MSOI thePost
4 - 11 Dicembre
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MSOI Torino
M.S.O.I. è un’associazione studentesca impegnata a promuovere la diffusione della cultura internazionalistica ed è diffuso a livello nazionale (Gorizia, Milano, Napoli, Roma e Torino). Nato nel 1949, il Movimento rappresenta la sezione giovanile ed universitaria della Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale (S.I.O.I.), persegue fini di formazione, ricerca e informazione nell’ambito dell’organizzazione e del diritto internazionale. M.S.O.I. è membro del World Forum of United Nations Associations Youth (WFUNA Youth), l’organo che rappresenta e coordina i movimenti giovanili delle Nazioni Unite. Ogni anno M.S.O.I. Torino organizza conferenze, tavole rotonde, workshop, seminari e viaggi studio volti a stimolare la discussione e lo scambio di idee nell’ambito della politica internazionale e del diritto. M.S.O.I. Torino costituisce perciò non solo un’opportunità unica per entrare in contatto con un ampio network di esperti, docenti e studenti, ma anche una straordinaria esperienza per condividere interessi e passioni e vivere l’università in maniera più attiva. Giulia Marzinotto, Segretario MSOI Torino
MSOI thePost
MSOI thePost, il settimanale online di politica internazionale di MSOI Torino, desidera proporsi come un modulo d’informazione ideato, gestito ed al servizio degli studenti e offrire a chi è appassionato di affari internazionali e scrittura la possibilità di vedere pubblicati i propri articoli. La rivista nasce dalla volontà di creare una redazione appassionata dalla sfida dell’informazione, attenta ai principali temi dell’attualità. Aspiriamo ad avere come lettori coloro che credono che tutti i fatti debbano essere riportati senza filtri, eufemismi o sensazionalismi. La natura super partes del Movimento risulterà riconoscibile nel mezzo di informazione che ne sarà l’espressione: MSOI thePost non sarà, infatti, un giornale affiliato ad una parte politica, espressione di una lobby o di un gruppo ristretto. Percorrere il solco tracciato da chi persegue un certo costume giornalistico di serietà e rigore, innovandolo con lo stile fresco di redattori giovani ed entusiasti, è la nostra ambizione. Jacopo Folco, Direttore MSOI thePost
REDAZIONE: Direttore Jacopo Folco Caporedattore Alessia Pesce Capi Servizio Rebecca Barresi, Sarah Sabina Montaldo, Silvia Perino Vaiga Amministrazione e Logistica Emanuele Chieppa e Davide Tedesco Redattori Benedetta Albano, Federica Allasia, Erica Ambroggio, Timothy Avondo, Daniele Baldo, Giada Barbieri, Lorenzo Bardia, Giusto Amedeo Boccheni, Giulia Botta, Stefano Bozzalla, Federico Camurati, Matteo Candelari, Emanuele Chieppa, Sara Corona, Lucky Dalena, Alessandro Dalpasso, Alessio Destefanis, Lorenzo Gilardetti, Simona Graceffa, Luca Imperatore, Michelangelo Inverso, Daniela Lasagni, Giulia Mogioni, Silvia Peirolo, Daniele Pennavaria, Silvia Perino Vaiga, Emanuel Pietrobon, Sara Ponza, Jessica Prieto, Fabrizio Primon, Carolina Quaranta, Francesco Raimondi, Jean-Marie Reure, Michele Rosso, Silviu Rotaru, Fabio Saksida, Leonardo Scanavino, Martina Scarnato, Samantha Scarpa, Martina Terraglia, Tiziano Traversa, Francesco Turturro, Chiara Zaghi. Editing Lorenzo Aprà Le nostre copertine sono realizzate dall’artista Mirko Banchio Vuoi entrare a far parte della redazione? Scrivi una mail a thepost@msoitorino.org!
EUROPA
7 Giorni in 300 Parole
GRECIA Venerdì 4 dicembre i Ministri dell’Interno dell’Unione Europea si riuniranno per discutere circa la sospensione della Grecia dall’area Schengen, dopo l’accusa di “gravi inadempienze agli obblighi in materia di accoglienza dei rifugiati”. Dopo forti pressioni della presidenza Lussemburghese, la Grecia ha accettato gli aiuti UE, ma il vicepresidente della Commissione Europea Frans Timmermans ha portato alla luce “il rischio per tutti noi se non si agisce correttamente” poiché “gli Stati inizieranno a difendere le proprie frontiere interne: un colpo mortale per Schengen”. GRAN BRETAGNA Mercoledì 2 dicembre la Camera dei Comuni, con 397 voti favorevoli e 223 contrari, ha approvato, dopo un acceso dibattito, l’allargamento alla Siria dei raid aerei contro il Daesh. Soddisfatto il premier David Cameron, che afferma che questa è stata “la scelta giusta”. Complimenti da parte di Barack Obama per la scelta britannica. Da questa votazione esce parzialmente diviso il Partito Laburista di Jeremy Corbyn, storico pacifista, poiché 50 dei suoi deputati avrebbero votato a favore della proposta di Cameron. 2 bombardieri Tornado inglesi avevano già lasciato, nella notte immediatamente successiva al voto, la base aerea cipriota per la Siria (Reuters); 8 ulteriori caccia giungeranno nei prossimi giorni a Cipro,
LA CONFERENZA SUL CLIMA COP21 DI PARIGI
La speranza di ritrovare un equilibrio climatico Di Giada Barbieri A sole due settimane dagli attentati che hanno scosso Parigi, la città ospiterà fino all’11 dicembre la Conferenza delle parti della Convenzione mondiale sui cambiamenti climatici. Per motivi di sicurezza sono state vietate le manifestazioni pubbliche, tra le quali una marcia prevista per il 29 novembre. Gli attivisti non si sono arresi, riempiendo Place de la République con migliaia di scarpe a simboleggiare i passi vietati. La protesta ha visto inoltre un momento di disordine e tensione: alcuni gruppi di anarchici hanno utilizzato candele e vasi lasciati in omaggio alle vittime degli attentati per colpire la polizia. Nonostante l’inizio tumultuoso, la Conferenza costituisce un passo decisivo verso il raggiungimento di un accordo globale volto a frenare i cambiamenti climatici. Numerosi infatti i
rischi collegati: aumento di tempeste e precipitazioni con livelli di intensità allarmanti, ma anche fenomeni opposti, come aridità e siccità. Un rapporto pubblicato nel 2014 dalla Banca mondiale parla di “[…] inevitabili conseguenze sullo sviluppo, come la diminuzione dei rendimenti agricoli, la modifica delle risorse idriche, l`innalzamento del livello del mare”. Inoltre, in coincidenza con la COP21, un nuovo rapporto di Oxfam ha prospettato un aumento medio delle temperature intorno ai 3°C: se non si manterranno gli impegni riguardanti un taglio delle emissioni nell’atmosfera, il costo che dovranno affrontare i Paesi in via di sviluppo per adattarsi agli effetti climatici sarà intorno ai 790 miliardi di dollari. In attesa di un auspicato futuro accordo, nelle principali città del mondo si sono svolte “marce per il clima”.
