SPECIALE MESSICO 2024

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Speciale Messico In viaggio con NEOS

Speciale Messico 2025

© Neosnet.it

Piazza Castello 9 - 20121 MILANO www.neosnet.it

Finito di stampare nel mese di maggio 2025

Direttore:

Luisa Espanet

Progetto grafico e impaginazione:

Fabrizio Lava

A questo numero hanno collaborato:

Fabrizio Lava, Mauro Parmesani, Anna Scarano

Editoriale

Questo racconto non pretende di racchiudere l’intera essenza del Messico, un paese vasto e multiforme, ma offre un vivido racconto di un Messico che pulsa di vita, di colori, di emozioni e storia. La ricchezza archeologica del Messico è un tesoro inestimabile, un patrimonio che testimonia la grandezza di civiltà millenarie. Il nostro viaggio ci ha condotti attraverso una porzione di questo territorio straordinario, dalla vibrante capitale, Città del Messico, cuore pulsante della nazione, alle imponenti vette della Sierra Madre, custodi di antiche tradizioni, fino alle coste selvagge della Baja California, dove il deserto incontra l’oceano.

Abbiamo percorso strade sterminate, solitarie, che si snodano attraverso paesaggi mozzafiato, e ci siamo immersi nell’atmosfera effervescente di città colorate, dove ogni angolo racconta una storia. Abbiamo avuto il privilegio di entrare in contatto con comunità di ogni genere, custodi di saperi ancestrali e di tradizioni uniche, e di assaporare una gastronomia che si trasforma in un’esperienza sensoriale ad ogni cambio di scenario, ad ogni variazione di altitudine. Dai sapori intensi e speziati delle montagne alle fresche delizie dei frutti di mare sulla costa, il cibo messicano è un viaggio nel viaggio.

Questo è un omaggio sincero a un paese che ci ha accolto con calore, un paese ricco di orgoglio e di dignità, un inchino profondo a questa terra generosa, che ci ha regalato emozioni indimenticabili e ci ha lasciato un segno indelebile nel cuore.

Luisa Espanet

Direttore Odisseo

Il vento che ti porta...

Mongolfiere in preparazione al mattino presto

Sorvolare Città del Messico in mongolfiera unisce all’emozione del volo quella di poter ammirare panorami straordinari, come il sito archeologico di Teotihuacán, uno dei più importanti dell’America Latina.

L’avventura inizia presto, con un briefing introduttivo prima dell’alba con i ragazzi di Volare e Massimo che ha reso possibile il viaggio. E’ metà novembre, stagione perfetta per il volo. Mentre il cielo si schiarisce lentamente, si gonfiano le mongolfiere, illuminate dai primi raggi di sole. Il decollo è magico: la terra sembra scivolare sotto i piedi, mentre la mongolfiera si solleva nel cielo. Ogni metro la vista si amplia su Città del Messico, una distesa di tetti, strade e parchi fino all’orizzonte.

Dopo aver sorvolato l’estremo lembo della città, la mongolfiera si dirige verso nord-est, in direzione del parco archeologico di Teotihuacán. Man mano che ci si avvicina, le maestose Piramidi del Sole e della Luna iniziano a delinearsi sotto i raggi dorati del sole nascente. Dall’alto le loro forme geometriche perfette e la loro imponenza sono ancora più evidenti. La Piramide del Sole domina il paesag-

gio. È la terza piramide più grande del mondo, e vederla dall’alto offre una prospettiva unica. La Piramide della Luna, leggermente più piccola ma altrettanto imponente, si erge alla fine del Viale dei Morti, un’arteria cerimoniale che attraversa l’intero sito.

La mongolfiera atterra dolcemente nei pressi del parco archeologico. Dopo il brindisi sulla navicella alle 8 del mattino con un rosé dolce, nella hacienda, sede della società che ci ha portato (in mezzo ad altre 50 mongolfiere) sopra al parco archeologico, ci attende una colazione messicana. Con piatti tipici come chilaquiles, uova al gusto di salse locali, frutta fresca, dolci tipici e, naturalmente, il caffè. Un pasto che non solo ristora, ma è un assaggio autentico della cultura culinaria messicana. Non mancano i mariachi, in abiti tradizionali ricchi di decorazioni, con strumenti iconici come tromba, violino, chitarra. Le loro can-

zoni, che raccontano storie di amore, eroismo e vita quotidiana, creano un’atmosfera festosa e coinvolgente che arricchisce ulteriormente la giornata.

Un volo in mongolfiera sopra Città del Messico e Teotihuacán non è solo un’esperienza di osservazione panoramica, ma un viaggio nel tempo e nello spazio.

Dall’alto della mongolfiera, il mondo si rivela nella sua bellezza e complessità, con una prospettiva unica su una delle maggiori civiltà della storia. La combinazione di avventura, bellezza naturale e storia antica rende il volo un’esperienza indimenticabile per scoprire il Messico da una prospettiva inedita.

