Msoi thePost Numero 25

Page 1

20/05 - 27/05

Il Settimanale di M.S.O.I. Torino


2 0 / 0 5

-

2 7 / 0 5

MSOI Torino M.S.O.I. è un’associazione studentesca impegnata a promuovere la diffusione della cultura internazionalistica ed è diffuso a livello nazionale (Gorizia, Milano, Napoli, Roma e Torino). Nato nel 1949, il Movimento rappresenta la sezione giovanile ed universitaria della Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale (S.I.O.I.), persegue fini di formazione, ricerca e informazione nell’ambito dell’organizzazione e del diritto internazionale. M.S.O.I. è membro del World Forum of United Nations Associations Youth (WFUNA Youth), l’organo che rappresenta e coordina i movimenti giovanili delle Nazioni Unite. Ogni anno M.S.O.I. Torino organizza conferenze, tavole rotonde, workshop, seminari e viaggi studio volti a stimolare la discussione e lo scambio di idee nell’ambito della politica internazionale e del diritto. M.S.O.I. Torino costituisce perciò non solo un’opportunità unica per entrare in contatto con un ampio network di esperti, docenti e studenti, ma anche una straordinaria esperienza per condividere interessi e passioni e vivere l’università in maniera più attiva. Giulia Marzinotto, Segretario M.S.O.I. Torino

MSOI thePost MSOI thePost, il settimanale online di politica internazionale di M.S.O.I. Torino, si propone come un modulo d’informazione ideato, gestito ed al servizio degli studenti e offrire a chi è appassionato di affari internazionali e scrittura la possibilità di vedere pubblicati i propri articoli. La rivista nasce dalla volontà di creare una redazione appassionata dalla sfida dell’informazione, attenta ai principali temi dell’attualità. Aspiriamo ad avere come lettori coloro che credono che tutti i fatti debbano essere riportati senza filtri, eufemismi o sensazionalismi. La natura super partes del Movimento risulta riconoscibile nel mezzo di informazione che ne è l’espressione: MSOI thePost non è, infatti, un giornale affiliato ad una parte politica, espressione di una lobby o di un gruppo ristretto. Percorrere il solco tracciato da chi persegue un certo costume giornalistico di serietà e rigore, innovandolo con lo stile fresco di redattori giovani ed entusiasti, è la nostra ambizione. Jacopo Folco, Direttore MSOI thePost 2 • MSOI the Post

N u m e r o

25

REDAZIONE Direttore Jacopo Folco Vicedirettore Davide Tedesco Caporedattore Alessia Pesce Capi Servizio Rebecca Barresi, Giusto Amedeo Boccheni, Luca Bolzanin, Sarah Sabina Montaldo, Silvia Perino Vaiga Amministrazione e Logistica Emanuele Chieppa Redattori Benedetta Albano, Federica Allasia, Erica Ambroggio, Daniele Baldo, Lorenzo Bardia, Giulia Bazzano, Lorenzo Bazzano, Giusto Amedeo Boccheni, Giulia Botta, Maria Francesca Bottura, Stefano Bozzalla, Emiliano Caliendo, Federico Camurati, Matteo Candelari, Emanuele Chieppa, Sara Corona, Lucky Dalena, Alessandro Dalpasso, Alessandro Fornaroli, Giulia Ficuciello, Lorenzo Gilardetti, Andrea Incao, Gennaro Intocia, Michelangelo Inverso, Simone Massarenti, Andrea Mitti Ruà, Efrem Moiso, Daniele Pennavaria, Ivana Pesic, Emanuel Pietrobon, Edoardo Pignocco, Sara Ponza, Simone Potè, Jessica Prieto, Fabrizio Primon, Giacomo Robasto, Clarissa Rossetti, Carolina Quaranta, Francesco Raimondi, Jean-Marie Reure, Clarissa Rossetti, Michele Rosso, Fabio Saksida, Leonardo Scanavino, Martina Scarnato, Samantha Scarpa, Francesca Schellino, Giulia Tempo, Martina Terraglia, Elisa Todesco, Francesco Tosco, Tiziano Traversa, Fabio Tumminello, Chiara Zaghi. Editing Lorenzo Aprà Copertine Mirko Banchio Vuoi entrare a far parte della redazione? Scrivi una mail a thepost@msoitorino.org!


EUROPA 7 Giorni in 300 Parole FRANCIA 18 maggio. Continuano le proteste di piazza contro la riforma del lavoro; le stime parlano di circa 68 mila persone in piazza e il 74% di francesi contrari alla riforma. Hollande, intanto, continua a portare avanti il disegno di legge, mentre la polizia scende in piazza contro le violenze subite durante gli scontri dovuti alla riforma.

GERMANIA 13 maggio. Il Bundenstag ha approvato una nuova legge secondo la quale Tunisia, Marocco e Algeria sono “Paesi sicuri”. Il decreto, promosso dal ministro dell’Interno Thomas de Mezière, si propone di ovviare al problema migranti, garantendo per questi Stati “rimpatri facili”. Dure le critiche da parte dell’opposizione, con Andrej Hunko che definisce il 13 maggio “un venerdì nero per i diritti umani”. 17 maggio. Delegati provenienti da 195 Paesi si sono riuniti nella città di Bonn per discutere e attuare gli accordi sottoscritti durante la COP21 di Parigi il 12 dicembre scorso. Christiana Figueres, segretario generale ONU sul clima, si dice fiduciosa sulla rapidità di attuazione, data la “effettiva e chiara comprensione del problema”. IRLANDA 16 maggio. L’agenzia di rating Moody’s riporta l’economia della

GIORNATA MONDIALE CONTRO L’OMOFOBIA IN EUROPA Quale significato ha il 17 maggio per i cittadini dell’Unione? Di Benedetta Albano Il tema dei diritti civili, in questi anni, è stato al centro di forti polemiche e dibattiti dell’opinione pubblica: la questione del riconoscimento delle unioni omosessuali è stata affrontata dai vari Paesi dell’Unione con diverse soluzioni dal punto di vista del diritto e della politica. Ultimo caso: quello dell’Italia, dove il DDL Cirinnà è stato approvato la settimana scorsa. Il 17 maggio è stato scelto come giornata mondiale contro l’omofobia: ma quali sono le differenze più marcate fra i Paesi europei riguardo al trattamento delle persone omosessuali, che spesso soffrono di profonde discriminazioni sia da parte dello Stato sia da parte delle comunità in cui si trovano a vivere? Nonostante 22 Stati al mondo riconoscano il matrimonio omosessuale (i casi più famosi sono stati il referendum irlandese e la storica sentenza della Corte Suprema americana) e 24 tutelino una qualche forma di unione civile, il 17% degli europei pensa ancora che l’omosessualità dovrebbe essere un reato perseguibile penalmente. Questo nonostante il 71% della popolazione europea abbia dichiarato che il matrimonio come diritto civile dovrebbe essere garantito a tutti, senza distinzioni di sesso. Naturalmente il ricambio generazionale incide in modo deciso su queste statistiche: le

generazioni più giovani hanno meno problemi a riconoscere la parità di diritti, mentre si incontrano resistenze dalla parte più anziana della popolazione. Tuttavia, anche all’interno delle fasce più giovani il tema più discusso è quello della possibilità di adozione da parte delle coppie omosessuali, sebbene ampi studi condotti da varie associazioni di psicologi abbiano evidenziato che non sussistono differenze né svantaggi nella crescita dei bambini. L’Europa ha sottolineato, sia nei suoi trattati sia nella giurisprudenza della Corte, l’illegalità delle discriminazioni fondate sul sesso o sulle preferenze sessuali, specialmente in ambito lavorativo. In diversi Paesi, però, l’omofobia è ancora tacitamente accettata, così come la discriminazione di genere; l’impegno comunitario per la rimozione di questi ostacoli non ha ancora portato a una parificazione completa. Nell’Europa dell’Est, per esempio, sono stati registrati i tassi più alti di intolleranza (senza far riferimento al caso specifico della Russia e delle politiche che ha scelto di attuare). I trattati europei prevedono l’assoluta uguaglianza di tutti i cittadini degli Stati membri: un’uguaglianza che, nonostante l’ultima stagione di battaglie, sembra ancora lontana dall’essere attuata completamente, specialmente dal punto di vista culturale.

MSOI the Post • 3


EUROPA tigre celtica in classe A3. Dopo una crescita dell’8% lo scorso anno, infatti, il l’Eire dovrebbe raggiungere quest’anno un +5%, confermando una crescita costante che, sotto Enda Kenny, ha risollevato il Paese dopo la crisi del 2011. Soddisfazione da parte di Dublino, consapevole dei nuovi flussi internazionali in arrivo nello Stato.