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SPAGNA I nuovi dati sulla disoccupazione parlano di un calo di 27 mila unità a ottobre di senza lavoro (4 milioni e 150 mila). Nel confronto con il medesimo periodo dell’anno passato, i disoccupati sono calati di 363 mila unità, con un aumento del 15% degli occupati a tempo indeterminato. I dati ufficiali parlano anche di una disoccupazione superiore al 21%, non a caso la campagna elettorale del Premier uscente si basa sulla creazione di 2 milioni di posti di lavoro. A cura di Simone Massarenti
IL VERTICE TURCHIA-UE SULLA CRISI DEI MIGRANTI
Di Benedetta Albano Il 29 novembre si è tenuto a Bruxelles un vertice straordinario dell’Unione Europea riguardo l’emergenza dei migranti, con la partecipazione della Turchia. Il summit segue la direzione del precedente vertice tenutosi il 15 ottobre. A detta del presidente del Consiglio UE Donald Tusk, i risultati ottenuti sono ottimi. Tra questi, la ripresa e l’accelerazione dei negoziati per l’ammissione della Turchia nell’Unione, 3 miliardi di euro in finanziamenti (affinché Ankara migliori le condizioni di vita dei due milioni di profughi siriani presenti sul suo territorio) e la liberalizzazione dei visti d’ingresso in Europa per i cittadini turchi. In cambio, la Turchia si impegna nella gestione dei migranti senza bisogno di protezione internazionale: secondo gli accordi, verranno bloccati al confine siriano. Sarebbe già stata prevista, infatti, la costruzione di un campo che potrebbe contenere fino a 5 milioni di
profughi. Mezzo miliardo dei fondi previsti verrà stanziato dalla Commissione, mentre i restanti dai Paesi dell’Unione (e il maggior contribuente sarà la Germania, con 534 milioni di euro). Si tratta di una linea politica orientata verso la collaborazione e di un importante passo compiuto dall’Unione in termini di politica estera comune. Inoltre, è stato anche previsto un coordinamento comune con la Turchia: è possibile che in futuro possano essere stanziati altri fondi e entrambe le parti si sono impegnate a incontrarsi due volte l’anno in colloqui più strutturati. L’Unione, in ogni caso, ha esplicitamente ribadito l’importanza del rispetto dei diritti umani e la priorità della lotta al terrorismo in queste operazioni – temi che rimangono quanto mai caldi, specie in vista di una possibile entrata nell’Unione da parte della Turchia, argomento del vertice del prossimo dicembre.
7 Giorni in 300 Parole SPARI IN CALIFORNIA Con quella di ieri a San Bernardino, costata la vita a 14 persone, si è consumata il 335° caso di sparatoria costata la vita a 4 o più civili sul suolo americano nei 336 giorni trascorsi quest’anno. Per ora gli inquirenti non escludono nessuna pista, nemmeno quella del terrorismo interno. I due killer Syed Farook e Tashfeen Malik sono stati uccisi dalla polizia al termine di un lungo inseguimento.
FORZE SPECIALI IN IRAQ Dopo che la Risoluzione 2249 è stata approvata dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU, il capo del Pentagono Ash Carter ha fatto sapere che gli Stati Uniti sono pronti ad inviare truppe speciali in Iraq e ad espandere quindi il loro campo di azione in Medio Oriente. Nonostante la ferma opposizione del premier iracheno che ha fatto sapere che qualunque operazione di terra sul suolo nazionale del suo Paese sarà interpretata come una violazione della sovranità dello stesso, la sua presa di posizione resterà attuabile solo a livello verbale dal momento che la Risoluzione 2249 autorizza “i Paesi che ne hanno i mezzi ad attuare tutte le misure necessarie contro il nemico comune in conformità con il diritto internazionale”.
USA
LA POLITICA AMBIENTALISTA DI OBAMA SBARCA IN EUROPA Il contributo made in Usa a Cop21
di Erica Ambroggio Parigi, Le Bourget. Si è aperto lunedì 30 novembre il Summit ONU sul clima: 150 leader mondiali impegnati nella ricerca di soluzioni concrete per il futuro del nostro pianeta. All’ombra dei duri scontri tra polizia e manifestanti avvenuti alla vigilia dell’apertura, i capi di Stato e di Governo avranno a disposizione fino a venerdì 11 dicembre per elaborare un accordo - la cui portata è già definita storica - per limitare il riscaldamento globale a 2° rispetto ai dati dell’era preindustriale. Tra i primi a prendere la parola il Presidente statunitense Barack Obama: “Sono venuto di persona come rappresentante della prima economia mondiale e del secondo inquinatore per dire che noi, Stati Uniti, non solo riconosciamo il nostro ruolo nell’aver creato il problema, ma che ci assumiamo anche la responsabilità di fare qualcosa in proposito.” Discorso lungo e tenuto completamente a braccio quello del leader americano, intenzionato a non disattendere la sua nota politica ambientalista. Ciò che Obama vorrebbe lasciare all’America è un segno “green”, un successo che chiuda il suo mandato e che sia una fonte d’eredità futura. La recente bocciatura dell’oleodotto XL Keystone aveva già posto sotto i riflettori il Presidente a poche settimane dall’inizio del Summit, ma una volta giunto in Europa la sua politica non si è arrestata.
Nelle sue dichiarazioni, infatti, non manca il richiamo al suo grande obiettivo di ridurre le emissioni di Co2 del 28% in un arco di tempo decennale, già oggetto di un corpus normativo richiesto a gran voce dalla stessa Environmental Protection Agency. La cooperazione è un altro snodo centrale della politica Obama. Durante le prime ore del Summit, il Presidente, riferendosi all’omologo cinese Xi Jinping, ha ricordato l’importanza di un “coordinamento fruttuoso”, cercando di porre in secondo piano le profonde differenze che allontanano le due potenze. Il Presidente ha inoltre ricordato a tutti i suoi colleghi come Cop21 sia la loro grande occasione per cambiare il futuro delle prossime generazioni. Ha ricordato, peraltro, come sia doveroso “sostenere i Paesi che decidono di saltare la fase inquinante dello sviluppo”; concludendo: “Siamo la prima generazione che sente gli effetti e siamo l’ultima che può fare qualcosa.” Dichiarazioni che, tuttavia, hanno subito un’immediata smentita. A meno di 48 ore dall’inizio della Conferenza, il Congresso americano ha votato due risoluzioni contrastati con gli obiettivi presentati in sede parigina dal Presidente. Non mancherà il veto di Obama, ma è ormai chiara la distanza tra le politiche del leader e l’organo legislativo, come è anche chiara le difficoltà che il Presidente dovrà affrontare per mantenere le promesse fatte davanti alle altre rappresentanze.
