Msoi thePost Numero 27

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Il Settimanale di M.S.O.I. Torino


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MSOI Torino M.S.O.I. è un’associazione studentesca impegnata a promuovere la diffusione della cultura internazionalistica ed è diffuso a livello nazionale (Gorizia, Milano, Napoli, Roma e Torino). Nato nel 1949, il Movimento rappresenta la sezione giovanile ed universitaria della Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale (S.I.O.I.), persegue fini di formazione, ricerca e informazione nell’ambito dell’organizzazione e del diritto internazionale. M.S.O.I. è membro del World Forum of United Nations Associations Youth (WFUNA Youth), l’organo che rappresenta e coordina i movimenti giovanili delle Nazioni Unite. Ogni anno M.S.O.I. Torino organizza conferenze, tavole rotonde, workshop, seminari e viaggi studio volti a stimolare la discussione e lo scambio di idee nell’ambito della politica internazionale e del diritto. M.S.O.I. Torino costituisce perciò non solo un’opportunità unica per entrare in contatto con un ampio network di esperti, docenti e studenti, ma anche una straordinaria esperienza per condividere interessi e passioni e vivere l’università in maniera più attiva. Giulia Marzinotto, Segretario M.S.O.I. Torino

MSOI thePost MSOI thePost, il settimanale online di politica internazionale di M.S.O.I. Torino, si propone come un modulo d’informazione ideato, gestito ed al servizio degli studenti e offrire a chi è appassionato di affari internazionali e scrittura la possibilità di vedere pubblicati i propri articoli. La rivista nasce dalla volontà di creare una redazione appassionata dalla sfida dell’informazione, attenta ai principali temi dell’attualità. Aspiriamo ad avere come lettori coloro che credono che tutti i fatti debbano essere riportati senza filtri, eufemismi o sensazionalismi. La natura super partes del Movimento risulta riconoscibile nel mezzo di informazione che ne è l’espressione: MSOI thePost non è, infatti, un giornale affiliato ad una parte politica, espressione di una lobby o di un gruppo ristretto. Percorrere il solco tracciato da chi persegue un certo costume giornalistico di serietà e rigore, innovandolo con lo stile fresco di redattori giovani ed entusiasti, è la nostra ambizione. Jacopo Folco, Direttore MSOI thePost 2 • MSOI the Post

N u m e r o

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REDAZIONE Direttore Jacopo Folco Vicedirettore Davide Tedesco Caporedattore Alessia Pesce Capi Servizio Rebecca Barresi, Giusto Amedeo Boccheni, Luca Bolzanin, Sarah Sabina Montaldo, Silvia Perino Vaiga Amministrazione e Logistica Emanuele Chieppa Redattori Benedetta Albano, Federica Allasia, Erica Ambroggio, Daniele Baldo, Lorenzo Bardia, Giulia Bazzano, Lorenzo Bazzano, Giusto Amedeo Boccheni, Giulia Botta, Maria Francesca Bottura, Stefano Bozzalla, Emiliano Caliendo, Federico Camurati, Matteo Candelari, Emanuele Chieppa, Sara Corona, Lucky Dalena, Alessandro Dalpasso, Alessandro Fornaroli, Giulia Ficuciello, Lorenzo Gilardetti, Andrea Incao, Gennaro Intocia, Michelangelo Inverso, Simone Massarenti, Andrea Mitti Ruà, Efrem Moiso, Daniele Pennavaria, Ivana Pesic, Emanuel Pietrobon, Edoardo Pignocco, Sara Ponza, Simone Potè, Jessica Prieto, Fabrizio Primon, Giacomo Robasto, Clarissa Rossetti, Carolina Quaranta, Francesco Raimondi, Jean-Marie Reure, Clarissa Rossetti, Michele Rosso, Fabio Saksida, Leonardo Scanavino, Martina Scarnato, Samantha Scarpa, Francesca Schellino, Giulia Tempo, Martina Terraglia, Elisa Todesco, Francesco Tosco, Tiziano Traversa, Fabio Tumminello, Chiara Zaghi. Editing Lorenzo Aprà Copertine Mirko Banchio Vuoi entrare a far parte della redazione? Scrivi una mail a thepost@msoitorino.org!


EUROPA 7 Giorni in 300 Parole FRANCIA 31 maggio. A pochi giorni dall’inizio degli Europei di calcio, non sembrano destinate a placarsi le proteste dei sindacati contro la riforma del mercato del lavoro, acuite dall’intransigenza del governo che non appare per nulla intenzionato a fare marcia indietro. Lo sciopero nazionale, oltre agli operai degli impianti petroliferi e delle centrali nucleari, vede coinvolti ferrovieri, funzionari pubblici, guardie carcerarie, agenti di polizia ed insegnanti. Philippe Martinez, segretario generale della Confédération générale du travail, ha dichiarato che la prossima settimana verrà avviata “la più forte mobilitazione degli ultimi tre mesi”. 1° giugno. La marina francese ha individuato nelle acque del Mediterraneo le scatole nere dell’Airbus A320 della EgyptAir precipitato lo scorso 19 maggio mentre percorreva la rotta Parigi-Il Cairo. ITALIA 28 maggio. Dopo quattro anni di trattative, è tornato in patria Salvatore Girone, il Marò ancora detenuto in India. In attuazione di quanto stabilito dal Tribunale arbitrale dell’Aja lo scorso 29 aprile, il fuciliere potrà attendere in Italia l’esito dell’arbitrato in corso relativo alla vicenda che lo vede protagonista insieme al compagno Latorre. REGNO UNITO 1 giugno. Secondo quanto riportato da un sondaggio di ICM realizzato per il The Guardian, al momento i sostenitori della Brexit supererebbero di 4 punti percentuali i britannici contrari all’uscita del paese dalla Ue. “Le nostre rilevazioni hanno

LA LEGGE EL KHOMRI

Tra dichiarazioni discordanti e scioperi incessanti Di Giulia Ficuciello La Loi du Travail, ribattezzata legge El Khomri dal nome del Ministro del Lavoro francese, è l’oggetto delle incessanti manifestazioni che stanno avendo luogo nelle più grandi città francesi. Sono passate ormai due settimane dalla chiusura delle 6 ie raffiner di petrolio e dall’estensione dello sciopero anche alle centrali nucleari, ma il clima resta teso. Moltissimi i disagi, tra cui la mancanza di rifornimento di benzina per il 30% dei distributori a pochi giorni dall’inizio degli Europei di calcio nel Paese. Il punto più controverso della riforma è l’articolo 2. La previsione della prevalenza dei contratti aziendali su quelli nazionali in materia di orario di lavoro e di ferie è infatti il tema focale di tutte le manifestazioni in atto. Questo è stato anche l’oggetto delle dichiarazioni, tra loro discordanti, del ministro delle Finanze Sapin e del primo ministro Valls. Se il primo ha sostenuto che l’articolo 2 possa essere oggetto di modifiche, il secondo, al contrario, ha ribadito la sua assoluta incontrovertibilità. Tale articolo permetterebbe accordi aziendali peggiorativi rispetto a quelli nazionali, soprattutto nelle aziende più piccole, prive di una rappresentanza sindacale. Questo provocherebbe, secondo gli oppositori della riforma,

un’inversione dell’ordine gerarchico delle norme. A seguito degli scontri incessanti, Valls da una parte ha dichiarato ammissibili dei miglioramenti alla riforma, ma dall’altra che “ritirare la riforma significherebbe l’impossibilità di governare”. Nonostante tali dichiarazioni, la rabbia dei lavoratori e dei sindacati, Cgt in testa, non si placa. Viene duramente contestato il ricorso del governo all’articolo 49 comma 3 della Costituzione, che consentirebbe un’estromissione del Parlamento. Lo slogan “49.3 c’est un scandale” dimostra che i lavoratori considerano questa mossa come l’esclusione della possibilità di cercare un compromesso. Al caos e agli scontri già in atto nel Paese, l’ultimo dei quali ha visto l’intervento di venti blindati della Police Nationale in tenuta antisommossa, si aggiungono gli scioperi dei ferrovieri della Snfc, di metro e bus parigini e dell’aviazione civile, indetti rispettivamente in data 31 maggio, 2 giugno e 3 giugno. François Hollande non resta indenne alle critiche. Egli, nonostante nel 2006 avesse dichiarato che l’articolo 49.3 rappresenta una negazione della democrazia e un espediente per frenare il dibattito parlamentare, oggi appoggia la Loi du Travail e i mezzi, tra cui il suddetto articolo, per farla approvare.