LOI DU TRAVAIL: IL PAESE È DIVISO

Continuano in Francia le proteste contro la Loi El Khomri

Di Fabio Saksida REGNO UNITO 16 maggio. Bufera sulla polizia di Manchester. Dopo l’evacuazione totale dell’impianto Old Trafford per la presenza di un pacco bomba, rivelatosi poi un finto ordigno utilizzato per una precedente simulazione anti-terrorismo, arriva il mea culpa da parte del capo della Security Search Management & Solutions, Chris Reid, mortificato e “sconvolto” per questa sua negligenza. Il sindaco di Manchester ha richiesto un’inchiesta sul caso, con il Manchester United che dovrà pagare una multa da £ 3 mln. 17 maggio. Duro scontro verbale fra il Presidente del Consiglio Europeo e l’ex sindaco di Londra Boris Johnson. Le frasi dell’ex sindaco conservatore circa una “pianificazione UE simile a piani di conquista di Hitler” hanno irritato Tusk, il quale ha controbattuto accusando Johnson di “amnesia politica e storica”. Intanto i sondaggi, in vista del Brexit del 23 giugno, danno per la prima volta in vantaggio il fronte anti-UE. A cura di Simone Massarenti 4 • MSOI the Post

La CGT (Confédération générale du travail ), insieme ad altri 6 sindacati nazionali, ha indetto una nuova giornata di manifestazione contro la Loi du Travail per giovedì 19 maggio. A livello sindacale solo la CFDT, tradizionalmente più moderata, è favorevole alla riforma. Martedì 17, è stata un’altra giornata di scontri e tensioni. Le contestazioni sono iniziate nella notte tra lunedì e martedì con lo sciopero degli autotrasportatori, che sono tra i più accaniti contro la riforma, a cui è seguito quello degli addetti al trasporto urbano di Parigi. Altro settore di punta in questa ondata di proteste è quello petrolchimico. I primi scontri con le forze dell’ordine si sono verificati a Nantes. Problemi anche a Rennes, già teatro di scontri violenti nei giorni scorsi. A Parigi hanno manifestato 12.000 persone secondo le autorità, 55.000 per i sindacati (numeri in calo rispetto agli scorsi mesi). Intanto anche i membri delle forse dell’ordine scendono in piazza; in una sessantina di città francesi, compresa Parigi è stata indetta una manifestazio-

ne per denunciare la la haine anti-flic, l’odio nei confronti degli agenti, e per chiedere più fermezza nei confronti dei dimostranti violenti (ci sono stati lanci di molotov e numerosi feriti). “Non cederò: la legge passerà”, ha ribadito fermamente François Hollande, ricordando inoltre che il provvedimento è già il frutto di un compromesso. In effetti, la El Khomri è già stata rivista secondo alcune delle istanze provenienti dai sindacati, contrari alle misure più care ai piccoli e medi imprenditori, che lamentano un mercato del lavoro “anacronistico ed iper garantista”. La scorsa settimana, non potendo contare sulla maggioranza assoluta dei consensi all’Assemblea nazionale, Valls e Hollande sono ricorsi alla procedura legislativa d’emergenza ex art. 49.3 Cost. che consente l’approvazione di una legge senza il voto in aula, con l’unica possibilità di porre una mozione di sfiducia. Lo stesso faranno al Senato, dove il provvedimento sarà esaminato in Giugno, e quando ritornerà ai deputati per la seconda lettura. La legge dovrebbe essere approvata definitivamente entro la fine di luglio.


NORD AMERICA 7 Giorni in 300 Parole STATI UNITI 15 maggio. Durante la sua campagna elettorale per le primarie in Kentucky, Hillary Clinton ha annunciato che, nel caso fosse eletta alla Casa Bianca, riserverà al marito Bill un incarico per il rilancio dell’economia perché “lui sa come farlo, specialmente nelle zone più povere e marginali”. L’annuncio arriva in un momento di parziale difficoltà per l’ascesa della candidata democratica, tanto che alcuni pensano si possa trattare di una carta che la Clinton avrebbe giocato per cercare un rilancio dei consensi.

16 maggio. Secondo il voto del Senato, i sopravvissuti e i familiari delle vittime dell’11 settembre potranno fare causa e chiedere un risarcimento all’Arabia Saudita. Per diventare esecutiva, tuttavia, la legge necessita ancora dell’approvazione della Camera e della firma del Presidente Obama, che si è dichiarato contrario al provvedimento. 17 maggio. Nuovo round di primarie, in Kentucky e Oregon. Sul fronte democratico, Clinton rimane in chiaro vantaggio di delegati, ma il rivale Sanders non sembra voler mollare la presa. Se l’ex first lady è riuscita a

IL DIFFICILE MESTIERE DEL VICEPRESIDENTE

Sfide e prospettive per il prossimo mandato

Di Alessandro Dalpasso Manca meno di un mese alla fine della campagna elettorale, prima delle convention di questa estate. L'appuntamento conclusivo sarà il 14 giugno, con le primarie democratiche a Washington D.C., che sanciranno la vittoria, salvo sorprese clamorose, di Donald Trump e Hillary Clinton. A partire da quel momento cominceranno a essere svelate le carte anche in ottica del ticket che si presenterà a novembre, con la scelta di una figura tutt'altro che secondaria: il Vicepresidente. Chiunque egli sarà, si troverà sicuramente a fronteggiare 4 anni complicati, per motivi diversi. Hillary Clinton ha già fatto sapere, nel corso del 16 maggio, alla vigilia delle primarie di Kentucky e Oregon, che nel caso vincesse alle elezioni generali suo marito Bill avrà un incarico per "rilanciare l'economia". Riconoscendogli infatti il merito di aver lasciato nel 2000 l'America “con un'economia e salari in crescita nonché con il bilancio in attivo", l’ex first lady lo riterrebbe il miglior profilo possibile per ridare vigore alle finanze dello Stato. Il ruolo di spicco di un ex Presidente rischia però di minare in modo considerevole l’autorità della figura del Vicepresiden-

te, soprattutto in un periodo come quello attuale, in cui la crescita economica dovrà essere ai primi posti dell'agenda del futuro inquilino della Casa Bianca. Considerando poi che uno dei papabili candidati per il ruolo è proprio Bernie Sanders, il quadro potrebbe complicarsi ulteriormente. Nell’eventualità che ciò si verifichi, quella di Sanders sarebbe, infatti, una presenza forte e con idee spesso divergenti da quelle di Hillary, soprattutto in materia economica. Sul fronte repubblicano, sebbene un nome non ci sia ancora, la situazione non appare migliore: dopo il tentativo di Cruz di proporre Carly Fiorina come VP in anticipo sui tempi, fallito causa ritiro, ora tocca a The Donald trovare un o una Vicepresidente con cui presentarsi alle elezioni generali ed eventualmente governare fino al 2020. La campagna sopra le righe di Trump ha però avuto come conseguenza primaria quella di inimicare al magnate newyorkese gran parte dell’establishment GOP e chi sarà scelto per questo compito dovrà mettere in conto che difficilmente, a meno di risultati di governo eclatanti, la sua carriera potrà proseguire senza intoppi. Senza contare che la personalità esuberante del Presidente difficilmente potrà fare a meno di marginalizzare il ruolo del suo secondo.

MSOI the Post • 5


NORD AMERICA portarsi a casa il Kentucky con un risicato 46,8% di voti, il senatore del Vermont ha trionfato in Oregon.

IL NORD AMERICA IN GINOCCHIO

Il difficile rapporto di Canada e Stati Uniti con le forze della natura

Intanto, il candidato repubblicano Trump ha spiazzato l’opinione pubblica dichiarandosi pronto a incontrare il leader nordcoreano Kim Jong-un per fermare il programma nucleare di Pyongyang. Ironica la reazione della Clinton, che ha sottolineato “la bizzarra fascinazione del Tycoon per gli uomini forti e stranieri”, dichiarando poi, attraverso un portavoce, che la politica estera del rivale repubblicano “è priva di senso”. CANADA 17 maggio. È ancora emergenza incendi in Alberta. Nella città di Fort McMurray le fiamme avanzano di 30-40 metri al minuto e tra la popolazione si registrano 80.000 sfollati. Oltre a colpire le zone residenziali, gli incendi minacciano anche i giacimenti petroliferi, costringendo all’evacuazione di più di 8.000 dipendenti dei siti di estrazione. Il ministro delle finanze Morneau ha dichiarato che i danni non sono ancora stati stimati, ma si teme che il bilancio continuerà a crescere nelle prossime settimane. A cura di Silvia Perino Vaiga 6 • MSOI the Post

Di Alexander Virgili, Sezione MSOI Napoli Il Nord America si scopre ancora fragile rispetto a catastrofi ed eventi naturali. Nell’Alberta canadese, una delle regioni economicamente più ricche e tecnologicamente avanzate del mondo, si sono avute parecchie difficoltà a gestire un incendio che dopo oltre 10 giorni non è ancora stato domato del tutto. È una situazione per alcuni versi simile a quelle della siccità o dell’instabilità geologica in alcune aree degli Stati Uniti. Appare sorprendente che il colosso tecnologico del pianeta sia così fragile di fronte a calamità naturali più o meno ricorrenti. Il Canada in questi giorni è stato dilaniato dalle fiamme, che hanno distrutto città, ucciso due persone e creato un caos generale. Il Paese è ricco di zone boschive e questo non ha fatto altro che alimentare l’incendio, del quale ancora non si conoscono con certezza le cause. Le forze di emergenza canadesi si sono trovate in seria difficoltà già all’inizio e dopo alcuni giorni si sono viste costrette a chiedere supporto agli Stati Uniti.