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QUESTIONE DI PRIORITÀ La discriminazione razziale nelle elezioni statunitensi
Di Francesco Turturro
USA E RUSSIA, RAPPORTI TESI A causa dei recenti avvenimenti relativi al jet russo abbattuto dai caccia turchi e del prossimo probabile ingresso del Montenegro nella NATO i rapporti tra Mosca e Washington tornano a raffreddarsi. Nella giornata del 30 Novembre, infatti, l’ambasciatore presso l’Organizzazione Atlantica ha fatto sapere che i dati in possesso degli Stati Uniti confermano la versione di Ankara sulla vicenda e appena un giorno dopo ha provocato la minaccia di rappresaglie da parte della Russia per le sue dichiarazioni sulla volontà del popolo montenegrino di unirsi all’Alleanza e sul fatto che la Russia non dovrebbe preoccuparsi in alcun modo di questo fatto essendo lontana “molte miglia”.
È dietro ogni dipinto raffi gurante un paesaggio americano, è il leitmotiv di ogni inno funebre che onora un ragazzo di colore ucciso dalla polizia, è il cancro che gli USA non riescono (e, in alcuni casi, non vogliono) estirpare: la discriminazione è fin dall›indipedenza il problema sociale principale di questo Paese pieno di contradditorietà.
Ma qual è la situazione oggi? Alicia Garza, cofondatrice del movimento #BlackLivesMatter, attribuisce alle autorità la colpa del divario delle condizioni di vita tra la popolazione bianca e quella afroamericana (i bianchi guadagnano mediamente il 21,6% in più dei neri, un uomo di colore ha il 30% in più di probabilità di essere ucciso). Queste le sue parole: “La povertà dei neri è violenza a cura di Alessandro Dalpasso di Stato; l’altissimo numero di persone di colore incarcerate è violenza di Stato; il fatto che gli omosessuali ed i trans di colore debbano lottare da soli contro una società etero e patriarcale è violenza di Stato”. I diritti delle minoranze
sono uno dei temi centrali della campagna elettorale di Hillary Clinton, ma, in un momento in cui l’attenzione mediatica è concentrata principalmente sul problema del terrorismo jihadista, pare probabile che l’elettorato americano premi i candidati che insistono sull’argomento della sicurezza. Rischiano di prendere piede quelle ideologie che contrappongono un “noi” ad un “loro”, laddove con “loro” non ci si riferisce esclusivamente ai terroristi, ma a chiunque non appartenga alla categoria degli WASP. Di qui la retorica di Donald Trump, che ha fatto della politica anti-immigrazione il suo cavallo di battaglia: l’imprenditore di New York è riuscito così ad ottenere il consenso di buona parte dell’elettorato della destra radicale, impresa che potrebbe assicurargli la vittoria nelle primarie del GOP. Ancora una volta, il tema delle ineguali condizioni di vita che affliggono le minoranze potrebbe non entrare nella lista delle priorità della classe politica statunitense.
MEDIO ORIENTE
7 Giorni in 300 Parole
TURCHIA Alle 17 del 1° dicembre una bomba è esplosa nei pressi della metropolitana nel quartiere di Bayrampasa, Istanbul. Il bilancio è di 5 feriti e 1 morto. Attualmente non si è ancora fatta chiarezza sui responsabili, anche se il livello di allerta per futuri attentati resta alto. Un soldato è rimasto ucciso e almeno altre 8 persone sono rimaste ferite a seguito di un’esplosione di un ordigno nel tratto di strada Mardin a Midyat, nel sud-est del Paese. Secondo fonti locali si tratterebbe di un’azione del PKK, ma non vi sono conferme ufficiali. Accordo UE-Turchia: verranno concessi ad Ankara 3 miliardi di euro per far fronte all’emergenza migranti. Ucciso il leader degli avvocati curdi Tahir Elci, difensore dei diritti umani. Il leader del partito filo-curdo HDP ha parlato di “delitto politico”. Non sono mancati gli scontri con la polizia durante un corteo di solidarietà dopo l’uccisione.
ARABIA SAUDITA Il 12 dicembre per la prima volta le donne potranno votare e candidarsi in circa 284 consigli comunali. Tra le principali candidate vi è la dottoressa Fawzeya Al Habi, che tuttavia non potrà mostrare il suo volto durante la campagna elettorale. Secondo Amnesty International, il governo saudita ha condannato a morte almeno 50 oppositori del governo sciiti.
LE DUE FACCE DELLA STESSA TURCHIA Davutoglu ed Erdogan, Giano che regge un Paese
Di Samantha Scarpa TURCHIA - All’inizio del mese di Novembre si è aperto, per il governo di Ankara, un periodo di forti responsabilità, sul fronte sia interno sia esterno al Paese; necessaria per la Turchia, perciò, una totale rimessa in discussione nel panorama politico internazionale. Le complesse elezioni del 1° Novembre hanno visto l’AKP di Erdogan trionfare con oltre il 49% dei voti, un successo tuttavia accompagnato da violenti scontri e manifestazioni sulle presunte irregolarità delle votazioni. Ora, le due più importanti figure del nuovo governo, il Presidente Recep Tayyip Erdogan e il Primo Ministro Ahmet Davutoglu, esplicitano i due volti mostrati dalla Turchia nelle problematiche internazionali più recenti. Affrontando la questione siriana, il presidente Erdogan ha mostrato una Turchia non intenzionata a cedere di fronte a pressioni esterne. L’abbattimento di un caccia russo sconfinante in territorio turco e l’assenza di scuse ufficiali da parte di Ankara ne sono una prova lampante. Lo stesso vale per l’immediata assunzione di responsabilità da parte dello stesso Presidente, anche e soprattutto dopo l’evidente incrinatura dei rapporti con la Russia di Putin e i blocchi economici verso la Turchia sia per le merci
del settore alimentare sia per il turismo. Sempre Erdogan, all’apertura del COP21 di Parigi, ha risposto alle provocazioni del Cremlino - le quali hanno fornito mercoledì 2 dicembre le prove dell’implicazione turca nel traffico di petrolio da e verso lo Stato Islamico non escludendo le proprie dimissioni, laddove tali accuse venissero comprovate. In questo clima estremamente delicato, la figura di Ahmet Davutoglu sembra fare da contrappeso alla difficile/dura linea d’azione intrapresa da Erdogan. E’ il suo volto ad esprimere la soddisfazione per l’accordo raggiunto con l’Unione Europea sulla gestione di 2,2 milioni di migranti siriani (accordo che comprende uno stanziamento di 3 miliardi in 2 anni da parte UE per l’educazione e l’integrazione dei rifugiati in territorio turco). Sono sempre le parole di Davutoglu, inoltre, a rispondere del contenimento violento di oltre 1300 rifugiati siriani - deportati successivamente in Grecia il 30 novembre - e a rassicurare il Paese dopo l’attacco alla metropolitana di Istanbul avvenuto la sera di martedì 1° dicembre, dove un ordigno esploso durante l’ora di punta ha causato 10 feriti nel quartiere di Bayrampasa.
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Tra questi vi sarebbero anche attivisti per i diritti umani ed il poeta e artista Ashraf Fayadh.