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EUROPA scardinato un paio di ortodossie date per scontate”, fa notare il direttore di ICM commentando un’inversione di tendenza che a poche settimane dal voto preoccupa i leader dei principali paesi europei. SVIZZERA 27 maggio. L’OMS ha rifiutato la proposta che nei giorni scorsi 125 scienziati e ricercatori di fama mondiale avevano indirizzato a Margaret Chan, direttrice dell’organizzazione, circa la necessità di spostare o rinviare i Giochi olimpici in programma dal prossimo 5 agosto, a causa della minaccia rappresentata dalla diffusione del virus Zika in Brasile, stato sede della manifestazione olimpica. 1° Giugno. Dopo 17 anni di lavori è stato inaugurato il tunnel del Gottardo, la galleria ferroviaria più lunga del mondo con i suoi 57km di estensione. Alla cerimonia di inaugurazione, oltre alle autorità svizzere, erano presenti Matteo Renzi, Franҫois Hollande e Angela Merkel, leader europei a capo degli Stati confinanti con il territorio elvetico, per sottolineare l’importanza internazionale di un’opera destinata a rivoluzionare lo sviluppo del traffico e dei trasporti infraeuropei. UNIONE EUROPEA 1 Giugno. La Commissione europea ha indirizzato un avvertimento a ufficiale alla Poloni , sottolineando come le riforme costituzionali avviate dal Governo nazionalista in carica non rispettino lo stato di diritto, né i Trattati comunitari. La misura rappresenta al momento una mera formalità, ma il vice ministro degli esteri polacco ha sottolineato come sia sufficiente a distorcere l’immagine del Paese all’estero. A cura di Federica Allasia 4 • MSOI the Post

GOD SAVE THE QUEEN Il vantaggio della tradizione

Di Fabio Saksida

cipazone politica dei cittadini.

90 sono gli anni compiuti ufficialmente il 21 aprile da Elisabetta II, regina di Regno Unito, Gran Bretagna e Irlanda del Nord nonché Capo di Stato Del Commonwealth. Le celebrazioni sono culminate, lo scorso 15 maggio, in una sfarzosa serata di gala nel parco del castello di Windsor ,che ha visto la partecipazione di alcune delle più importanti stelle dello spettacolo. L’11 giugno, ovvero la data ufficiale del compleanno della regina, si svolgerà invece la cosiddetta “Trooping the Colour” (Sfilata della bandiera) , la celebre parata militare in onore dei regnanti dal 1820.

I motivi chiaramente hanno un’origine storica. La Monarchia inglese è storicamente concepita come la nazione che pose le prime basi dell’istituzione Parlamentare. Questo a differenza dell’Europa continentale, dove culturalmente i due concetti sono stati spesso considerati antitetici. Nel Regno Unito, dalla concessione della Magna Cartha Libertatum nel 1215, il potere monarchico ha dovuto convivere con un’istituzione rappresentativa che nei secoli si è ritagliata uno spazio sempre maggiore negli affari di Stato, fino ad ottenere la propria supremazia a seguito della sconfitta dei realisti nella Guerra civile inglese. Invece di scomparire essa è riuscita a sopravvivere, divenendo la garante della sua stessa autolimitazione di sovranità. E’ diventata quindi il simbolo dell’identità nazionale ed ora uno dei collanti di un Paese sempre più multietnico.

Oggi Elisabetta II è la sovrana che ha regnato più a lungo nella storia della monarchia britannica; ben 64 anni di regno sul trono di San Giacomo. Lo sfarzo e l’entusiasmo degli eventi mostrano come ella rimanga uno dei sovrani più amati di sempre. Ad essere celebrata, infatti, non è solo la sua persona, ma l’istituzione che rappresenta in cui ben l’80% degli inglesi si riconosce. Nel suo rapporto con la monarchia sembra che la Gran Bretagna rappresenti una sorta di singolarità storica. Culla del parlamentarismo e delle moderne democrazie occidentali eppure fiera sostenitrice di un’istituzione che per secoli ha rappresentato il tradizionale ostacolo ad una maggiore parte-

Ma non è soltanto questo a rendere amata la monarchia britannica: Essa è anche un business. Il settore turistico, grazie alla Corona, produce dai 700 agli 800 milioni di sterline l’anno. E la Corona costa 56 pennies a cittadino. Cifre che danno l’idea di quanto possa dunque costituire, come evidenzia Caprarica, scrittore e giornalista della BBC :“la corretta valutazione del vantaggio di un’antica tradizione”.


NORD AMERICA 7 Giorni in 300 Parole

LA GUERRA AL BRACCIO DELLA MORTE Il declino della pena capitale negli Stati Uniti d’America

Di Erica Ambroggio STATI UNITI 30 maggio. La Casa Bianca é stata messa in lockdown per qualche ora a seguito di un pacco sospetto recapitato nella mattinata. L'allarme é rientrato e le attività sono riprese normalmente dopo una verifica approfondita che ha portato la vicenda a concludersi per il meglio. 30 maggio. Gli Stati Uniti non sono più la nazione la più efficiente al mondo. Dopo tre anni di primato infatti hanno perso la testa della classifica stilata dal World Competitive Center e il terzo posto è giustificato dal fatto che "non basta la sola forza della loro economia a mantenerli in vetta" come sostengono i ricercatori che hanno stilato la classifica.

1° giugno. C'è stata una sparatoria all'interno del campus universitario dell'UCLA (University of California Los Angeles). Secondo le fonti di polizia si tratterebbe di un omicidio-suicidio, sebbene non siano ancora chiari i motivi di questo, ennesimo, gesto di violenza. Le vittime accertate sono due, entrambi uomini, e sono stati trovati in un ufficio dell'ala di ingegneria.

“Nel verdetto finale, la pena di morte americana si è uccisa da sola”. L’Economist non ha usato mezzi termini per definire quella che, ancora oggi, risulta essere una delle questioni più dibattute e tra le maggiori fonti di divisione politica negli Stati Uniti. Oggi, insieme a Washington DC, 13 Stati americani su 50 hanno eliminato la pratica della pena di morte dal proprio sistema giudiziario. Ma l’opinione pubblica sembra essere ancora fortemente legata alla tradizione del braccio della morte. Dagli anni ‘90, infatti, la percentuale di adesione alla pena capitale è scesa solo fino al 60%, cifra ancora oggi elevata, ma ottimisticamente destinata a un ulteriore e sensibile calo. Tra le cause del declino, la consapevolezza dell’imperfezione del sistema giudiziario americano, spesso causa di morti controverse e verdetti di colpevolezza frutto di errori giudiziari. Una perdita di terreno, questa, che sembra proseguire. Tra le prime a smorzare l’applicabilità della pena capitale, le case farmaceutiche leader negli Stati Uniti e in Europa. I colossi societari, 20 fino a oggi, si sono infatti resi promotori di estreme e rigide limitazioni sulla vendita dei prodotti notoriamente utilizzati durante le iniezioni

letali sui detenuti. Tra le ultime ad aggiungersi alla lista delle società farmaceutiche coinvolte nel “boicottaggio”, la Pfizer. Venerdì 13 maggio, la società leader nel settore e di conseguenza fonte di grande influenza ha sottolineato come i propri farmaci siano creati per salvare vite e non per distruggerle. La mossa delle case farmaceutiche ha comportato, in alcuni Stati, un tangibile rallentamento della pratica mortale. Nel 2015, per esempio, Arizona, Oklahoma e Ohio decretarono la sospensione delle esecuzioni programmate. Tuttavia, spesso si continua a utilizzare la tecnica delle iniezioni letali mantenendo il totale anonimato sui fornitori della sostanza utilizzata. Una scelta secondo molti dettata dalla volontà di celare il possibile utilizzo di prodotti attualmente proibiti. Dal fronte politico, i candidati alla Casa Bianca si sono espressi più volte sulla questione, creando consenso e dissenso tra gli elettori americani. “Da Presidente ordinerò l’immediata esecuzione di ogni condanna a morte per chi ha ucciso un agente di polizia”: posizione esplicita quella di Donald Trump, che si contrappone al candidato democratico Bernie Sanders, a favore di una totale abolizione di una pratica da lui stesso definita “disumana”. A mitigare le due posizioni, Hillary Clinton, focalizzata più sulla modalità e sui numeri delle esecuzioni che sul senso etico-morale di tale sanzione, applicabile, secondo l’ex first lady, ai soli reati più gravi. MSOI the Post • 5


NORD AMERICA 1° giugno. Il Governo degli Stati Uniti ha diramato un'allerta per tutti i cittadini statunitensi che intendano recarsi in Europa quest'estate. Il portavoce del Dipartimento di Stato John Kirby ha dichiarato in conferenza stampa che non esiste nessuna minaccia terroristica credibile e puntuale al momento, ma che una grande manifestazione come gli Europei di Calcio destano notevoli preoccupazioni. CANADA 31 maggio. Justin Trudeau non verrà sanzionato. Così ha stabilito il comutato parlamentare composto da deputati di tutti i partiti rappresentati. Si conclude così la vicenda che aveva visto il primo ministro canadese essere accusato per aver colpito il deputato neo-democratico Ruth Ellen Brusseau. 1° giugno. L'Organizzazione della Cooperazione e dello Sviluppo Economico (OCSE) si mostra di più in più pessimista per quanto riguarda l'economia mondiale e quella canadese in particolare. L'avanzamento del PIL quest'anno é stato inferiore dello 0,5% rispetto alle attese ed é dovuto, in gran parte, al rallentamento della produzione nel settore energetico. 2 giugno. L'agenzia delle Nazioni Unite per i migranti (UNHCR) spera che nelle prossime settimane il Canada possa accogliere una quota di 900 rifugiati colombiani (negli ultimi dieci anni sono stati più di 17.000). Il Canada si dimostra uno dei Paesi più sensibili alle questioni umanitarie e, infatti, oltre ad accogliere migliaia di rifugiati siriani é in procinto di negoziare un ulteriore accordo con la Colombia. A cura di Alessandro Dalpasso 6 • MSOI the Post

