NEOS
PASS
BRASILE - ITALIA NATURA vita iN una comunità dell’AMAZZONIA ARTE contemporanea QUELLI DEGLI anni 80
© OLIVIER GOUJON
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EDITORIALE
Il mondo è cambiato. Noi del Vecchio Continente non siamo più l’unico centro dell’universo. Le nuove potenze sono già qui, con tutte le energie e le contraddizioni della gioventù. Come il Brasile, lanciato alla “conquista del pianeta” con i grandi eventi sportivi sui quali punta per essere riconosciuto come nazione che conta su scala globale (nonostante i ritardi nei lavori infrastrutturali e le proteste sociali). E mentre il Brasile “se la gioca” con i Mondiali, la NEOS lancia una nuova sfida: il magazine digitale PASS. E in questo primo numero guarda sì al gigante sudamericano, ma cerca anche il "Brasile che c’è in noi", sviluppando un confronto e un legame tra i due Paesi attraverso sei reportage, tre nel Nuovo Continente e tre nel Vecchio. Una partita giocata sui “nostri” temi. Il cibo per esempio, filo conduttore che ci porterà a Expo 2015. La biodiversità delle grandi riserve naturali e i viaggi ecosostenibili, nelle comunità dell’Amazzonia, nel Pantanal, sul delta del Parnaiba, dall’altopiano della Chapada Diamantina alle acque blu di Fernando de Noronha. L’arte contemporanea, con le gallerie, i musei, le fiere e le esposizioni di San Paolo e Rio de Janeiro, che danno la temperatura “alta” del mercato, con artisti sempre più quotati. La capoeira, lotta-danza-musica-canto di libertà, ma così come si fa da noi. L’architettura di Oscar Niemeyer, con icone come la sede della Mondadori di Segrate, e quella di Paulo Mendes da Rocha, ora in mostra alla Triennale di Milano. E infine storie di vita di artisti, stilisti, fotografi e attori brasiliani che hanno scelto l’Italia come seconda patria. Buon viaggio a tutti! Giosi Sacchini
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SOMMARIO pass n. 1 giugno-settembre 2014
Brasile Italia
18 CIBO CAPOEIRA 82
RodRIGo E LA dEMoCRAZIA (A TAVOLA) dI FRAnCESCA PIAnA
lIBErI tUttI
di FRAnCESCA PIAnA
44 NATURA ARCHITETTURA 94 UNA PIccoLA coMUNITà PER
UNA gRANdE foRESTA
L’INGEGNERE E LO SCULTORE di FEDERICA GIULIANI
dI MAddALENA STENdARdI
60 ARTE RITRATTI 106
QUELLI DEGLI anni 80
di Silvia Frau
100% CRIATIVIDADE DO BRASIL di Gianna Melis
SALVADOR DE BAHIA
6 PASS BRASILE
© Giulio Andreini
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Rio de Janeiro
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© Olivier Goujon
SAN PAOLO
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iguaçu
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manaus 14 PASS BRASILE
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Rio Teles Pires 16 PASS BRASILE
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© Daniele Pellegrini
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Cibo
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RODRIGO E LA DEMOCRAZIA
(A TAVOLA)
Nel suo ristorante Mocotó alla periferia di San Paolo, dove non accetta prenotazioni, il giovane e acclamato chef Oliveira propone piatti di alta gastronomia preparati con ingredienti semplici e proposti a prezzi accessibili. di Francesca Piana
Giovane, riservato, modesto, eppure protagonista della scena dell’alta cucina brasiliana: ecco Rodrigo Oliveira, classe 1980, che con il suo ristorante Mocotó, uno dei più celebri di San Paolo, fa parlare di sé nel mondo, lui uomo silenzioso che evita di parlare di se stesso e preferisce di gran lunga lavorare in cucina piuttosto che esibirsi davanti alle telecamere. La sua famiglia viene dallo stato del Pernambuco, in quel Nordest che è rimasto la parte più povera del Brasile: e nemmeno dalla costa, ma dall’entroterra, il sertão, che è il cuore remoto del Paese e si pronuncia come coração, cuore appunto, con lo stesso accento nasale sensuale e profondo. Nel sertão Rodrigo ha sempre accompagnato il padre Zé Almeida e dal sertão ha
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portato in città quella tradizione gastronomica che mescola le radici indigene con gli apporti africani e portoghesi. Oggi il ragazzo del Pernambuco è fra i migliori chef della categoria under 40 segnalati nella guida “Identità golose”, edizione 2014, uno di quei giovani audaci – citati nell’apertura di Paolo Marchi – “che diventano imprenditori in luoghi ai confini delle realtà urbane più popolose”. Di quel Brasile che è al momento una delle realtà emergenti del mondo, San Paolo è la capitale gastronomica e incarna l’ascesa inarrestabile della nuova cucina nazionale, impegnata nel recupero e nell’interpretazione delle tradizioni regionali, con il plus di un Paese grande 8 milioni e 500mila chilometri quadrati che può avere quasi sempre in stagione praticamente tutti gli ingredienti locali e fa ampio uso dei prodotti provenienti da quell’immenso “mercato” che è l’Amazzonia. In questo contesto urbano eccitante (anche) dal punto di vista culinario, Rodrigo ha scelto di restare a Vila Medeiros, il quartiere popolare settentrionale dove è cresciuto, defilato e scomodo da raggiungere (un’ora dal centro), declinando le continue offerte di aprire un nuovo ristorante nelle aree più alla moda della città. Il suo
Mocotó è un locale speciale: è accessibile a (quasi) tutti per i prezzi ragionevoli e non accetta prenotazioni, così la gente fa la fila per ore per avere un tavolo, soprattutto la domenica, quando l’attesa viene allietata da stuzzichini e caipirinha. Così, con la sua (alta) “gastronomia democratica”, Rodrigo ha saputo trasformare il minuscolo bar-ristorante del padre in un indirizzo amatissimo. Quest’anno il Mocotó sta festeggiando i suoi primi 40 anni con molti appuntamenti, fra cui cene preparate da Rodrigo e i suoi maestri (Laurent Suaudeau, Alex Atala, Mara Salles, Jefferson Rueda, Luiz Emanuel) e una serata agostana a suon di forró, il tipico ballo del Pernambuco; i guadagni vengono devoluti alla ong Gastromotiva, che punta all’inclusione sociale dei giovani delle periferie nell’industria culinaria. Prevista, fra agosto e novembre, anche la pubblicazione del volume Mocotó: o pai, o filho e o restaurante (LeYa), con le ricette di Rodrigo e la storia del padre e del figlio raccontata dal poeta Elcio Fonseca. Una storia che è proseguita con l’apertura, una manciata di mesi fa, del ristorante Esquina Mocotó, all’angolo (esquina, appunto) della stessa via, dove continua a fare cibo per coinvolgere, non per stupire.
Mocotó: come nasce il nome del suo ristorante?
trova, lontano dal centro, ma anche il servizio. Mettiamo a tavola insieme persone di estrazione sociale diversa: star della televisione, lavoratori del quartiere, politici, operai, uomini d’affari e se dovesse venire il presidente della Repubblica non riceverebbe trattamenti speciali. La mia famiglia mi ha trasmesso quei valori di semplicità ed essenzialità che ci vengono dalla nostra terra, ai quali non rinuncio e che voglio tramandare alle mie figlie. Ogni settimana ricevo inviti ad aprire un nuovo ristorante nelle aree più alla moda della città, ma sono molto legato al mio bairro.
Il nome deriva da un piatto che preparo ancora oggi, il caldo de mocotó (zuppa di midollo e parti cartilaginose di bue, nda), che si serve da quando era piccolissimo. Allora il locale era poco più di un bar in cui mio padre dava alla gente da bere e qualcosa da mangiare. Ho cominciato vent’anni fa a cucinare e lavorare lì, facendo di tutto. Zé Almeida però pensava che meritassi qualcosa di meglio, così iniziai a studiare ingegneria ambientale, ma poi decisi di occuparmi del mio mondo prima di occuparmi del mondo.
Nella capitale gastronomica brasiliana, lei ha individuato una formula alla portata di tutte le tasche. Perché questa scelta?
Non volevo un ristorante esclusivo, ma inclusivo. Per questo qui non ci sono tovaglie e posate eleganti né piatti di design. È popolare non solo la zona dove si
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Banditi gli effetti speciali, lei sceglie il lusso della semplicità anche nei piatti: qual è l’eredità della gastronomia del Nordest dal quale proviene?
Fino a poco tempo fa il cibo del Nordest era trattato senza rispetto, snobbato, ma ora è stato rivalutato. Cucino gli ingredienti del sertão, ossia delle regioni
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più aride e povere del Paese. In Brasile per sertão s’intende tutto quello che è remoto, tutto l’entroterra, compresa l’Amazzonia che gli stessi brasiliani stanno riscoprendo oggi. I piatti casalinghi del Nordest hanno sapori intensi e profondi. La sfida è comprendere l’essenza di un piatto, per poi interpretarlo: una ricetta è come una partitura, ha tutto meno l’essenziale. Non esiste migliore maniera di mantenere la tradizione che rinnovarla. Dal Nordest viene un’alimentazione molto povera, semplice ma assai nutriente, e una grande lezione. Su questa base lavoro a San Paolo, il mercato più evoluto del Paese. Faccio cucina artigianale, essenziale, onesta.
e formaggio accompagnati da una gelatina di peperoncini dolci. Cucino tagli poveri di carne e tutti gli ortaggi, compresi quelli dimenticati. Un altro ingrediente che uso è la cotica di maiale, eccezionale fritta, piatto semplicissimo ma molto gustoso. Nel menù ho anche queijo-de-coalho (formaggio di caglio) grigliato tipico del Nordest, carne-de-sol (carne salata essiccata) e una ricca carta di dolci con assaggi rivisitati di dessert contadini.
Ingredienti ordinari per fare cibo straordinario: quali sono le sue basi in cucina e i suoi piatti classici?
La cachaça, che era una bevanda popolare e snobbata dalle classi agiate, è stata rivalutata negli ultimi anni. Si beve pura come aperitivo o digestivo oppure sotto forma di cocktail (il più famoso è la caipirinha, di cui Rodrigo propone cinque versioni, nda) e si usa in ricette dolci e salate. Questo distillato di acquavite di canna da zucchero prodotto in Brasile, che è stato il combustibile dei nostri eroi, della nostra storia, è in linea con il mio orientamento gastronomico e mi ha portato a viaggiare per circa trentamila chilometri all’interno del Paese alla ricerca delle migliori etichette, che ho classificato per regioni: perché un prodotto che viene dal freddo del Rio Grande do Sul è diverso da quello del caldo Ceará.
Tre ingredienti sono fondamentali nella mia infanzia: il mais, i fagioli e la manioca (che in Brasile si chiama mandioca, ndr), originaria dell’Amazzonia brasiliana, poi esportata in Africa e in Asia. Era questa la base della nostra alimentazione quando siamo arrivati a San Paolo. Della manioca, che è un prodotto ad alto valore nutrizionale, esistono molte varietà, tutte simili. La si mangia dolce o salata, in strada, in casa e al ristorante, nel dolce di latte ma anche con la carne o il formaggio: è molto versatile. Dalla manioca si ricava una fecola chiamata tapioca (che si acquista anche già pronta, sotto forma di granelli simili a chicchi di riso), usatissima nel mio Paese. Assai digeribile, economica e nutriente. Nel sertão la utilizzano da tempi remoti. Dalla cucina domestica ci vengono molti insegnamenti per l’alimentazione del futuro. Un mio piatto classico sono i dadinhos de tapioca, cubetti a base di tapioca
Gnocchi di manioca con legumi, “tucupí”, funghi e formaggio di capra. Nella pagina precedente, “ovo mole”, con funghi, gilo (simile alla melanzana), pancetta affumicata e brodo di gallina. Entrambi i piatti sono in menù al ristorante Esquina Mocotó.
Lei ha la più sorprendente collezione di cachaça artigianali brasiliane, con oltre 300 etichette: come nasce questa passione e come ha selezionato i prodotti?
Lei ha aperto da poco un nuovo ristorante, Esquina Mocotó: che cosa lo caratterizza? È un ristorante piccolo, con un piccolo menù di una ventina di proposte. Sono piatti d’autore, ma anche questo locale segue la mia filosofia. Faccio innovazione, ma molto vicino alla tradizione, e uso prodotti locali. L’unica differenza rispetto alla gastronomia del Mocotó è nella ricerca dei prodotti, qui particolarmente curata.
Quali sono i suoi ristoranti del cuore a San Paolo?
I miei ristoranti preferiti sono italiani: adoro la cucina italiana e ho piatti italiani anche nel mio menù. Quindi, appena posso, vado da Vito, Attimo, Fasano, Girarrosto o da Pomodori. PASS: IN BRASILE
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I “dadinhos de tapioca”, cubetti a base di tapioca e formaggio accompagnati da una gelatina di peperoncini dolci (Mocotó). Nelle pagine seguenti: un riso cotto nel forno a legna e un trancio di pesce da Attimo; trilogia di agnello da Laguiole.
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DOVE • COME • QUANDO
Nuova cucina brasiliana SAN PAOLO Mocotó
Avenida Nossa Senhora do Loreto 1100, Vila Medeiros; tel. 0055-1129513056, www.mocoto.com.br Orari: da lunedì a sabato 12-23, domenica 12-17. Prezzi: caldo de mocotó da 9.90 real per la porzione mini a 24.90 real per quella grande (da 3 a 8 euro), mocofava da 11.90 a 32.90 real (da 3.80 a 10.70 euro); dadinhos de tapioca da 12.60 real per 6 pezzi a 19.90 real per 12 (da 4 a 6.50 euro); queijo-de-coalho com melado a 6.90 real per un pezzo e a 29,90 real per 5 (2.20 e 9.80 euro); carne-desol assada a 38.90 real (12,70 euro).