Alcune immagini del volo in mongolfiera con alcuni dei partecipanti del gruppo di giornalisti, Anna, Sveva, Martina, Angelo e Mauro ma sopratutto Massimo. Anche il pilota che appena atterrati ci offre un brindisi e il campo di volo che alle 6 del mattino si anima improvvisamente di colori nel cielo azzurro del Messico.

Mongolfiere in volo sopra alle Piramidi del Sole e della Luna

Teotihuacán, energia mistica della città degli Dei

Siamo in sette e dopo questo semi-sogno mattutino decidiamo di continuare l’esplorazione a terra. Che meraviglia...

Nel parco archeologico vediamo da vicino le piramidi e gli altri edifici storici. Camminare lungo il Viale dei Morti, salire sulla cima delle piramidi e visitare il Palazzo dei Quetzalpapálotl sono esperienze che ci immergono nella storia e nella cultura degli antichi abitanti di questa misteriosa città.

Nel cuore del parco archeologico di Teotihuacán, il fascino di una delle civiltà più enigmatiche della storia si svela agli occhi di chi vi passeggia. Le imponenti piramidi e gli altri edifici storici raccontano una storia millenaria di potere, spiritualità e cultura. Camminare lungo il suggestivo Viale dei Morti, un’antica strada cerimoniale fiancheggiata da strutture monumentali, è come fare un viaggio indietro nel tempo, tra le vestigia

Il parco archeologico di Teotihuacán

di un popolo che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’umanità.

Salire sulla cima delle maestose Piramide del Sole e Piramide della Luna offre non solo una vista mozzafiato sull’intero sito archeologico, ma anche la possibilità di percepire l’energia mistica che pervade questo luogo sacro. Ogni gradino rappresenta uno sforzo collettivo, simbolo della grandezza architettonica e della profonda fede degli antichi abitanti.

La visita al Palazzo dei Quetzalpapálotl, con i suoi eleganti cortili e i ricchi dettagli decorativi, permette di ammirare le straordinarie capacità artistiche e la complessità culturale di questo popolo. Qui, murali ben conservati e intricate sculture raffigurano scene mitologiche e simboli sacri, offrendo uno scorcio unico sulla vita quotidiana e sulle credenze di questa civiltà misteriosa.

Teotihuacán, il cui nome significa “Città degli Dei”, è una testimonianza vivente della maestosità delle civiltà precolombiane. In passato, è stata una delle città più grandi del mondo antico, con una

popolazione che si stima fosse superiore ai 100 mila abitanti nel suo periodo di massimo splendore. La sua importanza spirituale e culturale si riflette in ogni pietra, in ogni edificio e nei grandiosi templi che costellano il sito.

Ogni murale e ogni struttura raccontano una storia di ambizione, fede e resilienza. L’arte e l’architettura, così come i ritrovamenti archeologici, parlano di una società avanzata, capace di organizzarsi su larga scala e di lasciare un’eredità che ancora oggi affascina studiosi e visitatori da tutto il mondo.

Visitare Teotihuacán significa immergersi in un mondo sospeso tra mito e realtà, dove il mistero avvolge ogni angolo. È un’esperienza che lascia un segno profondo nella memoria e che invita a riflettere sul legame universale tra gli esseri umani e il sacro. La grandiosità del luogo, la sua storia e l’aura di misticismo che lo avvolge rendono ogni momento trascorso a Teotihuacán un’esperienza unica, capace di trasformare una semplice visita in un vero e proprio viaggio dell’anima.

Il parco archeologico di Teotihuacán

Palazzo dei Quetzalpapálotl, con i suoi eleganti cortili e i ricchi dettagli decorativi, permette di ammirare le straordinarie capacità artistiche e la complessità culturale di questo popolo.

Il gioco del calcio alla pallina in un viale di Asmara.
I Mariachi sono gruppi musicali tipici dell’ovest del Messico, culturalmente considerati i discendenti degli indios dello stato del Jalisco.

Messico tradizioneCity, e rivelazione

di Fabrizio Lava, fotografie dell’autore

Una delle vie dello Zòcalo, Dettagli architettonici nel centro città

Città del Messico è un vortice di colori, storia e cultura, dove il passato e il presente si intrecciano in un’energia travolgente. Dal maestoso Zócalo, circondato da edifici coloniali e rovine azteche, ai vivaci quartieri come Coyoacán e Roma, ogni angolo pulsa di vita.