Gli Stati Uniti stessi quasi ogni estate devono fronteggiare situazioni di emergenza, con grandi e devastanti incendi, in particolare nello Stato della California, dove vi sono anche problematiche legate alla siccità di grandi aree abitate, uragani e attività sismiche. Inutile ricordare che la California è sede di alcune delle più grandi multinazionali del mondo, soprattutto nel campo dell’informatica e dell’innovazione tecnologica e farmaceutica. Appena si esce dagli uffici di queste multinazionali della tecnologia si è circondati da un ambiente ostile e pericoloso e difficilmente prevedibile o gestibile. Gli uragani violenti sono eventi tipici che colpiscono gli Stati Uniti con una frequenza media di una volta ogni 5 anni e solitamente spazzano via intere aree cittadine ed industriali, fermando bruscamente le attività quotidiane e lavorative di interi Stati, con ingenti perdite economiche e finanziarie. Ecco quindi che queste due potenze mondiali si trovano in realtà in balia degli eventi naturali che devastano periodicamente e mettono in ginocchio vaste aree abitate.


MEDIO ORIENTE 7 Giorni in 300 Parole

BEIRUT AI SUOI CITTADINI È tempo di cambiamento nella politica libanese?

Di Lucky Dalena, Corrispondente da Beirut EGITTO 19 maggio. Ritrovato il relitto dell’Airbus 320 dell’Egyptair, partito da Parigi nella notte tra il 18 e il 19 maggio e diretto al Cairo, a largo delle isole greche Kassos e Karpathos. Secondo il ministro della Difesa greco, l’aereo, prima di precipitare, avrebbe perso quota e avrebbe compiuto brusche virate. A bordo dell’aereo vi erano 66 passeggeri, di 12 nazionalità diverse. Per ora non si può escludere nessuna possibilità sulle cause dell’incidente, neppure l’attacco terroristico Il premier francese Manuel Valls, che ha affermato che la Francia “collabora attivamente” con l’Egitto per chiarire le circostanze. Per ora non è chiaro se l’aereo abbia o meno lanciato un SOS prima di sparire dai radar. Inoltre, secondo la CNN, “ la visibilità e le condizioni erano ottime”. Sarebbe impossibile, dunque, che le condizioni climatiche possano aver provocato il disastro. IRAQ 17 maggio. 71 persone sono morte in 3 diversi attacchi terroristici compiuti a Baghdad e rivendicati dal Daesh. Secondo le autorità, in un primo attacco nella piazza 55 di Sadr City, un distretto a nord della capitale, sarebbero morte 36 persone e 51 sarebbero rimaste ferite. In seguito, un doppio attentato in un mercato nel distretto di Shaab, ha provocato altri 34 morti e 75 feriti. Nel quartiere di Habbi-

abbassato il tasso.

Il Libano di oggi vanta un triste record: da più di 30 mesi, infatti, il Paese è incapace di eleggere un Presidente della Repubblica (che, secondo la Costituzione a base confessionale, dev’essere assegnato ad un esponente della comunità cristiana).

Altri però, sostengono che la poca affluenza sia da imputare ad un generale clima di sfiducia nei confronti delle istituzioni. Eppure, bisogna dirlo, si percepiva della speranza, a Beirut, nelle ultime settimane. I giovani fremevano, si mobilitavano, le bacheche di Facebook si riempivano di post.

L’8 maggio scorso, però, sono cominciate le elezioni municipali, così che i libanesi possano avere almeno un rinnovo dei rappresentanti a livello locale. I dibattiti sulla questione, a Beirut e dintorni, sono stati numerosi - in particolare sulla questione della rappresentanza femminile (nonostante lo Stato sia firmatario di ben due convenzioni per i diritti e contro la discriminazione delle donne, non esiste alcuna legislazione che imponga le quote del 30% imposte dalle due convenzioni).

Alle elezioni, per la prima volta, si è presentato un outsider: Beirut Madinati. Madinati, in arabo, significa “la mia città” e il movimento si proponeva di rappresentare proprio la città dell’elettore, di ogni cittadino. La lista, composta da 24 candidati ha raccolto tutti coloro senza i affiliazion non solo politiche ma - soprattutto - religiose. Ci sono stati inoltre molti endorsement da parte di personalità libanesi di spicco, come la regista e attivista Nadine Labaki.

Tutto questo, però, non sembra aver colpito gli elettori: alle elezioni di dieci giorni fa, solo il 20% degli oltre 467.000 aventi diritto ha espresso una preferenza. Secondo alcuni, la ragione della poca affluenza è da ritrovarsi nella norma secondo cui il distretto di appartenenza sia quello in cui l’elettore è nato, non quello dove risiede. Questo, data l’emigrazione di molti beirutini - all’estero e fuori città - che probabilmente non hanno fatto rientro per votare, ha

Beirut Madinati ha ottenuto il 40% dei voti, presentandosi però all’ultimo e contro il colosso elettorale (che vanta la maggioranza) di Saad Hariri, uno dei principali esponenti politici attuali, figlio del celebre Rafic Hariri, premier ucciso nel 2005 in un attentato. Beirut Madinati non ha vinto le elezioni, ma sfidando l’establishment, ha ridato speranza a tutti i libanesi che invocano un importante ricambio nella classe politica.

MSOI the Post • 7


MEDIO ORIENTE biya un’esplosione avrebbe provocato 4 morti e 10 feriti. Inoltre, nella parte orientale della città, un ordigno esploso in un mercato avrebbe provocato 2 morti e 7 feriti. ISRAELE 17 maggio. Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha affermato di essere disponibile ad una cooperazione con l’Egitto del generale Al-Sisi per “favorire il processo diplomatico e la stabilità nella regione”. Lo stesso Al-Sisi ha assicurato che l’Egitto è pronto a fare da mediatore tra palestinesi ed israeliani per trovare una soluzione “ ad un problema che è durato già troppo”.

LIBIA 18 maggio. Un kamikaze si sarebbe fatto esplodere a Buerat Al Kusuun, a pochi chilometri da Sirte, provocando 30 morti e centinaia di feriti. 19 maggio. Il generale Khalifa Haftar, comandante delle forze armate fedeli al parlamento di Tobruk, ha affermato di non voler riconoscere il ruolo del presidente designato dall’ONU Fayez al Sarraj e del governo di unità nazionale. TURCHIA 19 maggio. La CNN TURK ha riferito che il nuovo premier turco, nonché nuovo leader dell’AKP, sarà l’attuale ministro dei trasporti, Binali Yildirim. Yildirim verrà eletto formalmente (sarà infatti l’unico candidato) domenica durante il congresso straordinario dell’AKP. A cura di Martina Scarnato 8 • MSOI the Post

MEETING A VIENNA, MA LIBIA ANCORA NEL CAOS

Proseguono gli incontri della Comunità Internazionale per rafforzare l’esecutivo di Serraj.