Esquina Mocotó
Avenida Nossa Senhora do Loreto 1104, Vila Medeiros, tel. 0055-11-29497049, www.esquinamocoto.com.br Orari: da martedì a venerdì 12-15 e 19.30-23, sabato 12-17 e 19.30-23, domenica 12-17.
Attimo
*
Rua Giogo Jàcome 341, Vila Nova Conceiçao; tel. 0055-11-23393250, www.attimorestaurante.com.br Orari: da martedì a venerdì 1215 e 19-24, sabato 12-16 e 1924, chiuso domenica e lunedì. Chef: Jefferson Rueda Nato a São José do Rio Pardo, nell’interno di San Paolo.
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Cucina: ricette italiane della famiglia, tecnica francese e ingredienti brasiliani danno vita alla gastronomia “italo-caipira”.
Brasil a gosto
Rua Professor Azevedo do Amaral 70, Jardim Paulista; tel. 0055-1130863565, www.brasilagosto.com.br Orari: da martedì a giovedì 12-15 e 19-00, venerdì e sabato 12-17 e 191, domenica 12-17, chiuso lunedì. Chef: Ana Luiza Trajano Ha dedicato studio e viaggi alla ricerca di sapori e ingredienti dell’intero Paese. Cucina: rivisitazione di selezionati piatti delle tradizioni culinarie di tutti gli Stati brasiliani.
D.O.M. - Dalva e Vito Vedere il servizio NATURA.
Epice
Rua Haddock Lobo 1002, Cerqueira César; tel. 0055-11-30620866, www.epicerestaurante.com.br Orari: da martedì a giovedì 1214.30 e 20-23.30, venerdì 12-14.30 e 20-00, sabato 13-15.30 e 20-00, domenica 13-16, chiuso lunedì. Chef: Alberto Landgraf Originario del Paraná, si è formato a Londra, anche alla corte di Gordon Ramsey. Cucina: basata su contrasti di consistenze e temperature (fragole macerate con riduzione di aceto di mele; capesante con carote sott’aceto; cubetti di gelatina di carota freddi con puré di carota caldo); assume solo giovanissimi
chef, promuovendo una crescita all’interno della sua cucina.
Maní Manioca
Rua Joaquim Antunes 210, Pinheiros; tel. 0055-11-30835024, www.manimanioca.com.br Chef: Helena Rizzo e Daniel Redondo Lei è stata nominata Migliore chef donna del mondo 2014. Cucina: miscela ingredienti tradizionali brasiliani e tecniche culinarie contemporanee, con forti influenze internazionali. Fra gli altri: Chef Vivi della chef Viviane Gonçalves (Rua Girassol 833, Vila Madalena; tel. 0055-1130310079) e Tordesilhas della chef Mara Salles (Al. Tietê 489, entre rua da Consolação e Bela Cintra, tel. 0055-11-31077444)
NEL RESTO DEL BRASILE Olympe
Rua Custódio Serrão 62, Lagoa, Rio de Janeiro; tel. 0055-2125394542, http://olympe.com. br e www.claudetroisgros.com.br Orari: da lunedì a venerdì 12-16 e 19.30-3, sabato 19.30-3, chiuso domenica. Chef: Thomas e Claude Troigros Arrivato a Rio nel 1978, Claude è stato un pioniere nell’uso dei prodotti locali, ispirando le nuove generazioni di chef.
Cucina: ingredienti brasiliani, ispirazione e tecniche francesi.
Remanso do Bosque
Travessa Perebebuí 2350, Belém do Pará; tel. 0055-91-33472829, www.restauranteremanso.com.br Orari: da martedì a sabato 11.30-15 e 19-23, domenica 11.30-15, chiuso lunedì. Chef: Thiago Castanho Invitando spesso altri chef, ha contribuito alla diffusione degli ingredienti esotici dell’Amazzonia. Cucina: prodotti locali trattati con un approccio contemporaneo. Il “Remanso do Peixe”, aperto dal padre, è uno dei migliori ristoranti di pesce (Travessa Barão do Triunfo 2590, casa 64, Belém do Pará; tel. 0055-91-32282477, www.restauranteremanso.com.br).
Roberta Sudbrack
Avenida Lineu de Paula Machado 916, Jardim Botânico, Rio de Janeiro; tel. 0055-21-38740139, http://robertasudbrack.com.br
Ricardo Lapeyre (Laguiole).
Orari: da martedì a giovedì 19.30-23, venerdì 12-15 e 20.30-00, sabato 20.30-00, chiuso domenica e lunedì. Chef: Roberta Sudbrack È stata la prima executive chef della storia del Brasile a dirigere le cucine presidenziali, con Fernando Henrique Cardoso. Cucina: contemporanea ma semplice, con prodotti locali freschi. Fra gli altri: Laguiole - chef Ricardo Lapeyre (Avenida Infante Dom Henrique 85, Parque do Flamengo, Gloria, Rio de Janeiro, tel. 0055-21-25173129) e Manú – chef Manoella Buffara (Alameda Dom Pedro II 317, Batel, Curitiba, tel. 0055-41-30444395).
Helena Rizzo (Maní).
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Le “coxinhas” di Attimo. Fatte con pasta di patate riempita (generalmente) di pollo e crema di formaggio, ricoperte di pangrattato e quindi fritte, sono un classico antipasto o stuzzichino per l’aperitivo.
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DOVE • COME • QUANDO
Cibo di strada da gourmet Prendiamo lo street food, che – si sa – è oggi di gran moda. I brasiliani non hanno certo dovuto inventarsi a tavolino qualche specialità di strada per stare al passo con i tempi: da sempre infatti consumano, in città come sulla spiaggia, pamonhas, queijo-de-coalho, acarajé, pastel… Prendiamo poi la “nuova cucina brasiliana”, che ha portato sulle tavole ingredienti locali, anche umilissimi e “di strada”, trattati però con le tecniche più sofisticate. Nobilitandoli e… creando una moda. Va da sé, quindi, che proprio i nomi più acclamati della gastronomia – insieme con i migliori “etnici” – abbiano recentemente dato vita al fenomeno della comida de rua per gourmet. Ecco allora che i ristoranti di chef del
calibro di Alex Atala aprono una finestra sull’esterno o allestiscono chioschi accanto all’ingresso in veranda per proporre ai passanti le versioni d’autore dei classici di strada o quelle semplificate e/o d’asporto dei piatti serviti alla clientela che si accomoda in sala. Ultimissima novità a San Paolo, poi, sono i food truck, legalizzati (incredibilmente) solo alla fine del 2013: a salire sul furgone per primi sono stati cuochi con esperienze “stellate” e giovani “biologici” formatisi all’estero e tornati in patria con l’idea di rendere nomade il cibo di qualità. Ora è tutto un proliferare di “venditori ambulanti” che portano in giro le cucine più disparate: brasiliana sì, ma anche italiana e giapponese, tradizionalissime in
città, come pure il fish and chips londinese. Lo stesso Atala, che ha contribuito con il suo “peso” a far passare la legge, sta pensando di mettersi sulle 4 ruote…
I CHIOSCHI DEGLI CHEF AK na Rua
Rua Fradique Coutinho 1240, Vila Madalena, Pinheiros; tel. 0055-11-32314496. Orari: da martedì a venerdì 11.30-14.30 (venerdì fino alle 15) e 19.30-23; sabato 12-16 e 19.30-23, domenica 12-16.30, chiuso lunedì e in caso di pioggia. Sotto una tenda viola nel patio del ristorante della chef Andrea Kauffmann (www.akvila.com.br) vengono serviti panini con insalata di uova biologiche e aneto (6 real, 2 euro) oppure riempiti con falafel, sottaceti, melanzane fritte, pomodori, cetrioli, hummus e tahina (10 real, 15 real se serviti nel piatto; 3.20-4.80 euro).
Domingo Cevichero
Rua Matheus Grou 488, Pinheiros; tel. 0055-11-30341763, www. facebook.com/suricevichebar
Il piccolo e colorato Tabuleiro do Acarajé, dove gustare le specialità di Salvador de Bahia.
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Orari: l’ultima domenica del mese dalle 18 alle 21. All’esterno del ristorante peruviano Suri dello chef Dagoberto Torres (www.suri.com. br) si possono gustare cozze al pisco (12 real, 3.90 euro), fagioli e costolette (10 real, 3.20 euro), il classico ceviche peruviano (12 real), calamari e gamberi (14 real, 4.50 euro), banane e patate dolci fritte (5 real, 1.60 euro); da bere, ovviamente, pisco sour (14 real).
Mercadinho Dalva e Dito
Rua Padre João Manuel 1115, Cerqueira César; tel. 0055-11-30684444. Orari: da lunedì a sabato 11-21, domenica 11-17. All’esterno dell’omonimo locale di Atala (www.dalvaedito.com.br), propone versioni da asporto dei piatti serviti nel ristorante, come le costolette di maiale (20 real per 450 grammi, 6.50 euro), il celebre galeto de televisão (30 real, 9.70 euro), l’“insalata di Dalva” con l’uovo sodo grattugiato (10 real per 200 grammi, 3.20 euro) e qualche dolce (per esempio le carote con cioccolato amaro fuso a 15 real, 4.80 euro, e il cioccolato e banana a 9 real, 2.90 euro). Fra i classici il sandwich ripieno di carne di maiale, fatto però alla maniera di Atala (la carne resta due giorni in salamoia e altri due giorni in una marinata di verdure, spezie e rum ed è infine arrostita per tre ore): costa 14 real (4.50 euro) e si può avere anche con la baguette.
Tem Tacacá na Tietê
Alameda Tietê 489, Jardim Paulista; tel. 0055-11-31077444, www.facebook.com/ RestauranteTordesilhas
A TAVOLA NELLE FAVELAS A San Paolo
Il 22enne Matheus Oliveira, fresco di “diploma” alla Gastromotiva (l’organizzazione creata dallo chef David Hertz per promuovere l’inclusione dei giovani di bassa estrazione per mezzo della cucina), ha vestito i panni del “critico da gastronomia periférica” e sta stilando una sorta di “Guida Michelin” delle migliori tavole popolari delle favelas, dove mangiare delizie a prezzi stracciati. Come al Rainha do mocotó a Campo Lindo e all’Ateliê Sustenta CaPão a Capão Redondo (www. facebook.com/ateliesustentacapao). Tutte le recensioni, complete di informazioni pratiche (indirizzi, orari e prezzi), sono su http://enoisconteudo. com.br/category/de-ponta/ prato-firmeza-de-ponta Per chi preferisce non andare da solo: Flavia Liz Di Paolo (che parla anche italiano) organizza tour culturali e gastronomici personalizzati in tutta la città, favelas comprese, in particolare a Paraisópolis e Monte Azul (http://www.flavializ.com/en).
A Rio de Janeiro
Ha cominciato con un docufilm e si è ritrovato a scrivere la Guia gastronômico das favelas do Rio, con un centinaio di indirizzi in 8 favelas cosiddette “pacificate” (Rocinha, Morro da Providência, Tabajaras, Santa Marta, Vidigal, Mangueira, Morro dos Prazeres e Complexo do Alemão, dove si sono accesi appetiti imprenditoriali e quindi i prezzi stanno
salendo, costringendo i vecchi residenti a trasferirsi in baraccopoli più “tradizionali”…). Si spazia dalla cucina giapponese dei nordestini ai sapori esotici come quello del capibara: l’autore garantisce ottimo cibo, gestione locale, apertura frequente, luoghi sicuri, vista panoramica e/o qualcosa di tipico del luogo. Bloch, però, si è proprio appassionato alla cucina di strada della sua città e così ha proseguito realizzando la Guia carioca da gastronomia da rua (alla seconda edizione), con indirizzi selezionati in tutta Rio. Per saperne di più: www.facebook.com/ GuiaGastronomicoDas FavelasDoRio, www.facebook. com/gastronomiaderua, www.gastronomiaderua.com.br, http://gastronomia derua. blogspot.it; i libri possono essere acquistati qui: http://bit.ly/1mYibQ5 Da segnalare anche la guida Comer & Beber da Paz, edita dal 2013 da “Veja Rio”, che premia i migliori ristoranti delle comunità pacificate (nella giuria siede anche Bloch): in cima alla lista ci sono Glimário (Rocinha), il Bar do Tino (www.facebook. com/BarDoTino) e il Bar do Omar (www.facebook.com/ BarDoOmar). Per indirizzi, recensioni e tutte le informazioni pratiche: http://abr.ai/1pd XstX e http://abr.ai/1xh0Nxd. Per chi preferisce non andare da solo: Favela Tour di Marcelo Armstrong porta a visitare a piedi la Rocinha e Vila Canoas (http://www.favelatour.com.br).
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Orari: primo giovedì del mese dalle 17 alle 20. È stata la chef Mara Salles del Tordesilhas (www.tordesilhas. com) ad aprirsi per prima sulla strada e a lanciare la raccolta di firme fra i colleghi affinché a San Paolo venisse legalizzato lo street food. Oggi continua ad allestire la veranda del suo locale, secondo una tradizione delle città amazzoniche, servendo la tacacá, un piatto tipico proprio dell’Amazzonia.