Ritorno a Città del Messico. La città sorge su quello che un tempo era un vasto sistema di laghi. Nasconde sotto le sue strade e i suoi edifici una storia affascinante legata all’acqua, che ha sempre giocato un ruolo fondamentale nello sviluppo della regione. Il cuore della storia idrica di Città del Messico è il Lago di Texcoco, che una volta copriva gran parte della Valle del Messico. Al centro del lago sorgeva Tenochtitlán, la capitale dell’impero azteco. Gli aztechi hanno costruito la città su isole artificiali, utilizzando un complesso sistema di canali per il trasporto e l’irrigazione, che l’ha resa un prodigio di ingegneria idraulica. Con l’arrivo dei conquistadores spagnoli, il paesaggio idrico della regione è cambiato drasticamente. Gli spagnoli, per evitare inondazioni e facilitare lo sviluppo urbano, hanno iniziato a prosciugare i laghi della valle, compreso il Lago di Texcoco. Un processo continuato nei

secoli successivi che ha portato alla quasi totale scomparsa dei laghi e alla trasformazione della valle in una vasta pianura urbanizzata.

Il punto di partenza ideale per esplorare il centro storico è la Piazza della Costituzione, comunemente chiamata Zócalo. Considerata una delle più estese del

Cattedrale Metropolitana, nel centro città

mondo, è circondata da alcuni degli edifici più importanti della città. Al centro svetta la gigantesca bandiera messicana, simbolo di orgoglio nazionale.

Sul lato orientale dello Zócalo c’è il Palazzo Nazionale, sede del governo federale. Lo storico edificio è famoso per i murales di Diego Rivera, che adornano le pareti interne. Raccontano la storia del Messico, dalle civiltà precolombiane alla rivoluzione messicana, un affascinante viaggio visivo attraverso il passato del paese.

Domina il lato nord della piazza, la Cattedrale Metropolitana, capolavoro dell’architettura coloniale. Costruita tra il XVI e il XVIII secolo, è la più grande delle Americhe con una combinazione di stili architettonici, dal barocco al neoclassico. All’interno, si possono ammirare altari dorati, affreschi e una serie di cappelle dedicate a vari santi. A pochi passi dallo Zócalo c’è il Templo Mayor, uno dei siti archeologici più di rilievo della città. Era il centro cerimoniale

Situata in pieno centro a Guadalajara, la Basilica Cattedrale dell’Assunzione di Maria Santissima è un emblema della città. Eretta nel 1561 per ordine del re Filippo II di Spagna, da allora, ha subito numerosi interventi a causa dei terremoti che hanno colpito la città. Le torri attuali, per esempio, risalgono al XIX secolo, perché quelle originarie crollarono durante il sisma del 1818. Il mix di stili che contraddistingue il tempio odierno gli conferisce un aspetto unico… Senza dubbio, una delle cattedrali più belle del Messico!

dell’antica Tenochtitlán. Gli scavi hanno portato alla luce le rovine del tempio principale e numerosi manufatti che raccontano la vita e la cultura degli aztechi. Il Museo del Templo Mayor, adiacente al sito, espone molti di questi reperti, per un approfondimento sulla civiltà azteca. Proseguendo verso ovest dallo Zócalo, si arriva al magnifico Palazzo delle Belle Arti. È considerato un simbolo culturale di Città del Messico, per la spettacolare architettura in stile art nouveau e art déco. Il teatro ospita spettacoli di opera, balletto e concerti, mentre le gallerie all’interno espongono opere di artisti messicani e internazionali. Il centro storico è anche un labirinto di strade pittoresche e di vivaci mercati. Le strade come Madero e Tacuba sono piene di negozi, caffè e ristoranti per un ottimo assaggio della vita locale. I mercati, come quello di San Juan, sono luoghi ideali per esplorare i sapori e i profumi della cucina messicana, con bancarelle che vendono frutta esotica, spezie e piatti pronti.

Piazza della Costituzione, comunemente chiamata Zócalo, con la Cattedrale Metropolitana.

Piatti tipici fra i quali il dolce messicano per eccellenza, i churros

Chihuahua, la città e le comunità mennonite

sguardo alla

Lo stato più grande del Messico, Chihuahua, ha una varietà di paesaggi che vanno dal deserto alla sierra. Non ci si accorge subito della sua vastità, lo si capisce percorrendolo, a partire dalla capitale, che ha lo stesso nome e al mattino presto è quasi deserta.

In centro, Cocina Artesanal ha appena aperto, Macario, altro locale dove andare a cena, ha due belle damine-scheletro all’ingresso, con un teschio ai loro piedi e un vaso di fiori a renderle omaggio. Il celebre Giorno dei Morti è lontano ma i segni della festa rimangono, come gli strumenti musicali appoggiati alla parete, pronti per essere di nuovo accordati la sera. Il proprietario del negozio di quadri che raffigurano cavalli dispone i più grandi all’esterno. Ha in testa un sombrero, come ogni mattina ripete i soliti gesti sotto lo sguardo poco distante del famoso pittore Siqueiros, raffigurato in un murales. Tutto sembra fermo e immobile, ma poco più in là ci sono la musica e i canti dei gruppi che si esercitano nella danza guadalupana. Indossano abiti blu cobalto e mantelli leggeri su cui è raffigurata Nostra Signora di Guadalupe. In suo onore, ogni 12 dicembre, arrivano e sfilano a Città del

Uno
Cattedrale di epoca coloniale, il centro città a metà strada tra tradizione e innovazione.
Un dhoni ancorato a Guraidhoo.

