MUSICA+ 56/57/58 aprile - dicembre 2019

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L I BRI

la sua ratio, trasformandosi in simbolo di un nuovo desiderio di ricerca interiore ed onirica. Un’ampia prima parte del volume è dunque dedicata alla ricostruzione di questo concetto, che attraversa nel corso dei secoli infinite sfumature e modalità di ricezione; d’altronde, le caratteristiche che nell’arte definivano l’esotico non erano certo portatrici di un’immagine realistica dell’altro, quanto piuttosto di una rappresentazione simbolica di una ‘deviazione dalla norma’ variamente definita nel corso dei secoli (tant’è che esotismo e folclore condividono molti degli stessi elementi, come attentamente l’autore affronta a più riprese nel corso della trattazione). L’elenco di composizioni e di autori che si sono ispirati a mondi lontani per la loro musica è vasto, e le numerose citazioni e la ricca bibliografia che vi dedica Francesco Monti ne sono un esempio: sotto il nome di esotismo si va dai rondò Alla turca di Mozart, al Samson et Dalila di Saint-Saëns, fino alla Carmen di Bizet o alle Pagodes di Debussy, ognuno con le sue peculiarità. Il caso di Schumann, che occupa tutta la seconda parte del volume, spicca tra gli altri non solo per la vita estremamente particolare del

musicista, ma anche per la modalità con cui questo guarda all’esotico: non abbandonando mai le armonie e i linguaggi propriamente europei (e tedeschi), il musicista colora molte delle sue opere di fascinazioni lontane che, tuttavia, sono e rimangono prevalentemente letterarie. L’esotico, per Schumann, è dunque in primis conoscenza culturale e non musicale. Così, dopo un’approfondita indagine della biografia del compositore, i suoi rapporti con la filosofia, la letteratura e il contesto musicale che lo circondava, viene presentata una selezione di opere della sua fase di maturità, per poi passare alla loro analisi critico-musicologica. In questo senso, il lavoro del musicologo non sarà tanto quello di trovare e spiegare strumentazioni o armonie estranee al linguaggio occidentale, quanto di fornire interpretazioni su come negli Spanisches Liederspiel o nei Bilder aus Osten quella Spagna o quell’Oriente vadano ricercati nel clima generale, nel superamento dei confini dei modelli esistenti e proprio nell’adesione alla tradizione musicale tedesca. L’analisi condotta dall’autore è densa, attenta e approfondita e molte sono le questioni portate alla luce nel volume, un ricco saggio che

Schumann Bilder Aus Osten

aiuta ad aprire spiragli di comprensione sulla timida e allo stesso tempo umorale, caleidoscopica figura di Robert Schumann, questa volta in rapporto all’Altro. Alissa Balocco

LA SINFONIA DEL MIO MONDO Diario di bordo di un viaggio musicale LUCIANO BELLINI Allegro ma non troppo. Pezzi di vita in musica. Rugginenti, Milano, pp. 267, € 23

L’

ultima opera del pianista, direttore d’orchestra e compositore Luciano Bellini si configura come una sinfonia, inizia con un preludio, si articola nei quattro movimenti canonici e chiude con una coda. L’autore la definisce la sinfonia del mio mondo a ragion veduta: la narrazione si sviluppa seguendo le tappe fondamentali della sua crescita, anagrafica e musicale. Un padre affettuoso realizza un giorno una tastiera di cartone su cui far esercitare il figlioletto che ha appena iniziato a prendere lezioni di pianoforte, poco dopo compare un giradischi acquistato a rate. Al lettore viene offerta la storia di un’eredità musicale estranea a grandi nomi, sfarzo, conoscenze e alta società, ma che piuttosto prende forma a partire da un’altalena rimasta sospesa su un prato di Montecatone fin dagli anni ’40, dall’amore di una famiglia e da un istinto musicale genuino

e naturale. Allegro ma non troppo suggerisce che dall’esperienza di essere genitori si può imparare tanto anche per la propria formazione musicale. Attraverso il rapporto con il figlio Luca, flautista, Bellini fa esperienza di nuove sensazioni e situazioni che lo aiuteranno anche ad approfondire lo studio del pianoforte e la gestione dell’ansia da palcoscenico, condizione comune a tanti musicisti di lungo corso e non. Ancora fondamentale risulta l’avventura del suonare insieme, così come quella di suonare lontani da casa, accolti a volte più, a volte meno, dalle altre culture, con le quali è necessario approcciarsi, soprattutto nella veste di didatta “aggiungendo conoscenze senza distruggere consapevolezze” raccogliendo la possibilità d’incontro e di armonia che attraverso la musica si può trovare anche tra gli animi più diversi a prescindere dalla cultura. Infine, il racconto ci

mostra costantemente l’impegno civile dell’artista e la sua attenzione verso le fasce sociali culturalmente più deboli che si coniuga con il fare buona musica senza passare per forza per le istituzioni d’élite. Sullo sfondo la vita culturale, politica e sociale del paese che subirà durante la vita dell’autore diversi momenti drammatici e importanti cambi di rotta. Adriana Mileto

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