accuse, spiega di aver fatto un passo indietro per prevenire possibili strumentalizzazioni finalizzate ad indebolire il già precario governo tecnico di Rajoy.

UNIONE EUROPEA 15 aprile. Il Parlamento Europeo, sotto la guida dell’europarlamentare tedesco Albrecht, ha approvato nuove norme sulla protezione dei dati personali su Internet, superando le regole obsolete che regolamentavano la materia dal 1995.

BELGIO 17 aprile. Quasi un mese dopo le stragi di Bruxelles, circa 10mila belgi hanno sfilato per le strade della città partecipando alla Marcia contro la paura organizzata per ricordare le 32 vittime degli attacchi terroristici. Il corteo, inizialmente fissato per il 27 marzo, era stato rinviato dalle autorità per motivi di sicurezza e ordine pubblico.

ITALIA 18 aprile. Il referendum abrogativo sulle trivelle non ha raggiunto il quorum: soltanto il 31,15% degli aventi diritto ha espresso il proprio voto. Il risultato, che non avrà alcun effetto pratico, ha visto una netta vittoria del sì, con l’85,84% delle preferenze.

L’AMBIENTE COME VALORE Verso uno sviluppo sostenibile

Di Giulia Ficuciello Dall’Atto Unico Europeo del 1986 al Trattato di Lisbona del 2009, l’Unione Europea ha fatto numerosi passi in avanti verso il rafforzamento della tutela ambientale. Nel 2010 è stata adottata la “Strategia Europa 2020”, con cui l’UE si prefigge 3 obiettivi: ridurre le emissioni di gas serra al 20%, portare al 20% la quota di energie rinnovabili, aumentare l’efficienza energetica del 20%. Nel 2014 la Commissione Europea ha emanato una raccomandazione in cui prendeva atto della necessità di “decarbonizzare” il sistema energetico e si preoccupava, in particolare, del settore del gas naturale. Sostituendo l’utilizzo dei combustibili fossili con quello del gas naturale, infatti, potrebbero essere ridotte le emissioni di gas serra a breve e medio termine, soddisfacendo così le nuove esigenze in materia ambientale. La produzione di gas in Unione Europea ha però subito un drastico calo e ciò ha fatto crescere la necessità di importazione, che ha raggiunto il 67% nel 2011. Il risultato è stato un aumento dei prezzi in UE e una forte pressione sulle aziende a elevata intensità energetica che utilizzano gas.

A creare grandi aspettative è oggi il gas di scisto. Potenziale sostituto dei combustibili fossili, ridurrebbe la dipendenza da Paesi terzi ed aumenterebbe l’occupazione e la crescita economica. L’estrazione di questo gas ha però un impatto ambientale notevole. Dato l’utilizzo di sostanze chimiche nel processo di fatturazione idraulica, i rischi maggiori sono relativi all’inquinamento delle acque sotterranee e di superficie. Se consideriamo che in molti Stati membri le acque sotterranee sono una fonte preziosa di acqua potabile, allora il rischio, da tecnico, diventa sociale. Attualmente in UE manca una strategia comune per fronteggiare questi problemi: un sistema frammentato provoca, infatti, il malfunzionamento del mercato interno. La Commissione, nella Raccomandazione, non cessa di ricordare che l’obiettivo a lungo termine dell’Unione Europea resta quello di dare vita a un’economia a basse emissioni di carbonio, avviando un programma di sviluppo sostenibile. In questo modo verrebbero coniugate le esigenze di crescita economica e di sviluppo umano e sociale, migliorando la qualità della vita in una prospettiva di benessere a lungo termine.

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EUROPA 20 aprile. Secondo quanto risulta dal nuovo World Press Freedom Index, l’indice che attesta la libertà di stampa nel mondo, l’Italia occuperebbe la 77^ posizione su un totale di 180 paesi esaminati. Il Belpaese, che ha perso quattro posizioni rispetto al 2014, è tra i peggiori in Europa, seguito soltanto da Ungheria, Cipro, Grecia e Bulgaria.

GRECIA 20 aprile. Dopo aver ascoltato le testimonianze dei 41 migranti superstiti sbarcati a Kalamata, l’UNHCR, agenzia ONU per i rifugiati, ha confermato la notizia del terribile naufragio che ha coinvolto una imbarcazione salpata da Tobruk, in Libia, e diretta in Italia. Sarebbero circa 500 i migranti dispersi in mare.

NORVEGIA 20 aprile. Anders Breivik, il terrorista neonazista che nel 2011 uccise 77 giovani sull’isola di Utǿya, ha in parte vinto la causa intentata nei confronti dello Stato norvegese. Secondo il tribunale distrettuale di Oslo, le autorità non avrebbero rispettato l’art 3 della CEDU, che vieta le “condizioni di detenzione inumane e degradanti” più volte denunciate dall’uomo durante la permanenza in carcere, trascorsa in totale isolamento. Non sarebbe, invece, stato violato l’art 8 della Convenzione, dal momento che non è mai stata negato a Breivik il diritto al rispetto della vita privata e familiare. La Corte ha previsto che lo Stato dovrà corrispondere al detenuto un indennizzo di 330mila corone norvegesi, pari a circa 35mila euro.

A cura di Federica Allasia

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L’UMORISMO, IRRIDUCIBILE ESPRESSIONE DELL’ETICA

Il Bundenstag autorizza il processo al comico Jan Boehmermann Di Simone Massarenti La questione rifugiati sta tenendo sotto scacco l’intera Europa continentale, “cinghia di trasmissione” la Turchia del presidente Erdogan. Nelle ultime settimane, in particolare, la Germania cristiano-cattolica della cancelliera Angela Merkel ha istituito una sorta di ponte umanitario con il Paese, ma ciò ha avuto, secondo l’opinione pubblica, forti ripercussioni sulla gestione delle questioni nazionali. La cancelliera, infatti, è stata tacciata di “subordinazione della libertà di espressione in favore della diplomazia internazionale” dopo che, il 15 aprile scorso, il Bundenstag ha autorizzato un processo penale nei confronti di Jan Boehmermann, che dovrà rispondere di vilipendio ai danni del capo di Stato turco. La matrice della questione è da far risalire al 31 marzo scorso, quando, durante la trasmissione Neo Magazin Royale, il comico ha recitato una poesia dai toni duri e aspri all’indirizzo di Erdogan, accusato di “atti osceni protratti mentre reprime la libertà di stampa del proprio Paese”. Ankara, che già il 17 marzo scorso aveva convocato d’urgenza l’ambasciatore tedesco in Turchia presso il Ministero degli Esteri per chiarimenti circa un video satirico sul presidente Erdogan, ha duramente accusato il comico, chiedendo al cancelliere Angela Merkel di avviare un processo penale a suo carico.

Trattandosi di un vero e proprio conflitto di interessi sul piano costituzionale, la questione è stata posta all’esame del Bundenstag, il quale, come precedentemente detto, ha approvato la richiesta turca, costringendo il giornalista ad un processo che potrebbe condannarlo a 5 anni di reclusione per “offese e ingiurie rivolte ad un capo di Stato”. La decisione ha provocato dure reazioni sociali e politiche in tutto il mondo, tanto che, dalle righe del New York Times, la giornalista Anna Sauerbrey tuona “politics and humor are colliding in a new way, a collision that exposes the tragicomedy of this modern Europe”. Angela Merkel, trovatasi travolta da un ciclone mediatico, ha risposto affermando che “secondo il paragrafo 103 del Codice penale tedesco, le azioni protratte dal signor Boehmermann sono perseguibili penalmente”. I toni però non sembrano placarsi e dalle stanze del Reichstag molti politici, anche vicini alla cancelliera, parlano di un duro colpo alla libertà di espressione, sacrificata a vantaggio di questioni puramente diplomatiche. Anche il ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier, già firmatario dell’autorizzazione, si è detto poco convinto circa questa decisione, date le recenti violazioni dei diritti umani ad opera del governo turco. La parola ora passerà alla Procura, chiamata a pronunciarsi su diritto della persona e libertà di opinione ed espressione artistica.


NORD AMERICA 7 Giorni in 300 Parole STATI UNITI 19 Aprile. Kerry in Egitto ha incontrato il presidente AlSisi. In una conferenza stampa congiunta il Segretario di Stato americano ha ribadito il ruolo cruciale del Cairo nello scenario regionale e ha confermato l'intenzione degli Stati Uniti di continuare a voler assicurare la stabilità del Paese.