Nei giorni di festa sono molte le esibizioni con musica e canti dei gruppi che si esercitano nella danza guadalupana. Indossano abiti blu cobalto e mantelli leggeri su cui è raffigurata Nostra Signora di Guadalupe

Messico pellegrini da tutto il Paese. Uno sguardo alla Cattedrale di epoca coloniale, con l’altare realizzato in marmo italiano, e il giro della città prosegue verso il Palazzo del Governo, un enorme edificio con una grande corte, costruito a fine Ottocento. Qui si trova il monumento dedicato a Don Miguel Hidalgo y Costilla: sacerdote e teologo, diede vita a un movimento sociale rivoluzionario per l’indipendenza del Paese che culminò nella formazione dello Stato messicano. È il padre della patria che venne ucciso proprio a Chihuahua, dove venne catturato e condannato a morte. “Siamo una terra di storia e arte, i custodi di un patrimonio mondiale che mostra la grandezza e la complessità delle nostre culture”, recita uno dei cartelli che racconta la storia delle diverse popolazioni che abitano il Paese. Il Messico è in effetti un mosaico di comunità diverse e fra queste c’è anche quella mennonita. L’incontro con uno dei suoi rappresentanti avviene a Cuauhtémoc, la porta d’ingresso della Sierra di Chihuahua, dove abita Abraham Peters, 82 anni, con indosso una salopette in jeans. Ci riceve in cucina e

alla parete si notano un albero genealogico e una cartina dell’Europa, in un angolo una fattoria di legno. Una sintesi in miniatura della storia di famiglia. Nati durante la Riforma protestante, i mennoniti promossero l’idea del battesimo degli adulti e, a causa delle loro differenti credenze e pratiche religiose, vennero perseguitati. Emigrarono in Polonia, poi in Ucraina, dove fondarono fattorie e comunità e dopo la Seconda Guerra Mondiale arrivarono in Canada, quindi in America Latina. Dopo intensi negoziati, il governo messicano guidato dal presidente Álvaro Obregón gli permise di stabilirsi a Chihuahua. Attualmente si stima che circa 90 mila persone di questa comunità vivano in Messico, la maggior parte a Chihuahua. Abraham ha un vecchio telefonino, segno che i mennoniti si sono adeguati ai tempi, ma si distinguono fra chi è più aperto come lui e chi più conservatore. Nel vicino capannone ci mostra i vecchi attrezzi agricoli, ma ora nei campi si usano mezzi meccanici. Al centro di tutto ci sono la terra e la fede come si può vedere nel Museo Mennonita, che ne riassume la storia e lo stile di vita.

Donna con narghilé nell’isola Hithadhoo, atollo Laacuna.
Ibraham Peters, mennonita a Cuauhtémoc,

Sierra Tarahumara, nella terra dei rarámuri

Ci sono luoghi che riportano indietro nel tempo e fanno entrare in contatto con un modo diverso di vivere, in un paesaggio vasto, libero da costruzioni, con albe e tramonti che chiamano fuori.

Succede nella sierra Tarahumara e nel pueblo magico di Creel, dove una strada taglia in due il paese, ai lati le case colorate hanno i contorni nitidi e l’aria è frizzante. Siamo a 2400 metri e questo è il punto di partenza ideale per andare a esplorare la sierra, vedere il lago Arareko, la Valle dei Monaci e la Barranca del Cobre. In quest’area vivono i Rarámuri, famosi per la grande resistenza a percorrere di corsa grandi distanze. Nel corso dell’anno qui si tiene un’ultra maratona a cui si iscrivono uomini e donne, vestite con coloratissime gonne a balze e che affrontano il percorso con le scarpe di tutti i giorni. Una di loro è arrivata lontana, sugli schermi. Si chiama Marìa Lorena Ramìrez Hernàndez e su Netflix il documentario Lorena, la maratoneta che corre con i sandali racconta la sua storia. Nel 2017 è diventata famosa per aver conquistato il primo

posto nell’Ultra Trail Cerro Rojo: 50 chilometri in 7 ore e 3 minuti con ai piedi i sandali. Le scarpe da ginnastica gliele hanno regalate ma lei le ha rimesse nella scatola. Poche le sue parole come quelle della famiglia con cui la si vede vivere, in un luogo isolato, lontani da una scuola e da un centro