ARABIA SAUDITA: LA REALTÀ DEL RAPPORTO TRA RELIGIONE E STATO
LIBANO Perché Ryad scelse il wahhabismo Rilasciate l’ex-moglie e la figlia dell’autoproclamato “califfo” dell’Isis Al Baghassicurata la gestione delle dadi per uno scambio di prigionieri Di Martina Terraglia questioni militari, economicon il Fronte Al-Nustra, una branca di Corrispondente per MSOI che e internazionali. Al-Qaeda in Siria. thePost dal Medio Oriente Nonostante l’esistenza di questo spirito secolare, è ISRAELE L ’Arabia Saudita viene adindubbio il rapporto di diIsraele ha sospeso le relazioni diplopendenza tra la politica e matiche con l’UE dopo che quest’ulti- ditata come l’esempio lamreligione: da un lato, l’allema ha deciso di imporre sulle etichette pante della deriva estremista di un governo islamico, anza con gli al-Sa’ud aveva dei prodotti degli insediamenti ebraici garantito ad al-Wahhab il soin Cisgiordania e sulle Alture del Golan ignorando la reale pluralità stegno politico-militare per una dicitura che ne espliciti la prove- dell’Islam, di cui il wahhabismo saudita rappresenta diffondere la propria visione; nienza. Netanyahu ha inoltre affermato di voler solo una delle molteplici cor- dall’altro, i sovrani hanno asservito gli imam wahhabiti rivedere il coinvolgimento delle istitu- renti. zioni europee nel processo di pace con Comprendere il wahhabismo per procurarsi convenienti e il suo rapporto con la mofatwa di sostegno nei moi palestinesi. narchia saudita permetterà menti critici. di comprendere che l’Arabia Saudita non è un goEppure, gli al-Sa’ud dispoverno teocratico. nevano di forza militare sufficiente ad assoggettare Il wahhabismo prende il la Penisola: perché allearsi a nome dal suo fondatore, Mo- un movimento tanto rigido? hammad ibn Abd al-Wahhab, La risposta è nel carattere teologo della Penisola Arabi- medievale del regno saudica che nel XVIII secolo preta: fondato su una serie di dica un ritorno all’Islam del- conquiste militari e alleanze le origini, in cui uniche fonti tribali sancite da matrimoni, normative siano il Corano esso manca di un’ideologia e la Sunna, riprendendo le nazionale e nazionalista a SIRIA Bombe russe sganciate su un mercato posizioni radicali dell’hanba- cementarlo. Proponendo gli nel nord-ovest del Paese, nei pressi di lismo, una delle scuole giuri- al-Sa’ud come i custodi della religione, il wahhabismo da Idlib, hanno causato, secondo l’Ondus dico-teologiche tradizionali un lato gli assicura una legit(Osservatorio siriano dei diritti umani) dell’Islam. timità che deriva da una fonalmeno 44 morti, tra cui donne e bamLa fortuna del wahhabite incontestabile, quella dibini, e decine di feriti. smo è legata alle sorti della vina, dall’altro contribuisce dinastia al-Sa’ud sin dal pata creare un senso identitario A cura di Martina Scarnato to del 1744 tra al-Wahhab e in un popolo caratterizzato Mohammad ibn Sa’ud, emiro in origine da settarismo tridi un’oasi della Penisola. bale. Tuttavia, sarà soltanto nel ‘900, con il re Abd al-Aziz al- In conclusione, è possibile Sa’ud, che si giungerà alla affermare con certezza che nascita del Regno dell’Aral’Arabia Saudita rappresenta bia Saudita (1932). la migliore espressione non Dal patto del 1744, l’Aradi teocrazia, ma di asservibia Saudita è caratterizzata mento della religione alla dalla dicotomia del rappolitica. porto religione-politica: il potere religioso è detenuto dagli sheikh discendenti di al-Wahhab, mentre l’agone politico è appannaggio della dinastia al-Sa’ud, che si è
RUSSIA E BALCANI 7 Giorni in 300 Parole
RUSSIA Vladimir Putin aveva avvertito. L’abbattimento del cacciabombardiere russo avrebbe portato a delle ripercussioni, e così è stato. Il ministero della Difesa russo ha mostrato alla stampa internazionale immagini satellitari di colonne di autocisterne e automezzi impegnati a caricare petrolio presso installazioni controllate da Daesh, per poi attraversare il confine turco senza subire alcun controllo. E, secondo le fonti del Cremlino, vi sarebbe all’interno di questo traffico illegale il coinvolgimento diretto della famiglia di Erdogan. Lo stesso Putin, a questo proposito, ha dichiarato: “Continueranno a pentirsi di ciò che hanno fatto, non se la caveranno con semplici sanzioni commerciali”. MONTENEGRO Da Bruxelles, Jens Stoltenberg, Segretario Generale della NATO, ha formalizzato la decisione: il Montenegro potrà aderire all’Alleanza Atlantica. Dopo questa apertura, partiranno i negoziati ufficiali che culmineranno nel 2017, portando il Montenegro a diventare così il ventinovesimo Paese della NATO. Il premier montenegrino Milo Djukanovic ha dichiarato a caldo: “E’ una giornata storica, è il giorno più importante per il Montenegro dopo il referendum del 2006 per l’indipendenza”. Dal Cremlino invece, il gelo. Dmitri Peskov, portavoce del presidente Putin, ha sottolineato che la continua espansione della NATO verso est non potrà che portare ad azioni di risposta da parte russa per motivi di sicurezza.
UN FREDDO INVERNO Il lungo viaggio dei migranti tra Russia e Norvegia
Di Daniele Baldo Mentre l’inverno si avvicina, la frontiera artica che divide la Norvegia dalla Russia sta diventando una delle aree più frequentate dai richiedenti asilo per accedere all’Europa occidentale, nonostante sia una zona, questa, inospitale, fredda e ben presto permanentemente al buio. L’arrivo della notte polare - periodo in cui il sole non sorge da fine novembre a fine gennaio - non ha scoraggiato un crescente numero di siriani, afghani e iracheni ad intraprendere questa via lontana e ghiacciata. Dallo scorso agosto ad oggi, più di 4.000 persone hanno attraversato il confine, rispetto alle sole 10 del 2014. Parecchi migranti ritengono questa tratta molto più sicura, poiché non si deve attraversare il mare, anche se le rigide temperature – che arrivano a -10°C – li mettono a dura prova. Il numero di donne e di uomini che prendono la via dell’Artico è comunque minuscolo, se confrontato con quello di coloro che sono arrivati in Europa attraversando il Mediterraneo fino alle isole greche e italiane, in un viaggio che è costato migliaia di vittime. La Norvegia, che non fa parte dell’Unione Europea, ma che aderisce al Trattato di Schengen, ha dato il via a una “battaglia” con il Cremlino, nell’ambito di quella che potrebbe apparire una gestione incerta dell’emergenza migranti. La Russia ha, infatti, respinto
i profughi espulsi da Oslo, accusando il governo norvegese di aver violato l’accordo bilaterale che lega i due Paesi. La Norvegia, dal canto suo, sostiene di non aver ricevuto spiegazioni da Mosca sul perché le sue autorità non mandino altrettanti profughi verso i confini finlandesi. Preoccupate per questo flusso di arrivi in costante crescita, la scorsa settimana le autorità norvegesi hanno annunciato che avrebbero presto iniziato a rifiutare i richiedenti asilo che avessero già ricevuto il visto dalla Russia, ritenendo questa una zona sicura in cui risiedere. Coloro che tentano la strada dell’Artico sono costretti ad attraversare il confine in bicicletta per via della legge russa, che vieta attraversamenti a piedi, e di quella norvegese, che richiede documenti validi per il transito in auto. Ora i rifugiati, una volta raggiunto il territorio della Norvegia, vengono subito rimandati indietro, dopo essere stati presi in custodia dalla polizia. In definitiva, ad oggi, non si è ancora trovata una strategia comune per gestire gli ingenti arrivi di migranti dal Medio Oriente, anche se le diplomazie di Mosca e Oslo promettono che giungeranno presto ad un accordo.