Di Emiliano Caliendo Sezione MSOI Napoli Con la Conferenza di Vienna per la Libia del 16 maggio, 20 Paesi hanno sottoscritto una dichiarazione che riconosce l’operatività del governo di unità nazionale del premier designato Fayez al Serraj. Tra i firmatari anche l’Egitto, Paese che supporta tutt’ora, dal punto di vista logistico e militare, l’altro governo, quello di Tobruk e dell’uomo forte del Libian National Army, Khalifa Haftar. L’intesa raggiunta prevede l’alleggerimento dell’embargo sulle armi stabilito dalle Nazioni Unite, 5 anni fa. Le armi saranno destinate all’attuale governo di salvezza nazionale, riconosciuto dalla comunità internazionale. L’esecutivo, in un Paese in preda alle milizie armate, dovrà formare un primo nucleo di quello che potrà essere un esercito regolare. I ministri degli esteri di Stati Uniti e Italia, Kerry e Gentiloni, si sono detti pronti a rispondere ad ogni eventuale richiesta di Serraj nella lotta al terrorismo, specie contro il gruppo IS. L’Italia, rinunciando all’invio di un contingente armato, ha ribadito che nei prossimi mesi sarà effettuata una missione d’addestramento delle truppe agli ordini di Tripoli. La scelta è dovuta al fatto di non dare ad una popolazione sfinita e vittima di cruente divisioni l’impressione che l’esecutivo di Serraj sia un governo fantoccio in mano a potenze straniere. Le dichiarazioni di Serraj, si muovono in tal senso ‘’L’Isis non è il nostro nemico principale, bensì le divisioni che dilaniano il nostro Paese. L’unità naziona-

le è l’arma più efficace contro questi seminatori di odio e violenza.’’ Intanto, dopo che per settimane il governo di Tobruk ha cercato di vendere petrolio in maniera indipendente, con una petroliera costretta a invertire la propria rotta da Malta, l’esecutivo legittimato tripolitano ha ripreso il controllo del porto di Marsa El Hariga e di alcuni pozzi di petrolio vicini. Un passo importante per la NOC, la società petrolifera che corrisponde a Serraj, nonchè l’istituzione più importante del Paese insieme alla banca nazionale. Tra i fattori della stabilizzazione però resta l’incognita del Generale Haftar: in un’intervista alla tv libica Al Hadat, l’autoproclamato comandante delle forze di Tobruk ha affermato: “non ho tempo da perdere con le Nazioni Unite. Non m’importa nulla delle decisioni del GNA, le sue decisioni sono solo pezzi di carta. Non penso che questa soluzione imposta dall’ONU avrà successo”. Haftar forte dell’appoggio di Francia, Egitto, Russia ed Emirati Arabi Uniti, ha ribadito la sua ostilità ai Fratelli Musulmani libici, i quali ultimamente si sono riavvicinati alle posizioni di Tripoli. Al momento vi sono due campagne militari in corso, una da Misurata, l’altra da Tobruk. Entrambe puntano verso Sirte occupata dalla filiale libica di Daesh. Quest’ultimo secondo l’ultimo rapporto di Human Rights Watch, continua la persecuzione della popolazione civile, in nome di un di sedicente califfato internazionale.


RUSSIA E BALCANI 7 Giorni in 300 Parole RUSSIA 18 maggio. Secondo il Presidente del CIO Thomas Bach, se le accuse di doping di Stato riguardo le Olimpiadi invernali di Sochi dovessero essere provate, rappresenterebbero per la Russia “una choccante nuova dimensione del doping e un inimmaginabile livello di criminalità”. Le sanzioni potrebbero includere squalifiche olimpiche a vita per gli sportivi, dure sanzioni finanzarie e il bando dalle prossime Olimpiadi per le federazioni sportive coinvolte.

MACEDONIA 18 maggio. Tutte le formazioni politiche macedoni, ad eccezione della VMRO dell’ex premier Nikola Gruevski, hanno deciso di boicottare le urne non presentandosi alle elezioni programmate per il 5 giugno, per denunciare la mancanza di riforme necessarie ad un voto libero e democratico. Per questa ragione, i deputati del Parlamento hanno deciso di posticipare il giorno delle elezioni. Si tratta del secondo rinvio consecutivo e al momento non è stata fissata una nuova data. CROAZIA 18 maggio. A 20 anni di distanza dalla fine della guerra, gli esperti ritengono che in Croazia siano ancora presenti oltre 46.000 mine. Gli sminatori addetti alla bonifica dei terreni, dopo l’ennesima morte di un collega, sono scesi in piazza a protestare per le condizioni di lavoro alle quali

LGBT: DIRITTI CALPESTATI

La situazione in Ucraina precipita con la guerra

Di Giulia Andreose Prima della guerra, le comunità LGBT del Donbass venivano accettate apertamente con gruppi di ritrovo, controlli per l’HIV e club. Oggi, nell’est dell’Ucraina, l’influenza della Russia e la campagna omofoba che si è scatenata nella Federazione Russa negli ultimi anni con l’approvazione della legge che condanna la “propaganda omosessuale”, hanno portato nel Donbass un alto livello di disprezzo nei confronti di queste comunità, pur essendo una zona che aveva dimostrato in passato indifferenza rispetto alle questioni religiose. Alla vigilia del gay-pride di Kiev del 2015, il sindaco Vitaly Klitchko chiese ai cittadini l’astensione alla manifestazione: “i gay pride già ai tempi di pace suscitavano molte polemiche, svolgendosi con risse e contrapposizioni; nel Sud-Est dell’Ucraina continua la guerra ed è inopportuno far svolgere le manifestazioni, la cui percezione all’interno della società non è univoca, eventi del genere ora sono inopportuni”. Accusò inoltre la comunità gay di essere la “quinta colonna” del Cremlino. In seguito, spesso si sono verificati casi di violenza contro

la comunità LGBT e le autorità ucraine hanno aperto un nuovo fronte contro la comunità gay. Vladislav Seleznev, portavoce del governo, ha dichiarato: “i distretti militari sono pronti a inviare le ronde per consegnare agli attivisti LGBT sul posto i cartellini di chiamata alla leva”. Anche le autorità nelle repubbliche separatiste hanno consolidato le discriminazioni nei confronti della comunità LGBT istituzionalizzandole. La Costituzione della Repubblica popolare di Donetsk-DPR include il seguente comma:“Non viene riconosciuta e permessa alcuna forma di unione perversa tra persone dello stesso sesso e qualsiasi [di tali unioni] è soggetta a penalità da parte della legge”. I media ucraini riportano che anche la Repubblica popolare di Lugansk-LPR ha introdotto l’omosessualità come reato, mentre per atti di violenza o se uno dei due partner è minorenne, sarebbe prevista la pena di morte. Le autorità della LPR negano di averla introdotta, ammettendo però il divieto tra persone dello stesso sesso e sostenendo che tutto questo sia un complotto guidato dalla propaganda ucraina. MSOI the Post • 9


RUSSIA E BALCANI sono sottoposti. GRECIA 17 maggio. A Salonicco la cerimonia inaugurale che darà il via alla costruzione del Trans Adriatic Pipeline, il progetto che ha lo scopo di portare il gas dell’Azerbaigian sul mercato europeo. Si prevede che il gasdotto, lungo 878 chilometri e con una capacità iniziale di 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno, diventerà a tutti gli effetti operativo a partire dal 2020. MONTENEGRO 17 maggio. Il Montenegro ha incentrato i propri sforzi economici sul settore del turismo fin dal raggiungimento dell’indipendenza dalla Serbia. Quest’anno le ultime stime del governo prevedono che gli introiti dal settore turistico ammonteranno a circa € 1 miliardo, quasi un quarto del PIL del Paese.

BULGARIA 13 maggio. Fonti ufficiali riportano che il Governo bulgaro ha approvato lo stanziamento di ulteriori 6,2 milioni di lev, corrispondenti a circa € 3,1 milioni, con lo scopo di rinforzare e allargare le barriere temporanee al confine con la Turchia, per contrastare il fenomeno sempre più crescente degli attraversamenti illegali. A cura di Lorenzo Bardia

