Speciale Biella

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Biella inedita In viaggio con NEOS

La Fabbrica della Ruota

I fantasmi delle fabbriche tessili, orgoglio del Biellese, sono come elefanti sopravvissuti a una dura selezione. La Ruota è una di queste.

Se verso la fine del ‘7oo erano già 253 le piccole aziende che lavoravano la lana, l’introduzione del telaio meccanico segnerà il territorio con la realizzazione di architetture industriali. Nel 1887 l’industria biellese della maglieria conta diciotto importanti stabilimenti, situati lungo il corso di torrenti per sfruttare al meglio la forza idraulica come forza motrice. Grazie ai corsi d’acqua era, infatti, possibile mettere in moto, tramite grandi ruote idrauliche, alberi motore verticali che ne trasferivano il movimento ad altri orizzontali disposti a ogni piano fino alle macchine operatrici.

Dal 1878, data di fondazione della Fratelli Zignone, meglio conosciuta come Fabbrica della Ruota, fino al 1960, anno in cui l’azienda cessa l’attività, la Fabbrica passa attraverso passaggi di proprietà, un’alluvione e l’acquisizione dell’energia elettrica. Ma il sistema teledinamico resta regolarmente in funzione. Passano tre decenni dalla chiusura e la fabbrica viene trasformata in un polo culturale che oggi ospita il Centro di documentazione dell’Industria Tessile, 80 fondi archivistici e iconografici, una Biblioteca ricca di oltre 1300 volumi, mostre temporanee ed eventi tematici. Si visita con sentimenti di meraviglia di fronte ai possenti macchinari, gli orditoi, i telai e il sistema teledinamico, unico esempio conservato in Italia.

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In basso e a destra: La Fabbrica della Ruota

Zegna tra imprenditoria e mecenatismo

di Pietro Tarallo, fotografie di Massimo Bisceglie

Salire a Trivero, frazione del comune di Valdilana, ai piedi delle

Alpi, per scoprire la storia di un grande produttore di tessuti.

Interno dell’ingresso principale dello stabilimento con plastico dello stabilimento, Alta Valsessera

Bisogna salire fino a Trivero, che da qualche anno fa parte del Comune di Valdilana, borgo ai piedi delle Alpi, per scoprire la storia di uno dei produttori tessili più importanti del biellese e d’Italia.

Una storia che inizia nel 1910 quando Ermenegildo Zegna fonda la sua azienda, realizzando un sogno da imprenditore illuminato. La capacità di fare crescere i profitti seguendo principi etici ed estetici diventa la caratteristica della sua vita e del suo lavoro. Perseguita da tutta la famiglia nell’arco di quattro generazioni è stata ed è la chiave di un successo a livello mondiale, sia nel settore tessuti sia in quello dell’abbigliamento maschile, che ha reso la Zegna leader del Made Italy per creatività e stile.

Questa incredibile ascesa è raccontata in modo intrigante e puntuale a Casa Zegna. Costruzione multifunzionale dalle linee contemporanee ed essenziali, raccoglie documenti, fotografie, tessuti, abiti, oggetti che hanno segnato gli oltre 110 anni del lanificio.

Oltre il grande giardino circostante si trova lo stabilimento che conserva intatta la grandiosità del passato, come lo scalone di granito dell’entrata principale. In perfetto contrasto-accordo con tutti i macchinari di ultima generazione.

Alle sue spalle la Panoramica Zegna si arrampica sulle pendici del Monte Rubello fino a Bielmonte, località sciistica a 1500 metri.

Anche la Panoramica è stata progettata da Emenegildo Zegna, che dal 1933 vi fece piantumare decine di

migliaia di alberi e rododendri, i quali costituiscono l’ambiente protetto dell’Oasi Zegna (100 kmq) percorsa da sentieri che portano ad angoli incontaminati di natura.

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Casa Zegna - Installazione con abito Macchinari dello stabilimento Zegna di Trivero

Sapori e saperi

Per scoprire i sapori e i saperi della tradizione il Me/Bo Museum di Biella è una tappa imprescindibile.