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CROAZIA Negli ultimi quindici anni nella penisola balcanica si è formata una rete relativamente solida di gruppi islamici radicali, soprattutto nei di Bosnia-Erzegovina, Albania e Kosovo. A scriverlo è il quotidiano di Zagabria, lo Jutarnji list, in un’inchiesta sulle minacce terroristiche. La situazione più preoccupante, però, sarebbe stata osservata nel Sangiaccato, la regione musulmana divisa tra Montenegro, Bosnia e Serbia, dove le tensioni interne avrebbero favorito la radicalizzazione di alcuni gruppi, dopo il trasferimento di vari leader wahabiti di origine bosniaca.
TURCHIA E RUSSIA, UNA STORIA DI AMORE-ODIO E ISIS
Di Emanuel Pietrobon
Cos’è successo il 24 novembre al caccia Sukhoi 24 colpito al confine turcosiriano: abbattimento da manuale di velivolo non identificato nello spazio aereo di uno Stato sovrano o azione premeditata da intendere come monito? Le reazioni all’abbattimento evidenziano ulteriormente il clima teso tra le fazioni: nessuna scusa ufficiale o messaggio di cordoglio, ma chiare prese di posizione in favore della Turchia e del diritto alla difesa dello spazio aereo (come dimostrano, ad esempio, le dichiarazioni di Barack Obama all’indomani dell’incidente).
KOSOVO Secondo il Koha Ditore, il quotidiano più letto di Pristina, sette kosovari di origine albanese appartenenti all’organizzazione terroristica Daesh si troverebbero attualmente in Macedonia. I sette uomini sarebbero giunti tre settimane fa direttamente dalla Siria, confondendosi con l’esodo di migranti e profughi in marcia verso il nord dell’Europa. Non è da escludere che questa cellula Le ripercussioni della crisi stia progettando attacchi sul territorio diplomatica sullo scenario kosovaro. internazionale saranno visibili solo nel lungo A cura di Lorenzo Bardia periodo, ma già se ne possono intravedere i contorni. Nella consapevolezza dell’attuale isolamento internazionale e della possibilità di un’azione NATO in caso di ritorsioni militari verso la Turchia, la Russia si è limitata a formulare una lista di sanzioni mirate a colpire settori nei quali la cooperazione tra i due Paesi rappresenta una voce del PIL importante per la Turchia. Turismo, piccola imprenditoria turca in
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Russia e industria dell’agroalimentare potrebbero essere solo l’inizio, poiché Mosca si riserva di estendere il campo d’azione ai grandi investimenti (come il Turkish Stream) qualora la situazione dovesse degenerare ulteriormente. Ma il nodo cruciale dei rapporti tra Mosca e Ankara potrebbe essere un altro, l’ISIS: può la volontà di far cadere il governo Assad in Siria aver spinto l’esecutivo di Erdogan a sostenere un’organizzazione terroristica? Congetture che sarebbero state qualificate come complottismo, se non fossero state confermate da Vladimir Putin durante il G20 e ribadite nuovamente in concomitanza della crisi diplomatica, accusando il suo omologo turco di non contrastare i terroristi per interessi economici. Da loro la Turchia acquisterebbe petrolio a prezzi decisamente più bassi di quelli del mercato e diversi filmati trasmessi da RussiaToday dimostrerebbero l’entrata di mezzi dell’IS carichi di greggio in Turchia. Complottismo o meno, l’Occidente sembra ancora diffident nei confronti del progetto di una coalizione anti-terroristica proposto dalla Russia.
ORIENTE
7 Giorni in 300 Parole
CINA La Cina è ripiombata sotto una cappa di smog. Ad essere colpite sono prevalentemente l’est e il nord del Paese, dove le autorità hanno emesso l’allarme arancione, il secondo livello più alto della scala. Questo smog è creato dal carbone che occupa ancora il primo posto tra le fonti di energia del Paese. Il Paese ha promesso di modernizzare entro il 2020 le sue centrali per diminuire del 60% le emissioni nocive. Il Fondo Monetario Internazionale ha approvato l’inclusione dello Yuan nel paniere delle valute di riserva. Questo permetterà una maggiore integrazione della Cina nei mercati finanziari e la metterà sullo stesso piano delle valute più diffuse. Sale la tensione dovuta al terrorismo: ridisegnate le strategie di sicurezza interna, soprattutto nella regione dello Xinjiang, dove sono da tempo alte le tensioni tra la minoranza cinese degli Han e quella degli Uiguri. La Cina teme che quest’ultimi possano avere contatti con il terrorismo jihadista.
XI JINPING L’AFRICANO
La visita in Zimbabwe del premier cinese di Emanuele Chieppa Il Presidente cinese Xi Jinping questa settimana si è recato in Africa per un viaggio di 5 giorni. Martedì 2 dicembre si è fermato in Zimbabwe - dove l’ultima visita di un leader cinese risale al 1996 - per discutere la possibilità che la Cina di finanzi vari progetti. Più di 1 miliardo di dollari sarebbe stato stanziato per aumentare di 600 Megawatt la potenza della centrale a carbone per la produzione di energia elettrica di Hwange. Il ministro delle finanze dello Zimbabwe Patrick Chinamasa ha affermato che quattro accordi sono stati già firmati nei due giorni in cui il Presidente cinese è stato in visita, tra cui proprio quello per l’ampliamento della centrale di Hwange (come riportato dall’agenzia di stampa Reuters).