LA PRIMA VOLTA DI OBAMA A HIROSHIMA Perché il nucleare ha cambiato le relazioni tra Stati

Di Simone Potè Barack Obama si è recentemente e nuovamente distinto per un primato storico: in occasione del G7 in Giappone è infatti stato il primo Presidente statunitense a recarsi a Hiroshima per “onorare e ricordare tutte le persone vittime dell’attacco nucleare” a partire da quell’agosto del 1945. Nel farlo, insieme al primo ministro giapponese Shinzo Abe, ha ribadito la sua intenzione di “tracciare una via che conduca alla distruzione degli arsenali nucleari“. L’arma nucleare comporta non solo un incremento quantitativo del potenziale bellico dei Paesi capaci di appropriarsene, ma soprattutto un cambiamento qualitativo della natura della guerra e quindi delle relazioni tra Stati. Vari studiosi delle relazioni internazionali mettono in evidenza come l’armamentario nucleare rappresenti una chiave strategica fondamentale e dirimente anche nell’emergenza di nuove dinamiche inter-Stato: il concetto di MAD - Mutual Assured Destruction - si basa sull’idea che, poiché l’arma nucleare è abbastanza potente da causare al nemico – e ai suoi alleati – una distruzione totale assicurata, nessuna delle parti sia tanto irrazionale da rischiare la propria distruzione attaccando per prima.

Al tempo stesso, la teoria dei giochi mostra come rinunciare in modo definitivo al nucleare rappresenti una mossa rischiosa in una sfera internazionale sostanzialmente anarchica, dove la deterrenza si basa proprio sulla minaccia di una ritorsione insostenibile contro chi facesse uso di armi nucleari. Privarsi di tale potenziale di ritorsione sperando che l’altro (gli altri!) faccia lo stesso è un rischio che nessuno vuole correre in un eterno e generalizzato dilemma della sicurezza. Allo stato attuale delle cose, potendo e dovendo considerare l’egoismo umano e il timore dello straniero come delle costanti non trascurabili nel costruire modelli rilevanti, almeno sul breve termine smantellare il nucleare resta un’impresa difficile, nonostante i vari trattati di non proliferazione. La stessa amministrazione Obama “ha varato nel 2014 un piano da 1.000 miliardi di dollari che prevede la costruzione di altri 400 missili balistici intercontinentali, 12 sottomarini e 100 bombardieri strategici da attacco nucleare” (New York Times, 21 settembre 2014). Le tensioni sono inoltre crescenti tra USA e Cina, tanto che i più pessimisti non escludono una prossima escalation nucleare tra le due potenze. Prossimamente maggiori informazioni.


MEDIO ORIENTE 7 Giorni in 300 Parole IRAQ 28 maggio. Esercito Iracheno annuncia avanzata a Falluja, città circondata dal Gruppo Stato Islamico. A spingere il dispiegamento delle forze militare la presa in ostaggio dei 90mila residenti. A confermarlo Raed Shakir Jawdat, responsabile delle forze di polizia attive nella campagna. 30 maggio. Un’autobomba a Baghdad, nel quartiere settentrionale di Shaab, a maggioranza sciita, ha provocato 8 morti, proprio mentre a 60 chilometri dalla città l’esercito stava lanciando un attacco per liberare Falluja dell’occupazione del Gruppo Stato Islamico. La televisione panaraba Al Jazira, invece, riferisce senza ulteriori dettagli di un altro attentato nella città, che avrebbe provocato 9 morti e 26 feriti. 2 giugno. Il premier iracheno Haidar al Abadi sospende l’offensiva con il Gruppo Stato Islamico a Falluja dopo l’allarme lanciato dall’UNICEF, inerente al numero di bambini e civili costretti a vivere sotto assedio, senza cibo o medicine. La città, occupata dal 2014, conta al suo interno circa 20 mila bambini bisognosi di soccorsi. SIRIA 31 maggio. Raid russi colpiscono l’ospedale di Idlib, a nord-ovest della Siria, durante un’operazione contro una roccaforte ribelle, causando 23 vittime. A confermarlo l’Osservatorio Nazionale per i Diritti Umani in Siria. 1° giugno. L’Osservatorio Nazionale per i Diritti Umani riporta l’uccisione di tre famiglie nel nord della Siria. A provocarne la morte i bombardamenti aerei della Coalizione guidata dagli Stati Uniti. Un secondo attacco

LA BATTAGLIA DI FALLUJAH

La travagliata storia della Madre delle Moschee Di Jean-Marie Reure Fallujah, prima delle guerre che hanno sconvolto l’Iraq, aveva una popolazione di circa 300,000 abitanti. Veniva chiamata la Città dei Minareti, o la Madre delle Moschee, per via dei numerosi santuari che ospitava. Dista solo 65 km da Baghdad, capitale dello Stato. Già nel 2004 venne presa d’assalto e gravemente danneggiata dalle forze angloamericane perché ritenuta un covo di quaedisti. Effettivamente la città, a maggioranza sunnita, ha sempre preso posizioni anti-governative (il governo è a maggioranza sciita) e antiamericane che le sono valse la reputazione di “covo di estremisti”. Nel 2014 fu la prima città irachena a cadere nelle mani di Daesh, senza che le forze operative dislocassero un solo soldato per tentare di riprendere la città. Forse erano impegnate altrove, magari nella vicinissima città di Ramadi, anch’essa presa di mira dal califfato. Forse, una città che si è sempre opposta ai governi succedutisi a partire dal 2003, non meritava l’attenzione di questi. Ma ora il clima è diverso: gli alleati hanno bisogno di risultati, e in fretta. Tikrit, Sinjar, Palmira sono state le prime-e più semplici- vittorie. Si tratta ora di scontrarsi con il grosso delle forze del califfato, riconquistare quelli che sono divenuti i loro feudi, spiegare insomma delle vere forze in campo. Inoltre, dopo le cocenti umiliazioni subite dalle Forze di Mobilitazione Popolare (FMP) si trattava anche di una necessità interna di mostrarsi all’altezza delle aspettative dell’occidente.

Così, il 22 maggio, in un attesissimo comunicato stampa, il governo iracheno annunciava l’inizio di un nuovo assedio di Fallujah. Un primo problema tuttavia è rappresentato dal numero di attori in campo: Le PMF non sono, almeno ufficialmente, le forze governative ma si configurano come una milizia dipendente dal ministero dell’interno, dunque sono un attore diverso dalle truppe regolari, ovviamente presenti sul campo, poi vi sono gli hez’bollah, gli americani... insomma la lista di chi partecipa all’assedio di questa città è lungo, e non sempre i loro interessi convergono. Un secondo problema, non trascurabile, sono gli oltre 70.000 civili intrappolati nella città, le cui condizioni sono gravissimi. Non arrivano farmaci ne aiuti di alcun tipo all’interno del perimetro urbano, e se un corridoio di fuga è stato lasciato loro dalla coalizione anti-ISIL sul campo, i posti di blocco del califfato impediscono ogni possibile via di fuga. Circa 800 persone sono riuscite ad ora a fuggire, tuttavia provengono dalle zone perimetrali della città mentre ben diversa è la situazione di coloro che sono intrappolati nel centro. I bombardamenti inoltre non si fermano, 70 miliziani sarebbero già stati uccisi, fra di essi il comandante in capo dell’ISIL Maher alBilawi, sostiene il colonnello Warren dell’USAF. Cionondimeno sono ancora numerosi i civili a Fallujah, e la battaglia non sembra che essere all’inizio. Quanti saranno i cadaveri che si dovranno contare al termine dell’assedio? MSOI the Post • 7


MEDIO ORIENTE avrebbe poi ucciso 15 civili a sud di Manbij, tra Aleppo e Raqqa.