20 Aprile. Hillary Clinton e Donald Trump si impongono nelle primarie di New York con un largo margine sugli avversari. Dopo aver ripreso il ruolo di favorita, dagli ambienti vicini alla Clinton fanno sapere che ritengono oramai la candidatura di Sanders dannosa per l'unità del partito e vorrebbero quindi un suo ritiro dalla corsa alla nomination.

20 Aprile. Il segretario del Tesoro, Jacob Lew, ha annunciato che scomparirà dalla banconota da 20 dollari l'effigie del presidente Andrew Jackson. Al suo posto l'eroina afroamericana ed ex schiava Harriet Tubman, che grazie alla Underground Railroad aiutò centinaia di schiavi a scappare verso gli Stati dell'Unione o verso il Canada.

21 Aprile. Barack Obama atterra in Arabia Saudita. L'agenda è molto densa e i temi di primo piano (accordo nucleare, lotta al gruppo IS, petrolio, Libia e Siria).

SANDERS: UDIENZA PAPALE

Il candidato democratico incontra il Pontefice. Di Alessio Destefanis

Venerdì 15 aprile, a pochi giorni dalle primarie di New York, il senatore democratico Bernie Sanders è atterrato in Italia per raggiungere il Vaticano. Il candidato democratico si è recato oltreoceano per prendere parte al convegno organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali in occasione dei 25 anni dell’Enciclica sociale di Giovanni Paolo II “Centesimus annus”. Sotto i riflettori, tuttavia, è stato immediatamente posto il possibile incontro tra il senatore americano e papa Bergoglio. Giunto in Vaticano Sanders ha dichiarato: “Sarò felice di incontrare il Papa, se questo sarà possibile”. Le indiscrezioni su questo possibile incontro, più volte smentite dalla stampa vaticana, si sono poi rivelate attendibili. All’indomani del convegno, Sanders ha infatti incontrato privatamente Bergoglio nella residenza del Pontefice. La notizia del colloquio tra il Papa e il senatore ha subito dato vita a polemiche e discussioni. La sola stretta di mano tra i due ha innalzato polveroni politici da ogni parte del globo. Bergoglio, tuttavia, si è preoccupato con altrettanta celerità di puntualizzare il reale ed effettivo senso dell’incontro. “Una stret-

ta di mano è solo da considerarsi una dimostrazione di buone maniere. E se qualcuno pensa che dare un saluto è immischiarsi in politica è il momento di cercare uno psichiatra”, ha dichiarato il Pontefice.

Il colloquio – seppur di breve durata - è stato cordiale e al suo termine sono giunte le prime dichiarazioni di Sanders: “È una delle figure più straordinarie di tutta la storia moderna mondiale e io gli sono molto grato per il ruolo che sta svolgendo nel mettere in discussione questioni che riflettono la necessità di un’economia basata sulla morale e non sull’avidità”. A poche ore di distanza, oltreoceano la politica si è animata. La disponibilità dimostrata da parte del Pontefice nei confronti di Bernie Sanders è stata considerata da molti americani come una vera e propria ingerenza religiosa nella campagna elettorale statunitense. I giudizi negativi non si sono limitati al recente incontro, ma sono risaliti fino al mese di febbraio, momento in cui il Papa aveva espresso forte disappunto nei confronti del candidato repubblicano Donald Trump e verso le sue aspettative circa la politica dell’immigrazione. Nonostante questa visita non sia stata gradita a molti, Sanders potrà sicuramente vantare un aumento di popolarità fra i cittadini cattolici d’America. MSOI the Post • 5


NORD AMERICA Il Presidente parlerà ad un summit che riunisce i Paesi del Golfo Persico, ma soprattutto è atteso da una serie di incontri bilaterali, il più critico dei quali potrebbe rivelarsi quello con Re Salaman per cercare di riavvicinare Washington a Riad. 21 Aprile. Il Dipartimento di Giustizia americano ha ufficialmente aperto un'indagine a seguito delle rivelazioni dei Panama Papers. Lo ha rivelato Preet Bharara, procuratore di Manhattan.

CANADA 17 Aprile. Durante il congresso del Partito Neodemocratico (NDP) è stata approvata, tra le altre, la proposta di unione politica del Canada con le Isole Turks e Cocos (ufficialmente territorio britannico) per renderle "le Hawaii del Canada".

20 Aprile. Il ministro della Salute canadese Jane Philipott ha annunciato che il Canada nel 2017 presenterà una legge per la legalizzazione della vendita e del consumo di marijuana. Il Canada diventerebbe in questo modo il primo Paese del G7 ad adottare questo tipo di legalizzazione così ampia.

21 Aprile. Il primo ministro Trudeau è a New York per firmare l'Accordo di Parigi. Dopo che il suo governo ha partecipato attivamente ai negoziati questo atto, sebbene sia una formalità, legherà il Canada agli impegni presi: una riduzione entro il 2030 del 30% delle emissioni di Co2.

A cura di Alessandro Dalpasso

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IL VERDETTO DELLA GRANDE MELA I risultati delle primarie di New York

Di Simone Potè Per la prima volta da anni, il 19 aprile 2016, a New York, le primarie sono state ben lontane dall’essere un semplice pro forma. Queste votazioni arrivano troppo tardi per poter influenzare le sorti delle elezioni presidenziali. Data la situazione ancora incerta di entrambi i partiti e considerata l’importanza demografica di questo Stato, secondo soltanto alla California, queste elezioni hanno assunto una certa importanza strategica.
 Vediamone, dunque, i risultati: per i democratici, Hillary Clinton ha raccolto il 57,9% dei voti con 135 delegati contro il 42,1% di Bernie Sanders che gli ha fruttato 104 delegati. Si tratta di una vittoria importante: è la prima vittoria di Clinton da quasi un mese, con le ultime 7 votazioni in favore di Sanders. Le speranze dei sostenitori del “socialista” di cambiare le sorti e impedire quella che sembra ormai una vittoria certa della Clinton si affievoliscono: considerando anche i superdelegati, Hillary può contare sull’appoggio di 1.911 delegati, dovendo arrivare a quota 2.383 per garantirsi la maggioranza assoluta. Bernie resta indietro con 1.229 delegati, penalizzato in particolare dal limitato appoggio dei superdelegati. Chi sono i superdelegati? Membri importanti del partito che possono partecipare alla convention finale dove si decide chi effettivamente si candiderà, senza i vincoli che legano i delegati eletti

normalmente. La creazione dei superdelegati (712 su 4.764) aveva inizialmente lo scopo di riservare un ruolo all’establishment del partito nel dibattito interno. Tuttavia, a detta di alcuni questo meccanismo può avere l’effetto di ostacolare l’ascesa di figure politiche lontane dalla tradizionale linea del partito.
I superdelegati hanno un peso importante nelle primarie: se non vi fossero, la distanza tra i due candidati si ridurrebbe a circa 250 delegati. Anche per il Partito Repubblicano si è trattato di un momento rilevante: pur essendo quasi certa la vittoria di Trump in termini di maggioranza relativa, l’ostilità del GOP nei suoi confronti lo obbliga a inseguire la maggioranza assoluta. Senza di essa in effetti si aprirebbe lo scenario di una brokered convention, il cui esito potrebbe essere quello di negare a Trump la nomination Ecco perché il 61% dei voti e la quasi totalità dei delegati ottenuti a New York, impauriscono l’establishment repubblicana (e non solo).
 Tuttavia, queste elezioni hanno presentato varie irregolarità: decine di migliaia di persone, infatti, in particolare a Brooklyn, non hanno potuto votare poiché “assenti sulle liste elettorali”. Il sindaco Bill de Blasio ha dovuto ammettere che queste sono colme di errori, con la cancellazione anche di isolati interi. Per alcuni, comunque, questi risultati restituiscono un’evidenza: la sfida finale sarà tra Trump e Clinton.