Nato dall’intuizione di Franco Thedy e Andrea Bonin, amici imprenditori alla guida del birrificio Menabrea l’uno, di Botalla Formaggi l’altro, il museo, a poca distanza dagli stabilimenti produttivi delle due aziende, propone un’esperienza a 360 gradi nel mondo brassicolo e caseario. Profondamente radicato nel Biellese, oggi trova espressione in due marchi di qualità ben noti anche all’estero.

Al piano interrato del Me/Bo un tuffo nella storia del birrificio attivo più antico d’Italia, tra macchinari d’epoca, utensili, documenti, immagini in bianco e nero, rare etichette e bottiglie vintage della Menabrea. Un’occasione per scoprire la sapienza dei mastri birrai locali nel valorizzare l’acqua purissima che scende dalle vette biellesi.

Al piano terra, dove è presente anche un piccolo shop, si ripercorre la storia del marchio Botalla, dal fondatore Natale, abile affinatore di formaggi, fino a oggi. Qui sono svelate le tecniche casearie tradizionali attraverso un’esposizione di utensili antichi come la zangola, impiegata per sbattere la panna e trasformarla in burro.

Per coronare la visita al museo da non perdere la Me/Bo Experience, una degustazione guidata di birre in abbinata a formaggi in un piacevole spazio dedicato, a pochi metri dal museo. Obbligatorio un assaggio dello Sbirro il delizioso formaggio alla birra, sintesi perfetta delle due eccellenze made in Biella. Ma anche di una storia di amicizia e amore per il territorio.

In basso lo Sbirro, formaggio tipico Biellese e la polenta con la mostarda di mele

A destra: gli interni del Me/Bo

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La creatività secondo Pistoletto

Woolscape vuole dire anche Cittadellarte, e Cittadellarte vuole dire

Michelangelo Pistoletto, pluripremiato artista biellese, eclettico e visionario, che il 25 giugno ha compiuto 90 anni.

“L’artista è molto libero e più sei libero, più sei responsabile” dice Michelangelo Pistoletto intervistato alla presentazione del suo libro La formula della creazione all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. “Formazione artistica e sociale per me hanno lo stesso fondamento. Artistico vuole dire anche capacità di muoversi più liberamente di chi invece non ha acquisito la libertà dell’arte… A Cittadellarte abbiamo sviluppato una scuola dove la creazione diventa responsabilità condivisa e si lavora per fare progetti propositivi”.

Nata nel 1994 dalla rivisitazione dell’ex lanificio Trombetta alle porte di Biella, Cittadellarte è un centro dedicato all’arte contemporanea in cui si organizzano mostre, convegni, performance, visite, laboratori didattici, residenze artistiche e corsi accademici. È un laboratorio creativo ed espressivo in costante evoluzione dove i visitatori sono invitati a interagire in in forme e modi di diversa intensità. Incarna una visione innovativa dell’arte posta al centro dei processi di cambiamento sociale dove la responsabilità diviene la prassi. L’artista ha la responsabilità della creazione, ma tutti sono coinvolti. “Bisogna avere il coraggio di prendere in mano la responsabilità della propria esistenza come esseri sociali”, continua l’artista biellese che abita in una casa accanto all’opificio dismesso diventato la sua Fondazione.

Cittadellarte è sede mondiale permanente del Terzo Paradiso, progetto lanciato nel 2003 con un manifesto e un simbolo disegnato da Pistoletto costituito da due cerchi contigui agli estremi di un altro cerchio centrale maggiore, rielaborazione del segno matematico dell’infinito. È un simbolo di unione che nasce dall’incontro ed è l’unica salvezza, “la terza fase dell’umanità”. “Quando parliamo di Terzo Paradiso, di terzo stadio, ne parliamo lavorando con Cittadellarte per rendere i progetti pratici, non soltanto ideali. Bisogna saper passare dall’idea alla pratica e quando si dice fare proposte non basta farle a voce, bisogna lavorare per trovare dei metodi che le rendono pratiche.”