FOOD TRUCK Buzina
www.facebook.com/buzinafood truck e www.buzinabrasil. com.br/Bem_Vindo.html Jorge González, cubano di Miami con esperienze in cucine londinesi e al D.O.M. di Atala, e Márcio Silva, brasiliano tornato in patria dopo 15 anni trascorsi fra New York e San Sebastián, dove ha lavorato nel super premiato ristorante Mugaritz, portano per le strade curry di pollo biologico, sandwich di spalla di maiale, hamburger da gourmet (una specialità della casa è il truck burger, con cipolla caramellata e formaggio groviera, a 18 real, 5.80 euro) e patate fritte tagliate a mano e mai surgelate (6 real, 2 euro). Per sapere dove trovarli basta seguirli su FB.
Holy Pasta
chi (15 real, 4.80 euro), ravioli di ricotta con le noci (18 real, 5.80 euro) e tortello ripieno di carne di vitella (22 real, 7 euro).
Jameson
tel. 0055-11-38536511, https://it.foursquare.com/v/ jameson-food-truck/5261b0df11d2205cb952949f André Mifano, chef e proprietario del ristorante Vito (www.vito restaurante.com.br), porta in giro un fish and chips brasileiro (il pesce è il surubi, un pesce gatto dei fiumi sudamericani, mentre le “patate” fritte sono di manioca), diverse versioni di curry, panini gourmet e hamburger. Fra le specialità la pancetta di maiale con salsa verde e rosti di manioca con brie, cipolla e peperoncino (15 real, 4.80 euro). Si muove fra Pinheiros, Vila Madalena e Santa Cecília: per sapere dove si trova esattamente controllare su Foursquare.
Temaki Navan
www.facebook.com/Temaki. Navan e www.navan.com.br Serve 30 tipi diversi di temaki su un van eco-friendly (funziona a biodiesel, si alimenta con energia solare ed eolica, ha illuminazione LED, usa prodotti realizzati con materiale riciclato e fa la raccolta differenziata). È stato fra i primi a scendere in strada, su idea del dj Alan Liao.
tel. 0055-11-93211659, www.facebook.com/Holy PastaFoodtruck e https:// twitter.com/Holyfoodtruck
Tabuleiro do Acarajé
La migliore pubblicità? Lo chef Atala immortalato con la maglietta di Holy Pasta! Il van si muove generalmente fra la Rua Rodésia e i giardini. In menù, polpette al sugo e crema di formaggio, gnoc-
Orari: da lunedì a giovedì 17-22, sabato 12-18.
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Fatima e Miri de Castro servono l’acarajé, il più tipico cibo di strada di Salvador de Bahia, a 10 real, 12 nel piatto (3.20-3.90 euro).
TRADIZIONALI Rua Dr Cesário Mota Jr 611, Vila Buarque; tel. 0055-1143014363, www.facebook. com/tabuleirodoacaraje
FIERE E MERCATI GASTRONOMICI Butantan Food Park Rua Agostinho Cantu 47, Butantã; https://www.facebook. com/ButantanFoodPark
Vicino al ponte Eusébio Matoso, è un nuovissimo “ritrovo” stabile di food truck e stand con le più diverse specialità. In programma eventi legati al cibo, dalla “SP Burger Fest” al mercato dei produttori agricoli. Ogni domenica, dalle 12 alle 19, ospita la “Feirinha Gastronômica”, che ha appena traslocato qui dalla sua sede storica (Praça Benedito Calixto a Pinheiros): una trentina di bancarelle con chef, curiosità e prodotti (http://feirinhagastronomica.com.br e www.facebook. com/FeirinhaGastronomica). Si mangia (bene) spendendo da 10 a 30 real (3.20-9.60 euro).
Mercado Municipal
Rua Cantareira 306, Luz; tel. 0055-11-33137456 o 33133365; www.oportaldomercadao.com.br e www.facebook. om/pages/Portal-do-Mercadão/202088406473061 Orari: da lunedì a sabato dalle 6 alle 18, domenica e festivi dalle 6 alle 16. In un edificio degli anni Trenta ci sono quasi 300 tra venditori, bar e ristoranti. Da provare: pastel de bacalhau all’Hocca Bar (www.hoccabar.com.br) e il più famoso sandwich di mortadella col formaggio al Bar do Mané (www.bardomane.com.br).
I CLASSICI DELLA STRADA Açai na tigela Frullato di açaí (frutti di una palma amazzonica) congelati, servito in una ciotola o in un bicchiere, condito con muesli e mescolato con altri frutti, con l’aggiunta di sciroppo di guaranà.
Acarajé
Pasta di fagioli (del tipo bruno con occhio nero) fritta nell’olio di dende e riempita con vatapá (pasta gialla fatta con farina, gamberetti, arachidi, latte di cocco e cipolla) e caruru (preparato con il gombo tagliato a fettine e fritto con erbe varie).
Aipim Frito
Manioca fritta, uno dei più popolari e consumati snack del Brasile.
Brigadeiro
Tipico dolcetto brasiliano, leggermente croccante all’esterno e morbidissimo all’interno, preparato con latte condensato, cioccolato e burro.
Caldo de cana
Succo di canna da zucchero.
Coxinha
Simile nell’aspetto all’arancino siciliano, è fatta con pasta di patate ripiena di pollo bollito e
tagliuzzato, anche con aggiunta di crema di formaggio. Modellata come una coscia di pollo (“coscetta”, appunto), viene ricoperta di pangrattato e fritta. La tradizione vuole che sia stata inventata a San Paolo nel XIX secolo, durante l’industrializzazione della città.
Cuscuz de tapioca
Si prepara con la tapioca granulare, zucchero e cocco fresco, amalgamati con latte bollente (anche di cocco); il preparato viene lasciato riposare e poi messo in frigo. In strada e sulla spiaggia spesso ci versano sopra un pochino di latte condensato.
Empada
Una sorta di quiche, generalmente di formaggio o di pollo.
Espetinho de camarão Spiedino di gamberetti, anche impanati.
Pamonha
È il corrispettivo del tamal mesoamericano. Si tratta di una pasta a base di mais e latte (anche di cocco), che viene bollita avvolgendola in foglie di mais. Può essere salato o dolce: nel primo caso lo “gnocco” può essere riempito con formaggio, salsiccia, carne macinata, pollo
tritato, pepe; nel secondo è comune farcirlo con polpa di noce di cocco.
Pão de queijo Piccolo “pane” fatto di manioca (dolce e/o acida), uova, latte, olio vegetale e formaggi di latte di mucca.
Pastel
Pastella fritta in olio vegetale, riempita con formaggio, pollo, cuori di palma, gamberetti, manzo e/o verdure.
Queijo-de-coalho
Questo formaggio, simile al primo sale, quando viene scaldato rimane croccante fuori e morbido dentro. Viene consumato molto come spiedino e fritto.
Tacacá
Zuppa preparata con jambú (acmella) e tucupí (un brodo a base di manioca, gamberetti essiccati e piccoli peperoni gialli), servita molto calda in una coppa chiamata cuia (nelle foto).
Tapioquinha
Un disco di tapioca cotto in padella e ripiegato come una crêpe su una noce di burro, formaggio e tucumã, carne o qualsiasi altro ripieno si voglia.
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Il primo giovedì del mese, la chef Mara Salles - grande sostenitrice della “comida de rua” in ogni sua forma allestisce la veranda del suo locale a San Paolo, nel quartiere del Jardim Paulista, per la Tem Tacacá na Tietê: dalle 17 alle 20 serve (caldissima) la “tacacá”, un piatto tipico delle regioni amazzoniche.
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Preparata con “jambú” (acmella) e “tucupí”, la “tacacá” viene servita in una coppa chiamata “cuia”.
André Mifano, proprietario e chef del ristorante Vito, sul suo Jameson Food Truck…
… dove cucina “fish and chips brasileiro”, diverse versioni di curry, panini gourmet e hamburger.
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NATURA PASS: IN BRASILE
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Una piccola comunità Ultimi degli ultimi, i “caboclos” di Xixuaú si sono organizzati per difendere uno dei tratti di foresta amazzonica a più alto tasso di biodiversità. In attesa dell’istituzione ufficiale della “reserva extrativista”, hanno studiato e si sono dati all’ecoturismo. di MADDALENA STENDARDI
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© Olivier Goujon
per una grande foresta Stato di Roraima, Amazzonia centro-settentrionale, 500 chilometri a nord di Manaus: 150 persone, concentrate nel villaggio di Xixuaú, sorvegliano – quasi fossero guardiaparchi – un’area di 200mila ettari che si estende lungo il Rio Jauaperi, affluente del Rio Negro. Sono caboclos, termine (che deriverebbe dalla parola in lingua tupi kari’boka, “figlio dell’uomo bianco”, o da caa-boc, “proveniente dalla foresta”) usato in Brasile in senso dispregiativo per indicare i meticci discendenti da indigeni ed europei, uno dei gruppi più emarginati del Paese. Tra indigeni e caboclos c’è una differenza enorme e, per paradossale che possa sembrare, i
caboclos stanno ancora peggio degli indigeni. Storicamente dimenticati dalle istituzioni governative, lontani dalle grandi città, isolati, vivono in condizioni di estrema povertà e si vedono negati i diritti fondamentali all’istruzione, alla salute e al lavoro. In gran parte si spostano nei centri urbani dove, privi delle competenze necessarie per sopravvivere, sono ridotti all’invisibilità. Senza forti radici culturali (a differenza degli indigeni), discriminati e deprivati di un’identità precisa, anche religiosa (essendo protestanti che “migrano” di setta in setta), resistono con difficoltà alle ingerenze del governo. PASS: IN BRASILE
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Qui sopra, un alligatore nel delta del Rio delle Amazzoni. Nelle pagine precedenti: navigazione sul fiume. Alle pagine 46-47: una distesa di “Victoria amazonica”, ninfeacee giganti. Alle pagine 44-45: le cascate dell’Iguaçu.
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Eppure i caboclos della comunità Xixuaú sono riusciti a organizzarsi per contrastare la deforestazione e la distruzione dell’ambiente naturale attraverso azioni di sorveglianza e monitoraggio del loro territorio volte a evitare il bracconaggio e il taglio illegale del legname e a impedire l’accesso ai pescherecci commerciali. Nel 1992 hanno costituito l’Associação Amazônia, consapevoli che solo migliorando le proprie condizioni di vita avrebbero potuto restare in quell’area e proteggere la selva. Fortemente voluto dagli abitanti delle comunità locali con il coordinamento di Amazônia Onlus, organizzazione
© Giulio Andreini
no profit che opera dal 2004 per la conservazione della foresta e dei suoi abitanti, il Progetto Xixuaú ha portato notevoli benefici anche alle altre otto comunità della regione per un totale di mille persone. Per garantire la protezione formale del loro “fazzoletto” di foresta - decretato dal Ministero brasiliano per l’Ambiente “area ad altissimo grado di biodiversità” (Probio, MMA, 2007) - combattono dal 2001 affinché la regione sia riconosciuta come Reserva Extrativista do Baixo Rio Branco-Rio Jauaperi. La “reserva extrativista” (Resex) è una tipologia di area protetta, stabilita con una legge del 2000,
che garantisce ai nativi il diritto esclusivo all’uso e alla gestione delle risorse naturali, per sviluppare in modo sostenibile le economie locali, assicurando alla comunità il diritto di permanenza nella propria terra. Rappresenta quindi un elemento cruciale nella strategia nazionale e internazionale di preservazione dell’Amazzonia, un modello di conservazione e valorizzazione della foresta tropicale e della biodiversità basato sullo sviluppo sostenibile delle popolazioni che vivono lungo le rive dei fiumi e sono considerati custodi diretti dell’ecosistema naturale, in quanto depositari di una grande conoscenza traPASS: IN BRASILE
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Fra i “caboclos” Il soggiorno minimo previsto è di 7 giorni e si spendono 120 euro al giorno a testa comprensivi di viaggio da Manaus, vitto, alloggio ed escursioni, oltre a itinerari naturalistici e una notte (facoltativa) in accampamento nella foresta. Il trasporto per gruppi grandi è effettuato con il battello privato della comunità, mentre i piccoli gruppi (fino a 6 persone) utilizzano quelli di linea da Manaus a Moura (circa 22 ore lungo il Rio Negro); da lì una barca della comunità porta a Xixuaú (5 ore di navigazione). Info: www.amazoniabr.org/it/ecotourism.asp
Qui sopra, un aruaco nella zona di Belem. Nelle pagine seguenti, due giovani giaguari. A pagina 57: palme di “açaí”, dall’esile e lunghissimo fusto. Gli indigeni chiamano la loro bacca “icá-cai”, il “frutto che piange” .