Nei dintorni di Creel, ingresso dell’albergo che ci ha ospitati

abitato. I rarámuri vivono in piccoli gruppi di un’agricoltura di sussistenza (mais e fagioli) e dell’artigianato e le donne le incontriamo un po’ dappertutto, annunciate dai coloratissimi vestiti. Espongono i loro manufatti, fra cui cestini intrecciati e braccialetti di perline, poco prima della funivia che sorvola la Barranca del Cobre, un canyon straordinario, più grande del Grand Canyon in Arizona, uno spettacolo maestoso, da scoprire facendo trekking, scalate, giri in mountain bike. Sicuramente non va perso il Parco Avventura con l’adrenalinica zip line che in pochi minuti porta da una parte all’altra del canyon. Vediamo donne rarámuri sul belvedere di Divisadero, uno dei punti più panoramici con alle spalle la stazione da cui si prende il Chepe, il treno che dalla sierra arriva al mare, un viaggio straordinario con un percorso di tunnel, ponti e gallerie che ne fanno uno degli itinerari più famosi al mondo. Nella Valle dei Monaci è ancora più evidente il contatto dei rarámuri con la natura. Siamo a 12 km da Creel e, lasciata l’auto, si sale per arrivare ai piedi di formazioni rocciose modellate dal vento e dall’acqua. Più vicino al paese è il lago Arareko, raggiungibile dopo un percorso su una strada sterrata da percorrere in jeep, all’interno di un fit-

to bosco di pini e querce che sembra non finire mai. In giro si vedono piccole case, grotte un tempo abitate. Da qui sono passati minatori, esploratori, missionari francescani e gesuiti. Ora noi viaggiatori, che ci portiamo a casa immagini e incontri fatti di sguardi e non di parole, ospiti di un territorio in cui per alcuni la vita è ancora ritmata dal sole, dalla luna e dal cammino.

I rarámuri vivono in piccoli gruppi di un’agricoltura di sussistenza (mais e fagioli) e dell’artigianato e le donne le incontriamo un po’ dappertutto, annunciate dai coloratissimi vestiti.

Al tramonto nella Valle dei Monaci

Dal canyon al mare salendo a bordo del Chepe

Sebbene meno conosciuta, la Barranca del Cobre è un sistema di sei canyon, che combinati sono più estesi e profondi del Grand Canyon. Alcune sezioni raggiungono una profondità di oltre 1.879 metri, rendendolo un vero gigante. Inoltre, si estende per una superficie molto più ampia, coprendo circa 65.000 km².

Il Parco Avventura Barranca del Cobre è un paradiso per gli amanti dell’adrenalina e delle meraviglie naturali, immerso nel cuore della spettacolare Sierra Tarahumara. Questo parco offre un mix unico di emozioni e panorami mozzafiato, con attività pensate per vivere al massimo la bellezza selvaggia della Barranca del Cobre a 2400 metri di quota.

L’attrazione principale è la Zip Line (tirolesa), una delle più lunghe del mondo, che ti permette di sfrecciare sopra i canyon a una velocità impressionante, sospeso tra cielo e terra. Per chi vuole un brivido ancora più forte, c’è la via ferrata, un percorso di arrampicata che include ponti sospesi e discese in corda doppia, tutto con viste spettacolari.

Se cerchi un’esperienza più tranquilla ma altrettanto emozionante, puoi salire a bordo della funivia panoramica, che attra-

versa il canyon offrendo una prospettiva unica sulle gole profonde e sulla maestosa natura circostante.

Il parco è anche un luogo dove la cultura incontra l’avventura: puoi scoprire la storia e le tradizioni dei Tarahumara, la

Comodo sguardo sulla Barranca del Cobre
La tirolesa nel Parco Avventura della Barranca del Cobre

popolazione indigena locale, visitando i loro villaggi o acquistando artigianato tradizionale. Tra sentieri escursionistici, ponti sospesi e scorci da cartolina, il Parco Avventura Barranca del Cobre è un’esperienza indimenticabile che combina emozioni forti e il fascino della natura.

Altrettanto emozionante è il viaggio in treno dalla Barranca del Cobre a Los Mochis è un’esperienza epica, un’avventura su rotaie attraverso alcune delle bellezze naturali più mozzafiato del Messico. A bordo del “Chepe Express”, il treno che attraversa la Sierra Tarahumara, ti trovi immerso in un panorama spettacolare di canyon profondi, valli sconfinate e paesaggi montani.

Il percorso inizia tra le vette imponenti della Barranca del Cobre, spesso parago-

nata al Grand Canyon per la sua vastità, ma con un fascino unico grazie alla vegetazione lussureggiante e alle comunità indigene dei Tarahumara.

Man mano che il treno si snoda lungo i binari, attraversa tunnel scavati nella roccia, ponti vertiginosi e curve che regalano scorci indimenticabili.

Noi partiamo da una località iconica come Divisadero. Sul treno la discesa verso Los Mochis è un cambio continuo di scenario: le montagne lasciano il posto a pianure fertili, coltivazioni verdi e l’aria calda della costa. L’arrivo al Mar di Cortés segna la fine di un viaggio che non è solo uno spostamento, ma un tuffo nella natura e nella cultura del Messico più autentico. Un’esperienza da da non perdere per chi, come noi, ama i viaggi in treno.