Scrive Pistoletto nel suo libro La formula della creazione: “Quando i bambini vengono a Cittadellarte mi chiedono del Terzo Paradiso. Rispondo: “Questo è un campo da calcio, da una parte c’è una squadra, dall’altra un’altra. Al centro c’è il pallone… Ci vuole una contrapposizione ma senza mettere in gioco la vita umana, senza la guerra.” E anche: “Un cambiamento è ancora possibile. Ma solo attraverso una reale pratica della democrazia, che coinvolga i cittadini e le loro organizzazioni.” E aggiunge: “tutti gli abitanti del pianeta sono contrari alla guerra, non sono a favore della guerra, sono istigati, sono spinti, trasportati e istigati culturalmente e praticamente.”

Un’ampia area del complesso Cittadellarte è dedicata alla collezione permanente di Arte Povera, una tra le più importanti al mondo, e alle opere di Pistoletto. Le più recenti sono i suoi Quadri specchianti che includono la presenza dello spettatore. I primi, che risalgono agli anni 1961- 62, gli hanno dato riconoscimento e notorietà mondiale. “Nel quadro specchiante il presente che passa è irripetibile. Cercavo la mia identità, mi sono messo davanti allo specchio per fare un autoritratto e questo mi ha permesso di

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Cittadellarte - Fondazione Pistoletto

trovare me stesso attraverso me stesso.” Oggi l’aggiornamento all’attualità perché “la dimensione politica dell’arte è necessaria”, si legge in una delle opere, così come “la partecipazione attiva dei cittadini ai processi decisionali…perché la politica si svolge quotidianamente nelle scelte di chi vive e opera all’interno della società”.

Fondamentali per la nascita dell’Arte Povera, gli Oggetti in meno “Oggetti attraverso i quali io mi libero di qualcosa”. Tra questi le prime opere con gli stracci come La Venere degli stracci, del 1967 che prende nuove versioni ogni volta che viene portata altrove. “E’ come un quadro specchiante. Gli stracci sono lo specchio, ciò che cambia continuamente, la rappresentazione sociale nel suo nascere, crescere, consumarsi, memoria e divenire. Venere è l’idea di perpetua bellezza, è la rigenerazione, gli stracci sono i rifiuti della società che stanno invadendo il pianeta. Ho in mente le immagini di spiagge africane colme di stracci, come le isole di plastica negli oceani. Stiamo sacrificando il pianeta al consumismo.”

Dal 25 giugno a Cittadellarte si celebrano i 90 anni di Pistoletto e la 25esima edizione di Arte al Centro : mostre, incontri, seminari sul tema del tessile sostenibile. Da Roma a Milano le installazioni del grande artista biellese parlano dei temi più importanti del presente: l’ambiente, la pace. A Milano ha appena chiuso La Pace Preventiva a Palazzo Reale; a Roma Infinity: perché l’arte è senza limiti è al chiostro del Bramante fino al 15 ottobre; al Castello di Rivoli dal 1° novembre a febbraio prossimo è in programma una grande personale.

Cittadellarte è Woolscape (paesaggio della lana) in quanto lanificio e complesso industriale dal 1300 (prima mulini, cartiera, filanda) alla fabbrica manchesteriana (1878) fino alla Fondazione Pistoletto (1998) con la prima accademia che tiene corsi triennali di moda sostenibile in Europa.

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Tre cerchi per una città

Dal pensiero di un grande artista una brochure per saper vedere Biella.

Nel XX secolo gli artisti, svincolati da politica o religione, per la prima volta nella storia hanno avuto la libertà di esprimere nuovi valori identitari. Michelangelo Pistoletto, artista biellese di fama internazionale, si discosta dall’immaginare l’atto creativo come un’espressione di pura estetica e autoreferenziale chiusa in una cornice.

Nel libro La formula della Creazione ultimo libro di Pistoletto, l’artista pone l’arte al centro di un processo di trasformazione responsabile della società.