10 • MSOI the Post

DALLA GEORGIA CON AMORE

Una storia complicata fra Georgia, NATO e Russia

Di Elisa Todesco 1.300 soldati si sono radunati in questi giorni nella base militare di Vaziani, nei pressi di Tbilisi. Provenienza del contingente: Georgia, US e Gran Bretagna. Motivo: addestramento. Se questo dato sembra senza importanza, poiché si parla solo di militari che si ritrovano per un addestramento congiunto, le implicazioni e i retroscena sono meno scontati. Per comprendere la portata dell’evento è necessario considerare le dimensioni di questa esercitazione: per numero di partecipanti e quantità di equipaggiamento, il Noble Partner è stata una delle esercitazioni militari più grandi che la Georgia abbia mai ospitato. Altro punto fondamentale sono le motivazioni. Ci si potrebbe chiedere quale forza superiore abbia riunito sotto lo stesso tetto Stati Uniti, Gran Bretagna e uno stato caucasico, la Georgia, con ancora fortissimi legami con la Russia. L’ingrediente segreto si chiama NATO. Fin dal Summit di Praga del 2002, la Georgia ha espresso chiaramente la sua intenzione di fare parte della NATO, suffragando la sua volontà anche con gesti concreti di apertura e vicinanza alle operazioni dell’alleanza. La Georgia è stata, infatti, il primo contributore di truppe nel conflitto afghano a fianco della NATO. In seguito, ha portato avanti diverse riforme militari e politiche necessarie per l’ammissio-

ne all’Alleanza Atlantica (come l’implementazione dell’ossatura democratica del Paese) e ha investito molto per la sicurezza globale. Le relazioni fra Georgia e NATO sembravano essere sul punto di stabilizzarsi nel 2008, quando, durante il Summit di Bucarest, l’alleanza militare aveva lanciato forti segnali in favore dell’inclusione della Georgia. Tuttavia, dopo 8 anni, la Georgia si trova ancora esclusa. Una delle ragioni principali è rappresentata dal rapporto fra Georgia e Russia: un quarto del territorio nazionale della Georgia è occupato da truppe russe (Ossezia e Abcasia) e molti Paesi occidentali non sono intenzionati a estendere verso est i confini della NATO per non innervosire Mosca. L’ammissione della Georgia, quindi, sembrava sempre più lontana, almeno fino a oggi. In relazione all’esercitazione, infatti, il colonnello statunitense Jeffrey Dickerson ha sottolineato a Reuters l’importanza di questa esercitazione “to prepare Georgia’s contribution to a NATO response force”. Allo stesso modo, di fronte al commento piccato delle alte sfere russe, che ha messo in luce come l’esercitazione possa essere foriera di nuovi conflitti nella regione caucasica, la Georgia ha sminuito il rischio e il ministro degli Esteri georgiano Tinatina Khidasheli ha intimato alla Russia di rispettare le scelte di uno Stato sovrano e indipendente.


ORIENTE 7 Giorni in 300 Parole INTOLLERANZA ANTI LGBT IN BANGLADESH CINA 18 maggio. Il Ministro del Commercio cinese ha affermato che le indagini anti-dumping condotte dagli Stati Uniti sono state effettuate con un metodo sleale ed andrebbero corrette. Il commento arriva dopo che Washington ha alzato i dazi del 522% sull’acciaio laminato a freddo cinese, e del 71% su quello giapponese. La misura interessa in verità solo una parte minore dell’acciaio importato dal Gigante Rosso, ma ha un forte significato politico. GIAPPONE 18 maggio. Osamu Suzuki ha ammesso che la sua compagnia ha adoperato metodi non conformi per la misurazione delle emissioni dei propri veicoli. Sebbene, a suo dire, i risultati dichiarati non differiscano di molto dai valori effettivi, le azioni della compagnia sono cadute del 15% in un giorno. Già il mese scorso, la Mitsubishi ha ammesso il suo coinvolgimento nello scandalo emissioni, cominciato un anno fa con la Volkswagen. Il Ministro dei trasporti giapponese, che ha richiesto controlli su tutti i modelli prodotti nel Paese, sostiene che nessun’altra compagnia abbia manipolato i test.

PAPUA NUOVA GUINEA 17 maggio. Il rappresentante permanente alle Nazioni Unite della Papua Nuova Guinea Max Rai ha affermato che il Paese riconosce la sovranità

È stato arrestato e interrogato uno dei presunti assassini di Mannan e Tonoy.

Di Giulia Tempo Domenica 15 maggio è stato arrestato a Kushtia, distretto autonomo nell’ovest del Bangladesh, Shariful Shihab, sospettato per l’omicidio di due attivisti LGBT. Ciò è quanto ha dichiarato Munirul Islam, capo di un’unità di polizia costituita di recente con l’espresso obiettivo di contrastare il terrorismo. Shihab, 37 anni, ha militato per Harkatul Jihad, un’organizzazione fondamentalista che negli anni ’90 tentò di rovesciare il governo di Benazir Bhutto e che ordì nell’aprile 2001 un attentato a Dacca in cui morirono 10 persone. Secondo la polizia locale, Shihab avrebbe, inoltre, militato tra le fila del gruppo criminale Ansarullah Bangla da metà 2015. Lo scorso 25 aprile, 6 uomini armati hanno ucciso Xulhaz Mannan, editore di Roobpaan – unica rivista delle comunità LGBT in Bangladesh – e il suo amico e attivista Mahbub Tonoy. Il primo ministro Sheikh Hasina aveva fatto ricadere la responsabilità degli omicidi sul partito di opposizione, che aveva però negato ogni coinvolgimento. Successivamente, l’attacco è stato rivendicato attraverso un account Twitter associato al gruppo Ansar al-Islam (o Ansar Bangla), che ha dichiarato di aver voluto colpire “i pionieri della pratica e della diffusione dell’omosessualità in Bangladesh”.

Stando alle dichiarazioni di Munirul Islam, Shihab ha confessato durante gli interrogatori di aver contribuito a pugnalare a morte l’attivista Mannan e il suo amico, eseguendo gli ordini del comando centrale del gruppo terroristico al quale è affiliato. Le dichiarazioni, tuttavia, sono state rilasciate solo in veste informale. Nel Paese si sono verificati, già negli scorsi anni, numerosi attacchi contro intellettuali moderati, atei, scrittori, membri delle minoranze sciita, cristiana e indù. Il 14 maggio un monaco buddhista è stato trovato assassinato in un tempio nel distretto di Bandarban. Ma in una Nazione in cui l’omosessualità è illegale, comunque, gli attivisti LGBT rimangono tra i più facili bersagli di atti di discriminazione, attacchi verbali e violenze fisiche. La rivista di Mannan è stata fondata due anni fa ed è divenuta la principale piattaforma di diffusione dei diritti LGBT in una Nazione che non li riconosce. Attualmente, l’articolo 377 del Codice penale del Bangladesh prevede il reato di omosessualità, punibile con multe, incarcerazione o – in determinati casi – anche ergastolo. Non vigono leggi antidiscriminazione, gli omosessuali non possono accedere al servizio militare e non vi è alcuna forma di riconoscimento delle coppie composte da persone dello stesso sesso.

MSOI the Post • 11


ORIENTE indonesiana sulla Papua Occidentale. Rai si è impegnato ad affrontare la questione con l’omologo indonesiano affinché sia garantito il rispetto dei diritti umani, dopo che, il 3 maggio, il leader indipendentista Benny Wenda ha richiesto da Londra l’intervento dell’ONU per indire un referendum che liberasse l’isola dagli oppressori indonesiani, in quanto autori di un “genocidio a rallentatore” della popolazione indigena, che continua dal ‘69. SRI LANKA 19 maggio. Dopo 3 giorni di piogge torrenziali e smottamenti del terreno, nel distretto di Kegalle si contano 37 morti e più di 150 dispersi. Più di 350.000 persone sono state colpite dalle inondazioni in tutto il Pese e 223.000 hanno trovato rifugio in centri di accoglienza disposti dallo Stato. A causa delle violente intemperie, i soccorsi sono stati sospesi. VIETNAM 18 maggio. Mentre la Russia cerca un equilibrio tra Pakistan ed India, Washington, col benestare di Boeing e Lockheed Martin, procede alla progressiva riapertura al commercio in armamenti col Vietnam iniziata nel 2014. L’ala repubblicana del Senato avvalla l’abbandono dell’embargo del ‘75 e la mossa consentirebbe agli Stati Uniti di proseguire nel braccio di ferro con la Cina per la ten dotted line. Obama sembra però mantenere qualche riserva. Secondo diverse ONG, considerata la situazione vietnamita per quanto riguarda i diritti umani e civili, potrebbe essere prematura. A cura di Giusto Amedeo Boccheni

12 • MSOI the Post

CINA: WTO SI ALLONTANA ANCORA Bocciata a Strasburgo l’eliminazione dei dazi

Di Carolina Quaranta Il Parlamento Europeo ha espresso giovedì 12 un voto contrario a concedere alla Cina lo status di economia di mercato e ha così respinto la richiesta cinese di abbattere i dazi che pesano sulle sue esportazioni. Le motivazioni addotte dall’organo assembleare dell’Unione suggeriscono che la Cina non abbia ancora compiuto gli sforzi necessari per raggiungere un’economia fondata sulla proprietà privata, sulla libertà di impresa e sullo scambio di beni in un libero mercato: gli standard che le consentirebbero di entrare nella World Trade Organization. Secondo i portavoce europei, l’esistenza dei dazi cosiddetti anti-dumping è una misura di difesa e tutela che Bruxelles ha adottato per riequilibrare le asimmetrie commerciali tra i beni prodotti e venduti in comunità e all’estero; questi, nel caso della Cina, sono segnati da un sottocosto che crea un pesante svantaggio per i prodotti nostrani. In totale, al momento esistono 52 prodotti diversi soggetti a questi dazi doganali; il 40% delle aziende protette da queste imposizioni è italiano. Anche negli Stati Uniti sono state adottate in molti casi delle imposte analoghe, concentrate sul mercato dell’acciaio.