MEDIO ORIENTE 7 Giorni in 300 Parole ISRAELE 18 aprile. Un autobus di linea è esploso a sud di Gerusalemme e le fiamme divampate hanno, in seguito, colpito un altro autobus che si trovava vicino. Le autorità hanno da subito supposto che l’esplosione fosse stata provocata da una bomba, ipotesi successivamente confermata. I feriti sarebbero 21, in gravi condizioni. “Prenderemo i colpevoli e chi li sostiene” ha affermato il premier Benyamin Netanyahu. SIRIA 19 aprile. Sono almeno 37 le vittime di un raid di aerei delle forze governative sulla città di Maarrat Numaan, nella regione di Idlib, nord del Paese. Il bombardamento è stato effettuato su un piccolo mercato ortofrutticolo piuttosto affollato.

20 aprile. La delegazione dell’opposizione al regime di Assad ha lasciato Ginevra, dove si stavano svolgendo i colloqui di pace, definendo l’attacco sopra Maarrat Numaan “una deliberata vendetta di Assad”. Infatti, i ribelli avevano proposto di mantenere al potere Assad se affiancato da tre vicepresidenti ribelli. Medici Senza Frontiere (MSF) ha denunciato la situazione in cui si trovano più di 100.000 persone intrappolate nel governatorato di Aleppo, a nord del Paese,

I TAVOLI TREMANO SOTTO LE BOMBE DI IDLIB La fragilità dell’equilibrio di Ginevra viene alla luce sul destino di Assad

Di Samantha Scarpa Verso la fine di febbraio, gli USA e la Russia avevano supportato l’avvio di una tregua nelle zone più calde della Siria tra forze del regime e gruppi dell’opposizione. Nello stesso periodo l’ONU aveva aperto tavoli negoziali al Palais des Nations ginevrino, dando voce, per la prima volta, ad una commissione ufficiale delle opposizioni e prevedendo, in 18 mesi, la cessazione di ogni conflitto e un governo di transizione. Anche le mosse strategiche di Putin, annunciando il ritiro delle truppe dal suolo siriano, sembrava lasciar spazio a scenari più rosei e ad un concreto progetto di pace; i primi sforzi, tuttavia, non sembrano sufficienti e alcuni elementi di discordanza sembrano svelare le fragilità dell’equilibrio ottenuto. Sul fronte siriano, infatti, sono molte le testimonianze di attacchi da parte del regime durante il cessate-il-fuoco: Salem al-Meslet, a capo del gruppo di opposizione islamica Ahrar AlSham, ha parlato di circa 2.000 violazioni da parte del regime in questi mesi, quasi due al giorno. Inoltre, l’opposizione lamenta gli impedimenti per il passaggio di beni di prima necessità: per questi motivi, il 20 aprile l’ONU ha cominciato ad evacuare oltre 400 persone da città assediate dal regime e dall’opposizione, al

fine di provvedere alle loro esigenze sanitarie più importanti, dalla malnutrizione alla cura di ferite gravi. Il 19 aprile, infine, un attacco aereo del regime in un mercato di Idlib ha causato oltre 40 vittime. A fronte di questi episodi, il rappresentante generale della Commissione di Opposizione a Ginevra, Ryiad Hijab, ha deciso di sospendere gli incontri nella capitale svizzera. Il 18 aprile, a fronte del rifiuto da parte del rappresentante del governo siriano, Bashar Ja’afari, di prendere in considerazione l’uscita di scena di Assad nella creazione di un governo di transizione, Hijab e i suoi avevano chiesto di posporre ulteriori sedute in segno di protesta. Dopo l’attacco del 19 aprile, tuttavia, il gruppo di Riyadh ha lasciato i tavoli, sospendendo fino a data da destinarsi le negoziazioni. “Abbandonando le trattative, il gruppo Ryiad potrebbe finalmente permettere di arrivare ad una concreta soluzione”, ha dichiarato Ja’afari in conferenza stampa. Subito la replica di Riyad Hijab: “Non accetteremo nessuna trattativa mentre il nostro popolo soffre e muore per fame e bombardamenti. [...] Il segretario Kerry ci aveva promesso aiuti umanitari a Daraya, ma nemmeno un cargo è arrivato a destinazione a causa della testardaggine del regime”. MSOI the Post • 7


MEDIO ORIENTE bloccate tra la linea del fronte del Daesh, dei territori curdi e della frontiera turca. AFGHANISTAN 19 aprile. Un attacco suicida nel cuore di Kabul, seguito da una violenta sparatoria, ha causato 64 morti e 327 feriti. Tra di essi, figurano sia civili sia forze di sicurezza nazionali, il probabile obiettivo dell’attacco. L’attentato ha avuto luogo davanti alla sede dell’intelligence nazionale (National Directorate of Security – NDS) ed è stato rivendicato dai talebani, che il 12 aprile avevano annunciato l’inizio dell’ “offensiva di primavera”.

UN CIRCOLO VIRTUOSO

Putin forte in Siria, Obama torna in Iraq

Di Jean-Marie Reure Il supporto militare russo fornito all’esercito sirano - che ha permesso la riconquista di Palmira pare avere innescato un circolo virtuoso: la visita inattesa del segretario di Stato John Kerry in Iraq ha, infatti, dato il via ad una vasta controffensiva curda ed irachena contro Daesh.

LIBIA 19 aprile. Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, ha fatto sapere che quest’ultima è pronta “a fornire supporto al Governo di unità nazionale”, ma non è prevista nessuna missione di combattimento. EGITTO Secondo l’agenzia di stampa Reuters, i servizi di intelligence egiziani avrebbero fornito una versione dei fatti riguardanti la morte di Giulio Regeni in aperta contraddizione con quella ufficiale. Il giorno della sua scomparsa, infatti, il ricercatore italiano sarebbe stato fermato dalla polizia e detenuto in una struttura del Dipartimento di Sicurezza. A cura di Martina Scarnato 8 • MSOI the Post

L’8 aprile Kerry incontra il primo ministro iracheno Al-Badi, il ministro degli affari esteri Al-Jaafari e alcuni rappresentanti del Parlamento, promettendo loro l’invio di 200 uomini delle forze speciali e ulteriori $ 155 milioni in aiuti umanitari. “Faremo tutto ciò che possiamo” - sostiene - e parla dell’importanza di un governo nazionale forte che sia in grado di far ripartire l’Iraq. Promette, inoltre, ingenti finanziamenti alle milizie curde (400 milioni di dollari), “alleato chiave” in questa guerra. Il 15 aprile è, invece, il segretario della Difesa Ashton Carter che si reca a Baghdad e annuncia pubblicamente che verranno impiegati elicotteri d’assalto Apache sul territorio iracheno: l’obiettivo è la riconquista di

Mosul, roccaforte del gruppo IS. Il clima in Iraq è ormai diverso, la cooperazione fra americani e curdi, per quanto tardiva, è evidente dato il numero di operazioni congiunte. Secondo fonti ufficiali, le forze irachene - dal debole e scompaginato esercito che aveva ceduto, spesso fuggendo, vasti territori al Daesh - avrebbero riconquistato più del 40% dei territori ceduti al sedicente Stato Islamico. La riconquista, sabato 16 aprile, della città di Hit è poi un ulteriore segno di una volontà di agire ben diversa rispetto a quella che aveva caratterizzato le operazioni militari della coalizione in Siraq sin dall’inizio di questa guerra. Se, da un lato, i negoziati sul futuro della Siria proseguono ai tavoli ginevrini, dall’altro le operazioni sul territorio si fanno sempre più puntuali. Siamo sempre più lontani dalla politica di non intervento sul territorio, i bombardamenti della coalizione lentamente diminuiscono, aumentano le azioni sul suolo del Siraq ed i primi risultati, su entrambe i fronti, iniziano ad arrivare.


RUSSIA E BALCANI 7 Giorni in 300 Parole

UCRAINA 20 aprile. L’OSCE ha rilevato un livello di violenze più elevato nelle regioni di Donetsk e di Lugansk. In particolare ci sono stati scontri tra le forze governative e i ribelli filorussi. 20 aprile. Andrey Kobolev, amministratore delegato della società ucraina del gas “Naftogaz”, riporta che l’azienda ha iniziato una causa internazionale contro la Russia per i danni subiti dalla perdita delle attività situate nel territorio della Crimea. 21 aprile. E’ in arrivo la seconda tranche di aiuti da 600 milioni di euro da parte dell’Unione Europea, a condizione che il nuovo governo ucraino dimostri disponibilità ad attuare le riforme. Il Fondo Monetario Internazionale aveva già negato il proprio sostegno a inizio aprile, perché l’Ucraina aveva interrotto la realizzazione del programma di sviluppo economico, ma Kiev conta di portare a termini i negoziati e ottenere la tranche di 1,7 miliardi di dollari entro la fine di giugno. KOSOVO 20 aprile. A Bruxelles l’ultima sessione di negoziati fra Belgrado e Pristina ha portato ad accordi sui principali punti: le intese sulla normalizzazione delle relazioni tra i due Paesi sono state raggiunte.

