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5. Madonna col Bambino, i Santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista(?), sei Angeli e donatore
from Niccolò di Segna e suo fratello Francesco: pittori nella Siena di Duccio, di Simone e dei Lorenzetti
5. Niccolò di Segna Madonna col Bambino, i Santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista(?), sei Angeli e donatore Ubicazione ignota Fine del terzo decennio del XIV secolo
Tempera e oro su tavola Cm 41 x 25 Provenienza: Roma, collezione privata (fino al 1937); Lugano-Castagnola, Thyssen-Bornemisza; Firenze, Carlo De Carlo; Firenze, Semenzato (15 dicembre 2001).
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La Madonna e il Bambino siedono su un trono marmoreo coronato a cuspide gattonata, intorno al quale si dispongono sei angeli. A sinistra del seggio san Giovanni Battista fa da pendant al probabile san Giovanni Evangelista a destra, in atto di presentare un monaco in cappa bianca inginocchiato. Heinrich Thyssen-Bornemisza acquisì l’opera da una collezione romana nel 1937 e la inserì nella sua raccolta di Villa La Favorita a Castagnola presso Lugano (inv. 282), recentemente trasferita nel Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid. Venduta entro il 19901, la piccola tavola entrò in collezione De Carlo a Firenze e fu battuta all’asta nel 20012 , quando se ne persero le tracce. Le riproduzioni fotografiche più recenti permettono di constatare il buono stato di conservazione della superficie pittorica che, in mancanza di documentazione specifica, non sappiamo se in parte dovuto a interventi di restauro. Certamente la cornice è moderna, apposta probabilmente durante la permanenza a Lugano: una fotografia conservata presso la Fototeca Zeri di Bologna, purtroppo non datata, mostra infatti la tavola sprovvista di questo elemento e integrata in forma rettangolare. Risulta in ogni caso leggibile la linea della superficie pittorica originale, anche laddove erano state realizzate delle integrazioni, evidenti sulle ali degli angeli. La diversa fantasia del cuscino dell’attuale versione dell’opera rispetto alla fotografia scattata in collezione Thyssen-Bornemisza testimonia un ulteriore non documentato intervento di restauro, realizzato prima dell’asta del 20013. Paiono autentici i punzoni dei nimbi4 . Nello stile duccesco, già evidenziato dalle proposte attributive a Segna di Bonaventura e al Maestro di Monteoliveto5 , Berenson e poi Boskovits hanno proposto di individuare la mano di Niccolò di Segna6, trovando generale seguito nella critica recente7. Fa eccezione Federico Zeri, che nel 1997 è tornato a un’attribuzione più generica ad un collaboratore di Duccio, che non convince anche in base al confronto proposto con una tavoletta del Museo Civico Amedeo Lia di La Spezia di soggetto affine alla nostra, ma stilisticamente piuttosto lontana8 . Nei volti ovali caratterizzati da nasi un po’ aquilini, guance tondeggianti e sfumate di rosa contro un chiaroscuro molto pronunciato, negli sguardi malinconicamente distaccati e nel trattamento più superficiale dei panneggi si può leggere uno sviluppo dello stile di Niccolò rispetto alle opere più precoci e un accostamento alle fisionomie tipiche
1 Sebbene vi sia comunque menzionata, l’opera non è inserita nel catalogo della collezione spagnola redatto in quell’anno da Boskovits (1990, p. 10), che la segnala a Lugano ancora a metà degli anni Ottanta (Idem 1985b, p. 126). 2 Eredi 2001, lotto 25. 3 Bologna, Fondazione Federico Zeri, Fototeca (d’ora in poi Fototeca Zeri), nn. 20751-20752. 4 A parte i punzoni a fiore a cinque petali delle aureole degli angeli, è interessante in particolare il fiore a quattro grandi petali frangiati usato per quella della Vergine, simile a quello usato da Ugolino di Nerio ad esempio nel polittico n. 39 della Pinacoteca di Siena (Skaug 1994, II, n. 363) e ad altri di maggior formato usati da Niccolò (cfr. cat. 11, 14). 5 Per Segna di Bonaventura: Heinemann 1958, p. 97, cat. 386a; Idem 1971, p. 353, cat. 282. Per il Maestro di Monteoliveto: Stubblebine 1979, I, p. 101; II, fig. 236 [ma 235]. 6 Berenson 1968, I, p. 300. Boskovits 1985b, p. 126. Idem 1990, p. 10. 7 Eredi 2001, ibidem. Franci, in Duccio 2003, p. 364. Masignani, ivi, p. 345. Schmidt 2005, p. 215, fig. 145. Franci, in La Collezione 2009, I, p. 89. Eadem 2013. 8 F. Zeri, in La Spezia 1997, p. 136.
della maggior parte delle sue opere più mature. Le forme ancora esili delle figure non consentono d’altra parte di suggerire una cronologia troppo avanzata – nonostante la gestualità della coppia principale richiami quella della Madonna col Bambino della collezione Cini di Venezia, centrale del polittico n. 38 (cat. 11) – e non sembra sbagliato proporre una datazione sullo scorcio degli anni Venti, sostanzialmente in linea con quanto proposto da Franci. In questa direzione portano anche i confronti con le opere giovanili di piccolo formato: nella Vergine e nell’angelo in basso a destra si rivedono ad esempio le fisionomie delle tre Sante di Stoccarda (cat. 4), mentre il san Giovanni Evangelista si avvicina ai tratti della Vergine annunziata della tavoletta in collezione Martello (cat. 6). Proprio in queste figure si nota infine una certa vicinanza con la fase più sensibile del Maestro di Monteoliveto, espressa nelle solite ante newyorkesi, da cui si segnalano in particolare i confronti con le Vergini delle scene dell’Annunciazione e dell’Adorazione dei Magi; curiosamente ricorre nelle opere di questo anonimo anche la consuetudine di decorare il bordo dei drappi d’onore con una banda a piccole frange. Scarse informazioni sull’origine e la destinazione di questa tavola si ricavano dai dati materiali e inoltre non è stato possibile identificare l’Ordine di appartenenza del monaco inginocchiato, la cui veste bianca potrebbe corrispondere indifferentemente a quella dei Camaldolesi, degli Olivetani, o dei Cistercensi9 .
Bibliografia Heinemann 1958, p. 97, cat. 386a; Berenson 1968, I, p. 300; Heinemann 1971, p. 353, cat. 282; Stubblebine 1979, I, p. 101; Boskovits 1985b, p. 126; Boskovits 1990, p. 10; Zeri, in La Spezia 1997, p. 136; Eredi 2001, lotto 25; Franci, in Duccio 2003, p. 364; Masignani, in Duccio 2003, p. 345; Schmidt 2005, p. 215, fig. 145; Franci, in La Collezione 2009, I, p. 89; Franci 2013.
9 Schmidt, ibidem. Per la foggia dell’abito monastico cfr. La sostanza 2000, pp. 142, 165, 205, cat. 7, 15, 32.
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