Alcuni media già parlano di un “errore strategico” dell’Europa. Alla luce del delicato confronto che si sta profilando tra Russia e Stati Uniti per assicurarsi una via privilegiata sul mercato cinese e considerando che negli ultimi tempi Russia e Cina si sono via via riavvicinate, incrementando le reciproche relazioni economiche e militari, la decisione del Parlamento Europeo potrebbe costituire una mossa mirata a guadagnarsi il favore della prossima amministrazione statunitense. Già nel dicembre scorso era arrivato dagli USA un invito a mantenere delle barriere capaci di contenere l’ingresso di prodotti con prezzi troppo concorrenziali. La reazione del colosso orientale non si è fatta attendere. Il direttore del Servizio studi del Centro cinese per gli scambi economici internazionali, Xu Hongcai, ha così commentato: “È ingiusto incolpare gli esportatori cinesi, dato che la sovrapproduzione globale di acciaio è dovuta al ristagno della domanda”. La Cina starebbe comunque intensificando gli sforzi per limitarne la produzione, contenendo la domanda interna tra i 640 e 700 milioni di tonnellate e riducendo la produzione di 200 milioni di tonnellate nei prossimi cinque anni.


AFRICA 7 Giorni in 300 Parole

REPUBBLICA CENTRAFRICANA 14 maggio. Il Presidente francese François Hollande in visita a Bangui ha annunciato la fine dell’operazione Sangaris. Attraverso tale spedizione, le truppe francesi hanno cercato di ripristinare la sicurezza in uno dei Paesi più poveri dell’Africa. La Repubblica Centrafricana infatti, è diventata il teatro di uno scontro tra comunità musulmane e cristiane dopo la destituzione del Presidente Bozize nel 2013. Il Presidente francese, ha ribadito che il ritiro dell’operazione non significa abbandonare il Paese africano. Al contrario, la Francia continuerà a dare il suo sostegno mettendo a disposizione dei contingenti militari, che saranno accorpati alla Missione delle Nazioni Unite MINUSCA. NIGERIA 15 maggio. Dopo la visita a Bangui, Hollande ha continuato il suo viaggio in Africa, visitando il capo di Stato nigeriano, Muhammadu Buhari. Quest’ultimi, insieme ai presidenti di Benin, Camerun, Chad e Niger hanno partecipato ad un Summit Internazionale per la Sicurezza. Il dibattito si è incentrato sul pericolo crescente rappresentato da Boko Haram. Come ha ricordato il Presidente Hollande, gli attacchi suicidi non si sono fermati e la possibile alleanza con il gruppo Stato Islamico, rappresenta una minaccia per tutta la comunità internazionale. Per questo motivo appare

SCONFITTA PER IL TERRORISMO JIHADISTA 46 prigionieri liberi nel giorno del summit militare regionale contro Boko-Haram

Di Francesco Tosco Sabato 14 maggio il governo del Camerun ha annunciato di aver catturato 5 leader di Boko Haram e di aver liberato circa 18 donne e 28 bambini tenuti prigionieri. Le truppe dell’Unione Africana avevano, infatti, localizzato e attaccato un accampamento di Boko Haram nel nord del Paese. I miliziani avevano stabilito un campo nella foresta di Madawaya, vicino al confine nigeriano. Stavano addestrando e indottrinando i prigionieri per portare a termine attacchi suicidi in Nigeria e nei Paesi che aderiscono alla Lega Anti-jihadista. Boko Haram, infatti, non è nuova all’uso di donne e bambini imbottiti di esplosivo come mezzo di distruzione. Questa tendenza sta aumentando soprattutto ora, dal momento che i miliziani si trovano con le spalle al muro, costretti a nascondersi per sferrare i loro attacchi. Gli obiettivi principali sono moschee, piazze e mercati, tutti luoghi in cui aumenta esponenzialmente il numero di possibili vittime.

Lo stesso giorno dell’annuncio, ad Abuja, capitale della Nigeria, si teneva il summit militare regionale sui progressi della guerra contro Boko-Haram. Al vertice hanno partecipato i Paesi della coalizione anti-jihadista, tra cui Benin, Camerun, Ciad e Niger. Inoltre, erano presenti anche il Presidente della Repubblica francese, il ministro degli Esteri britannico ed il Segretario di Stato USA. L’esercito nigeriano, supportato dai Paesi confinanti e da numerose potenze straniere, ha fatto grandi passi in avanti nella guerra contro Boko-Haram. Ancora lontano è però il raggiungimento di un pieno controllo del territorio rurale dell’area interessata. Il presidente della Nigeria Buhari ha, inoltre, spiegato che ora uno dei problemi più grandi consiste nella ricostruzione delle infrastrutture perdute con la guerra, come ponti, strade, scuole, ospedali ecc. Lo scopo è dare la possibilità alle famiglie che sono dovute fuggire dalle proprie case di farvi ritorno.

MSOI the Post • 13


AFRICA necessario il dispiegamento di altre forze di sicurezza, coordinate dall’Unione Africana. REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 16 maggio. Il Paese nuovamente nel disordine. I partiti di opposizione hanno annunciato la loro discesa in piazza per il 26 maggio. Il loro obiettivo è protestare contro la decisione della Corte Costituzionale, che confermerebbe il mandato del presidente Kaliba. Joseph Kabila è stato rieletto nel 2011. Tuttavia, le ultime elezioni son state caratterizzate da frodi massicce, che sono oggetto delle attuali proteste.

NIGERIA 18 maggio. Un’attivista avrebbe riconosciuto una delle studentesse che erano state rapite da Boko Haram a Chibok. Dopo il suo ritrovamento, la ragazza è stata riportata dalla sua famiglia. Le notizie rimangono tuttavia confuse. Secondo le prime rivelazioni si tratterebbe di Amina Ali Darsha Nkek. Quando è stata rapita, Amina aveva 14 anni, oggi ne ha 19 ed è mamma di un bambino. Il suo ritrovamento segna un passo importante nella vicenda. La ragazza potrebbe avere notizie rilevanti sulla sorte delle altre 214 ragazze rapite come lei il 14 aprile del 2014. A cura di Jessica Prieto

14 • MSOI the Post

ROMA, DIALOGO PER L’AFRICA

La Prima Conferenza Ministeriale getta le basi per una nuova collaborazione

Di Chiara Zaghi Mercoledì 18 maggio si è tenuta a Roma la Prima Conferenza Ministeriale Italia-Africa organizzata dalla Farnesina con l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI). La Conferenza, ispirata nel 2013 dal Ministero degli Esteri, ha l’obiettivo di rinnovare l’impegno reciproco per una solida partnership con obiettivi comuni. I ministri di 40 Paesi Africani, i loro rappresentanti permanenti all’ONU e quelli di alcune Organizzazioni Internazionali, sono stati accolti dal presidente Mattarella che ha detto: “L’Italia è, per condizione geografica, storia e cultura, ponte tra Africa ed Europa. Un ponte libero da pregiudizi, rispettoso delle peculiarità degli interlocutori e pronto a un confronto pragmatico e aperto”. Sono intervenuti alla sessione generale anche Moussa Faki Mahamat, presidente di turno del Consiglio dell’Unione Africana e Nkosazana Dlamini-Zuma, presidente della Commissione dell’Unione Africana. L’incontro si è svolto anche in vista delle elezioni, del 28 giugno, per il seggio non permanente del Consiglio di Sicurezza: elezioni alle quali partecipano anche i 54 Paesi Africani membri delle Nazioni Unite.

Oltre ai problemi da risolvere, sono stati esaltati i punti di forza dei Paesi Africani e le loro concrete opportunità. La giornata ha avuto quattro temi principali: la sostenibilità economica, socio-ambientale, del fenomeno migratorio, la pace e la sicurezza. Paolo Gentiloni, ministro degli Affari Esteri, ha ribadito la necessità di collaborazione tra UE e Africa e ha annunciato che l’Italia si farà promotrice presso il Consiglio Europeo, nel mese di giugno, del Migration Compact, che prevede l’applicazione concreta di alcuni principi ONU per risolvere la crisi migratoria nel lungo periodo. L’obiettivo è trasmettere la consapevolezza della grave situazione a tutti gli Stati membri. La Conferenza si è conclusa con l’intervento del presidente del Consiglio Matteo Renzi che ha affermato: “L’Europa si è voltata dall’altra parte; noi stiamo cercando di farle girare la testa verso l’Africa e il Mediterraneo”. Renzi ha ricordato il grande lavoro dell’Italia in collaborazione con l’UNHCR e ha sottolineato che la chiusura delle frontiere non serve né per contenere i flussi migratori né contro il terrorismo: “Il problema in Europa è al nostro interno. L’Africa è vittima del terrorismo al pari dell’Unione europea”.