DERIVA AUTORITARIA IN MACEDONIA?

Concessa l’amnistia a 55 politici indagati, l’opposizione parla di “colpo di Stato”

Di Giulia Bazzano Il 12 aprile il presidente della Repubblica di Macedonia, Gjorge Ivanov, ha deciso di concedere l’amnistia a 55 dei politici coinvolti nello scandalo delle intercettazioni telefoniche, che nel maggio del 2015 aveva portato alle dimissioni dell’ex presidente Nikola Gruevski e a un periodo di instabilità politica. Le intercettazioni rivelavano come il governo avesse tenuto sotto controllo circa 20.000 persone: esponenti dei partiti, sindacalisti, giornalisti e magistrati. Un accordo di intermediazione con l’UE aveva proposto elezioni anticipate (da svolgersi il prossimo 5 giugno), la nomina di un procuratore speciale per fare chiarezza sullo scandalo e un governo di unità nazionale. Tuttavia, una nuova ondata di tensione ha investito il Paese. Il partito di Ivanov, la VMRO, è al comando dal 2006. I suoi esponenti, in particolar modo Gruevski, hanno contribuito a creare un potere fortemente clientelare. L’opposizione ha, infatti, più volte mostrato dubbi riguardo alla trasparenza delle elezioni, denunciando svariati episodi di corruzione, fino ad arrivare alla pubblicazione delle intercettazioni. In sua difesa, il Presidente in carica ha affermato che “questo è un grande passo in avanti verso la riconciliazione, aiuterà

a creare un’atmosfera adatta alla competizione politica e democratica, basata su idee e programmi, non su accuse e delegittimazioni”. Non è dello stesso avviso il principale partito di opposizione, l’SDSM, che ha parlato di “colpo di Stato” e ha, inoltre, richiesto che Ivanov risponda alle accuse di impeachment. Come nel 2015, le manifestazioni e le richieste di dimissioni non si sono fatte attendere, accompagnate dallo slogan “senza giustizia non c’è riconciliazione”. Le proteste sono state prontamente represse dalle forze dell’ordine. Il bilancio è di 12 persone arrestate e un giornalista ferito. Critiche all’amnistia decisa da Ivanov giungono anche da Bruxelles, che parla di “allontanamento del futuro euro-atlantico del Paese”, mentre il premier serbo Vucic ha espresso preoccupazione per eventuali disordini nell’area balcanica. Quale futuro per la Macedonia? Nonostante nel 2005 la Repubblica abbia acquisito lo status di Paese candidato all’ingresso nell’UE, questi disordini interni potrebbero compromettere la sua immagine e la sua affidabilità: ripetuti violazioni dei diritti umani e abusi di potere da parte del governo potrebbero causarne l’isolamento da parte della comunità internazionale.

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RUSSIA E BALCANI MACEDONIA 21 aprile. Da una settimana migliaia di persone manifestano a Skopje per chiedere le dimissioni del presidente Gjorgje Ivanov. Fra le loro richieste, anche il rinvio delle elezioni del 5 giugno e la formazione di un governo tecnico. RUSSIA 21 aprile. Mosca: L’ex ministro delle finanze ed ex vicepremier, Alexei Kudrin, ha accettato l’offerta di Putin di guidare il Center for strategic research, un organo fondato nel 1999 per elaborare i piani di sviluppo dell’economia russa. Sarà dunque lui a programmare il futuro non solo dell’economia, ma anche di istruzione, giustizia e sanità.

E’ stata una mossa con un peso politico non indifferente, in quanto Kudrin, riconosciuto come una delle menti più lucide del Paese, fu allontanato dal governo per i contrasti con l’attuale primo ministro Medvedev, ma è rimasto comunque molto vicino al presidente Putin. “Intende trasformare il sistema di amministrazione statale, l’istruzione, l’assistenza sanitaria e i tribunali” annuncia il quotidiano Vedomosti

A cura di Giulia Andreose

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LA SHARIA EUROPEA

L’estremismo islamico della Bosnia-Erzegovina, dalle guerre dei Balcani all’Isis. di jihadisti, che ha comprato i terreni di Bosanska Bojna, lungo il confine bosniaco-croato, con 200mila euro provenienti dal Qatar.

Di Elisa Todesco Ai confini dell’Europa si agita e si carica la polveriera jihadista salafita. La linea di confine che divide l’occidente europeo dal fondamentalismo della Sharia non è solo il Mediterraneo, ma ha una dimensione molto più concreta. Questa linea di confine ha la forma di una sbarra bianca, ormai arrugginita, con sopra un cartello di STOP e alle spalle un gabbiotto della polizia in disuso da anni. Si tratta del confine fra l’Europa e i Balcani, fra Croazia e Bosnia-Erzegovina, fra un Paese candidato a entrare nell’Area Schengen e il nuovo centro jihadista europeo. La Bosnia, con il suo tasso di disoccupazione al 60%, con le armi e le munizioni residuali dalle guerre balcaniche, è uno Stato debole, con zone d’ombra in cui non è chiaro quale polizia sia competente, terreno fertile per l’insediamento di gruppi estremisti. Sul suo territorio si annoverano, infatti, 64 comunità estremiste e oltre 10 “villaggi della Sharia”, dislocati su terreni al confine acquistati grazie a donazioni da fondi arabi. Esemplare è il caso dell’imam salafita Husein Bosnić, noto come Bilal, il più grande reclutatore europeo

Ma per capire le ragioni dell’esistenza di un estremismo islamico in Bosnia, da sempre Paese musulmano moderato, bisogna tornare indietro di 20 anni. Fu, infatti, durante la guerra dei Balcani che arrivarono dall’Afghanistan e dalla Cecenia oltre 2.000 mujaheddin per sostenere i fratelli musulmani contro i cattolici e gli ortodossi. Questa immigrazione “guerrigliera” si è portata dietro quella concezione di islam sunnita che legittima la guerra santa, con idee che hanno avuto 20 anni per germogliare indisturbate. Tale eredità si ritrova oggi nei villaggi della Sharia, dove sventolano le bandiere nere del sedicente califfato, così come nei campi di addestramento del gruppo IS individuati da Europol nell’area balcanica. E se Europol riconduce il fenomeno all’intera regione, il ruolo centrale della Bosnia viene ricordato da Halabja Faluja, intercettato dal R.O.S. di Trento, quando, riferendosi a combattenti del Daesh, afferma che “hanno fatto un ottimo addestramento in Bosnia”. Non è un caso, infatti, che la Bosnia sia il secondo Paese in Europa per numero di foreign fighters. Il governo di Sarajevo ha ora due possibilità: continuare a negare l’anima nera delle sue periferie (ma la stessa capitale bosniaca è nel mirino dei terroristi), oppure comprendere la sua malattia e agire di conseguenza.


ORIENTE 7 Giorni in 300 Parole CINA 19 aprile. I media statali cinesi riportano che India e Cina si stanno muovendo verso un accordo militare, nonostante le dispute sul confine e diverse tensioni stiano ancora aleggiando fra i due Stati. Le due potenze sono impegnate da tempo in un lungo braccio di ferro per la preminenza nella regione asiatica. Il Ministro della Difesa indiano ha, inoltre, espresso la volontà di allacciare una cooperazione con la Repubblica Popolare Cinese anche su altri fronti.