Valori quali il rispetto dei diritti, il dialogo fra gli opposti, il benessere globale e la convivenza pacifica fra i popoli sono custoditi nel simbolo dell’infinito con un terzo cerchio al centro, il Terzo Paradiso Per celebrare l’opera, Barbara Sartorello, Vittoria Bazzan e la scrivente, hanno realizzato Biella e il cammino nel Terzo Paradiso, un progetto realizzato con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella. Il progetto, condiviso con Cittadellarte, è una brochure tascabile in cui è riportata una mappa della città all’interno della quale sono stati tracciati tre percorsi che fisicamente e concettualmente riprendono le forme e i principi del simbolo del Terzo Paradiso. I tre cammini, di tre colori diversi, stilizzati si trasformano nei tre cerchi a ciascuno dei quali è attribuito un significato, rispettando il principio che il cerchio centrale sia la fusione dei due laterali.

Il cerchio giallo percorre la parte alta di Biella, il Piazzo, inteso come memoria del periodo medievale e dell’aristocrazia rinascimentale.

Ex lanificio Maurizio Sella oggi sede di Fondazione Sella, Palazzo Ferrero al Piazzo, il Battistero a Biella Piano, la statua di Quintino Sella in piazza Martiri

Il cerchio blu scorre lungo il torrente in cui si affacciano gli opifici, testimoni dell’avvento della borghesia, attualmente incubatori di idee ed espressione di produttività e dinamismo.

Nel cerchio centrale, di colore verde, si cammina nel centro di Biella, rappresentativo della società contemporanea, nata dalla fusione del passato che si evolve con il contributo delle idee e della creatività.

I tre cerchi sono affiancati da un QRcode che permette ai visitatori, attraverso i loro supporti di leggere gratuitamente quaranta schede della guida 111 luoghi Biella che devi proprio scoprire edita da Emons, di cui Sartorello, Bazzan e la scrivente sono coautrici. In copertina, sotto il simbolo del Terzo Paradiso, è stato tracciato uno Skyline di Biella dalla disegnatrice biellese Carola Sagliaschi. Sono segnalati alcuni luoghi esterni ai percorsi, ma presenti a Biella nella guida. La brochure, con un elevato contenuto di informazioni utili per pianificare una visita approfondita della città, verrà distribuita nelle strutture ricettive e nei luoghi frequentati dai turisti.

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Il filo che ha incantato il mondo

La Strada della Lana tra il Biellese e la Valsesia è un pretesto per apprezzare il valore degli operatori del tessile, eredi di un mestiere che ha reso l’Italia unica al mondo.

Come fa notare Patrizia Maggia, Presidente dell’Agenzia Lane d’Italia e direttore artistico dell’evento Fatti ad Arte per la valorizzazione dell’artigianato: “È un raro esempio di filiera completa in un territorio avvantaggiato da caratteristiche uniche, come la leggerezza dell’acqua, usata per lavare e tingere le lane.”

La cura sapiente

Qui tecnologia ed esperienza artigianale collaborano nella trasformazione di fibre preziose in tessuti finissimi. «In alcuni casi vengono messi a riposo per mesi, per annullare lo stress della lavorazione. I tessuti garzati sono poi trattati con i fiori secchi di cardo che portano in superficie il pelo senza deteriorare il tessuto, come avviene al Lanificio Piacenza dalla fine del 1600. Nel finissaggio c’è la vera trasformazione: con acqua, vapore, pressione e calore il tessuto greggio riprende luce e morbidezza. Come diceva Nino Cerruti, senza un ottimo tessuto non può esistere un’ottima moda» prosegue Maggia.

Miscele eccellenti per continuare

“I distretti industriali oggi vengono considerati simbolo di un’Italia ad alto rischio di declino. Le aziende riescono a reggere soltanto con innovazione, ricerca e grande qualità e accompagnamento dei giovani nell’apprendimento del mestiere.»