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dizionale che consente loro di “usare” la foresta senza alterarne gli equilibri. La Resex, che dovrebbe avere un’estensione di 630mila ettari, attende di essere riconosciuta formalmente, passaggio fondamentale per bloccare i sempre nuovi progetti di sfruttamento, come la costruzione di una strada che il governo di Roraima vorrebbe far passare proprio nel mezzo del territorio dei caboclos per procedere con la deforestazione intensiva per fare spazio alla soia e agli allevamenti delle multinazionali agro-alimentari. Il Progetto Xixuaú è innovativo e si differenzia dalla maggior parte degli altri in Amazzonia
© Olivier Goujon
(dove operano prevalentemente associazioni ambientaliste a tutela dell’ecosistema) proprio perché è il prodotto diretto dell’iniziativa dei caboclos (con cui lavorano in pochi), che organizzano corsi di formazione e costruiscono scuole, ambulatori e strutture per lo sviluppo ecoturistico. Si toccano con mano l’aumentata alfabetizzazione, una diffusa professionalità (che permette lavori definiti con un salario preciso) e la nascita di nuove forme di reddito (come la raccolta delle noci di Amazzonia, vendute al mercato di Manaus). Ma è soprattutto il programma di ecoturismo a garantire le maggiori
opportunità alla comunità come alla foresta. Cinque strutture di legno (malocas) con venti posti letto sono a disposizione dei viaggiatori, ma anche dei ricercatori di istituti universitari di tutto il mondo attratti dall’altissima biodiversità dell’area. Attraverso percorsi formativi svolti a Manaus, i membri della comunità – prevalentemente pescatori e piccoli agricoltori – sono diventati cuochi, contabili e guide ambientali in grado di assistere i visitatori e di produrre piccoli gioielli, cinture e cestini con semi, fibre e legno. A turno, perché c’è sempre la foresta di cui occuparsi. PASS: IN BRASILE
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Il trionfo della natura Il Brasile è uno dei Paesi con maggiore diversità biologica. Ospita fra il 15 e il 30 per cento della totalità di specie viventi. Ci sono parchi nazionali, riserve biologiche e indigene, monumenti naturali, reservas extrativistas, foreste nazionali, aree di protezione ambientale: 1 milione 800mila chilometri quadrati, a volte – e per varie ragioni – difficilmente controllabili (l’ICMBio ha iniziato la sperimentazione con i droni). Per saperne di più: www.ibama.gov.br/resex/resex.htm, http://www.icmbio.gov.br/portal/o-que-fazemos/visitacao/visite-os-parques.html e www.mma.gov.br/
Amazzonia
È la più grande riserva biologica del mondo. Senza quei 6,7 milioni di chilometri quadrati, attraversati per 6.000 chilometri dal Rio delle Amazzoni, senza il respiro degli alberi che lo popolano, il clima della Terra intera sarebbe diverso da quello che conosciamo e di cui abbiamo bisogno per vivere. Eppure, si sa, quel polmone verde è sotto la minaccia della deforestazione per la ricerca di risorse energetiche, la creazione di infrastrutture, industrie estrattive, processi speculativi... Visitare l’Amazzonia non è cosa per tutti: servono spirito d’adattamento, amore per la natura e soprattutto buone guide locali.
Pantanal
È la più grande pianura alluvionale del pianeta: 210.000 chilometri quadrati fra Brasile (la maggior parte), Paraguay e Colombia che per sei mesi l’anno sono una distesa d’acqua dolce a causa delle piene del Rio Paraguay e dei suoi affluenti. Qui si possono trovare ben 650 specie di uccelli, fra i quali il coloratissimo pappagallo ara e la cicogna più grande del mondo (ja-
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birù), oltre a piante e animali, fra cui caimani e giaguari. Info: http://bit.ly/1iz3zEz e www.portalpantanal.com.br
Iguaçu
Un sistema costituito da 275 cascate (ma possono arrivare a 350 nella stagione delle piogge) con altezze fino a 70 metri, una grandiosa massa d’acqua che sprigiona una potenza impressionante divisa fra il parco nazionale argentino (www.iguazuargentina.com) e quello brasiliano, entrambi patrimonio dell’umanità secondo l’Unesco. Info: www.cataratasdo iguacu.com.br
Parnaíba
È il più grande santuario ecologico del Nordeste brasiliano, il terzo delta al mondo dopo quello del Nilo e del Mekong. Un ecosistema di isole, dune e lagune, boschi di manghi e di mangrovie che, nella stagione giusta, offrono un appoggio agli ibis rossi. Info: http://bit.ly/1i1edZW
Fernando de Noronha
È una riserva marina, patrimonio naturale dell’umanità
Unesco, un arcipelago di origine vulcanica che ospita nelle sue acque e nelle sue foreste specie in via d’estinzione. Qui si possono ammirare razze, squali, uccelli marini, tartarughe rare e delfini. Ideale per subacquei, ecoturisti e surfisti, ma la permanenza è limitata per questioni ambientali. Info: http://bit.ly/1iz4gNU
Lençóis Maranhenses
I Lençóis, lenzuoli in portoghese, sono altissime dune di sabbia bianca che cambiano la loro disposizione a seconda dei venti. L’area ha l’aspetto di un deserto, ma qui piove e quando accade scorrono fiumi che creano numerosissimi specchi d’acqua dolce. Vi transitano moltissime specie di uccelli migratori. Info: http://bit.ly/1nesaRt
Chapada Diamantina
Protetto da un parco nazionale, è un vasto altopiano con montagne, fiumi, cascate, piccoli pozzi e caverne. Tutta la regione della Chapada offre l’ambiente ideale per praticare trekking, speleo e roccia. Info: http://bit.ly/1loqjqE
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Viaggiare responsabili Un viaggio di turismo responsabile si basa su principi di equità economica, tolleranza, rispetto, conoscenza e incontro. Si visitano le bellezze naturali, storiche e artistiche incontrando le popolazioni locali e conoscendone le tradizioni, in un’ottica di scambio culturale. E si utilizzano servizi del posto, lasciando la maggior parte dei proventi alle popolazioni locali. «Negli ultimi anni si sono sviluppate molte esperienze interessanti di turismo comunitario», spiega Alfredo Somoza, direttore dell’ICEI (Istituto Cooperazione Economica Internazionale). «Anche ICEI ha lavorato con le popolazioni locali tra Manaus (punto di partenza per le escursioni nella foresta amazzonica) e Silves, isola nel Rio delle Amazzoni» (http://bit.ly/1lpHNc9). Fra i tour operator che organizzano dall’Italia viaggi responsabili e di turismo comunitario: Planet Viaggi (www.planetviaggi.it), Viaggi Solidali (www.viaggisolidali.it), Viaggi e Miraggi (www.viaggiemiraggi.org), Hermes ecoturismo (www.hermesecoturismo.com). A Manaus: Viveverde Turismo (www.viverde.com.br/index.html).
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Il giacimento di Atala Di Silvia Frau
Ha portato in tavola ingredienti sconosciuti agli stessi brasiliani, come la pupunha o il cupuaçu, e con essi sapori, colori e profumi provenienti in particolare dell’Amazzonia. È Alex Atala, lo chef-patron del D.O.M. di San Paolo (per chi ama le classifiche, al 7mo posto nella lista “The World’s 50 Best Restaurants”), nonché colui che ha cambiato il corso della cucina brasiliana contemporanea, arricchendola di alimenti selvatici, raccolti dai nativi in zone remote del Paese. «Sono aree povere dove spesso la gente, per necessità, lavora in attività non sostenibili, prima fra tutte la deforestazione», racconta pensando ai ripetuti viaggi fatti da piccolo con il papà e il nonno in Amazzonia, da dove proviene il 60 per cento dei prodotti utilizzati in cucina. «Valorizzarli diventa un’alternativa per l’economia locale e un modo per restituire alla natura quanto le abbiamo tolto. Non ultimo, rende le persone consapevoli del patrimonio che hanno e della responsabilità verso l’ambiente. Perché se è corrotto non dà più gli stessi frutti». La sperimentazione in cucina diventa quindi anche una ricerca di un beneficio ambientale e soprattutto sociale, eppure Atala è conscio che l’etichetta di cucina “sostenibile” è forzata: «Una volta raccolti i prodotti devono viaggiare per chilometri e chilometri», dice perdendo solo per un attimo il sorriso che lo contraddistingue. Ma è sicuramente una cucina orgogliosa delle proprie origini, dove le materie prime vengono trattate con il rispetto che si deve ad alimenti rari, trasformati in profumi, sapori e texture inediti che deliziano occhi e palato. D.O.M. Rua Barão de Capanema 549, Cerqueira César, San Paolo; tel. 0055-11-3088 0761, http://domrestaurante.com.br Dalva e Dito Rua Padre João Manuel 1115, Cerqueira César, San Paolo, tel. 0055-11-30684444, http://dalvaedito.com.br PASS: IN BRASILE
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ARTE
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“Mestiça” (2012) di Adriana Varejão. Nelle pagine precedenti, un’opera della serie “Gambiarras” (2008) di Cao Guimarães. Nelle pagine seguenti: “Monumento (meio enterrado) à deriva continental” di Thiago Rocha Pitta, installata alla trentesima Biennale di San Paolo, nel 2012.
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Contesi da prestigiosi musei e ricchi collezionisti, gli artisti contemporanei brasiliani – che trent’anni fa sono emersi oppure sono nati – stanno attraversando una stagione avvincente. Fra gallerie private di successo e fiere di interesse mondiale, ecco le tappe imperdibili di un tour a caccia dei nomi più quotati. A San Paolo e a Rio, ma non solo… di Silvia Frau Anche in stagione di mondiali, fra San Paolo e Rio de Janeiro il confronto avviene sempre di meno sul campo da calcio e sempre di più nel mercato dell’arte, in particolare quello del moderno e contemporaneo. E se la città paulista, votata al business, caotica, perennemente bloccata nel traffico, vanta una delle fiere più interessanti del settore,
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QUELLI DEGLI ANNI 80 la SP-Arte, gli esuberanti carioca sono in grande ascesa con ArtRio. Fuori dai luoghi comuni, è un match tutto da seguire, che si gioca soprattutto negli spazi privati, alcuni dei quali sono tappe fondamentali per gli appassionati del settore. A San Paolo, cartina alla mano (ne esiste una su cui sono indicati tutti i centri espositivi: 17 pun-
tini per musei e luoghi pubblici, 80 per le gallerie private, un’altra decina per spazi istituzionali più altrettanti atelier), si può cominciare con la Galeria Leme. Una delle prime a partecipare a eventi internazionali, ospita importanti artisti locali e non in un involucro progettato da Paulo Mendes da Rocha, vincitore nel 2006 del premio Pritzker PASS: in brasile
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di Architettura, in uno stile definito “brutalismo brasiliano”. Un dialogo con il resto del mondo che cresce anche negli spazi della Galeria Fortes Vilaça, nel vicino e sofisticato distretto di Pinheiros, dove sono esposte – fra l’altro – le sculture-installazioni di Ernesto Neto e le pitture tridimensionali di Adriana Varejão. Non lontano c’è la Galeria Millan, altro atelier blasonato per gli artisti brasiliani nonché spazio privilegiato per appuntamenti mondani; da venticinque anni sul mercato, rappresenta – per esempio – Paulo Pasta e la visual artist Sofia Borges. Un quarto di secolo anche per Casa Triângulo, nel distretto di Itaim Bibi, che promuove contemporanei brasiliani, come Mariana Palma, con le sue foreste coloratissime, e Sandra Cinto e le metafore di acqua. Più giovane – come evidenzia la ricerca di nuovi linguaggi, fra i quali la street art –
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la Choque Cultural. Festeggia, invece, gli “anta” la Galeria Luisa Strina, un’istituzione in città, come la proprietaria, che racconta i difficili inizi: «Era il ’74 e per un anno non ho avuto nemmeno il telefono», sorride. «Solo nel 1986 si è aperto il mercato e si è cominciato a esportare. Ma fino all’inizio del secolo è stato molto difficile. Non come ora che tutti vogliono l’arte brasiliana». Tanto che, spiega, «anche i nostri musei iniziano a comprare». A tal proposito, non si può lasciare San Paolo senza aver visitato il MAC, Museu de Arte Contemporânea, che dal 2012 si trova nel complesso architettonico creato da Oscar Niemeyer nel Parque do Ibirapuera; fino al 30 novembre ospita la mostra “Cenários” della pittrice Vânia Mignone. O la Estação Pinacoteca, che presenta fino al 27 dicembre 2015 “Arte no Brasil: uma história do Modernismo”,
Qui sopra, “Estrada de Maragoji” (2010) di Carlito Carvalhosa. In alto: a sinistra, “Herança” (2007) di Thiago Rocha Pitta; a destra, una foto della serie “Paquerinhas” (2007) di Cao Guimarães. Nella pagina a fianco, “Overground” (2008) di Marcellvs L.
Tips
Architettura contemporanea su progetto di Ruy Ohtake per quella che tutti conoscono come “melancia” (anguria) per la sua forma particolare. Ospita l’hotel Unique, che ha una delle terrazze più belle dalle quali dominare San Paolo all’ora dell’aperitivo.
con opere di Tarsila do Amaral, Cãndido Portinari, Emiliano Di Cavalcanti, Alfredo Volpi, Lasar Segall, Victor Brecheret, del periodo 1920-50. Ci spostiamo a Rio de Janeiro, dove il Mam RJ, Museum of Modern Art, fa il punto su se stesso con “Sua história, seu patrimônio” al quale, dal 17 ottobre, si aggiunge “Genealogias do Contemporâneo – Coleção Gilberto Chateaubriand MAM e Coleção MAM”, un’importante retrospettiva che riunisce i lavori dei principali esponenti dell’arte brasiliana tra il 1920 e il 1970 (entrambe le esposizioni terminano il 31 dicembre). Si torna sul contemporaneo con la visita alle gallerie private Anita Schwartz e Arthur Fidalgo: in quest’ultima hanno esposto anche Cláudio Paiva e Umberto Costa Barros, che raramente appaiono in spazi PASS: in brasile
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La Galeria Adriana Varejão a Inhotim.
commerciali. Infine uno sguardo a un atelier: anche se espongono a San Paolo, molti artisti preferiscono avere il proprio studio a Rio, in particolare nel quartiere bohémien di Lapa, a ridosso di Santa Teresa. Nell’Ateliê 52, Daniel Senise è impegnato
in una particolare tecnica di collage con la quale ha realizzato anche un’opera scelta a rappresentare la Copa do Mundo FIFA Brasil 2014TM. Palla al centro e che, tra le due anime del Paese verde-oro, vinca la migliore.