SUD AMERICA 7 Giorni in 300 Parole

ARGENTINA 14 maggio. L’ex presidente Cristina Kirchner è stata accusata di aver provocato, tramite un operazione speculativa sui cambi, perdite per centinaia di migliaia di dollari. Il giudice federale Bonadio ha sottolineato la collaborazione tra Kirchner e l’ex Ministro dell’economa in tale frangente. 18 maggio. Il governo argentino ha lanciato il programma Renew al fine di espandere il settore delle energie rinnovabili. Il Ministero dell’Energia ha poi evidenziato l’impatto ambientale positivo del progetto e la conseguente riduzione dei combustibili fossili. CILE 18 maggio. Secondo il rapporto dei conti nazionali consegnato alla Banca Centrale, è stato riscontrato che il PIL è aumentato dell’1,3% rispetto al precedente semestre. MESSICO 18 maggio. La chiesa cattolica messicana ha condannato l’iniziativa del premier Pena relativa alla tutela delle coppie omosessuali. La CEM (Conferenza Episcopale Messicana) ha poi motivato la sue posizione affermando che non è possibile paragonare il matrimonio tra eterosessuali ed omosessuali. Il Premier ha replicato affermando che “tutti, indipendentemente dalla loro orientamento sessuale devono essere rispettati nella loro dignità”.

MESSICO, EL CHAPO CHI?

Il successi di Peña Nieto non bastano a salvarlo dalla gogna popolare

Di Stefano Bozzalla Cassione La popolarità del presidente Peña Nieto non è mai stata così bassa come in questi mesi, con consensi addirittura inferiori al 50%. A pesare sul suo operato sono soprattutto alcune scelte infelici. Un esempio è la gestione del caso Ayotzinapa, dal nome della città dove, nel 2014, scomparvero 43 studenti, successivamente dati per morti dal governo. Secondo fonti locali e vicine alla magistratura, gli studenti furono scambiati per un gruppo di narcotrafficanti, quindi uccisi e bruciati. Molte fonti accusano Nieto d’aver gestito male questa tragedia, arrivando a incolpare l’esercito regolare di essere l’autore della strage. A livello politico, poi, il governo ha emanato alcune leggi che tra la popolazione messicana non godono di particolare successo. La standardizzazione del crimine di terrorismo permetterebbe, secondo la popolazione, di accusare manifestanti di atti di terrorismo con estrema superficialità. La modifica all’articolo 29 della Costituzione renderebbe più semplice la possibilità di dichiarare lo stato d’emergenza, andando a ledere i diritti delle famiglie e dei bambini. Modifiche al Codice militare apportate recentemente, inoltre, autorizzano l’esercito, in

caso di crimine organizzato nazionale o internazionale, a compiere perquisizioni e raid in abitazioni civili, prima spettanti al legislativo ordinario. Infine, la contestata legge Atenco concede alla polizia ampi poteri in merito alle misure di repressione da attuare in caso di necessità. A bilanciare l’operato del Presidente vi sono, oltre alla cattura di El Chapo, l’emanazione della legge sulla trasparenza e l’accesso all’informazione pubblica. Inoltre, va al Presidente il merito di aver reso il Messico più libero dalle importazioni di petrolio, scendendo dal 68% del 1982 al 6% del 2015. Infine, è da segnalare l’introduzione delle zone ZEE (Zona Economica Especial), regioni con una particolare legislazione a favore degli investitori esterni, esenzioni fiscali, strutture amministrative e manodopera a basso costo. Tutto con lo scopo di migliorare queste aree, tipicamente le più arretrate del Paese, favorendo lo sviluppo, gli investimenti e il lavoro. Concludendo, nonostante la volontà di far ripartire il Messico riequilibrando ricchezza e sviluppo su tutto il Paese, le macchie sull’operato del Presidente e le numerose leggi volte a intimidire le manifestazioni pesano troppo sulla popolazione. MSOI the Post • 15


SUD AMERICA CAMBIO AL TIMONE

Sarà Michel Temer a guidare il Brasile fino alle prossime elezioni peggioramento della crisi brasiliana tale da anticipare le elezioni.

VENEZUELA 19 maggio. Dopo numerose manifestazioni nelle piazze venezuelane, il premier Nicolas Maduro ha minacciato di intensificare lo stato di emergenza. “Il Parlamento vuole mettermi fuori gioco e legarmi le mani, sapete perché? Per impedirmi di dichiarare lo stato d’emergenza senza il quale non sarebbe stato possibile prendere una sola decisione” ha poi dichiarato il leader chavista.

BRASILE 12 maggio. L’ex vicepresidente Michel Temer ha sostituito Dilma Rousseff alla guida del Paese. Il governo del neo presidente ad interim Temer non è stato riconosciuto da vari Stati del Sud e Centro America. Tra questi: Ecuador, Nicaragua, El Salvador, Bolivia, Cuba, Cile e Uruguay. A cura di Sara Ponza

16 • MSOI the Post

Di Daniele Pennavaria Il Brasile affronterà il prossimo anno e mezzo, fino alle elezioni di fine 2018, guidato da un governo che non solo non è presieduto dalla persona scelta nel 2014, ma che anzi preannuncia di stravolgere le scelte della Rousseff. Michel Temer, vicepresidente fino allo scorso 12 maggio, è infatti ora alla guida del Paese, dopo che l’impeachment della Presidente è stato approvato anche dal Senato. Il nuovo Presidente, membro del Partido Democrático do Movimento Brasileiro(PDMB), di stampo liberale, subito dopo la votazione del Senato ha rilasciato un discorso in cui annunciava un rimpasto di governo. La scelta di un nuovo indirizzo politico era prevedibile, non lo erano, invece, la decisione di non includere né donne né afroamericani e la scelta dei Ministri dei dicasteri più importanti, affidati a personaggi controversi della scena politica ed economica brasiliana. I cambi di direzione, e quello che è stato additato dalla Rousseff come un golpe, hanno diviso l’opinione pubblica, intensificando le manifestazioni – le più grandi della storia democratica del Paese – e alimentando le speranze di molti in un

La possibilità di tornare al voto non è peraltro un’ipotesi da scartare anche a livello procedurale. L’indagine sullo Scandalo Petrobras, che vede coinvolti i vertici del Partito dei Lavoratori della Rousseff, ha rivelato possibili connessioni con la campagna che nel 2014 ha portato Dilma alla presidenza. Oltre a questo, è anche tecnicamente possibile che il Congresso approvi una legge apposita per indire nuove elezioni, data la situazione di profonda crisi politica. Ma non è da dimenticare – né da sottovalutare – il supporto di cui gode ancora l’ormai expresidente. Essendo stata eletta due volte e avendo apportato notevoli miglioramenti alle condizioni di vita della fascia povera della popolazione, la Rousseff ha dei validi argomenti da opporre a Temer, che secondo un’inchiesta del quotidiano O Globo ha un indice di gradimento dell’1%. L’ex-presidente lo ha definito “un traditore ed il capo dei cospiratori”, riferendosi alle operazioni giudiziarie e politiche che hanno portato alla sua sfiducia. A pochi mesi dalle Olimpiadi di Rio de Janeiro il corso della politica brasiliana sembra deviare bruscamente. Sono in molti a temere che questo improvviso cambiamento possa far perdere il controllo sulla tortuosa strada di recessione imboccata ormai da tempo dal Paese.


ECONOMIA WikiNomics

EFFETTO SANZIONI

Le sanzioni e il calo del greggio trasfigurano l‘economia russa

UN PARADIGMA MANCATO: IL FALLIMENTO DELLE DOT-COM Le principali cause della bolla speculativa della New Economy Di Edoardo Pignocco L’economia, o meglio la finanza, ha provato a celebrare l’arrivo degli anni Duemila cercando di suggestionare le menti dei risparmiatori con un nuovo modus operandi nel condurre affari. Una modalità sicuramente innovativa, ma non altrettanto efficace, tanto da aver gonfiato una bolla enorme, che poi, inesorabilmente, è scoppiata. Di seguito, sono presentate le cause più significative e critiche che hanno portato al fallimento, o quasi, di moltissime società online.