In basso: i cardi si usano da millenni per la lavorazione della lana

A destra: alcune immagini dei prodottio tessili biellesi

A Biella viene prodotto il 40% dei filati di lusso del mondo grazie a una miscela eccellente di competenze imprenditoriali e artigianali, comunità e territorio.

“Ma nella storia del prodotto di lusso contano anche la sua tracciabilità e le emozioni che suscita: la moda in questo ambito può usare il suo potere di persuasione culturale per rendere anche in questo caso il mondo un posto migliore.”

Dietro la vetrina È importane questa prospettiva di visione che va oltre lo scintillio di vetrina: dietro ogni prodotto c’è una storia e la storia della lana comprende anche l’attualità come il problema di recuperare il vello di scarto degli 8 milioni di ovini in Italia: si tratta di 10-12 milioni di kg in parte spediti all’estero, ma in molti casi abbandonati o bruciati. Si stanno quindi perfezionando processi di trasformazione “da rifiuto a risorsa” come tessuto ecosostenibile per arredo, pannelli isolanti, bonifica dei fondali inquinati da petrolio, fertilizzante. Senza dimenticare un aspetto sociale allarmante come la recente vicenda della mafia dei pascoli nel parco dei Nebrodi.

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Incontro con Giovanni Soldini

Un grande velista, un vero personaggio che con Biella mantiene vivo un legame speciale.

“Il mare? È come la montagna: un ambiente immenso in cui comanda soltanto la natura e nel quale siamo ospiti microscopici. Un’energia incontrollabile e imprevedibile a cui è possibile avvicinarsi solo con un enorme rispetto e applicando regole di solidarietà umana di antico retaggio”, dice Giovanni Soldini che con la città piemontese mantiene un forte legame. La Fila, storico maglificio biellese, oggi con sede e management a Seoul, infatti, è stato per anni ed è tuttora suo sponsor.

Era suo sponsor nell’edizione 1998/99 dell’Around Alone, il giro del mondo in solitaria. Quando a bordo di Fila Open 60, Soldini fu protagonista di un salvataggio oltre i limiti del concepibile: quello dell’amica e competitrice Isabelle Autissier, rovesciatasi con la sua barca per una tempesta nelle acque gelide dell’Oceano Australe a 2.400 miglia da Auckland (Nuova Zelanda) e 1.800 da Punta del Este (Uruguay). Un gesto che lo consegnò alla leggenda, suscitando la battuta di Gianni Agnelli: “E’ l’unico uomo al mondo capace di trovare una donna anche in mezzo all’oceano”.

Stimolato dalle domande di Luca Mastrantonio, del Corriere della Sera, Giovanni Soldini ha preso il largo sulle onde della memoria e dell’attualità: “In mare vigono antiche regole non scritte, incentrate sulla solidarietà tra gli uomini. Il dovere di salvare naufraghi è un principio sacro da millenni: se sei un marinaio non puoi lasciare affogare nessuno, mai. E non gli puoi chiedere di non farlo”.

Giovanni Sodini a Palazzo Gromo Losa durante il Festival del Viaggio

E dire che nel corso della storia sono state varate anche regole scritte: gli stessi Romani attuarono una legge specifica sui salvataggi. E oggi, al riguardo, esiste una convenzione delle Nazioni Unite.

“Ma intanto – riprende Soldini – nazioni che definiremmo mature in termini di diritti dell’uomo, vivono una clamorosa deriva culturale. E anche il nostro paese la rappresenta purtroppo drammaticamente, visto che qualche anno fa il governo è arrivato a sequestrare in un porto una nave della nostra Guardia Costiera con tutto il carico umano tratto in salvo nel Canale di Sicilia”.

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Il riferimento è al caso della nave Ubaldo Diciotti con oltre 170 migranti a bordo, il cui sbarco al porto di Catania, nel 2018, non venne autorizzato per giorni dal Viminale.