“Projecto para uma pintura com temporal #1” (2002) di Thiago Rocha Pitta.
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“Inmensa” (1982-2002) di Cildo Meireles a Inhotim.
Detour a Inhotim
Un dialogo fra la natura e l’arte contemporanea. Sulle montagne del Minas Gerais, a Brumadinho, qualche decina di chilometri da Belo Horizonte (fra le sedi del Mondiale di calcio), Bernardo de Mello Paz, uno dei maggiori collezionisti del Paese, ha dato vita qualche anno fa al Centro de Arte Contemporânea Inhotim. In una zona conosciuta principalmente per le miniere di ferro, alle quali il magnate deve la propria fortuna economica, ha creato un luogo che accoglie i lavori di artisti internazionali, declinati in singole opere, installazioni e progetti site-specific, raccolti in gallerie monografiche e interi padiglioni. Nel Sonic Pavilion dell’americano Doug Aitken un microfono scende per 200 metri sotto la superficie per ascoltare il rumore della Terra; nel Narcissus Garden della giapponese Yayoi Kusama ci si specchia in centinaia di sfere d’acciaio che galleggiano nell’acqua. E ci si “perde” nei
riflessi della caleidoscopia Viewing Machine di Olafur Eliasson e nel fascio di steli di Chris Burden (Beam drop Inhotim). Poco lontano Elevazione di Giuseppe Penone, albero in bronzo sorretto da cinque piante endemiche, e l’enorme trattore De Lama Lâmina di Matthew Barney. Tanti anche gli artisti brasiliani: Cildo Meireles, Hélio Oiticica, Vik Muniz e Adriana Varejão (ex moglie di Bernardo de Paz), accolti negli oltre 300 ettari di parco. In un dialogo ininterrotto con il territorio, che si arricchisce anno dopo anno.
Centro de Arte Contemporânea Inhotim Rua B, 20 Inhotim, Brumadinho; tel. 0055-31-35719700, www.inhotim.org.br Orario: da martedì a venerdì 9.30-16.30, sabato e domenica 9.30-18.30, chiuso lunedì. Ingresso: martedì gratuito, mercoledì e giovedì 20 real (6.50 euro), da venerdì a domenica 30 real (circa 10 euro).
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“True Rouge” (1997) di Tunga al Centro de Arte Contemporânea Inhotim. Nelle pagine seguenti: due opere senza titolo di Mariana Palma alla Casa Triângulo.
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CHI SONO E QUANTO VALGONO Maggio 2008: O mágico viene battuto per più di un milione di dollari. Novembre 2012: la tela Meu Limão è venduta all’asta da Sotheby’s, a New York, per 2,1 milioni, un primato assoluto per un artista brasiliano vivente. Sul tetto artistico del Paese verde-oro c’è la carioca Beatriz Milhazes, esponente di quella “Geração 80” esplosa nel Brasile liberatosi dalla dittatura. È il successo di un’intera generazione, sospinta dalle avanguardie moderniste – cui il mercato assegna oggi estremo valore (alle aste del 2013, 4 lotti dei soli Sérgio de Camargo e Lygia Clark sono stati venduti per 6,3 milioni di dollari) – e traino per quelli che negli
anni Ottanta sono nati. Nel 2012 il mercato brasiliano dell’arte ha registrato nel complesso un giro d’affari di 455 milioni di euro, che corrisponde solo all’1 per cento di mondiale, ma è in costante crescita. Così come il numero dei grandi collezionisti locali, che hanno un potere d’acquisto impressionante. Vanno a gonfie vele le vendite primarie delle gallerie di arte contemporanea all’estero, passate dai 10 milioni di dollari del 2010 ai 51 del 2013 (dati ABACT). Ecco allora i nomi che bisogna conoscere. Una curiosità: se San Paolo batte Rio per quantità di gallerie e affari, sono invece in gran parte carioca gli artisti più acclamati.
I “CAMPIONI DI INCASSI” Carlito Carvalhosa (San Paolo, 1961). Celebrato artista concettuale della “Geração 80”, usa diversi materiali per trasformare gli spazi architettonici. La sua opera più famosa è la monumentale installazione Sum of Days (2011) che fu posta nell’atrio del MoMa. Gallerie: Silvia Cintra + box4 e Nara Roesler. Sandra Cinto (Santo André,
1968). Nelle sue intricate opere, l’artista rappresenta il mare, il cielo e gli elementi della natura come metafore visive dell’odissea della vita. Galleria: Casa Triângulo.
Pinacoteca do Estado de São Paulo.
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Iran do Espírito Santo (Mo-
coca, 1963). Il MoMa conta molte delle sue sculture, composte da oggetti di uso quotidiano astratte in forme geometriche minimaliste. Galleria: Fortes Vilaça.
Cao Guimarães (Belo Horizon-
te, 1965). Artista visivo e cineasta, è noto per le sue gambiarras (improvvisazioni). Galleria: Nara Roesler.
Lucia Koch (Porto Alegre, 1966). L’artista, che vive e lavora a San Paolo, manipola e altera le architetture per sfidare i limiti degli spazi. Galleria: Nara Roesler.
Cildo Meireles (Rio de Janeiro, 1948). Uno dei massimi esponenti dell’arte concettuale brasiliana, ha esposto le sue installazioni al New York Museum of Modern Art e alla Tate Modern di Londra. Fino al 20 luglio 2014 è all’Hangar Bicocca a Milano. Galleria: Luisa Strina. Beatriz Milhazes (Rio de Janeiro, 1960). Considerata “la nuova Kandinsky”, è stata alla Biennale di Venezia, alla Fondazione Cartier di Parigi, al Museo Reina Sofia di Madrid e al Guggenheim di New York. Galleria: Fortes Vilaça.
Vik Muniz (San Paolo, 1961).
MoMa, Guggenheim e Whitney a New York, Fondation Cartier a Parigi, Tate Gallery e V&A Museum hanno opere di questo scultore e fotografo, che nel 2013 è stato il più venduto all’asta (sono sue 6 delle 10 vendite top di arte contemporanea brasiliana). Galleria: Nara Roesler.
Ernesto Neto (Rio de Janeiro, 1964) . Inconfondibili le sue scultu-
re-installazioni, grandi, morbide e biomorfe. Galleria: Fortes Vilaça.
nel 2011 a 1,7 milioni di dollari ciascuna. Galleria: Fortes Vilaça.
Adriana Varejão (Rio de
Fra gli altri: Artur Barrio (Porto, 1945), Waltércio Caldas (Rio de Janeiro 1946), Marcos Chaves (Rio de Janeiro, 1961), Guto Lacaz (San Paolo, 1948), Rosângela Rennó (Belo Horizonte, 1962), Miguel Rio Branco (Las Palmas de Gran Canaria, 1946), Saint Clair Cemin (Cruz Alta, 1951), Tunga (Palmares, 1952).
Janeiro, 1964). Pittura, disegno, scultura, installazione e fotografia: le sue opere sono incluse in molte collezioni ovunque nel mondo, dal Guggenheim di New York alla Tate Modern di Londra. Le sue Parede com Incisões à La Fontana II e Trois Petites Mortes sono state vendute
I TALENTI AFFERMATI E GLI EMERGENTI Lucas Arruda (São Paulo, 1983). Galleria: Mendes Wood.
Andrè Komatsu (São Paulo, 1978). Galleria: Vermelho.
Fernanda Quinderé (Brasilia, 1979). Galleria: Anita Schwartz.
Sofia Borges (San Pao-
Marcellvs L. (Belo Horizonte,
Matheus Rocha Pitta
lo, 1984). Galleria: Millan.
José Damasceno (Rio de Janeiro, 1968). Galleria: Fortes Vilaça. Chelpa Ferro (collettivo nato
nel 1995: Luiz Zerbini, Barrão e Sérgio Mekler). Galleria: Vermelho.
1980). Galleria: Luisa Strina.
Paulo Nazareth
(Tiradentes, 1980). Galleria: Mendes Wood.
(Governador Valadares, 1977). Galleria: Mendes Wood.
Thiago Rocha Pitta (Tira-
Mariana Palma (San Paolo,
Rodrigo Torres (Rio de Janerio,
1979). Galleria: Fortes Vilaça.
dentes 1980). Galleria: Millan. 1981). Galleria: A Gentil Carioca.
I “PADRI” MODERNISTI Lygia Clark (Belo
Emiliano di Cavalcanti
Sérgio de Camargo (Rio
Hélio Oiticica (Rio de Ja-
Horizonte, 1920-1988).
de Janeiro, 1930-1990).
(Rio de Janeiro, 1897-1976).
neiro, 1937-1980).
Lygia Pape (Nova Friburgo, Rio de Janeiro, 1927-2004).
Candido Portinari
(Brodowski, 1903-1962).
“Sala de espera”, installazione di Carlito Carvalhosa al MAC USP (2013). PASS: in brasile
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Qui a lato: “O sonho da casa própria” (2008) di Cao Guimarães. In alto, da sinistra: “Milagre dos peixes” (1991) e “Naufrágio da nau da Cia. das Índias” (1992) di Adriana Varejão; “A somas dos dias” di Carlito Carvalhosa alla Pinacoteca do Estado de São Paulo (2010). Nelle pagine seguenti: la facciata della galleria Coque Cultural a San Paolo.
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DOVE • COME • QUANDO
GALLERIE Casa Triângulo
Rua Pais de Araújo 77, Itaim Bibi; tel. 0055-11-31675621; www.casatriangulo.com Orari: da martedì a sabato 11-19. Artisti: Albano Afonso, Mariana Palma, Sandra Cinto.
Choque Cultural
Rua Medeiros de Albuquerque 250, Jardim das Bandeiras, Pinheiros; tel. 0055-11-30614051, http://choquecultural.com.br Orari: da martedì a sabato 11-18.
Galeria Fortes Vilaça
Rua Fradique Coutinho 1500, Pinheiros; tel. 0055-11-30327066 www.fortesvilaca.com.br Altra sede: Galpão (capannone) Fortes Vilaça, Rua James Holland 71, Barra Funda, tel. 0055-11-33923942 Orari: da martedì a venerdì 10-19, sabato 10-18. Artisti: Adriana Varejão, José Damasceno, Beatriz Milhazes, Ernesto Neto, Iran do Espírito Santo.
Galeria Leme
Avenida Valdemar Ferreira 130, Butantã; tel. 0055-11-30938184, http://galerialeme.com Orari: da lunedì a venerdì 10-19, sabato 10-17.
Galeria Luisa Strina
Rua Padre João Manuel 755, Cerqueira César; tel. 0055-11-30882471, www.galerialuisastrina.com.br Orari: da lunedì a venerdì 10-19, sabato 10-17. Artisti: Cildo Meireles, Marcellvs L.
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Galeria Mendes Wood
San Paolo
Rua da Consolãçao, Jardins; tel. 0055-11-30811735; www. galeriamendeswood.com Orari: da lunedì a sabato 10-19. Artisti: Matheus Rocha Pitta, Lucas Arruda, Paulo Nazareth.
Galeria Millan
Rua Fradique Coutinho 1360, Pinheiros; tel. 0055-11-30316007; www.galeriamillan.com.br Orari: da martedì a venerdì 10-19, sabato 11-18. Artisti: Thiago Rocha Pitta, Sofia Borges e Paulo Pasta.
Galeria Nara Roesler
Avenida Europa 655, Jardim Europa; tel. 0055-11-30632344; www.galerianararoesler.com.br Orari: da lunedì a venerdì 10-19, sabato 11-15. Artisti: Carlito Carvalhosa, Cao Guimarães, Lucia Koch, Vik Muniz, Hélio Oiticica, Marco Chavez.
MUSEI
Estação Pinacoteca
Largo General Osório 66, Bom Retiro (Centro); tel. 0055-1133354990, www.pinacoteca.org.br Orari: da martedì a domenica 10-18. Ingresso: 6 real; gratis il sabato.
MAC USP - Museu de Arte Contemporânea
Avenida Pedro Álvares Cabral 1301, Parque do Ibirapuera, Moema; tel. 0055-11-26480254, www.mac.usp.br Orari: martedì 10-21, da mercoledì a domenica 10-18. Ingresso gratuito.
MAM - Museu de Arte Moderna de São Paulo
Avenida Pedro Alvares Cabral Parque do Ibirapuera (Portão 3); tel. 005511-50851300, www.mam.org.br Orari: da martedì a domenica 10-18. Ingresso: 6 real; gratis la domenica. Oltre 5.000 opere dagli anni Sessanta a oggi, in gran parte di artisti brasiliani.
Galeria Vermelho
Rua Minas Gerais 350, Concolãçao; tel. 0055-11-31381520; www.galeriavermelho.com.br Orari: da martedì a venerdì 10-19, sabato 11-17. Artisti: Chelpa Ferro, Andrè Komatsu.
ABACT - Associação brasileira de arte contemporânea
Rua Monte Alegre, 428, cj 15, Perdizes, São Paulo; tel. 0055-1123650481, http://abact.com.br Fontata nel 2007, riunisce una cinquantina di gallerie di arte contemporanea del mercato primario, che rappresentano più di mille artisti contemporanei.