DA ENSOUR A AL-MULQI

La Giordania e l’ennesimo governo di transizione

2 giugno. Riunione di emergenza presso le Nazioni Unite prevista per venerdì 3 giugno, richiesta dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni, per decidere se i convogli autorizzati a portare aiuti umanitari a Daraya et Moadamiyeh siano sufficienti. Il por tavoce russo presso le Nazioni Unite, Vitali Tchourkine, ha suggerito di sospendere l’invio dei convogli, considerandolo Di Martina Terraglia come un segno di buonismo dei Il 29 maggio, nel primo confronti del regime di Assad. pomeriggio, ad Amman suonavano i clacson. Re 2 giugno. Attentato nel porto siAbdullah II di Giordania ha riano di Latakia, nei pressi della sciolto il parlamento, prima moschea Khulafa Rashidin del dello scadere dei 4 anni di quartiere di Daatur. Non si conomandato previsti dalla legge. scono il numero delle vittime o Allo stato attuale, non si respira dei feriti. ancora aria di cambiamento: nonostante il passaggio di ISRAELE testimone alla presidenza tra 30 maggio. Governo Israeliano Abdullah Ensour e Hani alapprova all’unanimità la nomina Mulqi, i ministeri chiave non a ministro della difesa di Avighanno subito un rimpasto con dor Lieberman, che sostituisce l’insediamento del governo di Moshe Yaalon, il quale ha dato transizione. le sue dimissioni dopo avere apAbdullah Ensour è un tecnico, preso la decisione del premier un economista educato nelle Benyamin Netanyahu di sostimigliori scuole internazionali. tuirlo. La sua presidenza è iniziata nel 2012, come PM ad interim TURCHIA dopo la brevissima era (solo 2 giugno. Il Parlamento tedesco 5 mesi) di Fayez Tarawneh. approva, dopo un secolo, la moNel 2013, dopo le elezioni, il zione che definisce genocidio re lo ha nominato PM in via la strage di armeni da parte dei definitiva. La presidenza Ensour turchi ottomani. Il premier turha viso l’approvazione di una co, Binali Yildirim, definisce la nuova legge elettorale, riforme decisione del Bundestag tedesco economiche controverse e come “irrazionale”, decidendo di di un emendamento alla richiamare il proprio ambasciacostituzione che conferisce tore in Germania subito dopo il al re potere quasi assoluto non voto. solo sul piano esecutivo, ma anche giudiziario ed esecutivo. A cura di Maria Francesca BotHani al-Mulqi è un politico di tura lunga esperienza: negli anni, ha ricoperto la carica di Ministro dell’Industria e del Commercio, degli Esteri e dell’Acqua e dell’Irrigazione, oltre ad adempiere a vari incarichi 8 • MSOI the Post

diplomatici all’estero. Al-Mulqi era anche tra i fautori degli accordi giordano-israeliani del 1994: sotto il suo mandato ci si aspetta, pertanto, un’ulteriore distensione dei rapporti tra i due Paesi. Una simile posizione, tuttavia, potrebbe rivelarsi molto controversa, soprattutto in un Paese con un’alta percentuale della popolazione di origine palestinese. Il governo di transizione è il settimo che la Giordania vede dal 2010, ed entro fine anno verrà eletto l’ottavo. Solo Ensour è riuscito a mantenere il seggio fino al limite previsto dalla legge. L’impressione è che, sulla scia della Primavera Araba, si cambi di continuo per restare fermi, dando solo l’impressione del cambiamento. Le elezioni sono previste per ottobre. Fino ad allora, impossibile dire con certezza se la Giordania verrà travolta da un vento di cambiamento. Eppure, il ruolo dei Primo Ministro mi è stato descritto in questi termini: il PM è un po’ come un marito che va a fare la spesa, che ha una lista di cose da comprare e ci si deve attenere, altrimenti la moglie lo ammazza. Allo stesso modo, il PM ha una lista di cose da fare entro i 4 anni; se non è in grado, il governo cade. L’unica libertà vera che ha, è quella di posizionare il figlio o il fratello in questo o quel ministero.


RUSSIA E BALCANI 7 Giorni in 300 Parole CROAZIA 29 maggio. Il presidente croato Kolinda Grabar-Kitarovic ha dichiarato a Sarajevo che la Croazia non ostacolerà l’integrazione della Serbia nell’Unione Europea, a condizione che questa rispetti i principi fondamentali per l’adesione e non mantenga la giurisdizione sui crimini di guerra nell’ex Jugoslavia e conceda una maggiore rappresentanza per la minoranza croata. MACEDONIA 1° giugno. La data anticipata delle elezioni e la mancanza di garanzie per la loro regolarità, sono la causa delle manifestazioni degli ultimi giorni che si sono fatte sempre più forti, tra il governo rappresentato dal partito conservatore VMRO con il leader Nikola Gruevski e l’opposizione, il partito socialdemocratico SDSM con a capo Zoran Zaev. Il parlamento ha ritenuto necessario il rinvio delle elezioni prevista per il 5 giugno (già posticipata in precedenza). RUSSIA 30 maggio. Sono stati fissati due incontri importanti per il Presidente Putin: La prossima settimana il presidente russo incontrerà a Mosca il premier israeliano Benyamin Netanyamin per discutere della situazione in Siria. Mentre il 16 giugno, in occasione del Forum economico internazionale di San Pietroburgo (SPIEF 16-18 giugno), che raccoglierà i principali esponenti dell’imprenditoria russa e internazionale, il Cremlino e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Junker si incontreranno per discutere una possibile cooperazione tra Unione Europea e Unione econo-

IL CREMLINO ALZA LA GUARDIA

Un nuovo corpo di uomini con ampi poteri: più sicurezza per il Paese o per Putin?

Di Giulia Bazzano Il presidente russo Vladimir Putin ha recentemente annunciato la creazione della Guardia Nazionale Russa, un “nuovo organo di potere esecutivo”. Nata dalla fusione dei reparti OMON (l’ex squadra antisommossa) e SOBR (l’ex forza di reazione rapida specializzata in anti-terrorismo), avrà molteplici compiti, tra i quali combattere il terrorismo e mantenere la sicurezza all’interno del Paese. Alla guida della nuova unità ci sarà Viktor Zolotov, ex capo della guardia personale di Putin e a stretto contatto con il Presidente da circa 20 anni. Essendo membro del Consiglio di Sicurezza della Federazione Russa, risponderà direttamente al Presidente, evitando così eventuali reclami del Ministro dell’Interno. Si stima che il corpo sarà composto da circa 250.000 uomini e sarà dotato di aviazione, unità navali, mezzi blindati e una sorta di servizio di intelligence. Secondo alcune indiscrezioni, questo nuovo corpo potrebbe svolgere anche missioni di peacekeeping all’estero. Per molti, il compito principale della Guardia sarà invece quello di sopprimere manifestazioni non autorizzate dal governo, che potrebbero intensificarsi in vista delle elezioni parlamentari. Il

portavoce del Cremlino Peskov ha prontamente smentito, specificando che la creazione della Guardia è una risposta alle “nuove e vecchie minacce” che la Russia dovrà affrontare nei prossimi anni. Non ha potuto nascondere, però, che il nuovo corpo sarà “con ogni probabilità coinvolto nella repressione di manifestazioni non autorizzate”. La Guardia Nazionale avrà il permesso di effettuare perquisizioni, richiedere documenti e controllare qualsiasi tipo di veicolo. Un altro fattore che potrebbe aver portato a questa riforma è il tentativo di bilanciamento del potere all’interno della fazione dei Siloviki, i cosiddetti “pezzi grossi” a capo delle varie agenzie di governo. Il radicamento di potere in determinate zone e l’eccessivo rilievo di alcuni uomini hanno spesso attirato l’attenzione dell’opinione pubblica, destando la preoccupazione del Cremlino. Quello che più allarma l’opposizione russa e il mondo occidentale è la possibilità che la Guardia nazionale Russa diventi una vera e propria “guardia pretoriana” alle dirette dipendenze di Putin. Una deriva autoritaria tanto inaspettata quanto pericolosa, soprattutto di fronte al crescente malcontento generale di un Paese destabilizzato dalla crisi economica. MSOI the Post • 9


RUSSIA E BALCANI mica euroasiatica. SERBIA 25 maggio. Gli abitanti di Belgrado hanno protestato contro gli organi di governo e l’amministrazione cittadina, perché non hanno reagito e individuato i colpevoli degli episodi accaduti il 25 aprile a Savamala in concomitanza con lo spoglio elettorale. L’accaduto rimane tutt’oggi irrisolto e impunito.

30 maggio. Viene rafforzato ulteriormente il confine serbo-ungherese, dopo lo sbarramento delle autorità ungheresi, a causa dell’aumento dei profughi dopo la chiusura del campo Idomeni.

UCRAINA 30 maggio. Durante il forum internazionale Atomexpo 2016, la società russa per l’energia atomica “Rosatom” ha dichiarato il rinvio delle prima consegna prevista con l’Ucraina, questa avrebbe avuto problemi di ritardo con i pagamenti dei servizi accordati con la società, che prevedono la rimozione, lo stoccaggio e il trattamento del combustibile nucleare esaurito. E’ a rischio il contratto tra Kiev e l’azienda russa. 2 giugno. E’ stato nominato “Cittadino Onorario” di Sebastopoli in Crimea il presidente Vladimir Putin. A cura di Giulia Andreose 10 • MSOI the Post

NADIYA SCENDE IN CAMPO.