Soldini ha ripercorso la sua passione per la navigazione a vela: “E’ il modo di viaggiare più impegnativo e bello, l’idea di sfruttare solo l’energia della natura mi ha spinto a incontrare il mondo delle barche sin da bambino, sul Lago Maggiore”. Poi, le crociere nel Mediterraneo con lo ‘sloop’ (yacht con un solo albero) di famiglia; la fuga da casa, a 17 anni, tenda e autostop con un amico lungo l’Italia e le sue isole, fabbricando orecchini da vendere per strada. Fino alle avventure marine più esaltanti, incidenti compresi: “Ho fatto naufragio due volte, nel 1992 e nel 2005. La prima in nord Atlantico, barca cappottata, chiglia persa rapidamente, il mio equipaggio e io salvati da un portacontainer panamense dove riuscimmo a salire senza avere il tempo di prendere né soldi né passaporti. Sbarcati a Philadelphia, l’assistenza economica del consolato francese ci consentì di raggiungere New York, rifare i documenti e tornare in Italia”.

Il secondo naufragio, con l’amico Vittorio Malingri, tra i massimi fuoriclasse mondiali della vela d’altura, andò però diversamente. “Stavamo regatando nella Transat Jacques Vabre a 500 km dalla Guinea. Mentre filavamo a oltre 30 nodi, il pilota automatico andò in tilt e, una volta infilate le prue in acqua, la barca si rovesciò con tale velocità che non ce ne rendemmo neanche conto, andando in pezzi. Meno male che i trimarani sono concepiti per galleggiare ed essere, diciamo così, abitabili anche sottosopra. Fummo tratti a bordo da una petroliera, diretta a Houston”.

Date le dimensioni, però, navi come quella non possono avvicinarsi ai porti e restano alla fonda a decine di miglia. “Attendemmo venti giorni ‘imprigionati’ nel Golfo del Messico su quel mostro di 350

metri, in attesa che una nave più piccola, tra quelle che si avvicinavano per caricare il greggio fino a terra, si decidesse a prenderci per farci sbarcare. Ma non accadde. A un certo punto, il comandante ci comunicò che la nave avrebbe levato le ancore da lì per dirigersi verso il Golfo Persico. L’unica soluzione per evitare di stare mesi senza atterrare fu far arrivare un elicottero dal Texas: per quel noleggio spendemmo quasi tutti i soldi recuperati prima di abbandonare il relitto”.

A sinistra e a lato: gli ospiti di Procida al Festival, da sinistra Giovanni Scotto di Carlo, Leonardo Costigliola e il presidente Neos Fabrizio Lava, gli organizzatori del Festival il numerossimo pubblico a Palazzo Gromo Losa.

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Biella inedita

In viaggio con NEOS

Testi di Paolo Rinaldi, Pietro Tarallo, Rossana Santolin, Francesca Piana, Monica Gasparini, Antonio Schembri, Irene Cabiati, fotografie di Archivio Fondazione Pistoletto, Archivio DocBi, Archhiivio Woolscape, Archivio E20progetti, Massimo Bisceglie e Paolo Rinaldi e altri

Un prodotto Neos

Giornalisti, Fotografi e Operatori Culturali di Viaggio Associati

Piazza Castello 9 20121 MILANO

Presidente: Fabrizio Lava neosnet.it - presidenza@neosnet.it

Da vedere

• www.fabbricadellaruota.it

• www.oasizegna.com

• www.mebomuseum.it

• www.cittadellarte.it

• www.terzoparadiso.org

• www.palazzoferrero.it

• www.fondazionezegna.org

• www.palazzogromo.it

Indirizzi utili:

• www.atl.biella.it

• www.woolscape.it

• www.fattiadarte.it

• www.docbi.it.

• www.birramenabrea.com

• www.botallaformaggi.com

• www.centovigne.it

• www.discoverbiella.it

• www.viaggiemiraggi.org

Dove mangiare

• www.discoverbiella.it

• www.birreriamenabrea.com

Dove dormire

• www.discoverbiella.it

• www.relaissantostefano.com

• www.lacarosera.it

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