FIERE SP-Arte
9-12 aprile 2015, Pavilhão Ciccillo Matarazzo, Parque do Ibirapuera (Portão 3); www.sp-arte.com Organizza anche SP-Arte/foto (San Paolo, 20-24 agosto 2014) e, all’inizio di giugno, SP-Arte Brasília.
Bienal de São Paulo
31° edizione, 6 settembre-7 dicembre 2014, Pavilhão Ciccillo Matarazzo, Parque do Ibirapuera (Portão 3); http://bienal.org.br Fondata nel 1951, è ospitata di un padiglione progettato da Niemeyer.
DOVE • COME • QUANDO
Rio de Janeiro GALLERIE A Gentil Carioca
Rua Gonçalves Ledo 17, Sobrado (Centro); tel 0055-21-22221651, www.agentilcarioca.com.br Orari: da martedì a venerdì 12-19, sabato 12-17. Fondata per iniziativa degli artisti Laura Lima, Márcio Botner ed Ernesto Neto. Artisti: Rodrigo Torres, Hélio Oiticica.
Anita Schwartz Galeria de Arte
Rua José Roberto Macedo Soares 30, Gávea; tel. 0055-2125406446/22743873, www.anitaschwartz.com.br Orari: da lunedì a venerdì 10-20, sabato 12-18. Artisti: Fernanda Quinderé.
Arthur Fidalgo Galeria
Rua Siqueira Campos 143 (lojas 147-150, 2° piano), Copacabana; tel 0055-21- 25496278, www.arturfidalgo.com.br
Orari: da lunedì a venerdì 10-19, sabato su appuntamento. Artisti: Albano Afonso, Ernesto Neto, Iran do Espírito Santo, Sofia Borges, Umberto Costa Barros.
ATELIER Daniel Senise Studio
Rua Silvio Romero 52, Lapa; www.danielsenise.com
Vik Muniz Studio
Rua Graça Couto 45, Gávea; tel. 0055-21-25298373, http://vikmuniz.net
“Sem título” (2013) di Vânia Mignone. A sinistra, una mostra dell’artista alla Casa Triângulo.
12-18, sabato e domenica 11-19. Ingresso: 14 real (4.50 euro).
MAC de Niterói
Mirante da Boa Viagem, Niterói tel. 0055-21-26202400, www.macniteroi.com.br Orari: da martedì a domenica 10-18. Ingresso: 10 real (3.20 euro). A Niterói (collegata Rio da un ponte sulla baia di Guanabara), in un edificio progettato da Niemeyer sono raccolte le 1.217 opere della Collezione João Sattamini (fra cui Cildo Meireles, Daniel Senise, Hélio Oiticica, Lygia Clark, Tunga) e quelle della Collezione del museo, formata con le donazioni degli artisti che hanno esposto al MAC.
MUSEI MAM RJ - Museu de Arte Moderna de Rio de Janeiro Avenida Infante Dom Henrique 85, Parque do Flamengo, Glória; tel. 0055-21-38835600, www.mamrio.org.br Orari: da martedì a venerdì
FIERE ArtRio
10-14 settembre 2014, Pier Mauá, Avenida Rodrigues Alves 10, Praça Mauá; www.artrio.art.br Orario: 13-21. Ingresso: 20 real (6.50 euro). PASS: in brasile
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82 PASS: IL BRASILE IN ITALIA © Giulio Andreini
CAPOEIRA PASS: IL BRASILE IN ITALIA
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84 PASS: IL BRASILE IN ITALIA © Giovanni Tagini
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LIBERI TUTTI Sport nazionale in patria, la capoeira è arrivata in Italia grazie a maestri come Luiz Martins de Oliveira, che da decenni insegna ad adulti e bambini l’arte che incarna le lotte di liberazione degli schiavi neri del Brasile di Francesca Piana
Qui e nell’immagine di apertura: maestri di Salvador de Bahia, capitale della capoeira. Nelle pagine precedenti: a Uruaú, villaggio di pescatori a 90 chilometri da Fortaleza, un gruppo esperto insegna ai ragazzi i movimenti.
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© Giulio Andreini È un’arte marziale che confina con la danza; unisce acrobazie, musica e canto; coinvolge e libera tutti, maschi e femmine. Educa fin da piccoli alle relazioni e alle emozioni, trascinando anche i più riservati; è un gioco che mette in gioco. Sarà anche lo sport nazionale brasiliano, ma la capoeira è molto più di uno sport. Rimanda al passato coloniale del Paese e incarna la sua resistenza culturale a ogni invasione, a ogni repressione; praticarla significa entrare “fisicamente” nella storia di un popolo. Luiz Martins de Oliveira, in arte Mestre “Baixinho”, è stato fra i primissimi a portarla in Italia. Originario di Remigio, nel Paraíba, ha fondato a Milano l’Associazione di capoeira Filho di São Bento Grande nel 1987, quando la disciplina era quasi sconosciuta nel nostro Paese e nell’immaginario
collettivo il Brasile era solo carnevale e samba. Nel 1991 ha aperto l’Associazione italiana di capoeira da Angola e da allora promuove la scuola più tradizionale – quella “da Angola”, appunto – studiandone le radici e la cultura di origine e insegnando un gioco lento, basso a livello del suolo, con espressioni giocose e piene di malizia, diverso dal moderno stile “Regional”, con i suoi movimenti alti e saltati. Nel 1999 il maestro ha aperto la prima Academia de capoeira in Italia (sede anche dell’associazione), dove si svolgono corsi per tutti i livelli e per tutte le età, iniziando a formare allievi che ora insegnano a Milano, Bergamo, Como, Vigevano, Pavia, Genova e Pietrasanta, ma anche Istanbul e Lubango in Angola, e spronandoli a viaggiare spesso in Brasile (come fa lui) per tornare con “un’altra testa”. PASS: IL BRASILE IN ITALIA
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La capoeira è... Storia vivente «È un modello alternati-
vo di aggregazione, scambio e gioco, che è sopravvissuto ai tentativi di repressione dei coloni portoghesi prima e della polizia militare poi», spiega Mestre “Baixinho”. Nasce in Brasile negli anni bui della schiavitù ed è profondamente legata alla sofferenza e alle lotte di liberazione dei neri che, per dissimulare i combattimenti, li trasformano in una sorta di danza. La tesi più accreditata la fa risalire a un’espressione degli schiavi bantu, che portarono dall’Angola pratiche ed elementi culturali che si modificarono in terra brasiliana. Anche in seguito all’abolizione della schiavitù nel 1888, i capoeiristi – che sfuggivano a ogni controllo – venivano emarginati e perseguitati. La repressione si protrasse fino agli anni Trenta del Novecento, quando la disciplina fu ufficialmente riconosciuta facendo il proprio ingresso nella cultura artistica, musicale e teatrale del Paese. Indiscussa capitale mondiale della capoeira è São Salvador da Bahia de Todos os Santos, e più precisamente il suo quartiere del Pelourinho, il cuore nero della città, dichiarato patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. «È l’eredità del nero che porto in Italia. La capoeira va oltre il Brasile, comincia in Africa», sostiene Mestre “Baixinho”. «Esiste il rischio che si smarrisca il suo significato autentico, originario, che considero fondamentale per la pratica di questa disciplina». Ogni anno, il 20 novembre viene celebrata (anche) presso l’Academia de capoeira di Milano la Giornata della coscienza nera, che rende onore a Zumbi, che nel XVII secolo guidò la resistenza degli schiavi contro i portoghesi, fu ucciso (nel 1665) e divenne l’eroe per eccellenza dei neri brasiliani, tuttora discriminati in una società che solo in apparenza non è razzista. La roccaforte di Zumbi e dei fuggitivi era il Quilombo dos Palmares, nella Serra da Barriga a ottanta chilometri da Maceió, una sorta di piccolo Stato autogestito – che soprav-
88 PASS: IL BRASILE IN ITALIA
visse per circa un secolo – dove si praticavano i culti di origine africana e la capoeira. Proprio là, e in molti altri luoghi nel Nordest del Paese dove si concentra la popolazione afrobrasiliana, il 20 novembre si celebra una grande festa secondo i rituali e le credenze religiose del candomblé e dell’umbanda, tra esibizioni di squadre di capoe-
risti. «Anche se oggi la disciplina nata a Bahia fra persone di origine africana è sport nazionale in Brasile, il secondo per praticanti dopo il calcio», spiega Mestre “Baixinho”, «non è vero che la capoeira sia stata inserita nella società brasiliana, è ancora una disciplina che vive ai margini di essa. Non appartiene a tutte le classi sociali, ma è ri-
masta dove è nata. Non voglio che ciò succeda anche qui: è mia intenzione inserire la capoeira nella società italiana».
Lotta, danza, musica e canto «La capoeira è una lotta e questo non va mai dimenticato. Coloro che la praticano devono esPASS: IL BRASILE IN ITALIA
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sere svegli, altrimenti possono subirne i colpi», dice Mestre “Baixinho”. Si gioca tra due sfidanti che combattono, alternandosi, al centro di un grande cerchio, la roda, i cui componenti suonano strumenti a percussione come il pandeiro, l’agogô, il recoreco e l’atabaque; i maestri di capoeira comandano la roda con il berimbao, un lungo arco di legno che tende una corda metallica, alla cui estremità è fissata una zucca cava che funge da cassa di risonanza. Vengono cantati brani facili scelti da un patrimonio tradizionale di canzoni che diventano una sorta di mantra. «Il maestro di capoeira dovrebbe conoscere il portoghese, altrimenti si perde molto del contesto», sostiene Luiz de Oliveira. «È essenziale comprendere le parole e saper cantare i brani adeguati a un momento specifico del combattimento». Ogni giocatore modifica il proprio comportamento adeguandosi al ritmo della batteria e alla canzone che viene cantata. “La roda rispecchia il cerchio della vita. Nel vuoto della roda della capoeira c’è il mondo. Ogni persona immersa nella roda è nuda. C’è chi si vergogna, chi odia esporsi, chi si deve sforzare, chi invece si deve calmare, chi ha bisogno dell’energia degli altri. Ma possono farlo tutti»
Terapia di gruppo «Chi non ha mai
guardato il mondo a testa in giù, con i piedi in aria e le mani per terra, nel movimento della bananeira, prova un comprensibile disagio iniziale, difficile per alcuni da superare. Se un giocatore esperto ostenta una sicurezza aggressiva, ci si può trovare spaesati o anche farsi prendere dal panico. Se l’altro mi impedisce di muovermi chiudendomi lo spazio in ogni direzione, posso provare rabbia o frustrazione, se invece si crea uno scambio fluido e intenso di movimenti possenti, che vengono prontamente schivati, si prova una forte energia. In un jogo non ci sono schemi predefiniti, può accadere di tutto. Ansia, tensione, insicurezza, paure, forme aggressive vengono a galla. L’aspetto esteriore, atletico e dinamico del gioco s’intreccia con quello profondo e catartico. Jogar capoeira significa mettere in gioco ogni
90 PASS: IL BRASILE IN ITALIA
Qui e nelle pagine precedenti, la capoeira a Milano.
parte dell’individuo, fisica ed emotiva», conclude il maestro, che da una decina d’anni si dedica ad approfondire gli aspetti psicologici della capoeira, studiandone i legami con le dinamiche della personalità in collaborazione con la facoltà di Psicologia dell’Università di Padova.
(Anche) per i bambini Suonare
Nelle pagine seguenti, la scuola di Uruaú (Cearà).
diversi strumenti, cantare collettivamente, utilizzare in modo consapevole la propria vocalità e affinare le capacità mimico-gestuali libera l’espressività e la creatività dei bimbi, trasmettendo al tempo stesso il valore delle regole da rispettare per la buona riuscita delle attività. Promuovere la capacità di gestire il proprio corpo nello spazio in relazione alla presenza dei compagni, in situazioni acrobatiche e posizioni non comuni, disciplina il movimento libero e spontaneo del bambino, mantenendone l’originalità. Sperimentare movimenti e tecniche, che sono ricollegabili al mondo naturale e alle movenze degli animali, permette di apprezzare il profondo legame che esiste tra l’uomo e la natura, i cui quattro elementi – acqua, aria, terra e fuoco – vengono rappresentati nelle storie e nelle musiche. Favorire l’adattamento a situazioni ritmiche diverse, la sincronizzazione tra gesto esecutivo e voce, la memorizzazione dei canti e delle sequenze di movimenti, sviluppa le abilità motorie e musicali. Promuovere la partecipazione di tutti alle attività stimola atteggiamenti positivi verso i compagni e porta a dominare gli impulsi aggressivi. Riconoscere e superare i propri limiti porta alla consapevolezza delle proprie reazioni emotive, rinforza l’autocontrollo e la concentrazione. Mestre “Baixinho” – che nel 2001 ha formato un gruppo pilota a Lubango, in Angola, finalizzato a favorire l’integrazione nella società di bambini e ragazzi di strada grazie alla pratica della capoeira – racconta la diffidenza incontrata al principio in Italia. «Per questo c’erano solo adulti ai miei corsi». Ora ha molti piccoli allievi, quasi tutti italiani, che rispondono con spontaneità alla naturale imprevedibilità del gioco, assorbendo l’essenza della capoeira, l’arte che “libera” tutti. PASS: IL BRASILE IN ITALIA
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DOVE • COME • QUANDO
del Pantanal”, “Le leggende della tradizione brasiliana (da Sacì Pererè a Chico Rei)”, “Gli animali e le piante della foresta amazzonica”. Diverse le attività: musicali (percussioni della tradizione brasiliana; costruzione di strumenti musicali), artistiche, espressive, ludiche e legate al movimento (capoeira, zumbatomic, psicomotricità); sono in programma anche uscite giornaliere al parco con giochi di squadra, piccole partite, sfide ginniche, manipolazioni, musica, narrazioni. Costo: per una settimana (dal lunedì al venerdì dalle 8/9 alle 16.30) 120 euro, compresi (oltre alle attività) assicurazione, pranzi e merende;
MILANO Associazione italiana capoeira da Angola Academia de capoeira Mestre “Baixinho”
Via Angelo della Pergola 15, tel. 0269018360 e 3397313485, www.capoeiramilano.com e www. capoeiramilano.wordpress.com Corsi: per adulti e bambini (4 anni, 5-6 anni, 7-9 anni, 10-12 anni), da principianti ad avanzati. Roda aperta ogni sabato dalle 15 alle 17.