GIAPPONE 20 aprile. Un terremoto di magnitudo 6.8 con epicentro a nord-est di Namie, in Giappone, ha scosso le acque a largo della città, nella prefettura di Fukushima; è l’ennesima scossa che colpisce il Paese, dopo che il 16 aprile una scossa di magnitudo 7.1 aveva colpito l’isola di Kyushu causando 42 morti e oltre mille feriti. Le diverse scosse verificatesi nel sud del Paese sono le più forti dal terremoto di Fukushima del 2011; per timore che se ne verifichino di ulteriori, circa 250.000 persone sono state evacuate dalle loro abitazioni. Anche l’economia ha risentito della catastrofe, in particolare nella giornata di lunedì, quando l’indice Nikkei ha registrato un crollo del 3,4%; il danneggiamento delle infrastrutture ha, inoltre, bloccato gli approvvigionamenti di diverse industrie au-

LA CINA E IL SUO PASSATO - PARTE PRIMA Conoscere il passato per provare a comprendere il presente

Di Emanuele C. Chieppa Chiunque voglia esercitarsi nell’analisi della politica interna ed estera cinese deve tenere conto degli eventi fondamentali che hanno contribuito allo sviluppo e alla costruzione di questo Paese. Esso è ormai la seconda potenza economica mondiale, con un PIL che nei prossimi anni potrebbe superare quello degli Stati Uniti. Tra i fatti più importanti, il primo da ricordare è senza dubbio la nascita del Partito Comunista Cinese (PCC), che avvenne nel 1921. Mao Tse-tung, uno dei fondatori, ne assumerà la leadership nel 1935. Il PCC era nato dalla secessione di una frangia di estrema sinistra dal Kuomintang nazionalista di Sun Yat-sen. Le due parti si contesero per anni il controllo del Paese. Con la fine del secondo conflitto mondiale e l’inizio del bipolarismo, le due grandi potenze vincitrici cercarono di intervenire indirettamente nella contrapposizione: gli USA appoggiarono i nazionalisti e l’URSS la fazione comunista. Dopo la sconfitta e la fuga dei nazionalisti sull’isola di Formosa, il 1° ottobre del 1949, Mao proclamò la presa di potere da parte del PCC e la nascita della Repubblica Popolare Cinese. Decise che era giunto il momento di far uscire la Cina dal Medioevo e si fece aiutare dall’Unione Sovietica che, dopo la stipula di un concordato, gli fornì armi, lo aiutò nella costruzione di fabbriche e gli procurò consulenze per

l’instaurazione di un regime pienamente socialista. Importanti effetti ebbe anche il secondo piano quinquennale, chiamato “Il grande balzo in avanti”, che portò alla redistribuzione delle terre, all’eliminazione dei proprietari terrieri, alla formazione delle comuni, all’abolizione della proprietà privata e all’applicazione dei programmi di pianificazione agricola. I metodi di coltivazione si rivelarono però inadeguati, poiché fondati sulle errate credenze di scienziati e consulenti russi. Misure emblematiche furono il distanziamento, deciso in maniera arbitraria, tra piante e il rifiuto di diversificare le colture, che ebbero effetti disastrosi. Come se non bastasse, l’equilibrio del biota venne compromesso con lo sterminio dei passeri, considerati dannosi per le colture. Il piano economico avrebbe dovuto spingere la Cina verso l’industrializzazione, ma nel 1958, dopo soli due anni, il suo fallimento costrinse Mao a dimettersi dalla presidenza. Tra il 1959 e il 1961 il Paese fu colpito da una dura carestia. Non ci sono dati precisi al riguardo, ma si stima che abbiano perso la vita tra i 20 e 40 milioni di persone. La via verso la modernizzazione alla maniera cinese e la crescita dello Stato erano ancora di là da venire e il successivo colpo di coda di un ormai anziano Mao portò di nuovo la Cina verso il baratro.

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ORIENTE tomobilistiche. MYANMAR 17 aprile. Ancora scontri nello Stato del Rakhine, situato a ovest del Myanmar, dove l’ingresso di un dipartimento di fanteria guidato dal comandante Myo Min Tun nell’area dominata dall’esercito ribelle ha provocato episodi di guerriglia. Un portavoce del gruppo dei ribelli armati in lotta col governo centrale, Arakan Army, ha riferito che il comandante e 20 dei suoi soldati sono morti, mentre nessun esponente del gruppo sarebbe caduto. L’esercito birmano non ha commentato la vicenda. VIETNAM 18 aprile. Rappresentanti di Vietnam, Laos e Cambogia si sono incontrati nella provincia vietnamita del Dak Lak, in occasione di un meeting volto a promuovere ed agevolare le trattative commerciali fra i tre Paesi. Le negoziazioni, oggi giunte al IV round, erano iniziate nel luglio dello scorso anno. Esponenti di tutti e tre i Paesi hanno espresso le loro speranze affinché l’accordo porti le più importanti realtà locali a fare pieno uso del loro potenziale. Le infrastrutture sottosviluppate soffrono ancora di una diffusione e uno scambio limitati nella regione. L’area di scambio, ricca di risorse naturali e con buone potenzialità in agricoltura e sviluppo forestale, include 4 provincie cambogiane, 4 laotiane e 5 vietnamite. A cura di Carolina Quaranta

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PAKISTAN, FRAMMENTARIETÀ E VIOLENZA La lotta al terrorismo di uno Stato spesso dimenticato

Di Tiziano Traversa Il Pakistan sta affrontando da più di un decennio una situazione interna di forte instabilità e insicurezza. Dopo la presa di potere dei talebani nel vicino Afghanistan, all’inizio degli anni ‘90, l’influenza del fondamentalismo islamico ha preso piede in Pakistan ed è cresciuta dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Il Paese, a maggioranza musulmana sunnita, rappresenta un insieme di svariate minoranze culturali islamiche e non, che hanno sempre fatto fatica a mantenere rapporti di distesa tolleranza. Con l’avvento del fondamentalismo talebano, lo scontro culturale si è trasformato in una lotta violenta che da anni devasta la regione e sconvolge la popolazione civile. Il primo ministro Nawaz Sharif ha posto la lotta al terrorismo di matrice talebana come obiettivo primario del calendario politico. In seno al governo è dunque presente una forte volontà di estirpare il fondamentalismo talebano dal Paese, ma, com’è noto (oggi anche all’occidente),

il terrorismo è una realtà diffusa ed è proprio la mancanza di un’entità circostanziale a renderne difficile la lotta. Gli attentanti sono continui: da quello di poche settimane fa nel parco giochi di Lahore contro la minoranza cristiana (72 morti), a quelli meno vistosi compiuti ai danni di personalità politiche e funzionari pubblici, fino ai continui scontri violenti tra membri di etnie o religioni diverse. La scorsa settimana il Premier ha deciso di vietare le celebrazioni musulmane nella capitale per ragioni di sicurezza. La fotografia del Pakistan è quindi quella di un Paese in forte crisi politica e sociale, che probabilmente manca di un tessuto sociale in grado di condurre ad uno sviluppo pacifico. Il suo background storico-culturale è sostanzialmente quello di uno Stato di formazione recente che ha visto un’alternanza di regimi autoritari e democratici. Per ora, a dispetto dello sforzo istituzionale, la transizione verso un regime politico capace di garantire stabilità non è ancora completa.


AFRICA 7 Giorni in 300 Parole BURKINA FASO

L’AFRICA E IL MONDO, PARTE TERZA

USA: cooperazione e strategie sul piano internazionale L’intervento militare diretto sul territorio non è però che uno dei modi con cui gli USA cercano di partecipare al processo di stabilizzazione dell’intero continente. In Camerun, le truppe statunitensi hanno addestrato i soldati che hanno poi partecipato alle operazioni contro Boko Haram; in Guinea e Sierra Leone, medici locali e unità di soccorso americane hanno cooperato per sconfiggere e debellare il virus ebola.