Il rimpatrio di Nadiya Savchenko e le prospettive per l’Ucraina

Di Elisa Todesco Nadiya Savchenko ha ufficialmente riacquistato la libertà dopo 709 giorni di prigionia. Uno dei primi piloti donna che l’Ucraina abbia mai avuto è tornata in patria, abbracciata dal popolo e dalle istituzioni politiche, dopo aver scontato in carcere 2 anni dei 22 originari dell’imputazione. Queste le condizioni della liberazione: la donna è stata scambiata con Aleksandr Aleksandrov ed Evgheni Eurofeyev, due militari russi condannati dal governo di Kiev a 14 anni per “spionaggio e attività belliche”. Interessante è l’analisi del “dietro le quinte” dello scambio, avvenuto in concomitanza con l’incontro del G7 in Giappone il 26 e il 27 maggio, durante il quale i leader dei 7 Paesi avrebbero discusso il rinnovo delle sanzioni economiche contro la Russia. Tuttavia, nonostante la manovra di Putin abbia trovato una sponda nei crescenti movimenti europei, soprattutto italiani, francesi e tedeschi, contrari alle sanzioni russe, questo non è stato sufficiente a evitare il rinnovo delle sanzioni. Con la liberazione della Savchenko, però, Putin potrebbe lo stesso aver ottenuto qualcosa: essersi liberato di una prigioniera sempre più scomoda e aver dato da gestire la “patata bollente” al suo nemico. Infatti Nadiya, il cui nome si-

gnifica Speranza, è rientrata da soli 6 giorni e potrebbe già essere un problema per la sua madrepatria. Atterrata a Kiev il 25 maggio, giorno del secondo anniversario della presidenza di Poroshenko, ha immediatamente cominciato a far sentire la sua forza e la sua influenza, divenendo una minaccia indiretta per l’establishment ucraino. Dopo le prime parole della militare, “Chiedo scusa di essere ancora viva, voglio tornare a combattere”, Nadiya ha aperto le porte alla possibilità di scendere su un campo di battaglia diverso: la politica. Dopo essere stata eletta in Parlamento con il partito Patria (Batkivshchyna) e dopo essere diventata rappresentante per l’Ucraina presso il Consiglio Europeo, carica grazie alla quale dispone ora di immunità diplomatica, la Savchenko ha dichiarato di essere pronta ad assumere la presidenza dell’Ucraina, qualora il popolo glielo chiedesse. Se si aggiungono le promesse fatte di fronte alle telecamere (si è impegnata a formare una commissione per la liberazione dei prigionieri politici e a combattere la corruzione interna all’esercito ucraino) e il seggio che le è stato offerto al tavolo delle trattative di Minsk, le parole dell’attuale Presidente in carica (riconquistare la Crimea) non sembrano reggere il confronto. L’Ucraina ha rimpatriato un’eroina carismatica e potrebbe non avere paura di usarla.


ORIENTE 7 Giorni in 300 Parole COREA DEL NORD 1° giugno: il presidente cinese Xi Jinping ha incontrato un delegazione di rappresentanti nordcoreani. Kim Jong Un desidera che tra le due nazioni si sviluppino rapporti di amicizia, il premier cinese aveva già espresso la propria vicinanza al Paese in occasione del congresso del partito dei lavoratori nordcoreano. Durante l’incontro con i delegati Xi Jinping ha chiesto alla Corea del nord di agire con calma senza perdere l’autocontrollo.

FILIPPINE 1° giugno: preoccupano alcune dichiarazioni del nuovo presidente Rodrigo Duterte. Durante l’intera settimana in neoeletto Premier ha rilasciato dichiarazioni spietate contro i vescovi, ha dichiarato di voler reintrodurre la pena di morte e, ieri, durante una conferenza stampa ha affermato che i giornalisti possono essere uccisi se fanno un torto a qualcuno. Secondo il Premier, infatti, non c’è libertà di stampa che tenga verso certi “torti giornalistici”. Resta poi da vedere quale sia il concetto di torto per Rodrigo Duterte. GIAPPONE 27 maggio: si sono chiusi i lavori del G7 2016. Durante il summit i leader mondiali si sono confrontati sulle attuali problematiche globali quali immigrazione, ter-

TAILANDIA: PROGRESSI VERSO LA DEMOCRAZIA

Dal regime militare alla possibilità di una Costituzione Di Alessandro Fornaroli

agosto di quest’anno.

In Tailandia vige da tempo un regime di “democrazia sorvegliata” tale per cui, ogniqualvolta le decisioni parlamentari si inceppano, l’esercito interviene. Se infatti il re thailandese Bhumibol Adulyadej ha saputo tener saldo il suo titolo per ben 69 anni, lo stesso non si può dire dei governanti, che dal 1932 si sono alternati tra 13 colpi di Stato e 19 Carte costituzionali.

Attraverso quest’atto l’NCPO si è impegnato a ripristinare il governo democratico. Quest’abbozzo costituzionale non manca certo di difetti: i diversi schieramenti politici all’interno del Paese hanno subito criticato la combinazione di argomento e il fatto che in questa campagna l’esercito si sia arrogato un ruolo guida nella conduzione dell’opinione pubblica.

Dopo il coup del 22 maggio 2014 il nuovo governo, presieduto dal capo dell’esercito Prayuth Chan-Ocha, ha ottenuto l’approvazione reale il 31 agosto del 2014. In neoeletto capo di Stato ha annunciato che ci sarebbero state nuove elezioni, ma non prima che fosse redatta una diversa Costituzione.

La Carta presenta tuttavia degli elementi assolutamente positivi. Aggiungerebbe infatti dei limiti alla discrezionalità interpretativa dei diritti e delle libertà fondamentali, evento straordinario per un Paese dove il concetto di “stato di diritto” non è assolutamente chiaro ed è soggetto a manipolazioni e abusi. Ciò si realizzerebbe inoltre attraverso l’intervento diretto dello Stato nelle attività che toccano negativamente la società, senza bisogno di un corollario indipendente. 
Il Senato sarebbe composto da 250 membri e nominato interamente dall’alto.

La prima bozza fu rifiutata nel 2015. La seconda, che prevede, in tempi di crisi, la supremazia della Corte Costituzionale (anziché del re) e l’eleggibilità di un non membro del Parlamento come capo di governo, sarà sottoposta a un referendum popolare il 7 agosto prossimo. La giunta militare, consapevole di non poter forzare troppo la mano imponendo un atteggiamento eccessivamente autoritario, ha adottato un comportamento ambiguo anche nei confronti dei dissidenti, rappresentati soprattutto da studenti, ex membri del Parlamento, contadini e dalle Red Shirts, conosciute anche come Fronte Unito per la Democrazia contro la Dittatura. Il governo, con l’intento proclamato di venire incontro al popolo, ha proposto appunto il “referendum” che si terrà il 7

Per quanto riguarda l’assetto politico, se l’esito dovesse essere positivo si realizzerebbe un sistema costituzionale proporzionale, riducendo la possibilità che la maggioranza parlamentare prenda il potere, come si è regolarmente verificato fino ad ora in Thailandia. Una seconda domanda per gli elettori sarà se questa Camera potrà attivarsi nel proporre un Primo Ministro, nel caso in cui i membri eletti del Parlamento non fossero in grado di trovare un accordo. MSOI the Post • 11


ORIENTE IL POTERE TALEBANO OLTRE I CONFINI AFGHANI

L’uccisione del leader Mansour apre nuovi interrogativi sui rapporti tra le unità terroristiche

rorismo e le politiche economiche. Tematiche urgenti che devono essere affrontante attraverso una maggiore cooperazione internazionale. Il Presidente USA si è recato in visita ad Hiroshima dopo 71 anni dalla tragedia del 1945. Obama ha commemorato le vittime e incontrato alcuni dei sopravvissuti, si è trattato di una visita storica senza precedenti. INDIA 31 maggio: l’India investirà mezzo miliardo di dollari per rafforzare la sua intesa con l’Iran. La decisione di consolidare le relazione tra i due Paesi è stata presa dal premier indiano Narendra Modi dopo l’incontro, a Teheran, con il presidente Rouhani. Questa cooperazione tra i due Paesi dovrebbe essere un tentativo per consolidare l’economia e contenere la Cina. 30 maggio: il Global Slavery Index ha pubblicato i dati annuali sulla schiavitù nel mondo. L’India ha il più alto tasso di “nuovi schiavi”. 18 milioni di persone costrette a vite disumane, private di libertà e dignità sono probabilmente uno dei “prezzi” della sfrenata crescita economica del colosso orientale. A cura di Tiziano Traversa