Tra turisti, tirolesi e suonatori popolari
Il fascino della Barranca al tramonto e all’alba
La carrozza ristorante con vista panoramica del Chepe
Incredibili paesaggi dall’ultima carrozza panoramica del Chepe
L’immancabile guacamole, salsa di avocado è disponibile anche sul treno

Tra leggenda e fascino coloniale

Il paese di El Fuerte, situato nello stato di Sinaloa, in Messico, è un luogo legato alla leggenda di Zorro che sebbene sia un personaggio di fantasia, molte storie e interpretazioni suggeriscono che El Fuerte sia stato una delle fonti d’ispirazione per la sua creazione.

Si dice che Don Diego de la Vega, il vero nome del personaggio di Zorro, possa essere stato ispirato da figure storiche o leggendarie legate alla regione di El Fuerte, che durante l’epoca coloniale era una delle città più importanti del nord-ovest del Messico. La città era un importante avamposto militare, fondato nel 1564 dagli spagnoli, e il suo forte (da cui prende il nome) serviva a proteggere la zona dagli attacchi delle popolazioni indigene locali. Johnston McCulley, creatore di Zorro, potrebbe aver tratto ispirazione da racconti di ribelli e giustizieri locali tramandati oralmente, ambientandoli in una cornice che ricorda molto i paesaggi e l’atmosfera di El Fuerte.

Il paese è noto per il suo caratteristico stile coloniale, le strade acciottolate e gli edifici storici come il forte coloniale restaurato e oggi trasformato in un museo

che offre una finestra sul passato militare e sulla vita coloniale della regione. La piazza centrale e la chiesa coloniale sono un luogo perfetto per immergersi nell’atmosfera storica e tranquilla del paese.

Nel palazzo coloniale di El Fuerte che ci ospita per la notte
In giro per il paesino di El Fuerte, tra statue di Zorro, chiese, edifici coloniali e personaggi dallo sguardo che si perde nel tempo

Che il legame tra El Fuerte e Zorro sia verità o leggenda, il paese è un luogo che racchiude l’essenza dell’epoca coloniale messicana e delle storie di giustizia e ribellione. Visitare El Fuerte non significa solo immergersi nella storia, ma anche nel fascino di un luogo dove realtà e mito si incontrano, celebrando uno degli eroi più iconici della cultura popolare.

La Paz, mare interno, mare blu infinito

La Baja California e il Mare di Cortés, paradiso naturale unico. Qui, deserti aridi incontrano acque cristalline, le sue baie e isole, come Espiritu Santo, sono perfette per snorkeling, kayak e avvistamento di balene, leoni marini e delfini.

La Baja California è una meta da sogno, nell’immaginario è la terra dove si avvistano le balene, dove i pirati hanno cercato ostinati i tesori, con spazi sconfinati, da un lato l’oceano dall’altro il Mare di Cortés. Di fatto è la penisola più grande del mondo, un nastro d’asfalto la percorre tutta con ai lati un paesaggio unico, desertico e punteggiato da cactus. E il mare qui arriva fino a tavola. A La Paz, la capitale della parte sud, si gusta in locali come Taco Fish e Bismark Cito che servono chevice, burritos e tacos di gamberi, polpo e pesce fritto o grigliato di fronte a un malecon che una volta visto non si dimentica più: 5 km da percorrere camminando o correndo, interrotti solo da sculture marine. Momento clou la sera quando tramonta sulla baia il sole, mentre al mattino chi si sveglia presto può godersi il risveglio lento di un posto di vacanza pieno di luce.

La Paz è conosciuta come “la porta del Mar di Cortés”, un luogo che Jacques

Cousteau ha definito “acquario del mondo” per la sua ricchezza marina. Si percepisce subito che è un posto rilassante, dove l’impegno più grande è decidere in quale spiaggia trascorrere la giornata. Da la Paz si parte per raggiungere Playa Balandra, considerata una delle spiagge più belle del Messico, a 25 chilometri dal centro e

Blu, blu, e ancora blu per il mare di Cortez
La costa a La Paz

molto frequentata dai locali. Le sue acque poco profonde permettono di fare lunghe passeggiate in una laguna naturale che è area protetta con dune, cactus, montagne di roccia rossastra e mangrovie, vitali per l’ecosistema marino. Ci sono sentieri che offrono viste panoramiche sulla baia e per preservare questo tesoro naturale l’accesso è limitato a 450 persone per turno, con orari divisi tra mattina (dalle 8 alle 12) e il pomeriggio (dalle 13 alle 17). Non ci sono ristoranti, hotel o infrastrutture commerciali in questo tratto e i visitatori devono portare tutto il necessario, inclusi acqua e cibo, ritirando i propri rifiuti prima di andare via.