15 aprile. II dottor Denis Mukwege ha annunciato l’inaugurazione di un one stop centre. Una struttura per aiutare le giovani vittime dell’escissione, pratica in realtà proibita dalla legge interna. Il personale dell’ospedale offrirà supporto tecnico, affinché le ragazze possano affrontare i problemi causati dalla mutilazione, come l’alto tasso di mortalità tra mamme e bambini, oltre ad un aiuto psicologico. A questi aiuti si aggiunge anche l’assistenza giuridica, per tutte coloro che volessero presentarsi davanti ad un giudice per ottenere giustizia contro un atto considerato come un attentato alla dignità e all’integrità della persona. GAMBIA 15 aprile. Solo Sandeng, il leader del partito d’opposizione UDP (Partito Democratico Unito), è stato ritrovato senza vita. La sua morte è avvenuta in seguito alle proteste organizzate nel Paese contro le ultime riforme costituzionali, che rendono più difficile la partecipazione alle elezioni presidenziali. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, ha annunciato l’apertura di un’inchiesta e ha ordinato il rilascio immediato degli altri militanti arrestati durante le proteste. Si tratterebbe dell’ennesimo caso di violazione della libertà di espressione e repressione dell’opposizione perpetrata dal regime di Yayah Jammeh. ETIOPIA 16 aprile. 140 persone sono state uccise da un gruppo di uomini armati. La strage è avvenuta nella provincia di Gambella, ai confini del Paese con

Di Fabio Tumminello Gli USA sono da sempre attivi nel continente africano: accanto a piani di cooperazione efficiente e a stretti rapporti commerciali – le importazioni di petrolio dalla Nigeria rivestono un ruolo fondamentale nella bilancia commerciale ed energetica statunitense – trova spazio anche una sempre più forte presenza militare e logistica. Il tentativo di “esportare la democrazia” in nazioni comandate da dittatori o tiranni è uno dei marchi di fabbrica della politica internazionale a stelle e strisce. Nel 2008 il Dipartimento di Stato americano, durante la presidenza di George W. Bush, istituì l’AFRICOM (United States Africa Command), istituto preposto a sovrintendere alla gestione delle relazioni internazionali tra Africa e Stati Uniti. Gli obiettivi dell’esercito americano spaziano, oggi, dal controllo della situazione interna fino alla lotta al terrorismo, considerando anche il sempre maggior rischio a cui le ambasciate e i funzionari sono sottoposti in luoghi dove è diffuso lo jihadismo.

In questi ultimi anni, tuttavia, la presenza americana sul suolo africano è stata messa in discussione da uno scacchiere geo-politico non favorevole agli interessi statunitensi. Il dilagante estremismo di matrice jihadista nell’Africa sub-sahariana sta rendendo quasi impossibile il mantenimento della pace e dell’ordine pubblico; inoltre, i crescenti flussi migratori da queste zone verso il Nord Africa costituiscono un altro problema a cui i contingenti americani non riescono a far fronte con le loro sole forze. L’aumento del flusso degli investimenti cinesi e russi in varie nazioni – a partire proprio dalla Nigeria e dalla Guinea – sta poi diminuendo il volume dei traffici tra Stati Uniti e Paesi africani, allontanando alcuni partner commerciali importanti dalla sfera di influenza americana. A pochi mesi dalle elezioni presidenziali, il parere di molti commentatori è che, democratico o repubblicano che sia, il prossimo Presidente americano dovrà riconsiderare la strategia statunitense nel continente e l’AFRICOM dovrà continuare a ricoprire un ruolo guida.

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AFRICA il Sud Sudan. Secondo il ministro della comunicazione Reda, i responsabili apparterrebbero alla tribù Murle e l’attacco dovrebbe essere connesso alla loro storica rivalità con la tribù Nuer.

ETIOPIA, ATTACCO A JAKAWA

208 vittime e 102 bambini rapiti dalla tribù dei Murle guerra civile nel Sud Sudan. In passato, la regione di Gembela, che ospita 272mila profughi provenienti dalla guerra civile dello Stato confinante, è stata scenario di numerosi e violenti scontri dovuti alla disputa per il controllo del bestiame e del territorio da parte delle tribù dei Nuer e degli Anauk. È la prima volta, però, che si verifica un attacco di tali dimensioni da parte di una tribù straniera.

MALI 18 aprile. Alcuni manifestanti si sarebbero introdotti nella pista aerea di Kidal controllata dal MINUSMA, dando fuoco ad alcune strutture e chiedendo il rilascio di alcuni Touareg, arrestati perché accusati di complicità con il gruppo jihadista Ansar Dine. 2 manifestanti sarebbero stati uccisi, 4 sarebbero rimasti feriti. Un comunicato della missione sottolinea la gravità di tale atto, affermando l’importanza della pista per l’approvvigionamento di aiuti umanitari e il sostegno della popolazione locale. Il Comitato di Coordinamento dei Movimenti dell’Azawad condanna le violenze e invoca la calma, esigendo da parte di MINUSMA un’inchiesta che faccia luce sull’accaduto. CIAD 18 aprile. All’indomani delle elezioni, i media locali hanno annunciato la sparizione di una settantina di soldati. Secondo il partito di opposizione, la loro sparizione potrebbe essere opera delle stesse forze di governo. Durante le elezioni, infatti, il voto degli elettori è stato reso pubblico e chi si è rifiutato di votare per il presidente Idriss Déby è stato arrestato. L’opposizione chiede quindi l’apertura di un’inchiesta e l’immediata liberazione dei soldati, detenuti probabilmente in un luogo segreto.

A cura di Jessica Prieto 14 • MSOI the Post

Di Chiara Zaghi Venerdì 15 aprile, a Jakawa, villaggio situato nella regione Gembela (Etiopia), sono state massacrate e uccise 208 persone, rapiti 102 bambini e rubati 2.000 capi di bestiame delle tribù dei Nuer e degli Anauk. La notizia è stata ufficialmente confermata lunedì 18 aprile dal primo ministro Hailè Mariam Desalegn e dal ministro delle Comunicazioni Getachew Reda. L’attacco è stato attribuito alla tribù dei Murle, gruppo etnico nilotico (cioè di lingua nilotica, parte di un vasto sottogruppo delle lingue nilo-sahariane), che occupa la zona del Sud Sudan confinante con l’Etiopia. Nell’agosto del 2011, il gruppo è stato ritenuto responsabile della morte di 600 persone della tribù dei Nuer e della distruzione di un ospedale di Medici Senza Frontiere (MSF) a Bor, città della regione Jonglei. Dal 2013 è stato autore di innumerevoli eccidi avvenuti nel corso della

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dimostrato che entrambi i Paesi stanno affrontando la peggiore siccità e carestia degli ultimi 30 anni:“l’Etiopia sta affrontando uno dei più seri choc climatici della propria storia, con 10 milioni di persone a rischio di perdere raccolti e bestiame, oltre ad avere gravi carenze d’acqua e problemi di salute”, spiega Ahunna Eziakonwa-Onuchie, coordinatore della risposta alla siccità per l’ONU. Ai problemi derivanti dalla siccità si aggiungono ormai da tempo quelli relativi al clima di violenza fra le popolazioni che sono costrette a coabitare nell’area, problemi che hanno proprio nel controllo delle risorse alimentari e idriche la loro prima causa. Dopo i fatti dello scorso 15 aprile, Hailè Mariam Desalegn ha annunciato che l’esercito è intervenuto immediatamente, bloccando al confine e uccidendo 60 assalitori. Inoltre, il governo etiope sta organizzando, con l’autorizzazione del Sud Sudan, un’operazione militare congiunta per portare in salvo i bambini etiopi rapiti e arrestare gli aggressori.


SUD AMERICA BRASILE 17 aprile. La Camera dei Deputati ha approvato l’impeachment per la presidente Dilma Rousseff. La mozione, passata alla camera con 367 sì e 137 no, è il risultato del recente abbondono della maggioranza da parte dei centristi di Temer e da parte dei partiti minori.

20 aprile. In data 20 aprile l’Instituto Brasileñao de Geografía y Estadísticas (IBGE) ha stimato che la disoccupazione in Brasile colpisce 10.370.000 milioni di persone. “La disoccupazione è la maledetta eredità che ci sta lasciando Dilma” ha affermato Paulinho da Fuerza, presidente del partito di opposizione.

L’ECUADOR TORNA A TREMARE

17 aprile 2016, terremoto magnitudo 7.8: 413 vittime e 2.000 feriti Di Stefano Bozzalla Cassione Domenica 17 aprile un terremoto di magnitudo 7.8 sulla scala Richter ha colpito l’Ecuador. Il sisma, che ha interessato la parte settentrionale della costa (soprattutto le province di Esmeraldas e di Manabi), è stato avvertito anche in Perù, Colombia e Cile. La scossa principale è stata registrata alle 18.58 ora locale (2.58 in Italia), con epicentro lontano dalla capitale Quito (170 km), ma molto vicino ad altri centri abitati minori. Essa è stata avvertita anche nella più grande città del Paese (Guayaquil), dove è crollato un ponte. Ad oggi, venerdì 22, il tragico bilancio, non ancora definitivo, è di 413 vittime e 2.000 feriti: “Sappiamo che ci sono cittadini intrappolati sotto le macerie che devono essere salvati”, ha detto il vice presidente Jorge Glas. La Croce Rossa dell’Ecuador sostiene che siano già all’opera più di 1.200 volontari, ma che le operazioni di ricerca siano difficoltose a causa delle piogge cadute nell’ultimo periodo, che hanno reso inagibili numerose strade necessarie a raggiungere le zone più colpite.