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Di Giulia Tempo Lo scorso 21 marzo l’incursione di un drone in Pakistan ha ucciso il leader del movimento talebano Mullah Akhtar Mansour. Questo è quanto ha dichiarato l’intelligence afghana, la cui versione è stata avvalorata dal portavoce del Pentagono Peter Cook, mentre i talebani hanno smentito l’accaduto. La missione – conclusa con l’attacco alla vettura sulla quale si trovava Mansour – è stata ordinata dal presidente statunitense Barack Obama e portata a termine da forze operative speciali statunitensi. L’incursione ha avuto luogo nei pressi di Dalbandin, nella provincia pachistana del Balouchistan. Il taxista Mohammad Azam, costretto suo malgrado – stando a quanto riportato dai famigliari – a trasportare Mansour, è rimasto ucciso nell’attentato. La settimana successiva, la famiglia di Azam ha espresso l’intenzione di intentare una causa ai danni del governo statunitense. L’uomo, che lavorava da otto anni come taxista a Taftan, non lontano dal confine con l’Iran, aveva a carico la moglie, quattro figli e un fratello. L’accusa nei confronti delle autorità americane obbligherà le forze di polizia ad aprire un’inchiesta. L’attacco ha causato un raffreddamento delle relazioni tra USA e Pakistan e cresce l’incertezza nelle possibilità

di dialogo con i talebani. Il movimento fondamentalista di cui era emiro (leader) Mansour ha retto il potere in Afghanistan dal 1996 al 2001, venendo riconosciuto da Pakistan, Arabia Saudita e Emirati Arabi. Tuttora, il gruppo talebano intrattiene forti relazioni con Al-Queada e con l’omologo movimento in Pakistan. Tra i principali oppositori del movimento figura l’India, che fin dagli anni ’90 collabora con le potenze occidentali per arginare l’ascesa dei talebani. Le forze di polizia indiane hanno dovuto affrontare gruppi legati con il movimento afgano anche nel corso dell’insurrezione del Kashmir, dove i separatisti locali avevano intessuto rapporti con l’estremismo di matrice islamista. Anche il Bangladesh ha dovuto affrontare la minaccia talebana, connessa alla diffusione di estremismi locali. Il movimento terroristico islamista Jamaat-e-Islami ha iniziato l’attività stragista alla vigilia dell’indipendenza del Bangladesh, alla quale si opponeva su basi religiose. Tra i Paesi colpiti dal gruppo terroristico capeggiato da Mansour figura inoltre il Nepal. Oltre alla strage sul Nanga Parbat (2013), i gruppi estremisti potrebbero essere legati – stando alle dichiarazioni delle agenzie investigative locali – al traffico umano e alla vendita di droghe pesanti.


AFRICA 7 Giorni in 300 Parole CIAD 30 maggio. L’ex presidente del Ciad Hissène Habré è stato condannato all’ergastolo per crimini contro l’umanità dal tribunale speciale africano a Dakar. L’ex Premier era stato in carica per 8 anni, dal 1982 al 1990, prima di essere rovesciato da uno dei suoi collaboratori, l’attuale presidente Idriss Dèby. Hissène Habré, che dopo il colpo di Stato si era rifugiato in Senegal, è stato accusato per violazione dei diritti dell’uomo, in particolare per le torture verso gli oppositori politici e i prigionieri di guerra, molti dei quali morirono nei 7 centri di detenzione creati durante il suo governo.

COSTA D’AVORIO 31 maggio. Simone Gbogbo, moglie dell’ex presidente della Costa d’Avorio Laurent Gbogbo, è stata condannata per crimini contro l’umanità. È accusata di aver giocato un ruolo cruciale nella crisi post elettorale del 2010/2011. Simone era stata già condannata a 20 anni di prigione nel 2015 per aver attentato alla sicurezza di stato. La Fédération internationale des droits de l’homme (FIDH) nel processo di martedì 31 maggio l’ha dichiarata colpevole di crimini contro i prigionieri di guerra e contro la popolazione civile. Human Rights Watch ha definito questa

ELEZIONI O NON ELEZIONI?

In Somalia il difficile contesto politico mette a rischio le elezioni previste per il 2016

Di Jessica Prieto Secondo la comunità internazionale, l’attuale presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud, eletto nel 2012, avrebbe dovuto portare un grande cambiamento nel Paese africano. Il suo avrebbe dovuto essere un mandato diverso da quelli precedenti, caratterizzati da corruzione e inefficienza. Tuttavia, tali aspettative si sono infrante già nel 2015 con la presentazione di una mozione di sfiducia da parte di numerosi parlamentari, che accusavano Mohamud non solo di corruzione, ma anche di malversazione e violazione di diritti umani e di libertà fondamentali, come quella di stampa e di espressione. Inoltre, la sua presidenza non ha portato alcun progresso nella vita del Paese. La Somalia, infatti, risulta ancora priva di progetti per la sicurezza e per la scolarizzazione nazionale e di un vero e proprio sistema pensionistico. Proprio questo fragile equilibrio, secondo il presidente Mohamud, non permetterebbe un corretto svolgimento delle elezioni previste per agosto. Esse, ha affermato il Presidente, porterebbero solo a un “aumento delle tensioni e del disordine sociale”. Affermazioni del genere, tuttavia, sono in contrasto con le dichiarazioni del Consiglio di Si-

curezza, in visita a Mogadiscio il 26 maggio. Il Consiglio ha sottolineato la necessità delle elezioni e ha promesso il suo supporto affinché esse avvengano nel periodo di tempo stabilito e in un contesto di pace e sicurezza. Ha aggiunto inoltre che è di fondamentale importanza aumentare la partecipazione delle donne nella politica somala: a loro dovrebbe essere riservato circa il 30% dei seggi del futuro Parlamento. Nonostante le affermazioni contrastanti, tutti concordano nel sostenere che il problema della Somalia sia un problema strutturale, molto complesso da risolvere e aggravato dalla minaccia crescente del gruppo islamico di Al-Shaabab, un’organizzazione terroristica affiliata ad Al-Qaida. Questa milizia sta guadagnando sempre più terreno e capacità d’azione nel Paese, grazie alla debolezza dell’esercito nazionale e al sostegno delle popolazioni rurali, completamente abbandonate dal governo centrale. La somma di tutti questi fattori fa della Somalia un Paese senza Stato, dalle forti difficoltà politiche ed economiche: una situazione che negli ultimi anni ha notevolmente acuito l’emergenza migranti. Tutt’ora, infatti, la Somalia rimane uno dei primi Paesi di provenienza dei rifugiati. MSOI the Post • 13


AFRICA sentenza un risultato cruciale per la giustizia di più di 250 vittime certificate, che avranno così diritto a un processo. MALI 29 maggio. 5 soldati dell’ONU, in missione per favorire la stabilizzazione del Pese, sono stati uccisi durante un’imboscata nella regione del Mapti, 30 km a est di Sévaré. Il Mali ha registrato un’escalation di violenza negli ultimi giorni, che ha portato alla morte di soldati dell’esercito malese e di caschi blu. Questo nuovo attacco non è stato ancora rivendicato da nessuna organizzazione terroristica. Solo due giorni prima, venerdì 27 maggio, 5 soldati malesi erano rimasti uccisi per l’esplosione di una mina al passaggio dei loro veicoli militari, mentre il 18 maggio 5 soldati dell’ONU erano stati uccisi in un’imboscata nel nord del Paese, attacco rivendicato da un’organizzazione terroristica vicina ad Al-Qaida. UGANDA 30 maggio. L’Uganda ha promesso di mettere fine alla sua cooperazione militare con la Corea del Nord. La presa di posizione del presidente ugandese Yoweri Museveni è avvenuta dopo la visita del Paese da parte della presidentessa sud coreana Park Geun-hye. Yoweri ha dichiarato che il suo paese applicherà le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, aggiungendo che egli aveva già ordinato di porre fine a tutte le cooperazioni politiche e militari con la Corea del Nord e il suo dittatore Pyongyang, prendendo le distanze dal suo programma nucleare. A cura di Franceca Schellino

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LA FINE DI UN DITTATORE

Condannato all’ergastolo Hassine Habre, ex dittatore del Ciad

Di Fabio Tumminello Dal 1982 al 1990 il Ciad ebbe un unico padrone: Hassine Habre. Nato nel 1942 in Ciad ma educato e cresciuto a Parigi, Habre tornò nel suo Paese natale nel 1971, sposando la causa del FAN, le forze armate ribelli del nord del Paese. A capo di questo gruppo destituì Goukouni Oueddei, diventando così capo di Stato. Fin dai primi anni, il regno di Habre, che molti definiscono tuttora il “Pinochet africano”, fu caratterizzato da un forte autoritarismo e da durissime repressioni nei confronti dei suoi oppositori politici. Si stima infatti che il FANT – le forze regolari, composte da ex membri dei ribelli – e il DDS – il Documentation and Security Directorate, la polizia di regime, comandata dallo stesso Habre – abbiano ucciso quasi 50mila persone in poco meno di dieci anni. Non esistono però stime ufficiali, così come non ne esistonosulnumerodipersonetorturate dalle forze di sicurezza di Habre, che si sono macchiate anche di stupri, esecuzioni sommarie e persecuzione ai danni della popolazione civile. Destituito a sua volta nel 1990 da Idriss Deby, l’attuale Presidente ciadiano, Habre si rifugiò in Senegal.