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© Giovanni Tagini
Campo estivo: a Campo nell’Elba (isola d’Elba), dal 2 all’8 agosto, per adulti e bambini a partire dagli 8 anni; costo di 120 euro per lo stage, esclusi vitto alloggio (nelle vicinanze c’è il Camping del Mare, www.campingdelmare.it). In programma: capoeira e roda, anche nel bosco, passeggiate, escursioni, gite in barca per conoscere l’isola, visita alle vecchie miniere, all’acquario e al museo faunistico di Marina di Campo, laboratori di costruzione e decorazione di strumenti musicali, di aquiloni con gara sulla spiaggia, di samba, giochi serali, caccia al tesoro, percorsi nella natura per camminare in equilibrio su tronchi e pietre e per arrampicarsi su radici, alberi, pareti. Il Brasile all’Isola: dal 30 giugno al 26 luglio, apre nello storico quartiere milanese un laboratorio per bambini dai 4 agli 8 anni incentrato su quattro aree tematiche: “Gli Indios del Brasile”, “Flora e fauna
Corsi e stage per due settimane 220 euro, per tre settimane 300 euro, per quattro settimane 360 euro; giornata singola 30 euro: 10% di sconto ai fratelli.
Spazio capoeira Desequilibrio
Via Correggio 55, tel. 3930443566, www.spaziodesequilibrio.it Istruttore: Desengonçado. Corsi: anche per bambini di 4-6 anni, 6-11 anni, 11-14 anni.
Artè Danza e Capoeira C.so San Gottardo 3, tel. 0237644167 e 3474139675, www.artedanzaecapoeira.com Istruttore: Medusa.
DOVE • COME • QUANDO Corsi: anche per bambini di 6-7 anni, 8-10 anni. Campo estivo: per bambini dai 7 anni, dal 22 al 28 giugno a Lizzano in Belvedere (Bologna); costo di 420 euro, incluso vitto e alloggio. In programma, oltre alla pratica della capoeira, attività legate alla conoscenza della natura (passeggiate nel Parco naturale Corno alle Scale, itinerari a dorso d’asino, percorsi su corde tra gli alberi, gite in bicicletta, visite a caseifici).
BERGAMO Academia de Capoeira Via Serassi 6/b, tel. 035216559 e 3498613408, www.capoeirabergamo.com Istruttore: Montanha.
Corsi: anche per bambini di 5-7 anni e 8-11 anni. Campo estivo: per bambini di 7-10 anni, dal 29 giugno all’8 luglio a Francavilla al Mare (Abruzzo); costo di 430 euro, incluso vitto e alloggio (B&B Il Portico di Anna, www. ilporticodianna.it). In programma: oltre alla pratica della capoeira, attività legate alla natura e all’alimentazione (passeggiate guidate alla scoperta di piante e animali nei parchi e sul mare, preparazione di alimenti, raccolta di frutta e verdura).
GENOVA Capoeira Genova
Vico delle vele 2r, tel. 0109756802 e 3355944513, www.capoeiragenova.com
Istruttore: Rocco. Corsi: anche per bambini di 4-5 anni, 6-7 anni, 8-9 anni.
PAVIA Academia capoeira de Angola e savate boxe française
Via Silvio Cappella 14, tel. 0382.302650 e 3385205117, www.accademiapavia.it e www.capoeiradangolapavia.it Istruttore: Apaixionado. Corsi: anche per bambini di 6-8 e 8-10 anni. Sede di Vigevano: presso Karate School, via Luigi Barni (bambini), e presso A.S.D. Nuoto Club Vigevano, via Mondetti 15 (principianti).
PIETRASANTA Gruppo capoeira Versilia
Presso Danzarte Versilia, via Torraccia 5, tel. 3334151969, www.danzarteversilia.it Istruttrice: Malavalle. Corsi: anche per bambini di 8-12 anni.
ROMA São Bento Pequeno
Presso Scuola elementare Di Donato, via Nino Bixio 83, tel. 3248875396 e 3286922372, http://capoeirangolaroma. altervista.org Istruttore: Mestre Rogerio. Corsi: anche per bambini di 6-10 anni. PASS: IL BRASILE IN ITALIA
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ARCHITETTURA
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Qui e nelle pagine seguenti, l’Auditorium di Ravello, di Oscar Niemeyer. Nelle pagine precedenti: la sede della Mondadori.
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L’INGEGNERE E LO
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SCULTORE
Linee dritte e rigorose si contrappongono a onde sinuose e morbide forme. Protagonista assoluto il cemento armato, plasmato da due grandi architetti brasiliani che si sono distinti per l’audacia e il coraggio dei progetti. Due mondi diversi, quelli del paulista Mendes da Rocha (in mostra alla Triennale di Milano) e del carioca Niemeyer, che hanno ugualmente segnato un’epoca e il suo spazio. Anche in Italia. di Federica Giuliani
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© Olivier Goujon
Paulo Mendes da Rocha. Tecnica e immaginazione A cura di Daniele Pisani Fino 31 agosto 2014 Triennale di Milano viale Alemagna 6, tel. 02724341; www.triennale.org Orari: da martedì a domenica 10.3020.30, giovedì fino alle 23, chiuso lunedì. Ingresso: intero 8 euro.
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Un piccolo autoritratto con una croce di nastro adesivo rosso a tappare la bocca, come nel Brasile della dittatura di cui fu ospite sgradito. Una foto mossa che lo coglie a ignorarsi con Oscar Niemeyer, i due concentrati in direzioni, almeno apparentemente, “ostinate e contrarie”. Una sequenza di disegni per la sua abitazione nel bel quartiere di Butantã, a San Paolo, che celebra l’assenza dello spazio privato anche in casa. La prospettiva di uno stadio che non ospiterà nessuna partita dei Mondiali: quello di Serra Dourada a Goiânia, monco degli spalti sulle curve,trasformati in piazze aperte sulla città.Nell’illustrare i temi fondanti dell’opera del brasiliano Paulo Mendes da Rocha, premio Pritzker 2006, la mostra alla Triennale di Milano svela un lato quasi intimo dell’archistar: lui, così nitido e rigoroso, fedele alla tecnica e al nudo cemento armato, concede allo sguardo pubblico lo schizzo di un’oca, di un aquilone o di una donna accovacciata. L’esposizione – che si sviluppa in modo cronologico lungo un percorso ricco di disegni preparatori, fotografie e plastici, alcuni realizzati con semplici fogli di carta – è per addetti ai lavori, ma gratifica la curiosità intellettuale di chiunque si interroghi sull’uso del territorio, oltre a soddisfare il piacere estetico di chi ama le grandi tavole disegnate a mano libera e fitte di appunti.
Sui muri prende forma anche un mondo che non c’è, con i progetti per il Museu de Arte Contemporânea dell’Universitade de São Paulo e per il Centre Georges Pompidou, rimasti – appunto – solo progetti. Non c’è nemmeno la carta, invece, del campus universitario pensato per Cagliari, un grande rettangolo sul mare, appoggiato su due moli come un ponte davanti a via Roma e al porto. L’origine del mondo di Mendes da Rocha, il porto: cifra della sua poetica. In una città portuale (Vitória, capitale dello Stato di Espírito Santo) è infatti nato nel 1928, figlio di un ingegnere che costruiva dighe e, neanche a dirlo, darsene. Da quelle prime esperienze maturò lo scopo della sua architettura, che ha l’ambizione di trasformare il territorio per costruire la “città per tutti”. “Compito dell’architetto è contraddire la forza della natura”, dichiarò in un’intervista alla Nuova Sardegna; “Cagliari deve essere pensata col mare e nel mare, col vento e nel vento”. Preparazione tecnica, carattere politico della professione, concezione dell’architettura come costruzione del territorio per la creazione di spazi pubblici per gli uomini: i temi del lavoro di Mendes da Rocha si inseriscono nella cosiddetta Scuola Paulista, che ha i suoi punti cardine nella promozione di un’architettura chiaPASS: IL BRASILE IN ITALIA
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© Mimmo Torrese
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In queste immagini, l’Auditorium di Ravello. Nelle pagine precedenti, in alto: foto della costruzione del Clube Atlético Paulistano, progettato nel 1958 da un Paulo Mendes da Rocha non ancora trentenne. Nelle pagine seguenti: a sinistra, casa Edmundo De Freitas, disegno di Mendes da Rocha (in mostra alla Triennale); a destra, la sede della FATA a Pianezza (Torino), opera di Niemeyer.
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Tips
Nella località di San Rocco, vicino a Pistoia, si trova l’unico sacrario brasiliano in Italia, dedicato ai caduti della Força Expedicionária Brasileira. Fino al 1960 l’area ha ospitato i corpi di 465 soldati e ufficiali, poi riportati in patria e sepolti a Rio de Janeiro. Oggi rimane un unico milite ignoto, ritrovato solo al termine dei lavori, nel 1967, insieme con i nomi incisi su lastre di marmo degli altri caduti, che qui erano sepolti. Il complesso votivo fu disegnato da Olavo Redig de Campos, esponente della scuola di Oscar Niemeyer, ed è situato in una tranquilla zona di campagna.
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ra, pulita e socialmente responsabile, caratterizzata da soluzioni formali che forniscano la rappresentazione di un progetto utopico nella realtà interna dell’edificio. Il movimento prende a modello gli insegnamenti di Mies van der Rohe e si contrappone alle curve della Scuola Carioca, rappresentata per esempio da Oscar Niemeyer, proponendo strutture in acciaio e cemento armato (che permette di costruire in tempi brevi e a costi ridotti) dalle forme imponenti e dalle linee geometriche. Dall’altra parte della barricata troviamo appunto Niemeyer. Non erano l’angolo retto o la linea dritta e inflessibile ad attirarlo, ma le curve sensuali, quelle che segnano il profilo delle montagne, il corso di un fiume o le onde dell’oceano. I suoi primi lavori importanti risalgono agli anni Trenta, quando disegnò il padiglione brasiliano alla Fiera Internazionale di New York, sorprendendo il sindaco del tempo, Fiorello La Guardia, che lo premiò con le chiavi della città. Il periodo più fiorente per la sua carriera arrivò nel 1956. In quell’anno il neo eletto presidente del Brasile, Juscelino Kubitschek, gli affidò l’organizzazione del concorso per l’ideazione della nuova capitale, Brasília, che fu vinto dall’architetto Lúcio Costa, vecchio maestro di Niemeyer. Costa mise a punto la pianta lasciando all’allievo gli edifici principali, fra cui la residenza del presidente, la casa dei deputati, il Congresso nazionale, la cattedrale, diversi ministeri ed edifici residenziali. Brasília fu pensata, costruita e inaugurata in quattro anni e Niemeyer fu nominato
capo responsabile del collegio di architettura dell’Università della città. Ma nel 1961 fu costretto all’esilio in Europa a causa delle sue simpatie per il partito comunista. È in quel periodo di lontananza, che durò fino al 1985, che regalò all’Italia alcune splendide opere. Prima fra tutte, quasi un’icona, è la sede della Mondadori a Segrate, nel Milanese. Un capolavoro architettonico che Giorgio Mondadori, figlio di Arnoldo, nel 1968 decise di affidare proprio a lui. Il progetto del nuovo quartier generale della casa editrice, per Niemeyer, sarebbe dovuto essere una sorta di “architettura pubblicitaria”. Un edificio che non avrebbe avuto bisogno di insegne e sarebbe stato capace di imprimersi nella memoria degli osservatori. L’idea era quella di realizzare uno spazio aperto dove le persone potessero comunicare e lavorare in armonia: un’opera decisamente innovativa per l’epoca. Meno conosciuta la FATA, Fabbrica Automazione Trasporti e Affini di Pianezza, negli immediati dintorni di Torino. Nel 1975 l’azienda decise di rinnovare la sua immagine. Inizialmente l’incarico venne affidato all’architetto finlandese Alvar Aalto che, però, morì improvvisamente. Allora si decise di cercare un’altra figura nota per le sue sperimentazioni e fu scelto Niemeyer. L’arditezza dei volumi sporgenti sorprende, così come il parallelepipedo appoggiato su grandi pilastri, che diventa celebrazione dell’ingegneria moderna e simbolo aziendale. Il prospetto principale, simmetrico, è inter-
rotto da ampi archi uguali tra loro, mentre i due corpi scala, con gli ascensori, si distinguono con il loro profilo trapezoidale dal corpo principale, conferendo più forza al volume dominante. Niemeyer è tornato a lavorare in Italia all’inizio del XXI secolo per lasciare un grande esempio di sinuosità delle forme costruite: l’Auditorium di Ravello, portato a compimento solo un paio di anni prima della morte, avvenuta nel 2012, a una decina di giorni dal 105esimo compleanno. “Per me la bellezza vale più di tutto. La bellezza che si manifesta nelle curve e nella creatività”, diceva l’architetto di Rio. Un progetto semplice ma coraggioso, che ha voluto regalare alla cittadina campana. Il suo profilo di onda si immerge nel territorio assumendone le forme. Un’unica sala dotata di 400 posti, che un enorme “occhio” di vetro separa dal piazzale affacciato sul mare. Il profilo tecnologico della struttura è alto: attraverso un sistema di movimentazione idraulico, il palco arriva alla stessa quota della piazza, dando vita a un unico grande spazio. Una scenografica cornice che diventa parte stessa dello spettacolo. Per Niemeyer, che considerava l’architettura una delle sue allegrie, creare una nuova forma significava seguire il suggerimento del cemento armato, moltiplicarlo e inserirlo nella tecnica più all’avanguardia. Diceva: « L’architettura è solo un pretesto. Importante è la vita, importante è l’uomo, questo strano animale che possiede anima e sentimento, e fame di giustizia e bellezza». PASS: IL BRASILE IN ITALIA
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RITRATTI
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Una fotografa, un attore, una stilista e un pittore: quattro artisti brasiliani, residenti da anni in Italia, raccontano cosa li ha conquistati della Penisola a tal punto da “costringerli” a trasferirsi qui. E svelano i loro “luoghi del cuore” nel Paese d’origine…
di Gianna Melis
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Un eccezionale laboratorio creativo: (anche) questo è il Brasile, affollato da 20 milioni di artisti-artigiani che esprimono il proprio estro utilizzando materiali di ogni genere, compresi quelli di recupero. Qualcuno è riuscito a realizzare i sogni professionali in Italia e ora guarda le partite della squadra verde-oro dalla poltrona di casa a Milano o a Bassano del Grappa. Ad alcuni di loro – carioca o nordestini quasi italianizzati, ma con un legame molto forte con il Paese di origine – abbiamo “rubato” i luoghi del cuore d’oltreoceano. Dritte giuste per chi progetta un viaggio in Brasile, magari per andare a tifare gli azzurri o per ripercorrere la loro avventura sudamericana (per la cronaca, le città dei Mondiali sono Rio de Janeiro, Brasília, Belo Horizonte, Porto Alegre, San Paolo, Salvador, Fortaleza, Manaus, Recife, Natal, Cuiabá e Curitiba).