BOLIVIA 20 aprile. Il premier boliviano Morales e il capo di governo venezuelano Maduro si sono riuniti a Caracas per affrontare la grave situazione ecuadoriana dovuta al terremoto del 16 aprile. Il sisma, pari a 7.8 gradi della scala Richter, è stato avvertito anche in Peru Il presidente dell’Ecuador Rafael Correa, che si trovava in e in Colombia. PANAMA 18 aprile. Il presidente panamense Juan Carlos Varela ha garantito la disponibilità del suo Paese ad aderire all’iniziativa dell’OCSE per lo scambio di informazioni sensibili nel settore fiscale.

visita in Vaticano, è subito rientrato in patria per seguire da vicino le operazioni di soccorso.

Alcune aree sono rimaste senza elettricità per ore, senza copertura per i telefoni cellulari e con problemi per l’approvvigionamento di acqua potabile. Glas ha dichiarato lo “stato di eccezione” in 6 delle province più colpite: questo va a sottolineare la gravità della situazione. Lo stesso vicepresidente ha escluso la possibilità di tsunami, ma ha comunque chiesto alla popolazione di alcune aree costiere di abbandonare le proprie abitazioni per il rischio di mareggiate: “Vi chiediamo prudenza e di mantenere la calma”, ha aggiunto. Inoltre, nella città di Portoviejo, il sisma ha fatto crollare un muro della prigione e ciò ha permesso ha un centinaio di detenuti di evadere. Il Ministro dell’Interno ha confermato la notizia, assicurando che si sta facendo tutto il necessario per rintracciare e riassicurare alla giustizia gli evasi. Il terremoto, avvenuto pochi giorni dopo il sisma in Giappone, è stato il più forte registrato in Ecuador dal 1979, ha causato l’eruzione del vulcano Villarica in Cile ed è stato seguito da uno sciame sismico di 55 scosse, la più forte delle quali (6,1 gradi) si è verificata nel Pacifico meridionale, vicino all’arcipelago del Regno di Tonga.

CUBA MSOI the Post • 15


SUD AMERICA 20 aprile. “Le idee dei comunisti cubani rimarranno come prova che, su questo pianeta, se lavori molto e con dignità, puoi produrre i beni materiali e culturali di cui gli esseri umani hanno bisogno” ha affermato il leader cubano Fidel Castro. Fidel, che secondo gli osservatori ha voluto tacitamente salutare per l’ultima volta il popolo cubano, ha successivamente ringraziato calorosamente il fratello Raul per il lavoro da Presidente svolto.

ARGENTINA 19 aprile. Dopo l’autorizzazione statunitense l’Argentina ha emesso sul mercato bond per il valore di $ 16,5 miliardi. Il successo conseguito dalla ricomparsa dell’Argentina sul mercato dei bond ha spinto Buenos Aires ad alzare l’offerta a $ 16,5 miliardi dai 12,5 miliardi precedentemente programmati. COLOMBIA 19 aprile. Il presidente colombiano Manuel Santos ha chiesto che sia modificata la strategia mondiale contro il traffico di droga. “Abbiamo più volte rilevato che il mondo è dedicato da 40 anni ad una guerra che è stata ufficialmente dichiarata, una guerra molto deficitaria, ed oggi l’ONU ha una opportunità per cambiare direzione”, ha affermato Santos in una intervista all’agenzia EFE. A cura di Sara Ponza

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L’ORA GRIGIA DEL PERÙ

Verso il ballottaggio: un passo avanti o uno indietro? internazionali e ONG, è che in veste di Presidente la leader di Forza Popular possa agire a favore di suo padre, Alberto Fujimori, ex Presidente – o meglio dittatore – attualmente in carcere per appropriazione di fondi pubblici e violazione dei diritti umani. Sebbene nel dibattito politico la Fujimori abbia fatto tutto il possibile per evitare l’argomento, c’è chi teme il ritorno di un regime destituito 15 anni fa.

Di Daniele Pennavaria Dopo la prima tornata elettorale dello scorso 11 aprile, il futuro del Perù rimane in bilico. Se, da una parte, la vittoria incompleta di Keiko Fujimori (Fuerza Popular) non può essere considerata una sorpresa, prima del voto non era altrettanto scontato il secondo posto ottenuto da Pedro Pablo Kuczynski, candidato con la destra moderata. La Fujimori può vantare un vantaggio consistente (del 19%), ma non si può escludere la possibilità che il largo fronte degli sconfitti della tornata elettorale di aprile si compatti per sostenere il suo oppositore. L’apporto più consistente potrebbe essere quello della socialista Verónika Mendosa, al terzo posto nelle elezioni, che però al momento non si è dichiarata vicina a nessuno dei candidati per il ballottaggio. Quello che preoccupa una parte della popolazione, ma anche alcuni osservatori

Il 70enne Kuczynski tenta di rappresentare un’alternativa non tanto nella sostanza delle politiche, quanto facendo leva sulla necessità di fronteggiare il ritorno della dittatura. Il leader di “Peruanos por el Kambio”, forte del suo passato di incarichi nella finanza internazionale e già Ministro in due governi, ha il compito arduo di colmare il distacco del primo turno. Per riuscirvi far sì che gli indecisi, dai quali dipende il risultato definitivo, optino per lui piuttosto che per la Fujimori o per l’astensione. Vargas Llosa, uno dei volti più noti del Paese, ha commentato la situazione sulle pagine de El País, tentando di sensibilizzare la popolazione rispetto al pericolo che si torni al regime degli anni ‘90. È rdifficile valuta e la reale entità del rischio. Certo è che l’“ora grigia” in cui il Perù dovrà decidere, annunciata dal premio Nobel per la letteratura, si avvicina rapidamente e, sebbene dall’inizio della campagna si parli di non far ricadere sui figli le colpe dei padri, al momento nessuno può dirsi completamente sicuro né del risultato né delle sue conseguenze.


ECONOMIA WikiNomics

1929-2008: UNA STORIA DISONESTA PRIMO CAPITOLO

Come l’intreccio bancario-industriale CONSIGLI PER ha portato il mondo in bancarotta due volte L’ACQUISTO: UN PORTAFOGLIO…VIRTUALE Aumenteranno le monete, Di Michelangelo Inverso ma vinceranno smartphone e Ed è proprio quello che accadde porta carte\ Agli inizi del ‘900 era sul finire del 1929. Le banche possibile osservare un si trovarono a spendere tutto il Di Efrem Moiso impianto legislativo di tipo capitale dei risparmiatori per La Germania, contro la filosofia liberistico piuttosto simile a mantenere a galla il sistema della moneta unica comune, sta quello odierno: non esisteva industriale e se stesse, con per diffondere una moneta da una separazione tra banche conseguenze catastrofiche e banche per l’intero sistema economico. 5 euro che sarà accettata per il commerciali tradizionali. Ciò significava La gran parte del settore pagamento soltanto entro i confini teutonici. Esistono però monete che le banche potevano, al bancario fu travolto, il settore speculare sui industriale collassò e l’intero che non conoscono confini: contempo, titoli industriali e concedere mondo industrializzato patì i bitcoin. Per la precisione, si tratta di monete non sempre prestiti alle medesime aziende una crisi tale da non essere legalmente riconosciute, con un di cui possedevano i titoli grazie l’ultima delle cause della valore che si aggira attualmente ai capitali dei correntisti. Seconda Guerra Mondiale. attorno ai 379 euro e non sono Se la congiuntura economica nemmeno reali. fosse stata favorevole, i Onde evitare la totale titoli industriali sarebbero dissoluzione del tessuto Origine e scopo. Creati nel aumentati e le banche economico, Franklin Delano 2009 da un uomo misterioso avrebbero guadagnato due Roosevelt impose drastiche conosciuto con lo pseudonimo volte: dall’aumento dei depositi riforme all’economia e allo di Satoshi Nakamoto, sono una e dai dividendi azionari che Stato attraverso i pacchetti delle criptovalute - questo è avrebbero poi ulteriormente di intervento pubblico noti il nome che designa le valute gonfiato i profitti. come New Deal. Tra le varie digitali esistenti - più note in riforme intraprese, una delle circolazione e rappresentano Ma era un gioco molto più significative fu senza un metodo di trasferimento pericoloso perché, se dubbio il Glass-Steagall di valore alternativo all’uso di per qualsiasi ragione i Act del 1933, riguardante il banche o intermediari. titoli industriali avessero settore finanziario. Il piano Scambio diretto. La rete iniziato a deprezzarsi, allora prevedeva due fondamentali istituiva Bitcoin, che usa una struttura di anche nei bilanci bancari si provvedimenti: tipo peer-to-peer (P2P), la stessa sarebbero verificate perdite un’assicurazione sui depositi usata per la condivisione di file e eguali. Inoltre, le banche fino a 250 mila dollari e che sfrutta una rete paritaria di avrebbero dovuto garantire prevedeva la netta separazione la liquidità tra intermediari finanziari e “nodi” per il loro trasferimento, costantemente alle industrie indebitate, banche di deposito e prestiti. attribuisce all’omonima moneta la caratteristica di poter essere per evitarne l’insolvenza In questo modo, si scollegava scambiata tra due persone in e quindi di colare a picco l’economia finanziaria da quella modo anonimo e diretto senza con esse. Settore bancario reale, spezzando il legame tra che i passaggi vengano registrati e industriale erano, dunque, banche e industria. Veniva da un intermediario, che di fatto legati a doppio filo, nella così disinnescato il potenziale non esiste. I bitcoin vengono speranza che non si verificasse effetto domino di una recessione accettati per servizi online, ma mai una recessione tale da e il risparmio bancario sarebbe anche per l’acquisto di beni e esaurire contemporaneamente stato sostanzialmente immune servizi reali. il valore dei titoli industriali e dal fallimento. Fino al 1999. la liquidità delle banche. Differenza con le valute a