La fuga non ha comunque ostacolato la giustizia e il 30 maggio una corte senegalese ha condannato Habre all’ergastolo. L’ex capo di Stato ciadiano è stato dichiarato colpevole di crimini contro l’umanità, crimini di guerra – in relazione ai fatti della guerra libico-ciadiana, che insanguinò la regione a cavallo tra anni ‘80 e ‘90 – e violenza sessuale. È il primo caso nella storia in cui una corte nazionale si esprime su una questione che sarebbe, almeno in linea di principio, di competenza della Corte Penale Internazionale dell’Aia. Per poter ottenere questa storica pronuncia è stato necessario lo sforzo congiunto di giudici belgi – che avevano emesso il primo mandato d’arresto internazionale per Habre nel 2005 – e delle autorità locali, in particolare dell’Unione Africana. Le organizzazioni internazionali e i rappresentanti delle vittime si sono detti soddisfatti dell’esito del procedimento. In particolare Reed Brody, rappresentante dell’organizzazione Human Right Watch, ha twittato: “Found guilty of sex crimes, including the rape of one woman, Hissène Habré’s conviction signals that no leader is above the law, and that no woman is below it.”


SUD AMERICA 7 Giorni in 300 Parole ARGENTINA 28 maggio. Processo a Buenos Aires sul ‘piano Condor’, programma organizzato tra gli anni ‘70 e ‘80 dai regimi militari sudamericani per reprimere le opposizioni politiche. Condannati a 25 anni di carcere alcuni militari e l’ex capo dell’ultima Giunta militare, dell’ultima dittatura in Argentina .

BRASILE 27 maggio. 125 scienziati lanciano un appello urgente all’Organizzazione mondiale della Sanità, chiedendo di posticipare o cambiare la sede dei prossimi Giochi Olimpici in programma a Rio, a causa del diffondersi del virus Zika. Una ragazza sedicenne è vittima di uno stupro collettivo da parte di 33 uomini, nella periferia di Rio de Janeiro. Oltre alla brutalità e alla violenza fisica, si unisce l’umiliazione, dovuta al video postato sul web. Tra gli artefici è stato individuato Lucas Perdomo Duarte Santos, calciatore del Boavista, attuale fidanzato della sedicenne. Nadine Gasman, rappresentante UN Women in Brasile, chiede “tolleranza zero”. MESSICO 29 maggio. Gli avvocati di Joaquín El Chapo Guzmán presentano ricorso contro la decisione del governo messicano di estradizione negli Stati Uniti, considerandola una violazione dei

PARAGUAY, DAL SUICIDIO POLITICO AL MERCOSUR Il precario equilibrio politico di un Paese ostinato.

Di Stefano Bozzalla Cassione Nel cuore dell’America Latina si trova il Paese più piccolo e arretrato del continente: il Paraguay, che oggi conta circa 7 milioni di abitanti. Una precaria stabilità politica permette al Paese di godere di una discreta crescita economica. Il Paraguay è stato per decenni al centro di sanguinose guerre. Dopo un periodo di grande espansione, avvenuta per mano delle missioni gesuite, a fine ‘800 il Paese è caduto in disgrazia in seguito alla “Guerra della Triplice Alleanza”, voluta dal dittatore Francisco Solano Lopez contro Argentina, Brasile e Uruguay. Nel 1954 salì al potere, con un colpo di Stato, il generale Alfredo Stroessner, che rimase alla guida del Paese per 45 anni, instaurando uno dei più lunghi regimi militari della storia. Nel 1989 prese il potere, con un altro colpo di Stato, il generale Andres Rodriguez, che pose fine alla dittatura militare trasformando così il Paraguay in una democrazia. Questo cambiamento diede il via a un periodo di instabilità politica e difficoltà economica a cui il Paese non era preparato a rispondere. Soltanto l’ingresso nel Mercosur permise al Paraguay di sopravvivere, andando a incidere positivamente sia sul sistema democratico, ancora poco padroneggiato, sia sulla delicata situazione economica.

Seguirono anni di difficoltà politiche, nel contesto di governi appartenenti ai conservatori del Partido Colorado. Soltanto nel 2008 l’opposizione riuscì a strappare la vittoria, eleggendo presidente Fernando Lugo. L’incarico, però, durò pochi anni: nel 2012, infatti, il Partido Colorado mise sotto impeachment Lugo e dopo appena due giorni la procedura si concluse con la deposizione del Presidente. Sfruttando questa ennesima crisi politica interna al Paraguay, i membri del Mercosur espulsero il Paese dal blocco, favorendo così l’ingresso del Venezuela (precedentemente ostacolato dallo stesso Paraguay). Il nuovo Presidente, Horacio Cartes, eletto nel 2013, si impegnò per ricucire i rapporti col Mercosur, troppo importanti per la sopravvivenza del Paese e, una volta ottenuta la riammissione nel blocco, puntò tutto sullo sviluppo della produzione agricola. L’obiettivo era quello di aumentare le esportazioni verso i Paesi asiatici, attirare nuovi investitori esteri e migliorare la stabilità economica del Paese. Nonostante l’impegno di Cartes, il Paraguay rimane ancora un Paese povero, che cresce all’ombra dei suoi grandi vicini (Brasile e Argentina) e che vive sull’orlo di un’instabilità politica che potrebbe facilmente farlo ricadere nel baratro.

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SUD AMERICA suoi diritti fondamentali.

PERÙ 1° giugno. Manifestazione a Lima contro la candidata favorita per le presidenziali, Keiko Fujimori, figlia dell’ex presidente Alberto Fujimori, condannato a 25 anni di carcere per violazione di diritti umani. Nonostante la dissociazione dichiarata dalla politica del padre, si teme una minaccia per la democrazia. VENEZUELA 29 maggio. Sospesi i voli della Lufthansa , dal 18 giugno, tra Caracas e Francoforte, a causa delle difficoltà economiche del Paese, dovute alla imposizione di Maduro di stringenti controlli valutari. 31 maggio. Convocata una riunione d’emergenza da Luis Almagro, segretario dell’Organizzazione degli Stati Americani (Osa), per discutere la situazione in Venezuela, invocando la Carta democratica. E› la prima volta che si discute l›applicazione della Carta per un Paese dell’organizzazione, senza richiesta dello stesso. A cura di Giulia Botta

LO STORICO GIUDIZIO DI BUENOS AIRES

L’Argentina è la prima a emettere una condanna contro uno dei leader che supportarono il Plan Condor

Di Daniele Pennavaria Firmato nel 1975 a Santiago, in Cile, il Plan Condor riuniva i vertici delle dittature militari del Sudamerica in un’organizzazione transnazionale con lo scopo di arginare congiuntamente le opposizioni ai regimi instaurati in Argentina, Bolivia, Cile, Paraguay e Uruguay. Anche il Brasile, allora governato da Ernesto Geisel, partecipò al progetto, così come Ecuador e Perù, che non sottoscrissero l’atto costitutivo. Gli Stati Uniti lo supportarono più o meno indirettamente attraverso operazioni della CIA. Martin Almada, avvocato e attivista paraguaiano che subì torture sotto il regime di Alfredo Stroessner, ha definito il piano “la bomba atomica sganciata da Kissinger sull’America Latina”. Si stima che esso causò almeno 40.000 morti, oltre a 30.000 desaparecidos, e comportò 400.000 arresti da parte dei regimi sudamericani. Dopo la sentenza dello scorso 28 maggio, l’Argentina diventa il primo Paese latinoamericano a condannare i gerarchi del Plan

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Condor. Il processo, partito con cinque casi nel 1999, anno in cui si contavano già 105 vittime e 18 imputati, è andato crescendo col tempo. Gastón Chiller, direttore del Centro di Studi Legali e Sociali, un’importante organizzazione non governativa latinoamericana per la difesa dei diritti umani, ha sottolineato l’importanza del giudizio, in quanto “se fossero vivi, Pinochet o Stroessner sarebbero tra gli imputati”. Un precedente significativo è stato il processo a Roma per la scomparsa di 23 italiani in Sud America durante gli anni delle dittature. I 21 imputati, facenti parte delle autorità militari e di governo di Bolivia, Cile, Perù e Uruguay, sono stati giudicati colpevoli di omicidio plurimo aggravato in primo grado nel febbraio 2015. In Brasile vige una legge di amnistia che impedisce di portare in tribunale i responsabili dei crimini commessi durante la dittatura, ma nonostante questo nel 2012 è stata costituita la Commissione Nazionale per la Verità, che ha lo scopo di indagare i responsabili delle torture del regime militare degli anni ‘60/’80. Degli altri Paesi, solo la Bolivia è riuscita a portare in tribunale uno dei generali del periodo della dittatura, mentre in Uruguay e in Cile i processi difficilmente potranno iniziare, a causa delle leggi che proteggono i militari che commisero crimini negli oltre vent’anni delle dittature. Nonostante questo, molti attivisti della regione e internazionali confidano che la sentenza possa aprire la strada a ulteriori processi a carico degli esponenti delle dittature militari.