Di Michelangelo Inverso Stando a quanto riporatato dal Sole 24 Ore, il PIL russo, si contrarrà meno del previsto, solo dell‘1,2%, su base trimestrale rispetto al 2,1% atteso dagli analisti. Le aspettative della Banca Mondiale sono tuttavia più pessimistiche: su base annuale infatti è previsto un calo di almeno l‘1,9%. E tuttavia questa previsione potrebbe essere più fosca di quanto in realtà non sia il futuro dell‘ „Orso Russo“. Occorre però aggiungere un particolare, sfuggito ai più, che è segnale degli eventi: nel 2015, per la prima volta da più di 30 anni, la Russia ha registrato una maggioranza di esportazioni in prodotti manifatturieri piuttosto che di materie prime.

Obiettivo comune. Le imprese che operavano su Internet durante la bolla, molto spesso nel settore dell’e-commerce, avevano lo stesso scopo: conquistare il mercato, attirando il maggior numero di clienti possibili. È importare tenere ben presente che, per sostenere questo tipo di attività, i costi fissi e quelli pubblicitari sono tuttora molto elevati. Quindi, se ci sono pochi clienti, la società risulterà sempre in perdita. Ciò ha implicato una fortissima concorrenza e, di conseguenza, solo poche imprese diventavano dei leader.

Anzitutto bisogna considerare due elementi, uno prettamente economico, l‘altro politico, rispettivamente, il prezzo delle materie prime e le sanzioni internazionali contro la Russia. Da un punto di vista economico tutti sanno che la Russia è uno dei più grandi esportatori mondiali di materie prime, in primo luogo gas è petrolio. Per questa ragione la prolungata flessione dei prezzi delle materie prime ha messo in crisi l‘economia del più vasto Stato al mondo.

Valutazioni d’azienda infondate. Durante il breve periodo

Per quanto riguarda le sanzioni, queste sono state inserite dopo il referendum in Crimea, at-

traverso il quale il 97,32% dei cittadini si è espressa a favore di un „ritorno“ alla Russia. La reazione della comunità Occidentale è stata quella di proteggere i golpisti di Euromaidan, attraverso la leva delle sanzioni. Ed è proprio qui che si inserisce il dato sulle importazioni russe. Da un punto di vista macroeconomico abbattere le importazioni fa crescere il PIL nel medio-lungo periodo. Questo perchè il sistema economico si riorganizza per produrre internamente i beni e servizi non più importabili. Nel breve periodo questo comporta una contrazione dei consumi perchè i prezzi salgono rapidamente a causa della scarsità provvisoria di beni. Ma nel medio periodo la competizione fa scendere i prezzi e i consumi riprendono a salire. Infine nel lungo periodo tutto questo lascia in eredità allo Stato nuove tecnologie, know-how e patrimonio industriale, che rende sostanzialmente inutili le importazioni di beni dall‘estero. E‘ evidente che la Russia ha iniziato ad assorbire il calo di consumi e si sta rafforzando, a discapito dei sui partner europei. Alla fin fine chi forse pagherà il conto della recessione saranno proprio i cittadini europei che, per mancanza di lungimiranza politica dei loro governanti, potrebbero pagare un salato conto economico. MSOI the Post • 17


ECONOMIA della New Economy, gli esperti di valutazione aziendale ricercavano il valore intrinseco esclusivamente nelle potenzialità e nelle sinergie che l’impresa era in grado di sprigionare. Accertavano e formulavano piani previsionali di utili futuri mai riscontrati, guardandosi bene dal giudicare la consistenza del capitale economico. Infatti, è quest’ultimo l’elemento chiave per comprendere l’andamento reale - presente e prossimo - dell’azienda, in quanto valuta l’attitudine alla produzione di reddito stand alone (ovvero senza considerare le potenziali sinergie). Irrazionalità del mercato. La forte espansione delle dot-com, insieme alle loro valutazioni gonfiate, inducevano tantissimi risparmiatori a comprare azioni e molte venture capital e banche a concedere ingenti finanziamenti. Tutto ciò veniva alimentato dalla politica “do nothing” della Fed e dai media appena nati (tra cui CNBS), i quali suscitavano nei risparmiatori un sentimento di emulazione. Non per caso, infatti, quando la Fed inasprì i tassi d’interesse e le società, nonostante l’afflusso costante di capitale, continuavano ad essere in perdita da ormai troppo tempo, la tendenza si invertì. Se i media prima dicevano di comprare, ora tutti vendevano più in fretta che potevano. Di conseguenza, le società, senza più capitali e sommerse di debiti, fallirono o vennero inglobate dalle imprese della Old Economy. “The gold rush is over”. James Cramer, presidente di una startup online, sentenziò così la sconfitta della New Economy e il ritorno di quella vecchia.

18 • MSOI the Post

APPLE: LA CRISI DEI 13 ANNI

La mela morsicata ha visto e vedrà giorni migliori

Di Efrem Moiso Con la pubblicazione dei ricavi che per la prima volta in 13 anni hanno deluso le aspettative, Apple, regina per capitalizzazione del mondo societario, è andata incontro ad una ghigliottina mediatica che l’ha portata ad un passo dal cedere il trono alla nota rivale Alphabet Inc., la holding cui fa capo anche Google. Addirittura Carl Icahn, che occupa attualmente il 43° posto della classifica The World’s Billionaires List della rivista Forbes, noto per il suo discutibile stile imprenditoriale che ispirò il personaggio avido e senza scrupoli del film Wall Street, Gordon Gekko, ha deciso di abbandonare in toto il proprio investimento da 3.6 miliardi in Apple pochi giorni prima della pubblicazione del report sui ricavi. Insomma, il mercato sembra essere contro l’azienda di Cupertino, ma Tim Cook, AD in carica dopo l’euforica era Jobs, e i suoi non hanno intenzione di buttarsi giù. D’altronde, lanciarsi da una pila di banconote del valore di 11 miliardi di dollari - questa la disponibilità in cash dichiarata dall’azienda - senza farsi male sarebbe un’impresa degna di Paperon de’ Paperoni.

Il mondo delle Public Company risulta essere spesso concentrato sugli obiettivi di breve periodo poiché il management si preoccupa in primo luogo, mettendo da parte strategie lungimiranti, di soddisfare le aspettative degli azionisti, interessati solo ai dividendi e alla crescita del valore dei titoli. Apple può aver deluso gli azionisti nel primo quarto dell’anno, ma ha ancora le carte in regola per giocarsi il titolo con la rivale Google su più fronti. Così, un miliardo tondo di quella pila di denaro è andato a finanziare l’espansione di Didi Chuxing, la compagnia di ridesharing concorrente di Uber in Cina, che sembra rappresentare, da un lato, un ottimo investimento, anche in vista della quotazione in Borsa prevista per il 2017; da un altro, il metodo migliore per farsi accettare nel mercato cinese, chiuso al punto da bloccare iTunes Movies e iBook; e, allo stesso tempo, una ricca fonte di dati per studiare le dinamiche del traffico cinese, utile per il progetto Apple Car. La Didi rappresenta senza dubbio solo uno degli investimenti con profitto potenzialmente elevato seguiti da Apple, senza considerare la nuova gamma di prodotti che dovrebbe far rivivere la pluriennale crescita aziendale, a partire dall’iPhone 7, in uscita – come da tradizione – verso la metà di settembre, e l’entrata in scena, grazie all’acquisto di più di un miliardo di dollari in azioni, della Berkshire Hathaway, la società di Warren Buffett.


È GIUNTA L’ORA DI FARE NOTIZIA Ti piace scrivere? Vieni a conoscere MSOIthePost!

Lunedì 30 maggio MSOI Roma ospiterà, nella cornice esclusiva di Palazzetto Venezia, Jacopo Folco e Davide Tedesco, direttore e vicedirettore di MSOI thePost, per presentare il progetto e raccontare come nasce e cresce un giornale online. Chiara Zaghi, redattrice della sezione Africa, riporterà la sua esperienza di giornalista.

MSOI thePost è il settimanale di politica internazionale di MSOI Torino: uno spazio editoriale che affronta temi di ambito internazionalistico, ideato per offrire una visione giovane e dinamica del mondo che ci circonda. La rivista dà libero spazio ai Soci di tutti i gruppi MSOI nazionali che desiderino contribuire con i propri articoli.

I posti sono limitati e per partecipare è necessario iscriversi. Per maggiori informazioni, scrivete un messaggio alla pagina Facebook di MSOI Roma oppure una mail a msoiroma@msoi. org!

Per rimanere aggiornato sulle attività di MSOI Torino, visita il sito internet www.msoitorino.org, la pagina Facebook Msoi Torino o vieni a trovarci nella Main Hall del Campus Luigi Einaudi tutti i mercoledì dalle 12 alle 16.

MSOI the Post • 19


20 • MSOI the Post


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.