A solo un’ora da La Paz c’è Todos Santos, celebre per le sue gallerie d’arte e, poco distante, un punto panoramico eccezionale, isolato da tutto e da tutti. Si chiama

El Faro Beach Club & Spa e permette di trascorrere una giornata con un’offerta di

prim’ordine: ha la spa, una piscina e il ristorante è ottimo. Alle spalle il deserto, di fronte l’oceano e il passaggio delle balene grigie, che da novembre a febbraio migrano dall’Alaska per accoppiarsi e partorire nelle calde lagune della Baja California Sur. Noi, a inizio stagione, ne abbiamo visto gli spruzzi, altissimi. È bastato il primo per elettrizzare il gruppo, in un gioco di “Guarda là” e poi là e poi ancora là. Accompagnare il loro cammino anche solo da lontano è stato emozionante, figuriamoci andarle a vedere più da vicino con le barche.

E come ricorda Pino Cacucci nel libro Le balene lo sanno. Viaggio nella California Messicana il Messico fu il primo a creare riserve protette per questi animali così affascinanti. Un motivo in più per amare questo Paese e la sua attenzione verso l’ambiente che abbiamo toccato con mano viaggiando da La Paz a Los Cabos.

Sea food a La Paz
NOn manca la vita notturna a La Paz
Colori naturali per il tramonto e per il cibo che si riverberano su alberghi, ristoranti e festoni per le strade

Espiritu Santo, isola protetta e leoni marini

Tra le meraviglie della Baja California Sur e di La Paz, spicca l’isola

Espíritu Santo, un’isola disabitata, dove la natura regna sovrana, offrendo paesaggi incredibili e un’atmosfera di pace e tranquillità.

C’è un’isola Patrimonio Unesco di cui tutti parlano quando si arriva in Baja California Sur e a La Paz. È l’isola Espíritu Santo, evocata a tal punto che quando arriva il giorno in cui si decide di raggiungerla l’aspettativa è alta. Prima però bisogna avere un po’ di pazienza, indossare il giubbotto salvagente e lasciarsi alle spalle La Paz, che si mostrerà in tutta la sua bellezza al rientro all’ora del tramonto. Adesso, sulla barca che ci porta, c’è solo l’orizzonte da guardare, l’avvicinamento è sempre un’attesa, premiata dallo scorgere le forme dell’isola, con la roccia di arenaria rosa erosa dai venti e dalle onde, le baie e le profonde insenature. Si va veloci, l’escursione ha un programma in tre tempi, il primo è l’incontro con una colonia di uccelli fregata, che si alzano in volo e poi ritornano sulle rocce, noi a fare birdwaching ascoltando le spiegazioni di chi ci guida in questo eden protetto. Il viaggio lungo la costa riprende fino a

raggiungere Los Islotes, un piccolo gruppo di isolotti rocciosi a nord dell’isola. È qui che si trova una delle colonie di leoni marini della California che si annunciano con il loro verso, si confondono con le rocce e diventano più visibili quando si tuffano in acqua. Sono circa 300 a seconda della stagione, hanno un compor-

Leoni marini a Los Islotes

tamento amichevole, la loro natura è così giocosa e curiosa che ci si può immergere per fare snorkelling, nuotando accanto con l’avvertenza di evitare comunque un contatto. Siamo ospiti loro e l’esperienza è indimenticabile.

Los Islotes è un’area protetta che fa parte del Parco Nazionale Arcipelago di Espíritu Santo ed è richiesto un braccialetto della Conanp, la Commissione nazionale delle aree naturali protette. Adrenalina al mattino con i leoni, relax il pomeriggio quando si sbarca in una delle spiagge borotalco con un’acqua verde e cristallina.

Ci si sente un po’ Robinson Crusoe, ma dell’isola noi sappiamo tutto, cartina alla

mano, con le sue punte e insenature, gli spot dove fare snorkeling e il pic nic all’ora di pranzo. Non si è soli. L’area ospita 22 specie di delfini, 9 specie di balene, 5 specie di tartarughe, mante giganti, razze e squali balena. Quello che non sapevamo è che quest’isola deserta alla fine dell’Ottocento fu al centro dell’età dell’oro di La Paz grazie al commercio delle perle pescate nelle sue acque. Poche sono finite nelle corone dei reali inglesi e spagnoli, tante non si sono fatte trovare dai corsari, venuti fin qui a cercare un tesoro e tornati indietro a mani vuote. È stata una giornata intensa, fra onde, vento, pesci, uccelli. Natura allo stato puro.

La bellezza delle isole nell’arcipelago di Espíruto Santo
La roccia di arenaria rosa erosa dai venti e dalle onde, le baie e le profonde insenature, lo spettacolo intorno a noi.
A Todos Santos, il El Faro Beach Club & Spa.

Cabo Pulmo e cabos San Luca

È una regione che comprende Cabo San Lucas e la vicina San José del Cabo, offrendo una varietà di esperienze, dalle spiagge tranquille alle avventure all’aperto in barca, in fuoristrada e a tavola.