ECONOMIA WikiNomics BP VICENZA: “OLTRE IL DANNO LA BEFFA” È un flop su tutta la linea: bocciata anche da Borsa Italiana alla quotazione

Di Edoardo Pignocco Banca Popolare di Vicenza è riuscita a stupire tutti, in negativo però. Ancora una volta, i CdA dimostrano di non voler imparare niente dalla storia: favoritismi, politiche finanziarie dissennate, manipolazione del mercato, truffe ai danni degli azionisti, ecc. La storia insegna che le società permeate da questa cultura aziendale, sconteranno, in un futuro più o meno prossimo, il prezzo dei loro errori. Nel settembre 2015, il valore di un’azione della banca era € 62,50; a maggio 2016 era crollato a € 0,10. Ma, attenzione! È fondamentale chiarire come si è arrivati a stimare quei 62,50 euro. Da BP a SpA. BPVi, avendo un attivo superiore agli 8 miliardi di euro, è stata costretta, dalla BCE, a trasformarsi da banca popolare in società per azioni, entro dicembre 2016. Inoltre, c’era la volontà del management di quotarsi a Piazza Affari. Di conseguenza, urgeva dare un valore alle azioni. Valutazione d’azienda. Non essendo quotata, il prezzo della BPVi è stato fissato sulla sola

LA BOMBA BRASILIANA PRONTA A ESPLODERE Sempre più grave la crisi economica e politica in Brasile, ora si rischia davvero Di Michelangelo Inverso

dimezzati in tre anni.

Il Brasile è il Paese più grande e popoloso del Sudamerica e fa parte del Mercosur, l’organizzazione politicoeconomica che riunisce Brasile, Argentina, Paraguay, Uruguay e Venezuela in un’unica area di libero scambio. Tuttavia, il Brasile non è un membro come gli altri. Da solo, infatti, costituisce oltre il 70% del PIL del Mercosur. È, quindi, possibile affermare che quanto accade in Brasile di riflette su tutta la regione.

A tutto questo si è aggiunta una crisi politica, innescata dall’inchiesta giudiziaria battezzata lava jato, che sta sconvolgendo il sistema partitico brasiliano. Nata come procedura anti-corruzione, per tangenti dalla Petrobras, si è presto allargata e sono in molti a chiamarla già “la tangentopoli brasiliana”. In questo senso, si può leggere l’impeachment contro Dilma Rousseff, colpevole di aver impedito le politiche di austerità richieste dall’opposizione liberista, che vorrebbe tagliare il welfare state conquistato dai precedenti governi di sinistra nella decade dorada. Questo procedimento contro la Presidenta, che non è sotto inchiesta, ha provocato l’aggressiva reazione della sua base elettorale, mulatti e neri, che hanno risposto con numerose proteste contro il nuovo governo ad interim, guidato da Michel Temer, estremamente avverso a buona parte dell’opinione pubblica brasiliana.

Tra il 2003 e il 2012, tutta l’area ha conosciuto uno sviluppo rapidissimo e il Brasile - guidato dalla presidente Dilma Rousseff, del Partito dei Lavoratori del Brasile si è tramutato nella sesta economia globale nel 2012. Questa crescita incredibile è imputabile, fondamentalmente, a tre macrofattori economici: alla enorme domanda della Cina, all’elevatissimo prezzo delle materie prime e ai bassi tassi di interesse, congiuntura che ha fruttato miliardi di investimenti al Brasile. Tuttavia, dal 2013 è iniziata una crisi economica sempre più grave e dovuta al progressivo disimpegno commerciale della Cina nella regione, che ha provocato un ribasso dei prezzi delle materie prime e travolto l’economia brasiliana. Le esportazioni invendute del Brasile hanno, dunque, inondato l’America Latina e i prezzi del settore manifatturiero si sono

In Tailandia, per cause simili a quelle che si stanno svolgendo in Brasile, nel 2014, c’è stato un colpo di stato militare che tuttora governa il Paese. Non sarebbe dunque assurdo pronosticare che le tensioni dell’economia e della politica possano esplodere durante le Olimpiadi ad agosto, giustificando così un intervento militare. MSOI the Post • 17


ECONOMIA base del piano industriale e del bilancio, senza considerare l’effettivo valore di mercato. La valutazione d’azienda è stata condotta da Mauro Bini, di fatto, massima autorità italiana in materia. Poco dopo la sua perizia (mai resa pubblica), il CdA ha abbassato il valore a € 48,00. Com’è possibile? Basti solo pensare che Intesa-San Paolo e Unicredit, a settembre 2015, valevano, - rispettivamente - 3,16 e 5,63 euro. Una condotta dissennata. La valutazione inesatta è solo la punta dell’iceberg. La banca concedeva prestiti in cambio di acquisto di azioni, per far salire le quotazioni. Il risultato? Una perdita di oltre un miliardo. Di conseguenza, BPVi ha impedito a tutti i soci di vendere le proprie azioni, fissando il diritto di recesso ad un prezzo ridicolo, rispetto ai 62,50 euro pagati ad azione. L’ultima spiaggia. Dopo aver sostituito le figure apicali, è stato indetto un aumento di capitale da 1,5 miliari di euro per salvare la società dalla bancarotta. Oltre il 90 % è stato pagato, per soli 10 centesimi di euro ad azione, dal Fondo Atlante. Senza quest’ultimo, l’aumento sarebbe stato un flop, in quanto la banca vicentina aveva perso ogni tipo di credibilità. Tuttavia, se i piccoli azionisti credevano che, con la quotazione, sarebbero potuti riuscire a non perdere tutto l’investimento, si sbagliavano. BPVi è stata bocciata da Borsa Italiana SpA, in quanto non garantirebbe un regolare svolgimento del mercato. Oltre il danno la beffa. Non per i manager, ovviamente.

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LA TEMPESTA CINESE PERFETTA

La Fed mette lo zampino nella crisi di liquidità di giugno

Di Efrem Moiso Il mercato monetario di Shanghai si sta preparando per tassi più elevati sugli oneri finanziari. La ripresa economica alimentata dal credito collimerà con la prospettiva di più alti tassi di interesse statunitensi nel mese di giugno, un mese che ha storicamente visto il calo dell’offerta di credito in Cina. Il tasso di prestito interbancario overnight, in media all’1,99 % a maggio, è salito rispetto all’1,18 % del maggio dell’anno precedente per via della stretta della Federal Reserve, che ha indebolito il Renminbi, spronando il deflusso di capitali. Tale costo dell’indebitamento è salito puntualmente a giugno negli ultimi cinque anni, poiché i finanziatori accumulano depositi in vista dei controlli normativi di fine trimestre e il costo del fissare i tassi nel mercato degli swap è in aumento. “I fattori interni ed esterni certamente aggiungeranno pressione sul mercato monetario nel mese di giugno, portando tassi di interesse più alti”, ha detto Liu Dongliang, analista della China Merchants Bank, il sesto più grande intermediario finanziario nazionale. “Non siamo ottimisti in merito al mercato obbligazionario a breve termine”. Una crisi di liquidità aggraverebbe la situazione del mercato, che ha già visto l’annullamento di ordini per

190.6 miliardi di renminbi (28.9 miliardi di dollari) nel trimestre, rendendo difficile per le emittenti rifinanziare una quantità record di debito in scadenza. Nell’ultimo anno, l’overnight money rate si è mosso in tandem – ma in senso opposto – con la sempre più indebolita valuta dopo aver toccato il minimo degli ultimi sei anni. La Banca Popolare di Cina è incentivata a mantenere condizioni monetarie relativamente strette perché vorrebbe controllare il declino del Renminbi, frenare gli eccessivi prestiti bancari e tenere sotto controllo l’inflazione. L’autorità vorrebbe anche creare un ambiente monetario neutrale perché i dati hanno mostrato che, in aprile, l’indice dei prezzi al consumo del Paese ha mantenuto un’accelerazione del 2,3 % per il terzo mese, un ritmo che non si vedeva da metà 2014. Come ha spiegato Eugene Leow, rates strategist della DBS Bank, le condizioni per la tempesta sul Renminbi sono nell’aria già da tempo, ma ora stanno prendendo forma. Infatti, “le aspettative di inflazione più elevata che provengono da un rimbalzo dei prezzi delle materie prime, il prezzo di un premio per esigenze normative e la prospettiva di rialzi della Fed hanno portato ad una inversione della tendenza al ribasso dei tassi di interesse interni”.


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