Gli africani sembrano vedere nella Cina un potenziale contrappeso verso l’influenza occidentale, anche se i governo europei e nordamericani accusano FILIPPINE la Cina di troppa tolleranza Anche a Manila manifestazioni di pro- verso le violazioni dei diritti testa verso il global warming. umani, le violenze e i conflitti etnici. Giappone e Filippine decidono di cooperare nella lotta contro il terrorismo Un esempio riguarderebbe sostenendosi a vicenda sia dal punto di proprio lo Zimbabwe, dove vista militare che da quello economi- il governo e il presidente co. Robert Mugabe si sono negli anni macchiati di crimini INDIA gravissimi. Quanto al ridurre l’utilizzo dei combu- Gli studiosi dell’associazione stibili fossili, il premier indiano Na- Physicians for Human Rights, rendra Modi, sostiene che siano i Paesi (un associazione che dal 1986 più ricchi a doversi assumere maggiori si occupa di diritto umani
nel mondo), hanno riportano che l’aspettativa di vita sia passata da 62 anni nel 1990 a 32 nel 2006, proprio sotto la presidenza Mugabe. Durante lo scorso fine settima, invece, uno stand che faceva informazione per la lotta contro l’AIDS è stato distrutto perché ritenuto offensivo, all’aeroporto di Harare. Alle polemiche che la accusano di ignorare la condotta degli esecutivi dei Paesi aiutati, la Cina risponde sostenendo che le loro politiche consistano in rilevanti aiuti finanziari e infrastrutturali al continente africano. Pechino è da anni il maggior partner economico, di aiuto allo sviluppo e di finanziamento dell’Africa; secondo l’agenzia di stampa cinese Xhinua i suoi investimenti nel 2014 ammontavano a 224 miliardi di dollari, mentre secondo l’agenzia londinese BMI gli investimenti cinesi, sempre per lo stesso anno, sono stati pari a 32,4 miliardi di dollari. Mercoledì 2 dicembre il piano di Xi prevede si è poi recato in Sud Africa dove incontrerà il presidente Jacob Zuma, e poi presidierà insieme a Zumba il Forum on China-Africa Cooperation summit a Johannesburg.
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responsabilità e lasciare a quelli in via di sviluppo la possibilità di crescere. L’India continua ad avere un livello di inquinamento molto alto. GIAPPONE Il Giappone riapre la caccia alle balene, nonostante i divieti imposti dalla Corte dell’Aja la quale dimostrò che il termine “caccia scientifica” era solo per aggirare la moratoria della Commissione Baleniera Internazionale (IWC) in vigore dal 1986 e vietò quindi al paese di continuare questa pratica. Tokyo promette di diminuire il numero dei cetacei uccisi da 1000 a 333. Il Primo Ministro sta cercando di attuare leggi antiterrorismo per rafforzare la sicurezza e la cooperazione internazionale.
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A cura di Simona Graceffa
THAILANDIA, E’ ANCORA CENSURA ALLA STAMPA
Cancellato articolo dell’International New York Times sull’economia del Paese Di Carolina Quaranta Sembra nuovamente tempo di censura in Thailandia: l’edizione locale dell’International New York Times è stata pubblicata il primo dicembre senza un articolo di prima pagina, al posto del quale spiccava un’eclatante riquadro vuoto. Nel bianco, a spiegare un gesto che resta ancora privo di ulteriori chiarimenti, le parole “L’articolo in questo spazio è stato rimosso dal nostro stampatore in Thailandia. L’International New York Times e il suo staff editoriale non hanno avuto nessun ruolo nella sua rimozione”. L’articolo censurato titolava: “L’economia e il morale della Thailandia stanno precipitando”, riferendosi con toni critici all’attuale situazione sfavorevole dell’economia thailandese: nonostante il consistente flusso di denaro provocato dal traffico – legale o meno – di gemme e gioielli, la situazione del Paese sarebbe, secondo il celebre quotidiano statunitense, “in stallo”, stuck in a rut, per usare l’espressione che pare sia costata la censura del pezzo.
Nonostante il tasso di disoccupazione sia molto basso, la Thailandia sembra accusare il colpo dei miglioramenti dovuti alla recente elezione di Daw Auun San Suu Kyi in Myanmar e dei fiorenti investimenti esteri avvenuti in Vietnam, Cambogia e Laos, che trascinano le economie confinanti verso acque migliori; il tutto è accompagnato da un sensibile aumento della criminalità e sempre più famiglie thailandesi che devono chiedere prestiti per sopravvivere. Un episodio simile era già avvenuto in settembre, quando il New York Times non era andato in stampa in Thailandia a causa della prima pagina che raffigurava il re in condizioni di salute critiche. Da quando a maggio 2014 i leader dell’esercito hanno preso il potere e dichiarato la legge marziale nel Paese, è stata registrata una brusca frenata su libertà di parola e di espressione: oltre 900 persone sono in carcere senza processo, mentre ONG come Amnesty International e Human Rights Watch rimarcano il rapido degrado nel rispetto dei diritti umani.
AFRICA
7 Giorni in 300 Parole
SUDAFRICA Durante la sua visita di 4 giorni nel Paese, il Presidente cinese Xi Jinping ha annunciato investimenti nel settore produttivo sudafricano per 6.5 miliardi di dollari, in cambio di petrolio e materie prime fondamentali per l’economia orientale. Gli accordi di Jinping sono stati interpretati come la garanzia che i rapporti commerciali tra le due nazioni - che a detta di Pechino sono calati del 40% nel primo semestre 2015, vista la brusca frenata dell’economia cinese restano solidi. Jinping prenderà, poi, parte al summit sulla cooperazione Cina-Africa programmato per venerdì 4 dicembre a Johannesburg; è probabile che in tale sede il Presidente nigeriano Muhammadu Buhari chiederà a Pechino prestiti per rilanciare il settore produttivo ed energetico del suo Paese. BURKINA FASO Voto storico per il Paese africano, che il 29 novembre ha espresso la sua preferenza politica nel corso delle prime presidenziali senza la presenza dell’ex leader Compaore, costretto a lasciare il potere dopo quasi 30 anni da una sollevazione popolare dell’ottobre 2014. Le urne hanno riscontrato una notevole affluenza, - circa 4,5 milioni di elettori - e hanno consegnato la vittoria elettorale al neopresidente Roch Marc Christian Kabore il 1° dicembre.