I posti finis terrae hanno sempre un fascino particolare e quello della Baja California non è da meno. Si arriva in fondo in fondo, in realtà a a Cabos San Luca non è che ci si senta proprio soli. C’è vita di giorno e di notte, soprattutto la notte, perché non mancano locali, ristoranti, discoteche. Ma scesi al porto tutto cambia se si sale in barca e si esce in mare come fanno in molti al tramonto per ammirare il capo. La navigazione è tranquilla e lo sarà anche dopo che lo abbiamo oltrepassato, nelle acque dell’oceano. È un momento magico, noi l’abbiamo vissuto a bordo di un catamarano, ci hanno spiegato man mano quello che vedevamo e che viene detto a tutti: c’è la spiaggia dell’amore, baciata dal sole fino a tardi, una distesa bianca fra le rocce imponenti, e quella del divorzio, dalla parte del Pacifico, in acqua meno sicure per le correnti. Ma è importante anche quello che non si vede e succede dentro di noi. In vista del

famoso Arco di Los Cabos, mentre il sole tramonta, si crea un’atmosfera speciale, da raccoglimento, ognuno è con i suoi pensieri: c’è che guarda fisso l’orizzonte, chi si volta e vede una luna trasparente.

Continuiamo a girarci, da una parte un cielo lattiginoso, dall’altra man mano rosso fuoco. Il ritorno è accompagnato da

Le spiagge di Cabo Pulmo, dichiarato area protetta e Patrimonio Unesco

un saluto. Difficile che si ripassi da qui, di sicuro una volta arrivati fino alla punta estrema della penisola il viaggio non finisce. C’è un altro capo da vedere, sulla costa orientale. Si chiama Cabo Pulmo, è meno battuto e ci arriviamo con un fuoristrada su un percorso sterrato a curve e a picco sulla costa. Poche le case, solo la vista di spiagge e uccelli che si tuffano in acqua, fino ad arrivare a destinazione per fare snorkeling. La zona vanta infatti una barriera corallina, è stata dichiarata area protetta e Patrimonio Unesco e da qui si vedono partire le barche per le immersioni e le battute di pesca.

Manca ancora un capo per poter dire che abbiamo visto tutto di Los Cobos ed è San Josè del Cabo, città tranquilla, con gallerie d’arte e ottimi ristoranti. Ci arriviamo la sera per andare a cena

da Sage e gustare i piatti di Guillermo J. Gomez. “Un’oasi di cucina della Baja e di cultura”, si definisce il locale.

Ed è proprio un’oasi, una corte all’aperto, con strutture bianche in muratura e di legno chiaro, palme, l’arredamento che rispecchia l’artigianato messicano con lampadari in paglia, divani in muratura ricoperti da cuscini color salvia. Il bar all’entrata serve cocktail di prim’ordine, mix in cui si ritrovano tequila e mezcal, la cena è il frutto della cucina delle origini di Guillermo, quella della mamma argentina, unita ai sapori marinari che offre Los Cobos, agli ortaggi e alle verdure selezionate e freschissime. Si chiude davvero in bellezza un viaggio che ci ha fatto scoprire un poco di quello che può offrire un Paese grande come il Messico.

Le spiagge di Cabo Pulmo , escursione in barca a Cabo San Lucas
Le spiagge verso Cabo Pulmo
Il mare davanti a Cabo San Lucas dove si tiene ogni anno, nel mese di ottobre, la più famosa competizione di pesca al Marlin del mondo
I partecipanti a questo tour in Messico!

Per saperne di più

Quando andare

Stagione secca (novembre-aprile):

Questo è il periodo più popolare per visitare il Messico, poiché il clima è generalmente caldo e soleggiato, con poche piogge.

Stagione delle piogge (maggio-ottobre):

Durante questo periodo, il Messico sperimenta piogge frequenti, soprattutto nel pomeriggio e alla sera. Tuttavia, le piogge di solito non durano tutto il giorno e ci sono ancora molte ore di sole. La vegetazione è lussureggiante e i paesaggi sono verdi e rigogliosi.

Questo è un buon periodo per visitare le regioni interne e le città coloniali, dove le temperature sono più fresche rispetto alle zone costiere. Anche per volare in mongolfiera, il periodo migliore è da ottobre ad aprile.

Dove volare in mongolfiera

San Juan Teotihuacan, Estado de Mexico, Messico https://volare.com.mx/

Attività

Parco avventura: parquebarrancas.com

Treno El Chepe: chepe@ferromex.mx

Cabo Pulmo

Isola Espirito Santo

In barca a San Lucas

El fuerte

Creel

Da leggere

Paola Zoppi, In Messico con Frida Kahlo, Giulio Perrone Editore.

Pino Cacucci, Puerto Escondido, Feltrinelli

Per approfondire camexital.com mecainter.com consulmex.sre.gob.mx/milan/ @Camera di Commercio del Messico in Italia @Consulado General de México en Milán

Instagram @consulmexmilan

@SRE

Instagram @sremx

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