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6. Conclusioni
from Niccolò di Segna e suo fratello Francesco: pittori nella Siena di Duccio, di Simone e dei Lorenzetti
sono accostabili agli stessi affreschi di San Polo in Rosso: si veda in particolare il San Bartolomeo del polittico chiancianese, con la sua espressione vacua sotto le pesanti palpebre tipiche delle figure chiantigiane, che rappresentano la trasformazione volgarizzata dello stesso tratto reso in piena luce delle figure più antiche. L’anonimo si presenta dunque come un pittore di stretta osservanza duccesca, ma con gustose forzature espressive e curiosi tratti proto-giotteschi, piacevole nelle prove più antiche, probabilmente in contatto con Segna di Bonaventura; alla morte di questi non è improbabile che il Maestro di Monterotondo abbia proseguito la collaborazione col figlio Francesco, faticando ad adattarsi al nuovo linguaggio che si andava sviluppando in seno alla terza generazione duccesca nel corso del quarto fino probabilmente al quinto decennio del Trecento116 .
La collazione delle opere riferibili a Niccolò di Segna e una loro lettura scevra dagli antichi pregiudizi, ormai superati, consente di determinare con relativa precisione i contorni e gli sviluppi di una personalità rilevante del panorama artistico senese del secondo quarto del XIV secolo e di riconoscerne e apprezzarne i meriti, pur entro i confini di una modesta capacità inventiva. Il confronto con la pure piacevole produzione del fratello Francesco, che consente peraltro di illustrare il parallelo contesto familiare e le conseguenti dinamiche che potevano instaurarsi tra pittori vicini ma qualitativamente differenti, dà la misura del suo livello operativo. È intuibile il favore che Niccolò deve aver goduto presso i committenti religiosi e laici, che potevano trovare nella sua opera sia gli elementi familiari della tradizione duccesca, garantiti dal rispetto dell’eredità dei suoi maestri, Ugolino e il padre Segna, diretti discendenti del caposcuola, sia l’aggior-
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68. Pittore senese del terzo decennio del XIV secolo, San Lorenzo, Montespertoli, Museo d’Arte Sacra
Madonne col Bambino sono assegnate al Maestro di Monterotondo, separatamente dalle opere date al Maestro del Polittico di Chianciano, a cui è da riferire anche il clipeo con Redentore n. 56 della Pinacoteca senese, in Stubblebine 1979, I, pp. 153, 155. 116 Non è da escludere che la mano di questo aiuto vada rintracciata anche nel debole volto della Vergine Assunta nel mezzo dei due pannelli di Santa Colomba, accostabile ad altri mal gestiti volti frontali delle lunette di San Polo, così come negli angeli intorno alla mandorla, dalle anacronistiche fisionomie fortemente duccesche, che possono rimandare ad un pittore con una formazione relativamente alta nel solco del maestro, come appunto il Maestro di Monterotondo.
69. Pittore senese del secondo quarto del XIV secolo, Sant’Agostino, Roma, collezione privata 70. Pittore senese del secondo quarto del XIV secolo, Sant’Antonio Abate, Roma, collezione privata
71. Francesco di Segna (?), Sant’Anna Metterza e due Santi, Monteroni d’Arbia, chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo a Cuna
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72. Francesco di Segna (?), Presentazione di Gesù al Tempio, Monteroni d’Arbia, chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo a Cuna
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73. Maestro di Monterotondo, Natività con annuncio ai pastori e bagno del Bambino, Gaiole in Chianti, pieve di San Polo in Rosso
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74. Maestro di Monterotondo, Adorazione dei Magi, Gaiole in Chianti, pieve di San Polo in Rosso
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75. Maestro di Monterotondo, Presentazione di Gesù al Tempio, Gaiole in Chianti, pieve di San Polo in Rosso
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76. Maestro di Monterotondo, Adorazione dei Magi (dettaglio fig. 74), Gaiole in Chianti, pieve di San Polo in Rosso
77. Maestro di Monterotondo, Natività con annuncio ai pastori e bagno del Bambino (dettaglio cat. 30a), Santa Colomba (Monteriggioni), pieve dei Santi Pietro e Paolo
namento sulle istanze innovative introdotte dai grandi dominatori del suo tempo: Simone Martini e i fratelli Lorenzetti. Niccolò non vi si può sottrarre, ma si direbbe che tragga dal confronto gli stimoli necessari per acquisire una propria cifra stilistica, che peraltro non si fissa mai definitivamente ma resta in continua evoluzione fino al termine della sua carriera. È invece una costante il gusto per i colori e gli ornati eleganti, che ugualmente si evolve e si adatta alle diverse tappe del suo percorso artistico, senza perdere quasi mai la sua caratteristica raffinatezza. Niccolò appare dunque un interprete consapevole del proprio tempo, abile a cogliere e assimilare le novità per poi mediarle in opere di gusto più tradizionale, meglio accessibile a una committenza forse meno aggiornata ma ugualmente esigente.