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ECONOMIA corso legale. Il loro valore non può essere controllato a causa della natura decentralizzata del metodo di creazione della valuta. Infatti, la struttura P2P fa sì che non esistano nodi di scambio più importanti di altri e, volutamente, non consente l’introduzione di un ente centrale come la BCE o la FED. Sicurezza. Evitare il passaggio tramite una terza parte garante della sicurezza quale può essere

un intermediario comporta riporre una certa fiducia reciproca nelle due parti della compravendita. Questo problema è stato ovviato grazie al registro internazionale sicuro, basato anch’esso sulla tecnologia P2P, che ha preso il nome di blockchain. Esso rappresenta una sorta di libro contabile delle transazioni effettuate nella rete Bitcoin condiviso da tutti i soggetti che agiscono all’interno di una determinata rete di computer. Economia sommersa e legame con Silk Road. L’altra faccia della moneta virtuale riguarda il suo utilizzo per gli scambi perlopiù illegali - che avvenivano nel sito di commercio elettronico Silk Road, adesso offline. Gli acquisti che venivano effettuati raggiunsero il valore di 500.000 dollari al giorno e riguardavano il contrabbando di droghe, armi, pedopornografia e altra merce classificata come illegale nella maggior parte delle giurisdizioni nazionali. 18 • MSOI the Post

Deflazione: un nuovo spettro aleggia sull’Europa? L’attuale politica monetaria della BCE non basta a stimolare la crescita

Di Giacomo Robasto La Banca Centrale Europea, a partire dal mese di marzo, ha predisposto nuovi interventi di politica monetaria a sostegno dell’economia europea, assumendo rilevanti decisioni i cui effetti sono destinati ad emergere nel medio e lungo periodo. Se, infatti, a marzo 2015 il governatore Mario Draghi ha ufficialmente avviato il cosiddetto “Quantitative easing” - operazione che prevede l’acquisto massiccio di titoli di Stato da parte della BCE in cambio di maggiore liquidità sui mercati –, nel mese scorso ha stabilito un’ulteriore riduzione dei tassi di interesse. Il tasso di interesse sui depositi si è così ridotto da -0,40 % a -0,30 %, mentre il tasso principale di rifinanziamento è stato portato allo 0,00 % dal precedente 0,05 %. Tali misure si propongono come principale obiettivo quello di favorire il credito alle imprese e ai consumatori, fungendo così da stimolo per la crescita del Vecchio Continente, i cui Paesi hanno registrato nel 2015 tassi di crescita leggeri e non omogenei. Tali misure, tuttavia, si stanno rivelando ancora insufficienti per mantenere la stabilità dei prezzi, che d’altronde è l’obiettivo primario di ogni banca centrale. Come certificano i dati Eurostat, infatti, il tasso di inflazione nell’Unione Europea a marzo è

stato negativo, attestandosi a -0,05 %. I Paesi UE si trovano, pertanto, in deflazione, situazione che implica un abbassamento generalizzato dei prezzi al consumo. Nel breve periodo, questa condizione può sembrare positiva; tuttavia, nel lungo, essa innesca un circolo vizioso che nuoce all’economia: i singoli individui posticipano gli acquisti, provocando una notevole riduzione dei consumi, che sono una componente fondamentale del PIL di ogni Stato. Tra le voci di spesa che in Europa si sono ridotte negli ultimi mesi, vi sono sicuramente quelle energetiche: infatti, ad accentuare il fenomeno deflazionistico, si è aggiunto anche un altro fattore: il notevole calo del prezzo del petrolio, che proprio a metà febbraio è stato scambiato in Europa ai prezzi più bassi degli ultimi 11 anni. Perché la Banca Centrale Europea persegua i suoi obiettivi nel modo migliore, è necessario riportare il tasso di inflazione europeo attorno al 2 %, cosicché nel lungo periodo i prezzi possano essere il più possibile stabili, garantendo una crescita costante: la presenza di una inflazione leggera è, dunque, un presupposto fondamentale per un nuovo corso dell’Europa. Riuscirà Mario Draghi in questa ardua impresa?


QUARTO MSOI FOCUS La Cina che (ci) cambia Sviluppo e contraddizioni di una Grande Potenza in ascesa

assistant professor di relazioni internazionali del sud est asiatico per l’Università di Torino, cofondatore, vice presidente e direttore della ricerca presso il Torino world affairs institute (TWAI) e visiting assistant della University of Technology di Sidney.

L’intervento verteva sulla generale carenza di awarness dell’occidente nei confronti della Cina: infatti, se esiste una koinè fra europei ed americani, troppo sovente si tendono ad applicare i medesimi parametri anche nei confronti di questa potenza emergente, che tuttavia è assai lontana dal nostro modus cogitandi. La generale ignoranza, mista ad un discreto e diffuso timore, ci impedirebbe dunque - secondo il professor Andornino - di relazionarci correttamente con un “mondo” nuovo e pieno di opportunità.

Di Jean-Marie Reure

Mercoledì 20 aprile, presso il Campus Einaudi dell’Università degli Studi di Torino, si è tenuto il quarto MSOI focus, organizzato dal direttivo di MSOI rappresentato dalle persone di Elisabetta Botta e Luca Bolzanin.

Il tema trattato è stato “La Cina

che (ci) cambia - Sviluppo e contraddizioni di una Grande Potenza in ascesa”. Come consueto 15 studenti hanno pertanto avuto l’occasione di confrontarsi con un esperto su un tema di grande rilevanza nell’ambito della politica internazionale.

L’esperto invitato per quest’occasione è il professor Giovanni Andornino,

La crescente importanza della Repubblica Popolare Cinese nello scenario internazionale, date le sue impressionanti capacità economiche oltre che politiche, spesso non viene interpretata correttamente e quando i cinesi hanno dato prova di grande flessibilità e capacità di ascolto, l’occidente si è dimostrato invece pericolosamente sordo e rigido.

Attraverso numerosi esempi e l’analisi di alcuni fenomeni di grande importanza, l’esperto ha, dunque , delineato in modo lucido uno quadro per il quale la Cina non può più essere tenuta in così scarsa considerazione.

Per rimanere aggiornato sulle attività di MSOI Torino, visita il sito internet www.msoitorino.org, la pagina Facebook Msoi Torino o vieni a trovarci nella Main Hall del Campus Luigi Einaudi tutti i mercoledì dalle 12 alle 16.

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