KABORÉ VINCE LE ELEZIONI IN BURKINA FASO Il primo leader eletto democraticamente dopo 27 anni
Di Sara Corona Il leader dell’opposizione ed ex primo ministro Roch Marc Christian Kaboré è il nuovo presidente del Burkina Faso, eletto democraticamente lo scorso 29 novembre con il 53,49% dei voti. Ex fedelissimo del presidente uscente Blaise Compaoré, nel 2014 è stato uno dei primi a denunciare la “militarizzazione” del partito presidenziale, il Congresso per la Democrazia e il Progresso (CDP), distaccandosene insieme ad altri 72 esponenti di primo piano e fondando il Mouvement du Peuple pour le Progrès (MPP). Compaoré divenne presidente nell’ottobre del 1987, a seguito di un sanguinoso colpo di Stato in cui uccise il suo predecessore Sankara. Mantenne la carica fino al 2014 nonostante l’accusa di incostituzionalità delle sue numerose candidature e gli omicidi sospetti di alcuni oppositori. Nell’ottobre del 2014, a seguito del tentativo di modificare la costituzione per poter rinnovare il suo mandato, Compaoré fu costretto alla fuga da una violenta protesta popolare. I tumulti riuscirono anche ad annullare il progetto costituzionale e a richiedere queste elezioni democratiche. Seguì un governo provvisorio, che ha resistito fino alle scorse votazioni, nonostante un tentativo di colpo di Stato a settembre, guidato dal generale Gilbert Diendere
e sventato dalle forze armate burkinabe. Le truppe di Diendere uccisero 14 persone tra i manifestanti contro la loro presa di potere (e ne ferirono a centinaia). Solo il riconoscimento tempestivo del colpo di Stato da parte dell’Unione Africana impedì che nel Burkina Faso si instaurasse nuovamente un governo autoimposto e militarizzato. La vittoria di Kaboré, con un’affluenza pari al 60%, segna un importante passo per il Burkina Faso. Nonostante il Paese abbia ancora il tasso di alfabetizzazione più basso al mondo e soffra una grave condizione di povertà, molti burkinabé conoscono i loro diritti e hanno opposto resistenza all’imposizione di un potere armato. Anche le istituzioni africane sono cambiate, ne è prova il loro intervento per reprimere golpe di Diendere. Dopo le votazioni, i sostenitori del Presidente eletto hanno festeggiato la vittoria elettorale nella capitale Ouagadougou. La linea del nuovo partito è molto innovatrice, con proposte per contrastare la corruzione, la disoccupazione giovanile e per migliorare l’istruzione e il sistema sanitario. Kaboré ha tenuto un breve discorso durante il quale ha dichiarato: “Dobbiamo metterci immediatamente al lavoro, insieme dobbiamo servire questo paese per un futuro migliore”.
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CAMEROON Il ministro della Difesa, Joseph Beti Assomo, ha annunciato che le truppe del Paese avrebbero liberato circa 900 ostaggi precedentemente in mano al gruppo terroristico di matrice islamista Boko Haram, responsabile, secondo Amnesty International, dell’uccisione di almeno 17.000 persone a partire dal 2009. Non sono però chiari né il luogo esatto in cui l’operazione avrebbe avuto luogo, né l’identità degli ostaggi in questione. Tra di loro potrebbero esserci alcune delle 219 studentesse rapite l’anno scorso a Chilbok, in Nigeria, dagli estremisti islamici.
L’ORO BIANCO DELL’AFRICA
La lotta contro il commercio illegale di avorio e il bracconaggio
di Jessica Prieto Il 16 novembre il governo keniota ha annunciato l’incenerimento entro il 2016 dell’intero stock di avorio detenuto dal Paese. Tale riserva ammonterebbe a 137,4 tonnellate di zanne, equivalenti a 3200 elefanti. L’obiettivo avrebbe dovuto essere conseguito già entro quest’anno; tuttavia, come ha sottolineato Richard Leakey, il presidente dell’Agenzia di Protezione della Fauna in Kenya (KWS), “il progetto sta richiedendo più tempo del previsto”.
REPUBBLICA CENTRAFRICANA Con la messa celebrata nella cattedrale della capitale Bangui, papa Francesco inaugura il Giubileo con dichiarazioni all’insegna della tolleranza religiosa, messa a repentaglio dalle gravissime tensioni interne al Paese. Prima di tornare a Roma, il Pontefice ha, infatti, visitato il quartiere PK-5 della capitale, ultimo enclave musulma- L’iniziativa rappresenta un no di Bangui, teatro di violenze tra le importante passo avanti nella lotta contro il bracconaggio e diverse comunità. il contrabbando. A cura di Francesco Raimondi Kenya, Tanzania e Uganda sono i principali protagonisti di questo traffico illegale, che attraversando Malaysia, Filippine e Vietnam raggiunge la Cina e la Thailandia. La Cina, in particolare, costituisce il primo mercato per il commercio illegale dell’avorio: qui esso viene venduto a circa $2.000 al chilo. Il Paese asiatico è infatti legato a una lunga tradizione nella lavorazione di questo particolare tessuto osseo, che viene usato per realizzare manufatti preziosi, tra cui monili e sculture.
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Favorendo il mercato illegale, questi Paesi alimentano piaghe internazionali, come il commercio di droga e di armi, nonchè il terrorismo. Il mercato sommerso dell’avorio, negli ultimi anni, ha finanziato diversi gruppi terroristici, tra cui gli estremisti islamici di AlShabaab, che utilizzano i proventi del contrabbando illegale per acquistare armi e viveri. Inoltre, tale pratica è stata più volte condannata da organizzazioni ambientaliste come WWF, che si è recentemente occupato del tema nell’ambito della campagna #diamovoce. Secondo la ONG svizzera, negli ultimi 40 anni, a causa del bracconaggio, è scomparso il 52% di numerose specie animali. Nel caso degli elefanti, alcuni studiosi sostengono che se la caccia non verrà fermata in tempi brevi, la loro estinzione potrebbe essere anticipata al 2025. Secondo John Scanlon, Segretario Generale della Convenzione sul commercio internazionale, l’unico modo per fermare questo massacro sarebbe “trattare i crimini compiuti ai danni della fauna selvatica come dei reati gravi, al pari del traffico di stupefacenti e di armi”.
SUD AMERICA
7 Giorni in 300 Parole
BRASILE Dopo il crollo di due dighe, il bacino Rio Doce è stato sommerso dal fango tossico. Il governo, che ha deciso di intervenire legalmente, è intenzionato a promuovere una causa giudiziaria contro la Samarco e le sue due società madri responsabili del disastro ambientale. Per promuovere il recupero ambientale verrà istituito un fondo di 20 miliardi di dollari finanziato dalla società responsabili della catastrofe.