Monica Silva fotografa
A San Paolo? Mangiate la frutta! È venuta a Napoli per il matrimonio di un’amica 27 anni fa e non ha più lasciato l’Italia. Da molto tempo vive a Milano e lavora come fotografa per importanti testate italiane, da Style a Vanity Fair, dopo aver esordito come modella e aiuto regista. «Negli italiani ritrovo diverse caratteristiche di noi brasiliani, dall’espansività al piacere di divertirsi, ma ad affascinarmi e a trattenermi qui sono state le città d’arte, i musei e le bellezze naturali. Adoro ammirare le opere, fotografare una piazza antica e camminare per i vicoli di un borgo medievale», racconta. «Chi va a San Paolo resterà stupito dai tanti “cuori” della megalopoli. Ma come a Milano c’è Montenapoleone e a Roma via Condotti, nella mia città c’è l’Avenida Paulista: impossibile tornare senza aver passeggiato in questa lunghissima ed elegante strada, con i suoi locali alla moda, i negozi internazionali, i grattacieli, i ristoranti e le fermate della metropolitana decorate con coloratissimi mosaici. Al Museu de Arte (MASP), proprio sulla via, ci si può immergere nella grande produzione europea. Per una pausa di relax il luogo migliore è sicuramente il Parque do Ibirapuera, la più grande area verde urbana di San Paolo, con un bel centro astronomico. Per gustare i sapori brasiliani consiglio il Mocotó (vedere il servizio CIBO) e l’Aconchego Carioca (Alameda Jaú 1372, Jardim Paulista), la filiale del locale di Rio de Janeiro famoso per aver inventato la polpetta di feijoada. Nelle churrascarias, ormai popolari anche nelle città italiane, si possono assaggiare quindici tipi di carne cotti alla brace e serviti al tavolo ancora nello spiedo, con il cameriere che affetta direttamente nel piatto. Nelle bancarelle lungo le strade si può assaggiare l’acarajé, venduto dalle bahiane nell’abito tradizionale bianco. Ma il mio principale consiglio è di andare a un mercato della frutta e fare scorpacciate di mangostin, açaí, maracuja, jacca…». Info • www.monicasilva.it PASS: il BRASILE in italia
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Ricardo dal Moro attore e modello
Io, “capitano” delle spiagge di Florianópolis Ha lontane origini venete e tedesche, una laurea in ingegneria meccanica, un fisico scolpito, uno sguardo profondo e il sorriso contagioso. A Milano è arrivato nel 2010 per fare il modello, poi è riuscito a coronare il sogno di recitare, per la gioia sua e di chi lo guarda. Si è messo in luce con lo spot Infostrada dove “rimpiazzava” Fiorello e la sua ultima fatica è stata la fiction Una buona stagione, andata in onda su Rai Uno. A parte le difficoltà iniziali legate alla lingua (parlava poco italiano e con un forte accento brasiliano) e l’imbarazzo al ristorante perché non riusciva a scegliere tra primo, secondo, antipasto e dolce (abituato com’era al piatto unico), è molto felice di vivere in Italia. Cosa gli piace di più della nuova patria? «L’arte, le bellezze naturali e la cultura mi affascinano moltissimo», spiega, «ma adoro le montagne e le spiagge del sud e delle isole e mi diverte molto l’abitudine milanese dell’happy hour con gli amici italiani e brasiliani». Quanto ai luoghi del cuore in Brasile: «Sono nato a São Leopoldo, non molto distante da Porto Alegre, però sono cresciuto sull’isola di Florianópolis, a sud di Curitiba. Specialmente sulle spiagge di Mole, di Guarda do Embaú e Matadeiro. Quando torno a casa, vado regolarmente con gli amici a fare le vacanze in quei luoghi, che conservano il fascino dei villaggi dei pescatori, anche se per le onde sono frequentati da surfisti e da chi ama fare immersioni e snorkeling. E non mi perdo qualche cena al ristorante Tamarutaca (Rua Laurindo José de Souza 663, Fortaleza da Barra da Lagoa). Ma un invito a casa di una famiglia brasiliana per il pranzo della domenica è un’esperienza che non si dimenticherà mai». Info • www.facebook.com/ricardodalmoro.official PASS: il BRASILE in italia
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Christiane Cerf stilista
La mia Rio de Janeiro Dopo un matrimonio e due figli milanesissimi, può dirsi praticamente italiana, eppure ancora non ha perso la cadenza carioca e l’abitudine di fare ogni settimana – come le vere brasiliane – manicure e pedicure con smalti molto colorati. Christiane è nata a Rio de Janeiro, ma si è trasferita in Italia all’inizio degli anni Ottanta per aiutare la madre a commercializzare costumi. Dal 1986 disegna e realizza bikini, teli da mare, abiti, gonne e camicie (prodotti nel suo Paese di origine, in Kenya o in India) miscelando gusto brasiliano e stile italiano. Quando le chiediamo quali siano i suoi suggerimenti per i viaggiatori non ha dubbi: «L’anima vera del Paese si scopre a Rio de Janeiro. Anche se la mia città è conosciuta per le donne bellissime, il samba, il carnevale, il Pan di Zucchero e il Cristo, chi si allontana, anche di poco, dall’Avenida Rio Branco, la più famosa e turistica, rimarrà stupito dalla bellezza del centro storico. Per esempio, un giro fra le vie fa scoprire i palazzi coloniali, le chiese barocche, i mercati di frutta e verdure, in un mix di antico e moderno, con i grattacieli che sembrano schiacciare le casette colorate. Molto divertente è la zona di Santa Teresa, su una collina vicino al centro, piena di atelier e locali un po’ bohémien, ma genuinamente popolare. Nel weekend è facile partecipare alle feste di quartiere. Ogni volta che torno a Rio, vado a cena dai miei amici del ristorante Gula Gula, a Ipanema (Rua Henrique Dumont 57), per mangiare i piatti della cucina del mio Paese, soprattutto i dolci, buonissimi! Mi piace camminare in montagna al fresco dei boschi di Petrópolis, a nord di Rio, tra fiumi, fiori e pappagalli. Per fare il bagno vado a Búzios, sulle spiagge della baia di Ferradura, ben riparata e con tanti chioschi e localini che servono stuzzichini tipici come le empadas, piccole tortine ripiene di gamberetti o di verdure. Lì vicino c’è anche la Reserva Serra das Emerências, una foresta pluviale con piante esotiche e specie rare di animali, come la grande scimmia leonina. E tutte le volte che sono riuscita a tornare in Brasile a luglio non mi sono mai persa il Búzios Jazz & Blues, aperto a tutti gli artisti che vogliono esibirsi». Info • www.chriscerf.com PASS: il BRASILE in italia
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Bruno Pedrosa pittore e scultore Fortaleza alla riscossa Si è laureato in Storia dell’arte e in Archeologia all’Università di Rio de Janeiro. Per lavoro ha viaggiato tanto, ma poi si è fermato a Bassano del Grappa, dove vive da parecchi anni con la famiglia. Le sue opere sono esposte al Nacional de Belas Artes di Rio e al Museu de Arte de São Paulo, ma anche al Corning Museum of Glass di New York, al MAVA di Madrid, al Glasmuseet di Ebeltoft in Danimarca, allo Jan van der Togt di Amstelveen in Olanda e, in Italia, ai Musei Vaticani e al Lucca Center of Contemporary Art. «Sono venuto qui per far conoscere le mie figlie ai parenti di mia moglie, che ha origini piemontesi, e per vedere i luoghi d’arte che avevo studiato sui libri. Le bimbe erano piccole e decidemmo di fermarci per un anno. Conquistato dall’arte, dall’architettura, dall’inventiva e – ovviamente – dalla cucina, l’anno sabbatico si è allungato di un anno, poi di un altro e di un altro ancora… ormai sono 24 anni che siamo residenti in Italia!». E i luoghi di Fortaleza (dov’è nato) che potrebbero far innamorare un italiano? «Il Centro Dragão do Mar de arte e cultura (Rua Dragão do Mar 81, Praia da Iracema), progettato da Delberg Ponce de Leon e Fausto Nilo, che ha trasformato la vecchia zona del porto, dandole nuova vita. All’interno del centro ci sono il Museu de Arte Contemporânea do Ceará, il Museu da Cultura Cearense, teatri e cinema; nei dintorni piccoli bar, ristorantini e negozi di artigianato tipico. Al Theatro José de Alencar (Rua Liberato Barroso 525, Praça José de Alencar, Centro), in stile Art Nouveau e con un’acustica perfetta per i concerti, si può fare una pausa dal rumore cittadino. Fuori dalla città, valgono i 200 chilometri di viaggio le spiagge di Morro Branco, Jericoacoara (protetta e considerata una fra le dieci più belle al mondo), Paracuru e Prainha de Aquiraz. Sono tutte inserite in un ambiente naturale suggestivo, con alberi di cocco, laghi d’acqua dolce e formazioni rocciose particolari. Chi ama l’arte può visitare la mostra che aprirà a novembre al Palazzo del Governo di Fortaleza e continuerà per tutto il 2015, per poi essere allestita in Italia, in Germania e in Belgio. Ci sono anche opere mie…». Info • www.brunopedrosa.com PASS: il BRASILE in italia
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PASS Direttore: Giosi Sacchini Hanno collaborato: Giulio Andreini, Luisa Espanet, Silvia Frau, Federica Giuliani, Olivier Goujon, Gianna Melis, Anna Nadalig, Daniele Pellegrini, Francesca Piana, Maddalena Stendardi, Giovanni Tagini, Mimmo Torrese Da un’idea di: Francesca Piana, Silvia Frau, Maddalena Stendardi, Gianna Melis Progetto grafico e realizzazione: Anna Eggertz Si ringraziano per le immagini Ristoranti: Mocotó (pagg. 18-19, 20, 23, 24), Attimo (pagg. 26-27, 28-29, 3031, 36-37), Laguiole (pagg. 32-33, 35), Maní (pag. 35), Tabuleiro do Aracajé (pag. 38), Tordesilhas (pagg. 41, 42, 43), Vito (pag. 43), D.O.M. (pagg. 58-59). Artisti e gallerie: Adriana Varejão (pagg. 62-63, 76), Cao Guimarães (pagg. 6061, 67, 76-77), Thiago Rocha Pitta (pagg. 62-63, 67, 68), Calito Carvalhosa (pagg. 67, 75, 77), Galeria Luisa Strina (pag. 66), Centro de Arte Contemporânea Inhotim (pagg. 68, 69, 70-71), Casa Triângulo (pagg. 72, 73, 81), Pinacoteca do Estado de São Paulo (pag. 74), Coque Cultural (pagg. 78-79). Capoeira: Associazione italiana capoeira da Angola (pagg. 88-89, 90-91). Architettura: Triennale di Milano (pag. 104), FATA (pag. 105). Qualora si riscontrasse una violazione dei diritti d’autore, preghiamo di contattare la Redazione (neos.redazione@gmail.com) / If you find any violation of copyright, please contact the editorial staff (neos.redazione@gmail.com) In copertina: Le cascate dell’Iguaçu © Olivier Goujon