Il presidente della Camera Eduardo Cunha ha autorizzato il processo di impeachment nei confronti della presidente Dilma Rousseff. Tra le motivazioni che hanno determinato la decisone di Cunha vi sono l’altissima corruzione presente nell’ambito politico brasiliano e la recessione che il Paese sta attraversando. Le statistiche, infatti, sono preoccupanti: il Brasile sta attraversando la peggior crisi economica degli ultimi 80 anni. EQUADOR Il presidente ecuadoriano Rafael Correa ha proposto, durante la Cop 21 di Parigi, l’istituzione di una corte internazionale per proteggere la natura e limitare gli effetti derivanti dal cambiamento climatico. Correa ha poi motivato la sua proposta con le seguenti parole “Ascoltami, Pianeta, niente, assolutamente niente, giustifica che esistano tribunali per proteggere gli investimenti, per pagare
L’ETERNO RITORNO DELL’UGUALE
L’Argentina e il suo travagliato percorso economico Di Michelangelo Inverso Nel 1989 Carlos Menem vinse le elezioni presidenziali argentine. Ereditava un Paese da pochi anni uscito da una delle più feroci dittature militari del ‘900 ed economicamente instabile. Menem, politicamente ed economicamente vicino al Washington Consensus, promise di far decollare l’economia e di rilanciare il Paese a livello internazionale, relegando al passato gli anni della dittatura. Negli anni ‘90 l’Argentina sembrava aver trovato la strada per il Bengodi: guidata da Carlos Menem e appoggiata apertamente all’estero da Fondo Monetario Internazionale e Stati Uniti, l’Argentina pose in essere tutte le misure previste dal cosiddetto “Washington Consensus” (liberalizzazioni, privatizzazioni e contenimento della spesa pubblica). Il peso (la moneta argentina) fu agganciata al valore del dollaro, per stabilizzare la sua tradizionale iperinflazione. Si apri la strada alla modernizzazione dell’industria e la gran parte delle imprese nazionali (tra cui le poste e metà della compagnia petrolifera di Stato, la YPS) fu privatizzata. Per il primo quinquennio l’economia apparve fiorente, ma queste misure dimostrarono la loro inadeguatezza nel quinquennio successivo: la svendita del patrimonio pubblico aumentò le diseguaglianze sociali e
diminuì drasticamente le risorse disponibili dell’erario pubblico. L’assenza di dazi e la dollarizzazione travolsero il mercato delle importazioni, specie brasiliane, grazie al cambio favorevole, facendo colare a picco l’industria nazionale e mandando alle stelle la disoccupazione. Nonostante il Governo mettesse in atto tutte le proposte economiche avanzate da Washington e dal FMI, nel 2001 la situazione precipitò, i bond argentini divennero carta straccia e nel gennaio 2002 Buenos Aires fu costretta al default. Il periodo che va dal 2003 ad oggi è stato diretto da amministrazioni socialperoniste guidate dal tandem Kirchner. Tali presidenze hanno avuto successo nel traghettare fuori dal baratro l’Argentina, ricostruire l’industria nazionale e abbattere la disoccupazione. Luci e ombre sull’ultimo mandato di Kirchner, accusata di manipolazione di dati pubblici e di clientelismo attraverso sussidi contro la povertà. Critiche evidentemente costate care al suo partito: la scorsa settimana ha vinto le elezioni presidenziali Mauricio Macrì, con la promessa di rilanciare l’economia attraverso politiche liberiste meno radicali, cosi come oggi raccomanda il FMI... Nuovamente al punto di partenza?
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GIOCHI OLIMPICI RIO 2016
debiti finanziari, e che non ve ne siano per proteggere la natura e costringere Le prime difficoltà delle a pagare i debiti ecologici». Correa, ha Olimpiadi nella “cidade meravilhosa” inoltre aggiunto che quella che impera è «la logica perversa per privatizzare Di Giulia Botta un calo del PIL del 2,7%, ini benefici e socializzare le perdite crementato dagli scandali di a scapito della natura». Scelta come sede olimpica corruzione del colosso petronell’ottobre 2009, Rio de Ja- lifero nazionale Petrobràs. VENEZUELA neiro ospiterà i Giochi Olim- Il trambusto economico si è Il governo venezuelano, in data 2 pici 2016, che si svolgeran- inevitabilmente riflesso suldicembre, ha respinto “la maleducata no dal 5 al 21 agosto. Sarà la la realizzazione dei progetingerenza” di Regno Unito, Spagna prima città sudamericana a ti olimpici, ad esempio per e del Consiglio d’Europa negli affari farlo, un’occasione di evolu- i legami di alcune imprese nazionali. Il presidente inglese zione, crescita economica e appaltatrici, come la Queiroz Camerun, con l’appoggio di altri Primi prestigio sociale per il Paese. Galvao, con la Petrobràs. Ministri, ha, infatti, etichettato il regime Si registrano, infatti, numedi Maduro come non democratico. Nel 2009 l’economia brasi- rosi ritardi nei lavori per il Il Ministero degli Esteri ha risposto liana, con una crescita del Parco Olimpico di Barra de dichiarando che asserito “il Venezuela 3,7%, rappresentava un’ec- Tijiuca, le strutture del Velorespinge il contenuto della lettera cezione nel panorama mon- dromo e del Centro di Tennis, firmata dai capi di governo di Regno di diale dominato dalla reces- il Complesso Sportivo di DeSpagna, Regno Unito di Gran Bretagna sione. Nonostante le critiche, odoro. Nemmeno la realizzae Irlanda del Nord, Segretario Generale una scia di fiducia e ottimi- zione della linea 4 della medel Consiglio d’Europa e altri”. smo traspariva anche dalle tropolitana rispetta i tempi parole del sindaco Eduardo previsti. A cura di Sara Ponza Paes: “Tutti sanno che i brasiliani sono capaci di orga- Recentemente è stato diffuso nizzare una festa. Le Olim- il rapporto della Commissiopiadi dimostreranno che i ne per i diritti dell’infanzia brasiliani sono anche capaci dell’ONU, in cui si denunciadi completare grandi proget- no violenze e uccisioni dei ti rispettando tempi e costi”. meninos de rua per “ripulire” Rio in vista delle OlimpiaNegli ultimi mesi, tuttavia, di. La grave accusa, conferla situazione appare muta- mata anche dai media locali, ta: sulla cidade meravil- come il quotidiano Estado de hosa sembra essersi posato S.Paulo, sottolinea proprio la un velo di negatività. Crisi violenza generalizzata della economica, inquinamento, polizia carioca, spesso accuscandali politici, corruzione sata di esecuzioni extragiudie criminalità sono solo alcu- ziarie nelle favelas. ne delle ombre che si celano dietro ai preparativi della Tra speranze e contraddiziogioiosa “festa” di Rio. ni, non resta che attendere l’inizio delle Olimpiadi, simUn Brasile che arranca, bolo di unione pacifica e arsempre più paralizzato dalla monia internazionale sotto il recessione economica e da segno dello sport.
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MSOI thePost Torino Ogni settimana un focus sulle nostre attività
EU Model Torino 2016 è una simulazione su larga scala della procedura legislativa ordinaria dell’Unione Europea. Dal 21 al 24 marzo studenti universitari da tutta Europa si ritroveranno a Torino per impersonare Membri del Parlamento Europeo e del Consiglio dell’Unione Europea al fine di lavorare su un progetto di regolamento o direttiva. Il tema – estremamente attuale – della nuova edizione della simulazione è l’adozione di
norme penali comuni sull’incriminazione dei foreign fighters. EU Model Torino 2016, esperienza unica in Italia, si articola in due fasi. EU Know rappresenta il momento di studio e approfondimento: rinomati accademici ed esperti metteranno le proprie competenze a disposizione dei partecipanti nel corso di conferenze, incontri e training session focalizzati sul tema specifico dei lavori. EU Make consiste nella si-
mulazione stessa, il cui fine è quello di adottare un atto normativo seguendo la procedura legislativa ordinaria. EU Model Torino 2016 si pone come valida attività formativa, che permette agli studenti non solo di avvicinarsi ai principali temi di dibattito politico europeo e di apprendere i meccanismi di funzionamento degli organi e delle istituzioni europee, ma anche di sviluppare la propria identità europea in maniera originale e divertente.
Per rimanere aggiornato sulle attività di MSOI Torino, visita il sito internet www.msoitorino.org, la pagina Facebook Msoi Torino o vieni a trovarci nella Main Hall del Campus Luigi Einaudi tutti i mercoledì dalle 12 alle 16.
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